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Full text of "Bibliografia storica friulana dal 1861 al 1882. (Accad. di Udine)."

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ACCADEMIA DI UDINE 



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dal 1861 al 1882 



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GIUSEPPE OCCIONI - BONAFFONS 




UDINE 

PAOLO GAMBIERASI 

Libraio di S. M. il Re dMtalu 
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ACCADEMIA DI UDINE 





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dal 1861 al 1882 



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GIUSEPPE OCCIONI - BONAFFONS 




UDINE 

PAOLO GAMBIERASI 

Libraio ih S. M. ii. Kb d'Italia 



TIPOGRAFIA G. B. DORETTI e SOCI 

1884 



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PREFAZIONE. 



Giunto al termine del mio modesto lavoro bibliogra- 
fico ho sentito il dovere di piegarmi all'uso comune, occu- 
pandomi in alcune pagine preliminari della origine del 
libro, della sua formazione, degli indici che lo accompa- 
gnano, del suo contenuto, delle inevitabili omissioni, del- 
l'aiuto che me ne venne da alcuni egregi, oflfrendo insieme, 
per seguire la moda corrente, dei quadri statistici da cui 
possano trarsi delle conclusioni sul movimento degli studi 
storici friulani prodotto dall'opera variamente intelligente 
ed efficace degli scrittori friulani, degli italiani di altre 
Provincie ed anche degli stranieri. 

Da varii anni io veniva leggendo alla patria Acca- 
demia alcune succinte bibliografie di lavori storici friu- 
lani usciti specialmente per occasione di nozze, i quali 
mi pareva che dopo le liete accoglienze dovute alla ele- 
ganza e al lusso delle edizioni e al carattere della festa, 
sarebbero ricaduti nell'oblio, e in breve tempo sfuggiti 
pur anco alle ricerche degli studiosi. Ora di queste piccole 
recensioni, di argomento friulano, edite neW Archivio Sto- 
rico Italiano, me ne trovai già pronte nel 1881, tra lette 
e non lette, 86, e questo nucleo, che può racchiudersi 
in 40 pagine del presente volume, crebbe in me il desi- 
derio di preparare manoscritta tutta la Bibliografia Storica 
Friulana^ prendendo le mosse dal 1861, anno non tocco 
nel lavoro di Giuseppe Valentinelli e venendo fino a tutto 
il 1882. Compiuto il lavoro e presentato alla Accademia 
di Udine, questa lo accolse benignamente nella seduta 15 
dicembre 1882, e, proclamando unanime di farsene editrice, 



IV 



rispondeva con generosi propositi a un desiderio più volte 
espresso dal suo Consiglio. 

Adunque questo libro viene in continuazione della 
Bibliografia del Frhdi del Valentinelli; ma mentre quel 
volume si occupa di tutta la bibliografia friulana, il mio 
ristringe le sue indagini alla parte storica cui credo la 
più importante; il Valentinelli si contentò di dare il titolo 
dello stampato con qualche rara e breve dichiarazione, io 
offersi di ogni libro un sunto del contenuto e talvolta 
altresì un giudizio del suo valore. Se poca è la mia com- 
petenza nella storia, sarebbe stata affatto nulla negli altri 
rami di studio, e perciò, volendo condurre una biblio- 
grafia che si avvicinasse alcun che alle esigenze dei tempi 
presenti, credetti mietere nel campo mio, lasciando ad 
altri di raccogliere nelle altre parti della bibliografia ge- 
nerale friulana. E questo ho voluto dichiarare fin d'ora, 
affinchè non mi si accusi di non aver continuata in tutto 
la egregia opera del Valentinelli, e si sappia perchè un 
tanto onore non mi abbia lusingato. Quanto al numero 
dei lavori registrati nelle due bibliografie, essi sono cinque 
tanti in quella del Valentinelli (3655: 729), proporzione 
in tutto favorevole all'incremento odierno degli studii, 
non dico ora pel valore intrinseco, ma per la copia della 
produzione, se la mia bibliografia comprende un solo ramo 
e 22 anni di ricerca, e quella del Valentinelli è generale 
e annota i libri friulani di quattro secoli addietro. Le 
quali osservazioni non desidero che sieno tenute come 
cosa peregrina, ma danno ragione della necessità di ri- 
volgerci indietro ogni tanto, per fare l'inventario della 
mole immensa e crescente di lavoro letterario che le 
generazioni lasciano in eredità a chi verrà dopo di loro. 
Per questo oggi la bibliografia si potrebbe chiamare la 
scienza ausiliaria per eccellenza. 



I limiti geografici posti a questa Bibliografia sono gli 
stessi seguiti nell'opera del Valentinelli, cioè tra Livenza e 
Timavo, inchiudendovisi, oltre il territorio della provincia 
di Udine (che nella parte alta giunge presso il Piave, 
occupando quasi tutto il bacino del Vajont), quello del 
Friuli orientale e del distretto di Portogruaro in pro- 
vincia di Venezia, il quale ultimo fino alFanno 1822 era 
compreso nel Friuli. Solo esclusi dalla Bibliografia il Ca- 
dore e la piccola località di Motta a destra della Livenza 
che da troppo tempo sono slaccati dal nesso friulano. 
Così, mentre per la provincia di Udine e pel distretto di 
Portogruaro questo libro tornerà di non inutile sussidio, 
pel Friuli al di là dell'attuale confine orientale del Regno, 
esso si presenta come un dovere, come Tesaurimento del 
programma espresso nel frontespizio e gioverà alquanto, 
io spero, gli studiosi che si occupano in particolare di 
quelle regioni, comunque non abbia risparmiato fatica per 
registrare tutte le produzioni storiche che la riguardano. 
E per finire su questo argomento, io chiedo venia se ho 
dovuto fare qualche leggero strappo oltre i limiti impo- 
stimi, considerando la potenza dei patriarchi d'Aquileia 
fuori del Friuli; ma ciò fu in via di eccezione, non vo- 
lendo invadere il campo altrui e non essendo questa una 
speciale bibliografia dei patriarchi aquileiesi. 

La ricerca dei materiali per la formazione del vo- 
lume fu fatta con un metodo ovvio. Esaminate prima le 
publicazioni della mia raccolta, venni a compulsare la 
biblioteca comunale di Udine, poi la collezione dei fratelli 
Joppi, poi la biblioteca civica di Trieste, il museo pro- 
vinciale di Gorizia, la raccolta Degani di Portogruaro, 
la biblioteca Marciana di Venezia, e finalmente ricorsi 
a varie altre fonti ; e di tutto compilai il quadro seguente : 



VI 



Anno 


R. 0-B.* 


FONTI DEl_l_A 


BIBL.IOQRAFIA 




Totale 


B.C.D.* 


RJ.^ 


B.C.L* 


M.P.G.'' 


R.D.' 


B. M. Y. 


VARIE » 


1861 


1 


18 


• • 


2 


2 


1 




• 


24 


1862 


1 


8 


3 


• • 


• • 






• • 


12 


1863 


1 


13 


3 


1 


• • 






1 


19 


1864 


2 


11 


4 


3 


1 


1 




• • 


22 


1865 


4 


21 


3 


2 


1 






2 


33 


1866 


6 


11 


7 


1 


1 


• * 


1 


1 


23 


1867 


4 


8 


2 


1 


■ « 






1 


16 


1868 


7 


14 


3 


1 


3 






1 


29 


1869 


14 


. 16 


5 


1 


• • 






> • 


. 36 


1870 


10 


5 


'2 


5 


• 






2 


24 


1871 


16 


5 


4 


6 


• • 




1 


• • 


32 


1872 


5 


12 


7 


2 


« • 






« • 


26 


1873 


6 


7 


• • 


• • 


2 






3 


18 


1874 


M 


18 


• • 


2 


• • 






1 


36 


1875 


22 


10 


3 


1 


2 






« • 


39 


1876 


13 • 


21 


6 


• • 


• • 


• • 




• • 


40 


1877 


27 


17 


4 


• • 


• • 




1 


1 


51 


1878 


18 


24 


2 


• • 


• • 


• • 




1 


45 


1879 


13 


9 


6 


• • 


• • 






2 


31 


1880 


26 


14 


5 


3 


• « 




1 


5 


55 


1881 


29 


22 


12 


• • 


• • 


t • 


1 


2 


66 


1882 


18 


20 


3 


1 


1 


1 


• 


3 


47 


257 


304 


84 


32 


• 13 


8 


5 


26 


729 



i {R, 0-B.) = Raccolta Occioni - Bonaffons. a (JJ. C. U.) = Biblioteca Comunale 
Udinese. » (R. J.) = Raccolta Joppi. ♦ (B. C. T,) = Biblioteca Civica Trieste. 
B (il/. P. (t.) = Museo Provinciale Gorizia; « (R.D.) = Raccolta Degani, di Porto- 
gruaro. ^ (B,M.V,) = Biblioteca Marciana Venezia. 8 (R,P.) = Raccolta Pirona 
di Udine, con n.8; (R. L.) = Raccolta Luciani, di Venezia con n. 4; (R, B.) zs 
Raccolta Bertolini, di Poitogruaro, con ii. 3; (S,A.F,) = Società Alpina Friulana, 
con n.3; (Ì2.W.) = Raccolta Wolf, di Udine, con n. 2; (R, CI.) = Redazione 
Cittadino Italiano, con n. 2; (L*A,U.) = Libreria Accademia Udinese, con n. 1; 
(U.F.U.) = Ufficio Forestale Udine, con n. 1; {R, M,) = Raccolta Manzano, di 
Giassicco, con n. 1; (//.D.P.) = Biblioteca Divisione Padova con n. 1. 



VII 



L'oggetto del libro è preciso: esso raccoglie, pel pe- 
riodo indicato, i lavori storici friulani o attinenti al Friuli, 
anche quelli che ne trattano per via d'incidenza, ma dà 
alla scienza storica la maggiore estensione che la sia con- 
sentita nel tempo presente. Sono rimasto alcun poco so- 
speso se dovessi ripartire tutto il materiale adunato per 
argomenti, o per argomenti insieme e per anni, e prevalse 
in me il secondo partito, dal quale escono conclusioni che 
meglio interessano la statistica della coltura. Ecco per- 
tanto in quali rubriche ho disposto, per ciascuno dei 22 
anni,. gli scritti storici venuti in luce: 1* Voltimi princi- 
pali dell'anno, 2* Statuti^ 3* Relazioni della Patria e Re- 
Iasioni dei luoghi minori^ 4* Friuli e Carnia^ 5* Luoghi 
varii [in ordine alfabetico^ 6* Confini e Politica, 7* Genera- 
lità, 8* Archeologia, (cioè Preistoria, Leggende, Geografia 
storica, Documenti, Archivi, Epigrafia, Numistnatica), 9* 
Genealogia, \0^*Biografi>a, W Arti, 12" Volumi nei quali 
è toccato per incidenza del Friuli. Naturalmente la parte 
più copiosa va sotto i numeri 5, 7, 8, 10; ma come non 
ricorrono in ciascun anno tutte le rubriche, ho creduto 
di omettere nella Bibliografia la distinzione delle mede- 
sime, tanto più che il prodotto dei singoli anni, tranne 
pel 1877, 1880 e 1881, si raccoglie in non molte pagine. 
La parte veramente manchevole della Bibliografia è quella 
rappresentata della 12*" rubrica, essendo certo che, nel 
periodo preso a illustrare, ben più che 21 lavori saranno 
usciti in cui si tratti in seconda linea della storia friu- 
lana. Fra questi vanno notate le Enciclopedie, delle quali 
però, tranne pochissime onorevoli eccezioni (V. Indice IV), 
non volli espressamente tener conto per non dire tutto il 
male che la trascuraggine di quelle compilazioni merite- 
rebbe. Esclusi altresì di proposito la novella e il romanzo 
storico, nei quali la storia fa la parte di ancella della 
fantasia. 



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Ordinati cosi gli articoli che dovevano dare unità al 
volume, sarà non inutile sapere come procedessi alla loro 
compilazione. Dato il titolo preciso dello scritto, con le 
solite indicazioni bibliografiche, e col cenno della fonte 
presso la quale mi fu concesso esaminarlo, ne offersi un 
breve sunto, più completo se si trattasse di scritti brevi 
men facili a trovarsi, meno completo se i libri esami- 
nati fossero di grossa mole e quindi notissimi a tutti. In 
questo pensamento mi condusse un'altra importante con- 
siderazione, che cioè, se il libro mio servirà per qualche 
cosa agli studiosi delle storie friulane, non potrà essere 
mai disgiunto da quelli citati agli articoli 1, 85^ 56, 18 e 
303, 79, 111, 155 e 531, 184, 276 e:435, 302, 617, 683, 
i quali furono i più notevoli publicati dal 1861, né di- 
sgiunto dai magistrali lavori storici friulani che, prece- 
dendo quell'epoca, stanno registrati nella citata Biblio- 
grafia del Valentinelli. Né volli dare agli articoli miei 
una soverchia estensione, sia per evitare le ripetizioni, 
dalle quali però non ho potuto affatto liberarmi, sia per 
non uscire dai limiti di tempo a me prefissi, sia final- 
mente per lasciar campo agli studiosi di condurre quel 
difficile lavoro di separazione, e di critica delle fonti, da 
cui, passata l'epoca di preparazione, dovrà uscire, ricca di 
fatti pienamente accertati, la storia singolarmente varia 
di tutta la regione friulana. Ajich'io ho osato talvolta 
tentare un giudizio dello scritto che avevo fra mano, e 
se fui parco nelle lodi, fui altresì moderato nelle censure, 
ove ad eccedere non mi spingesse talvolta o un sentimento 
dignitoso, che mi sarà, spero, perdonato, o la volgarità 
dell'errore eh' io doveva combattere. Non cito i luoghi : 
ognuno potrà trovarli da sé. Ebbi cura però di ricercare 
i giudici altrui sullo scritto di cui mi occupava, e di citarli 
sempre in fine dei miei articoli, ma qualche lacuna deve 



IX 



essere occorsa anche in questa parte puramente illustra- 
tiva. Pochi stampati esclusi espressamente dalla Biblio^ 
grafia; solo mi sembrò che non avessero diritto a .esservi 
citati i cenni di persone che non appartennero alla storia 
friulana né direttamente, né di straforo, né pei loro me- 
riti personali, né per le dignità sostenute. Che se, a ca- 
gion d'esempio, ammisi i libri più importanti di argomento 
affine alla storia, come i Testi inediti friulani di V. Joppi, 
e le Tradizioni storiche^ fiahe^ ecc. di V. Ostermann, non 
potei di quest'ultimo dare ospitalità ai Proverbi friulani 
che avrebbero cominciato a fare uno squarcio in altre 
parti della bibliografia generale, rompendo così tutta la 
ragione del libro. 

E il libro, quale esso siasi, è tutto compendiato nei 
copiosi suoi indici. A me non tocca ridire la fatica lunga 
e scrupolosa che vi ho speso intorno, bensì esporre i mo- 
tivi che mi consigliarono di compilarli. Di solito indici 
così minuti (non parlo del P, il quale non domanda di 
essere perdonato) si fanno per raccogliere quanto sta 
scritto, dalla intestazione alla firma, nei documenti* anti- 
chi, giacché ogni semplice accenno storico, topografico, 
biografico, linguistico e cosi via diventa alla sua volta un 
documento prezioso. Ma non vorrei si credesse che io stimi 
altrettanto preziosi i miei modesti articoli, da meritare 
di essere condensati negli indici IP, IIP e IV^ con tanta, 
cura. Solo avendo tentato con essi di dare, come dissi più 
su, lo stillato dei singoli scritti, mi parve che dovessi con- 
durmi come feci, anche per facilitare ricerche ulteriori, 
e per dare una meritata sodisfazione di amor proprio alle 
città e ai luoghi friulani che vi sono nominati. Gli indici 
sono quattro. Il P raccoglie tutti gli autori, editori e 
critici di cui si occupa la Bibliografia. Solo, rispetto ai 
secondi, mi giova notare che, essendoci due specie di edi- 



X 



tori, designati spesso in Italia con lo stesso nome, mentre 
non ho mai taciuto di quelli che hanno il vero merito 
dell'ordinamento e della illustrazione del libro, nominai 
solo per via di eccezione gli altri che sostengono le spese 
della publicazione e talvolta sono semplici tipografi. In 
oltre, con la indicazione art. crii, (articolo critico), desi- 
gnai i giudizii portati sugli scritti contenuti nella Biblio- 
grafia^ ì quali sono da ricercarsi ai luoghi indicati da cia- 
scun numero. Il IP indice ordina le persone storiche e i 
popoli, talvolta aggiungendo qualche maggiore schiari- 
mento. Se alcuni nomi, come quelli dei luogotenenti della 
Patria e di qualche autore sono ripetuti nel P e nel IP 
indice, gli è perchè appariscono in questo con altre be- 
nemerenze per le quali la storia tien conto di loro. Bensì 
avrei voluto tacere qualunque nome di persona vivente, 
ma lo scarso numero riuscì limitato specialmente ad alcuni 
artisti, di cui occorreva un cenno negli scritti' tolti in 
esame. Non mi astenni però di annotare talvolta il nome 
dei genitori degli uomini illustri: giusto tributo di onore 
a coloro che possono aver avuto non piccola parte a svol- 
gere nei loro figli la vita dell'intelletto. Il IIP indice re- 
gistra i luoghi, e anche qui volli, per maggiore chiarezza, 
suddividere l'ampia materia. Da questo, e dal IV^ indice, 
che tratta delle cose, apparisce veramente quale degno 
lavoro italiani e stranieri facessero per dichiarare la storia 
friulana, giacché, in mezzo a qualche quisquiglia furono 
publicati degli studi importantissimi, e, non fosse altro, 
il lavoro degli scavi d'antichità storica e preistorica e la 
loro illustrazione ebbero in questi ultimi tempi un grande 
incremento. 

E qui mi piacerebbe pur molto venir divisando, al- 
meno per sommi capi, il contenuto della presente Biblio- 
grafia. Se non che, all'idea quasi compiuta che se ne 



XI 



può trarre dal IV^ indice, che è il più utile di tutti, 
poche cose posso qui aggiungere. Non mi parve dovesse 
mancare a una Bibliografia friulana gli ottimi lavori cri- 
tici su Paolo Diacono, che è una gloria nostra, sebbene 
alla sua illustrazione siasi rivolta specialmente Topera 
diligente dei tedeschi. Così raccolsi quanto fu scritto 
intorno a Odorico da Pordenone, e pure le biografie di 
questi due illustri uomini, che tentarono rompere le te- 
nebre del medio-evo, sono la menoma parte delle biografie 
numerose di cui tiene breve discorso il libro presente. 
Una serie di cognizioni su la epigrafia, la numismatica, 
la sfragistica friulana e gli studi affini, rese più note anche 
in virtù degli scavi recenti, rappresenta un importante 
movimento nelle cose dell'antichità, come a quelle dei 
tenapi mezzani diedero bellissima luce le ricerche d'archi- 
vio, qui dentro con cura speciale annotate. Così non solo 
è presa in esame la storia politica ed ecclesiastica della 
regione nelle sue vicende mutevoli e non sempre tran- 
quille, anzi spesso agitatissime, ma altresì ne è studiata 
la storia civile nelle sue manifestazioni più utili che si 
leggono nei fasti dell' industria e del commercio, in quelle 
più dilettevoli delle arti del disegno e della parola, per- . 
fino nelle più necessarie della giurisprudenza e delle leggi. 
In somma ogni qualvolta mi fu dato di incontrarmi in 
una notizia di fatto che potesse direttamente interessare 
la storia friulana, quella raccolsi, sempre però nei limiti 
e col sistema preordinato a questa Bibliografia. Ebbi, posso 
dire, un religioso riguardo di non invadere il campo al- 
trui, come può vedersi, ad esempio, trattando la parte 
geografica, che mi tenni alla geografia storica, solo rac- 
cogliendo, di geografia moderna, quanto si riferisce alla 
grave questione del nostro confine politico orientale. La 
parte che piacerà di veder discorsa è quella degli Statuti 



XII 



friulani: infatti la loro publicazione, che risponde a un 
vero desiderio della scienza storica, in quello che ha di 
comune con la legislazione, procede anche da noi con retti 
criterii, e se ne avrà la prova più luminosa quando presto 
usciranno in luce gli Statuti di Udine^ offerti dal Muni- 
cipio alla R. Deputazione Veneta sopra gli studi di storia 
patria^ ospite gradita in Friuli fino dal 7 novembre 1880. 
Ripeto: non credo che questa Bibliografia sia com- 
piuta, sebbene, per non gettare la diffidenza negli animi, 
piuttosto per non far mostra di una vana modestia, io 
non vi abbia scritto in fronte la parola Saggio^ che obliga 
poi i critici, per dovere di cortesia, a protestare che esso 
tale non è. Alcune omissioni sono indicate negli articoli 
stessi, dove sulla fine accenno al titolo di altre opere 
simili a quelle trascritte nella intestazione, le quali non 
ho saputo procurarmi. So altresì di non aver citato gli 
scritti su Grado e le lettere al Corriere Veneto nel 1874 del 
prof. Scaramuzza; la diligente vita del Kandler, stampata 
dal Luciani nelV Archivio Veneto, Tom. Ili, pag. 186-208, 
ben migliore di quella del Merlato, n. «96, pag. 139; 
alcune notizie d'artisti friulani, stampate dal Luschin- 
.Ebengreuth nel Repertorium fiir Kunstwissenschaft di 
Stuttgart, voi. II, pag. 147-151, in continuazione di quelle 
citate al n. 398, pag. 187 della Bibliografia, e un capitolo 
su Paolo Diacono' e i suoi continuatori nella recente Storia 
letteraria di Emanuele Gelesia. Forse ancora mi sfusrgirono 
alcuni giornali, oltre quelli esaminati in Friuli e fuori. In 
compenso ci sono di più sotto il n. 203, le memorie intorno 
a S. Dona di Piave, le quali, sia per il paese, sia ancora 
per la loro sostanza, stanno oltre i limiti della Bibliografia; 
però il numero totale di 729 articoli non ne rimane alte- 
rato, avendo parlato, sotto il n. 376, di due lavori, anziché 
di uno. Solo una volta lo stesso libro apparisce ripetuto 



XIII 



ai n. 30 e 94, ma la seconda edizione riuscì affatto diversa 
dalla prima. Debbo aggiungere ancora che quando, nel 
periodo di ventidue anni, lo stesso lavoro fu riprodotto 
in edizioni 'diverse, non già estratto da giornali o da pe- 
riodici, ho avuto cura di citare la prima edizione solo 
allorché la seconda se ne vantaggiava poco o nulla. Così 
annotai la prima edizione per gli scritti sotto i n. 4, 118, 
f«0, 156, 341, 386, 438; la seconda per gli altri ai n. «5, 
306, 343, 605, 655, Finalmente furono ripublicati in 
parte i lavori ai n. 40 e 84, mentre erano già editi anche 
prima del 1861 quelli riferiti ai n. 44«, 46», 577, 6f«, 
665. Dopo tali rigorose e forse troppo minute indicazioni 
mi corre obligo di aggiungere che gli articoli sotto i n. 3, 
18, 64, 117, 400, 699, di cui quattro si riferiscono a 
scritti slavi, furono estesi dal dott. Vigilio Blarzino di 
Gorizia, che l'articolo al n. 9 è del dott. Attilio Hortis di 
Trieste, quello al n. 6*2 del prof. Carlo Alberto Murerò 
di qui. Tutti questi signori ringrazio, riconoscente, e vi 
aggiungo gli altri per la cui sapiente cortesia l'opera potè 
riuscire meno incompleta, in modo speciale l'infaticabile 
amico mio dott. Vincenco Joppi, bibliotecario comunale, a 
cui devo se molte ricerche riuscirono non. infeconde, e che 
mi aiutò nella intelligente correzione di tutto il lavoro. 
Intorno al quale non dispiacerà trovare qui in fine 
alcune altre curiose notizie statistiche. Gli scritti raccolti 
nella Bibliografia^ considerati nel loro modo di publica- 
zione, possono ripartirsi come dal quadro qui appresso, con 
l'avvertenza che l'opuscolo non eccede le 80 pagine: 



XIV 



Anno 


MODO DI PUBLICAZIONE 


Totale 


libri 


opuscoli 
varii 


detti 
per nozze 


detti 
per al (re 
occasioni 


da perioó. 



raccolte 


da 
giornali 


1861 


2 


6 


4 


• V 


2 


« 

10 


24 


1862 


9 


2 


6 


1 


1 


• • 


12 


1863 


1 


1 


14 


1 


1 


1 


19 


1864 


3 


2 


11 


1 


4 


1 


22 


1865 


6 


4 


8 


• • 


7 


8 


33 


1866 


5 


6 


3 


1 


7 


6 


28 


1867 


4 


3 


• ■ 


1 


4 


4 


16 


1868 


2 


9 


4 


• 


12 


2 


29 


1869 


4 


7 


7 


• • 


13 


5 


30 


1870 


3 


2 


• 9 


• 


14 


5 


24 


1871 


5 


2 


6 


2 


15 


2 


32 


1872 


2 


4 


6 


4 


7 


3 


26 


1873 


6 


1 


3 


• ■ 


6 


2 


18 


1874 


3 


7 


2 


2 


13 


9 


36 


1875 


2 


4 


15 


• • 


14 


4 


39 


1876 


3 


4 


15 


3 


8 


7 


40 


1877 


12 


4 


11 


2 


17 


5 


51 


1878 


5 


5 


9 


• • 


20 • 


6 


45 


1879 


5 


5 


10 


1 


8 


2 


31 


1880 


7 


8 


9 


7 


21 


3 


55 


1881 


10 


9 


11 


5 


18 


13 


66 


1882 


7 


3 


5 


2 


21 


9 


47 


99 


98 


159 


33 


233 


107 


729 



/ 



XV 



I 729 scritti furono stampati in 62 città o luoghi 
diversi. Udine ne diede 269; Venezia 101; Trieste 70 
Firenze 26; Gorizia ^5; Milano e Vienna 24; Roma 14 
Portogruaro 13; Lipsia, Padova, Pordenone e Torino 10 
Gemona 9; S.Vito al Tagliamento 8; Annover 7; Graz, 
liOndra e Rocca S. Casciano 6; Cividale 5; Belluno, Inns- 
bruck, Modena e Vicenza 4; Bologna, Parigi, Klagen- 
furt, S. Daniele del Friuli e Treviso 3 ; Berlino, Brescia, 
Gottinga, Halle, Lubiana, Palmanova, Reggio d'Emilia, 
Stoccarda, Tolmezzo e Verona 2; Budapest, Capodistria, 
Castelfranco, Catania, Conegliano, Este, Gotha, Heilbronn, 
Kònigsberg, Latisana, Linz, Napoli, Parenzo, Pisa, Prato, 
Ravenna, Rovigo, S. Agnello di Sorrento, Sassari, Schio, 
Trento, Weimar 1 ; e finalmente 3 appaiono senza indi- 
cazioni. 

Così risulta che i lavori esaminati furono scritti in 
lingue diverse, specialmente nella tedesca, come si dimo- 
stra qui sotto: 



XVI 



Anno 






L. ! N G U 


A 




Totale 


Italiana 


Latina 


Tedesca 


Slava 


Inglese 


Francese 


Unghe- 
rese 


1861 


22 


■ • 


1 


1 


• 






24 


1862 


12 


• • 


• m 


• • 








12 


1863 


18 


1 


• • 










19 


1864 


18 


a • 


3 


1 








22 


1865 


30 


1 


2 










33 


1866 


23 


1 


2 




2 






2S 


1867 


15 


• • 


1 










16 


1868 


.^ 


1 


1 










29 


1869 


31 


4 


• • 




1 






36 


1870 


20 


2 


2 










24 


1871 


25 


2 


4 




1 






32 


1872 


23 


1 


2 










26 


1873 


16 


• • 


2 










18 


1874 


32 


• • 


3 






1 




36 


1875 


34 


2 


3 










39 


1876 


35 


1 


4 








■ ■ ■ 


40 


1877 


38 


4 


7 




1 


• 


1 


51 


1878 


36 


4 


4 


l 








45 


1879 


20 


5 


6 










31 


1880 


46 


2 


6 






1 




55 


1881 


60 


1 


5 






• • 




C6 


1882 


36 


3 


6 


1 




1 




47 


617 


35 


64 


4 


5 


3 


1 


729 





















XVII 

Quando mi misi dentro in questo lavoro bibliografico 
era diffusa Tidea che gli studi storici in Friuli fossero 
affatto trascurati; il libro dimostra che non è vero, che 
alla lenta ricostruzione della storia patria molti operai 
sono rivolti con attitudini diverse e preziose, i quali si 
educheranno sempre più per riuscire alla scoperta della 
verità. Che se tale sarà l'unico obbiettivo anche degli 
stranieri, che si occupano, come si vede, in bel numero 
della storia friulana, sieno benvenuti i loro pazienti studii, 
che, avendo per fondamento il rigore del metodo, non po- 
tranno mai fallire nelle conclusioni. 

Udine, 1^ giugno 1883. 



BIBLIOGRAFIA STORICA FRIULANA 



1861 



1. Bibliografia del Friuli, saggio di Giuseppe Valentinelli socio 
corrispondente dell'Accademia di Udine. ^[Edizione sovvenuta dall' im- 
periale Accademia di scienze in Vienna) — Venezia, tip. del Commercio, 
1861; in 8*» di pag. viii-640. (B. C. U.J 

Gran sussidio viene alla storia ed alle sue scienze ausiliarie, 
rispetto al Friuli, da questa bibliografia generale, con la quale, per 
debito di gratitudine, comincio il mio speciale lavoro bibliografico. 
Essa contiene 3655 titoli di opere di varia mole, dall'origine della 
stampa in Friuli al 1860, e comprende, oltre l'attuale provincia di 
Udine, il Friuli orientale, il distretto di Portogruaro, e perfino la 
Motta che, sebbene alla destra della Livenza, appartenne alla patria 
friulana. Il saggio del Valentinelli era stato preceduto da altri 
lavori importantissimi sul Friuli, catalogo di manoscritti, sunti di 
600 documenti conservati nella Marciana ed altro. Il primo fu da lui 
publicato in Vienna nel 1857 fra gli Atti dell'Accademia e i secondi 
nel Notizenblatt del 1854 e 1855. La bibliografia del Friuli del 
Valentinelli può e deve essere completata con l'aggiunta di oltre 
200 libri che non poterono giungere a sua notizia, benché comparsi 
nel periodo da lui esaminato. Il dott. Vincenzo Joppi, che aiutò il 
Valentinelli nelle sue ricerche e fece la recensione del libro di lui 
nella Rivista friulana, 28 luglio 1861, n. 30, compirà, come vuole il 
suo ufficio di bibliotecario della Comunale di Udine, il lavoro utilis- 
simo del desiderato bibliotecario della Marciana. 

^. Costumi e leggi antiche dei friulani sotto i patriarchi di 
Aquileia, opera inedita di Marc'Antonio Nicoletti. (Nella Rivista 
friulana, 2, 9, 16, 23, 30 giugno, 7, 14, 21, 28 luglio, 4, 11 agosto, 
n. 22 a 32) — Udine, tip. Vendrame, 1861; in fol. di col. 54. (B. C. TI.) 
Dopo aver detto dell'origine del patriarcato, il Nicoletti, bene- 
merito cividalese, che visse nel secolo xvi, raccogliendo patrie me- 

8 



morie, passa a parlare della moneta e delle offerte in marche, fatte 
al patriarca dai suoi tributari. Molte notizie si contengono invero 
in questa opera, ma riferite con poco ordine, non distinguendosi i 
varii possessi dei patriarchi, e mettendosi a caso tutte le altre ri- 
cerche, mano mano che occorrevano alla mente del raccoglitore. 
Dati più precisi si incontrano dove è detto delle milizie, distinte in 
elmi e balestre, alle quali, in proporzione diversa, erano obligati i 
prelati, i liberi nobili, i liberi ministeriali nobili, i ministeriali nobili, 
gli abitatori e le comunità. Anche alle leggi si può attingere con 
qualche frutto, benché sieno ricopiate senza nessun riguardo ai tempi 
ed ai luoghi, che sono le indicazioni meglio atte a chiarirle. 

3. Statuti per Vi. r. capitolo di nòbili donzelle della provincia- 
di Gorizia, estesi a norma di emanato sovrano rescritto — Gorizia, 
tip. G. B. Seitz, 8^ (M. P, G.J 

È una ristampa degli statuti già pubblicati in Gorizia nel 1799 
dalla tipograiSa Tommasini, e da Giovanni Marenigh in Trieste nel 
1836, e ricorda Torigine del patrimonio del capitolo e della fonda- 
zione di esso. Havvi una descrizione dell'ordine distintivo delle pre- 
bendiste, che consiste in una croce d'oro con smalto bianco sul cui 
mezzo sta uno scudo rotondo, che porta impresso da una parte le 
lettere t. et f. il e dall'altra l'iscrizione: Augustorum providentia, 
1797. Quest'ordine capitolare viene appeso ad un largo [nastro di co- 
lor rosso con riga bianca nel mezzo, da portarsi in guisa, che, attac- 
cato nella sua metà sopra la spalla destra, i due lati del medesimo 
scorran l'uno sul petto e l'altro sul dorso, e vengano le estremità a 
riunirsi sul fianco sinistro. (Blarzino.) 

4. Relazione della Patria del Friuli presentata al Senato veneto 
dal luogotenente generale Gerolamo Mocenigo nel 1574. (Nozze Gia- 
comeUi-Benz) — Udine, tip. Trombetti-Murero, 1861 ; in 8® di pag. 14. 

(B, a U.J 

Tranne i luoghi dove la republica mandava rettori speciali, cioè 
Cividale, Marano, Sacile, Pordenone, Monfalcone e Portogruaro e 
quelli del patriarcato, calcola il Mocenigo, che si potessero trarre 
dai paesi della sua giurisdizione 25mila uomini da fatti, mentre per 
allora i soldati delle cernide erano 2500, e 1200 i galeotti. « Li 
contadini sono tutti poveri e da poco, attendono alle Taverne, e 
fanno molte volte lavorare la terra a donne e putti. » Poi dice in 



particolare del governo della città e delle sue risorse, come il fontico 
con capitale di 5mila ducati, il monte di pietà con 1 Ornila, l'ospi- 
tale 4mila, mentre il Comune aveva l'entrata di 7mila ducati. Si 
mostra in pensiero della sicurezza di Udine e consiglia di fortifi- 
carla, e lo preoccupa l'odio tra cittadini e castellani, i quali ultimi, 
non avendo molta voce in Consiglio, possono voltarsi alla devozione 
dell'Austria, a cui sono già obligati gli Strassoldo, i Frangipane, i 
Colloredo, i Codroipo, e gli Attimis. Perdendo Udine, tutta la patria 
sarebbe perduta, giacché resterebbero solo dalla parte orientale e 
marittima Marano e Monfalcone poco presidiate. Conferma le sue 
tristi previsioni con esempii storici. — Questa relazione fu ristam- 
pata nel 1877 per nozze Di CoUoredo-Mels-Manin, Venezia, tip. dei 
compositori -tipografi, in ottavo, di pag. 15, e uno degli editori, G. B. 
Faustino Brunetti, vi prepose una nota biografica del Mocenigo e 
qualche vago apprezzamento sulla relazione stessa. 

5^. Relazione della Patria del Friuli presentata all' Eccellentis- 
simo Senato dal luogotenente Pietro Sagredo nell'anno 1621. (Nozze 
Beretta-Colloredo-Mels) — Udine, tip. Trombetti-Murero, 1861; in 8"* 
di pag. 15. (B. a U.) 

Da questa relazione del Sagredo (per errore di stampa firmata 
Sanudo) si ricava che Udine traeva dai dazi lOmila ducati, mentre 
la dominante si riservava alcuni livelli e causi, i recenti dazi della 
macina e del corame e toglieva da tutta la Patria 19mila ducati. La 
popolazione di Udine varia dai 10 agli limila abitanti e in tutta 
la Patria, compresa la Carnia, sono solo SOmila. La fortezza della 
Chiusa era affatto trascurata e poco si attendeva a quella di Osoppo : 
qualche maggior cura richiamava Monfalcone, Marano e Palma. In 
fine per ragione di difesa si pensava già di devastare la strada di 
Raccolana, ma le nevi alte e altri motivi ne avevano per allora 
sospesa la esecuzione. 

e. Copia tratta fedelmente da un prezioso manoscritto (codice) 
esistente nella biblioteca di S. Marco in Venezia. — Torino, tip. 
Falletti, 1861 ; in 8° di pag. 35. ^B. C. U.J 

Il sig. G. V., profugo veneto, publica questo manoscritto che 
dimostra l'utilità che la republica di Venezia avrebbe tratto dal- 
l'annettere al suo dominio Gorizia e Gradisca. Di questo opuscolo 
ha fatto larghissimo uso il senatore Antonini nelle due opere sul 



Friuli. Fertilità e commercio rendono < quei contadi ricchissimi, 
habitatissimi, popolatissimi » e quindi utili e desiderabili ; e avendo 
molti feudatari, la republica ne trarrebbe in copia milizie a piede 
e a cavallo, e bombardieri ; e mentre dalla Patria, pur tanto estesa,* 
la republica ricava 200 cavalli, 300 bombardieri, e 3mila fanti, com- 
presi i 500 di Gamia, poco meno di altrettanto avrebbe annettendosi 
quel territorio. Poi parla della coltivazione del suolo, dei boschi, e 
a lungo delle strade^ e della necessità di « porre alla patria del 
Friuli un confine nottabile, » ora aperto per tre vie dalla parte di 
levante. Questa relazione, di cui non si dice l'autore, ha tutto il 
carattere di un dispaccio segreto mandato da un luogotenente o da 
altri al Senato veneto, e crederei di riferirne la data a dopo la guerra 
gradiscana, cioè intorno al 1620; né so perchè il trascrittore non 
abbia potuto darcele lui queste indicazioni. 

•y. Principi e stabilimento del poter temporale dei patriarchi 
d'Aquileia, ragguaglio storico di Paolo Fistulario. (Nella Rivista 
friulana, 24 febbraio, 3, 10, 17 marzo, n. 8 a 11) — Udine, tip. Ven- 
drame, 1861; in fol. di col. 18. (B. C. U.J 

Trascritto dall'autografo dall' ab. Bianchi, questo ragguaglio 
segna passo passo gì' incrementi del potere temporale e poi sovrano 
dei patriarchi, cominciando dalla donazione di Pozzuoli che nel 921 
Berengario fece al patriarca Federico. Si esamina il grande valore 
della famosa donazione di Ottone II al patriarca Rodoaldo, cosi pure 
quella di Ottone III a Giovanni, e, dopo l' inalzamento di Popone per 
opera di Arrigo II e di Gorrado II, è spiegato come divenissero i 
patriarchi sovrani per avere nella lotta delle investiture aderito 
alle parti di Arrigo IV, il quale a Sigeardo e successori donò, con 
altrettanti diplomi, il principato e la contea del Friuh, la marca dì 
Garniola e il contado d' Istria. Giò spiega l'antagonismo che sempre 
durò tra Aquileia e Roma, tra i patriarchi e i papi, ambidue sovrani. 

©• Sulla peste ed altre malattie epidemiche che dominarono in 
Friuli nei secoli XVI e XV, frammenti di un saggio storico-medico 
del dott. Vincenzo Joppi. (Nella Rivista friulana, 8, 15 settembre, 
20 ottobre e 1 dicembre, n. 36, 37, 42, 48) — Udine, tip. Vendrame, 
1861; in fol. di col. 13. (B. C. U.J 

Prende le mosse l'autore dalla prima pestilenza che, recata in 
Friuli dai Romani reduci dalla guerra pontica, durò cinque anni 



dal 166 al 170 dopo Cristo. Nel medio evo tocca di quella del 
564 e 565 descritta vivamente da Paolo Diacono, riferendola neUa 
bella traduzione inedita di Michele Macteropio, letterato cividalese 
del secolo xvi, esistente fra i manoscritti Joppi. Questa e l'altra del 
591, pure riferita da Paolo Diacono, e quelle del 1222, e del 1244 
preludono al secolo xiv, quando le pestilenze, anche in Friuli, furono 
più frequenti e fatali, specie la famosa del 1348, di cui il dott. Joppi 
descrive i sintomi, togliendoli a un anonimo cronista; cominciata 
nella primavera di quell'anno, cessò provisoriamente nel febbraio 
1349 per ricomparire Tanno appresso. Il patriarca Bertrando nutrì 
allora del suo duemila poveri al giorno : cosi pure il provento dei 
dazi di Udine fu rivolto al pio scopo. Il 1359, il 1361, il 1381 suc- 
cessivi furono anni di peste, tanto che in Udine, da marzo a tutto 
agosto 1383, morirono fino cento persone al giorno, sopra non più 
di 6mila abitanti. Pel secolo xv l'autore ci oflfre molti particolari della 
peste del 1405, che in Carnia, giusta la testimonianza del Grassi, 
fece sparire le ville di Pani nel canal di Socchieve, di Ambuluzza 
e Confinella nel canal di Gorto, di Costa nel canal di S. Pietro. 
Anche in quel secolo la peste fu quasi permanente in Friuli, e molte 
testimonianze curiose ne sono accolte in questo scritto, sia riguardo 
alla creazione di chirurgi, sia all'isolamento delle città e dei luoghi 
infetti; è solo del 1464 il primo ricordo di un lazzaretto che fu 
costruito a S. Gottardo presso Udine, ma ivi gì' infermi, senza pane 
né vino, stavano in magna agonia. 

o. Sunto storico dell'antica ed odierna Aquileia, corredato da 
documenti inediti, dell'insigne matematico V. de Streffleur. (Nel- 
V Osservatore Triestino, 19 febbraio, n. 41, tratto dalla Militar Zei- 
tungj — Trieste, tip. Lloyd austriaco, in fol. di pag. 2. (B. C TJ 

Questo lavoro usci dapprima con titolo più modesto nel 1860, 
voi. II, pag. 71, della * Oesterreichische Militarische Zeitschrift. » 
Due soli sono i documenti accennati. Nel testo discorre largamente 
delle ragioni di suolo, di cUma, di strategia, onde i romani scelsero 
il luogo dove poi sorse Aquileia. Tra le altre cose dice : < Noi ve- 
diamo pertanto che gli antichi Romani seppero scegliere il sito, il 
quale, con le sue condizioni naturali, rispondeva più completamente 
che ogni altro al bisogno che avevano di dominare la costa setten- 
trionale dell'Adriatico. Conciossiacchè per certo in nessun altro luogo 
sarebbe occorso di combinare più opportunamente insieme una città 



forte, la stazione militare e il porto di guerra. Essi evitarono la 
rada aperta, burrascosa, indifesa di Trieste, con l'arido e inospite 
Carso alle spalle. Ma evitarono eziandio le isole della laguna del- 
l'attuai Venezia, dove si sarebbero trovati troppo circoscritti, ri- 
tagliati dalla terraferma, e impediti soverchiamente nelle mosse di 
una guerra difensiva. » In riguardo storico ha parecchi errori, e 
dalle relazioni passate e dai provedimenti che consiglia per l'avve- 
nire, si vede quanto poco fosse fatto per inalzare la condizione infe- 
lice d'Aquileia. Valentino de Streffleur, nato a Vienna nel 1808, fu 
professore della guardia nobile italiana, maestro dell' imperatore ora 
regnante. Ebbe fama come cartografo, ingegnere militare, ecc. Morì 
nel 1870: ciò si ricava dal Lessico biografico dell* impero d'Aun 
stria del De Wurzbach. — All'articolo dello Streffleur e alle accuse 
mosse a Trieste rispose in parte G. B. Zecchini in un altro articolo 
intitolato € Sviluppo agricolo sia del passato che del presente di 
Aquileia » neìl" Osservatore triestino^ 24 aprile 1861, n. 93. (Hortis.) 

10. B patriarca aquileiese e i Veneziani, articolo del dottor 
Giandomenico Ciconi. (ISeUdL Rivista friulana, 22 settembre, n. 38) — 
Udme, tip. Vendrame, 1861; in fol. di col. 3. (B. C. UJ 

E lavoro di poca importanza che ripete cose già risapute dalle 
storie locali che vanno per le mani di tutti ; però, come breve com- 
pendio, è bene averlo citato. — Come aggiunta a questo studio del 
Ciconi è interessante la Br^eve istruzimie di Paolo Sarpi, publicata 
da Federico Comelli nella stessa Rivista friulaìia, n. 41, 13 otto- 
bre, in cui l'illustre Servita sostiene la giurisdizione temporale 
della republica veneta sui tre luoghi d'Aquileia, San Daniele e San 
Vito concessi pel trattato del 18 giugno 1445 al patriarca Lodovico 
Scarampo-Mezzarota, come unico avanzo della sovranità patriarcale. 
Di quei luoghi il patriarca aveva solo il mero e misto impero, ma 
cinque diritti erano riservati a Venezia, dei quali i più importanti 
riguardavano l'obedienza degli abitatori, in guerra e in pace, e l'or- 
dinamento della difesa. 

11. Quattro lettere di Bartolomeo d'Alviano al Comune di Ci- 
vidale del Friuli. (Nozze Beretta-CoUoredo-Mels) — Udine, tip. 
Vendrame, 1861; in 8^ di pag. 9 n. n. (B. C. U.J 

Dall'archivio privato De Portis e dair archivio municipale di 
Cividale tolse Vincenzo Joppi queste quattro lettere in volgare di 



Bartolomeo d'Alviano. Rialzate fin dal 1513 le sorti delle armi 
venete, il capitano generale ringrazia i cividalesi della fede rinovata 
alla republica, scusandoli di essersi resi temporaneamente e per 
fatalità di guerra ai tedeschi. Nella seconda lettera, più importante 
di tutte, TAlviano assicura di pronto aiuto il comune di Cividale, 
rivelandogli la posizione e la forza dell'esercito libeiiatore.* L' ultima 
lettera però è un vero rimprovero ai cividalesi che mal sopportas- 
sero di mantenere il presidio veneto. 

12» Le latomie cividalesi di L. (Nella Rivista friulana, 3 feb- 
braio, n. 5) — Udine, tip. Vendrame, 1861; m fol. di col. 4. (B. C. U) 

In una casa presso la sponda destra del Natisene vicino al 
ponte, stanno queste carceri sotterranee, le quali sono descritte dal 
signor L. (Leicht) con qualche particolarità. Per stabilire il tempo 
della loro fondazione, l'autore dell'articolo si abbandona alle sue 
induzioni, negando che i romani le abbiano costruite, perchè non 
sono grandiose e gli armamenti appaiono in ferro non in bronzo. 
Non le vuole né longobarde, né franche, né* venete, ma dell'epoca 
patriarcale, come si potrebbe credere, leggendo un documento del 
1463, riferito nella raccolta dello Sturolo. 



Sull'epoca alla quale attribuire il tempietto di S. Maria 
in Valle a Cividale. annotazioni di Michele dott. Leicht. — Udine, 
tip. Vendrame, 1861; in 16° di pag. 21. (B. C. U.J 

Facendosi forte dei rilievi eseguiti dal nob. G. U. Valentinis in 
occasione del ristauro di questo insigne tempietto, il dott. Leicht 
non crede che essa debba dirsi opera longobarda, bensì della deca- 
denza romana, o meglio bizantina, sia per la mstggior perfezione 
artistica in confronto dei due monumenti longobardi a Cividale, cioè 
l'altare di Pemmone e il battistero di Calisto, sia perchè non sa il 
Leicht farsi ragione che l'antico sacello idolatrico aspettasse di 
esser rivolto al culto cattolico nella più tarda epoca dei longobardi. 
Sostiene pertanto che il tempietto sia anteriore all'anjio 450 e che 
debba relegarsi tra le favole la tradizione che Piltrude o Geltrude 
ne fosse fondatrice. — Queste annotazioni uscirono dapprima nella 
Rivista friulana, anno III, 18 e 25 agosto 1861, n. 33 e 34. 



Górtz oder Oòrz (Gorizia) dello Stramberò. (l^elY Allffemeine 
Eneyklopàdie der Wissenschaften und Kunste, ecc. von J. S. Ersch 



8 

undJ. G, Gruber, I* Sezione, Tomo 72^ pag. 147 e segg.) — Leipzig, 
tip. Brockhaus, 1861; in 4® di pag. 14 a. due col. (B. C, TJ. 

È una vera e propria storia circonstanziata dei conti di Gorizia, 
dall'origine fino al passaggio della contea in casa d'Austria, nel 1508. 
Lo Stramberg si mostra sempre scrupoloso nel riportare la data 
degli avvenimettti, e, quando lo domandi T occasione, intercala al 
racconto cronologico qualche brano di documento tedesco o italiano, 
Nell'artiftolo è bene osservata altresì la parte genealogica, essendo 
l'autore valentissimo e autorevole in simili studii. 



Spese per il Palio del Comune di Udine nel 1372, documento 
pubblicato da G. D. Ciconi. {Nella Rivista friulana, 10 febbraio, n. 6) 
— Udine, tip. Vendrame, 1861; in fol. di col. 2. (B. C, U.J 

Atto ' originale nei quaderni dei Camerari del Comune di Udine. 
La maggior spesa è nei premi, primo lo scarlattine, poi il bercando, 
specie di tessuto che vendevasi rotolato sulla mazza, infine la civetta 
e la porchetta. La spesa totale dello spettacolo corrispose a 400 
delle nostre lire, di céi 315 nel primo premio. 

IO. Processione in Udine nel 3 giugno 1698. (Nella Rivista 
friulana, 1 settembre, ti. 35) — Udine, tip. Vendrame, 1861; in fol. di 
col. una. (B. C. U.J 

. Fu fatta^per implorare, dopo due mesi, la cessazione della piog- 
gia. Era allora luogotenente Giovanni Giustinian. Il pio annotatore 
aggiunge che « si ottenne la grazia da tutti bramata. » Un'altra pro- 
cessione solenne «erasi fatta cinque anni prima, luogotenente Tomaso 
Querini, il quale compóse la differenza di etichetta sorta tra i cano- 
nici del Duomo e^i Padri delle Grazie, stabilendo che questi, allora 
e sempre, dovessero portare in giro la Madonna. I due documenti fu- 
rono tratti dall'archivio municipale. 

l'y. Lettera di Giulio Savorgnano alla Serenissima signoria 
di Venezia sui confini del Friuli, 1583, publicata da X (Vincenzo 
Joppi). {ÌHAV Archivio storico italiano. Nuova serie. Tomo xiv, pag. 
32 e segg.) — Firenze, tip. Cellini, 1861; in 8^ di pag. 7. (B. C. U.J 

Dopo la perdita di Gradisca, la republica di Venezia dovette 
preoccuparsi dei confini minacciati, tanto che essa e l'Austria ebbero 
sempre, «dal 1530, delle commissioni permanenti all'uopo. Le quat- 
tordici miglia dal ponte di Gorizia fino allo sbocco dell'Isonzo in 



mare sono le più minacciate. Questa lettera, di una perspicuità sin- 
golare, tien conto di tutte le eventualità, in guerra, da parte dei 
Turchi e dell'Austria, in pace < per aver più comodità e manco 
fastidi. > Propone fin d'allora il cambio di Monfalcone con Gradisca 
e le altre ville austriache a destra dell'Isonzo. 



Kaffol Filippo Giacomo. Vecne resnice v pogovorih za 
Ijvdske misione pò slovenskih deielah. — Gorizia, tip. G. B. Seitz ; 
in 8^ (M. P. G.) 

Questa opera non è di argomento storico, ma bensì religioso, e 
produce una serie di sermoni e letture per le missioni in paesi slavi. 
Il Kaflfol però è quasi l'antesignano di tutti gli scrittori sloveni 
della provincia che tentarong di dimostrare sulla base della storia 
la slovenità di una gran parte della contea di Gorizia. Egli pub- 
blicò nel viii fascicolo delle « Slov. vecernic > un' illustrazione sto- 
rica della chiesa di S. Ermacora in Pecina (distretto di Tolmino) 
« Cerkvica sv. Mohora na tolminskih Pecinah. » Havvi di lui ancora 
in manoscritto un principio della storia di Tolmino: questo però, 
come dice il Rutar nella < Tominska zgodovnia, » non ha nessun 
valore per la storia, poiché cerca soltanto con sciocche sofisticazioni 
sul nome dei paesi di dimostrare che gli sloveni sieno quasi da consi- 
derarsi quali aborigeni dell'Italia. (Blarzino,) 

IO. Cerimoniale usato nel reggimento della patria del Friuli 
dai luogotene^iti per la republica veneta, estratto dalle cancellerie 
da Ferdinando Honstein. (Nozze Beretta-Colloredo) — [Udine] 1861; 
in 8" di pag. 32. (B. C. U.J 

L'originale di questo documento si conserva nella bibUoteca 
comunale, ed è una raccolta fatta dall' Honstein aiutante del luogo- 
tenente Paolo Erizzo nel 1793. Si divide in capi che descrivono per 
minuto tutte le cerimonie a cui dovevano sottoporsi i luogotenenti 
nell' assumere l'ufficio, nel giorno dell'ingresso pubblico, nel visi- 
tare l'arcivescovo e il generale di Palma. Era loro obligo poi di 
intervenire alle solenni funzioni in Duomo, alle quaranta ore al- 
l'ospitale, e sempre comportarsi, essi e il loro aiutante, secondo 
le prescrizioni e le consuetudini, rispetto al Consiglio maggiore 
e minore della città, nelle elezioni, nelle rassegne delle cemide, 
nelle feste ed accademie publiche. Alla fine del reggimento erano 
prescritte la visita alla cappella di Ribis e gli ultimi ricevimenti 



10 

con servizio « di cioccolatte, caffè ed aque di limone a piacere 
di S. E. > 

^O. Diffeì^enze di precedenza fra il Parlamento della Patria 
e la città di Udine. (Nella Rivista friulana, 27 ottobre, 3, 10, 17 
novembre, n. 43 a 46) — Udine, tip. Vendrame, in fol. di col. 15. 

(B. a u.) 

Benché minute e sottili, interessano sempre la curiosità del- 
l'erudito e dello statista le questioni di precedenza che s' incon- 
trano tanto frequenti tra Stato e Stato e fra le autorità di una 
stessa provincia. L'anonimo raccoglitore si occupa qui della diflfe- 
renza sorta tra la rappresentanza cittadina di Udine e il Parla, 
mento friulano sul punto se anche la prima dovesse avere una 
propria commissione per complimentare il nuovo doge Nicolò Sa- 
gredo, eletto nel 1675. Reclamò il Parlamento al luogotenente e al 
Collegio di Venezia, adducendo le ragioni storiche e di diritto per 
sostenere la propria supremazia, sebbene anch'esso da oltre due 
secoli avesse perduta la sovranità. Curioso è il paragone addotto 
tra la provincia del Friuli e il corpo umano : il capo è il luogote- 
nente; il braccio destro e il sinistro compreso il petto nel quale 
€ risciede il cuore e nel cuor e nelle mani le virtù vitali > figurano 
i prelati e i nobili ; i piedi sono le comunità, e il pollice, dito 
principale del piede, figura la città di Udine, < ma chi dicesse, che 
il police benché principale ditto del piede discoresse, intendesse, 
ridesse et facesse gl'altri officij, che fa il corpo unito dell' Huomo, 
non direbbe un grande sproposito ? » Son poi riferiti gli esempi del 
passato che davano torto alla città. La scrittura prevede le quattro 
obiezioni dei signori udinesi e le combatte. Lo studio però rimane 
troncato quando maggiore sarebbe stato il desiderio di conoscere 
la fine, comunque prevista, di questa questione di etichetta. 



. Indice dei manoscritti di storia veneta e d'altre materie 
posseduti dall' avv, Giuseppe M, Malvezzi di V. Lazari. — Venezia, 
tip. del Commercio, 1861 ; in 8® di pag. 15. (R. D.) 

Non numerosa ma scelta,' questa collezione di 200 tra codici ed 
altre carte, contiene alcune cose del Friuli, come la commissione 
ad Alessandro Duodo luogotenente della Patria nel 1745, un som- 
mario di commissioni e decreti del Senato per la revisione di Angelo 
Morosini proveditore sopra beni comunali nel 1666, atti di Nicolò 



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Corner proveditore alla sanità nel 1680, e scritture concernenti il 
patriarcato d'Aquileia e il patriarca Giovanni Grimani nel 1560. 



Giofcanyd Grimani patriarca d' Aquile) a e Tiberio Deciani 
giureconsulto udinese di G. B. (Nella Rivista friulana, 6 ottobre, 
n. 40) — Udine, tip. Vendrame, 1861; in fol. di col. 4. (B. C. U.J 

Con le parole dell'articolista è qui riferito il succo del parere 
che il Deciani diede in difesa del patriarca Grimani, quando in 
Roma la Congregazione dell' inquisitori ebbe ad accusarlo di pro- 
posizioni oscure od ambigue. Queste eransi volute scovare in una 
scrittura del Grimani stesso a giustificazione del predicatore dome- 
nicano Leonardo da Udine, arbitrariamente sospeso nel 1549 dal 
vicario generale del patriarca. Tale argomento doveva essere svolto 
vent'anni appresso in uno studio bellissimo e acuto del prof. De Leva, 
come apparirà a suo luogo in questa bibliografia. 



Cenni biografici di P. Nicolò Sellenati, parroco di Paularo 
d'Incaroio in Gamia, compilati da Giambattista Bassi. — Udine, 
tip. Foenis, 1861; in 12*" di pag. 24, con tavola. (R. O-B.J 

Modello di biografia, scritta con aurea e afi'ettuosa semplicità 
dal prof. Bassi che, avendo passato sette estati e sette autunni, dal 
1849 al 1855, a Paularo, ci diede della valle di Incaroio in parti- 
colare e in generale di tutta la Carnia, tali notizie, a cui possono 
attingere con sicuro profitto coloro che s'interessano delle condi- 
zioni speciali, dei costumi curiosi e degli umili fasti locali. Il parroco 
Sellenati e il suo immediato antecessore Cappellani avevano con 
esempio, se non miico, rarissimo, negli annali della cristianità, retta 
la parrocchia d'Incaroio per quasi 104 anni. — Questa biografia fu 
poi riprodotta nella Rivista friulana, 17 agosto 1862, n. 33. 

S4. Me77iorie del generale Carlo Zucchi, publicate per cura di 
NicoMEDE Bianchi. — Milano, ed. Guigoni, tip. Albertari, 1861; in 
16^ di pag. xix-167. (B. C. U.J 

Tutti sanno che il generale barone Carlo Zucchi, nato in Reg- 
gio d'Emilia nel 10 marzo 1777 e ivi morto nel 1865, tiene un 
posto nella storia friulana, dacché, per efietto dei moti romagnoli 
del 1831, essendo caduto prigioniero dell'Austria e condannato a 
morte commutata in vent'anni di carcere, fu relegato prima a 
Munkatz in Ungheria, poi a Josefstadt, poi a Palmanova. Quivi tro- 



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volJo la rivoluzione del 1848 e il popolo liberatosi lo volle coman- 
dante della fortezza. Il capitolo x del libro è appunto dedicato a 
questo episodio della sua vita militare che il Zucchi narra da sé 
con semplicità, mostrando quanto facesse, malgrado gli ostacoli, per 
la difesa della fortezza che il 24 giugno tornò nelle mani dell'Au- 
stria. A suo merito si deve ascrivere, se egli, spogliatosi d'ogni 
potere (dacché l'Austriaco non voleva trattare con lui prigioniero 
di Stato), rifiutò di accettare per suo conto l'odioso e vile art. xvii 
della capitolazione di Palmanova, in cui i delegati per la resa di- 
chiaravano il pentimento della città, non essere esauriti i mezzi di 
difesa e i viveri, e invocavano la clemenza dell'imperatore affinché 
il debito contratto durante il blocco fosse ripartito in tutta la pro- 
vincia. Non era la prima volta che il nome del Zucchi risonava in 
Friuli: eletto generale da Napoleone nel 1809, partecipò a quella 
campagna combattendo a Sacile: nel luglio 1811 era stato presso 
Udine, nel campo di S. Gottardo. Chi voglia giudicare rettamente 
del Zucchi, pensi dunque ch'egli era un vecchio, comunque glorioso, 
avanzo delle guerre napoleoniche, che nel 1848 contava 71 anni, di 
cui sedici trascorsi in perfetta inazione, e parrà giusto il giudizio 
che ne reca il D'Agostini, il quale nei suoi Ricordi militari si oc- 
cupa molto di lui, * essere egli stato eccellente soldato, fulmine in 
guerra, ma pedante officiale e politico da nulla, sebbene, come uomo, 
intemerato e patriota. » 



1862 



Udine e sua provincia, illustrazione di Giandomenico Ciconi 
udinese. Seconda edizione rifusa ed ampliata. — Udine, tip. Trombetti- 
Murero, 1862; in 8° di pag. 550. (B. C. U,J 

La prima edizione di quest'opera importante, comunque ridotta 
e mutilata, uscì un anno innanzi nella Grande illitstrazione del 
Lombardo --Veneto diretta da Cesare Cantù. Come si ristamparono 
a parte quasi tutte le illustrazioni delle altre provincie lombarde e 
venete, cosi il Ciconi fece della sua, cui egli divise in varie parti, 
cioè: topografia, storia, lingue e dialetti, friulani illustri, statistica, 
per serbare in fine il discorso particolare di Udine e delle sue par- 
rocchie, dei distretti friulani e degli errori intorno il Friuli. Que- 
st'opera è un vasto magazzino di notizie sicure, ma lascia molto a 
desiderare pel suo ordine, a cui sarebbe, almeno in parte, provveduto 
se fosse fornita di un indice minuto. La parte storica si compone più 
che altro di articoli, senza legame fra loro, essendo però di qualche 
interesse la serie non sempre completa dei principi, prelati, abati di 
Rosazzo, luogotenenti, gastaldi e alcuni documenti di storia contem- 
poranea. Meritano altresì di essere ricordate le biografie compen- 
diose dei friulani illustri, e gli accenni storici di quanto trovasi di 
notevole in Udine e nei vari luoghi della provincia, tanto che nel- 
l'ultima parte questo del Ciconi è un libro da trarne appunti, chi 
voglia percorrere il Friuli con qualche profitto. — In una parola, 
il lavoro promette più che non mantenga, e fu acerbamente e a 
lungo censurato nella Rivista friulana, 23, 30 ottobre, 6 e 13 no- 
vembre, n. 43-46. 



Viaggio nel Friuli ossia diario orittologico, diviso in al- 
cune lettere scritte da Girolamo Festari. (Nozze Franco- Monza) — 
Vicenza, tip. Paroni, 1862; in 4° di pag.56. (R. J,) 

È detto Viaggio nel Friuli, ma più che la metà dell'opuscolo 
è dedicato ai sette Comun, al territorio feltrino e bellunese, al 
Cadore, all'agordino. Le undici lettere, dirette nell'aprile 1776 al 



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residente britannico Giovanni Strange, sebbene giacessero fin qua 
inedite, erano note ai naturalisti che apprezzavano il merito dell'il- 
lustre vicentino, Girolamo Festari il seniore, che le dettò. In que- 
sta bibliografia storica non ne parlerei, se toccando del Friuli, non 
vi si trovassero brevi accenni storici ed alcuni dei luoghi percorsi 
e qualche antica iscrizione. 

sy. Estratto dagli annali di Cividale del Friuli dall'anno 1176 
al 1385 (recte 1384) fatti da Marcantonio Nicoletti, notaio civi- 
dalese del secolo xvi. (Nozze Florio -CoHoredo-Mels) — Udine, tip. 
Trombetti-Murero, 1862; in 8° di pag. 38. (B. C. U.J 

La maggiore importanza di questi estratti si restringe al se- 
colo XIV in cui il comune di Cividale ebbe briga nelle guerre dei 
feudatari e si chiari contrario a Udine, e nella guerra di Chioggia 
contrario a Venezia. Sono accennate le fortificazioni della città e le 
espugnazioni dei castelli in Friuli. Il nome dei consoli e dei prove- 
ditori apparisce registrato ad ogni rinovazione di carica, e qualche 
volta son riferite per intiero e in originale le deliberazioni del Con- 
siglio. Dagli Annali del Nicoletti trasse buon prò il co. Francesco 
di Manzano suo discendente e non pertanto ci sarebbe ancora da 
spigolare con frutto. Gli estratti furono editi da Vincenzo Joppi. 

^8. Il forte di Osoppo nel 1848, cenni storici del dott. Teo- 
DORico Vatri. — Torino, tip. del Diritto, 1862 ; in 32** di pag. 63. 
(B. a U.J 

Narrazione aneddotica a bastanza circostanziata della famosa 
resistenza opposta dal forte di Osoppo agli austriaci nel 1848, spe- 
cialmente dal 22 aprile, giorno della resa di Udine, al 12 ottobre 
in cui il forte, dopo molte belle prove, si arrese al tenente colon- 
nello Wan-der-NtiU. Il tenente colonnello Licurgo Zannini, modenese, 
aveva tenuto degnamente in quel tempo il comando di Osoppo, ma 
in questo racconto non gli è risparmiata qualche dura accusa. 

SO. Diario di Pordenone nel febbraio 1514 del nob. Sebastiano 
Mantica, pubblicato da Giuseppe Valentinelli. (Nozze Porcia- 
Montereale) — ^ Venezia, tip. del Commercio, 1862; in -8** di pag. 16- 
(B. a IL) 

Autografo presso il co. Pietro di Montereale che narra alcuni 
fatti della guerra di Cambrai, quando nel 1514 le truppe imperiali. 



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venendo da Udine, ebbero Pordenone fin allora tenuta dai Veneti. 
Dopo altre fazioni ad Osoppo e sotto Sacile, il conte Cristoforo 
Frangipani, feroce comandante degli imperiali, entrò a Pordenone 
tra il 15 e il 20 marzo e vi pose i suoi soldati; ma Bartolomeo 
d'Alviano « adi 28 marzo a mezozorno in uno marti > riprese la 
terra, combattendo per le vie e per i cortili contro il capitano 
Rizzano. Gli imperiali si ridussero nel castello, e i nostri saccheg- 
giarono la terra, con gran dolore del cronista, uno dei n^aggiorenti 
della città e amico € de li poveri Tedeschi. > 

30. Cronaca della terrea di S. Daniele dai primi tempi ai- 
ranno 1515 scritta da Girolamo Sini. (Nozze Florio -Di CoUoredo- 
Mels) — Udine, tip. Seitz, 1862 ; in 8^ di pag. 55. (B, C. L\) 

Girolamo Sini fu poeta latino, cronista e professore di gramatica 
in Venzone e in S. Daniele, dove naque il 10 ottobre 1529 e ove mori 
il 20 marzo 1602. Nella cronaca, procurata a noi dal nob. Giacomo 
de Concina, il Sini deduce l'antichità di S. Daniele dai nomi ro- 
mani dei colli che lo circondano e dalla scoperta di una lapide. Si 
afferma che Rodolfo, duca longobardo, restaurasse la terra che si 
onorò di chiese, di un ospedale e di un convento. Nel 1036 fu aggre- 
gata al Parlamento dal patriarca Popone. Ma la cronaca di S. Da- 
niele, che tiene il mezzo fra il racconto seguito e gli Annali, aquista 
un grande interesse nei due secoli, dal xiv al principio del xvi, 
essendo in essa narrate tutte le più minute vicende di quei tempi 
fortunosi, quali il Sini ebbe a trarre dalFarchivio della sua terra. 
Vi si legge dell'accordo che correva tra S. Daniele e Udine, confer- 
mato nell'istromento 18 luglio 1392, sebbene più tardi la terra 
cercasse di mostrarsi neutrale tra i guerreggianti esterni, ma non 
potesse schivare le risse con incendii tra popolo e nobili favoriti 
dal di fuori. Benché S. Daniele facesse dedizione alla republica il 16 
luglio 1420, non rimase in quiete, prima pel continuo passaggio di 
truppe venete, destinate a tener tranquillo il Friuli, e poi per essere 
designata, con Aquileia e S. Vito a far parte dei beni che la repu- 
blica di Venezia, nel 1445, diede in giurisdizione al cardinale pa- 
triarca Lodovico Scarampo-Mezzarota. S. Daniele non si aquetò alla 
transazione e, stimando con ciò offesi i diritti della comunità, fece 
sempre il viso dell'arme ai gastaldi patriarcali; provocando inter- 
minabili litigi. La Cronaca si conchiude con la guerra di Cambrai, 
dalla quale S. Daniele, come non lontana da Osoppo, ebbe non pie- 



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cola offesa si dagli imperiali, che dai veneziani, e dovette pagare 
gravissime taglie. — Fu ripublicata nel 1865 dal nob. Giuseppe 
Barbaro. 



Del modo di governo della comunità di Udine di Marco 
Antonio Fiducio, cancelliere della stessa nel secolo xvi. (Per Nozze 
Bergami -Ronchi) — Venezia, tip. del Commercio, 1862; in 8® di 
pag. xvi-55. (R, 0-B.J 

Vanno innanzi alcune pagine illustrative del dott. Vincenzo Joppi 
(ix-xvi] sul Reggimento ìnunicipale di Udine dal xiu al xvi secolo, 
le quali svolgono a sufficienza l'argomento, cominciando dal tempo 
che i gastaldi presiedevano alle adunanze degli abitatori, coman- 
davano le milizie e giudicavano con consiglio degli astanti, e ve- 
nendo alle riforme e ai privilegi ottenuti dai patriarchi Bertoldo 
(1234), Raimondo (1291), e Bertrando (1340), al governo tirannico 
di Giovanni di Moravia (1388) e infine al ristabilimento dell'ordine 
fino alla perdita dell'autonomia. Sotto Venezia la costituzione non 
mutò subito, ma grado grado, prima nel 1474 e poi il 21 marzo 
1513, essendo luogotenente Antonio Trevisan, in causa delle conci- 
tazioni che scoppiavano nelle adunanze dell' Arengo e dei Consigli. 
Quello fu abolito, questi riformati. La riforma, approvata l'il aprile 
1513, è la stessa che fu esposta dal cancelliere Marcantonio Fiducio, 
virtuoso uomo, dotto e poeta, nato in Udine nel 1518 e morto quasi 
centenne nel 1615. Si divide questa operetta in ben 98 rubriche, le 
quali comprendono tutti gli ufficìi della comunità, tanto quelli che 
emanano dal Consiglio maggiore, come dalla Convocazione, di cui è 
ben determinato il modo di elezione e l'autorità. Molti avevano 
provisione dal Consiglio, in misure ben diverse dalle odierne. Il 
primo medico fisico della città aveva ben mille ducati all'anno; il 
maestro d'umanità 150, il maestro elementare 53 ; e nel comune, i 
due cancellieri 200 ducati per uno, il ragioniere 40, il fante 50 
senza le molte regalie, e 210 ducati per tre pifferi che con vari 
strumenti « soglion fare in Duomo musiche non di poca considera- 
zione. » Il maestro di cappella, l'organista e il musico Muzio erano 
pagati a parte della Convocazione. E ora che la scala Gritti, sotto 
i portici di S. Giov. Battista, non è più che un ricordo, aggiungerò 
che si davano due ducati all'anno a chi teneva « quel luogo netto 
e purgato dalle immondizie... perchè era stato introdotto, che la 
maggior parte di là oltrepassando, solevan quivi scaricar la vescica 



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e faceyasi di notte tempo anco peggio (pag. 42). » Quei due ducati 
furono sempre, come tutti sanno, malissimo spesi. La comunità di 
Udine, traeva dagli otto suoi dazi intorno a 6500 ducati annui. — 
Due sole parole dice di questo libro la Rivista friulana^ 5 ottobre 
1862, n. 40. 



La frontiera orientale d'Italia e la sua importanza. ( Nel 
Politecnico, voi. xiii) — Milano, tip. Agnelli, 1862; in 8^ di pag. 20. 
(R. J.J 

Opuscolo storico con intenti politici per dimostrare una volta 
di più quali sieno i limiti naturali d' Italia ad oriente e prepararsi 
cosi al riaquisto del Veneto. Le prove che i confini amministrativi, 
che poi furono assegnati all'Italia, non sarebbero bastati a gua- 
rentire militarmente il nuovo regno si traggono dalle campagne 
napoleoniche. Napoleone stesso era persuaso che la difesa fosse 
impossibile nel Friuli, che Palmanova non renda padroni dell' Isonzo, 
che l'Alpe Giulia sia il compimento dei possessi italiani ad oriente. 
L'unica frontiera possibile all'Italia, conchiude l'anonimo autore, è 
Trieste e l'Istria. 



:. La storia di Attila flagellum Dei, antico romanzo di ca- 
valleria publicato da Pietro Fanfani. — Firenze, tip. del Monitore, 
1862; in 16^ di pag. xii-126. (B. C. U.J 

Non è accertato di chi possa essere questo romanzo, ma forse è 
un compendio da Nicolò Cascia bolognese che, nel secolo xiv, si 
valse di una storia di Attila scritta in latino da Tomaso d'Aquileia. 
È diviso in 30 capitoli, sette dei quali possono interessare il Friuli, 
Aquileia e Concordia, specialmente se sieno studiati da coloro che 
non stimano inopportune le più strane leggende a dare una piena 
idea della storia dei popoli, vinti più ancora che dalle armi, dal 
terrore che i conquistatori spargono intorno al proprio nome. 



Alcune notizie sulla vita di Giacomo Florio, giuriscon- 
sulto udinese del secolo xvi. (Nozze Florio -Di Colloredo) — Udine, 
tip. Seitz, 1862; in 8^ di pag. 23. (B. C. U.) 

V. J. (ossia Vincenzo Joppi) dettò questa vita importante, va- 
lendosi di parecchi manoscritti. Se ne ricava che Giacomo, nato in 
Udine intorno al 1465, era figlio di Nicolò povero tintore schìavone, 
emigrato cinque anni prima da Spalato sua patria. Giacomo, otte- 

3 



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nuta la laurea in legge all'Università di Padova, divenne avvocato 
poi lettore in Udine delle istituzioni di diritto, e da allora la sua 
vita fu una serie infinita di uffici importanti in patria e fuori e di 
onori singolarissimi. Come dottore apparteneva alla parte nobile del 
Consiglio maggiore, e nel 1521 fu destinato insieme con l'amba- 
sciatore veneto Cornaro alla missione di Germania per la questione 
dei confini in cui era versatissimo. Ottenne il vantaggio della re- 
publica, onde con diploma di Vormanzia, 2 maggio 1521, il Cornaro 
nominò conte palatino lui e i suoi discendenti maschi in perpetuo. 
Recatosi sopra luogo per l'esecuzione del trattato, compose molte 
vertenze ed ebbe in dono tre ville con giurisdizione, convertite poi 
in 50 staia di frumento e 50 mastelli di vino annui sulle entrate 
della gastaldia di Cividale. Essendo nel 1541 vicario a Padova, f\i 
colto da apoplessia e mori a Portogruaro, presso una sua figlia, 
nel 22 luglio 1542. L'avvocatura gli procurò grandi ricchezze, onde 
aquistò i beni di Brazzano, Persereano e Cavallico e la casa in via 
S. Cristoforo, posseduti ancora dalla famiglia. Nel 1725 la famiglia 
ebbe titolo comitale anche dalla republica veneta. — Di questa pu- 
blicazione scrisse una parola il prof. G. nella Rivista friulana, 4 
maggio 1862, n. 18. 



Biografia del cav. Emienegildo Francesconi. (Nell'A^&o 
dell'ab. Gaetano dott. Sorgato, voi. vi) — Padova, tip. Randi, 1862 ; 
in 8" di pag. 4. (R. I.J 

Fu grande ingegnere ferroviario, nato nel castello di Belvedere 
presso Sacile nel di 8 giugno 1797. Si educò nella regia scuola 
militare italiana di artiglieria e genio in Modena, e come ingegnere 
ispettore in capo in Friuli, costruì le due stupende vie del Cadore 
e della Pontebba. Divenuto direttore generale delle ferrovie au- 
striache, tracciò il grande progetto della linea da Lubiana a Vienna, 
col mirabile passaggio del Semmering eseguito dall'ingegnere Ghega. 
Nel 1848, rinunciando a tutto, si ritirava nella sua villa di S. Cas- 
siano, ma poi accettò di essere ispettore e direttore generale della 
Società ferroviaria del nord, tracciando la linea da Vienna alla Polo- 
nia. L'8 giugno 1862 moriva improvisamente nella sua villa diletta. 



Relazione della visita apostolica in Camiola, Stiria e Ca- 
rinzia fatta da Francesco Barbaro, patriarca eletto d'Aquileia, 
l'anno 1593, e presentata a papa Clemente viii. (Per ingresso di don 



19 

G. B. Delpiccolo a parroco di Campolongo) — Udine, tip. Seitz, 1862; 
in 8^ di pag. 46. (B. C, U,J 

Vincenzo Joppi procurò questa relazione del patrizio veneto 
Francesco Barbaro che, da ambasciatore in Toscana per la repu- 
blica, si fece prete e divenne infine nel 1585 coadiutore del patriarca 
d'Aquileia Giovanni Grimani. Nel 3 ottobre 1593, essendo in viaggio 
per le provincie della diocesi, il Grimani mori ; e il Barbaro, suo 
naturai successore, continuò la visita, tornò, stese la sua relazione 
e prese possesso della sede cui tenne fino alla morte nel 1616. Il 
Barbaro costruì il palazzo patriarcale e il seminario. Della visita 
nella contea di Gorizia qui se la sbriga in due parole, avendone 
già data relazione al papa : dice solo che € si sono convertiti molti 
che erano stati ingannati, e si sta in gran speranza che altre per- 
sone principalissime si riduranno al grembo di Santa Chiesa. » Seb- 
bene alieno dal mio argomento, aggiungerò il giudizio che il Bar- 
baro dà, quanto a fede, dei paesi visitati : « Nella Carniola (pag. 35) 
tutti li nobili sono eretici, dei cittadini pochi sono cattolici, i con- 
tadini tutti fermi nella S. Fede. Ma nella Stiria sebbene molti no- 
bili sono eretici, v' ha buon numero de' cattolici, dei cittadini metà 
per parte, tutti i contadini cattolici. Nella Carintia li nobili e li 
cittadini con la maggior parte dei contadini sono eretici. > — Di que- 
sta publicazione parlò con diflfusione lo Zahn nei Beitràge zur kunde 
steiermàrkischer Geschichtsqvsllen 1870, e brevemente la Rivi- 
sta friulana^ 24 settembre 1862, n. 37. 



1863 



3"^. Antica relazione sulle condizioni della Patria del Friuli 
nell'anno 1575 del luogotenente Lorenzo Bragadin. (Nozze Trento- 
Cavalli) — Udine, tip. Zavagna, 1863 ; in 8^ di pag. 14. (B. C. U.) 

Brevissima, e quindi di poca importanza, questa relazione, 
copiata per l'editore dal dott. Vincenzo Joppi, contiene le solite 
generalità. Il Bragadin si lagna che l'autorità del luogotenente sia 
tenuta in lieve conto e che Gianmatteo Bembo, già capo del Con- 
siglio dei X, comunichi direttamente su publiche questioni con suo 
genero conte Della Torre. La materia delle biade era male am- 
ministrata 4ti che il Signor Dio li metta le mani, acciò quel fede- 
lissimo Popolo non faccia lui un giorno qualche fastidiosa provi- 
sione, il quale io ho molte volte aquetato, vedendo diversi appic- 
ciar gran fuoco. > Si vede che anche nel* 1575 la questione sociale 
faceva capolino. 



i. Relazione del N. H. Vincenzo Capello ritornato luogote- 
nente dalla Patria del Friuli nel 1615. (Nozze Cavalli-Capello-Trento) 
— Udine, tip. Seitz, 1863 ; in 8° di pag. 17. (B. C. U.J 

Udine ha dodicimila abitanti : il suo Monte di Pietà ha un 
capitale di centomila ducati ; l'ospitale ha ottomila ducati d'entrata 
e il fontico, o monte frumentario, investe da otto a diecimila stala 
di frumento all' anno. I dazi rendono trentamila ducati : v' è un 
gran disordine nelle monete, essendo anche introdotti alcuni bezzi 
negrù di Baviera senza valore intrinseco. La Patria ha 2500 soldati 
di ordinanza, 500 la Carnia, e 400 bombardieri stanno in città : ecco 
le notizie più importanti di questa Relazione. 



Relazione della Patria del Friuli presentata al Senato 
veneto dal luogotenente generale Alvise Mocenigo nel 1622. (Nozze 
Moretti-Muratti) — Udine, tip. Trombetti-Murero, 1863 ; in 8® di 
pag. 27. (B. a U.J 

Sotto la luogotenenza del Mocenigo, poco appresso divenuto 



21 

capo del Consiglio dei X, furono migliorate le condizioni dell'erario 
publico in Friuli, mercè una più equa ripartizione delle imposte con 
la buona regolazione del catasto. Il macinato andava bene, e cosi 
pure il dazio dei corami che, sebbene amministrato con vantaggio 
direttamente dal governo, non trovava chi lo appaltasse. Si lamenta 
il Mocenigo di qualche abuso ai confini e che la strada di Plezzo 
(o del Pulfero) bene accomodata togliesse l'utile del passaggio di 
Pontebba, Gemona e Venzone. — Di questa relazione, dovuta alle 
cure del dott. V. Joppi, parla brevemente il Sagredo nelV Arch. Stor. 
ItaL, Serie Terza, Tomo I, pag. 201. 

40. Relazione della fortezza di Palma del provveditore gene- 
rale Marco Antonio Memmo, presentata al Senato nel 1599. (Per 
nozze Carminati- Occioni-Bonaffons) — Venezia, tip. del Commercio, 
1863 ; in 8" di pag. 79. (R. O-B.J 

Quando Venezia, nella guerra di Cambrai, perdette Gradisca, 
pensò alla costruzione di una nuova fortezza ; e finalmente nel 1593, 
udito il parere di cinque senatori e di cinque uomini speciali, armi- 
geri ingegneri militari, e scelto il piano del conte Giulio Savor- 
gnano, il 7 ottobre, anniversario della battaglia di Lepanto, fu 
posta la prima pietra della graziosa e regolare fortezza di Palma. 
Udine diede in una sol volta 36mila ducati. Il lavoro durò parecchi 
anni, e Palma, come s'impara dai diligenti cenni preliminari (pag.7-14) 
dettati dal dott. Vincenzo Joppi, divenne « un monumento glorioso 
del genio italiano. » Ai cenni storici, segue la serie dei provveditori 
generali di Palma (pag. 17-20) e brevi notizie su Marc' Antonio 
Memmo, che, nato nel 1536, mori doge di Venezia nel 1615, essendo, 
a primo squittinio, succeduto a Leonardo Donato testolina. Fu il 
Memmo quarto nella serie dei proveditori ; la sua Relazione, tratta 
dal Codice ital. 894, CI. VII della Marciana e collazionata con l'ori- 
ginale dell'Archivio di Stato, tien conto minuto dell'opera che fer- 
veva, in cui parve tanto addentro, da potersi questa Relazione 
scambiare pel lavoro di una persona dell'arte, trovandosi in essa, 
oltre la parte tecnica, preziosi elementi per la storia economica 
della regione friulana, sia riguardo al prezzo del materiale, come 
all'eterna questione dei dazi di confine. La fortezza, in origine, era 
presidiata da 700 fanti, ma come stavano alquanto a disagio per 
abitazione e per vitto, molti si trovavano allettati alla fuga; d in 
meno di quattro anni, quasi milleducento soldati erano scomparsi. Ad 



22 

ovviare a questi mali, la fortezza, per consiglio del Memmo, divenne 
anche luogo di abitazione, e cosi prosperò moltissimo fino ai nostri 
giorni. — I cenni di Palma che precedono la Relazione del Memmo, 
furono ristampati, tali e quali, nel 1865, Udine, tip. Seitz, pag. 17, 
in 8®, per ingresso di D. Francesco della Savia, arciprete di Palma. 



.. Relazione di Francesco Pisani veneto, provveditore gene- 
rale a Palma. (Nozze Bianchini-Du Bois) — Venezia, tip. Antonelli, 
1863; in 4^ picc. di pag. 20. (B. C. U.) 

Documento inedito ricavato dalla filza Relazione dei rettori, 
nell'Archivio di Stato: ha la data del 15 maggio 1637. Vi si de- 
termina i bisogni in cui versava la fortezza di Palma, tanto da 
ridurla senza difetti. Gli abitanti andavano allora diminuendo, es- 
sendo soli 1173, onde il Pisani proponeva che si desse incremento 
al commercio, e anche alle abitazioni con l'ammettere al benefizio 
della liberazione i rei relegati che, scontato un terzo della pena, 
fabricassero una casa in fortezza. Ancora il Pisani si preoccupa 
della questione dei confini, violati dal conte Della Torre con lo 
stabilirsi violentemente sul monte di Fogliano, di appartenenza ve- 
neta e dagli arciducali con l'aprirsi un varco in vai di Raccolana, 
in modo da rendere inutile la fortezza della Chiusa. Rileva altri 
molti danni e domanda solleciti provvedimenti, atti a conservare lo 
Stato e a mantenere illesi i diritti daziarli. Conchiude accennando 
a questioni di chiesa e al ristauro del duomo di Palma, pur allora 
compiuto, con un risparmio di duemila lire. 



ì. Alcune notizie dei duchi e marcitesi della marca del Friuli 
e di Verona da Carlomagno alla pace di Costanza (776-1183). 
(Nozze Scala-Patella) — Venezia, tip del Commercio, 1863; in 8** 
di pag. 36. (R. J.J 

Giacomo Collotta ebbe da Federico Stefani questo breve lavoro, 
in cui sono tracciate le linee generali per una storia dei duchi e 
marchesi della marca del Friuli e di Verona. Lo Stefani lo considera 
come saggio di una storia che vedrà la luce : egli infatti la estese 
dieci anni dopo, ma non la fini. Almeno in queste notizie si hanno 
i nomi e i fatti compendiosi e criticamente vagliati dei successori di 
Berengario I fino alla pace di Costanza, i quali furono: Valfredo 
(888-896), Grimaldo (896-922), Manasse (945), Milone (950-952), 
e spesso i duchi di Carinzia e talvolta gli stessi imperatori, fino a 



23 

Ermanno Teutonico che fu T ultimo e governò dal 1144 al 1185, 
quando già, da circa due secoli, la marca si era ristretta alla sua 
parte occidentale, a Verona. 



'• Sulle antichità della Camia, libri quattro di Fabio Quin- 
tiliano Ermacora volgarizzati dal dott. G. B. Lupieri. (Nozze To- 
scani -Mar colini) — Udine, tip. Seitz, 1863; in 8° di pag.98. (B.C.U.) 
Li precede alcune notizie sull' Ermacora, compilate, insieme 
alla sua genealogia, da Vincenzo Joppi, il quale rettifica Terrore 
del Liruti intorno all'epoca in cui fiori l'autore della più preziosa 
opera sulla Carnia che si abbia fino alla caduta del poter temporale 
dei patriarchi. Fabio Quintiliano naque poco dopo il 1540 in Tol- 
mezzo, dove, studiato sotto valenti maestri gramatica, greco e la- 
tino, divenne, come suo padre Quintino, notaio in società col fratello 
Dionisio. Poi tolse moglie, entrò nelle magistrature della sua patria, 
di cui si diede a consultare gli archivii per scrivere in elegante la- 
tino la storia della Carnia, che finora era rimasta inedita. Il primo 
libro va dalle origini della regione al principio del dominio patriar- 
cale ; il secondo dice le origini della chiesa aquileiese, ma procede 
spedito, per toccare davvicino, in questo e nei due Ubri successivi, 
le vicende di Tolmezzo e della Carnia durante le agitazioni dei se- 
coli XIV e XV, per le quali T Ermacora è una fonte attendibilissima, 
sebbene sia ligio ai patriarchi, perchè protettori dei liberi comuni. 
Pei tempi dei longobardi, cade nell'errore di riferire a Zuglio la 
invasione degli Avari e il tradimento di Romilda; ma non allarga 
a tutto il FriuU la storia particolare della Carnia. Il dott. Joppi illu- 
strò di parche note la storia e vi aggiunse una nota delle nuove 
magistrature sotto la republica. — Di questa operetta importante 
il conte A. Sagredo diede una recensione nell' ArcA. St07\ ItaL, Serie 
Terza, Tomo I, pag. 205-8. 



:• Cenni storici intomo al santuario di S. Maria Immacolata 
dt Barbana dalla apparizione ecc. — Udine, tip. Zavagna, 1863; in 
16" di pag. 88. (B. C. U.J 

Libro ascetico, in cui sono riferite le tradizioni intorno al ce- 
lebre saiituario a tre miglia da Grado, che fu affidato prima ai 
benedettini, poi ai minori conventuali fino all'anno 1772, in cui il 
monastero fu soppresso ; e il santuario venne in cura del clero se- 
colare, sotto la direzione dell'arcivescovo di Gorizia. Ma il libretto 



24 

si occupa principalmente della cerimonia con la quale nel 15 agosto 
1863 la madonna di Barbana fu fregiata di una corona d'oro, la- 
voro diligente deiroreflce udinese Giuseppe Brisighelli. 



►• Sei documenti inediti del secolo xiv, attinenti alla storia 
della dominazione Carrarese in Padova. (Nozze Giusti-Cittadella) 
— Padova, tip. del Seminario, 1863; in 8*^ di pag. 16. (R,J.) 

Sulle indicazioni del dott. Vincenzo Joppi, il co. Cesare d'Al- 
than publicò questi sei documenti, che sono tre lettere di Fran- 
cesco da Carrara e due di Francesco Novello ai cividalesi, dalle 
quali apparisce le relazioni strette che correvano tra il signore di 
Padova e Cividale e gli aiuti che la città prestava al Carrarese, 
tanto di uomini che di denaro, nei fortunosi anni 1387 e 1388, sulla 
semplice promessa di ugual trattamento da parte del giovane da 
Carrara che nel 1390 ricuperò lo Stato. Il sesto documento è appunto 
una relazione, diretta alle autorità cittadine dai cividalesi che pre- 
sero parte, come ausiliarii, a questa impresa. 

40. Lorenzo D'Orlandi. Documento del 1390. (Nozze De Cla- 
ricini-Podrecca) — Padova, tip. Prosperini, 1863; in S** di pag. 8. 

(k.J.) 

Questo documento interessante attesta l'aiuto che i cividalesi 
prestarono a Francesco da Carrara per la ricuperazione di Padova. 
L'esercito friulano era comandato da cinque capitani, cioè Corrado 
Boiani, Nicolò de Portis, Egidio di Borgo di Ponte, Riccardo di 
Vaivasone, Nicolò di Strassoldo. Inl'atti nel giorno 19 giugno 1390, 
scrivono i capitani, « intramus in Paduam per qtwdnam foramen 
per aquas tùsque ad pectus )», e nei di seguente, malgrado la re- 
sistenza dei viscontei e aiutati dai cittadini di Padova i militi del 
Carrara entrarono finalmente per la porta degli Eremitani <per 
portellum Remitanorum. » 

47'. Degli studi fatti e da farsi nell'argomento dei confini d'I- 
talia rispetto all'Austria, e dei termini in cui si dowà proporre 
la questione veneta, dell'avv. P. Sigismondo Bonfiglio. (Nella Ri- 
vista contemporanea, giugno 1863, pag. 402 e segg.) — Torino, 
tip. deU' Unione, 1863; in 8" gr. di pag. 31. (R.L.J 

La questione è ravvisata in ordine ai due principii che l' Italia 

politica debba estendersi in oriente fine» all'Isonzo o fino alle Alpi, 



25 

ed è proclamata ropportunità e V urgenza di definitivi studii, i quali 
devono muovere da un giusto concetto della Venezia, rispondente 
alla natura, all'etnografia, alla storia di questa regione. Perciò l'au- 
tore nota qual fosse l'estensione della Venezia dal Mincio al Quar- 
nero nei tempi romani e nei veneti e chiama la strategia in ap- 
poggio delle sue asserzioni. 



t. Lettera di mons. Giuseppe Bini arciprete di Gemona al 
sig. marchese Pompeo Frangipane di Roma. (Nozze Puppi-Giaco- 
melli) — Udine, tip. Foenis, 1863; in 16^ di pag. 26. (B.C. V.J 

Il Bini, già segretario del governatore di Milano conte Firmian, 
amico di papa Benedetto XIV, risponde in questa lettera del 31 
luglio 1749 al Frangipane che lo aveva richiesto in che paesi e 
con quale autorità dominassero nei secoli x e xi i marchesi del Friuli 
e chi fosse con precisione il marchese o conte Engelberto, che in- 
tomo al 1130 divenne suocero di Leone Frangipane. Si nota da 
prima che Baldrico, il quale teneva la marca del Friuli fino dall' 81 9, 
ne fu privato otto anni appresso per essersi vilmente diportato 
contro i Bulgari, e il suo dominio fu diviso in quattro marchesati, 
chiamati probabilmente Istria, Friuli, Trevigi e Verona. Dall' 878, 
con la morte di Enrico, il Friuli divenne semplice contea. Quanto 
alla seconda domanda, il suocero del Frangipane dovette essere 
Engelberto I, su cui molto s'indugiano le considerazioni genealo- 
giche del Bini, il quale non trova alcuna parentela fra i Frangipani 
di Roma e quelli del Friuli. 



Del governo della sita famiglia, lettera di Mario Savor- 
GNANO a Luigi Cornare. (Nozze Trento-Cavalli) — Udine, tip. Seitz, 
1863; in 4" picc. di pag. 14. (B. C. U.J 

Tratta dai manoscritti foscariniani della biblioteca imperiale di 
Vienna, e publicata dal co. Giovanni Groppiere, questa lettera del 
famoso Mario Savorgnano, capitano, diplomatico e scrittore militare 
nato in Venezia nell'8 dicembre 1511, morto in Friuli in uno dei 
suoi castelli, il 13 marzo 1574, porta la data di Belgrado 8 febraio 
1562, e discorre della sua famiglia, dei tre castelli di Osoppo, Bel- 
grado e Castelnuovo ove avevano giurisdizione, della recente eredità 
di quello di Ariis, e della razza di cavalli, da lui migliorata in Friuli 
per uso di guerra. 



26 

so. Lettere inedite qiuittro. (Nozze Gattorno-De Rocco) — S.Vito, 
tip. Pascatti, 1863; in 4^ di pag. 29. ("B. C. T.) 

' Edite dal dott. Paolo Giunio Zuccheri, queste lettere furono 
tolte alla collezione Rota di S. Vito, e, benché riguardino iscrizioni 
triestine, interessano la bibliografia friulana per le note copiose 
che Teditore desunse dalla seconda parte inedita delle Antichità di 
Aquileia del Berteli. Le illustrazioni che precedono le epigrafi sono 
dovute a Francesco Florio, a cui il Bertoli risponde nella seconda 
lettera, trovandoci a ridire. La terza lettera è del Bertoli ; la quarta 
è scritta a questo dal canonico Aldrago Piccar di di famiglia trie- 
stina, ultimo vescovo di Pedena. 

451. Documenti storici delle famiglie comitali Strassoldo e Della 
Torre. (Nozze Locatelli-Strassoldo) — Venezia, tip. del Commercio, 
18G3; in 8^ di pag. 75. (B. C. U.J 

Giuseppe Valentinelli, Emanuele Cicogna e Teodoro Toderini 
diedero agli editori questi documenti che interessano la storia delle 
due famiglie, e furono ricavati dalla Marciana e dall'Archivio pri- 
vato Montereale-Mantica. Si dividono in due serie, precedute dallo 
stemma. La prima riporta 16 documenti della famiglia Strassoldo- 
Gràfenberg: vi è la narrazione di Virginio Forza udinese della 
prima origine del dominio austriaco in Friuli, e vi leggi le taglie 
di soldati che nel secolo xiv il parlamento della Patria impose ai 
conti Strassoldo, e vi si parla, sotto gli anni 1415, 1416 e 1419, dei 
due capitani di Pordenone Francesco e Ugo Strassoldo, e di Gio- 
vanni infesti alla città e protetti dall'Austria. La seconda serie, pei 
conti Della Torre, signori di Duino e Sagrado, contiene 5 docujnenti : 
vi appariscono, i nomi di Raimondo Della Torre, destinato sposo fin 
dal 1579 alla figlia di Mattia HoflFer capitano di Duino, e di un altro 
Raimondo ambasciatore imperiale a Roma nel 1598. Di questi 21 
documenti 9 sono in latino, 4 in tedesco, e tutti hanno appresso la 
versione italiana. 

^^. Funebri di Teobaldo Ciconi a Milano e a Torino, — Mi- 
lano, tip. Lombardi, 1863; in 8^ di pag. 80. /"B. C. U.J 

Edoardo Sonzogno raccolse in questo opuscolo le commemora- 
zioni, i versi, gli articoli scritti o riprodotti da gran numero di 
giornali di Milano, Torino, Udine, si politici che letterarii e perfino 
di mode, in occasione della morte di Teobaldo Ciconi, nato in San- 



27 

daniele del Friuli da Pietro e da Teresa Perusini il 20 dicembre 
1824 e mancato in Milano nel 28 aprile 1863. Appariscono primi 
i cenni biografici, publicati da T. Vatri nello Spirito folletto : in essi 
si accenna alle commedie del Ciconi, ai vari giornali in cui colla- 
borò, e alla fondazione del giornale II Loìnbardo in compagnia di 
Antonio Ghislanzoni. 



Antonio Zanon, cenni ripublicati da Giovanni De Portis. 
(Nozze Beretta-Muschietti) — Udine, tip. Trombetti-Murero, 1863; 
in 8^ di pag. 10. (B. C. U.) 

Comparvero questi cenni la prima volta nel 1770 nel Giofimale 
d'Europa, ed ora si ripublicano per meglio diffondere i meriti che 
Antonio Zanon, nato in Udine nel 1696, si aquistò nell'economia, 
nell'industria delle sete e del vino, nel commercio. Anche la scuola 
del disegno stabilita in Venezia pel lavoro serico, l' introduzione degli 
arazzi, gli esperimenti per la tintura del cotone in rosso di rubbia 
ne crebbero la fama che fu raccomandata stabilmente alle sue opere 
complete uscite in Udine nel 1828. 

S4L. Di alcune opere diarie ignote d* antichi maestri friulani, 
notizie di Gius. Uberto Valentinis. (Nella Rivista friulana, 30 
agosto, 6, 13, 20 settembre, n. 22-25) — Udine, tip. Seitz, 1863; in 
fol. di col. 9. (B. a U.) 

A parziale complemento e a rettificazione delle opere del Lanzi, 
del Renaldis e specialmente del Maniago, il nob. Valentinis dettò 
queste notizie, avendo percorso a quest'uopo la Carnia nel luglio 
1863. Nove infatti furono le località ove si trovano opere d'arte, 
degne di ricordo, di cui egli ci dà la descrizione : la maggior parte 
sono a freschi, ma v'hanno altresì dipinti in tavola e due sculture, 
una in legno e una in pietra bianca calcarea. Di molte opere è ac- 
certato l'autore che spesso apparisce Gianfrancesco o Domenico da 
Tolmezzo : di altre l'autore è congetturato dal Valentinis. I distretti 
più ricchi di opere ignote sono quelli di Ampezzo nei comuni di 
Socchieve, Forni di Sopra e Forni di Sotto, e l'antico di Rigolato 
nei comuni di Mione (capo luogo, e frazione di Luint), Ovaro (fr. 
Liaris), e Prato (fr. Osais) ; mentre a Tolmezzo una pila d'aqua santa 
nel duomo è attribuita a Bernardino Bissone che lavorò le pile del 
duomo di Venzone e la porta della parrocchiale di Tricesimo. Il 
Valentinis lascia, come dice, ai più valenti di lui giudicare il merito 
estetico delle opere d'arte di cui discorre. 



28 

s^. Dell'origine e delle rncende della mìisica ecclesiastica e 
dello staio della medesima in Friuli dal cominciare del secolo xviii 
fino al presente, discorso letto all' Accademia d' Udine dal socio 
ab. Domenico Sabbadini mansionario della cattedrale, il giorno 1** 
febbraio 1829. (Per ingresso dell'arcivescovo Gasasela) — Udine, 
tip. Zavagna, 1863; in 8° di pag. 19. (B. C. U.J 

Molto diffusa è in questo discorso la prima parte generale ; ma 
venendo ai maestri di cappeUa della cattedrale di Udine, il primo 
di cui si abbia notizia pel Friuli è Benedetto Bellinzani bolognese 
che qui fu maestro nel 1720. Scrisse i salmi e gl'inni di tutti i 
vespri dell'anno e li dedicò ai deputati della città di Udine. Nella 
metà del secolo scorso fioriva nella stessa qualità Bartolomeo Cor- 
dans veneziano. Ma nella musica sacra si rese illustre a Cividale 
fin dal 1750 un don Pietro Pavona da Palmanova, valentissimo; 
mentre a Udine erano nominati prima don G. B. Tomadini udinese, 
morto nel 1799 e poi don Giacomo Rampini rodigino, morto nel 1811. 



1864 



Saggio di bibliogra/ìa istriana, publicato a spese di una 
società patria. — Capodistria, tip. Tondelli, 1864; in 8® grande di 
pag. vn-484. fi2. O-BJ 

CSto questo assai pregevole volume per i moltissimi numeri che 
contiene, i quali interessano la storia del Friuli e del patriarcato 
d'Aquileia, che ebbe per molti secoli dominazione diretta o indiretta 
sulle terre istriane. È da augurare che presto sia continuata e rifusa 
tutta la Bibliografia istriana, essendone già raccolti i materiali dal 
prof. Carlo A. Combi che attese, con l'aiuto di pochi collaboratori, 
al Saggio di cui io diedi una relazione particolare nelV Arch. star, 
ital.. Serie Terza, Tomo, vii, parte ii, pag. 138-154. 



'. Relazione alV eccellentissimo Senato del nob. Homo Ber- 
nardo Corner luogotenente in Udine 1701-1702. (Nozze Gei-Cini) — 
Venezia, tip. Merlo, 1864; in 8® di pag. 15. fR.J.J 

Il nob. Girolamo Dandolo trasse questa relazione dall' Archivio 
di Stato in Venezia. Bernardo Corner « dopo varii inviti, si rassegnò 
alla reggenza di Udine, mentre era cominciata la guerra di suc- 
cessione spagnuola e i ministri imperiali a Gorizia e Gradisca svia- 
rono il pericolo che passassero le truppe pel territorio della repu- 
blica, la quale però tenevasi all'erta. Erano tranquilli nobiltà e 
plebe della Patria, se si eccettuino le risse tra quelli di Dogna e 
i confinanti. In materia d' imposte tutti i paesi vanno regolarmente, 
tranne Latisana, Monfalcone, Portogruaro, Pordenone e Sacile ove 
« li defraudi non si vedon corretti. » Le chiese, « maneggiate da scuole 
laiche » o amministrate da fabricieri, erano nella Patria ben 1212; 
il luogotenente, valendosi dell'opera di Alberto Albertis ragionato, 
ne fece esaminare 572: la più disordinata si trovò essere quella di 
Spilimbergo. — Agostino Sagredo diede un giudizio della presente 
relazione nelV Arch. star, itaL, Serie Terza, Tomo i, parte ii, pag. 125. 

Relazione del nobiluomo Marco Longo proveditore di Ma- 



50 

rano nel 1560-61. (Nozze Nussi-Ferrari) — Udine, tip. Jacob e Col- 
megna, 1864; in 16° di pag. 11. fB. C. U.J 

Breve relazione, in cui il Longo, ritornato da proveditore di 
Marano, accenna al progetto di fondare il bastione di S. Marco, che 
fu incominciato e poi sospeso. C'era anche bisogno di rifare la mu- 
raglia dal bastioncino fino alla porta marittima e il ponte dalla parte 
di terraferma. In Marano potevano trovarsi allora 246 uomini atti 
alle armi, dai 14 ai 50 anni. La relazione fu trascritta da Vincenzo 
Joppi. 

5JO, Viaggio nella Patria del Friuli nel 1593 di Leonardo Do- 
nato, uno dei cinque proveditori per l'erezione della fortezza di 
Palma e raccomodamento di Udine. (Nozze Cigolotti-Bonamico) — 
Portogruaro, tip. Castion, 1804; in 8° di pag. 56. (B. C. U.) 

Dall'archivio privato dei conti Dona dalle Rose, Nicolò Barozzi 
trasse questo viaggio del futuro doge, e vi mandò innanzi il de- 
creto 17 settembre 1593 per l'erezione della fortezza di Palma- 
Partiti i cinque da Venezia il 1® ottobre, per Mazzorbo, il Piave, 
Cava Zuccherina, Caorle, su cui molto si diffonde la descrizione del 
Donato, giunsero il 3 a Portogruaro, e di là a S.Vito per Bagnara, 
Bagnarola, Savorgnano. Poi toccarono Codroipo, e, deviando, ven- 
nero a Rivolto, a Castiglions (Castions di Strada), e a Strassoldo, 
dove, a cosi dire, stabilirono il loro quartier generale, per poter « con- 
venire a Palmada, a San Lorenzo, a Sotto Selva, a Campolongo, a 
Saciletto ed altri luoghi che vengono in considerazione di fortifi- 
carsi. » Cosi cominciarono le operazioni per la ricerca del sito più 
acconcio, e qui il viaggio del Donato ha un vero interesse tecnico. 
Proseguirono poi per Marano visitando, sempre per iscopo di difesa, 
la terra, la laguna e il porto, e si recarono a diporto ad Aquileia, 
donde, tornando, ripresero il loro lavoro, fissando definitivamente 
il luogo della nuova fortezza tra Palmada, San Lorenzo e Ronchis, 
né abbandonarono la loro missione prima di aver pensato al modo 
di difendere Udine, persuadendosi prima che, in caso d'assedio, non 
le mancasse l'acqua. Tutti i paesi veduti sono con facilità ed ab- 
bondanza descritti dal Donato. Essendosi Marcantonio Barbaro fer- 
mato in Friuli per la costruzione della nuova fortezza, i quattro 
partirono da Udine il 25 ottobre e cinque giorni dopo erano a Ve- 
nezia, essendo passati per Valvasone, Pordenone, Sacile, Conegliano, 
Treviso, Marghera. — Il libretto fu giudicato bellamente dal Sa- 
gredo neìVArch, Star. ItaL, Serie Terza, Tomo II, parte i, pag. 205-6. 



31 

OO. Aquileia e Udine del dott. Giusto Grion. (Negli Atti ecc. 
dell'i, r. Ginnasio liceale di Udine pag. 17 e segg.) — Udine, tip. 
Foenis, 1864; in 16^ di pag. 5. (B. C. U) 

Sostiene l' autore che la Japigia, posta nelK Illiride, secondo 
Ecateo, citato da Stefano bizantino, corrisponda ad Aquileia, ante- 
cipando cosi di oltre tre secoli, con manifesto errore, la fondazione 
di quella città. Ma con una congettura ben più fantastica, ripor- 
tandosi agli stessi autori e stranamente abusando della etimologia, 
vuole che Udine stessa derivi da Oidantion, città degli Illirici. — 
Questo studio tutto infarcito di se e di forse, fu severamente giu- 
dicato nella Rivista friulana^ 18 settembre 1864, n. 38. 

oi. Della illustruzione di vetusta lapide romano -concordiese, 
lettera inedita del conte Bartolomeo Borghesi al canonico teolo- 
gale di Concordia Giovanni Muschietti. — Portogruaro, tip. Ca- 
stion, 1864; in 8^ di pag. 20. (B. C, UJ 

Qui è discussa nella lettera del famoso Borghesi e nella copiosa 
illustrazione del Muschietti la lapide onoraria ad Arrio Antonino 
prefetto deirerario publico, che, nelle strettezze della carestia, scop- 
piata sotto Marco Aurelio e Lucio Vero, tutelò Tordine della co- 
lonia e la provide di risorse. Si accordano i due illustratori nel 
trovare in Concordia la traccia di una dignità arvalica fino allora 
sconosciuta. 



Seguito degli Estratti degli Annali di Cividale del Friuli 
dal 1384 al 1419 di Marcantonio Nicoletti notaio cividalese del 
secolo XVI. (Nozze Codroipo-CoUoredo-Mels) — Udine, tip. Seitz, 1864 ; 
in 8^ di pag. 34. (Ti. C. UJ 

Questi estratti giungono fino all' 11 lugho 1419, giorno in cui 
la comunità di Cividale, abbandonata dal patriarca, fa la sua de- 
dizione alla republica di Venezia. I fatti di cui tien conto questo 
fascicolo sono meno importanti di quelli discorsi nel precedente 
(V. n. 27), e solo vi si parla lungamente del possesso di Tolmino, 
cui Cividale non voleva cedere al patriarca, senza un lauto com- 
penso in danaro. Si scorge poi a molte prove quale stretta amicizia 
legasse il comune di Cividale ai Carraresi, il che fu meglio dimo- 
strato in più recenti publicazioni. — Di questi estratti, dati in luce 
dal dott. Vincenzo Joppi, dice una magra parola Agostino Sagredo 
nelV Arch. star, ital.. Serie Terza, Tomo i, parte ii, pag. 130. 



32 

03« n tempietto di S, Maria in Valle di Cividale del Friuli 
del can. Lorenzo d' Orlandi. (Nozze Valentinis- d'Orlandi) — Udine, 
tip. Seitz, 1864; in 8^ di pag. 23. (B. C. U.J 

Già stampata in Udine (Vendrame, 1858) in appendice alla Guida 
di Cividale e prima (Udine, Vendrame, 1 839), questa descrizione ri- 
corda i pregi singolarissimi del tempietto, chiuso nel recinto del mo- 
nastero maggiore. Esso, fondato dalla regina Piltrude, moglie o figlia 
che fosse di Pietro XIV duca di Forogiulio, era" fin dal 762 con- 
sacrato al culto cristiano. Sulle poche vestigie romane s'innestano 
le molto longobarde, che fanno di questo tempio uno dei più rari 
monumenti di quel popolo che ne ebbe pochissimi. Nel 1859 fu ri- 
staurata quella preziosa reliquia architettonica. 



:. Zakrajsek Francesco — Goriski letnik za Htatelje vsacega 
stanii. Prvi Teca) — za leto, Gorizia, ed. Sochar, tip. Seitz, 1864; 
in 8^ CM. P. G.) 

In questa strenna o lunario è compreso, dalla pag. 161 alla 
pag. 191, un breve sunto storico della contea di Gorizia e Gradisca 
dai tempi più antichi sino alla morte dell' ultimo conte Leonardo 
nel 12 aprile 1500. Alle pag. 192 e 193 è aggiunta una tavola ge- 
nealogica dei conti di Gorizia, da Otvìno di Lurn e Pusterthal sino 
aU'estinzione della sua famiglia. La dissertazione è compilata senza 
molta critica e non presenta alcunché di nuovo per la storia della 
contea. Oltre a ciò essendo riuscita brevissima l'autore non cerca 
che di far emergere i momenti più importanti, i quali d'altronde 
sono quasi tutti tratti dal Tentamen del Coronini ed in parte spi- 
golati da altre opere edite che si riferiscono alla contea. L'opera 
segue evidentemente una tendenza slavofila, facendo in diversi in- 
contri delle allusioni, non bene ragionate, su fatti, che secondo 
l'autore varrebbero a dimostrare, che gli Slavi ossia Slavjani, come 
vengono nominati nel trattato, abbiano preso stanza nella contea 
in tempi remotissimi e che la loro stirpe siasi già di molto diffusa 
in questi paesi nell'anno 490 di C, cioè ai tempi di Teodorico. 
fBlarzino.J 



Gradisca di G. F. Schrkiner. Q^eìVAllgemeine Enci/klopàdie 
der Wissenschaften und Kunste ecc. von J. S. Ersch und J. G, Gruber, 
r Sezione, Tomo 77*, pag. 332 e segg.) — Leipzig, tip. Brockhaus, 
1864; in 4^ di pag. 149 a due colonne. fB.C. T.J 



33 

n dott. Schreiner ha scritto intorno a Gradisca una monografia 
completa, anzi una propria storia che è la più copiosa raccolta di 
notizie ordinate che s'incontri nell'enciclopedia di Ersch e Gruber, 
riferentisi ad argomento friulano. L'autore ebbe cura di rilevare 
le relazioni che ebbe Gradisca con la republica veneta e con l'Au- 
stria, documentando in 132 note quanto asserisce. Vogliamo notare 
come, tra le cose edite, consultasse anche le lettere di Girolamo 
Savor guano, publicate ed illustrate nel 1855 da Vincenzo Joppi e 
per le notizie inedite lo soccorressero a Vienna i consigli del Ka- 
rajau e del Meiller, e a Venezia del Valentinelli, del Veludo, del 
Lorenzi, e del Pasini. Certo che anche Gorizia (V. n. 14) avrebbe 
meritato una illustrazione almeno simile a questa, ma si osserva il 
fatto deplorevole che i direttori delle enciclopedie non trovano sempre 
collaboratori disposti a trattare con pari abbondanza tutti gli ar- 
gomenti che dovrebbero essere portati dal programma primitivo. 

oo. Gradiscaner Krieg di G. F. Schreiner. (ì^eW Allgemehie 
Encyklopndie der Wissenschaften und Kunste ecc. von J, S. Ersch 
und J. G. Gruber, I* Sezione, Tomo 78**, pag. 1 e segg.) — Leipzig, 
tip. Brockhaus, 1864; in 4® di pag. 15 a due colonne. fB.C. T.) 

Accurato .lavoro condotto, come il precedente, da uno fra i più 
illustri collaboratori dell'enciclopedia tedesca. La narrazione com- 
pendia gli autori più noti, entra bene nelle cause che provocarono 
la famosa guerra gradiscana e nelle sue varie fasi, anche minute. 
In tutto l'articolo non incontrasi che un solo errore tipografico nel 
riportare un nome, mentre se ne rettificano o se ne chiariscono al- 
tri che occorrono negli storici contemporanei. 

wy. Grado di G..F. Schreiner. {^%\V Allgemeine Encyklopàdie 
der Wissenschaften und Kunste ecc. von J. S. Ersch und J. G, Gru- 
ber, I* Sezione, Tomo 78®, pag. 40 e segg.) — Leipzig, tip. Brockhaus, 
1864; in 4^ di pag. 4 a due colonne. (B. C. T.J 

In questo articolo si toccano brevemente le vicende storiche di 
Grado, e riportate due antiche iscrizioni, è detto della parte archeo- 
logica e delle scoperte fatte in quel luogo nel 1848 e .1849, essendo 
governatore di Trieste il conte Francesco Saverio Stadion. Lo Schrei- 
ner discorre altresì la parte ecclesiastica, le lotte pel potere tempo- 
rale, la grandezza del versatile patriarca Fortunato, e non tace del 
famoso santuario di Barbana. 

4 



34 

OS» Discorso sul Timavo di P. Kandler. (Nozze Levi-Guastalla) 
— Trieste, tip. del Lloyd austriaco, 1864; in 8® di pag. 41 con due 
tavole. CB. C. U.J 

Nel dissertare intorno al Timavo il Kandler dice preferire di 
leggere « il gran libro che Dio ha plasmato, il quale svela le ve- 
racità e le aberrazioni degli uomini che ne voUer discorrere. » E 
quindi, fatta la geografia dei siti, dimostra che il Timavo, che se- 
condo lui appartiene tutto a Trieste, ha la sua fonte tra il monte 
Catalano e il monte Lissatz al di sopra di Fiume, e corre fino a 
S. Canziano, nel Carso, dove si nasconde sotterra, per riuscire presso 
la foce. Anche gli antichi pensarono che cosi fosse. Tocca della 
strada romana presso Ronchi, e del ponte che, secondo alcuni, sa- 
rebbe stato distrutto dagli aquileiesi per tener lontano Massimino. 
Ma il Kandler pensa che la pietra, trovata ai piedi della chiesa di 
Ronchi, abbia appartenuto al mausoleo di Saturnino, ricco aquileiese. 
Il Timavo è celebre per sé stesso e per i poeti, geografi, cosmografi, 
storici che ne parlarono, per Tedifizio delle fonti termali segnato 
nella tavola Teodosiana, pel passaggio dei barbari oltre il corso sot- 
terraneo, per le tre dogane li presso che spettavano al capitolo di 
Aquileia, il quale nel 1601 ne fece permuta coi conti Della Torre. 

oo. Infbrmationi del patriarcha d' Aquileia sopra la sua in- 
dipendente giurisdizione dalla repuhlica veneta, 1590. (Per in- 
gresso del parroco Mattiussi) — Venezia, tip. Merlo, 1864; in 8* di 
pag. 15. (B. a U.J 

Il parere è dato da fra Paolo Sarpi che, sebbene fosse con- 
sultore della republica, non avrebbe taciuto le buoni ragioni della 
parte contraria. E qui, pur tenendo conto che la republica aveva fin 
dal 1420 aquistato il Friuli, s* interpreta il valore delle convenzioni 
intervenute dal 1444 al 1470 che lasciavano fossero inappellabili 
talune sentenze del patriarca e gli attribuivano la sovranità, in virtù 
di cinque convenzioni esercitate in antico e non abrogate. In una 
parola, si considera che la republica sia successa nelle ragioni del- 
l' impero, non nelle giurisdizioni patriarcali. La controversia rimase 
sospesa per qualche secolo. — A. Sagredo scrisse neWArch. Stor. 
ItaL, Serie Terza, Tomo i, p. ii, pag. 121 di questo consulto, nel 
quale ravvisò giustamente tanta importanza da consigliarsi a ripro- 
durlo dopo il suo articolo, pag. 121-125. 



35 

'yo. Alcune lettere di Mario Savorgnano nel 1531. (Nozze De 
Reali-Da Porto) — Udine, tip. Seitz, 1864; in 4*^ di pag. 40. CB.C, U.J 
Tanto i cenni biografici che precedono, come la raccolta delle 
lettere, tolte al volume lvi manoscritto dei Diari di Marin Sanuto, 
furono procurati dal dott. Vincenzo Joppi. Mario dirige le sei let- 
tere qui publicate a Costantino suo fratello, e lo ragguaglia delle 
curiose osservazioni fatte, mentre, a soli ventanni, erasì unito in 
viaggio a Nicolò Tiepolo, ambasciatore straordinario della republica 
presso Carlo V. La prima lettera, in data di Colonia, descrive quella 
città e la cerimonia dell'elezione di Ferdinando a re dei Romani; 
la seconda è da Parigi e descrive Y incoronazione della regina Eleo- 
nora d'Austria sorella di Carlo V e moglie di Francesco I; le altre 
quattro lettere, da Brusselles, trattano degli affari religiosi in Ger- 
mania, dell' Ungheria, della reggenza della regina Maria, di un 
viaggio a Londra e infine delle faccende di Danimarca e della dieta. 
Sono dettate con precoce spirito di osservazione. — Un breve ma 
succoso resoconto e giudizio diede A. Sagredo di queste lettere e del 
loro autore nélVArch. Stor. ItaL, Serie Terza, Tomo i, p. ii, pag. 129. 

'M. Al nobile Huomo conte Fantino Contariniy Lorenzo can. 
D'Orlandi D. D. D. (Per nozze Ermacora-De Giorgio) — Udine, tip. 
Seitz, 1864; in 4* di pag. 12. ("KDJ 

In questa lettera sine titulo è riportato dal codice « Thesaurus 
claritas » del De Rubeis con documento del 1267, in cui trattasi 
della questione tra Enrico di Villalta e Conone di Moruzzo se si 
potesse trasmettere agli eredi un feudo ottenuto «propter divitias 
suas. » Enrico si pronunziò pel si, ma gli fu contrario Conone, e 
a lui aderì la maggioranza della Curia del patriarca Gregorio da 
Montelongo. Più tardi, nel 1272, Enrico di Villalta, unitosi ai si- 
gnori di Polcenigo e di Porcia, tutti capitanati da Federico di Pin- 
zano, s'impadronirono di Gividale, fingendosene amici. 

*y«. Antonio Morsure di G. B. Bassi. (Nella Rivista friulana, 7 
agosto, n. 32) — Udine, tip. Seitz, 1864; in fol. di col. 1. fJB. C. U.J 
È un appello di G. B. Bassi, inteso a onorare, con una meda- 
glia da coniarsi da Antonio Fabris, il rinomato scultore Antonio 
Marsure di Pordenone, autore, non che altro, di tre opere insigni. 
Prometeo, Zefiro e Flora ed Epaminonda. Il Maràure ebbe lodi dal 
Cicognara: mori a Roma in giovane età. 



86 



Una gloria incymorata di G. E. L. (Nozze Cancianinì-Duodo) 
— Udine, tip. Zavagna, 1864; in 8* di pag. H. (R. J.) 

Sotto questo titolo curioso, l'avvocato Lazzarini cerca, ma non 
riesce, togliere all'oblio il nome di Luigi Pico friulano, scrittore di 
versi e di racconti, suicidatosi a vent'anni, perchè noiato della vita 
e stanco di lottare e soffrire. —Y. Giornale di Udine, 27 luglio 1882. 

•y-*. Orazione in encomio dell' illustrissimo e reverendissimo 
mons. fr. Giuseppe Rizzolati dell'ordine dei min. riformati di 
S. Francesco, vescovo d' Aradia e vicario apostolico nella prov, di 
HunQuang nella Cina, detta dall'arciprete Giov. Pietro dott. Fa- 
BRizi, canonico onorario della cattedrale di Concordia, nel di 15 ot- 
tobre 1862, aggiunta la collezione delle letteì^e scritte dallo stesso 
prelato durante la missione. — Portogruaro, tip. Castion, 1864; 
in 8^ di pag. 210 con ritratto. (R. J.) 

Questa orazione pronunciata a San Martino d'Asio in morte 
del Rizzolati, avvenuta a Roma il 16 aprile 1862, contiene nelle 
annotazioni molte notizie della vita di questo prelato, nato U 31 
ottobre 1799 sotto la medesima pieve di S. Martino, e chiamato 
alla fonte Giandomenico. I meriti del Rizzolati come missionario, 
erudito e filologo sono qui largamente discorsi; e per via d'inci- 
denza vi sono enumerati gli ecclesiastici ragguardevoli della diocesi 
di Concordia nei due ultimi secoli. Le venti lettere aggiunte del 
missionario, che si chiamava Giuseppe da Clauzetto, sono preziose 
per stile ingenuo e per messe abbondante di fatti curiosi. 

*yfiJ. Biografia del sacerdote Mattia Sabhadini, parroco di Pro- 
vesano. (Nozze Sabbadini-Tinti) — Portogruaro, tip. Castion, 1864; 
in 8** di pag. 15. (R. J.) 

Scritta dall'arciprete Pietro Fabrizi, questa biografia dice le 
lodi del parroco Sabhadini, benemerito dell'agricoltura e delle in- 
dustrie che vi si attengono, il quale, nato in Vito d'Asio nel 20 
gennaio 1751 mori quasi nonagennario il 23 marzo 1840. 

•yo. Ricordazione della vita santa di Francesco Tomadini, 
canonico, padre degli orfani. (Nozze Tomadini-Rizzani) — Padova, 
tip. Prosperini, 1864; in 8° di pag. 29. (B. C. U.J 

Gli elogi ben meritati di mons. Tomadini, la cui memoria oggi 
ancora è tanto popolare in Udine, sono ripetuti in questo libretto 



37 

sotto la forma di una ricordazione o notizia della sua vita, di una 
lezione tenuta agli orfani del sodalizio da lui fondato, di relazione 
recitata nel trigesimo al cimitero. Questi scritti sono dell'ab. prof. 
Jacopo Pirona, che vi aggiunse otto sue epigrafi. Il libro si chiude 
con la nota lamentazione di Pietro Zorutti. Francesco Tomadini, 
angelo di carità, era nato nel 1782, il 13 dicembre, da Giovanni 
e Laura Favetti; nel 1838 accettò un canonicato, impostogli, si può 
dire, dalla violenza; mori il 30 dicembre 1862. 

'T'y. Campoformio, considerazioni di Daniele Pallaveri. — Fi- 
renze, tip. Le Mounier, 1864; in 16° di pag. 206. (R.O-B.) 

Libro d' istinti assai generosi e patriotici, col quale si mira a 
confutare la compra opinione del Daru e quella del Thiers che la 
Francia procurasse un bene alla republica di Venezia col decretarne 
la caduta. Ma delle conferenze di Udine è qui toccato appena, nulla 
è detto dei convegni di Passeriano: solo, istituendo un confronto 
tra i preliminari di Leoben e il trattato di Campoformio, si dimostra 
l'inferiorità di quest'ultimo, in cui cedevasi all'Austria anche la 
piazza di Palmanova che era pur giudicata di primaria importanza, 
secondo affermava Napoleone stesso nella lettera 6 settembre 1797 
al Direttorio. 



1865 



*y8. n Friuli orientale, studii di Prospero Ajntonini. — Milano, 
tip. Vallardi, 1865; in 8® di pag. viii-704, con carta delle Alpi Giulie. 
CR. O-B.J 

Libro prezioso che tiene conto particolare delle condizioni na- 
turali e storiche del Friuli ancora soggetto all'Austria, ossia delle 
città e territori di Gorizia, Gradisca, Tolmino, Plezzo, Aquileia, 
Monfalcone, Grado, cercandosi dall'autore le relazioni molteplici col 
Friuli occidentale e con le terre più estreme dell'Italia naturale. 
A conferma delle sue asserzioni, TAntonini confortò il suo lavoro 
di quasi mille note e di prospetti statistici. Il carattere essenzial- 
mente patriotico di questi studii ha potuto procurar loro la nota 
di parzialità da parte di scrittori che furono ben altrimenti parziali 
in senso opposto. Però vi si desidera quel maggior ordine che la 
fretta di publicare il volume non ha consentito al benemerito au- 
tore. — Il raccoglitore della presente bibliografia friulana ha dato 
del volume dell'Antonini un lungo ragguaglio nell'Arca. Star. ItaL, 
Serie Terza, Volume ix, parte i, pag. 102-149. Anche il prof. Se- 
bastiano Scaramuzza di Grado publicò da Sinigaglia un cenno cri- 
tico-filosofico sul libro del senatore Antonini (Firenze, tip. Barbera, 
1866; in 16** di pag. 32) in cui lodandone i patriotici intenti, entra 
a discorrere di qualche pimto non affatto chiaro, come della capi- 
tolazione di Palmanova nel 1848. — Vedi appendice del Giornale 
di Udine, 10 ottobre 1866, n. 33. 



Diplomatarium portusnaonense. Series documentorum ad 
historiam Portusnaonis spectantium, quo tempore (1296^i5i4j do- 
mics austria^ae imperio paruity hinc inde lectorum, cura et opera 
JosEPHi Valentinelli, bibliotecae palatinae Venetiarum praefecti. 

— Quaedam praemittuntur annorum 1029-1274. (Nelle Fontes rerum 
av^iriacarum, — Seconda Serie — Diplomataria et acta — Voi. 24) 

— Wien, aus der k. k. hof und staatsdruckerei, 1865; in 8^ gr. di 
pag. viii-482. (R. 0-B.J 



39 

Per raccogliere molto di nuovo intomo a Pordenone, oltre 
quello che si aveva a stampa, sì quanto alla storia che agli statuti, 
il prefetto della Marciana, ab. Valentinelli, mise insieme la presente 
raccolta di 377 documenti, non compresi i 19 di cui è tenuto conto 
nella prefazione. L'archivio di Vienna gli porse i maggiori elementi, 
né volle far suo prò degli atti meno importanti di indole privata 
che pur gli fu dato vedere. La parte più curiosa delia storia civile 
di Pordenone furono le cessioni frequenti a cui fu soggetta, prin- 
cipalmente a titolo di dote o di pegno, e le contese cruente tra 
Pordenone e Torre tiranneggiata da Giovannino di Ragogna presso 
Sacile, che peri nel castello di Torre, incendiato dagli avversari. 
A Pordenone gli ebrei potevano, per privilegio, esercitare Y usura. 

— Intorno a questa serie di documenti, io scrissi un articolo nel- 
VArch. Star. Hai, Serie Terza, Volume xii, parte ii, pag. 130-142, 
il quale fu riportato negli Atti dell'Accademia di Udine, Seconda 
Serie, Voi. ii, pag. 93-107, sotto il titolo Pordenone nel medio evo. 

SO. Relazione della Patria del Friuli del luogotenente Gio- 
vanni Moro, 1527, presentata nel 14 febraio. (Nozze Ferrari-Paroni) 

— Udine, tip. Seitz, 1865; in 8° di pag. 10. /"B. C, U.J 

Dice il Moro di aver fortificato la rocca di Monfalcone e dà i 
particolari delle nuove opere, alla cui spesa quasi intiera provederà 
la Patria; dice in oltre che se non può difendersi Cividale, sono 
importanti il castello della Schiusa (Chiusaforte), di Venzon e di 
Ariis, il quale non deve lasciarsi cadere in man di nemici. Consi- 
glia che i luogotenenti venturi tengano in assetto i tremila archi- 
bugieri ordinati dalla Signoria, e curino affinchè i prelati e le co- 
munità dieno i fanti e i cavalli stabiliti, mentre Tolmezzo e la Gamia 
hanno a difendersi da sé. Gonchiude la relazione descrivendo Udine 
e la Patria, e mostrando la necessità di far forte la capitale. 

©1# Relazione di Alvise Giustinian Giustiniani luogotenente 
del Friuli dal 1575 al 1577. (Nozze Zor zi -Corazza) — Udine, tip. 
Jacob e Colmegna, 1865; in 8^ di pag. 13. f5. C. U.J 

Comunicata a Giandomenico Ciconi dal dott. Vincenzo Joppi, 
questa relazione si occupa quasi esclusivamente del dazio della ma- 
cina che, causa le settantadue giurisdizioni in che si divideva la 
Patria, era facilmente frodato alla republica; chi però doveva pa- 
garlo, lo faceva mal volentieri, e si lagnava che « Cividale non 



40 

paga cosa alcuna per questo conto, di modo che pare alla città di 
Udine e al resto della Patria che sieno trattati dalla Serenità Vo- 
stra come figliastri e non come loro figliuoli. » Qui si nota ancora 
l'odio tra castellani e cittadini. — Di questa relazione scrisse bre- 
vemente il Sagredo nell'Arca. Star. ItaL, Serie Terza, Tomo vi, i, 145. 



Relazione della Patria del Friuli presentata al Collegio 
nel luglio 1585 da Pietro Gritti luogotenente tornato da Udine. 
(Nozze Zorzi-Corazza) — Venezia, tip. Antonelli, 1865; in 8** di pag. 15. 

(B. a U.) 

Contava la Patria sotto la luogotenenza del Gritti lOOmila 
anime « per il buon governo delle quali ragionerò brevemente di 
tre cose necessarie, prima del viver loro, poi del viver bene, e nel- 
r ultimo loco del viver sicuramente. » Paese sterile in generale, ma 
abbondante di vini e animali minuti. Si è ottenuto pieno accordo 
tra Udine e i giusdicenti che, se non fossero sconsigliati da ragioni 
d'economia, verrebbero ad abitare in città. Parlando delle cinque 
compagnie di cernide, osserva che quella di Remanzacco non si 
ridurrà mai a disciplina per essere composta in parte di gente della 
Patria, in parte della giurisdizione di Cividale, e converrebbe di- 
viderla in due. Si loda della gente di Gemona, Venzone e Tolmezzo. 
La Patria però è sguernita, né ci vorrebbero meno di 1 Ornila sol- 
dati per difendere i passi aperti. Solo 36mila ducati si cavano dalla 
Camera fiscale, dei quali 4500 vanno per le spese. 



Relatione del clarissirao signor Vincenzo Bollani prove- 
ditor de Cividal de Friuli. (Nozze De Orlandi-Gei) — Venezia, tip. 
del Patronato, 1865; in 8*» di pag. 32. (R,J.) 

È del 1588, molto importante. Vi si nota che la città era « in 
se divisa et molto turbata da civili discordie fra nobili et popolari, 
che insieme contendevano circa l'amministrazione del suo publico 
danaro, et distributione dei loro officii. » Tremilatrecento abitanti 
aveva la città ; circa trenta famiglie nobili ma povere, tranne cin- 
que sei con 1500 ducati di rendita. C'era un collegio di 20 notai. 
Parla poi il Bollani del capitolo cattedrale e dei sei conventi, tre 
di frati e tre di monache, dei dazii, più copioso di tutti quello del 
vino, che fu appaltato per marche 1196. La descrizione della terra 
e dei limiti della Gastaldia di Cividale son riferiti in termini precisi : 
il territorio slavo è di 72 ville comprese in 33 comuni. L'Antro e 



41 

S. Leonardo, esenti da fazioni, erano però obligati, in tempo di 
peste e di guerra, a custodire i passi dei Pulfaro, di Luvich, S. Ni- 
colò, Drenchia e Clinis. Dalle 27 ville del piano si tolgono 150 
soldati col nome di cernide di Remanzas, completate da Udine fino 
a 500. Con esattezza viene a dire della giurisdizione, e dei tribu- 
bunali (banche) istituiti nei territorii speciali, come di Antro e Merso 
per tutta la Schiavonia, poi di Brazzano e Nebula, di Manzano, di 
Albana e Golobrida e conchiude con dar conto minuto dei giusdi- 
centi particolari. 



Italia e confederazione germanica, studi documentati di 
diritto diplomatico, storico e razionale intorno alle pretensioni ger^ 
maniche sul versante meridionale delle Alpi, 'del prof. avv. Sigis- 
mondo BoNFiGLio. — Torino-Milano, tip. G. B. Paravia, 1865; in 8® 
di pag. 832, con una carta geografica. (R, L.) 

Trattazione molto ampia, anzi prolissa, di un argomento che, 
dopo il 1859, anno dell'annessione della Lombardia al nostro regno, 
commosse grandemente gli animi. Il volume si estende a provare 
r italianità di tutte le terre cisalpine ancora soggette all'Austria, 
cioè i territorii di Trieste, Gorizia, Trento e la penisola istriana: 
si divide in quattro libri, suddivisi in capi e in articoli, e vi sono 
aggiunte cinque lunghe appendici e diciannove documenti. Discor- 
rendo le ragioni di Trento e di Gorizia, l'autore fonde la storia di 
questi due paesi, e rispetto al Friuli orientale esclude che col fa- 
moso protocollo 6 aprile 1818 si volessero comprendere nella con- 
federazione anche i territorii di Monfalcone e di Duino. Finalmente, 
quanto alla valle friulana del Fella, pensa il Bonfiglio che l'Italia 
debba estendersi, per motivi di sicurezza, oltre lo spartiaque natu- 
rale di Camporosso, fino al passo di Tarvisio, seguendo in ciò l'e- 
sempio di Napoleone che al primo regno d'Italia assegnò da quella 
parte a confine i territorii di Weissenfels e di Tarvis. Il proemio 
di quest' opera usci nel fascicolo di gennaio 1865 della Rivista conr 
temporanea di Torino, pag. 54-68. 

83. Il Friuli, studi e reminiscenze di Pacifico Valussi. — Mi- 
lano, tip. Internazionale, 1865; in 16° di pag. 268. (B.C. U.) 

In questo vivace libretto, ricavato dalle appendici del giornale 
milanese Y Alleanza, è detto in compendio quanto può interessare 
il Friuli nella varietà delle sue suddivisioni e sotto l'aspetto geo- 



42 



grafico, topografico, storico. Come reminiscenze, la parte moderna 
vi è trattata più largamente dell'antica : cosi pure i costumi e l'arte 
ebbero qui sufficiente sviluppo, non contentandosi l'autore di ricor- 
dare i nomi degli scrittori e degli artisti friulani, ma accennando 
al carattere delle loro opere. 



;. Alcuni avvenimenti del secolo xv annotati da Giovanni da 
San Vito, con aggiunte posteriori. (Nozze Rota-Zuccheri) — Udine, 
tip. Seitz, 1865; in 8^ di pag. 16. (B.C. U.J 

Sotto questo titolo è data una cronaca dal 1420 al 1540, ri- 
cordandosi non solo i casi particolari della Patria, ma ancora al- 
cuni della republica: Essa però ha poco valore tranne per alcune 
invasioni degli UngBeri e dei Turchi. Giovanni da S. Vito fiori nella 
seconda metà del secolo xv; fu uomo pio, anzi superstizioso, come 
si rivela dalla cronaca. Si nota che non piovve mai dal 3 novembre 
1539 al 31 marzo 1540. La cronaca fu procurata dal dott. Vincenzo 
Joppi. 



'• Serie cronologica dei luogotenenti che hanno governato la 
Patria del Friuli sotto il dominio veneto ecc. di G. Franceschinis. 
(Nell'Almanacco pel Friuli del dott. T. Vatri, Anno v, pag. 135 e 
segg.) — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1865; in 16° di pag. 24. 
(B. a U.J 

Dei 285 luogotenenti sono qui dati i nomi e accanto a molti 
sono riferiti gli avvenimenti più importanti sia di guerra come di 
interna amministrazione. Il raccoglitore s' indugia un poco più sulla 
luogotenenza di Alvise Gradenigo nel 1511, fatalmente famosa per 
la strage del giovedì grasso avvenuta in Udine nel 27 febraio, pei 
terremoti frequenti, per la guerra della lega che riusci alla occu- 
pazione di Udine, dove infieri la peste che nel 21 giugno mietè 300 
persone, e 6000 in dicembre. — Benché fuori dei limiti della pre- 
sente bibliografia, dirò che l'Almanacco del dott. Vatri, nell'anno ii 
(1858), contiene, di lavori storici editi dal medesimo sig. France- 
schinis, la biografia documentata di Marco Antonio Fiducie cancel- 
liere di Comune e un riassunto di leggi e regolamenti sotto il do- 
minio veneto risguardanti la città di Udine, il parlamento e la con- 
tadinanza. Nell'anno m (1859) dell'Almanacco si leggono le biografie 
di Alfonso Antonini famoso generale dell'armi venete, letterato e 
« Sventatorum Academiae auctor, » e di Andrea Marone di Perde- 



43 



none poeta latino estemporaneo; e due monografie suU* antica ac- 
cademia equestre di Udine e sul castello di Soffumbergo, scritta 
questa dal dott. Francesco Arrigoni. 



Aquileia. (Nella Triester Zeitung, Anno 1863, n. 123, 151 ; 
Anno 1864, n. 23, 24, 25, 100, 106, 107; Anno 1865, n. 254) — 
Trieste, tip. del Lloyd austriaco, 1863, 64, 65; in 16^ di pag. com- 
pi. 36. (B. C. T.J 

In cinque opuscoli separati sono raccolte le notizie che riguar- 
dano gli scavi di Aquileia ed è espresso il proposito di continuare 
in quest'opera, studiandone le difficoltà e afirontando altresì la que- 
stione finanziaria. Molti generosi progetti, frutto delle comuni pre- 
occupazioni, sono racchiusi in queste pagine, non ultimo dei quali 
di migliorare le condizioni materiali dell'antica metropoli, a che è 
rivolto l'articolo sulla laguna di Aquileia. Il più lungo articolo 
tratta del famoso pozzo in cui vuoisi che gli aquileiesi gettassero i 
loro tesori al tempo dell'invasione di Attila. 



Indagini sullo stato materiale dell'antica Aquileia, eser- 
citazione del conservatore pel litorale dott. P. Kandler. — Trieste, 
tip. del Lloyd austriaco, 1865; in 16® di pag. 26, con una tavola 
illustrativa. (R. 0-B.J 

Essendo uscita, intorno a quest'anno, nn'Iconographia Aquilejae 
Roìnanae et Patriarchalis, il Kandler si fece ad esaminarla, ret- 
tificandone le conclusioni esagerate, e riducendo l'area della primi- 
tiva Aquileia a una figura quasi quadrata, di cui due lati paralleli 
avevano 375 piedi romani, e gli altri due 377.50. Cosi Aquileia 
sarebbe stata non più della metà della Roma romulea, e un venti- 
cinquesimo della Roma di Adriano. Queste misure sono dedotte dal 
numero degli abitanti che in origine non eccedevano i 25mila, ma 
furono il doppio sotto Cesare, e crebbe in proporzione la superficie 
della città che prese forma di plinto. Sotto Traiano e Adriano la 
superficie primitiva quasi quadruplicò e riebbe la forma quadrata. 
Questa esercitazione parla del territorio su cui sorgeva l'antica 
Aquileja, e delle frequenti sue mutazioni idrografiche, delle sue con- 
dizioni corografiche e stradali, e conchiude trattando in breve del 
ponte romano, lungo 86 passi, che sarebbe stato tra la chiesa di 
Ronchi di Monfalcone e i colli contraposti di Selz. 



44 

OO. Fwìdkarte von Aquileia von doti. FRiEDRicJtì Kenner. (Nei 
Mittheilungen der k. k, Ceniral-Commission zur Erforschung und 
Erhaltung der Baudenkraale, sotto la direzione del suo presidente 
Giuseppe Alessandro di Helfert e la redazione di Antonio Ritter 
von Perger, Anno x, pag. 91 e segg.) — Vienna, tip. di Corte e 
Stato, 1865; in 4° di pag. 16 con una tavola. (B. C. T.J 

Prezioso riassunto illustrato delle scoperte fatte in Aquileia 
dalle origini al 1865: lo precede naturalmente un breve cenno sto- 
rico, ma l'autore non divaga ed entra tosto in argomento, facendo 
tesoro delle publicazioni anteriori alla sua. S'indugia però sulla 
topografia della città; e i luoghi che prende a considerare sono 
non solo i due principali, cioè il centro d'Aquileia e Monastero, ma 
Villa Raspa, Casa Bianca, Colombara a settentrione, e sulla strada 
da Aquileia a Belvedere le due Casette e la Belligna. Il voto che 
il Kenner fa, chiudendo la sua Memoria, che continuino gli scavi, 
trova sodisfazione nell'amore che oggi si pone all'antica città di 
Aquileia, i cui tesori, prima raccolti in collezioni private e nei musei 
di Trieste, di Vienna, ed altrove, formeranno parte d'ora in poi, 
come si fece per Pompei, di un museo locale, che fu .inaugurato 
nel 3 agosto 1882, e contiene già come nucleo le importanti rac- 
colte del Cassis, del Munari ed altre. — La cerimonia augurale fu 
descritta nei giornali di Trieste e nell'appendice del Giornale di U- 
dine, 8 agosto, n. 187 e nella Patria del Friuli, 5 agosto, n. 185. 

oi. Sulla città e gli scavi di Aquileia, rapporto del prof. Lo- 
dovico Menin. (Negli Atti dell' i. r. Istituto veneto di scienze, lettere 
ed arti. Serie Terza, Tomo x, pag. 1191 e segg.) — Venezia, tip. 
Antonelli, 1865; in 8^ di pag. 13. (R.P.J 

Premessi alcuni cenni sulla importanza di Aquileia fino alla 
sua distruzione per opera di Attila, l'autore si ferma specialmente 
alle condizioni militari e industriali della colonia, per dedurne l' in- 
teresse degli scavi presenti e futuri. Nell'anno 1865 infatti da Trieste 
e da Gorizia erasi manifestato un risveglio nello scoprire, col con- 
corso del governo austriaco, gli antichi tesori della città, e si era 
trovato la muraglia romana munita di torrioni, determinandosi cosi 
il perimetro e la forma di Aquileia, nonché le mura più ristrette 
del patriarca Popone e sepolcri e un prato e scolatoi d'aqua, e og- 
getti minori, fra cui una patena d'argento e tre mosaici. 



45 

Sul fato d'Aquileia, discorso di Ant. de Steinbuchel- 
Rheinwall. (Dal giornale TI Tempo di Trieste) — Trieste, tip. Herr- 
manstorfer, 4865; in 16° di pag. 23. (B. C. T.) 

Lettura tenuta il 2 aprile 1865 alla Società di Minerva a il- 
lustrazione della pianta^ dell'antica città. L'oratore fa vedere in che 
modo si procedesse alla prima scoperta e si assegnasse la situazione 
delle mura e dei grandi edifizi antichi sacri e profani, delle forti- 
ficazioni di Popone, del grande aquedotto che veniva da Scodovacca ; 
eccita a continuare i lavori, i quali avranno virtù non solo di ri- 
velare molti ignoti tesori, ma di togliere Aquileia stessa al destino 
che l'aggrava da tanti secoli. 

03. Le carceri romane in Cimdale rilevate dall'ingegnere A. 
Nrssi e illustrate dal canonico Lorenzo d' Orlandi. — Venezia, tip. 
Antonelli, 1864, e Udine, tip. Seitz, 1865; in % 4° di pag. 4 e sei 
tavole. CB. C. U.) 

Comprendono i disegni la planimetria della città, l'area del 
foro inquirente, una pianta e tre prospetti del sotterraneo. Anche 
a parole è data la descrizione di queste carceri antiche, cui l'Or- 
landi crede possano assomigliarsi al Mamertino di Roma. Hanno 
forse servito anche in odio ai cristiani che soflfrirono persecuzioni 
in Aquileia. Certo non si usarono né dai longobardi, né dai pa- 
triarchi. Esse carceri erano situate vicino all'antico tribunale e 
presso il fiume, in cui è probabile si precipitassero i rei di delitto 
capitale. (V. n. 12) 



Croruica della magnifica comunità di S. Daniele del Friuli 
ài Girolamo Sini, esposta e corredata di note per Giuseppe Bar- 
baro. — Venezia, tip. Cecchini, 1865; in 8** di pag. 91. fB. C. U.J 
La cronaca del Sini fu già publicata nel 1862 (V. n. 30); ma 
Giuseppe Barbaro non ne fa cenno, e avendola studiata, come af- 
ferma, sull'originale, la ripublica in stile moderno, dividendola in 
quattro capitoli, cui premette altrettanti sommarli. La trasforma- 
zione parrà a molti accettabile, ma più hanno pregio le note che 
occupano oltre la metà del volumetto e vengono a completare, col 
sussidio del cronista Galateo e degU appunti presi dal Barbaro 
nella sua dimora a S. Daniele, quanto il Sini riferisce, fermandosi 
solo al 1515. Parla dunque il Barbaro della topografia, dei mercati, 
della famosa biblioteca, degli uomini illustri, e ci dà, dal 1247, la 



46 

serie dei piovani, senza lasciare, quando l'occasione lo domandi, di 
riferire fatti o istituzioni che vanno oltre la cerchia della terra di 
Sandaniele. 

OS. Lettere di P. Kandler a Oiovanni Tagliapietra. (Nei Cbm- 
ponimenti di prosa e poesia relativi a Dante Allighieri, e in 
onore di esso, publicati dalla Società di Minerva in Trieste pag. 7 
e segg.) — Trieste, tip. Coen, 1865; in 4^ di pag. 28. (R.O-B.) 

In molti luoghi di queste lettere, però con poco ordine, è par- 
lato anche del Friuli, a proposito di Dante e dei patriarchi di A- 
quileia. Si opina che Dante sia venuto in Friuli, chiamatovi dalle 
colonie toscane di mercanti, banchieri e peggio stabiliti specialmente 
a Gemona; che alla grotta di Tolmino, cui la tradizione vuole vi- 
sitata dal grande ghibellino, debba con miglior ragione sostituirsi 
S. Servolo presso Trieste dove i toscani avevano parimenti preso 
dimora. Poi trovi qua e là descrizioni geografiche dell'Alpe Giulia, 
e notizie confuse sul Timavo. In queste lettere affrettate si desi- 
derano invano le prove delle asserzioni messe innanzi dal Kandler. 



Informazione di Antonio da Castello e di Michele da 
S. Michele sui ripari da farsi al Tagliamento, al luogotenente 
Nicolò da Ponte. (Nozze De Brandis-Salvagnini) — Udine, tip. Seitz, 
1865 ; in 8^ di pag. 7. (B. C. U.J 

Questa informazione, datata da Osoppo il 20 aprile 1543, e 
tolta da un manoscritto della Bartoliniana di Udine, mostra quanto 
fossero pericolose le piene del Tagliamento, se non vi si provedeva 
con opportune roste che salvassero dalla distruzione totale la strada 
di Germania e la villa di Osoppo. Però il carattere di questa scrit- 
tura è più tecnico che storico. Questo opuscolo fu curato da Vin- 
cenzo Joppi. 

O'y. Delle domie in Friuli illustri per lettere di Gian Giuseppe 
LiRUTi. (Nozze De Brandis-Salvagnini) — Udine, tip. Seitz, 1865; in 
4^ di pag. 22. (B. C. U.J 

Avendo il Liruti scritte le vite dei letterati friulani, < accioc- 
ché non abbiano le signore Donne qualche ragione di lamentarsi di 
mia ommissione » ho disposto « queste memorie senza un certo or- 
dine in fine, e come per appendice a quelle degli Uomini. » Giacquero 
inedite fino a quest' ultimi anni, mentre negli antichi elogi di donne 



47 

firiulane si era badato soltanto a tre qualità, che sono bellezza, 
leggiadria e virtù. Sono qui ricordate Giulia da Ponte moglie ad 
Adriano signore di Spilimbergo, e le due figlie Emilia e la famosa 
pittrice Irene da Spilimbergo nata nel 1541. Seguono la Lidia Sassi- 
Marchesi udinese madre di Catella Marchesi, quest' ultima poetessa in 
volgare e in latino; la signora Lucella di Zucco; la contessa Creusa 
di Prata, la signora Beatrice di Dorimbergo, e Ortensia Manina- 
Arrigona e Antea Frangipane, Orsa Manini, Giulia Colloredo madre 
di Erasmo da Valvasone, Ortensia Arcoloniana e la signora Alda 
Strassoldo e Dionora Manina, tutte fiorenti nel secolo xvi. Al xviii 
appartiene solo Giulia Arcoloniana monaca alle Dimesse di Udine 
figlia» di Carlo signore di Moruzzo. Aggiungendo a queste Lucia 
Colao, cittadina di Oderzo, il numero delle letterate friulane che 
il Liruti ricorda ascende a diciassette. Per cura di V. Joppi. 



Pomponio Amalteo. IJ^eW Artiere udinese, 15 ottobre, n. 16) 
— Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1865; in 4^ di col. 6. fB. C, U.J 
Discepolo del Pordenone, naque Pomponio a Sanvito nel 1505, 
e dopo aver dato saggi non dubbi del suo profitto nell'arte divenne 
genero del maestro, sposandone la figlia Graziosa. Però, quanto più 
allontanasi dallo stile del Pordenone, tanto maggiori appaiono i 
suoi difetti, specialmente sul declinar della vita, che egli chiuse 
nel 1584 in patria, dove per molti anni ebbe la carica di Podestà. 
Questo saggio cade nel tronfio, avendo voluto il compilatore Manfroi 
dar soverchio sviluppo all'episodio del matrimonio dell' Amalteo. 

oo. Lettere di Daniele Antonini a Galileo Galilei. (Nozze Ci- 
coni-Beltrame-Albrizzi) — Udine, tip. Seitz, 1865; in 4** di pag. 37 
con una tavola. (B. C. U.J 

Di dieci lettere, tre sole furono edite a Firenze dall'Alberi nelle 
opere del Galilei, le altre furono ricopiate dai manoscritti galileiani 
nella Palatina di Firenze. Trattano tutte di materie scientifiche, 
dacché l'Antonini, nato in Udine il 16 luglio 1588 da Girolamo dei 
signori di Saciletto e da Sofonisba Percoto, studiasse in Bologna 
filosofia, fisica e matematiche, e a Padova avesse a maestro lo 
stesso Galileo. La fama di Daniele Antonini è specialmente racco- 
mandata, come tutti sanno, alla guerra gradiscana. Vinse il 30 
gennaio 1616, ma colpito da una cannonata, mentre ispezionava gli 
approcci della fortezza, morì, non ancora ventottenne, il 10 marzo. 



48 

ed ebbe una statua equestre nel Duomo di Udine, a spese della 
republica. La tavola che accompagna le dieci lettere, curate da 
V. Joppi, rappresenta il progetto del cannocchiale coU'obiettivo pa- 
rabolico. — Scrisse di tale publicazione Agostino Sagredo nell'Ar- 
eh. Star. ItaL, Tomo vi, parte ii, pag. 162-65. 

lOO. Elogio di Martino da Udine detto Pellegrino da S, Dor 
niele letto nella publica adunanza dell' i. r. Accademia di Belle Arti 
in Venezia del di 7 agosto 1864 da Giandomenico Ciconi. (Negli 
Atti deir i. r. Accademia ecc. nell'anno 1864, pag. 7 e segg.) — 
Venezia, tip. Antonelli, 1865; in 8* di pag. 22. fB. C. U.J 

Martino, figlio di Battista pittore udinese, si recò a Venezia 
ad impararvi l'arte da Giovanni Bellini che, per la rarità del suo 
ingegno lo chiamò Pellegrino. Ripatriato nel 1495, e due anni dopo 
tolta in isposa una Elena, figlia di Daniele Portonieri di Sandaniele, 
ebbe a vicenda il nome di Pellegrino d'Udine o di Sandaniele. Gian- 
domenico Ciconi ricorda in questo elogio tutte le opere pittoriche 
eseguite da Pellegrino nelle due terre a lui dilette, e specialmente 
gl'insigni a freschi della chiesa di Sant'Antonio in Sandaniele, che 
costarono 460 ducati e furono recentemente restaurati. La più bella 
tavola ad olio di Pellegrino si conserva nello spedale civico di Ci- 
vidale, e costò in origine cento ducati. Pellegrino tenne scuola in 
Udine, e mori nel 1545. L'elogio si fonda in gran parte su mano- 
scritti. Questo opuscolo è divenuto rarissimo avendo l'autore, per 
motivi personali, abbruciate tutte le copie giunte in sua mano. 

lOi. Martino da Udine detto Pellegrino da Sandaniele. (Nel- 
l'Arciere udinese, 1° ottobre, n. 14) — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 
1865, in 4^ di col. 4. fB. C. U.J 

Con questo breve studio che discorre la vita e le opere di 
Pellegrino, Giuseppe Manfroi comincia nel giornale popolare l'Ar- 
tiere una serie di notizie sugli artisti friulani. Nato a Udine sulla 
fine del secolo xvi, Martino fu insigne pittore a olio, a fresco, a 
chiaroscuro, ebbe a rivale nell'arte Giovanni Martini, che pur rico- 
nobbe il valore di lui ; ebbe discepoli di nome e la sua scuola fiori, 
finché non fu ecclissata dal grande Pordenone. Però l'autore di 
questo elogio è caduto in qualche inesattezza che qui non voglio 
rilevare, avendo dato un cenno esatto di Pellegrino nell'articolo 
precedente. 



49 

''• L'itinerario del beato Odorico Mattiicssi, discorso con 
appendici, (Nello Stato del Ginnasio arcivescovile di Udine, alla 
fine dell'anno scolastico 1865) — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1865; 
in 8* di pag. 54. (B. C. U.J 

Il sac. Luigi Fabris, che scrisse questo discorso, e in apposite 
appendici né sviluppò l'argomento, difende il beato Odorico dalle 
aspre censure che si leggono nelle annotazioni, apposte da un ano- 
nimo traduttore italiano, alla Storia delle Missioni cattoliche del- 
l'Henrion, Torino 1846. Il Fabris afferma che il beato Odorico può 
forse essere accusato di illusione, non di menzogna: a dir vero, 
egli eccede nella sua difesa, ma ben meritano considerazione i 33 
schiarimenti che dà il Fabris al racconto del beato, non abbando- 
nando mai la critica dei testi e tenendo conto della poca esattezza 
di molte lezioni, della difficoltà di riconoscere V identità dei luoghi, 
e delle interpolazioni di cui il frate non sarebbe responsabile. Due 
appendici danno un cenno biografico del beato, del suo corpo, og- 
getto di culto particolare a Udine nella chiesa del Carmine e a 
Pordenone in quella di S. Marco dove dal 1859 fu trasportata la 
fibula della gamba sinistra. — La Rivista friulana, 10 settembre 
1865, n. 37, censura aspramente questo discorso. 



Vita di Anton Lazzaro Moro, narrata da Pier Viviano 
Zecchini. (Nozze Rota- Zuccheri) — Padova, tip. Penada, 1865; in 
8° di pag. 40. fi?. J.J 

Nel rivedere e rettificare le precedenti biografie che si ave- 
vano del Moro, specialmente quella dell' ab. co. Antonio Althan, il 
Zecchini, suo conterraneo, scrisse questa vita che è riuscita la più 
particolareggiata e completa di tutte, avendo tolto alle opere del 
Moro qualche tratto saliente per dedurne le qualità dell'ingegno, 
che se con l'osservazione si innalzò alla nuova teorica geologica, 
prese le mosse dalle dottrine fisiche fiorenti in Italia al suo tempo. 
Gli apprezzamenti del Zecchini meritano di essere considerati, e 
cosi pure il confronto tra il Moro e il celebre inglese Ray, che 
però, nell'ordine dei tempi, succedette al nostro sanvitese, fu meno 
originale di lui, e ebbe minor estensione di idee e di studii. Ebbe 
il Moro principali avversarli in un Costantini, e nei due stranieri 
Ehrard e Zolmann; mentre, a tacere d'altri, Edoardo King, lui 
morto, se ne fece plagiario, e poi dovette confessare i suoi torti alla 
Società geologica di Londra. — Il Sagredo accennò a questa vita 
nell'Arca. Stor. ItaL, Serie Terza, Voi. ii, parte i, pag. \ 29. 

4 • 



50 

lO^f Giovanni Antonio Sacchiense detto il Pordenone. (Neil' Ar- 
tiere udinese, 8 ottobre, n. 15) — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1865 ; 
in 4^ di col, 6. (B. C. U.J 

Il Pordenone, che ebbe varii nomi, sortì i natali in quella città 
nel 1483. Dalla prima maniera alquanto cruda e convenzionale, passò 
il Pordenone a quel fare franco e grandioso che imparò alla scuola 
del Giorgione. Finché stette in Friuli, fregiò Udine e molti altri paesi 
dei suoi freschi e delle tavole d'altare, ma abbandonata la patria 
divenne in Venezia rivale del sommo Tiziano, e nelle altre città 
d' Italia, ove fu chiamato, lasciò gran fama di sé. Morte violenta lo 
colse in corte a Ferrara non nel 1540, come scrive il Manfroi, 
estensore di questo articolo, ma un anno prima, secondo é stato 
provato con documenti dal Campori. (V. n. 133) 

lOS. Elogio funebre del poeta ed avvocato Somma dott. An- 
tonio, letto nell'Ateneo di Bassano da Giovanni Gomirato. — Este, 
tip. Longo, 1865; in 8^ di pag. 14. (B.C. UJ 

Il signor Gomirato, segretario municipale di Este, publicò que- 
sto elogio accademico del celebrato drammaturgo che, nato in Udine 
nel 28 agosto 1809 da Jacopo e Teresa Rizzotti, mori 1' 8 agosto 
1865 in Venezia, dopo avere studiato in patria gramatica, retorica, 
filosofia, studiato diritto all' Università di Padova, essendo sussidiato 
dal municipio di Udine, ed avere, dal 1837, esercitato l'avvocatura 
a Trieste, dove ben presto diresse il teatro maggiore. Fin dal 1835 
aveva scritta la Parisina a cui é raccomandato il suo nome, se- 
guita poi da altre tragedie: La figlia dell' Appennino, Cassandra, 
Marco Botzari. Nel 1848 venne a fissar sua dimora a Venezia. 

lOe. Irene da Spilimbergo. (Nell'Arfe'^^ udinese, 5 novembre, 
n. 19) —Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1865; in 4** di col. 3. (B.C. U.J 
Naque nel 1541 da Adriano e da Giulia da Ponte: ebbe edu- 
cazione squisita. Discepola di Tiziano, rappresentò alcuni fatti biblici 
in gentili quadretti, ma si spense presto a vent'anni, e il Vecellio, 
a conforto della famiglia di lei, ne fece il ritratto che si conserva 
in Maniago, presso i co. Attimis eredi Maniago. I cenni del Manfroi 
sono brevi perché la vita di lei fu una lirica soave più che una 
storia compiuta. 

JO^* Giovanni de Nanni detto Giovanni da Udine. (Neil' Arft'^^ 



51 

udinese, 29 ottobre, n. 18) — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1865; 
in 4^ di col. 6. (B. C. U.) 

Come il Pordenone, anche il Ricamatore, nato in Udine nel 1487 
fu dal padre Francesco indirizzato alla scuola del Giorgione. Passò 
poi a Roma, raccomandato a Raffaello dal patriarca d'Aquileia Do- 
menico Grimani, e divenne, con altri insigni, discepolo di quel sommo, 
ma dedicandosi particolarmente all'ornato, di cui abbiam prove stu- 
pende nelle Loggie vaticane. Ristabili l'arte degli stucchi e toccò an- 
che in essa la perfezione nelle commissioni avute da Leone X e da 
Giulio de Medici. Salito questi al papato, il nostro friulano, dopo il 
sacco di Roma, fu chiamato con altri artisti a riparare i guasti orri- 
bili recati dai lanzichenecchi a tanti tesori. Tornato in Friuli, con- 
tinuò nella prediletta arte sua, come fanno fede i freschi e gli ornati 
del castello di CoUoredo e del palazzo arcivescovile di Udine. Ar- 
chitettò le finestre di Santa Maria dei Battuti a Cividale, la torre 
dell'orologio a Udine, e recatosi di nuovo a Roma pel giubileo, vi 
moriva nel 1564, avendo comune la sepoltura con Raffaello suo 
compagno, più che maestro, d'arte. Sulla propria casa che egli 
stesso abitò in Via Gemona, l'Accademia di Udine pose una lapide. 
Il presente articolo fu compilato da G. Manfroi. 

iOS« Sopra la Santa Lucia, di Rorai, dono gentile di Miche^ 
langelo Grigoletti, discorso inaugurale dell' ab. Marco dott. Via- 
NELLO letto il 1® ottobre 1865. — Pordenone, tip. Gatti, 1865 ; in 
8*^ di pag. 14. CR.J.J 

Con troppe parole sono dette le qualità di questo fra i molti 
pregevoli dipinti del Grigoletti, nato a Rorai Grande nel 29 agosto 
1801 : il dono del pittore alla chiesa del suo borgo natale è st ato 
lo scioglimento di una promessa fatta dieci anni prima. 

lOO. Sul genuflessorio aquileiese, gÌMÌizio del àott.FiETRO Kan- 
DLER. (Negli Atti e Memorie dell' i.r. Società agraria di Gorizia j 
10 ottobre, n. 19, pag. 302) — Gorizia, tip. Patemolli, 1865; in 8^ 
di pag. 1. (M.P.G.J 

Si fa grande stima dal Kandler di questo oggetto artistico, di 
proprietà Spanghero, il quale contiene gli stemmi gentilizii dei Tor- 
riani e dei Rande, e prospetti di Aquileia al tempo dei patriarchi 
sovrani. È opera degli ultimi anni del secolo xv e può costare oltre 
cinquecento fiorini : cosi almeno il Kandler, al quale va lasciata la 
responsabilità dell'asserzione. 



52 

no. Cronaca della guerra di Chioggia scritta da Daniele Chi- 
NAZZi di Treviso, publicata da Ludovico Anton Muratori ed ora in 
comoda forma ridotta e diligentemente riveduta e corretta. — Mi- 
lano, tip. Colnago, 1865 ; in 32° di pag. 189. (B. C. T.J 

Il Daelli, nella Biblioteca rara, diede luogo a questa impor- 
tante e ingenua cronaca sincrona della guerra di Chioggia, nella 
quale vi sono accenni frequenti al patriarca d'Aquileia, uno degli 
alleati contro Venezia, alle truppe raccolte in Friuli, alle vicende 
toccate a Grado, a Marano e ad altri luoghi. Interessa in oltre il 
poco che vi si dice sulla crisi a cui fu soggetto il patriarcato dopo 
la morte di Marquardo, prima che la pace si conchiudesse, e sulla 
pace stessa publicata definitivamente in Venezia V8 settembre 1381 
tra Filippo d'Alencon e la republica. 



1866 



111. Annales Foroiulienses a, 1252 - 1331 j edente Wilhelmo 
Arndt. ( Nei Monumenta Germaniae historica dì G. H. Pertz, 
Tomo XIX, pag. 194 e segg.) — Annover, tip. Culemann, 1866; in 
folio di pag. 29. (B. C. U.J 

Stanno nel primo volume, parte seconda, degli Annali d'Italia, 
della gran raccolta tedesca del Pertz, e precisamente al settimo nu- 
mero degli Annali medìoevali, spettanti all'Italia superiore. Furono 
scritti dai due fratelli Giuliano e Giovanni, canonici mansionari di 
Cividale, e riguardano non solo la storia del Friuli patriarcale, ma 
illustrano anche i fatti delle contee di Gorizia e del Tirolo. Furono 
publicati da prima nel 1740 dal De Rubeis in appendice ai Monu^ 
menta Ecclesiae Aquileiensis, poi nella grande opera Scriptorum 
rerum italicarum del Muratori, Tomo xxiv, pag. 1191-1226. Il 
maggior merito dell' Arndt fu di aver ordinato cronologicamente gli 
annali, publicati nelle raccolte precedenti così come si trovarono 
manoscritti, di avervi apposte alcune note illustrative; ma l'eru- 
dito tedesco ebbe il torto di non collazionare la sua ristampa sui 
codici, il che sarebbe stato ben necessario per colmare le lacune 
e correggere gli errori della cronaca, di cui la prima copia anti- 
chissima conservasi a Cividale ed altra copia più recente fu trovata 
nell'archivio capitolare di Udine. Pietro Passerini udinese, letterato 
e collettore tra il secolo xv e il xvi, compendiò già questi annali, 
e brevissimamente li continuò, offrendo alcuni dati tra il 1343 e il 
1364, editi pure dall' Arndt, a pag. 222. 



Relatime di me Tomaso Moresini ritornato di Luogote- 
nente di Udenej presentata et letta nell'eccellentissimo Collegio adi 
14 zugno 1601. (Nozze Squeraroli-Sartori) — Venezia, tip. Antonelli, 
1866; in 8** di pag. 84. (R.J.J 

Se ne fece editore il dott. Luigi Pescarolo. Risulta da essa che 
il 1600 fu anno di carestia, a cui il luogotenente provide con la 
riserva di novemila staia di frumento che si posero a mano a 



54 

mezzo aprile dell'anno appresso. Grave era altreài la preoccupazione 
per le milizie; il Senato con deliberazione 16 febraio 1593 aveva 
stabilito che i moschettieri fossero il 20 per cento dei fanti, i quali 
sommavano in tutto 2400, ma il Morosini proponeva che i moschetti 
fossero somministrati dal governo stesso, rivalendosene, però quando 
potesse, sulla contadinanza. Parla pure, come il solito, delle fortezze 
e dei passi, senza aggiungervi notizie di conto, tranne che quella 
della Chiusa era abbandonata per uso dal castellano della rocca 
Giambattista Benzon, «havendo costumato i precessori di andar dove 
più li piace,» il che potè rendere più agevole, anche nel 1599, a 
quelli di Tarvis di penetrare nei monti della badia di Moggio e 
guastare alcuni alberi di vascelli. 

113. Descrizione della Cargna del co. Jacopo Valvasone di 
Maniaco. (Nozze Rizzi-Ciconi) — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1866; 
in 8* di pag, 28. f5. C. U.J 

I confini della Carnia sono oltrepassati in questa descrizione 
importante, essendo detto in fine con qualche abbondanza di Moggio, 
e della sua abazia e delle ville che ne dipendevano, anzi di tutto 
il canale di Pontevia (Pontebba), anche oltre il confine etnografico 
tra Friuli e Carinzia. La descrizione è accompagnata da una let- 
tera del Valvasone a S, Carlo Borromeo che nel 1565, data della 
lettera, era abate commendatario di Moggio, e da copiose note, ag- 
giunte probabilmente dal co. Prospero Antonini erudito del secolo 
scorso. Le note completano ma più spesso rettificano argutamente 
le asserzioni del testo e non possono da questo disgiungersi. Editore 
del libretto fu il prof. G. A. Pirona. 

114... Lettera di Vincenzo Zandonati a Nicolò Barozzi, sulle 
antichità di Aquileia. (Nella Raccolta veneta, collezione di docu^ 
menti relativi alla storia, all'archeologia, alla numismatica, Se- 
rie I, Tomo I, Dispensa ii, pag. 123 e segg.) — Venezia, tip. Anto- 
neUi, 1866; in 8^ di pag. 7. fB. C. U.J 

La lettera mira a far vedere in che condizione si trovasse Aqui- 
leia e che cosa si facesse rispetto alle sue antichità ; parlasi degli 
scavi praticati e, con maggior larghezza, degli oggetti fino allora 
trovati, vasi, bronzi, monete, iscrizioni, armi, vetri ed altro, che 
andarono a crescere le collezioni preesistenti del co. Francesco de 
Cassis e dello stesso Zandonati. Si avanza V ipotesi che la zecca di 



55 

Àquileia risa lisse poco dopo la fondazione della città* Questa lettera 
contiene anche tre iscrizioni aquileiesi: ma le notizie in essa con- 
tenute sono gettate alla rinfusa. 



Relazione documentata del trasferimento della sede ve- 
scovile di Concordia a Portogruaro. (Per ingresso del vescovo co. 
Nicolò Frangipane) — Portogruaro, tip. Castion, 1866; in 4*^ di 
pag. 31. (B. a U.J 

Il Municipio di Portogruaro si fece editore e presentatore di 
questa publicazione, preparata dal dott. Girolamo Venanzio. Dopo 
aver notato in che desolazione cadesse Concordia per le invasioni 
barbariche, e per la crescente insalubrità, si viene a conchiudere 
che solo nel secolo xv sorse il pensiero di trasferire la sede ve- 
scovile a Portogruaro. Fattane istanza a papa Martino V nel 1425, 
questi concesse al capitolo di Concordia di incorporarsi a suo uso 
in perpetuo la chiesa parrocchiale di S. Andrea di Portogruaro; 
ma quella città fé' violenta opposizione al decreto che fu revocato 
da Eugenio IV, e vescovo e canonici concordiesi si diedero a vagare 
a lor piacimento, finché Sisto V, nel 26 marzo 1586, troncò il li- 
tigio, rinovando la bolla di papa Martino sul trasferimento, senza 
toccare la parte lesiva dei diritti altrui. La bolla di papa Sisto e 
la ducale di conferma del governo veneto sono qui riportate per 
esteso, cosi pure le concessioni della residenza ed altre, fatte dalla 
comunità di Portogruaro e confermate dal podestà veneto. La 
traslazione avvenne dunque nell'anno stesso 1586. 



Oòrtz, Stadi und Land. (Nei Beilage zur Allgemeinen 
Zeitung 15, 16, 17 dicembre 1866) — Leipzig, tip. Cotta, 1866; in 
fol. picc. di col. 7. (B. C. T.) 

L'anonimo scrittore di questi articoli, recatosi a Gorizia per 
motivi di salute, scrive tre lettere alla Gazzetta universale con la 
data novembre 1866. Tiene conto delle condizioni moderne della 
città e del territorio, occupandosi naturalmente, dopo il trattato di 
pace, della questione dei confini verso l' Italia, ma la scioglie in 
senso pacifico col proporre che, perduto il quadrilatero, non si pensi 
alla costruzione di nuove fortezze, ma sia promossa la prosperità 
materiale del paese, e insieme si faccia ogni sforzo per intedescarlo 
completamente. Gran peccato che il patriotico progetto dovesse ri- 
manere turbato dalle crescenti ambizioni dello slavismo. 



56 

li'y. La contea di Gorizia e Gradisca neiranno 1780, descritta 
da B. F. Herrmann, con annotazioni di Db Fiori. ( Nella Górzer 
Zeitung n. 43 e 44) — Gorizia, 1866. (M. P. G.J 

Non mi fu possibile di rinvenire i numeri della « Gòrzer Zei- 
tung » 43 e 44, per quanto abbia fatto le più diligenti ricerche. 
Ricavo però da mie annotazioni, che il trattato contiene un breve 
sunto delle condizioni politiche ed amministrative della contea di Go- 
rizia e Gradisca nell'anno 1780, le quali vengono paragonate con le 
condizioni risultanti e risultabili dopo la guerra del 1866, che, se- 
condo l'autore, non potranno che peggiorare. (Blarzino.) 



Lettera dell' Ecc.™® architetto Giovanni Fontana sopra la 
nuùoa riedificazione del castello di Udine. (Nella Raccolta veneta, 
collezione di documenti, ecc.. Serie i. Tomo i, Dispensa ii, pag. 67 e 
segg.) — Venezia, tip. Antonelli, 1866; in 8® gr. di pag. 6. ("R. O-B.) 
In data di aprile 1517 Giovanni Fontana, maestro di Andrea 
Palladio, scrisse questa lettera a Giorgio Cornelio (Cornaro), figlio 
di Giacomo luogotenente della Patria del Friuli, in cui descrive il 
modello e i primi lavori del palazzo che oggi ancora si ammira sul 
colle in sostituzione dell'altro, crollato nel memorabile terremoto 
del 1511. Questo palazzo è la sola opera che si conosca del valente 
architetto, il quale non la vide compiuta, perchè la costruzione 
durò dal 1517 al 1560 e il Fontana stette alla direzione della fa- 
brica fino al 1519. Il dott. Joppi tolse la lettera agli atti del no- 
taio contemporaneo Girolamo Rondolo, vi aggiunse due regesti a 
illustrazione della vita del Fontana, e ripublicò tutto il lavoro nel 
1881, per le nozze Simonutti-Ottelio, Udine tip. Doretti e Soci; in 
8^ di pag. 13. 

HO. Intorno al confine orientale del regno d' Italia, conside- 
razioni storico -politiche del dott (Nella Gazzetta di Venezia, 

24, 25 e 28 dicembre) — Venezia, tip. della Gazzetta, 1866; in fol. 
di col. 16. (R. O-B.J 

Riprodotte nei primi giorni del 1867 in un opuscolo in 4®, di 
pag. 9 a due colonne, queste considerazioni sviluppano bene la que- 
stione dei confini orientah, mostrando stupore che Aquileia, Grado 
e Gradisca, per tacer d'altre, possano essere città aggregate alla 
confederazione germanica. Per dimostrare l'assunto della italianità 
di quei luoghi, l'autore, che è il dott. Sellenati, ne rifa minutamente 



57 

la storia, togliendone i particolari alla prima opera deirAntonini, 
ed esaminando, fra le altre, la carta del 1713 disegnata da Gian- 
giacomo Spinelli per comando di Francesco Grimani proveditore 
alla sanità nel Friuli e il Repertorio geney^ale delle ville e comuni 
di terraferma, Venezia 1769. La modesta proposta dell'autore, e 
assai pratica pei tempi in cui fu fatta cioè subito dopo T infelice 
guerra del 1866, consisteva nell' aggregare al regno d'Italia i tre 
distretti di Cormons, Gradisca e Cervignano, richiamando in vigore 
il trattato di Fontainebleau 10 ottobre 1807 che aveva fissato a 
confine del primo regno il fiume Isonzo da Cristinizza al mare. 



•• Confini e denominazioni delle regioni orientali dell'Alta 
Italia, proposte del prof. Amato Amati, socio corrispondente del 
r. Istituto Lombardo, lette nell'adunanza del 7 giugno 1866. — Mi- 
lano, tip. Bemardoni, 1866; in 8** di pag. 42 con una carta geo- 
grafica. (R. O-B.) 

Opportunemente dedicata al nostro esercito, questa memoria, 
mentre ferveva la guerra del 1866, propugnava pel nostro regno 
non il confine amministrativo, quale fu stabilito nella pace di Vienna 
del 3 ottobre, ma il confine naturale, che abbraccia tutta la re- 
gione friulana e istriana fino a Fianona nel Quarnero. A questa 
conclusione venne l'autore dopo aver fatto la critica delle molte 
opere che si occuparono dell'argomento ; e per corroborare la sua 
idea ricopiò l'articolo del prof. Ascoli, intitolato: La Venezia prch 
pria, tridentina e giulia, in cui spiega le denominazioni geogra- 
fiche slave, alle quali dovrebbero essere sostituite le corrispondenti 
italiane, quando non vi si oppongano le ragioni della storia e del- 
l'etnologia. L'opuscolo dell'Amati fu ristampato nello stesso anno, 
insieme a una memoria del Malfatti, dagli editori della Biblioteca 
utile, a Milano, in i&\ pag. 73-120. 



Importanza dell'alpe Giulia e dell'Istria per la difesa 
dell'Italia orientale, memoria del prof. C. A. Combi. (Nella Rivista 
contemporanea, aprile 1866) fR. L.J 

Segnata la topografia della frontiera orientale dal Canin al 
promontorio di Fianona, l'autore la considera minutamente sotto 
l'aspetto strategico, sufiragando il suo dire con argomenti storici, 

tolti alle campagne napoleoniche. Si dimostra in oltre che la por- 
tuosa Istria è un valido presidio della linea dell'Isonzo, atta a co- 



58 

prire il confine orientale, e quindi il regno, a cui non basterebbero 
i porti d'Ancona e di Venezia che non potrebbero mai trasformarsi 
in porti di guerra. 

12 2. I confini tra l'Italia e la Germania, appunti diplomatici 
di Giuseppe Canestrini. (Nella Nuaoa Antologia, voi. ii, fase, ni, 
pag. 409 e segg.) — Firenze, tip. Succ. Le Mounier, 1866; in 8** di 
pag. 26. (R. O-B.J 

Interessano massimamente il Trentino, ma in un punto della 
memoria è citato il passo del Guicciardini, che più tardi comparve 
nelle Opere inedite, in cui descrivendo V Italia, accenna brevemente 
ai confini e alle città principali del Friuli. 

1^3. Sulle bande armate del Veneto — sezione Cadore, rela- 
zione dei signori dott. Cablo Tivaeoni e Carlo Vittorelli inca- 
ricati della loro formazione. — Milano, tip. Internazionale, 1866; 
in 8^ di pag. 62. (R. J.) 

Sebbene si riferisca specialmente al Cadore, questa particola- 
reggiata relazione dei movimenti insurrezionali del Veneto prima 
dello scoppio della guerra del 1866, tocca in qualche luogo del 
Friuli, col quale il comitato d'azione e specialmente quello d'emi- 
grazione, diretto dal Cavalletto di Padova, condusse nel maggio lun- 
ghe trattative, le quali per vari motivi fallirono, mentre gli eser- 
citi belligeranti andavano ingrossandosi ai confini. La relazione ter- 
mina mostrando che le bande dei volontarii crebbero il loro con- 
tingente in tutte le provincie del Veneto, ma specialmente in quelle 
di Belluno, di Treviso e di Udine, e narrando la visita fatta dal 
Tivaroni al quartier generale del Cialdini, che si trovava a Flam- 
bruzzo, dopo di che fu deciso che cento volontarii dovessero porsi 
ad Amaro, e sarebbero stati raggiunti da ducente friulani. Ma per 
1 ' incalzare degli avvenimenti, il progetto non ebbe seguito. — Parlò 
di questa relazione il Giussani nel Giornale di Udine, 1® dicembre 
1866, n. 77. 



La Indtistria, giornale politico e commerciale. — Udine, 
tip. Jacob e Colmegna, 1866; in fol. (B. C. U.J 

Le sole notizie attinenti alla storia locale che incontri in que- 
sto periodico domenicale (il quale, con vario programma, visse in 
Udine cinque anni non compiuti, dal 5 luglio 1863 al 24 aprile 1867; 



59 

tip. Seitz, tip. Trombetti e tip. Jacob e Colmegna, redattore Olinto 
Vatri) riguardano la guerra del 1866. Vi si leggono infatti i par- 
ticolari del combattimento di Visco nel 24 luglio i866 (Supplemento 
al n. 30, 26 luglio), del combattimento sulla Torre nel 26 luglio 
{Bulleitino, 27 luglio), un articolo sulla questione dei nostri confini 
che divenne urgente dopo i preliminari di Nikolsburg e il primo 
armistizio {Industria, 5 agosto, n. 33), le notizie sul prolungamento 
della sospensione d'armi {Bullettino, 11 agosto), il testo preciso, in 
7 articoli, dell'ultimo armistizio stipulato a Cormons tra Italia e 
Austria il 12 agosto {Industria, 13 agosto, n. 36) e finalmente un 
ultimo articolo sui confini {Industria, 19 agosto, n. 38). 

1^6»* Storia aneddotica della campagna d'Italia nel 1866, 
descritta ed illustrata ad uso dei soldati e del popolo ed arri" 
chita di episodi, biografie, documenti, ecc. per cura di Felice 
Venosta. — Milano, tip. Pagnoni, 1866; in 16* picc. di pag. 191 
con vignette. (R. 0-B.J 

È citata in questa bibliografia perchè contiene, sebbene compen- 
diosamente, la narrazione del combattimento 26 luglio 1866 a Versa 
e sulla Torre, quarantott' ore dopo firmata la tregua. La pugna 
durò cinque ore, e si distinse per eroismo uno squadrone lancieri 
Firenze in ricognizione verso la Torre. Si accenna pure all' infelice 
armistizio di Cormons firmato dal generale Petitti, il 12 agosto. 
Ma di questo parlano le publicazioni officiali a dilungo, mentre 
appena ne tocca Ruggero Bonghi in una pagina dell'ultimo dei tre 
articoli su L'alleanza prussiana e Vaquisto della Venezia, venuti 
a luce nella Nuooa Antologia del gennaio, febraio e aprile 1869, 
e poi ristampati a parte. 



Relazione al commissario del Re, comm. Quintino Sella, 
sul divisamento di formare con le aque dei fiumi Tagliamento 
e Ledra una rete di canali di irrigazione a beneficio della vasta 
pianura inaquosa della provincia del Friuli esposta dall' ingegnere 
Giulio Cesare Bertozzi. — Edizione corretta. — Torino, stamp. 
dell'Unione tip.- editrice, 1866; in 8® gr. di pag. vn-195, con una 
carta corografica. (B. C. U.J 

La parte storica di questa relazione prettamente tecnica si 
raccoglie in poche pagine, non documentate, del primo capo; ed è 
la riproduzione esatta di im tratto della Memoria letta dal prof. 



60 

G. B. Bassi nel 1829 in seno airAccademia di Udine, pag. 5-10 
che esprimeva, con l'esempio del passato, il desiderio di ritentare 
l'abbandonata costruzione del canale del Ledra. Molte nuove diffi- 
coltà si apersero allora la via, e a vincerle, l'Accademia elesse una 
Commissione che affidò all' ingegnere G. B. Cavedalis lo studio di 
un progetto. Esso ingegnere, data la preferenza alla valle del Corno 
su quella del Lini, presentava il suo piano nel 1834. Non se ne 
fece nulla; ma nel 1839 una società promotrice incaricava di un 
nuovo progetto l' ingegnere G. B. Locatelli, al quale portarono mo- 
dificazioni conferme l'ingegnere Duodo e ancora il Cavedalis e 
r ingegnere milanese Anastasio Calvi. Il progetto Locatelli era 
pronto pel dettaglio del canale principale nell'ottobre 1842, e nel 
marzo 1854 per le sue suddivisioni. Finalmente nel 1858 l'arciduca 
Massimiliano, governatore generale del regno Lombardo-Veneto,* 
invitò il prof. Gustavo Bucchia a studiare F impresa, e la rela- 
zione sua fu presentata nell'ottobre. Varie cause, non ultime delle 
quali la mancanza di spirito d'associazione, fece di nuovo tramon- 
tare ogni disegno, che fu ripreso felicemente e condotto a termine 
non appena cessò la dominazione straniera. Questa relazione tiene 
conto speciale del nuovo lavoro collettivo degli ingegneri Locatelli 
e Giovanni Corvetta. — Vedi Giornale di Udine, 5, 6 e 7 dicembre 
1866, n. 80, 81 e 82. 

IST'. Una pargola sulla tomba di monsignor Carlo dei conti 
Belgrado, Elogio funebre di T. N. F. — Senza indicazioni, [1866]; 
in 8^ di pag. 8. (R. J.) 

Il co. Carlo Belgrado, nato a Udine nel 1809 e morto a Roma 
nel 18 febraio 1866, fu direttore del collegio-convitto annesso al 
Ginnasio comunale di Udine, poi canonico e delegato apostohco. a 
Benevento, Perugia, Fermo. Nel giugno 1848 fu internunzio papale 
in Olanda, e sette anni dopo vescovo di Ascoli nelle Marche. Ras- 
segnata, per ragioni che qui non si dicono, quella dignità, passò a 
Roma come patriarca d'Antiochia e canonico in Vaticano. 



Caihay and the way thither; being a collection of me- 
dieval notices of China, translated and edited by colonel Henry 
YuLE C. B., late of the royal engineers (Bengal) ; with a preli- 
minari/ essay aa the intercourse between China and the western 
nations previous io the discavery of the Cape route. — London, 



61 

printed for the Hakluyt Society, 1866; due volumi in 8® di pag. 
ccLiii-596-xcviii, con carte geografiche ed altre illustrazioni. (R. J.) 
È quest'opera il più grande monumento di onore che sia stato 
inalzato alla memoria di Odorico da Pordenone, insigne viaggiatore 
e missionario nel Cataio. Tra i viaggi qui raccolti spetta il primo 
posto a quello del nostro. Il Yule narra la vita di frate Odorico, 
dice degli scritti suoi o a lui attribuiti e classìfica i codici dei 
Viaggi e le edizioni che se ne trassero, pag. 1-41. Poi entra a 
discorrere largamente con la scorta dei Viaggi intorno alle parti 
orientali del mondo visitate e descritte dal frate, pag. 43-162. La 
grande abbondanza e il valore delle note formano appunto il merito 
critico del presente lavoro, nel quale l'autore pose tanto scrupolo 
da aggiungere un capitolo contenente le correzioni e le aggiunte. 
Nella prima appendice, voi. ii, pag. i-xlii è dato per* esteso il testo 
latino di Odorico tratto dal manoscritto n. 2584 della biblioteca 
imperiale di Parigi; esso è l'unico in cui occorrano, sulla fine, le 
parole « Ego frater Odoricus Boemus de foro Julii. » ecc. Appari- 
scono in nota parecchie varianti, ma avrebbero potuto essere in 
numero maggiore. Nella seconda appendice, voi. ii, pag. xliii-lxiii, 
è riferito un antico testo italiano di « frate Odorigo da FrioUi, » 
tratto dal manoscritto della biblioteca palatina di Firenze. In que- 
sto libro del Yule apparisce il nome del nostro Vincenzo Joppi. — 
Nella Madonna delle Grazie 9, 16 e 23 gennaio 1869, n. 6, 7 e 8, 
il beato Odorico è considerato in tre brevi articoli come france- 
scano in Udine, missionario in Oriente, reduce in patria; ma gli 
articoli, naturalmente, nulla ricavarono dall'opera magistrale del 
Yule che pur li aveva preceduti. 



Storia di Cambanau, di Taid e di altri luoghi dell'India 
narrata dal beato Odorico dei, Friuli, anno 1330. (Nozze Dalla 
Noce-Golinelli) — Bologna, tip. Fava e Garagnani, 1866; in 32** di 
pag. 48. (7?. J.J 

Francesco Zambrini, illustre erudito contemporaneo, stralciò 
dalla Relazione famosa del beato Odorico da Pordenone questa 
narrazione delle due città gemelle poste nella provincia del Catai 
« dov'ene la sedia del nobole gran cane, e' n che modo. » Il saggio 
è tolto dai codici riccardiani, palatini e magliabecchiani di Firenze. 
Lo precede una notizia bibliografica sulla rarissima edizione stam- 
pata nel 1513 a Pesaro da Girolamo Soncino, «impressoria arte 



62 

primarius, » dal titolo : Odoricus, de rebus incognitis. Volendo il 
Zambrini descriverla, più accuratamente che altri non abbia fatto, 
non potè trovarne nessun esemplare né in Italia né in Francia. 

130. Solenni esequie alla memoria di Luigi Ongaro morto 
per la patria, — Sandaniele, 25 settembre 1866; in 8® di pag. 12 
non num. (R. J.J 

Alle epigrafi e agli stornelli dettati per l'occasione, precede un 
magro cenno di Luigi Ongaro che combattè a Castelfidardo e An- 
cona, poi prese parte alla insurrezione del 1864 nel Veneto, e, sol- 
dato di Garibaldi nel 1866, fu colpito a Vezza nel bresciano il 4 
luglio, morendo a Edolo quattro giorni dopo. 



Pellegrino da Sandaniele, appunti di Giacomo De Concina. 
— Senza data né luogo di stampa, forse 1866 ; in 8^ di pag. 4. (GB. C. U.) 
Sono qui riferite senza ordine alcune notizie che il dott. Vin- 
cenzo Joppi trasse dagli archivi su Pellegrino, comunicandole al 
nob. G. de Concina. Le prime pitture di Pellegrino nella chiesa di 
S. Antonio in Sandaniele risalgono al 1496; furono interrotte e pro- 
seguite nel 1513 e terminate nove anni dopo, e costarono in com- 
plesso 700 ducati. Le più preziose pitture di Pellegrino e del Friuli 
sono nella chiesa deir Ospitale in Sandaniele. Dipinse anche a Udine 
e a Cividale e mori dopo il 1545. 

13^« Odorico Politi. Q^qW Artiere udinese, 8 aprile, n. 15. — 
Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1866; in 4** di pag. 7. (B. C. U.J 

È questa Y ultima biografia artistica compilata da Giuseppe 
Manfroi per VArtiere. Da Giacomo e da Chiara Simonetti naque 
Odorico in Udine nel 29 gennaio 1785. Il primo, e pur maturo, 
saggio pittorico di lui fu il quadro di Pirro ed Andromaca, dopo 
il quale vennero molti dipinti per le famiglie di Udine e per le 
chiese di Udine e dei luoghi vicini. Dal 1831 professò nell'Acca- 
demia di Belle Arti di Venezia, sostituendo il Matteini, ma non 
mancò al pratico esercizio dell'arte, avendo, fra gli altri lavori, 
condotto lo stupendo a fresco nella gran sala del palazzo reale di 
Venezia, e, per Trieste, la gran tela di S. Antonio. Questo valente 
pittore, che il Canova paragonava, per le tinte, a Tiziano, mori in 
Venezia il 18 ottobre 1846. Gli fu inaugurato un busto, nell'atrio 
del Palazzo Bartolini, il 6 giugno 1875, festa dello Statuto: la de- 



63 

scrizione della cerimonia si legge nel Giornale di Udine, 7 giugno, 
n. 134. 

133. Il Pordenone in Ferrara del marchese Giuseppe Campori. 
(Negli Atti e Memorie delle R, R. Deputazioni di Storia patria 
per le provincie modenesi e parmensi voi. in, fase. 3, pag. 271 e 
segg.) — Modena, tip. Vincenzi, 1866; in 4^ di pag. 10. (R.J.J 

Giannantonio Lodesani, meglio noto sotto il nome di Sacchi, 
Sacchiense, Corticelli, Licinio, Regillo, ma comunemente notissimo 
sotto quello di Pordenone sua patria, segui prima la maniera del 
Giorgione, e poi creatasene una sua propria abbandonò la città na- 
tiva in cerca di fortuna, e come Pellegrino da S. Daniele fu final- 
mente accolto in Ferrara alla corte estense dove non aveva rivali. 
II Campori, limitando il suo soggetto a quanto è indicato nel titolo, 
fissa con precisione Tepoca nella quale Ercole II sollecita la venuta 
del pittore da Venezia a Ferrara, pregando il residente Tebaldi, 
affinchè insti presso Giovanni Cornare «che con ogni celerità il 
Perdonon se incamini .... che alla piii lunga el si trovi in Ferrara 
venere o sabbato. » Questa prima lettera è del 16 settembre 1538, 
e fu trovata nell'archivio palatino, insieme agli altri documenti, da 
cui risultano le tergiversazioni del pittore sollecitato sempre dal 
duca. Finalmente il 12 dicembre il Pordenone giunse in Ferrara, 
lavorò di prospettiva e disegnò dei cartoni, alloggiando all'osteria 
dell'Angelo. Quivi, un mese dopo la sua venuta, colto da impro- 
viso morbo, mori, si disse di veleno, tra il 12 e il 13 gennaio 1539, 
secondo la data rettificata ora con un registro di defunti, presso 
l'autore, dove sta scritto < Un depintore da Porto de non, sepolto 
in S. Polo, die 14 Januarii 1539. » La morte del Pordenone ebbe 
carattere misterioso, e forse non vi fu estranea la violenza della 
sua indole. 

1 34. Bel museo friulano, lettura fatta all'Accademia di Udine 
nella seduta 26 agosto 1866 del socio dott. Giulio Andrea Pirona. 
(Nel Bullettino dell' Associaz. agraria friulana. Anno xi, pag. 430 
e segg.) — Udine, tip. Seitz, 1866; in 8*" di pag. 14. (B. C. U.J 

In presenza del Commissario del Re comm. Quintino Sella, il 
Pirona leggeva all'Accademia « promotrice del museo » questa escur- 
sione in quell' Istituto poco prima inaugurato, che per allora si 
limitava alle collezioni di storia naturale, riservandosi appresso di 



64 



raccogliere le medaglie, le monete, i cimelii preistorici e storici 
che valessero a completa illustrazione del Friuli. 



3S, Della conservazione dei 7nonumenti di belle arti in Friuli, 
discorso letto nella tornata publica deir Accademia di Udine del 9 
dicembre 1866 del socio G. U. Valentinis. (Nell'appendice del Gior- 
naie di Udine, 16, 17, 18 dicembre, n. 89, 90, 91) — Udine, tip. 
Jacob e Colmegna, 1866; in fol. di col. 12. ("B. C. U.J 

Nel propugnare validamente la causa della conservazione dei 
monumenti artistici, il nob. G. U. Valentinis entra in qualche ac- 
cenno storico su Giovanni da UcUne e sulla poca stima in cui, nei 
tempi passati, si tennero le arti belle a Pordenone e a Udine, la 
quale dolorosa condizione continuò anche in appresso, tanto che, 
dopo il 1822, epoca in cui Fabio di Maniago publicò la sua storia, 
29 opere dei sommi maestri furono perdute e 60 rovinate, in con- 
fronto a 58 che trovansi in istato discreto di conservazione e 96 
sole in buone condizioni. 



A new history of painting in Italy, froni the second io 
the sixteenth century ecc. by J. A. Crowe et G. B. Cavalcaselle. 
— London, John Murray, 1864-66 ; tre volumi in 8° gr. con illu- 
strazioni. (B. M. V,J 

In quest'opera acuta e diligentissima, chiamata a ragione «il 
nuovo Vasari, » trovansi accennate le origini della pittura in Friuli, 
dove, al volume ii, stampato nel 1864, si parla delle prime prove 
artistiche di Nicolò da Gemona, il quale, -nel 1331 (pag. 260-1), 
condusse a fresco sulla facciata del duomo alcune scene della vita 
di S. Cristoforo, e nel 1338 gli a freschi nel duomo di Venzone, 
che sono dello stile giottesco. A proposito di questo ultimo lavoro 
gli autori riferiscono un documento. 

IST'. La chiesa protettrice delle arti belle, ragionamento reci- 
tato nella chiesa di S. Giacomo in Udine da fra Costantino di 
Valcamonica nell'inaugurazione del dipinto di M. Grigoletti, rap- 
presentante il dogma del Purgatorio. — Brescia, tip. Romiglia, 1866 ; 
in 8* di pag. 24. (B. C. U.) 

Lo citiamo per l'ultima pagina del testo e per l'ultima delle 
note, in cui l'oratore, uomo di spiriti liberali, nomina molti artisti 
friulani passati e recenti e del Grigoletti cita le principali opere 
pittoriche, quasi tutte di sacro argomento. 



65 

La guerra di Chioggia e la pace di Torino, saggio sto- 
rico, con documenti inediti, per il conte Luigi Agostino Casati. — 
Firenze, tip. Succ. Le Monnier, 1866; in 16^ di pag. 435. (R. 0-B.J 
Un documento inserito in quest'opera riguarda la parte che gli 
ambasciatori di Aquileia, per Federico di Porcia, vicedomino nella 
yacanza della sede, ebbero nelle trattative di pace. Questo saggio 
infatti si distingue per aver raccolto i protocolli precedenti il trat- 
tato di Torino e le convenzioni ulteriori che ne furono la conse- 
guenza. La guerra era scoppiata durante il patriarcato di Mar- 
quardo, le cui truppe valsero ad impedire a Venezia di danneggiare 
Marano. — Del presente lavoro il raccoglitore di questa bibliografia 
tenne discorso in un articolo che si legge neWArch. Star. ItaL, Se- 
rie Terza, Tomo vi, parte ii, pag. 106-124. 



6 



1867 



130. Accenni intomo ai feudi del Friuli. — Venezia, stab. tip. 
Antonelli 1867; in 8^ di pag. 131. (R. O-B.J 

La prima parte di questo libro (pag. 7-40) è un rapido esame 
storico, messo insieme dal co. Giuseppe Savorgnan, sulle condi- 
zioni feudali in Friuli, con l'intendimento di considerare da poi, 
sotto i riguardi giuridici, la legge italiana del 1861 e Taustriaca 
del 1862, intorno allo svincolo dei feudi. Questa seconda materia 
fu discorsa con poca calma dall'avv. Corrado Stefanelli (pag. 43-51), 
il quale dà addosso alla Memoria sui Feudi in Friuli, compilata 
dalla Congregazione provinciale di Udine e indirizzata jSn dal 1866 
al Commissario del Re (pag. 53-77, e opuscolo separato con documenti 
estratto dal Giornale di Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1866, di 
pag. 79). Il torto della Memoria era tutto nella raccomandazione 
che il Ministero ordinasse « di recedere a riguardo dello Stato da 
tutte le liti feudali istituite contro terzi possessori di beni pretesi 
feudali. > Molti avvocati di grido scesero allora in campo per so- 
stenere la causa dell'abolizione dei feudi e insieme quella dei terzi 
possessori e ne sono prova i due opuscoli dell' avv. Giovanni De 
Nardo Sull'abolizione dei feudi nel Veneto e specialmente nel Friuli 
(Firenze, eredi Botta, 1867) e SulVintelligeìiza della legge austriaca 
di abolizione del vincolo feudale (Udine, Seitz, 1867), e gli altri due 
dell'avv. comm. Giuseppe Caluci Sulla nuova legge àbolitrice dei 
feudi nel Veneto e nel Mantovano (Venezia, Naratovich, 1867, e 
tip. del Commercio, 1868), anche volendo tacere gli articoli stam- 
pati nei giornali di Venezia, il Teìnpo, la Gazzetta di Venezia, 
VEco dei Tribunali, e la lettera dell'avv. Smania di Verona al 
deputato Arrigozzi (Verona, tip. Caumo, 1867). Quelli invece che 
si chiarirono favorevoli, non già alla continuazione dei feudi, ma 
alla sorte degli antichi feudatari furono, oltre il Savorgnan e lo 
Stefanelli, l'avv. Adriano Rocca : Sul regime feudale nel territorio 
veneto e mantovano (Firenze, 1867) e il sig. G. M. di Cereseto (Ve- 
nezia, Andreola, 1868). — Gli accenni sono corredati di molti do- 



67 

cumenti storici, ma, non dimenticando la questione giuridica, di 
cui non devo occuparmi, terminano con un progetto di legge per 
l'abolizione dei feudi d'indole affatto privata, in virtù del quale ai 
possessori attuali era riservata la piena proprietà dei due terzi dei 
beni soggetti a vincolo feudale. — Le provincie Venete e quella di 
Mantova erano state aggregate al regno d'Italia con la legge 18 
luglio 1867, n. 3841, ma la sospirata legge abolitiva dei feudi in 
dette Provincie porta la data 19 aprile 1870, mentre la relazione 
della Commissione parlamentare sul progetto di legge era pronta 
nell'8 giugno 1867 (V. Giornale di Udine 24, 25 e 26 marzo 1868, 
n. 71, 72 e 73). È però bene infine avvertire che anche la Depu- 
tazione provinciale di Udine aveva mandato un indirizzo al Senato 
(V. Giornale di Udine, 13 ottobre 1868, n. 224) contro il tenore 
della ingiusta legge austriaca 13 dicembre 1862, a cui si erano ispi- 
rati nel primitivo progetto, legge che autorizzando la rivendicazione 
dei feudi, aveva dato origine a un numero grandissimo di liti. 

14L-0. Aquileia's Patriarchengràber, monographische Skizzenvon 
F. C. — Wien, tip. Salzer, 1867; in 16** di pag. 287 con due tavole. 

rB. a u.) 

Il libro mantiene più di quello che il titolo promette, perchè 
esso è una vera storia dei patriarchi d'Aquileia, preceduta dall'e- 
lenco delle fonti e da un sunto storico delle vicende di quella città. 
L'autore, che è il conte Francesco Coronini, mise una cura parti- 
colare a distinguere, fra gli altri, i patriarchi tedeschi che furono 
molto numerosi fino alla caduta degli Svevi, e soli quattro dopo 
quell'avvenimento. Però una gran parte del volumetto è dedicato 
ai patriarchi Torriani. Marquardo è l' ultimo patriarca la cui tomba 
si trovò in Aquileia, sebbene il loro dominio temporale continui 
ancora per qualche decennio. Non ultimo pregio di questo libro è 
la serie cronologica dei vescovi, arcivescovi e patriarchi scismatici 
e ortodossi d'Aquileia fino all'ultimo, cardinale Daniele Delfino che 
mori arcivescovo di Udine nel 1762, e la genealogia dei conti di 
Gorizia, avvocati della chiesa aquileiese, — Attilio Hortis, nel suo 
Pileo da Praia, dice di questo lavoro « che esso rivela tanta dot- 
trina quanto buon gusto. » 

141. Indagini dell'antico stato deir estuario tra Aquileia e Grado, 
lettera 16 maggio 1867, di P. Kandler, al consigliere R, de Erco, 



68 

{ìfeìT Osservatore triestino) — Trieste, tip. del Lloyd austrìaco, 1867; 
in 16" di pag. 4. (R. J.) 

L'importanza dell'estuario si deduce dai fiumi che mettevano 
in esso, sebbene avessero alveo diverso del presente, dagli avanzi 
di «tombe, edifizii, mosaici, utensili, pietre lavorate, pietre scritte 
che si riscontrano anche sotto la linea dell' aqua marina, anche a 
distanza grande entro il mare aperto. » 



Dell'abbazia di S. Martino della Belligna, memoria sto- 
rica dell' ingegnere Antonio Joppi. (Nella Raccolta veneta, colle- 
zione di documenti ecc. Serie i. Tomo i, Dispensa in, pag. 65 e segg.) 
— Venezia, tip. Antonelli, 1867; in 8^ di pag. 16. (B. C. U.) 

Completa e diligentissima monografia di questa chiesa, già 
tempio pagano dedicato a Beleno, presso Aquileia, rifondata prima 
del 500 da Marcelliano vescovo, e infine restaurata dal patriarca 
Popone che v'introdusse i benedettini. Cominciando da Alberico, 
primo abate belliniense che si ricordi, l'ing. Antonio Joppi dà il 
nome e gli atti di tutti i 28 abati autonomi, 21 dei quali benedettini, 
giunti fino a noi. Giovanni Friuli fu l'ultimo, che nel 1453 rinunziò 
l'abazia a favore del capitolo d'Aquileia, il quale ne incorporò i pro- 
venti nella mensa patriarcale. Smembrata nel 1751 anche la diocesi di 
Aquileia, il titolo della Belligna, che dianzi figurava nel Parlamento 
friulano, fu attribuito al primicerio che era la terza dignità del 
capitolo goriziano, ma poi fu abolito da Giuseppe II, imperatore 
filosofo, che lasciò andare in rovina anche la millenaria abazia di 
S. Martino. La storia della Belligna si connette per molte parti con 
quella spirituale e temporale del patriarcato aquileiese, da cui 
spesso si tenne però indipendente. Questa memoria dell' ing. Joppi 
era stata letta all'Accademia di Udine, nella seduta 30 aprile 1865. 



Sul collegio Uccellis, da istituirsi in Udine per Ut edun 
cazione femminile. (Nel supplemento al Giornale di Udine, 25 set- 
tembre 1867, n. 228) — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1867; in fol. 
di coL12. (B.C.U) 

Contiene questo foglio alcuni documenti d'importanza storica, 
cioè il testamento 6 luglio 1431 di Lodovico Uccellis, la comuni- 
ca7Ìone del decreto vicereale 4 marzo 1811 con cui il locale di 
S. Chiara era donato al Dipartimento di Passeriano perchè vi sta- 
bilisse un Collegio di educazione femminile, Il rapporto della Com- 



69 

missione alla Giunta municipale di Udine, contiene altri dati storici: 
nel 1685, con la morte del nobile Federico Savorgnan, essendo 
mancata la discendenza mascolina di Bartolomea e Margherita Uc- 
cellis, sorelle di Lodovico, il Collegio ebbe vita in locali varii, es- 
sendone prima matrona Elisabetta Percoto. — Sopra V argomento 
medesimo della Istituzione, volgarmente Commissaria Uccellis, scrisse 
anche G. L. Pecile nel supplemento n. 4 alla Rivista friulana, 21 
gennaio 1866. 



:. Discorso sulla Giulia e sulle strade antiche che la at" 
traversano di P. Kandler. (Per occasione di via ferrata proposta 
pel Predici) — Trieste, tip. del Lloyd austriaco, 1867; in 8® di 
pag. 24, (R. J.J 

Il discorso si divide in tre parti: 1* La Giulia; 2* Dei fiumi 
venienti dalla Giulia dal lato di ponente; 3* Le strade attraverso 
la GiuUa. La prima è una disquisizione geografica, che non manca 
quasi mai negli scritti del Kandler. La seconda entra più addentro 
nell'argomento, e vi si discorre dell'Isonzo e dei suoi antichi con- 
fluenti, specialmente di quelli sotto Gorizia, cioè il Frigido (Vipaco), 
il Versa, il Butrio (Judri), il Natisene e il Turro (Torre), sulla 
scorta dei vecchi geografi. Quanto alle strade, il Kandler ricorda 
quelle che facevano capo ad Aquileia, che, secondo il suo computo, 
erano dodici, e ne deduce delle considerazioni sull'antico movimento 
mercantile di quella colonia, e infine accenna alla costruzione della 
strada di Canale per Gorizia, che avvicinava la Carinzia al porto 
di Trieste, deviando il commercio dalla strada del Pulfero che 
mette a Cividale. Queste premesse stanno a sostegno della costru- 
zione della ferrovia del Prediel, di là da venire. 



;. L'oriente d'Italia e le nazionalità^ studio di Pacifico 
Valussi. (Nella Nuova Antologia, novembre 1867, voi. vi, pag. 429 
e segg.) — Firenze, tip. Succ. Le Mounier, 1867; in 8° gr. di 
pag. 18. (R. O-B.J 

Sotto un nuovo aspetto è studiata la questione dell*oriente di 
Italia, cioè del contatto tra le tre nazionalità italiana, tedesca e 
slava, e del modo di resistenza che deve essere usato dalla prima 
per opporsi alle forze invadenti delle civiltà confinanti. Pertanto 
viene discusso il sistema di difesa, non tanto con le fortezze e i 
battaglioni, quanto col promuovere la prosperità materiale, che ha 



70 

virtù di assimilare a noi gli sloveni al di qua delle alpi, venuti 
ospiti nostri fin dal secolo vi, e non tratti a sé da centri lontani. 
Quanto all'elemento tedesco dominatore, il Valussi dimostra che non 
ebbe virtù di cancellare mai la civiltà italiana in Italia, dove formò 
piuttosto altrettante colonie, mentre i figli dei tedeschi diventarono 
sempre e diventano italiani. 

l^Ot Le qvestioni del Trentino e del Friuli orientale, dispaccio 
2 ottobre 1866 del plenipotenziario del Re a Vienna, generale Fe- 
derico Menabrea, al ministro degli affari esteri in Firenze. (Nel 
Giornale di Udine, 4 gennaio 1867, n. 3) — Udine, tip. Jacob e 
Colmegna, 1867; in fol. di col. 4. (B.CU.) 

Questo importantissimo documento, tradotto dal francese, di- 
mostra quali sforzi facesse a Vienna il ministro Menabrea per ot- 
tenere, fino al giorno innanzi alla pace, una rettificazione del confine 
orientale, la qual cosa, sotto il riguardo morale, economico e militare, 
avrebbe giovato grandemente ai due stati contermini. Visto il cat- 
tivo tracciato del confine amministrativo tra il Veneto e le cosi 
dette Provincie illiriche, si ridicono i vantaggi della frontiera già 
segnata nel trattato di Fontainebleau del 10 ottobre 1807. 

l4Tt II ministero Ricasoli ed i paesi italiani ancora soggetti 
all'Austria. — Firenze, tip. dell'Associazione, 1867; in 8^ di pag. 31. 
(R. 0-B.J 

Opuscolo politico, nel quale si accagiona il ministero Ricasoli 
di avere tradito, col trattarla debolmente, la causa delle terre ita- 
liane ancora soggette all'Austria. Il discorso riguarda in particolare 
il Trentino, ma vi si parla altresì dei confini orientali, e l'anonimo 
autore conforta le sue asserzioni con molti squarci tolti a docu- 
menti ufficiali. 



Domanda di onoìHflcenza pei difensofiH di Osoppo. — Udi- 
ne, tip. Seitz, [1867] ; in 4" di pag. 8. (B. C. U.J 

È rivolta a Re Vittorio Emanuele, con quattro allegati. Ma 
la cosa curiosa si è che la petizione sia firmata da quelli stessi che 
ebbero parte alla gloriosa difesa, fissando anche il genere di ono- 
rificenza che i firmatari domandano per se e per i loro commilitoni : 
vanita^ vanitatum! Però è lodevole il coraggio di aver data alle 
stampe una simile domanda. 



71 

>t Dieciotto mesi di prigionia in Udine, Gorizia e Lubiana, 
memorie di Maria Agosti-Pascottini udinese. — Udine, tip. Seitz, 
1867 ; in 16^ picc. di pag. 97. (B. C. U.J 

Interessante pagina autobiografica della prigionia di questa forte 
donna che, al tempo della dominazione austriaca in Friuli, era fra 
i componenti il Comitato d'azione e ne divideva i segreti e i pe- 
ricoli. Arrestata il 3 giugno 1865, e passata d'una in altra pri- 
gione, fu liberata finalmente in virtù del trattato di Vienna. I par- 
ticolari qui narrati ricordano persone ancora viventi. — Su questo 
libretto scrisse il Giussani nel Giornale di Udine, 22 marzo, n. 69. 

ISO. Gli archivi comunali del Veneto, memoria di Bartolomeo 
Cecchetti. (Negli Atti del r. Istituto veneto di scienze, lettere ed 
arti. Serie in, Tomo xiii, pag. 361 e segg.) — Venezia, tip. Anto- 
neUi, 1867; in S"* di pag. 66. (R.P.) 

Due sole pagine, ed è ben poco, sono dedicate agli Archivii 
comunali del Friuli. La notizia fu somministrata dal dott. Vincenzo 
Joppi, che dice il nome delle principali famiglie private friulane, 
specialmente di Udine, dove si conservano antichi documenti. Gli 
Annali della città di Udine, che vanno dal 1305 al 1793, sono di- 
stribuiti in 125 volumi; in 92 volumi gli Atti della città di Udine 
dal 1490 al 1799. Un solo repertorio in 12 volumi facilita assai lo 
studio di queste due raccolte. Il Comune conserva ancora in centi- 
naia di volumi gli Atti del Parlamento, documenti originali e in 
copia, ducali, statuti, privilegi, disegni. 

1^1. Notizie sopra alcuni manoscritti di cose veneziane che 
trovansi nella biblioteca arcivescovile di Udine del dott. Vincenzo 
Joppi. (Nella Raccolta veneta, collezione di documenti ecc. Serie i, 
Tomo I, Dispensa iii, pag. 81 e segg.) — Venezia, tip. Antonelli, 
1867; in 8*^ di pag. 4. (B. C. U.J 

Estratti preziosi per chi voglia studiare pienamente la storia 
veneziana. Se ne distinguono tre serie : codici italiani in folio, codici 
in quarto, codici in ottavo. I primi sono più numerosi e contengono, 
fra cronache, storie, carteggi, dialoghi e perfino poesie, taluni do- 
cumenti che interessano in parte il Friuli, come sarebbero le let;- 
tere di principi e letterati al cardinal Giovanni Delfino, patriarca 
d'Aquileia tra il 1657 e il 1699, del quale si hanno altresì inedite 
le poesie originali, le tragedie ritoccate di sua mano, le prediche. 



72 

alcune originali, e le riflessioni di Tacito e Sallustio; e anche i 
dialoghi stampati a Venezia nel 1740 nella miscellanea del Laz- 
zaroni. 

1^^. Antonio Zanon di M. H. (In appendice alla Sentinella 
friulana, 29 settembre 1867, n. 5) — Udine, tip. Seitz, 1867; in fol. 
di col. 8. (B. a U.J 

Michele Hirschler dettò questi brevi cenni sul Zanon con lo 
scopo, dice lui, di farlo meglio conoscere e di ottenere che fosse 
fregiato del suo nome l'Istituto tecnico di Udine. Citando l'elogio 
che del Zanon fece il Baretti, viene nella conclusione che grande 
ne era il valore, se il fiero aristarco non lo colpi con la sua fru- 
sta. Io dico invece che il Baretti, occupandosi, non della forma ma 
del contenuto delle Lettere sull'influenza dell'agricoltura, delle 
arti e del commercio, fece atto di onesta imparzialità, riconoscendo 
quanto vantaggio derivasse al Friuli e all'Italia dall'opera assidua 
di Antonio Zanon. 

1^3* Miscellanea numismatica di Carlo Kunz. — Venezia, tip. 
del Commercio, 1867; in 8" di pag. 32. (B. C. T.J 

Fra i cinque argomenti, di cui l'autore prende in questa mi- 
scellanea a discorrere, il terzo, che tratta di una partitella di mo- 
nete vendute all'asta come pegno abbandonato al Monte di Pietà 
di Treviso, interessa il Friuli essendosi anche trovate oltre ot- 
tanta monete dei cinque patriarchi tra Marquardo e Antonio Pan- 
ciera; se non che di queste il Kunz non dà ulteriori spiegazioni, 
rivolgendo le sue indagini alle più importanti, e solo dice che tutte 
devono essere derivate da un unico nascondiglio dove il piccolo 
peculio sarebbesi riposto ai tempi di Michele Steno. 



Della unità storica, politica e nazionale d' Italia, studi 
e pensieri di Giuseppe Occioni-Bonaffons. — Venezia, tip, del Com- 
mercio, 1867;* in 16" di pag. 320. fR. O-B.J 

Ho citato anche questa operetta, perchè il § iii, della Parte 
Terza (pag. 292-300), tratta appunto del Friuli orientale, tra le 
Provincie italiane soggette all'Austria e destinate a compiere l' unità 
nazionale. Qui sono chiamate in rassegna le ragioni sto'riche; e le 
considerazioni espresse rivelano lo stato degli animi nella contea 
di Gorizia, specialmente riguardo alla coltura e alla lingua italiana 



73 

reclamata per T insegnamento con la petizione 24 gennaio 1863. È 
detto ancora della condizione subordinata in cui si trovarono colà 
gli Sloveni prima che, incoraggiati dai nuovi avvenimenti, alzassero 
il capo contro gli italiani indigeni, e contro i tedeschi di nascita o 
di elezione ai quali sono quasi esclusivamente riservati i publici uf- 
fizi. Il medesimo autore lesse all'Ateneo Veneto, nelle sedute 6 e 13 
dicembre 1866, una memoria sullo stesso argomento, intitolata: 
Intorno al futuro compimento dell'unità nazionale d'Italia. — 
Vedi Gazzetta di Venezia, 14 e 29 dicembre 1866, n. 289 e 313. 



1868 



:# Annali del Friuli, ossia Raccolta delle cose storiche ap- 
partenenti a questa regione, compilati dal conte Francesco di 
Manzano. — Udine, tip. Trombetti-Murero, 4 voi., 1858-62, e tip. 
Giuseppe Seitz, 2 voi. 1865-68. — Sei volumi in 8® gr. di pag. com- 
pi. 3027. (R. 0-B.J 

Ricca miniera di notizie sulla storia friulana, disposte in or- 
dine cronologico e corredate di copiosissime note intorno alle ori- 
gini delle famiglie, alla legislazione, agli usi e costumi. Lo scrupolo 
posto dall'autore nel citar sempre le fonti, contemporanee o meno, 
dei fatti che raccoglie, e la faticosa opera degli indici hanno pro- 
curato a questa collezione di essere creduta, consultata, citata e 
non citata da tutti coloro che si occupano di studi storici friulani. 
Il materiale storico degli Annali è diviso in cinque epoche, cioè 
della dominazione romana, della dominazione barbarica, dei Fran- 
chi, di Berengario e degli Ottoni, del potere temporale dei patriarchi. 
Quasi cinque volumi sono dedicati alla quinta epoca, mentre le al- 
tre quattro si racchiudono tutte nel primo. Dal 1420 al 1497, ossia 
nell'epoca sesta è discorso, in cento pagine, e non in forma di an- 
nali, il dominio veneto. — Intorno gli Annali molti scrissero, rilevan- 
done i meriti, ma fra questi mi piace citare, come lavori men brevi, 
una rassegna di Filippo Polidori inserita nelV Arch. Star, ItaL, Nuova 
Serie, Tomo xi, parte i, pag. 188-191 e una mia recensione nello stesso 
Archivio, Serie Terza, Tomo x, parte ii, p. 108-119, riprodotta negli 
Atti dell'Accademia di Udine, Seconda Serie, voi. ii, pag. 29-42. 

i^B. Statata et leges spectabilis universitatis terrae Valvasoni, 
a. 1369. — Tarvisii, typ. Longo, 1818 (recte 1868); in 4^ di pag. 15. 
(R. a-B.J 

Fu edito questo statuto, per nozze, dal dott. Pietro Vianello 
di Treviso, il quale vi appose note minute che occupano ben oltre 
la metà del fascicolo. Esse contengono, oltre assennate considera- 
zioni generali, dei commenti particolari quasi a ciascun capo. Il 



75 

Vianello dà altresì la ragione di molte correzioni portate nel testo. 
Gli statuti di Valvasone si contengono in 61 articoli, senza distin- 
zione di rubriche, e furono approvati dai nobili e dal popolo nella 
piazza del comune. Da questi, come da molti altri statuti, comun- 
que compilati in latino, si possono trarre precise notizie per la 
storia della lingua o dei dialetti. Basti un esempio : « si quis furtive 
vel in bora strasora intra verit in domum alicuius ecc.» Or bene: 
strasora si dice nel Veneto anche oggi per : ora troppo tarda. — 
Lo statuto di Valvasone fu ristampato dal dott. Vincenzo Joppi per 
nozze Pinni-Del Negro (Udine, tip. Bardusco, 1880; in 8^ di pag. 22). 
Egli vi colmò due lacune e vi aggiunse un processo fatto dai nobili 
e dai vicini di Valvasone contro due tedeschi assassini da strada, 
Jazil e compagno, i quali, « propter eorum maleflcia per gullam 
suspensi.... bene mortui erant. > 

iS'y. Relazione del luogotenente del Friuli Francesco Sanudo, 
letta in Senato nel 1553. (Nozze Bianchi-di Porcia) — Udine, tip. 
Seitz, 1868; in 12^ di pag. 24. (R.O-B.J 

Con efficace chiarezza, il Sanudo ci mette innanzi lo stato del 
Friuli nel 1553, quando Udine si divideva ancora nelle parti di 
popolani e cittadini, di castellani e nobili ; i primi, protetti dai Sa- 
vorgnani, i secondi dai CoUoredo e dai Torriani, portavano mali 
umori nel Consiglio e nel Parlamento. Non ultimo danno la incer- 
tezza e la varietà delle giurisdizioni. I canonici d'Aquileia volendo, 
contro gli statuti, giudicare anche nei casi atroci, in cambio di un 
paro di capponi, diedero salvacondotto a certo Serafino condannato 
a morte. Frequenti le uccisioni anche per cause da nulla, come 
a Spilirabergo pel medico e il maestro di scuola e per la fabrica 
di una cisterna. A chi gli apponeva la troppo severità, il luogote- 
nente si scusava con dire che in tutto il suo reggimento non era 
« stato fatto morir alcuno, né cavato sangue ad alcuno. » Le en- 
trate del Friuli erano 10633 ducati, 10493 le spese; per Udine i 
dazi rendevano 4400 ducati, le spese ordinarie soli 3000. Qui le 
ordinanze erano 1885 sotto cinque capitani, ma la ci1|à, al pari di 
Marano e Monfalcone, trovavasi sguernita. Non cosi Osoppo difesa 
validamente dai Savorgnani. 

ir;©. Avvedimenti della republica di Venezia per Ut soppreS" 
sioné del potere temporale dei patriarchi di Aquileia, brano sto- 



76 

rico del socio ordinario cons. Giuseppe BontuRini. (Negli Atti del- 
l' Ateneo Veneto, Serie ii, Voi. v) — Venezia, tip. del Commercio, 
1868; in 8° di pag. 13. (R. J.J 

Premesse le solite generalità che sogliono deviar l'attenzione 
dal soggetto principale del discorso, l'autore viene dicendo come le 
discordie fra Udine e Cividale e il disaccordo sorto nel capitolo 
aquileiese nella elezione del successore di Marquardo, preparassero 
a Venezia la via per cogliere a suo profitto l'eredità dei patriarchi. 
Fin dal 1385, con l'alleanza. di Grado, Venezia entrò a proteggere 
gli udinesi eccitati dall' intrepido Federico Savorgnano, mentre più 
tardi dalla parte dei cividalesi si misero i conti di Gorizia e quello 
di Ortemburgo. Cognato di questi ultimi fu Lodovico di Teck eletto 
patriarca, ma i cividalesi, mutata faccia, gli si chiarirono avversi. 
Entrò poi nella lizza l'imperatore Sigismondo; e i veneziani, accet- 
tata la sfida, vennero in Friuli cogli eserciti capitanati da Tristano 
Savorgnano e da Filippo Arcelli, onde Lodovico di Teck e Sigi- 
mondo ausiliario rifecero la via delle alpi.. Aquistato per dedizione 
quasi tutto il Friuli, la republica fece lega con Sigismondo per se- 
pararlo dal patriarca che reclamava il perduto dominio, ma natu- 
ralmente non lo riottenne malgrado le sollecitazioni alla republica 
del papa Eugenio IV veneziano ; invece il concilio di Basilea, scon- 
fessato dal papa, scomunicò la republica. Alla elezione del Mezza- 
rota ebbe luogo il noto trattato di Venezia, 18 giugno 1445, che 
togliendo al patriarca il diritto d' infeudare, gli attribuiva Aquileia, 
San Daniele, San Vito e i loro distretti e cinquemila ducati d'oro. 
Nicolò V, con breve 28 giugno 1451, e Federico III, con atto 20 
marzo 1469, confermarono il trattato di Venezia. Cosi cadde defi- 
nitivamente di fatto e dì diritto il potere temporale dei patriarchi 
d'Aquileia, che, dopo il papa, erano stati i prelati più potenti d' Italia. 



». Leóben e Campoformio, secondo ntwvi documenti, studio di 
Guido Padelletti. (Nella Niwva Antologia, settembre 1868, voi. ix, 
pag* 23 e segg.) — Firenze, tip. Succ. Le Monnier, 1868; in 8^ gr. di 
pag. 37. rJR. a^B.J 

Ermanno Htì£fer, nella sua opera capitale intonio alle negozia^ 
xioni diplomatiche dal tempo della rivoluzione francese, e special- 
mente nel primo volume intitolato : Oestrich und Preussen gegen^ 
ùber der franzòzischen Revolution bis zum Abschluss des Friedens 
von Campoformio, vomehmlich nach ungedrukten Urkunden der 



77 

Archive in Berlin, Wien und Paris (Bonn, 1868), ha esaminato in 
un libro imparziale e diligente gli atti, i protocolli, i rapporti parti- 
colareggiati e frequenti che precedettero ì preliminari di Leoben e il 
trattato di Campoformio, cercando nel 1864 gli archivi di Vienna, nel 
1866 quelli di Berlino, e Tanno dopo l'archivio del ministero degli 
esteri a Parigi. Ora Guido Padelletti trasse il meglio dall'opera del- 
l' Htìffer, con particolare riguardo alle cose d'Italia. Nel protocollo 
del 30 giugno 1797, a Cesano presso Montebello, fu designata la 
città di Udine come luogo più adatto alle trattative di pace. Il mini- 
stro austriaco Thugut, in data 11 agosto, mandò a Udine ai due 
rappresentanti austriaci De Gallo e Merveldt le istruzioni che do- 
vessero star fermi ai preliminari di Leoben. Il 27 agosto il gene- 
rale Buonaparte giunse a Passeriano e qui e ad Udine si tennero 
alternatamente le sedute. Dopo il colpo di Stato del 18 fruttidoro, 
l'Austria si decise alla pace e mandò a Udine il conte Luigi von 
Cobenzl riservato alla definizione delle trattative. Questi arrivò il 
26 settembre e prese alloggio nel palazzo Florio : i colloqui tra lui 
e il generale, che seguivano alle sedute, hanno grandissima impor- 
tanza, e r impeto che il Buonaparte mostrava in queste era tempe- 
rato in quelli da più miti consigli. Ci fu però un momento che il 
Buonaparte minacciò di annettere la republica veneta alla Cisalpina : 
i deputati di quasi tutto il territorio veneto (due di Udine) erano 
già raccolti a Venezia e pel 20 ottobre doveva farsi l'annessione. Ma 
pel colloquio del 7 ottobre furono riannodati i fili delle trattative 
che condussero, dopo altre tergiversazioni, alla pace. Questa era stata 
decisa, pei capi principali, nella seduta del 9 e poi firmata il 17 a 
Passeriano, con la data di Campoformio, e ciò per ragioni di eti- 
chetta, trovandosi questo villaggio a mezza via tra Udine e Passe- 
riano, residenza delle due parti contraenti. 

ioo# Cenni sulle antiche dimore dei Carni nelle vallate del Vi- 
paco e della Piuca del cav. Pietro dott. Kandler (Negli Atti e Me^ 
morie dell* i. r. Società agraria di Gorizia, Anno vii, n. 4, 2* app.) 
— Gorizia, tip. PaternoUi, 1868; in 8** di pag. 3. {M, P. G.) 

Qui parla di sei comuni della Gamia minore, registrati dall'Ano- 
nimo ravennate, occupandosi però espressamente dei tre ultimi, cioè 
Rinabium, Renela, Cliana. Il primo crede corrisponda al castello 
di Reifenberg, il secondo alla parrocchia di Vipaco, l'ultimo al ca- 
pitanato di Adelsberg (Arse Postumiae). 



78 

101 . Aquileia. (Nel Dizionario corografico dell'Italia, per cura 
del prof. Amato Amati, voi. i, pag. 352 e segg.) — Milano, tip. Val- 
lardi ed. [1868] ; in 8^ gr. di pag. 14 a due colonne. (B. C. U,) 

Attribuisco all'anno 1868 questo e tutti gli altri articoli im- 
portanti del Dizionario, che riguardano il Friuli, fino al volume vi, 
nel quale soltanto comparisce la data 1878. Forse il dott. Francesco 
Vallardi, nelle ponderose opere periodiche che venne publicando, usò 
sopprimere la data perchè la sua merce apparisse sempre fresca. L'ar- 
ticolo su Aquileia, fatto in parte da Giuseppe Urbanetti, è un buon 
compendio delle cose del patriarcato, e comprende la parte storica 
e l'archeologica con l'arma della città e con nove disegni. — E qui, 
riservandomi far cenno degli altri, noto che gli articoli di minore 
importanza, in questo Dizionario, sono, pel Friuli e il distretto di 
Portogruaro, i seguenti : Ampezzo, Voi. i, pag. 262 ; Concordia, iii, 
139-140; Gemona, iv, 9»-94; Gorizia (contea di) iv, 222-24; Gradi- 
sca, IV, 236-37; Latisana, iv, 508; Moggio, v, 186; Monfalcone, v, 
251; Palmanova, v, 909-910; Portogruaro vi, 508-509; Spilimbergo, 
VII, 912; S. Daniele, vii, 1137-38; S.Vito, vii, 1494-95; Tarcento, vm, 
54 ; Tolmezzo viii, 302-3. In tutti vi ha qualche accenno storico, ma 
specialmente nei tre articoli su Gorizia, Portogruaro e Tolmezzo. 
Noterò infine che l'articolo Friuli, in, 939-43, è affatto manchevole 
quanto alle vicende storiche della regione, sebbene contenga un ten- 
tativo di biografia e di bibliografia. 



Cividale. (Nel Dizionario corografico dell'Italia, compilato 
per cura del prof. Amato Amati, Voi. ii, pag. 1130 e segg.) — Milano, 
tip. Vallardi, ed. [1868]; in 8^ gr. di pag. 6 a due colonne. (B. C. U.J 

Dalle notizie fornite dal Munici{)io, fu tratta questa breve mo- 
nografia di Cividale che, oltre ricordarne le opere artistiche, entra 
nella storia probabile della sua fondazione, pel concorso di alcuni 
Galli, stabilitisi presso Aquileia nel 568 di Roma. Cesare vi fondò 
un forum negotiationis, per lo che fu chiamata Forum Julii. Co- 
me colonia, appartenne alle tribù Scapzia. Famosa per l'invasione 
dei longobardi e per lo stabiUmento del ducato, ebbe allora anche 
il nome di Civita^ Austriae. Fu per molto tempo sede dei patriarchi, 
e come questi si trasferirono a Udine nel secolo xui, cominciarono 
le rivalità fra i due paesi. Amica dei Carraresi, Cividale fu avversa 
ai conti di Gorizia, ma poi, fatta dedizione a Venezia, sofferse as- 
sedio nella guerra di Cambrai, ma non fu presa. Ebbe antichi sta- 



79 

tuti: si conserva ancora manoscritto quello del 1378, insieme con 
molti altri preziosissimi cimelii, che danno al suo archivio massima 
importanza fra i principali d* Italia. 



!• Costantino Cumano. Vecchi ricordi cormonesi. (Nozze 
Naglos-Mucelli) — Trieste, tip. Lloyd austriaco, 1868; in 4^ di 
pag. 112. CB.au.) 

Basta accennare al contenuto di questo libro perchè ognuno 
ne apprezzi la grande importanza. Esso si apre con uno schizzo 
storico di Cormons, nel cui territorio si scavarono oggetti romani: 
con qualche diffusione si tocca del castellare romano sovrapposto 
alla borgata. Viene appresso una pianta della piazza di Cormons 
nel 1500, e dopo uno studio geologico, si torna alla storia con un 
abbondante Memoriale crùtiologico che va dal 610 al 1777, con ci- 
tazione delle fonti. Si passa alle Cose di chiesa con la serie ben 
documentata dei pievani di Cormons, i quali avendo sempre otte- 
nuta bolla di semplice benefizio, ebbero molto tardi, cioè nel 1734, 
stabile residenza ; e per terminare con questo argomento è data la 
serie dei vicari e la storia dei tre conventi, ora soppressi, dei cap- 
puccini, dei domenicani e delle consorelle della carità. Il volume si 
chiude con 18 documenti: l'autore, Tab. Bianchi, i fratelli Joppi ed 
altri ebbervi parte nella scelta, ma alcuni hanno carattere privato. 
Però sono qui illustrate la presa di Cormons e la sua dedizione a 
Venezia nel 1508, non meno che i fatti della guerra di Cambrai, 
relativi a quella borgata. I privilegi antichi e gli statuti di Cor- 
mons appaiono confermati da Massimiliano I e dai diplomi di Leo- 
poldo I, di Giuseppe I e di Carlo VI. — Di questo libro scrisse 
brevi parole il prof. Giussani nel Giornale di Udine, 16 aprile 1868, 
n. 90; e megUo ne dissero gli Atti e Memorie dell'i, r. Società 
agraria di Gorizia, 1868, n. 6, appendice in, pag. 22-24. 

io^« Il paese di Fomi-Avoltri con la sua miniera di Avanza, 
descrizione di Grignani Luigi. — Cividale, tip. Zavagna, 1868; in 
8'* gr. di pag. 26. (7?. J.J 

L'autore di questo libello è una guardia di finanza, lombardo. 
Parla di tutto e di tutti in una lingua spropositata nei primi dieci 
capitoli, e anche da trivio nell'ultimo. Non c'è garanzia alcuna, 
che le notizie storiche della miniera e dei luoghi sieno attinte a 
fonti attendibili, e perciò questa bibliografia non può occuparsene. 



80 

Questo libro che, se non suscita la bile, è un rimedio contro la 
malinconia si porge come saggio mirifico di vanità ebra e sconclu- 
sionata : lo stampatore è andato a gara con l'autore nel mantenerne 
gli spropositi. 



Le cose memorabili del mxyndo e della città di Gorizia 
del sac. Giovanni Zoratti, cenno di Luigi Maini. (Nel Calendario 
per l'anno 1868 della i. r. Società agraria di Gorizia, pag. 75 e 
segg.) — Gorizia, tip. Paternolli, 1868; in 8** di pag. 5. CM.P. G.J 
Correggendo i bibliografi precedenti, il Maini discorre di que- 
st'opera rarissima dello Zoratti, e, ciò che più vale, raccoglie in 
due paginette i fasti della città di Gorizia nel periodo moderno, 
cioè dal 1500 al 1704. L'operetta dello Zoratti, scritta in latino, 
arriva appunto a quest'anno, in cui naque l'autore. 

lOO* I fasti goriziani del conte Rodolfo Coronini, cenni bi- 
bliografici del dott Luigi Maini. (Nel Calendario per l'anno 1868 
dell' i, r. Società agraria di Gorizia, pag. 80 e segg.) — Gorizia, 
tip. Paternolli, 1868; in 8^ di pag. 10. fM. P. G,J 

Questo lavoro poetico in latino del co. Coronini, cui egli stesso 
accompagnò di annotazioni crìtiche e storiche, ebbe la sua prima 
edizione nel 1769 e fu tradotto nel 1780 dell'ab. Lorenzo Da Ponte. 
Il Maini ne parla con esattezza bibliografica, rettificando quanto ne 
scrissero molti, fra i quali il Valentinelli e i compilatori della Bi- 
hliografia istriana. In tre libri si dividevano i fasti del Coronini: 
il primo fu stampato due volte, gli altri una volta sola. 

io*y. La verità per chi voglia conoscerla, scritto apologetico 
del dott. Luigi Maini. — Bologna, tip. Felsinea, 1868 ; in 8^ di pag. 46. 
(R. O-B.J 

Lasciando stare la difesa che l'autore fa di sé stesso in que- 
sto opuscolo, interessano la storia friulana due copiose note che 
egli vi aggiunse. Nella sesta nota, pag. 20-32, dimostra come nel 
secolo scorso la coltura letteraria italiana a Gorizia fosse molto 
innanzi, e sia andata scemando dacché si trasferì a Trieste la co- 
lonia degli arcadi Romano-Sonziaci, la cui biblioteca passò al Ga- 
binetto di Minerva. Anche la lingua italiana a Gorizia va corrom- 
pendosi sempre più e lo prova con esempi. Dalla nota settima, 
pagine 32-43, si possono ricavare altre notizie, specialmente sul 



81 

soggiorno di Carlo Goldoni, sul famoso medico Pier Andrea Mattioli 
di Siena (n. 1500 m. 1577) trasferitosi da Trento a Gorizia come 
medico principale della contea. 



Grado, (Nel Dizionario corografico dell'Italia, per cura 
del prof. Amato Amati, Voi. iv, pag. 237 e segg.) — Milano, tip. 
Vallardi ed. [1868] ; in 8** gr. di pag. 4 a due colonne. (^5. C. U.J 

Dalle notizie della fondazione di S. Eufemia nel 456, restaurata 
e fatta patriarcale da Elia, ivi trasferitosi da Aquileia per decreto 
di papa Pelagio II del 17 febraio 579, agli accenni compendiosi 
dello scisma, alla decadenza di Grado, il cui patriarcato fu sop- 
presso nel 1451, viene l'autore divisando la storia di quel luogo 
che vanta la cronaca antica dell'Anonimo Gradense dal 577 al 1045 
e molte storie recenti, e fu illustrato nel suo principal monumento : 
anche qui infatti è raffigurato il pulpito di S. Eufemia. 

loo. Due pareri sulle fortificazioni di Udine e di Palma nel 
secolo xvj. (Nozze Bianchi-di Porcia) — Udine, tip. Seitz, 1868; in 
12^ di pag. 24 fR, 0-B.) 

Francesco Malacrida veronese, ingegnere militare, richiesto 
dalla republica veneta del suo avviso intorno alla convenienza di for- 
tificare la città di Udine indifesa, si pronunzia pel no, in uno scritto 
del 18 febraio 1567, adducendo che il luogo piano, la distanza di 
14 miglia dal varco settentrionale e di 20 dall'orientale, le difficoltà 
di ricevere soccorsi per terra e per mare renderebbero vana l' im- 
presa. Solo consiglia di munire la città contro un assalto impro- 
viso. — Bonaiuto Lofini fiorentino, altro ingegnere militare, sugge- 
risce in un discorso del 15 giugno 1600 il modo di por termine alla 
fortezza di Palma, già decretata fino dal 1593, ma continuata len- 
tamente nei suoi lavori. L'opera sarebbe sollecita, facile ed econo- 
nomica ove si scavasse un canale navigabile da Palma al mare pel 
fiume Ausa, si provedessero pietre cotte e calcina e sorgesse una 
muragUa intorno la fortezza. Poi lo scritto entra in materie tecniche 
e contiene una difesa del Lorini a certe accuse che gli erano mosse 
« per oscurare le tante fatiche da me fatte in 22 anni di servitù. » 
Questo opuscolo usci a cura di Vincenzo Joppi, 

lyo. Sacile e suo distretto, cenni geografici, topografici, storici 
e statistici, publicati in occasione della vii tornata generale dell' As^ 

7 



82 

sociazione agraria friulana — Udine, tip. Seitz, 1868; in 8" di pag. 107, 
con una carta del distretto. (B. C. U.) 

La parte storica di questo bel lavoro dice l'origine di Saciie, 
cui il patriarca Godofredo dichiarò città libera, salve le regalie e 
i diritti giurisdizionali, nel 3 gennaio 1190. Nel 26 maggio 1411 
venne sotto la dipendenza di Venezia e qui se ne ripete per esteso 
il documento. In questo volume si dà un'idea delle consuetudini di 
Saciie e dello statuto compilato durante il secolo xin, del publico 
arringo^ del consiglio nobile e delle loro varie attribuzioni. Ve- 
nendo a parlare degli altri comuni del distretto sacilese, il racco- 
glitore dei cenni si occupa di Caneva, antica gastaldia patriarcale 
e castello tenuto in gran conto; di Polcenigo o Pulcenico, fino dal 
962 giurisdizione dei conti omonimi ; di Brugnera attribuita ai conti 
di Porcia; di Budoia che divenne comune a sé soltanto nel 1805. 
E appunto di Budoia e di Polcenigo molte cose storiche sono qui 
ricordate: dopo il 1290 le loro sorti andarono congiunte, e l'amore 
delle armi fu comune ai due paesi. Fu di Polcenigo il conte Giorgio, 
poeta che fiori nel secolo scorso ; ma nella sua famiglia si contano 
i primi introduttori del gelso in Friuli, i primi che, con l'opera del 
famoso Zendrini, sistemassero ad utile dell'agricoltura il corso del 
Gorgazzo e del Panio. Ci furono altresì a Polcenigo due conventi 
di Francescani. Ebbe merito principale nella preparazione del vo- 
lume il dott. Andrea Ovio. 

l'yit H 13 marzo 1782 in Udine. (Nella Madonna delle Grazie, 
foglietto-religioso-settimanale) — Udine, tip. Zavagna, 1868; in 4® di 
col. 3 (B. a U.J 

La sera del 12 marzo. Pio VI, in viaggio per Vienna, entrò nella 
provincia, pernottando a Saciie nel palazzo Flangini. Al di qua del 
Tagliamento lo accolse il co, Lodovico di Valvasone, A Udine fu allog- 
giato al palazzo Antonini, poi Belgrado e ora Tellini, sulla piazza 
del Patriarcato. Abbandonò Udine nel 14 marzo e a Nogaredo di 
Torre entrò nel territorio austriaco. Gli Antonini e i canonici del 
Duomo ricordarono l'avvenimento con due iscrizioni. 



Galli cisalpini e transalpini nelle nomenclature territo- 
tortali, memoria del dott. Michele Leicht. (Negli Atti del R. Isti-- 
tuto Veneto di scienze, lettere ed arti. Serie ni. Tomo xiii. pag. 1161 
e segg,) — Venezia, tip. Antonelli, 1868; in 8** di pag. 28. (7?. P.J 



83 

Dopo aver premesso alcune domande di difficile soluzione intorno 
alla derivazione delle genti galliche in Friuli, il dott. Leicht si ad- 
dentra in questa Memoria nella questione della toponimia, incon- 
trando analogie singolari nelle denominazioni territoriali che termi- 
nano in acco, ago ed osco fra i paesi al di qua e al di là dell'Adige, 
fino in Piemonte. Da questo con lo stesso sistema passa a dimostrare 
l'analogia dei galli cisalpini coi transalpini e presenta una copiosa 
serie di nomi tratti dagli antichi documenti francesi e dalle monete 
merovingie ; cosi pure cerca siffatte concordanze nella Svizzera, nel 
Trentino, nel Tirolo e nella Carniola. Non tutte le conclusioni del 
Leicht reggono forse a una critica severa, ma bisogna riconoscere 
che col suo scritto ha egli reso un buon servigio, per la via degli 
studii linguistici, al difficile problema storico delle origini. 



Intorno al codice bambergense di Paolo Diacono, esa- 
me di Silvio Andreis. {ìfeìV Archivio Storico Italiano, Serie Terza, 
Tomo VII, parte ii, pag. 23 e segg.) — Firenze, tip. Galileiana, 1868 ; 
in 8*^ di pag. 31. (R. O-B.J 

Nell'autunno del 1867, il dott. Andreis di Roveredo nel Tren- 
tino, immaturamente tolto agli studii due anni dopo, erasi recato 
a Bamberga a studiarvi il famoso manoscritto di Paolo Diacono e 
giunse a dimostrare che quel codice fu scritto a Milano, per ordine 
dell'arcivescovo Arnolfo II, tra il 998 è il 1018, che fu ricopiato da 
un altro codice più antico di parecchi decenni, il quale ultimo fu 
fatto probabilmente a Napoli verso la metà del secolo x. L'Andreis 
publica poi il sesto libro di Paolo nella lezione di Bamberga, e riesce 
a dimostrare luminosamente l'assunto dell'illustre Bethmann, che 
questo codice sia un rifacimento, e del Manzoni che lo stile vi è 
negletto ed improprio, quindi indegno di Paolo che pur viveva in 
corte di Carlomagno, fra una accolta di egregi letterati. 

1*^4. Das Archiv des D^ Della Bona in Gorz von Auoust Di- 
MiTz. (Nelle Mittheilungen des historischen Vereins fur Krain, re-- 
digirt von Augtist Dimitz, 23° Anno, 1868, pag. 54 e segg.) — 
Laibach, «tip. Kleinmayr e Bamberg, 1868; ;in 4** di pag. 2 a due 
colonne. fB.C.T.) 

Il breve scritto si compone di due parti; nella prima vanno 
riferite le ricchezze dell'archivio privato del dott. Della Bona, figlio 
del celebre storico goriziano, nel quale si contengono anche manoscritti 



84 

preziosi. Per dare un saggio del frutto che dall'archivio stesso può 
ricavarsi, il Dimitz si ferma, nella seconda parte, alla genealogia dei 
Coronini-Cronberg, aggiungendo alle note qualche peregrina notizia, 

l'yfij. Marco Basaith discorso di Onorato Occioni letto nella 
R. Accademia di Belle Arti in Venezia, il giorno 29 novembre 1868, 
(Negli Atti della Reale Accademia ecc. degli anni 1866, 1867, 1868, 
pag. 7 e segg.) — Venezia tip. del Commercio, 1868 ; in 8® di pag. 23. 

rR. O-B.J 

Registriamo questo nome illustre nell'arte perchè, tra i luoghi 
che si diedero vanto di aver visto nascere, di genitori greci. Marco 
Basaiti, si contano, con Venezia e Capodistria, il Friuli. Ma la no- 
stra provincia vuol essere affatto esclusa, correggendosi cosi un 
errore del Maniago. Fiori intorno al 1520, e in Venezia tenne bot- 
tega come usavano i suoi contemporanei, i Vivarini, il Carpaccio, i 
Bellini. Anche in Friuli, come altrove, si ammirava di suo una de- 
posizione di croce per l'abazia di Sesto, ma il quadro fu venduto 
intorno il 1820 per prò vedere la torre di una campana. L'andazzo, 
si vede, non è nuovo. — Di questo discorso, nobile di sentimenti, 
splendido di forma, diede annunzio Agostino Sagredo neìTArch. Star. 
Hai., Serie Terza, Tomo iv, parte i, pag. 249. 

l'yo. Alla cara memoria del prof. ab. Giuseppe Bianchi ecc., 
parole del prof. ab. L. Candotti, lette nei funerali il 20 febraio 1868 
e Cenni biografici dettati dal prof. Camillo dott. Giussani. — Udine, 
tip. Jacob e Colmegna, 1868; in 8® di pag. 24. (B.C.U.) 

Le parole sono improntate di sentito afiFetto, e i cenni ci dicono 
come l'ab. Bianchi nascesse a Codroipo nel 15 marzo 1789; come 
dal 1819 al 1838 insegnasse umane lettere e fino al 1850 tenesse 
l'ufficio di Prefetto del Ginnasio, a nome del Comune. Nel 1850, 
che il Ginnasio, unito al Liceo, divenne imperiale e regio, il Bianchi 
fu eletto bibliotecario civico e finché visse tenne quell' ufficio. Tutti 
sanno i meriti del Bianchi come latinista, ma specialmente come 
raccoglitore di patrie memorie, onde ebbe dal Mommsen il titolo 
di « uomo veramente dotto. » I cenni si chiudono con l^lenco dei 
lavori editi e inediti. 

i'y*y. Nei funerali del suo dilettissimo prof ab. Gianfrancesco 
Cassetti, 18 aprile 1868, L. Candottl— Udine, 1868; in 8^ di pag. 19. 

(B. a U.J 



85 

Aflfettuosa commemorazione, corredata di due lettere del Cassetti 
sul Veltro di Dante. Naque il Cassetti a Caneva di Carnia nel 1803. 
Ebbe nome nell'eloquenza e nella poesia; fu professore ginnasiale 
di lingue classiche a Udine, dove mori nell'aprile 1868. 



i. Nei solenni funerali di Giacomo Grovich, celebrati senza 
V intervento del clero nella patria necropoli, addi 17 maggio 1868, 
orazione di Pietro Bonini. — Udine, tip. Seitz, 1868; in 8^ di pag. 12. 
{'B. C. U.) 

Appartenne come artigliere alla legione friulana comandata 
dal maggiore Giupponi, e tornato in patria dall'assedio di Venezia, 
la corte stataria austriaca Io condannò alla fucilazione, eseguita 
presso il castello di Udine, nel giorno 11 settembre 1849, essendo- 
glisi trovate poche cartuccie nel sacco. Più che a narrare l' umile, 
ignorata vita del Grovich, e la morte serena a 36 anni, l'orazione 
mira ad affermare il santo diritto delle nazioni alla indipendenza 
contro gli stranieri. Nel 1882, per via di publiche sottoscrizioni, fu 
preparata al Grovich, con epigrafe dello stesso prof. Bonini, una 
lapide, della quale è nota la deplorevole storia ; e, con la firma di 
A. Picco, usci pure un opuscolo (Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1882; 
in 8** di pag. 32), dal titolo : Ricordi popolari dal 23 marzo 1848 
fino al 1882 intorno a Giacoìno Grovich e ad altri distinti par- 
trioti e cittadini vdinesi, con allitsione al voto elettorale. L'opu- 
scolo, diretto agli operai, ridice i casi del 1848, e si conchiude coi 
fasti della democrazia friulana, coordinando quelli e questi sotto 
due nomi ben diversamente famosi, Giacomo Grovich e Giambattista 
Cella. 

l'y©. Di Jacopo Linussio e della tessitura in Gamia. — Fi- 
renze, tip. Civelli, 1868; in 8^ di pag. 28. fB. C. U.J 

Preceduti da poche pagine di G. Giacomelli, allora deputato al 
Parlamento pel coUegio di Tolmezzo, comparvero questi cenni del 
prof. Giovanni Cassetti su la vita di Jacopo Linussio e sui suoi 
opifici. Naque Jacopo Linussio a Villa di Mezzo nella valle d'In- 
caroio, rS novembre 1691, da Pietro e da Maria Del Negro. Studiò 
a Villacco il tedesco e il commercio, e, nel 1717, in Moggio, piantò 
un opificio di tele, cui trasportò in Tolmezzo, dandogli nel 1740 
tale sviluppo, quale si vede dalla grandiosa fabrica, e oltre a Moggio, 
avendo una casa filiale a Casa Bianca presso S.Vito ai Tagliamento, 



86 

Questa industria delle tele ebbe dalla republica veneta grandi pri- 
vilegi, con lo scopo di far concorrenza alle manifatture estere. Ja- 
copo Linussio mori nel 17 giugno 1747; la fabrica gli sopra visse 
fino al 1818. 



u Ippolito Nievo, commemorazione di Pietro Bonini, letta 
nella maggior sala del Palazzo Bartolini addi 23 agosto 1868. — 
Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1868; in 8° di pag. 32. fB. C. TI.) 

Non è friulano, ma va ricordato in questa bibliografia, perchè, 
nato a Padova nel 30 novembre 1831, abitò lunghi anni in Friuli, 
e lo descrisse con animo d'artista, nella sua triplice qualità di poeta, 
di romanziere e di storico, e lo amò con queUo stesso ardore che 
dopo il 1849 lo fece cospirare per la libertà della patria, e dopo 
il 1859 combattere a fianco del Garibaldi per la sua indipendenza. 
Mori fra i naufraghi MV Ercole, il 4 marzo 1861, nella traversata 
da Palermo a Napoli. La sua fama come scrittore è specialmente 
raccomandata alle Confessioni di un otttcagenario uscite in Fi- 
renze, presso Le Mounier, in due volumi. — Su questa commemo- 
razione scrisse la Rivista contemporanea di Torino, nel fascicolo di 
maggio 1869; e nello stesso anno, in ottobre, il Molmenti publicò 
alcuni cenni critico-bibliografici intorno a Ippolito Nievo. 



Del museo friulano, relazione del conservatore prof. Ja- 
copo PiRONA. — Udine, tip. Jacob e Cohnegna, 1868; in 8^ gr. di 
pag. 40. (B. a U.J 

Si narrano tutte le cure poste per la fondazione di un museo 
friulano, dovuto alla iniziativa di privati, che cominciarono, come 
il Pirona ed il Bianchi, a fare da sé collezioni preziose senza che 
l'Accademia, a cui il primo si rivolse, potesse validamente aiutare 
r impresa, non per manco di volontà, ma di mezzi economici, E in- 
tanto dal 1833 le memorie patrie abbandonavano turpemente, per 
lucro, gli archivi privati fra la Livenza e il Timavo andando a fi- 
nire a Venezia, a Verona, perfino in Inghilterra, e spesso nelle 
botteghe dei pizzicagnoli. Ma la contessa Teresa BartoUni, legando 
alla città il suo palazzo, affinchè fosse convertito a qualche patrio 
uso, sgombrò finalmente, nel 1863, la via alla fondazione di una 
Biblioteca, e poco appresso, in occasione del centenario dantesco, 
alla istituzione di un Museo, che fu inaugurato il 13 maggio 1866. 
In questo diligente opuscolo è distinta la parte che l'Accademia e 



87 

il Municipio ebbero nell^opera e sono esposti i mezzi adoperati af- 
finchè essa progredisse a maggior lustro dei Friuli. 

X&2. Parole dette il giorno 17 novembre 1867 dal m. r. D. Do- 
menico dott. Fabricj vicario curato di Pinzano neW inaugurazione 
di un quadro a fresco fatto dall' illustre Domenico Fabris nel san- 
tuario della Madonna di Strada nella terra di S. Daniele del Friuli, 
— Sandaniele, tip. Biasutti, 1868; in 16® di pag. 16 ("R. J.) 

Di questo libretto, interessa la storia artistica e religiosa la 
notizia che una famosa imagine di Maria, dipinta da Pellegrino di 
Sandaniele sopra un muro che cingeva un podere presso quella terra, 
fosse, per intercessione del patriarca Marco Gradenigo, trasportata 
nel borgo esteriore al castello e fosse ivi eretto il santuario alla 
Madonna di Strada. La prima pietra ne fu collocata il 20 luglio 1636, 
e il trasporto avvenne Tanno dopo, il 7 settembre, con Y intervento 
di mons. Bernardo dei conti Valvasone vicario generale del patriarca. 



Di alcuni lavori in cromolitografia di un artista frivn 
lana, cenno critico di P. Selvatico. (Neir appendice del Giornale 
di Udine, 12 agosto 1868, n. 191). — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 
1868; in fol. di col. 8. fB. C. U.J 

Qui si loda il sig. Marzini di Cordovado che perfezionò in Italia 
la cromolitografia, i cui primi saggi si videro nel 1818 a Vienna e a 
Strasburgo, inventando all'uopo nuove macchine e congegni. 11 Mar- 
zini passò a Bassauo e poi a Padova, dove si accontò con un editore 
e, sotto il finto nome di monsieur Henry, passò dalla riproduzione 
del paesaggio al più arduo cimento della figura, rifacendo intero 
coi suoi torchi policromi, in ben 46 pietre, il San Pietro Martire, 
miseramente combusto nella chiesa di S. Giovanni e Paolo di Ve- 
nezia nella notte del 15 agosto 1867. 



1869 



Documenta hisioriae Forqjuliensis saeculi xiii et xiv, sum- 
matim regesta a Josepho Bianchi utinensi. (Nei volumi xxi, xxii, 
XXIV, XXVI, XXXI, XXXVI, xxxvii, xLi àeW Archivio per la publicor- 
zione delle fonti storiche attstriache^ edito dall' Accademia delle 
scienze in Vienna) — Wien, aus der k, k. Hof-und Staatsdruckerei, 
1861, 1864, 1866, 1867, 1869; in 8^ di pag. 250, 90, 48, 25, 90; in 
compi. 506. (B. C. U.J 

A cinque riprese, come apparisce dal titolo messo qui in fronte, 
l'illustre ab. Giuseppe Bianchi, prefetto del Ginnasio di Udine, diede 
fuori i regesti dei documenti storici friulani, che apparvero distri- 
buiti in otto volumi àelV Archivio per le fonti austriache. Li pre- 
cede un breve discorso in latino che dà ragione del modo onde fu 
condotta la raccolta, scelta, secondo il criterio dell'autore, dalla pro- 
pria collezione manoscritta che poi Lorenzo Bianchi nipote donò alla 
biblioteca comunale di Udine, i cui elementi, alla loro volta, si tol- 
sero dall'archivio capitolare di Cividale, dai quattro archivi di Udine, 
capitolare, demaniale, municipale e notarile, dalle due biblioteche di 
Udine, arcivescovile e municipale e finalmente dalle cinque minori 
raccolte Frangipane, Fabrizio, Guerra, Pirona e Montereale. Il pri- 
mo volume comprende da solo il secolo xiii dal 1200 al 1299, e 
gli altri quattro fascicoli, della stessa mole di quel volume, non 
vanno oltre l'anno 1333, il che accenna al crescere naturale dei 
documenti, coll'avanzare dei secoli. Infatti i regesti pel secolo xiii 
sono 840, mentre ve ne hanno 907 pel primo terzo del secolo xiv : 
essi sono sempre condotti con abbondanza discreta: talvolta il do- 
cumento è riferito quasi per intiero, ma anche in questo caso il 
raccoglitore non vi ha notate le caratteristiche riguardanti la lin- 
gua, i testimonii ed altro di cui tiene gran conto la scienza delle 
carte antiche. È deplorabile altresì che la raccolta manchi di in- 
dici, che possano guidare facilmente lo studioso pel gran mare di 
tante notizie. Conservasi manoscritta la continuazione dei regesti a 
quasi tutto il secolo xiv. 



89 

». Notizie intomo agli Statuti comunali di Cividale del 
Friuli del dott. Michele Leicht. (Negli Atti dell* Istituto veneto di 
scienze, lettere ed arti. Serie iii, Voi. xiv, pag. 1547 e segg.) — 
Venezia, tip. Antonelli, 1869; in 8^ di pag. 46. (R. O-B.J 

Dopo esser sceso da considerazioni generali che mirano a trac- 
ciare l'incerta politica dei patriarchi, dopo aver detto come anche 
a Cividale fosse perenne il contrasto tra l'invasione del patriarca 
e l'autonomia del comune, il disserente tocca di quattro codici statu- 
tari da lui veduti, tre cartacei e uno membranaceo. Questa è la più 
completa raccolta delle leggi comunali cividalesi, le cui disposizioni 
vanno dal 1296 al 1333; e se ne deduce che il codice fosse com- 
pilato nel 1336, Le conclusioni storiche che il Leicht trae dagli 
statuti di Cividale hanno molto interesse, come quella che sotto il 
patriarca Lodovico Della Torre ivi s'introducesse la inquisizione. 
Però la parte nuova e più sviluppata di questo studio riguarda le 
wayte e le schiriwayte ossia le guardie semplici o appostamenti e 
le schiere-guardie o pattuglie che erano già organizzate a Cividale 
fino dal 1176. — Vedi, su queste notizie, l'articolo del Giornale di 
Udine, 18 novembre 1869, n. 275. 



Statata Glemone. (Nozze Celotti-Michìeli) — Udine, tip. 
Jacob e Colmegna, 1869; in 8^ di pag. 91. (E. 0-B.J 

Gli statuti, ordinati nel 1381 dai preposti alla comunità di Ge- 
mona, furono riveduti e parcamente annotati dal prof. Alessandro 
Wolf dell' Istituto tecnico di Udine e publicati dai fratelli conti Di 
Prampero. Scritti in latino e divisi in 103 capitoli, riguardano anzi 
tutto le ingiurie a parole con multa diversa, secondo i casi. D be- 
stemmiatore, se non abbia di che pagare la multa, stia esposto in 
catene sulla publica piazza tre giorni e tre notti. Il portar armi, 
dar di piglio alle pietre, o usar comunque violenza è soggetto di 
multa e l' offeso ha diritto aUa rifusione delle spese. Stabilita la 
forma delle tregue e l'ordine del consiglio, proibito il lavoro festivo, 
assegnato lo stipendio al massaro del comune. Oltre le disposizioni 
a guarentigia delle persone e delle cose, era proveduto al lusso, 
agli usurieri, piaga del paese, al governo e alla pulitezza delle 
strade, cosi pure ai giuochi, agli ostieri e ai cibi vegetali e animali. 
Particolari articoli erano consacrati alle misure, ai pesi, ai dazi 
del vino, della carne, del pane, delle stoffe. Nell'atto di macellare 
il bestiame se ne fissava il giusto peso e prezzo in ragione della 



90 

qualità. Ma le pene erano sempre le multe, onde nasceva che i 
ricchi potevano più liberamente commettere sopercherie a danno 
del popolo infelice. — Di questi statuti è data relazione nel Giornale 
di Udine, 12 febraio 1869, n. 37. 

x&y. Corografia del Friuli di antico scrittore anonimo. (Nel- 
V Archeografo triestino. Nuova Serie, Voi. i, pag. 145 e segg.) — 
Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1869; in 8^ gr. di pag. 20. (R. 0-B.J 
Tratta da una pergamena del museo provinciale di Gorizia, 
questa Corografia del Friuli fu illustrata dal dott. Carlo Buttazzoni 
che ne riferisce l'epoca tra il 1500 e il 1506. Si legge con molto 
profitto delle condizioni dei vecchi tempi, sebbene abbia qualche 
inesattezza, specialmente nei dati statistici. Ma talvolta si allontana 
dalla semplice descrizione per offrire parche notizie del governo, 
delle finanze e della parte ecclesiastica. 



Corografia della Camia dì Giacomo Valvasone di Ma- 
niaco, anno 1559. (TSeìV Archeografo triestino. Nuova Serie, Voi. i, 
pag. 169 e segg.) — Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1869; in 8® gr. di 
di pag. 14. (R.O-B,) 

Scende a molti particolari la Corografia della Camia, illu- 
strata copiosamente dal Buttazzoni, che la ebbe dall'Archivio diplo- 
matico di Trieste. Ne fu autore Giacomo Valvasone di Maniago, 
che nell'anno 1559 dedicavala a Giambattista Gontarini, luogote- 
nente della Patria del FriuU, « per la consideratione di quel paese 
per rispetto de passi, e di molti legni per l'Arsenale, e fabriche di 
Venezia. » Nella illustrazione a questa Corografia, il dott. Buttaz- 
zoni si lascia andare a scoprire l'origine di alcuni nomi, derivan- 
doli dal celtico o dal gaelico, ma talvolta nelle interpretazioni egli 
mi pare lungi dal vero. Ad ogni modo siflEatti tentativi etimologici, 
di cui l'autore si mostra tenero, possono destare nell'animo degli 
eruditi dei dubbii fecondi, tanto più che l'onomatologia geografica, 
0, come altri la chiamano, la toponimia, è destinata a ricevere luce 
da molteplici raffronti e da minuziose ricerche. — Sulle Valli della 
Camia, Pacifico Valussi, in forma popolare e con reminiscenze mo- 
derne, aveva scritto un articolo datato da Milano, febraio 1865, e 
inserito nel Giornale delle alpi, degli appennini e vulcani diretto 
dall'avv. G. T. Cimino, Anno i, fase. 11 e 12, pag. 538-553. 



91 

• I boschi demaniali in Camia. (Nel Giornale di Udine, 
3 novembre 1869, n. 262) — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1869; 
in fol. di col. 2. (B. C. U.) 

Questo articolo contiene molti accenni a documenti storici, donde 
l'interesse che ci presenta. Con decreto 5 agosto 1581 del Consi- 
glio dei X con la Zonta, i boschi della Camia resteranno in pro- 
prietà dei rispettivi comuni e privati, tranne 39 da alberi e remi, 
designati con bando 14 ottobre 1580. I Camici furono lieti della 
cessione che mirava a conservare e far prosperare i boschi ceduti, 
e nella supplica del 1® aprile 1609 affermano che «sendo ciò stato 
in servizio della Serenissima Republica, il compatiscono allegra- 
mente, come sono prontissimi di nuovo a sparger il sangue, imi- 
tando i loro antenati in ogni publico comandamento. » Parole d'oro! 

lOO. Di Aquileia romana ecc., del conservatore imperiale Pie- 
tro Kandler. (tiélT Archeografo triestino. Nuova Serie, Voi. i, 
pag. 93 e segg.) — Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1869 ; in 8® gr. di 
pag. 48. (R. 0-B.J 

Qui si discorre di Aquileia romana, ma vi si aggiunge il canto 
safBco attribuito a S. Paolino sull'eccidio della città, e infine una 
magra cronologia. Il primo lavoro è accompagnato da documenti 
tolti agli autori latini e da una pianta della città antica, medioevale 
e moderna. Preziose invero sono le notizie topografiche onde si fa 
mostra in questa memoria, tenendosi conto dei molti cangiamenti a 
cui andò soggetto il terreno, sul quale stava Aquileia antica. L'au- 
tore è persuaso che l'agro aquileiese fosse irrigato, che vi si tro- 
vassero anche canali navigabili e che pel Natisene avesse comuni- 
cazione con l'agro cividalese. Ma avanzando queste ed altre con- 
getture, non sempre chiaramente espresse, il Kandler osserva che 
resta molto da fare a compiere lo studio delle condizioni antiche 
del paese. 

loi. Ritm^ cantilena barbarica in elogio di re longobardi, 
con le notizie dei sinodi di Pavia e di Roma nei qicali avvenne 
la riunione della chiesa scismatica di Aquileia alla comunione 
della chiesa romana dell' ing, A. Joppi. {NeW Archeografo triestino. 
Nuova Serie, Voi. i, pag. 85 e segg.) — Trieste, tip. Herrmanstorfer ; 
in 8^ gr, di pag. 7. (R. 0-B.J 

Autore di questo ritmo in elogio dei re longobardi Ariberto I, 



92 

Bertarido e Cuniberto fu un chierico longobardo della chiesa di 
Pavia, il quale accenna allo scisma famoso dei Tre Capitoli che 
durò dal 539 al 698 e fu chiuso nei sinodi di Pavia e di Roma. 
Il lungo scisma è illustrato dal dott. Antonio Joppi che aggiunge 
al suo lavoro un'esatta genealogia dei re longobardi di origine ba- 
varese. 

lO^. Indice cronologico dei Patriarchi di Aquileia aderenti 
allo scisma di Ario di Carlo Buttazzoni. Q^eW Archeografo trie- 
stino. Nuova Serie, Voi. i, pag. 92) — Trieste, tip. Herrmanstorfer, 
1869; in 8° di pag. 1. (R, 0-B.) 

Sono indicati i cinque fino al 586 e gli altri dopo la divisione 
della provincia aquilese nei due patriarcati, scismatico di Aquileia 
e ortodosso dì Grado. 

I03é La distruzione di Aquileia, compendio cronistorico di 
Vincenzo Zandonati. — Gorizia, tip. Seitz, 1869; in 16** di pag. 16. 
CR. J.J 

Ardente requisitoria contro i fatti storici che prepararono e 
compirono la distruzione di Aquileia romana al tempo di Attila, e 
contro gli avvenimenti di Aquileia patriarcale che non potè, secondo 
il cronologo Zandonati, sfuggire alle ripetute persecuzioni dei suoi 
nemici. L'autore, troppo fedele al titolo del suo compendio, e do- 
lente dei danni che toccarono alla sua patria, senza occuparsi della 
sua fortuna, considerò un solo aspetto della storia di Aquileia, per 
dimostrare come tutti i secoU fino al nostro paressero congiurare 
a « prostrarla neU' attuale miserabile sua condizione, giacché ora, 
dice lui, Gorizia sostituì TAquileia patriarcale; Udine l'Aquileia pos- 
sidente; Palmanova l'Aquileia militare; e Trieste l'Aquileia marit- 
tima mercantile. » Apprezzamenti codesti che si accettano col be- 
neficio d'inventario. — La conclusione di questo compendio è ripe- 
tuta negli Atti e Memorie dell' i. r. Società agraria di Gorizia, 
1869, n. 6 e 7, 3* appendice, pag. 14-16. 



Aquileia, brano di lettera di Angelo Arboit alla giovi- 
netta F. L. (Nell'appendice del Giornale di Udine, 6 aprile 1869, 
n. 81) — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1869; in foL di col. 8. (B.C.U.J 
È una descrizione a volo di uccello del sito della moderna 
Aquileia, e degli avanzi antichi che vi si trovano, non solo in quel 



93 

centro famoso, ma nelle vicinanze, specialmente a Monastero. L'Ar- 
boit coglie l'occasione per eccitare nobilmente la rappresentanza 
della provincia di Udine a fare aquisto dei musei antichi, che al- 
lora erano in vendita, specialmente quello del co. Cassis. 



>. Memorie goriziane d' oltremonti. ( Nel * Calendario per 
Vanno 1869 dell' i. r. Società agraria di Gorizia, pag. 88 e segg.) 
— Gorizia, tip. PaternoUi, 1869; in 8° di pag. 6. fB. C. U.) 

A grandi tratti sono segnate le relazioni mantenute dai conti 
di Gorizia con le terre originarie di Lienz in valle Pustrina. Presso 
Lienz infatti, nel castello di Brugg, sono molti ricordi contemporanei 
e genuini dell' ultimo conte Leonardo e di Paola Gonzaga sua mo- 
glie. L'anonimo autore dell'articolo vorrebbe che si provedesse alla 
conservazione del monumento, megUo che non possano farlo gli at- 
tuali proprietarii, fabricatori di birra, succeduti ai conti di Gorizia, 
alla famiglia Wolkenstein, al demanio austriaco. 

lOO. Histaria Seminarii centralis Goritiensis. (Nel Folium 
diocesanum, fase, da settembre a dicembre 1868, pag. 141 e segg., 
gennaio a luglio, settembre, ottobre 1869, pag. 1 e segg.) — Trie- 
ste, tip. Weiss, 1868-69 j in 8° gr. di pag, compi. 71. (B. C. T.J 

Lo strumento di fondazione del Seminario di Gorizia, riportato 
in appendice nell'originale tedesco, porta la data di Vienna 20 marzo 
1767 e fu dovuto a Maria Teresa duchessa di Savoia, del ramo di 
Soissons, nata principessa di Lichtenstein. Esisteva il seminario, sotto 
nome di casa canonica, dieci anni innanzi per opera del primo 
arcivescovo di Gorizia Carlo Michele di Attems. Questa storia si 
divide in due parti; comprende la prima l'antico seminario che fu 
soppresso nel 1783 ed è tratta dal vecchio Urbario; la seconda dice 
le vicende del nuovo Seminario centrale e della sua biblioteca, dal 
1818 al 1868. 

lOT'. L'abazia di Moggio. (Nella Madonna delle Grazie, 20 
novembre 1869, n. 51) — Udine, tip. Zavagna, 1869; in 4^ di col. 2. 
CB. a U.) 

In occasione che l'arciprete di Moggio riebbe il titolo di abate- 
parroco, con le insegne prelatizie, il foglietto religioso rifa in breve 
la storia dell'abazia, dal tempo della sua fondazione, che risale al 
testamento di Cacellino, conte palatino della Carintia, e signore del 



94 

castello di Mosniz (Moggio), alla sua soppressione nel 1777, anno della 
piorte di monsignor Felice Faustino Savorgnan. Nella serie degli 
abati, incontri papa Paolo II (Pietro Barbo), 14 cardinali, tra i 
quali S. Carlo Borromeo, che visitò l'abazia nel 1565, e 4 vescovi. 



Il conte Cacellino e la badia di Moggio nel Friuli, versi 
di P. R. R. — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1869; in 8° di pag. 32. 

(B. a u.j 

Interessano la storia le note che accompagnano questi versi 
del canonico Rodolfo Rodolfi, specialmente la serie cronologica di 
tutti i quaranta abati dell'abazia mosacense, metà titolari dal 1118 
al 1403, metà commendatari dal 1409 al 1762. 

lOO. Palma e suo distretto. — Udine, tip. Seitz, 1869; in 8** 
di pag. 193, con due tavole e una carta corografica. (R. O-B.) 

Il Cecchetti e il Barozzi, preposti all'Archivio di Stato e al 
Museo civico di Venezia, ofiFrirono larghe indicazioni per la compi- 
lazione di questa monografia che fece seguito ad altre consimili su 
Latisana, Gemona, Sacile. La parte storica è racchiusa in 104 pa- 
gine. Vi si parla di Palmanova capo distretto, e dei paesi di Ca- 
stions di Strada, Marano, Torre di Zuino, Trivignano e Castel Por- 
peto, pei quali minori luoghi Vincenzo Joppi ofierse i materiali 
storici. Chiudono questi cenni una lettera del Barozzi sulla num- 
mografla di Palma, tre medaglie e due monete. Fin dal 25 ottobre 
1566 il Parlamento del Friuli aveva mandati oratori in Venezia per 
sollecitare la costruzione di una nuova fortezza contro le frequenti 
invasioni turchesche. Ma per allora non se ne fece nulla. Più tardi, 
cresciuto il pericolo, Jacopo Foscarini, ne rinovò la proposta nel 17 
settembre 1593 nel consiglio dei Pregadi. Adottata la sua parte, il 
giorno dopo furono eletti, quali proveditori generali, cinque senatori, 
Marcantonio Barbaro, Giacomo Foscarini, Zaccaria Contarini, Marin 
Grimani e Leonardo Donato. Giunti il 5 ottobre a Strassoldo si 
accompagnarono ad altri militari e ingegneri fra i quali il Mala- 
crida e il Lorini. (V. n. 169). E il 7 ottobre, tanto il lavoro seguiva 
da presso il concetto I, fu posta la prima pietra della fortezza di 
Palma, essendosi prescelto il disegno del conte Giulio Savorgnano, 
capitano generale dell'artiglieria. Ben presto Palma, con guarnigione 
di mille fanti e di centosettanta bombardieri, divenne baluardo con- 
tro gli Uscocchi e gli arciducali. Operai e rivenditori al minuto 



95 

popolarono da prima la fortezza ; venne poi T industria privilegiata 
della trattura della seta, poi, dal 1670, quella delle calzette di lana 
e di seta, cessata trentanni dopo pel dazio troppo oneroso e per 
Io scarso consumo. Aveva costato parecchi milioni di ducati nella 
prima costruzione e nelle successive riforme per salvarla dalle inon- 
dazioni del Torre; crebbe di lavori e di popolazione al tempo delle 
guerre napoleoniche e fu allora assediata nel 1809 e nel 1814. Nel 
1848, fu libera dal 23 aprile al 26 giugno. Marano, fortezza sul 
mare oggi rovinata, ebbe fama nel 587 pel sinodo di dieci vescovi, 
presieduto da Severo, patriarca scismatico di Aquileia. Scoppiata nel 
1513 la guerra tra Venezia e gì' imperiali, Marano fu a questi tra- 
dita dal prete Bortolo di Mortegliano, il quale, in pena, fu in Ve- 
nezia appeso per un piede alle forche, colpito al capo di quattro 
mazzate e poi finito dal popolo a sassate nel 18 marzo 1513. Ve- 
nezia riebbe Marano per denaro dallo Strozzi nel 1543. — Notevole 
è l'articolo che sulla monografia di Palmanova leggesi nel Gior^ 
naie di Udine, 26 ottobre 1869, n. 255. 

^oo. Caicse per le qitali la maestà dell' Imperatore per inte- 
resse suo, et della Serenissima casa d'Austria poteua impedire 
atti signori Venetiani il fàbricar la noica Fortezza di Palma ruma 
nel Friuli, anno 1593. {NeW Archeografo triestino. Nuova Serie, 
Voi. I, pag. 165 e segg.) — Trieste, tip. Hermanstorfer, 1869 ; in 
8* gr. di pag. 4. (R. 0-B.J 

In un vecchio manoscritto, trovato dal dott. Buttazzoni nel 
Museo provinciale di Gorizia, si dice che la costruzione della for- 
tezza di Palma avrebbe violate le capitolazioni di Vormanzia e non 
si menano buone le ragioni di difesa contro i Turchi, essendo il 
sito aperto, mentre bastano ad impedire quelle invasioni i passi 
del Carso, il fiume Isonzo, il castello di Gorizia, e le difese fatte 
dai Veneziani stessi fortificando Gradisca e munendo di torre il 
ponte di Gorizia. 

^oi. Inscriptiones in lauderà Rjmi P. Bernardini a Porta 
Romatino administri generalis totius ordinis fratrum minorum. 
— Brixiae, tip. Romilli, 1869; in 16° di pag. 6 non num. (R.J,) 

Queste epigrafi furono scritte in occasione che il Padre Ber- 
nardino di Portogruaro, appartenente alla più stretta osservanza di 
S. Francesco, fu eletto a ministro generale dei Francescani. 



96 

so?^. Resta di Angelo Arboit. (Nell'appendice del Giornale 
di Udine, 7 e 8 settembre 1869, n. 214 e 215) — Udine, tip. Ja- 
cob e Colmegna, 1869 ; in fol. di col. 16. (B. C. U.) 

In questo articolo si dà qualche notizia dei costumi, tuttora 
viventi, presso i Resiani, e quanto alla lingua e alle origini di quel 
popolo singolare, TArboit non tenta di svelare alcun mistero, ma 
si contenta di riferirne le varie opinioni, compiacendosi singolar- 
mente della tradizione che i roseàns fossero i discendenti di una 
colonia, che un suonatore di flauto dal mantello rosso ebbe tratta, 
per certa vendetta, dietro ai suoi passi. — Nessuno ignora che la 
lingua parlata dai Resiani diede sempre luogo a ricerche e a dubbi 
di varia natura : nei limiti di tempo assegnato a qu està bibliografia, 
sono da notarsi gli scritti di un tale P. S. V. che, nell'appendice al 
Giornale di Udine, 9 dicembre 1868, n. 293, sostenne il linguaggio 
della valle di Resia non dover chiamarsi russo, ma slavo-cragnolino. 
Altri ripetè le conclusioni trovate nei libri; ma fu solo il professore 
russo di filologia, J. Baudoin de Courtenay che, venuto fra noi nel 
1 872, ascrivesse i quattro dialetti resiani e le loro due minori gra- , 
dazioni al gruppo serbo-croato della stirpe slava, ma cangiati nel 
loro carattere dall'influenza finnica; e la sua grande competenza 
negli studii linguistici, e Tessersi fermato parecchie settimane sui 
luoghi, ci inducono a credere ch'egli non si scosti dal vero. Gli ul- 
timi studi sui dialetti resiani furono comunicati dal prof. Marinelli 
all'Accademia di Udine nella seduta 26 novembre 1875. Vedine i 
Rendiconti, 1875-76; Udine, tip. Seitz, 1876, pag. 4-5. 



!. San Dona di Piave, memorie storico-statistiche, con il- 
lustrazioni. (Nozze Janna-Fracanzani) — Venezia, tip. del Commercio, 
1869; in 8*^ di pag. 22. (R.O-B.J 

Originali nell'Archivio di Stato di Venezia e in copia alla 
Marciana si trovano documenti relativi a San Dona, dal secolo xv 
al XVIII. La terra di San Dona dipendeva dal podestà di Oderzo: 
nell'I! settembre 1475 venne concessa a titolo di livello la gastaldia 
di quella terra ai nobiluomini Angelo Trevisan e Francesco Mar- 
cello per l'affitto di 840 ducati, con giurisdizione; ma nel 1483 i 
due ebbero in vendita la gastaldia stessa per lOraila ducati d'oro. 
La gastaldia passò poi per eredità nelle famiglie Contarini e Correr, 
ma, estinta la prima e non curando gli eredi della seconda di rista- 
bilire l'azione feudale, cessò il vassallaggio di S. Dona da quelle 



97 

famiglie. Sotto Napoleone I, la terra fu terza viceprefettura del 
dipartimento dell'Adriatico; sotto il dominio austriaco e il governo 
nazionale divenne capoluogo di distretto con dieci comuni. La me- 
moria contiene tre documenti, e copiosissime illustrazioni a parte: 
si chiude con la riproduzione di un antica epigrafe in versi italiani 
rimati, posta nella sagrestia, a memoria della consacrazione della 
chiesa di San Dona nel 1475, da Sisto IV istituita parrocchia un 
anno dopo, a richiesta dei primi giusdicenti. 

204:. Gli Ostrogoti in San Vito al Tagliamento, frammento 
primo di cronaca contemporanea per P. A. C. — Padova, tip. del 
Seminario, 1869; in 8° di pag. 44. (B. C. U.J 

Polemica acerba dell'ab. Cicute, in difesa delle monache sale- 
siane di San Vito, nella loro questione, iniziata fin dal novembre 
1867 col municipio, per la fondazione della scuola. Il nome di 
Ostrogoti è qui dato a coloro che, nel comune e fuori, sono favo- 
revoli all'istruzione laica. 

«OS. H santuario della Madonna delle Grazie. (Nella Ma- 
donna delle Grazie, 22 maggio 1869, n. 25) — Udine, tip. Zavagna, 
1869; in 4« di col. 2. (B. C. U.J 

Breve cenno che afferma risalire al 1040 il primo ricordo della 
chiesa dei SS. Gervasio e Protasio, quando vi fu unito un mona- 
stero di Benedettini cassinosi, cui sottentrarono i Celestini nel 1349, 
e a questi, dopo la metà del quattrocento, gli Agostiniani che du- 
rarono poco, fino al 1479. In quest'anno i deputati chiamarono i 
Serviti ad officiare la chiesa che fu ampliata nel 1495, riedificata 
nel 1730. Nel 1746 si costruì la cappella delle Grazie e l'imagine 
vi fu trasportata, si dice, nel 1780. Cessarono i Serviti nel 1808 e 
allora il santuario divenne parrocchia. — In un articolo successivo, 
12 giugno, n. 28, l'anonimo autore, correggendosi, pone al 1770 la 
data della traslazione, e ne descrive la cerimonia, in occasione del 
centenario. 



Aggiudicazione di Zuins nel Friuli ai signori di Duino j 
nell'anno 1313. {ìieìV Archeografo triestino. Nuova Serie, Voi. i, 
pag. 191 e segg.) — Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1869 ; in 8® gr. di 
pag. 4. (R. O-B.J 



9 



98 

Il dottore Vincenzo Joppi toglie all'archivio notarile di Udine 
una Sentenza di aggiicstamento onde i signori di Villalta rilasciano 
a Rodolfo signore di Duino e nipoti il possedimento e la terra di 
Zuino nel basso Friuli, munita di torre e castello. Il documento è 
dell'anno 1313. Nel codice diplomatico istriano è cenno che il 16 
dicembre 1343 i signori di Duino vendessero poi a quelli di Stras- 
soldo il vasto possesso di Zuino. L'anno appresso la villa stessa di 
Zuino è venduta al cav. Federico quondam Costantino di Savorgnano, 
e la vendita è confermata il 1377 in favore del cav. Francesco 
quondam Federico. Questo di Zuino, con molti altri castelli del 
basso Friuli, era venuto meno quando sorgeva, a propugnacolo 
contro turchi e imperiali, la fortezza di Palma. 

)550*y. Discorso di Giulio Savorgnano circa la difesa del Friuli. 
(Nozze Colombatti -Belgrado) — Udine, tip. Seitz, 1869; in 4* di 
pag. 14. (B. a U.) 

Nel 1570, con la data di Zara, fu scritto questo discorso, sco- 
vato da un manoscritto della Marciana. Il timore di nuove inva- 
sioni del Turco dalla parte dell'Isonzo fece ricordare dal Savor- 
gnano le difese ad esso opposte in varie occasioni, tutte riuscite 
vane ad impedire le rapide oflFese di quel nemico. Perciò nella pre- 
sente scrittura si difende un parere del duca d'Urbino, condottiero 
di Venezia, cioè «che il manco male era fortificarsi all'orlo della 
Livenza e cominciare alla dritta e andare fino a Sacile e poi a 
Polcenigo fino ai monti ; e in Friuli ritirar tutte le anime, animali 
e vittovaglie nei luoghi murati e abbandonar le ville aperte e atten- 
dere a conservar Udine, Cividale, S trassoldo, Ariis, Codroipo, Cor- 
dovado, Portogruaro, San Vito, Valvasone, Spilimbergo e tutte le 
altre Terricciuole e Castelletti del Friuli. » H documento fu pro- 
curato da Vincenzo Joppi. 



Una pagina della mia vita, prosa e versi di un pri- 
gioniero nel Castello di Udine l'anno 1851. — Udine, tip. Zavagna, 
1869; in 16* di pag. 104. (R.O-B.) 

Il prigioniero è l'ab. Stefano Dalla Cà. Predicatore quaresimale 
nella metropolitana di Udine, esso, nella benedizione finale del 22 
aprile 1851, avendo nominato il papa e l'Italia, non già l'impera- 
tore e l'Austria, fu tosto arrestato, e chiuso in carcere nel castello : 
ne usci solamente al 9 ottobre per virtù di amnistia. Aveva avuto 



99 

qualche mese per compagno un prete Ignazio Colle, cadorino libe- 
rale, e soldato nei fatti del 1848. In questa narrazione sono inte- 
ressanti i frequenti interrogatorii. — È da leggersi, sulle memorie 
del Dalla Cà, l'appendice del Giornale di Udine, 31 marzo 1869, 
n. 76. 

soo. Via Giulia da Concordia in Germania di Giambattista 
Zuccheri. (Nozze Bonò-Michieli) — Treviso, tip. Friuli, 1869; in 8^ 
dipag.. 41. r^.C. J7.; 

Paolo Giunio Zuccheri di S. Vito al Tagliamento diede fuori 
questo scritto di un suo zio, in cui si parla della via Giulia che da 
Giulia Concordia per Cinto (Quinto) e per Mura presso Sesto (Sexto), 
a ponente di Bagnarola, Savorgnano, S. Vito, Prodolone e S. Gio- 
vanni di Casarsa per S. Giorgio, Provesano, Barbeano, Tauriano, si 
dirigeva a Lestans, donde, passato il Tagliamento, per Osoppo imboc- 
cava la via Carnica. Importante in questa memoria è il rilievo della 
Via Giulia mediante gli avanzi antichi che vi si trovano e i nomi 
dei luoghi. Embrici con iscrizioni furono infatti trovati a Mura di 
Sesto, a Cernia di Prodolone, e residui di pavimento a mosaico a 
Bagnarola e a S. Giovanni di Casarsa, e cosi qua e là per tutto il 
corso di quella via. Il Zuccheri conchiude dimostrando che da Por- 
togruaro a Gemona la linea su cui correva la via romana era bat- 
tuta nel medio-evo e poi, almeno fino al secolo xvii, per ragioni di 
commercio tra Venezia e la Germania. — Su questo interessante 
opuscolo scrisse il dott. P. Kandler neW Osservatore triestino, del 
1870, n. 198, una lettera a Carlo Kunz, nella quale ammette la esi- 
stenza della strada, ma non la ritiene che provinciale, né opina che 
dovesse chiamarsi Giulia, nome riservato alle strade imperiali aqui- 
leiesi. Prende poi occasione per parlare di Concordia, dimostrandone 
la non molta importanza, di confronto alle maggiori città Aquileia 
e Aitino. 

sio. Documenti ir^editi sulla vita ed opere del pittore Pom- 
ponio Amalteo di S. Vito al Tagliamento raccolti da Vincenzo Joppi 
(Nozze Maironi - Barnaba) — Udine tip. Seitz, 1869; in 4** picc. di 
pag. 36. CB. C. U.J 

Diciannove notizie autentiche costituiscono qui un registro cro- 
nologico su Pomponio Amalteo, che va dall' 8 febraio 1532 al 22 
febraio 1581, Otto di queste notizie richiamano altrettanti documenti 



100 

riferiti per disteso nell'opuscolo importante. Ebbe Pomponio tre mo- 
gli : si leggono i patti nuziali con la seconda (1534) che era Graziosa 
figlia del celebre Giannantonio Sacchiense, detto il Pordenone, e con 
la terza (1541), Lucrezia Madrisio. V'ha il contratto, con appendice, 
per la pala nella chiesa di S. Martino in Valvasone, al prezzo di 320 
ducati, quello per gli ornamenti in un altare della stessa chiesa. 
L'Amalteo ebbe un fratello pittore, e sei figlie di cui quattro appa- 
riscono maritate con dote di 200 ducati senza il corredo. Il quadro 
genealogico spiega come i due pittori Pomponio e Girolamo fossero 
figli di Leonardo Della Motta, ma assumessero il nome celebre della 
madre, sorella dei letterati Amaltei. 



Autobiografia dello storico friulano Giuseppe Liruti. (Per 
nozze De Toni-Bearzi) — Udine, tip. Seitz, 1869; in 4® di pag. 20. 
(B. a U.J 

Naque il 28 novembre 1669 nel castello di Villafredda. Il co- 
gnome originario fu Mantova o Mantovani, essendo la sua famiglia 
venuta in Friuli da quella città. Fu laureato nel 1708 in legge, ma 
si diede alle scienae esatte. Poi dallo studio della numismatica e 
della epigrafia passò a quello della storia e gli giovarono le dotte 
amicizie del Fontanini, dell' Asquini, del De Rubeis, e specialmente 
del Beretta e del Bérteli e di molti altri letterati friulani. Queste 
dettagliate memorie autobiografiche, preparate da V. Joppi, giungono 
al 1779, anno che precedette quello della sua morte avvenuta in 
Villafredda il 4 maggio 1780. Molte opere lasciò inedite. 

^1^. 5. Pio I, studio di monsignor Luigi Tripepi. — Torino, 
tip. Marietti, 1869; in 16Mi pag. 310. (B.C. U.J 

Cadendo proprio € nelle lungagnole » che dice di voler evitare, 
monsignor Tripepi scrive la vita di S. Pio I pontefice del secondo 
secolo, ed esamina le controversie cronologiche e storiche a cui 
essa diede luogo. Per testimonianze concordi, meno il parere del 
Sandrini e del Tillemont, resta accertato che S. Pio, nome o so- 
pranome che fosse, era d'Aquileia e figlio di un Rufino di gente 
che un tempo fioriva colà. Oltre che dei fasti di S. Pio, qui si di- 
scorre di un Ermete o Pastore che probabilmente gli fu fratello. 
Fra gli scrittori che si occuparono dell'argomento, il Tripepi dà 
la preferenza al Fontanini che, nella sua Storia letteraria di Agm- 
leia, si occupò molto del santo papa. 



101 

Elogio delle pittrici veneziane Irene da Spilimbergo e 
Maria Tintoretto, letto nella r. Accademia di Belle Arti in Ve- 
nezia nell' 8 agosto 1869, da Giuseppe Bonturini consigliere d'ap- 
pello. (Negli Atti della r. Accademia ecc. dell'anno 1869, pag. 5 
esegg.) — Venezia, tip. del C(»mmercio, 1869; in 8° di pag. 33. (B.C. U.) 
Invero fu Venezia per Irene una seconda patria, ma nata nel 
1541 nel castello avito, da Adriano di Spilimbergo che ivi le aperse 
Tanimo a ogni studio gentile, essa appartiene a questa regione. 
Bona di Polonia, ospite a Spilimbergo, ammirò l'ingegno precoce 
di Irene, che a dieci anni, perduto il padre, fu accolta a Venezia 
dallo zio materno Giampaolo Da Ponte: nella pittura ebbe a mae- 
stro Tiziano. La leggenda si impadroni del nome di Irene che mori 
diciottenne lasciando un nome famoso nelle tre arti sorelle, pittura, 
musica, poesia. Di lei ci restano solo tre quadri. Il soggetto geniale 
è trattato dal cons. Bonturini in forma imaginosa. 



An account of the Italian Guest hy Thomasin von Zir- 
otaria ecc. by Eugene Oswald. (Nella Queene Elizàbethes Acha- 
demy. Parte ii, pag. 79 e segg.) — Londra, ed. Triibner, tip. Childs, 
1869; in 8° di pag. 69. (B. C. U.) 

Molti si occuparono di questo celebre poeta del secolo xiii, e 
rOswald torna a discorrerne con abbondanza dando saggi del suo 
poema in tedesco: l'Ospite italiano. Lo aiutarono indirettamente 
nelle sue ricerche i fratelli Joppi di Udine, cui egli ricorda con 
riconoscenza. Parla dell'origine della famiglia di Tomasino, ma ben- 
ché la sospetti tedesca riferendo il nome Circlaria a Zirklach nella 
Camicia, cita non ostante il documento che proverebbe diversa- 
mente. Parla ancora dei casi in mezzo ai quali Tomasino fiori, della 
coltura al suo tempo, in Italia e in Germania, dei manoscritti del 
poema e della prima edizione che ne fu fatta dal dott. Enrico Rùckert, 
nel 1852, a Quedlinburg e Lipsia, pag. xii-612. 



'*• Alla memoria di Giovanni Battista Zuccheri, cenno bio- 
graflco-necrologico. — Pordenone, tip. Gatti, 1860; in 8® di pag. 6 
non num. (R.J,) 

Fu scritto da Giovanni Orlandini da Trieste che nota la eru- 
dizione numismatica dello Zuccheri, e come non fosse estraneo alle 
scienze naturali e specialmente alla geologia. Si accenna agli scritti, 
alle ricche raccolte dello Zuccheri che mori in Sanvito sua patria 
U 22 gennaio 1869, nell'età di 76 anni. 



102 

^lO. Religione ed arte, discorso del professore Antonio ab. 
Matscheg. — Venezia, tip. Gaspari, 1869; in 8^ di pag. 22, (R.J.J 
Questo discorso, dedicato al « generoso popolo » del comune di 
Vito d'Asio nel Friuli, fu letto dal prof. Matscheg, inaugurandosi 
in quella chiesa, nel 28 novembre 1869, due bellissime statue del 
prof. Luigi Ferrari, rappresentanti S. Vito martire e S. Michele 
arcangelo. 

«l'T. Il teatro Minerva restaurato. — Udine, tip. Vatri, [1869] ; 
in 8^ di pag. 8. fR. J.) 

Vi sono nominati, tutti con lode, gli artisti e gli artieri che 
ebbero parte all'ultimo ristauro del teatro, compiuto nel 1869. Vi 
è spiegata l'allegoria del soffitto, dipinto a fresco dal pittore Lo- 
renzo Rizzi che scelse a soggetto: L'Italia nel progresso. Il sipario, 
istoriato da G. B» Sello, rappresenta i Veneziani all'assedio di Gra- 
disca condotti dal capitano Antonini. 

S18. Del governo provinciale romano nella Venezia ed Istria 
dai tempi di Avgusto fino alla caduta dell'impero, di Carlo But- 
TAzzoNi. (J:se\V Archeografo triestino. Nuova Serie, Voi. i, pag. 25 
e segg.) — Trieste, tip. Herrmannstorfer, 1869; in 8° gr. di pag. 60. 
(R. 0-B.J 

Dissertazione magistralmente condotta con la scorta fidata degli 
autori contemporanei e delle iscrizioni. Essa interessa, per la Ve- 
nezia, la storia della nostra regione al tempo imperiale. Distingue 
il Buttazzoni il suo lavoro in due periodi, dalla battaglia di Azio 
a Costantino, e da Costantino alla caduta dell'impero, e il primo 
suddivide in paragrafi, dal nome di quegli imperatori che modifi- 
carono in tutto in parte il loro governo nelle nostre regioni, 
Augusto, Nerone, Adriano, Marco Aurelio, Aureliano, Massimiano. 
Rettifica, siccome suole, qualche idea meno esatta di chi trattò la 
stessa materia; viene confortando con le notizie ecclesiastiche la 
storia profana, e con cura particolare osserva come il governo di 
Roma si accosti al decentramento. Al quale proposito giova notare 
che sebbene Costantino eserciti il diritto di nominare gl'impiegati 
e, secondo il codice teodosiano, sacrilega instar est dubitare, an 
is dignìJLs sit, quem elegerit Imperator, l'imperatore medesimo co- 
nobbe r urgenza del più largo decentramento per la salvezza dello 
Stato e primo separò sistematicamente il potere civile dal tnilitare. 



103 

La Notitia Dignitatum è una fonte preziosa nell'argomento e con 
discrezione se ne valse il dott. Buttazzoni. 



►. Memorie storiche topografiche sopra l'antico commercio 
della città di Venezia.,, sino alle Indie orientali di Faustino Bra- 
scuGLiA. (Nozze Ronchi -Bianchini) — Venezia, tip. del Commercio, 
1869; in 8^ di pag. 25. (R.O-B.) 

Cito quest'opuscolo solo perchè Faustino Brascuglia, ingegnere 
della republica veneta, era oriundo di Cordenons in Friuli. Fu to- 
pografo di qualche nome sul cadere del secolo xviii. Le memorie, 
tratte dal Museo Correr (n. 2666, miscellanee), hanno la data di 
Palma 25 marzo 1745. Si dividono in quattro capitoli. Il Brascu- 
glia nomina i primi navigatori veneti, Pietro Querini nella Gozia, 
Josafat Barbaro alla Tana, Alvise da Mosto alle isole del Capo 
Verde, Ambrosio Contarini nella Persia; ma si diflFonde sui viaggi 
e sulle avventure di Marco Polo che, prigione a Genova, fu con- 
sigliato a scrivere il suo Milione « per non replicar tante volte il 
medemo racconto. » 



1870 



Documenta ad Forumjulii, Patriarchatum Aquileiensem, 
Tergestitm, Istriani, Goritiam spectantia, regesta collegit prof. A. 
S. MiNOTTo. (Negli Acta et diplomata e r. tabulario veneto ecc. sum- 
matim regesta, dallo stesso, Voi. i, Sez. i) — Venetiis, typis Cecchini, 
1870 ; in 8° di pag. xxxiv-192. (R. 0-B.J 

In forma di regesto sono annotate in questa raccolta, che non 
procedette, per noi, oltre il primo fascicolo, le cose riguardanti il 
Friuli e l'Istria, dagli anni 1035 al 1333. Il paleografo compilatore, 
visitando all' uopo l'archivio di Stato in Venezia, ne spogliò i Patti, 
i Commemoriali, gli Atti del Senato, le Lettere del Collegio, i 
Decreti del Consiglio dei X, le Membrane sciolte, gli Atti del 
Maggior Consiglio, Tutti i fatti qui compendiati hanno carattere 
publico e, se non premano alla storia, non vi sono accennate gare 
famigliari che rendono troppo minuziose altre pregevoli compila- 
zioni di simil fatta. I più preziosi appunti furono ricavati dai Patti, 
poiché vi si trattano le relazioni di diritto internazionale tra la 
republica veneta e gli altri Stati. I prolegomeni, scritti in latino, 
discorrono delle fonti e specialmente del Consiglio dei X, e sono la 
parte originale del lavoro. Ecco quale origine ebbe la nuova rac- 
colta. Quintino Sella, commissario del Re per la provincia di Udine, 
avendo, nel 6 dicembre 1866, nominato una commissione per la 
storia e i monumenti del Friuli, questa fin dalle prime mostrò la 
sua operosità, presentandosi all'esposizione di Parigi del 1867 con 
alcuni antichi monumenti, ordinando le pergamene e le carte dei 
conventi disciolti, cui collocò nel museo civico di Udine, publicando 
statuti e infine favorendo, con denaro, la publicazione dei regesti 
del Minotto. Anche nel Voi. ii, Sez. i e ii, degli Acta, Venezia, tip. 
Cecchini, 1871 ; in 8^ di pag. compi. 289, che raccoglie i regesti di 
Belluno, Ceneda, t'eltre, Treviso, trovi notizie interessanti il Friuli. 
— Scrivemmo sui Regesti, il Kandler, neìY Osservatore triestino, 
a, 1870, n. 200, e io stesso nel Giornale di Udine, H agosto 1870, 
n. 191. 



105 

Degli istituti di beneficenza e previdenza nella provincia 
del Friuli, cenni storico-economico-statistici del prof. Camillo Gius- 
sani. — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1870; in 16° di pag. 210. 

(B. a u.j 

Raccogliere tutti i dati e le date storiche, che si contengono 
numerosissimi in questo diligente e accurato lavoro, mi porterebbe 
troppo oltre le proporzioni modeste di un annunzio bibliografico. 
Uscito la prima volta nelle appendici del Giornale di Udine, tra 
il n. 265 dell'anno 1869 e il n. 49 del 1870, gli studii che esso 
racchiude furono di lunga mano preparati. Il libro si divide in sei 
capitoli. Nel primo è discorso degli ospitali in generale, e in par- 
ticolare di quelli di Udine, Spilimbergo, Pordenone, S. Vito, Cividale 
che derivarono nel medio evo, quale più quale meno direttamente, 
dalla celebre confraternita dei Battuti, mentre gli ospitali di San 
Daniele, Sacile, Latisana, Palma, Gemona, Tolmezzo, ebbero origini 
diverse, ma non meno remote. Sono ricordati altresì i tre istituti 
elemosinieri, ancora esistenti di Cordovado, Valvasone e Venzone. 
U secondo capitolo si occupa dei monti pignoratizii di Udine, di 
S. Daniele, di Sacile, di Pordenone, di Palma, di Cividale. Il terzo 
capitolo tratta di altri istituti udinesi, i quali, tranne alcune Com- 
missarie, la confraternita dei Calzolai, e gli istituti Micesio e Renati, 
sorsero tutti nel nostro secolo, e sono rivolti a provedere a varie 
maniere di bisogni. Infine il capitolo sesto discorre degli istituti di 
previdenza in Friuli, destinati a prevenire la miseria e nati e cre- 
sciuti al sole della libertà, appena cessata da noi la dominazione 
straniera. 



Patriarcato di Aquileia sotto Volfero di Cotogna, tratto 
da un codice manoscritto delle storie di Marco Antonio Nicoletti 
da Cividale. i^eW! Archeografo triestino. Nuova Serie, Voi. ii, pag. 35 
e segg.) — Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1870; in 8® gr, di pag. 32. 
(R. 0-B.J 

Publicato dal Buttazzoni, che vi aggiunse quattro documenti, è 
notevole il patriarcato di Volchero, tedesco di Colonia, che occupò 
la sede aquileiese dal 1204 al 1218, e, cominciando ad affliggersi 
per la decadenza del potere temporale dei patriarchi, fu contrario 
ai Veneziani, a cui T Istria marittima s' era fatta di già tributaria, 
e temendo apertamente la loro ingerenza, disse « che im piede solo 
di secolari posto sul terreno ecclesiastico avrebbe spianato il cam- 



106 

mino a tutto il corpo. » Ed ebbe ragione. Intanto del favore impe- 
riale, onde fu nominato legato apostolico in tutta Italia, si preva- 
leva Volchero, né potendo fermare le discordie frequenti del suo 
dominio, corse la penisola ad assicurare al papa e a Ottone lY 
guelfo quel favore che i pochi ghibellini concedevano per contrario 
a Filippo di Svevia. Fortunosa assai fu la vita di questo prelato 
che non posò un momento, e venuto alla dieta di Augusta nel 1214, 
come c'impara un importante documento publicato già dal Mura- 
tori nel Tomo xvi della raccolta Rerum ItaL Script, ebbe con- 
ferma dall* imperatore Federico in perpetuo delle antiche donazioni, 
e fu primo ad esercitare di fatto diritti marchionali in tutta T Istria. 
Volchero, paciere tra i Veneziani da una parte e i Padovani e i 
Trevisani dall'altra nella celebre guerra sorta in occasione del Ca- 
stello d'Amore, mori il 23 gennaio 1218. 



Di alcuni scavi fatti in Aquileia, comunicazione del co. 
Francesco di Toppo. (Negli Aiti della Accademia di Udine pel 
biennio 1867 e 1868, pag. 69 e segg.) — Udine, tip. Seitz, 1870; 
in 8® di pag. 6 con tre tavole. ("R. O-B.J 

In questa modesta comunicazione, fatta il 25 aprile 1869 al- 
l'Accademia udinese, l'autore narra come nell'autunno 1858 fosse 
eccitato dal tenente maresciallo Heller, dotto archeologo virtember- 
ghese, di praticare alcuni altri scavi nei suoi terreni in Aquileia, 
oltre quelli fatti già da suo padre. Fortunata ricerca che mise in 
luce, fra gli altri molti, degli oggetti d'ambra, cinque dei quali di 
rarissimo pregio, e cinque sarcofagi, parte di una strada romana e 
un fabricato di sette stanze con eleganti mosaici che forse serviva 
all' industria delle ambre. Le iscrizioni furono inserite nella grande 
opera del Mommsen. 



Rescritto del duca Alberto d'Austria a Tigone di Duino, 
capitano di Trieste, anno 1389. (SelV Archeografo triestino. Nuova 
Serie, Voi. i, pag. 259 e segg.) — Trieste, tip. Hprrmanstorfer, 1870 ; 
in 8* gr. di pag. 6. (R. O-B.J 

Al periodo che succede alla guerra di Chioggia si riferisce il 
rescritto inedito, trovato dal dott. Buttazzoni nell'archivio della 
Camera aulica di Vienna, onde il duca d'Austria, fratello di quel 
Leopoldo, a cui Trieste erasi dedicata nel 1382, concede a Ugone 
di Duino capitano di Trieste l'erezione di un castello nella città, 



107 

assegnandogli all'uopo T impiego di alcune rendite* Sembra che i 
duchi austriaci intendessero cosi premunirsi contro i pericoli d'in- 
vasione da parte dei patriarchi d'Aquileia. 



Del castello e de' signori di Fontanàbona nel Friuli, per 
Prospero Antonini. {ì^eVC Archivio Storico Italiano, Serie Terza, 
Tomo XI, parte i, pag. 83 e segg.) — Firenze, tip. Galileiana, 1870; in 
8^ di pag. 55. (R. 0-B.) 

L'origine di fons bonus, Fontebono, o più comunemente Fon- 
tanàbona, castello non lungi da Udine, si fa risalire al secolo x, 
ma i primi ricordi sono del secolo xii. I duchi di Carinzia o i 
conti di Cividale concessero in feudo il castello e le terre adiacenti 
alla famiglia omonima, il cui sicuro capostipite fu un Dietrico, 
scelto fra gli arbitri destinati a comporre le controversie rimaste 
in tronco dopo la pace di S. Quirino (Cormons), del 27 gennaio 1202, 
tra Pellegrino II patriarca e i conti di Gorizia. Poco più tardi, fra 
i ribelli al patriarca Bertoldo e al comune di Treviso, figura il 
signore di Fontanàbona, il quale doveva pagare, di sua parte, a 
quella comunità 6mila lire venete. Fatta pace col patriarca, e alleatisi 
col comune di Padova, i feudatarii friulani furono riammessi nei 
loro feudi da Bertoldo e da Bertrando, e i Fontanàbona ebbero 
privilegi molti, sedettero nel parlamento come ministeriali nobili, 
esercitarono il garito, o la giustizia in primo grado civile e penale, 
la posta delle pecore o il diritto di farle pascolare in date stagioni 
nei campi altrui, la vigilanza delle feste popolari. Francesco di 
Fontanàbona, nipote di Dietrico, segui il patriarca Raimondo nella 
prima espugnazione del castello di Vaprio in Lombardia contro i 
Visconti, nel 1278, e fu rimeritato con terra già appartenente a 
Francesco di Cauriaco. Ma Jacopo Giovanni di Fontanàbona, figlio 
di Francesco, rinovò con altri feudatarii le lotte contro il patriarca 
Ottobono avversario del potente ghibellino Ricciardo IV da Camino 
e insieme del conte di Gorizia Enrico II, e a quest'uopo prese a 
usura in Cividale grosse somme da Bartolomeo Piccolomini di Siena 
e poi si alleò perfino alle masnade del conte croato Babanic, co- 
gnato del goriziano. Caduta Gemona nel 1313, Ottobono dovette 
rinunziar il poter temporale al reggente Enrico II, che perdonò al 
Fontanàbona i reati e le violenze commesse; anzi il patriarca Pa- 
gano della Torre lo fece suo capitano nella terra di S.Vito. Qui 
l'Antonini, a proposito delle nuove fazioni capitanate da Jacopo Gio- 



108 

vanni, rettifica Ferrata cronologia degli storici friulani, ciechi co- 
piatori del Candido, per aflfermare che il Fontanabona, dopo avere 
nell'aprile 1321 accompagnato in Lombardia Pagano della Torre 
neir ultimo tentativo di ricuperare la potenza perduta, fosse in Friuli 
nel luglio, e componesse quella compagnia di ventura gentis or- 
migerae partibus Fornulii che fu al soldo dei Fiorentini contro 
Castruccio, e poi, venute meno le paghe, passò con poca lealtà 
dalla parte di Castruccio (pag. 33-45). Jacopo Giovanni, il più illu- 
stre fra i signori di Fontanabona, mori intorno al 1326. Dopo di 
lui la famiglia va rapidamente decadendo, si trapianta in Udine, e 
si estingue nel 1556 in Giovanni, maestro di giure. Il feudo di 
Fontanabona, devoluto alla signoria di Venezia, fu venduto all'asta 
per provedere alle spese della guerra gradiscana. Lo acquistò (2 
ottobre 1609), per ducati 7963, Francesco Mantica, celebre giure- 
consulto, figlio di Andrea Mantica e di Fontana, sorella dell' ultimo 
signore di Fontanabona. — Di questo lavoro scrisse brevemente il 
Giussani nel Giornale di Udine, 21 aprile 1870, n. 95. 



Ospiti goriziani. (Nel Calendario per l'anno 1870, del- 
l' i. r. Società agraria di Gorizia, pag. 78 e segg.) — Gorizia, tip. 
PaternoUi, 1870; in 8*» di pag. 11. fB. C. T.) 

Dopo aver accennato alla tradizione che Dante visitasse il ca- 
stello di Duino e la rocca di Tolmino, l'anonimo autore passa a 
discorrere di Pier Andrea Mattioli senese che per dieci anni eser- 
citò medicina in Gorizia nel secolo xvi; di Carlo Goldoni che fu 
ospite del conte Lanthieri, come si deduce dalle sue memorie; dei 
due famosi avventurieri Giacomo Casanova e Lorenzo Da Ponte, 
stralciando anche dalle Memorie di questi quanto interessa il suo 
argomento. Ricorda infine che la casa, ora Ritter, in borgo Carinzia 
era, dal 1721 al 1824, proprietà di Guglielmo Beer, raffinatore di 
zuccheri e padre del celebre maestro Meyerbeer, che forse scrisse 
a Gorizia parte del Crociato in Egitto. 



La miracolosa immagine della Madonna delle Grazie e 
il suo santuario, ricordo storico in occasione del primo centenario 
ecc. — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1870 ; in 32" di pag. 55. (B. C. U.) 
I capitoletti di questo libretto storico-ascetico sono i seguenti : 
1® Origine della città di Udine ; 2° Udine sempre cristiana ; 3*^ Udme 
in tutela di Maria ; 4® Gli udinesi sempre divoti di Maria (e qui 



109 

ricorda il pellegrinaggio di trecento nobili cittadini a Loreto nel 
1556) ; 5^ Un'osservazione ; 6" Il santuario della Madonna delle Gra- 
zie (esso fu cominciato a fabricare nel 1730 e consacrato soltanto 
nel 17 luglio 1831); V Vicende del Santuario. (Di questo, dedicato 
anticamente a S. Gervasio e Protasio, le prime memorie ascendono 
al 1040: fu custodito per tre secoli dai benedettini cassinesi, e dal 
1349 dai celestini, poi da un solo rettore agostiniano fino al 1479 
in cui, partitosi l'ultimo, la chiesa fu consegnata ai Deputati del 
Comune di Udine. Vennero appresso i serviti che ampliarono la 
chiesa, compiendo la cappella agli 8 settembre 1770 e trasportan- 
dovi r imagine della Madonna delle Grazie, che la pia leggenda ha 
bisogno di credere ricopiata da quella di S. Luca e la storia ritiene 
donata dal sultano al cavaliere Giovanni Emo luogotenente della 
Patria e fu collocata dapprima nel castello di Udine). Gli altri ca- 
pitoli non interessano affatto la storia. 



B valico delle alpi orientali, studio di Pietro Torrigiani. 
(Nella Nuova Antologia, maggio 1870, Voi. xiv, pag. 129 e segg.) 
— Firenze, tip. Succ. Le Mounier, 1870; in 8**gr.di pag. 22. fR. 0-B.J 
Cito questo articolo che propugnò, con altri infiniti, la costru- 
zione della ferrovia pontebbana, pensata dall'Austria fin dal 1856 
prima che si manifestassero le antipatie della ferrovia meridionale 
austriaca contro il varco di Camporosso. Lasciando stare la parte 
tecnica del lavoro che non entra nel campo della bibliografia, me- 
ritano di essere segnalati gli imperdonabili errori geografici di 
stampa che tutto lo infarciscono, scrivendosi ad esempio: Trigesimo, 
Gemone, Nesciutta, Capretto, Sainfiiitz, Klangenfurt, Predil e cosi via. 



Il confine orientale d'Italia, periodico monitore dell'emi- 
grazione politica residente in Friuli, diretto da Pietro de Carina, 
— Udme, tip. Zavagna, 1870; 2 fascicoli, in 8° di pag. 28. pS. C, TI.) 
Uscirono questi due numeri di saggio, e il periodico, che do- 
veva essere bimensile, non continuò, lasciando anche interrotto 
l'unico articolo di qualche interesse pell'argomento, non pel modo 
e per la forma della trattazione, il quale s'intitolava: L'Isonzo e 
V inammissibilità di qicesto fiume a confine orientale d'Italia.-^ 
Per toglier credito a quello che fu chiamato Vaulico confine del^ 
l'Isonzo si era già publicato, nella Rivista delle alpi, degli appena 
nini e vulcani, diretta dall'avvocato C. T. Cimino, anno in, fase. 6, 



no 

pag. 481-506, Torino, tip. Cassone, 1867, un articolo intitolato Le 
Alpi Giulie, considerazioni geografico^litiche, in cui si chiariva 
quale fosse il solo confine conveniente alla sicurezza d'Italia. 

^30. RoMANUs NocHEE. De Venetia et Hisiria, decima itixta 
Augusti divisionem Italiae regione, dissertatio, (ìisAY Archeografo 
triestino. Nuova Serie, Voi. ii, pag. 95 e segg. e pag. 121 e segg.) 
— Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1870; in 8** gr. di pag. 26, e la 
traduzione libera del Buttazzoni di pag. 32. (R, 0-B.J 

La dissertazione del Nodier trentino, comunicata da Tomaso 
Gar, si parte in sei capitoli che riguardano gli Euganei, i Veneti, 
la regione dei Veneti, i Carni, i Cenomani, Tlstria; e fa suo prò' 
di ben 152 citazioni da autori latini e greci e di iscrizioni parec- 
chie, tutto in poche pagine raccogliendo che sta scritto in molti 
volumi. Meglio che un lavoro di critica, esso appare una monografia 
geografica, da attingervi con frutto. A noi interessa il capitolo sui 
Carni, di cui il Nocher scrive, segnandone i limiti, « Quidquid inter 
Liquentiam et Formionem amnem interiacet. Carni, alpinus popolus, 
tenuere, cum Venetis qui antea oram illam maritimam occupave- 
runt, connumerati. » È curioso però che, secondo alcuni, Julium 
Camicum corrisponda, non a ZugUo, ma a Pontafella (Pontebba). 



Fridanc von D.' Justus Grion. (Nel Zeitschrift fur 
deutsche Philologie, Voi. ii, pag. 408 e segg.) — Senza indicazioni 
[1870]; in 8^ di pag. 33. (R. J.) 

Sotto il pseudonimo di Fridanco, il Grion vuol trovare adom- 
brato Volchero patriarca d'Aquileia, Questo saggio accoglie nel 
testo due documenti. Vi si parla altresì di Tomasino de Cerclaria 
dei Cerchiari che stava alla corte del patriarca, e di altri mem- 
bri di questa famiglia. 



Tommaso da Spilimbergo, vicecapitano di Trieste, detta 
sentenza civile a nome di Filippo d'Alengon, patriarca d'Aquileia, 
anno 1382. (NeWArcheografo triestino. Nuova Serie, Voi, i, pag. 269 
e segg.) — Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1870 ; in 8** gr. di pag. 4. 
(R. 0-B.J 

Questo documento, dato fuori da C. Buttazzoni, viene a pro- 
vare che, anche dopo la pace di Torino del 1381, Trieste, perduta 
dai Veneti il 26 giugno 1380 pei successi della guerra di Chioggia e 



Ili 



poi un istante ripresa, rimase alcuni mesi volontariamente soggetta 
2I dominio patriarcale, cioè fino poco tempo innanzi il settembre 
1382, in cui fece la dedizione definitiva al duca Leopoldo d'Austria. 



Nttove indagini sulle denominazioni territoriali friu- 
lane, memorie del dott. Michele Leicht. (Negli Atti del r. Istituto 
veneto di scienze, lettere ed arti. Serie Terza, Tomo xv, pag. 557 
e segg.) — Venezia, tip, Antonelli, 1 870 ; in 8** di pag. 29. C^. P.) 
Al titolo di questa Memoria non corrisponde il contenuto, 
dacché non si parla soltanto delle denominazioni territoriali friu- 
lane (V. n. 172), ma si piglia in esame la gramatica del dialetto 
friulano per confrontarlo cogli altri affini e con la lingua italiana. 
D confronto si aggira principalmente sopra i dialetti retici dell'alta 
Italia e anche della Toscana, ma le deduzioni storiche domandano 
studii ulteriori più ampii: è da augurare che in siffatte questioni 
i materiali, piuttosto che mancare, sovrabondino, e sieno trattati 
con quel metodo rigorosamente scientifico, nel quale sono maestri 
gli Svizzeri. — Il Giornale di Udine, 2 marzo 1870, n. 52, toccò 
di questo lavoro. 



Sulla topografia e idrografia del Friuli orientale, ìeir 
tera archeologica del conservatore Pietro Kandler alla direzione 
delle ferrovie Lombardo -Venete. (NeW Osservatore triestino, anno 
1870, n. 183) — Trieste, tip. del Lloyd austriaco, 1870; in fol. di 
col. 2. (B. C. T.J 

Diede occasione alla presente lettera la scoperta di parecchie 
pietre squadrate, scolpite con emblemi di delfini e figure, che furono 
trovate nei lavori ferroviarii presso Ronchi di Monfalcone, e che 
avrebbero appartenuto a una cella sepolcrale, decorata di cornici 
lavorate e di eleganti bassorilievi : ma il fatto richiamò alla memoria 
il ponte romano ivi designato fin dal secolo scorso sul quale a- 
vrebbe dovuto passare una strada antica secondaria, da Terzo fino 
all'altro ponte sul Timavo. Anche l'antica idrografia del Timavo è 
indicata in questa lettera. 



Sull'estuario marittimo fra Aquileia e Grado, lettera 
archeologica del conservatore Pietro Kandler al cons. R. de Erco. 
{TSeìV Osservatore triestino, anno 1870, n. 168) — Trieste, tip. del 
Lloyd austriaco, 1870; in fol. di col. 2. (B.C. T.J 



112 

Questa lettera si tiene a cose molto generali sull'estuario che, 
ai tempi romani, stette sotto giurisdizione marittima-militare e di- 
venne importante assai ai tempi cristiani* Una strada solida condu- 
ceva dall'isola di Belvedere al mare, forse unita da ponti frequenti. 
Lo stato materiale della laguna e il corso dei fiumi erano, come 
ognuno sa, molto diversi dal presente. Natisone e Isonzo erano già 
tutt' uno, ma la grande rotta d'aqua del 587 li disgiunse per sempre. 



Archivalische Untersvu^hungen in Friaul und Venedig, 
von J. Zahn, k. k, professor und Landesarchivar. (Nei Beitràge zur 
Kunde steiermàrhischer Geschichtsquellen, anno vii) — Graz, tip. 
Leykam-Josefsthal, 1870; in 8^ di pag. 87. (B. C. U.J 

Relazione particolareggiata delle minute ricerche che il prof. 
G. Zahn, in occasione del suo primo viaggio in Friuli nel 1870, fece 
nei nostri archivi publici e privati e in quello di Venezia per stu- 
diarvi principalmente le relazioni che i patriarchi d'Aquileia ebbero, 
immediate o mediate, coi paesi transalpini. Oltre l'esame delle carte 
conosciute, gli vennero trovati a Udine, a Gorizia, in S. Daniele a 
Cividale moltissimi dati sfuggiti ad altri ricercatori o non curati 
da loro. I regesti che ne risultarono danno lume anche alla storia 
speciale del Friuli. Un anno dopo lo Zahn tornò in Friuli a com- 
pletare le sue indagini. 



'. G. OccioNi-BoNAPFONs. Notìzia dell'Archivio privato del 
conte Lodovico della Torre Valsassina a Ziracco in Friuli. (Nel- 
V Archivio Storico Italiano, Serie Terza, Tomo xi, parte ii, pag. 260 
e seg.) — Firenze, tip. Galileiana, 1870; in 8® di pag. 2. (R. 0-B.J 
Una volta erano due mila i documenti di quest'archivio pri- 
vato, ma molti andarono dispersi, e i più si trovano nell'altro ar- 
chivio privato del castello di Duino. A Ziracco sono ridotti solo a 
2H, compresi 40 documenti di famiglia, e in tutti si stendono per 
cinque secoli. Nella breve notizia è dato il titolo dei tredici prin- 
cipaU. 



t. Su lapide in onore della Dea Bmia e di Fonione, let- 
tera archeologica del conservatore Pietro Kandler al dott. Carlo 
Gregorutti. (Nell'Ostentatore triestino, anno 1870, n. 244)— Trieste, 
tip. del Lloyd austriaco, 1870; in fol. di col. 3. fB.C.T.J 

La Dea Bona, ignota all'Istria, figura in quattro epigrafi di 



113 

Aquileia e cogli epiteti di Cereria, Pagana e Castrense ebbe tempio 
e sacerdotesse: rappresentava la terra ubertosa quale fu la pia- 
nura aquileiese, un tempo irrigata e ricca di frutta. La lapide, che 
diede occasione alla lettera, era stata scoperta nel 1758; apparte- 
neva al Zandonati e ora sta nel museo civico di Trieste. In essa, 
come in altra, la Bea Bona appare congiunta a Fonione sul cui 
nome si esercitano le congetture del Kandler che stima presiedesse 
in particolare ai campi da frutta e alle viti, mentre alla sua com- 
pagna Bona Fannia era riservata la protezione dei cereali. 



t Sulle monete dei vescovi di Trieste e sulle zecche istriane, 
lettera archeologica del conservatore Pietro Kandler al cav. Ni- 
colò Bottacin. (ìseW Osservatore triestino, anno 1870, n. 134) — 
Trieste, tip. del Lloyd austriaco, 1870; in fol. di col. 3. fB. C. T.J 
Vi si parla altresì della zecca d'Aquileia ai tempi imperiali, 
della quale si trovano anche oggi monete consolari d'argento, ap- 
partenenti a due coniazioni, e monete di rame. I tempi più ricchi 
sono quelli di Augusto, degli Antonini e specialmente di Costantino. 
Quando poi il patriarca coniò moneta, cessarono di batterla i ve- 
scovi di Trieste, ma continuarono i conti di Gorizia. I patriarchi 
non coniarono monete speciali per l'Istria, dove erano preferite le 
veneziane, ma alterarono il conio, sostituendo ai segni anteriori lo 
stemma della loro famiglia. 



Teobaldo Ciconi, cenni biografici per Carlo Catanzaro. 
(Nel Corriere di Firenze) — Firenze tip. Faverio, 1870; in 8*^ di 
pag. 16. (B. C. U.) 

In questi cenni si parla con qualche ampiezza del valore dram- 
matico del Ciconi, il quale, in questo arringo, cominciò con la tra- 
gedia Speronella, ma ottenne fama nella commedia. Ne compose 
nove e ne tradusse anche dal francese. La figlia unica è il suo 
capolavoro; e mentre scriveva La gelosia, tolta da una novella 
ungherese, fu colto dalla morte. 



Nei funerali del prof. ab. Gian-Jacopo Pirona, parole 
dette il giorno 6 gennaio 1870 dal prof. ab. L. Candotti. — Udine, 
tip. Seitz, 1870; in 8^ di pag. 7. (Ti. 0-B.J 

Nessuna indicazione biografica è contenuta in queste parole 
che il prof. Candotti, con voce commossa, recitò ai funeraU del 

9 



114 

prof. Jacopo Pirona ; e siccome nessuna publicazione usci ancora a 
dire dell' uomo e dello scrittore, mi giovi notare che Jacopo Pirona 
naque in Dignano nel 22 novembre 1789 da Giambattista e da 
Anna Ciriani. Fra il 1800 e il 1813, percorse tutti gli studi nel Se- 
minario di Udine, e tosto fu nominato maestro di sintassi nel Gin- 
nasio comunale, nel 1815 di umanità, nel 1817 di rettorica, finché 
nel 1820 ebbe la cattedra di latino e greco nel r. Liceo di Udine. 
Riformati gli studii nel 1829, cessò Tab. Pirona da quell'ufficio e con 
la soppressione del terzo corso degli antichi licei, che corrispondeva 
al nono degli studi classici, fu pensionato. Ma nel 1833 ebbe la 
supplenza alla cattedra di filologia latina e storia civile, e sei anni 
appresso insegnò stabilmente filologia latina e greca e storia uni- 
versale, funzionando anche da bibliotecario liceale e da censore 
della provincia del Friuli. Quando, nel 1851, pel nuovo piano di 
studii, Liceo e Ginnasio furono uniti, Tab. Pirona divenne direttore 
e rimase in quella carica fino al 1860. Mori nel 4 gennaio 1870. 
Fu maestro valente, scrittore acuto e forbito. La sua fama va par- 
ticolarmente raccomandata al Vocabolario friulano, (Venezia, tip. 
Antonelli, 1871, in 8*^ di pag. civ-710, con una carta), al quale 
molto collaborò il nipote prof. Giulio Andrea Pirona. Alcuni fra 
gli scritti minori dell'ab. Jacopo appariscono in questa bibliografia ; 
quelli di più vecchia data furono registrati dal Valentinelli : elogi 
ad uomini benemeriti, lavori di cose scolastiche, di letteratura, di 
storia, di lingua, fra i quali primeggia quello sulla lapide di Recliis 
che gli diede modo di studiare alcune attenenze della lingua friulana. 



Domenico Rizzi di Giuseppe Solimbergo. (Nel Bullettino 
de ir Associazione agraria friulana, anno xv, pag. 50 e segg.) — 
Udine, tip. Seitz, 1870; in 8** di pag, 4. (R.J.J 

Valente agronomo, nato nel 1802 in Pordenone, morto in Ri- 
vignano nel 13 gennaio 1870. Scrisse due lavori sul gelso, e pa- 
recchie memorie sulla coltivazione dei cereali, dei foraggi, della ro- 
binia. Per sei anni continuò un almanacco agricolo ed ebbe premii 
ed onori, ma mori povero dopo aver dato esempio agli altri di 
operosità e aver tentato di < stenebrar dall'ignoranza e dalla su- 
perstizione la mente dei villici.» — Nel Giornale di Udine, 11 di- 
cembre 1868, n. 295, è dato conto di un opuscolo del Rizzi, Studio 
e lavoro, che tratta di economia rurale, e nello stesso giornale, 15 
gennaio 1870, n. 13, Pacifico Valussi scrisse la necrologia di Do- 
menico Rizzi* 



115 

Venticinque anni in Italia (1844-1869) per Carlo Còrsi. 
— Firenze, tip. Faverio, 1870; due volumi in 8^ di pag. vii-543, 342. 
CB. D. P.J 

Nel volume ii, pag. 243-262, sono riferiti con qualche diffusione 
i fatti del 1866 in Friuli, dopo il passaggio del Po. L'esercito di 
spedizione, sotto gli ordini del generale Cialdini, doveva avanzarsi 
verso l'Isonzo, passar le Alpi Giulie, accennando a Vienna, col pro- 
posito di raggiungere gli austriaci. Il 24 luglio la cavalleria giunse 
a Pordenone, il quartier generale, percorsa la via marittima e 
passato il Tagliamento a S. Michele-Latisana, era il 27 in Flambro ; 
e nel 29 tutto l'esercito stava schierato tra Palmanova e Udine, col 
quartier generale a Lavariano. Ma non si narrano in queste pagine 
le scaramuccie del Torre e di Versa, e appena si tocca dell'armi- 
stizia di Cormons, per limitarsi a spiegare le mosse in avanti e 
retrograde dell'esercito nostro in Friuli, il quale, nel tempo del- 
l'armistizio, si ritirasse alla destra del Tagliamento. Ma, anche per 
questa parte della campagna del 1866, fra le moltissime publica- 
zioni, si possono consultare con frutto i seguenti volumi non uffi- 
ciali: Guen*e de la Prusse et de l'Italie cantre l'Autriche et la 
ccnfederation germanique en 1866, del Lecomte ; Guerra in Italia 
nel 1866 di un vecchio soldato italiano, Milano, 1867; Geschichte 
des Feldzuges 1866 in Italien ecc. von Alexander Hold, Haup1>- 
mann in k. k. General Stabs, Wien 1867. Dei lavori ufficiali è note- 
vole V Oesterreichs Kdmpfe in Jahre 1866, nach Feldachten bear- 
beitet durch das k. k. General Stabs Bureau fur Kriegs Geschichte, 
Wien 1866; mentre la redazione ufficiale della sezione storica del 
nostro Corpo di Stato Maggiore, col titolo La can^pagna del 1866 
in Italia, non è ancora, dopo diciassette anni, compiuta. 



1871 



2^^. Gesta Berengarii imperatoris, Beitrage zur Geschichte 
Italiens im Anfange des zehnten Jahrhunderts von Ernst Dummler. 
— Halle, tip. des Waisenhauses, 1871 ; in 8** di pag. viA85. fB.CM.J 
A illustrazione dell'antico poemetto latino, di autore ignoto, 
ma g)robabilmente italiano, sulle geste di Berengario I, il Dilmmler, 
che lo ristampa, ha messo insieme questo volume che sarà sempre 
consultato con frutto degli storici di Berengario e del suo regno. 
Il poema, in un prologo e 4 libri, va dall' 888 al 915, anno della 
incoronazione di Berengario, ma le premesse toccano anche della 
stirpe di Berengario e del tempo che fu duca del Friuli. Termina 
il Dummler, publicando versi, epistole e documenti che vengono 
a convalidare le cose dette nel poema e la storia di Berengario e 
dei suoi cinque competitori aU' impero. 



Berengar von Friaul, Kònig in Italien SSS'OIS von Otto 
Rautenberg. — Berlino, ed. Calvary; Kònigsberg, tip. Rosbach, 1871 ; 
in 8^ di pag. 81. (B.C.T.) 

Questa importante dissertazione su Berengario non mira solo 
a ridirne brevemente la storia, ma si a ristabilirne la cronologia, e 
ciò prima che il Dtlmmler dicesse una nuova parola suir importante 
argomento. Nondimeno il Rautenberg si vale con coscienza dei do- 
cumenti editi sui tempi di Berengario e dei giudizi degli scrittori; 
si aspetta però che i fatti del primo re d'Italia italiano, anzi di 
tutto il periodo che va da Carlo il Grosso ad Ottone I, sieno de- 
gnamente narrati in una storia apposita. 



Statuti municipali della terra di Venzone del 1425, (Nozze 
Marzona-Stringari) — Udine, tip. Seitz, 1871; in 8* di pag. 16. 
CR. 0-B.J 

Il nob. Giovanni Voraio aveva fatti trascrivere questi Statuti 
per donarli al suo comune di Venzone. Non è però una publicazione 
completa, essendo stati trascelti, fra 190 capi, soli quei 38 che par^ 



117 

Tero avere una impronta particolare o accostarsi alle leggi vigenti. 
In oltre, nemmeno in questi, fu serbata l'antica grafia. Gli Statuti 
del 1425 erano stati confermati dagli antichi, sotto il dogado di To- 
maso Mocenigo, al tempo della dedizione della terra, avvenuta cinque 
anni prima in mano di Venezia. Nella parte penale si vede piena- 
mente in vigore il sistema germanico di composizione dei delitti 
mediante denaro. Era posta anche un'ammenda a chi non interve- 
nisse affatto comparisse tardi al Consiglio. 

^^L^t Nicovi documenti sulle guerre tra veneti ed arciducali 
in Friuli nel 1616 e 1617. (Nozze Dianese-Baldassi) — Udine, tip. 
Seitz, 1871; in 8^ di pag. 15. (R.J.) 

La stampa di questi nuovi documenti, che aggiungono lume 
ai fatti della guerra gradiscana, fu procurata dal dott. Vincenzo 
Joppi. Sono tre, tolti all'archivio notarile di Udine. Il primo è un 
rapporto, senza data, del combattimento avvenuto il 2 maggio 1616 
e dell'assalto di Lucinico: lo estese Marc'Antonio di Manzano ca- 
pitano di una compagnia di avventurieri a cavallo. Il secondo è 
pure un rapporto scritto da Alessandro Pace, in data di Cormons, 
4 giugno 1617, sull'attacco del villaggio di Rubia presso Gorizia: 
contemporaneamente i nostri combattevano, dal 1** aH2 giugno, al- 
cune fazioni sotto Gradisca di cui è dato ragguaglio nel terzo do- 
cumento. 



►. Incursioni turchesche nel secolo xy, note di Carlo But- 
TAZZONI. {^^ Archeografo triestino. Nuova Serie, Voi. ii, pag. 393 
e segg.) — Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1871; in 8®gr. di pag. 4. 
(R. 0-B.J 

Si noverano, dal 1469 al 1499, undici di queste incursioni, e, 
tranne quelle del 1471 e del 1493, le altre tutte afflissero il Friuli. 
Le più terribili furono l'ultima e l'altra del 1477 che Giulio Sa- 
vorgnano riporta per errore a due anni prima. La somma degli 
invasori dev'essere stata naturalmente esagerata dal terrore delle 
inermi popolazioni. Fu questo T ultimo scritto publicato nell'Ar- 
eheografo dal benemerito Buttazzoni, che mori nel 17 maggio 1872. 



Luoghi per li quali passarono già i turchi partendosi 
dalla Bossina per la Patria del Friuli, notizie attribuite a Jacopo 
Valvasone. {^Q\y Archeografo triestino. Nuova Serie, Voi. ii, pag, 



118 

399 e segg.) — Trieste, tip, Herrmanstorfer, 1871 ; in 8* di pag. 4. 
(R. 0-B.J 

Da Bistoizza in Bosnia fino a Monfalcone, ventisei luoghi toc- 
carono i turchi secondo la topografia del nostro vecchio ; ma que- 
sta relazione meriterebbe di esser minutamente illustrata per la 
identificazione dei paesi notati e per la rettificazione delle miglia 
accennate. 

«550. Memorie della Camia di Angelo Arboit. — Udine, tip. 
Blasig, 1871; in 16^ di pag. 248. (R. 0-B.J 

Libro ameno e fantastico, di facile lettura, che il mio amico 
prof. Arboit volle cortesemente a me dedicato. Vi si trovano qua 
e là dei rapidi accenni storici sulla Carnia, attinti alle fonti mi- 
gliori, ma però il volumetto si sarebbe vantaggiato di molto, se 
l'autore gli avesse tolto il carattere troppo personale. — Ne parlò 
il Giornale di Udine, 16 maggio 1871, n. 115. 

ssi. Descrizione delia fortezza e del canale della Chiusa di 
Giovanni Batt. Pittiano, 1577. (Nozze Perissutti-Liruti) — Udine, 
tip. Seitz, 1871 ; in 8° gr. di pag. 16. (B. C. U.) 

Antonio Joppi la tolse a un autografo della Marciana di Ve- 
nezia, dove, in undici volumi, si conservano le memorie sulla storia, 
genealogia e legislazione del Friuli, raccolte da Giambattista Pit- 
tiani, nato in Sandaniele intorno al 1522, avvocato e consulente 
legale in Udine. La descrizione del forte è evidente; esso si può 
offendere e prendere dal nemico che passi a guado il Fella, a con- 
dizione però che le creste delle montagne, che sono di qua e di là 
del passo della Chiusa, non sieno anch'esse tenute dai difensori. In- 
fatti, nel 1509, Antonio Bidernuccio con pochi venzonesi impedi il 
passaggio all'esercito del duca di Brunswich. Il forte fu demolito 
nel 1833 per allargare la strada di Germania. Il Pittiano estende 
il suo discorso, parlando della muta che allora si riscuoteva alla 
Chiusa, poi a Venzone; del pontasio, gabella a profitto dei con- 
sorti di Prampero. Parla di Resiutta, del canale di Resia, di Mog- 
gio e della sua abazia, ma la strada era si pericolosa (dice il no- 
stro avvocato non alpinista) ch'io « feci voto di non tornar, se non 
fossi forzato, lassù. » 

Santa Maria degli Angeli in Gemorn. (Nella Madonna 



119 

delle Grazie, 11 novembre 1871, n. 50) — Udine, tip. Jacob e Col- 
megna, 1871 ; in fol. di col. 4. (B. C. U.) 

Vasto monastero di proprietà privata, la cui prima origine, col 
nome di Cella, risale al 1277, che fu ceduto dalle monache cirster- 
ciesi di S. Agnese dei Colli di Gemona alle Clarisse. Fu soppresso nel 
1810, e ricomprollo da privati nel 1859 la duchessa di Bauffremont 
per raccogliervi le Terziarie francescane delle missioni, che furono 
nel 1867 soppresse di diritto. Il convento riedificato e abbellito 
erasi aperto col nuovo titolo nel 21 aprile 1861. 



:. Notizie della terra di Venzone in Friuli, con docu- 
menti, per Vincenzo Joppi. (Nozze Stringari-Marzona) — Udine, 
tip. Seitz, 1871 ; in 8" di pag. 70. fi?. O-B.J 

La prima parte delle Notizie dice la topografia, l'origine di 
Venzone e le varie signorie a cui fu soggetta; tratta la seconda 
del governo, della popolazione, dei monumenti, delle istituzioni, delle 
epigrafi e di altre curiosità, come le mummie. Anche il testo si 
fonda su dati autentici. Venzone, sulla via di Germania, sorse in 
virtù del traffico fra le due nazioni. Del 1001 è il primo docu- 
mento noto, pel quale Ottone III imperatore dona a Giovanni IV 
patriarca d'Aquileia Terbatico del Fella, uno dei confluenti del Ta- 
gliamento. Passò quella terra in dominio via via della famiglia di 
Mels, dei duchi di Carinzia, dei conti di Gorizia, dei patriarchi di 
Aquileia, dei duchi d'Austria e ancora dei patriarchi fino alla de- 
dizione alla republica veneta, a cui fu soggetta dal 15 luglio 1420 
al 19 marzo 1797. Ultimo baluardo della potenza temporale dei 
patriarchi, non pertanto fu scomunicata per ben tre volte. Inquieta 
sempre, ebbe lotta coi vicini e le armi nemiche spesso si abbassa- 
rono innanzi alle sue fortificazioni. Però qualche volta piegossi; 
e nove documenti illustrano la resa memorabile del lugUo 1336 al 
patriarca Bertrando. Sotto Venezia, non si contano che passaggi 
di sovrani, come Carlo V nel 1532, Bona Sforza regina di Polonia 
nel 1556, Enrico III re di Francia nel 1574, a cui io aggiungo, 
nello stesso anno, Massimiliano II e la sua vedova Maria nel 1581. 
Non ostante i varii dominatori, questa terra si resse con propri 
statuti, di cui la prima rubrica conservata è del secolo xiv, e coi 
due Consigli che s'incontrano nelle altre comunità italiane. Celebre 
è il duomo, architettato nel 1308 da maestro Giovanni; maraviglioso 
per elegantissimo disegno di stile archiacuto è il palazzo publico che 



120 

sorse fra il 1390 e il 1410, uno dei più belli d'Italia. — Vedi pure 
un mio dettagliato articolo nel Gior. di Udine, 8 maggio 1871, n. 104. 



:. Della estensione dell'antica Istria verso la Venezia, 
proposte del co. F. Almerigotti e risposta di un Accademico udi- 
nese, {^q\V Archeografo triestino. Nuova Serie, Voi. II, pag. 227 
® segg.) — Trieste, tip, Herrmanstorfer, 1871; in 8^ di pag. 10. 
(R. 0-B.J 

I confini dell'Istria verso occidente non furono sempre bene 
determinati dalla geografia antica e nemmeno dalla moderna; an- 
che oggi da taluno si vuol comprendere sotto un solo nome tutto 
il paese che va dall'Isonzo all'Arsia. Non voglio revocare questioni 
che hanno destato in questi anni serie e giuste proteste, ma mi 
basta notare come l'Accademia dei Risorti di Capodistria, fin dal 
1758, esponesse il dubio che l' Istria arrivasse fino al paese dei 
Veneti antichi e non soltanto fino al Formione, ad occidente. Un 
anonimo accademico udinese, con validi argomenti, rispose in con- 
trario. I due scritti furono publicati dall' ingegnere Antonio Joppi, 
il quale afferma che la controversia, prodottasi per tutta la metà 
del secolo passato, fece discendere nella lizza parecchi campioni. 

«6SS* Dei governatori d' Istria a nome dei marchesi, principi 
e patriarchi d'Aquileia di Carlo Buttazzoni con Saggio di serie 
dei governatori stessi compilato dal dott. Antonio Joppi. (Nell'Ar- 
cheografo triestino. Nuova Serie, Voi. ii, pag. 245 e segg.) — 
Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1871; in 8^ gr. di pag. 10. (R. O-B.) 
I due lavori non possono andar disgiunti, anzi direi che il se- 
condo diede occasione al primo. La serie va dal 1208 al 1420 e int^ 
ressa la storia friulana, perchè molti marchesi-governatori d' Istria 
fui*ono scelti fra i nobili del Friuli, specialmente fra i Della Torre* 



Donazione di Muggia nelV Istria ai patriarchi d'Aqui- 
leia. {NeWArcheografo triestino. Nuova Serie, Voi. ni, pag, 99 e 
segg.) — Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1871; m 8^ gr, di pag. 2, 
(R. 0-B.J 

Castello donato nel 931 dal re d'Italia Ugo e Lotario a Orso 
II patriarca d'Aquileia. Il documento fu trovato dal dott. V. Joppi, 
e il Buttazzoni vi aggiunge alcune notizie, cioè che nel 1072 il 
patriarca cede Muggia al vescovo di Trieste, ricevendone in cambio 



121 

risola Padana e che nel 1296 il vescovo restituisce metà della 
terra al patriarca, ottenendo in compenso S. Canciano all'Isonzo. 

ss'y. Tre lettere inedite a Girolamo Savor guano (1519-1527) 
(Nozze Broili-Locatelli) — Udine, tip. Seitz, 1871 ; in 8* di pag. 23. 
(R. O-B.) 

Sono precedute da un'avvertenza e seguite da note del dott. 
V. Joppi, che tradusse dal latino le prime due lettere autografe di 
Marc' Antonio Amalteo, nato nel 1475, e negli anni 1519 e 20 
precettore in Osoppo di otto tra gli undici figli maschi che il conte 
Girolamo aveva avuto, insieme a dodici figlie, da quattro matri- 
monii. La prima lettera dà notizia dell'istruzione di quei tempi; 
ma è curioso sapere che Giulio, insigne architetto militare e scrit- 
tore, era « tra tutti i suoi fratelli di più lento ingegno e memoria. » 
Dalla seconda lettera, del 1527, si ricava che Girolamo aveva scritto 
sulle imprese di Carlomagno, e l' Amalteo un carme sulla Fame di 
quell'anno. Queste carte si conservano nella biblioteca Althan di 
S. Vito al Tagliamento. La terza lettera, datata da Barcellona nel 
1519, sta nel voi. 27, tuttavia inedito, dei Diarii di Marin Sanudo 
e tratta dei costumi in corte di Carlo V, di fresco succeduto al- 
l'avo Massimiliano. È di Francesco di Tolmezzo, V. note, pag. 22-23, 
ossia di quel famoso giureconsulto Janis che, sospettato per essere 
amico di Antonio Savorgnano, fu messo in ferri a Venezia, e, rico- 
nosciuto innocente, ebbe una missione in Ispagna, donde, dopo nove 
anni di assenza, tornato in Friuli, vi portò nel 1520 quel delizioso 
pero che da lui trasse il nome, finché, ferito proditoriamente nel 
21 luglio 1521, in Udine, sotto Todierno portone di S. Bortolomio, 
mori quasi settantenne il 29 dicembre. 



u Due orazioni del co. G. B. Colloredo-Mels ambasciatore 
di S. M. C. Cattolica al Senato Veneto, anno 1726. (Nozze Colloredo- 
Meh-Bearzi)— Udine, tip, Jacob e Colmegna, 1871; in 4® di pag. 11, 

(B. a T.j 

Hanno poco interesse queste due orazioni fatte dal co. friulano 
G. B. di Colloredo-Mels, ambasciatore cesareo. La prima fu recitata 
il 3 aprile 1726 in occasione del suo ingresso nel collegio del se- 
nato veneziano, la seconda, di congedo, il 3 luglio, essendo stato 
nominato da Carlo VI maresciallo di corte: il senato rispose pu- 
blicamente al CoUoredo nel giorno 8 luglio. 



122 



Relazione della Commissione nominata dal Consiglio 
provinciale, nella seduta del 21 aprile 1870, composta dei consi- 
glieri conte Pier Luigi Bembo, cav. nob. Antonio Contin e cav. Gia- 
como Collotta, relatore, per riferire sulla convenienza della co- 
struzione della ferrovia Udine- Pontebba. — Venezia, tip. Antonelli, 
1871; in 4° di pag. 75. fR. O-B.J 

Lasciando da un lato le importanti considerazioni tecniche 
esposte nella relazione a suffragio della ferrovia pontebbana, meri- 
tano di essere segnalate le notizie storiche raccolte intorno alle 
vie romane della regione, e particolarmente sul passo della Pon- 
tebba che dai patriarchi e dalla republica fu usato nel medio evo, 
tanto che nel 1585 l'Austria, già divenuta da un pezzo signora di 
Gorizia, incominciò la costruzione della via da Tarvis a Plezzo e 
Gorizia pel Predici, il che indusse Venezia nel 1630 a costruire il 
tronco di congiunzione detto del Pulfero. Ciò non tolse che la muda 
di Venzone, che ancora nel 1713 dava un reddito di diecimila du- 
dati, ne desse nel 1735 soli mille cinquecento. La relazione del 
Collotta contiene però alla nota A delle preziose indicazioni in or- 
dine cronologico, tratte da documenti autentici, sul commercio della 
republica di Venezia con la Germania per la via della Pontebba; 
tali notizie furono raccolte dall'archivio di Stato in Venezia per la 
diligenza di Riccardo Predelli, che consultò quel grande deposito, 
e spogliò gli Annali del Manzano, i documenti del Bianchi e l'Ar- 
chivio per le fonti della storia austriaca publicato dall'Accademia 
di Vienna, risalendo al 1001 e venendo fino al 1785 per una serie 
di ben 112 citazioni, di cui sole 26 edite. — Di questa relazione 
parlò il Valussi in appendice al suo libro sxilV Adriatico. La rela- 
zione stessa fu poi riportata nel Giornale di Udine 2, 4, 7, 8, 10, 
11, 14 novembre 1871, n. 261, 263, 265, 266, 268, 269, 271. 



L'Adriatico in relazione agli interessi nazionali d'Italia, 
studio di Pacifico Valussl — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1871 ; 
in 8^ di pag. 156. (R. 0-B.J 

Dedicato a Nino Bixio, questo studio sull'Adriatico, stampato 
la prima volta nel 1870 in appendice alla Gazzetta ufficiale del 
Regno e poi negli Amtali di statistica del Sacchi, viene a trattare 
politicamente un problema di vitale interesse per l'Italia. In questa 
nuova edizione lo scritto ricevette qualche ampliamento da notevoli 
aggiunte ; ma solo nel II e nei due ultimi capitoli, Vili e IX, Tau- 



123 

tore, entrando a discorrere dell'importanza della regione veneta, 
tocca del Friuli malamente bipartito, insistendo sulla necessità na- 
zionale di rendere forte l'oriente del regno d'Italia per. esercitare 
verso il di fuori una legittima e non violenta attrazione. 



Sulle regioni del Timavo, lettera archeologica del con- 
servatore Pietro Kandler a Giandomenico Piccoli. {ìi\e]ì' Osserva- 
tore triestino, anno 1871, n. 49) — Trieste, tip. del Lloyd austriaco, 
1871 ; in fol. di col. 3. (B.C. T.) 

Toccato degli avanzi di opere romane presso il Timavo, il Kan- 
dler si ferma a considerarne il porto, la cui antica importanza vuol 
dedursi dai resti del faro. Di congettura in congettura, l'autore 
sostiene che quel porto vivo, collocato nell'interno dell'estuario, 
servisse a Cividale, col quale era congiunto mediante strade, di cui 
una corrisponderebbe alla moderna per Galliano, Portis, Rosazzo, 
Brazzano, Cormons, Corona, Bruma, Gradisca e Doberdò; questo 
tratto però non fu riconosciuto sui luoghi. 



Un documento friulano e un diploma di Arrigo VII, 
publicati e illustrati da Giuseppe Occioni-Bonaffons. (Neil' Arcamo 
Storico Italiano, Serie Terza, Tomo xiii, parte i, pag. 173 e segg.) 
— Firenze, tip. Galileiana, 1871 ; in 8^ di pag. 7. (R. O-B.) 

Si conservano nell'archivio privato Della Torre in Ziracco 
(V. n. 237). Ma il primo interessa la nostra storia essendo un istro- 
mento di lega difensiva (3 settembre 1250), tra Bertoldo patriarca 
d'Aquileia ed Ulrico di Sponheim-Ortenburg figlio di Bernardo 
duca di Carinzia, contro il conte Mainardo di Gorizia. La perga- 
mena che lo contiene è ben conservata, tranne in alcuni punti dove 
è ròsa dal tempo. Di quest'atto importante prese copia l'archivio 
imperiale di Vienna ; e il Bianchi, che ne offre un brevissimo estratto 
nei Documenta hist forqjuli, sceculi xin, Wien 1861, omette il 
giorno e il mese dell' istrumento e ne dà per errore a sorgente la 
collezione Frangipane. Bertoldo patriarca, conte di Andechs, tedesco, 
aveva regnato dal 1208 al 1251 e il conte Mainardo III di Gorizia 
dal 1223 al 1258. L'alleanza, cui accenna il documento, ebbe per 
effetto una guerra nella quale Mainardo, sconfitto dalle genti di 
Ulrico, riusci a salvarsi. 

• Der Munzfund von Lanische, friaulisch-istrische GeprSge 



124 

von D/ Arnold Luschin. (Nel Numismatischen Zeitschrift, 1871, 
Voi. Ili) — Vienna, tip. di Corte e Stato, 1871; in 8® di pag. 31. 

CB. a U.J 

Si narra di una scoperta di monete, fatta scavando un campo 
presso Lanische, nella Carniola. Classificate quelle che non furono 
sottratte agli studii eruditi, si riscontrarono il maggior numero 
appartenenti ai patriarchi di Aquileia e ai vescovi di Trieste. Fra 
le prime una fu di Bertoldo, 19 di Gregorio, 8 di Raimondo. Una 
sola appartenne al conte Alberto di Gorizia. Questa scoperta dà 
occasione all'autore di parlare sull'argomento tecnico dei tipi e sulle 
parti di fino che contengono le varie monete e tornare sulla dibat- 
tuta questione della zecca di Aquileia, intorno a che vedasi Tarti- 
colo di Carlo Kunz neìVArcheografò triestino. Nuova Serie, Voi. v, 
pag. 39-44. 



Die Agleier von D.' Arnold Luschin. (Nel Numismati- 
schen Zeitschrift, Voi. iii) — Vienna, tip. di Corte e Stato, 1871 ; in 
8° di pag. 17, con una tavola. (7?. JJ 

Sorretto nelle sue indagini dal Kunz fra i moderni, il dottor 
Luschin parla di questi denari aquileiesi, che più tardi furono ri- 
conosciuti come monete spicciole friulane. La dissertazione contiene 
il periodo delle origini fino al 1204. Si tratta del diritto di batter 
moneta che avevano i principi patriarchi, cui però non esercitarono, 
servendosi essi in quel periodo di denari di Frisacco, alcuni dei 
quali sono riprodotti nella tavola, mettendo in confronto la moneta 
carintiana con la friulana. La legittimità del privilegio di zecca, che 
ascenderebbe al 1028 e che non è consegnata a un atto originale, 
bensi a una annotazione notarile nel 1195, è soggetta a dubii tali 
che possono chiamarsi certezza. Più tardi, sotto Ulrico (1161-1182), 
si usarono i denari di Frisacco, e solo al tempo di Gottofredo, suc- 
cessore di Ulrico, cominciano i segni di una zecca patriarcale an- 
che in Friuli. 



Munzgeschichtliche Vorstudien von D/ Arnold Luschin. 
{^e\V Archiv fùr oesterreichische Geschichte, Voi. xlvi, fase. 2, 
pag. 219 e segg.) — Wien, tip. Holzhausen, 1871 ; in 8° di pag. 47. 

rB. a T.J 

Nel terzo di questi studii, che porta il titolo : Ueber die alien 
Mùnzgewichte in Oestevreich, è tenuta parola delle marche venete, 



125 



le quali erano in uso presso i patriarchi d'Aquileia. Una sola pa- 
gina si occupa, quasi per incidenza, di questo subbietto. 



Carlo Kdnz. Il museo Bottacin annesso alla civica 
biblioteca e mttseo di Padova. (Nel Periodico di numismatica e 
sfragistica per la storia d'Italia diretto dal marchese Carlo Strozzi 
Voi. I, II e III, 1868-69-71) — Firenze, tip. dell'Associazione, 1871 ; 
in 8® gr. di pag. 168 con tredici tavole. (B. C. T.) 

Anche il Friuli è rappresentato in questo insigne museo nu- 
mismatico coi pezzi ossidianali da cinquanta e da venticinque cen- 
tesimi, battuti a Palmanova nel 1814, e con la carta-moneta ivi 
emessa nel 1848. Vi hanno dodici monete di Gorizia autonoma, 
fra le quali due del conte Leonardo riportate fra le tavole, e poi 
un grosso di Carlo V e una serie di soldi di rame di Carlo VI. 
Di Aquileia il museo Bottacin ha ben cinquanta monete, compresi 
gFincunabili, e pezzi rari di Bertoldo, e di Bertrando e l'unico 
denaro che si abbia di Filippo d'Alencon ; fra i nummi aquileiesi ne 
appaiono alcuni contrafatti < da una losca industria, > Il Kunz in 
oltre ebbe cura di dare dei cenni preliminari delle zecche da cui 
sarebbero derivate le monete che descrive. Aggiungo qui che nel- 
l'anno 1882, il museo Bottacin di Padova si arricchì anche dell' u- 
nico piccolo autentico di Filippo d'Alengon, scoperto negli scavi di 
quell'arena. 

so'y. Denari e sigillo di Volchero, lettera di Carlo Kunz al 
dott. Buttazzoni. {ìieìì'Archeografo triestino. Nuova Serie, Voi. ii, 
pag. 221 e segg.) — Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1871 ; in 8** di 
pag. 6. ("R. O-B.) 

Figura questa comunicazione come appendice alla storia di Vol- 
chero (V, n. 270) ed è illustrata da una nota di Luciano Banchi, 
direttore dell'archivio di Stato di Siena, il quale afferma non esi- 
stere più colà il sigillo originale del patriarca, che stava appeso al 
diploma 22 maggio 1308. Però Volchero fu il primo patriarca che 
improntò monete col proprio nome, e i suoi denari furono di due 
tipi. 



Vita breve del P. Basilio Brollo da Gemona, france- 
scano riformato, missionario e vicario apostolico del Xensì nella 
China, nuovamente compilata. (Per nomina di mons. Filippo Elti a 



126 

canonico del Duomo di Udine) — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1871 ; 
in 16Mi pag. IH. (B.C.U.J 

Da due vite del padre Basilio Brollo, già stampate nel secolo 
passato, cioè nel 1720 dal padre Pietro Antonio da Venezia minore 
riformato e nel 1775 dell' ab. Giampietro Della Stua accademico 
udinese, e specialmente dalla prima, trasse Tab. Luigi Fabris questa 
nuova biografia. In Geraona, dove i soli francescani avevano ben 
quattro conventi, naque il padre Basilio nel 25 marzo 1648 da 
Valerio dottore e da Giovannina Rodisea, e fu chiamato alla fonte 
Mattia Andrea. Studiò retorica nel collegio dei gesuiti di Gorizia, 
poi vesti l'abito dei minori riformati a Bassano nel 10 giugno 1666. 
Nel 1680, trovandosi nel convento di Venezia, fece proposito di es- 
sere fra i cinque francescani riformati, mandati da Innocenzo XI in 
aiuto dei missionari nella Cina, e riveduta Gemona, partì da Venezia 
per Corfù il 16 ottobre, e solo nel 3 gennaio 1682 tutti arriva- 
rono a Congo, poi a Surate, Batavia, Siam, cui toccarono il 24 
agosto. Diessi allora il padre Basilio a studiare il cinese, e in questa 
lingua publicò 8 libri, massimo dei quali il Dizionario sinico-latino 
la cui proprietà gli fu usurpata, con la stampa di Parigi 1813, dal 
De Guignes, che fu smascherato dagli orientalisti Klaproth e Re- 
musa t, e la seconda edizione, Parigi 1834, usci col nome del nostro 
Brollo. Il quale, fermatosi coi suoi compagni nel Siam fino al 17 
luglio 1684, giunse con loro nel 27 agosto a Canton. Qui termina 
la prima parte della vita del Fabris : le altre due parti del libretto 
dicono del soggiorno del padre Basilio alla Cina, della sua nomina 
a vicario apostolico nella provincia del Xensi che reputavasi per 
vastità il doppio dell'Italia e la seconda dell'impero, la decima per 
popolazione. Mori probabilmente a Singan, capitale del Xensi nel 16 
luglio 1704. 

^OOt Filippo d'Alengon, patriarca, annuncia la perdita di 
Trieste passata per tradigione in mano altrui, anno 1282. (Nel- 
VArcheografo triestino. Nuova Serie, Voi. ii, pag. 237 e segg.) — 
Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1881 ; in 8* gr. di pag. 6. (H. O-B.) 

Documento comunicato dal dott. Antonio Joppi al dott. But- 
tazzoni che largamente lo illustra. È diretto al comune di Gemona, 
nel quale archivio si conserva. È una nuova prova luminosa del 
dominio esercitata dai patriarchi in Trieste che sembra cessasse, al 
più tardi, nel 22 agosto 1382. (V. n. 232) 



127 

S'TO» Nel primo anniversario della morte di Michelangelo 
Grigoletti insigne pittore di storia, componimenti di varii autori. 
— Trieste, tip. Lloyd austriaco, 1871; in 8** di pag. 23. (R. O-B. 

Non si noterebbe qui questo opuscolo, tributo poetico di am- 
miratori e di amici al pittore Grigoletti pordenonese, morto a Ve- 
nezia ril febraio 1870, se la epigrafe che lo apre non contenesse 
un ricco catalogo delle sue opere artistiche, distinguendo le mi- 
gliori condotte per la cattedrale di Graz. 

«'yi. Francesco Luisino da Udine di Amadio Ronchini. (Negli 
Atti e Memorie delle R. R. Deputazioni di storia patria per le 
Provincie modenesi e parmensi. Voi. v, pag. 209 e segg.) — Mo- 
dena, tip. Vincenzi, 1871 ; in 4^ di pag. 10. fR. J,J 

Rettificando in più luoghi le asserzioni del Liruti che non è 
invero il più esatto degli scrittori, il Ronchini rifa la vita dell'u- 
manista Luisino da Udine in quella parte che si riferisce alle sue 
relazioni coi Farnesi. Infatti il Luisino, nel 1554, fu chiamato da 
Ottavio Farnese alla corte di Parma, maestro di lettere di suo 
figlio Alessandro, più tardi famosissimo nelle storie; e nel 1556 
accompagnò l'alunno dodicenne in Fiandra, dove, con la madre 
Margherita d'Austria, si recò a complimentare Filippo II, rispettivo 
zio e fratello, di aver conseguita, per l'abdicazione di Carlo V, la 
corona di Spagna. Nell'archivio governativo di Parma stanno molte 
lettere del Luisino in cui dà contezza al duca del viaggio e delle 
accoglienze: il Ronchini ne trasse i brani più rilevanti a illustra- 
zione della vita del maestro e del discepolo. Francesco Luisino nel 
1557 passò a Londra con Margherita e Alessandro, essendo stati 
preceduti da Fihppo, desideroso di assicurarsi l'alleanza inglese 
contro Arrigo re di Francia. Istruito dal nostro udinese nel latino, 
Alessandro Farnese potè trattenersi < con la Ser."* Reina e con 
molte dame anchora che possiedono la lingua latina e greca. » 
Stettero, precettore ed alunno, in Fiandra fino al 1559, in cui, la- 
sciata Margherita al governo dei Paesi-Bassi, Filippo II li condusse 
in Ispagna, dove il Luisino, fece l' ultimo libro del poema su Giun 
seppe ebreo, di cui il Fracastoro aveva condotti i due primi; e stette 
sei anni fino al 1565, non potendo impedire il mal celato trasporto 
di Alessandro pel sesso gentile. Il perchè, nel novembre, se ne affret- 
tarono le nozze a Brusselles con Maria di Portogallo e il Luisino, 
da precettore, divenne segretario del principe. Lo segui a Parma, 



128 

continuando a tenere informato il cardinale Farnese di quanto ri- 
guardava gli sposi. Francesco Luisino mori in Parma, a soli nove 
lustri, nel 7 marzo 1568. Se ne dolse amaramente Alessandro Far- 
nese, obligato al Luisino « per esser quel che con tanto amore mi 
insegnò quel poco che so. » 

«'T'». Biografia del P. Giuseppe di Tolmezzo, gesuita. (Pel 50° 
della messa del pievano di Verzegnis Giovanni D' Orlando) — Tol- 
mezzo, tip. Paschini, 1871; in 8° di pag. 8 non num. (R.J.J 

Il padre Giuseppe Marchi fu valente archeologo ed epigrafista; 
per vent'anni direttore del museo Kircheriano, studiò specialmente 
le catacombe romane, e vi scoperse i sepolcri dei santi Procolo e 
Giacinto, la grande cripta nel cimitero di S. Agnese, e contribuì 
ai grandi scavi nel cimitero di Calisto. Scrisse suU'A^^ grave del 
museo; delle tre parti divisate, compiè la prima dell'opera sulle 
catacombe. Il padre Marchi, nato in Tolmezzo nel 22 febraio 1795, 
mori in Roma il 10 febraio 1860. 



Volchero patriarca e le agitazioni politiche dei suoi 
tempi, a. 1204-1218, storia documentata di Carlo Buttazzoni. (Nel- 
VArcheografo triestino. Nuova Serie, Voi. ii, pag. 157 e segg.) — 
Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1871 ; in 8® gr. di pag. 62. (R. 0-B.J 
Pregevolissima per ordine e chiarezza, in mezzo a tanta oscu- 
rità e confusione di casi, è questa monografia, ricca di annotazioni, 
che del patriarca Volchero diede fuori il dott. Buttazzoni, il quale 
si eragià occupato altra volta dell'argomento (V. n. 221). La illu- 
strano tredici documenti, dei quali quattro finora inediti. 



A history of painting in north Itali/: Venice, Padua, 
Vicenza, Ferrara, Milan, Friuli, Brescia, from the fourteenth 
to the sixteenth century ecc. by J. A. Crowe et G. B. Cavalcaselle. 
— London, John Murray, 1871 ; due voi. in 8® gr. con illustrazioni. 
(B. M. V.J 

Sul Basalti, di scuola veneziana, assistente e scolaro di Luigi 
Vivarini, parlano a limgo gli autori nel voi. i®, pag. 259-270. Ci- 
tando Topinione che sia nato in Friuli, aggiungono non conoscere 
qui altro luogo, tranne i dintorni di Serravalle, dove abbia po- 
tuto imparare i primi rudimenti del suo stile. Ma gli autori dedi- 
cano di proposito alla nostra regione i capitoli iii e iv del voi. ii, 



129 

pag. 170-309, e sarebbe desiderabile che queste pagine magistrali 
sulla storia della pittura in Friuli fossero tradotte. La storia cri- 
tica dei signori Crowe e Cavalcasene si inizia, pel Friuli, toccando 
brevemente di Belluno, Cadore e Serra valle; poi è approfondito 
Tesarne e il giudizio delle opere di Domenico e Gianfrancesco da 
Tolmezzo e Pietro da S.Vito, pag. 177-182; di Giovanni Martini e 
Girolamo da Udine, pag. 182-188; di Pellegrino da San Daniele, 
pag. 189-218, donde venne la scuola illustrata da Pietro Luzzi (il 
Morto da Feltre) dal Pennacchi e da Girolamo da Treviso. Infine è 
detto largamente del gran Pordenone, pag. 238-293, e della scuola 
di lui, della quale furono onore Bernardino e Giulio Licinio, Gian 
Maria Zaffoni detto il Calderari, Luca Monverde, Sebastiano Flo- 
rilegio, Giambattista Grassi e Pomponio Amalteo, pag. 293-309. Il 
dott. Vincenzo Joppi offerse agli autori molte notizie inedite. 



Capsulae argenteae Oradenses ad reliquias Sanctorum 
custodiendas, (Nel Folium Diocesanum, fascicolo di settembre 
1871, pag. 152 e segg.) — Trieste, tip. Weiss, 1871; in 8^ gr. di 
pag. 2. (B. C. T.) 

Nella basilica eufemiana di Grado, presso l'aitar maggiore, fu 
scoperta una piccola ara marmorea che conteneva, fra un lacri- 
matorio di vetro e una piccola scatola d'oro, due teche d'argento 
da riporvi relique. Il conservatore giudicò che la teca rotonda si 
possa riferire al 452, anno della costruzione della basilica per opera 
di S. Niceta arcivescovo d'Aquileia, e la oblunga al 579, in cui 
Grado fu .da Elia inalzata a chiesa matrice della Venezia e del- 
l' Istria. 



10 



1872 



S'yOt Jnscriptiones Galliae Cisalpinae latinae, Consilio et au- 
ctoritate Academiae litterarum regiae Borussicae, edidit Theodorus 
MoMMSEN. (Nel Corpus inscriptionum latinarum Acad. litt. reg. Bor. 
editum — Voi. v, parte i). — Berolini, apud Georgium Reimerum, 
tip. fratelli Unger, 1872; in fol. di pag. 56 (a parte) e 544, compi. 600 

CB. a U.J 

Questa prima parte del volume v della grande raccolta epi- 
grafica messa insieme dal Mommsen, a Berlino, vero monumento 
di sterminata e diligente erudizione, comprende le iscrizioni della 
X Regione d'Italia. Il volume si apre con le iscrizioni false o stra- 
niere, numerate e impaginate a parte, e vi figurano quelle di Aquileia 
del n. 24 al 51 (pag. 6-8), quelle friulane e carniche del n. 51 al 73 
(pag. 8-10), quelle di Concordia del n. 74 al 76 (pag. 10). Appresso 
cominciano le genuine con nuova numerazione. Anzi tutto, per quelle 
istriane e triestine, il Mommsen ebbe ad attingere naturalmente anche 
a fonti friulane. Poi vengono le iscrizioni aquileiesi dal n. 724 al 
1757 (pag. 84-163), per le quali consultò ben 31 fonti, di cui, con 
critica magistrale, dice il valore (pag. 78-84). Seguono le iscrizioni 
di Cividale dal n. 1758 al 1784 (pag. 163-166); le friulane incerte 
dal n. 1785 al 1792 (pag. 166 e 167); quelle di Tricesimo, S. Da- 
niele e luoghi vicini dal n. 1793 al 1808 (pag. 167-169); quelle di 
Gemona, Moggio e Resiutta dal n. 1809 al 1828 (pag. 169-171); 
quelle di Zuglio, Montecroce e Comeglians dal n. 1829 al 1865 
(pag. 172-178). In tutto, le iscrizioni di questo volume, che a noi 
interessano direttamente, sono 1142, a cui se si aggiungano, come 
devesi, quelle dell'agro concordiese, dal n. 1566 al 1955 (pag. 178- 
185), il numero totale delle friulane è di 1232, distribuite in 102 
pagine, moltissime trascritte la prima volta sui luoghi del racco- 
glitore medesimo. 

2^^* Crisi del patriarcato d' Aquileia, memoria inedita del- 
l'abate Giuseppe Bini, già arciprete di Gemona. (Per elezione di 



131 

mons. Capellari a vescovo di Concordia) — Udine, tip. Jacob e Col- 
megna, 1872; in iff" Ai pag. 54. (B.C.UJ 

Non volle il Bini (nato in Verona nel 1689 e morto in Gemona 
nel 1773) intendere con questo nome la sola ultima crisi del pa- 
triarcato, al momento della sua abolizione, ma bensì tutte le diffi- 
coltà che ebbe a durare, fino dalla sua fondazione, per cause reli- 
giose, feudali e politiche, cosi innanzi come dopo la perdita del 
potere temporale. C'è qualche inesattezza storica dovuta alla fretta 
della compilazione; ma l'editore vi provide o per rettificare o per 
spiegare l'argomento con ventidue note intercalate al testo in ca- 
rattere diverso. 



'. La diocesi di Concordia. (Nella Madonna delle Grazie, 
l*' giugno 1872, n. 27) — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1872; in 
fol. di col. 2. (B. a U.J 

Il presente cenno ricorda che la istituzione della sede di Con- 
cordia e Caorle si deve al sinodo di Grado del 3 novembre 579, 
per opera di Elia patriarca di Aquileia, che elesse Chiarissimo a 
primo vescovo. La prima residenza fu il castello Novtis, alla pineta 
del Tagliamento ; il vescovo Giovanni abbracciò lo scisma, non con- 
sentito da quelli di Caorle che si separarono dalla antica comunione. 
Concordia fu sufifraganea di Aquileia, tanto che prima del dominio 
veneto i suoi vescovi furono tratti dal clero di questa. Nel 1818 
Concordia divenne sufifraganea di Venezia. 



Divoto pellegrinaggio al monte Santo sopra Gorizia. 
(Nella Madonna delle Grazie, 31 agosto 1872, n. 40) — Udine, tip. 
Jacob e Colmegna, 1872; in fol. di col. 2. (B. C. U.J 

Chiamavasi già monte Aquario, ma dal 1539 mutò nome per 
la leggenda dell'apparizione della Vergine, che procurò la fabbrica 
del tempio, compiuto nel 1544, e del convento nel 1574. Le leggi di 
soppressione di Giuseppe II, nel 1786, toccarono quei luoghi che 
furono ristabiliti sette anni dopo. 



►. Serie dei preposti di San Pietro in Camia, del prete 
Pietro Siccorti. (Per ingresso del parroco mons. Antonio Forabo- 
schi) — Tolmezzo, tip. Paschini, 1872; in 8® di pag. 3. (R.J.) 

Preceduta da alcuni versi annotati, questa serie, dopo i tre 
vescovi attribuiti a Giulio Carnico, nomina i loro derivati che furono 



132 

i prepositi della collegiata matrice di San Pietro in Carnia, comin- 
ciando da Eppone, primo nome giunti fino a noi, e venendo, con molte 
lacune, fino al 1810 in cui fu soppresso il capitolo. 



. Cenni storici sulla sacra imagine di Maria Vergine 
che si venera in S. Vito al Tagliamento sotto il titolo di Ma- 
donna di Rosa. (Per ingresso di mons. Pietro Capellari a vescovo 
di Concordia) — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1872; in 32^ di 
pag. 45. (R. J.J 

Narra la tradizione religiosa che la Madonna, dipinta sulla 
casa di Filippo Giacomuzzo nel villaggio di Rosa, sul Tagliamento 
presso S. Vito, si mantenesse illesa durante la demolizione di quella 
casa, avvenuta nel giugno 1648 e si staccasse da sola senza gua- 
starsi. Fu trasportata in casa di Giovanni, zio di Filippo, e dopo 
una delle solite apparizioni della Vergine in persona. Di là quella ima- 
gine fu trasferita nel i 655 in San Vito nella chiesa di S. Nicolò 
fuori di quella terra. L'anniversario secolare della traslazione ce- 
lebrossi con feste, e nel 1805 fu decisa la costruzione di un nuovo 
tempio, condotto a termine solo nel 1836. Due angeli lavorati in 
marmo di Carrara dall'illustre scultore Minisini fregiano l'aitar 
maggiore. — Di questo opuscolo tratta la Madonna delle Grazie, 
22 giugno 1872, n. 30. 



Guida di Spilimbergo e suo distretto, memorie raccolte 
dal dott. Luigi Pognici. — Pordenone, tip. Gatti, 1872; in 8*^ di 
pag. 762. (B. a U.J 

L'autore non ha saputo esser breve, e per ogni conto ci avrebbe 
guadagnato un tanto la compilazione di questa Guida, o piuttosto 
inventario, non scevro di errori sulle cose e sugli uomini più o meno 
notevoli di Spilimbergo e del suo distretto. Peccano specialmente 
di soverchia abbondanza la parte moderna della cronaca documen- 
tata. Fino al 1420 essa è tutta ricopiata dagli Annali del Manzano ; 
mentre sotto l'anno 1482, ed è questa una sua vera benemerenza, 
il dott. Pognici diede tradotta la Cronaca Spilimberghese. Pegli 
anni appresso appaiono di molte notizie che non hanno a far nulla 
con Spilimbergo; ma vi si dice dell'origine di molte famiglie più 
recenti colà stabilite, giacché le più antiche, dei Spilimbergo, dei 
Zuccola e dei Trussio, hanno più larga illustrazione prima della 
Cronaca. Anche l'origine e le vicende del castello di Spilimbergo, 



133 

fondato dai romani, e ampliato da Bernardo di Spilimbergo nel 1313, 
sono largamente discorse, e vi si accenna ai due insigni che vi di- 
pinsero, il Pordenone e Giovanni da Udine, come si tocca delle 
chiese e di altre istituzioni. Ci sarebbe molto a ridire sulle etimo- 
logie, quasi sempre bizzarre, dei nomi locali. Ma d'altra parte ap- 
paiono interessanti le notizie cronologiche dei castelli e dei signori 
di Castelnuovo, Forgaria, Flagogna, Meduno, Toppo, Pinzano, So- 
limbergo. Seguono le biografie degli uomini illustri, fra cui si ci- 
tano primi Leonardo Andervolti, Giambattista Cavedalis, Gianfran- 
cesco Fannie professore di teologia all'università di Padova, e nel- 
l'arte, la famosa Irene ed Eusebio Stella poeta vernacolo. Oltre 
alcuni altri, il dott. Vincenzo Joppi comunicò di suo alcune notizie 
al dott. Pognici, che chiude il suo libro con un diploma di Carlo V 
dato da Spilimbergo nel 1532 a favore di Tolomeo da Spilimbergo, 
e con gli Statuti della terra del secolo xiv, divisi in 63 capitoli, con 
appendici. — Su questo volume è parlato ben tardi nell'appendice 
del Giornale di Udine, 21 gennaio 1875, n. 23. 



La chiesa di Treppo Grande, del prete Giacomo Marello. 
— Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1872; in 16° di pag. 23. (B. C. U.J 
Nel novembre 1871, essendosi in quel comune consacrata una 
nuova chiesa, vi si descrivono in questo opuscoletto le funzioni e 
le feste. Merita ricordo per la storia dell'arte che l'ab. Jacopo To- 
madini scrivesse per l'occasione e dirigesse la musica dei vespri e 
il suo maestro ab. G. B. Candotti dirigesse la musica delle litanie, 
da lui scritta altra volta. 



Lettera sui con/ini del Friuli, scritta alla signoria di 
Venezia da Giulio Savorgnano. (Nozze Moro-Gera) — Udine, tip. 
Seitz, 1872; in 8° di pag. 9. (R. 0-B.) 

Il dott. Vincenzo Joppi trasse da un codice della Marciana 
questa lettera, in data 1^ settembre 1583, di Giulio Savorgnano, in-* 
signe ingegnere militare nato nel 1510 in Osoppo dal conte Giro« 
lamo e morto in Venezia nel 1595, e autore di opere di architet- 
tura militare, tuttavia inedite nel veneto archivio di Stato. Sog- 
getto della lettera è l'eterna questione, non ancora ragionevolmente 
sciolta, dei confini orientali e del modo di fortificarli. Per la retti- 
ficazione, il Savorgnano propone varie linee, da dove il Judrio 
entra nel Torre fino ad AieUo e alla fonte del fiume Alsa, facen- 



134 

dosi in oltre lo scambio di ventitré ville di S. Marco con ventitré 
arciducali; cosa difficile ad ottenersi, dacché gli arciduchi non vo- 
gliono € parlar di denari contadi, ma solamente di permutatione. » 
Quanto alla fortificazione dei confini, non potendosi riavere Gradisca, 
e prima che la republica stabilisse la fondazione di Palma, al Sa- 
vorgnano parevano meglio opportuni i luoghi di Strassoldo e di 
Brazzano. 



Notizie sulla spedizione dei volontari bellunesi nel Friuli 
Vanno 1848, di Angelo Guernieri. (Nozze Federici - Cipollato) — 
Belluno, tip. Guernieri, [1872]; in 8° gr. di pag. 21. (B. C. U.) 

Semplice episodio della guerra del 1848. Il comitato diparti- 
mentale di Belluno, arrolati 260 volontarii scelti, li mandò a Tre- 
viso, donde furono inviati, il 5 marzo, a Udine, e di là a Jalmico, 
dove furono visitati dal generale Zucchi, comandante di Palmanova. 
Più tardi, fu combattuta a Visco una fazione, essendo i bellunesi 
rinforzati da molti di Buja e da alcuni camici. Vi furono incendi a 
rappresaglia da parte degli austriaci, finché il comitato bellunese 
richiamò i suoi in patria nel 21 d'aprile. I bellunesi si dolsero che 
il generale Zucchi non li avesse più lungamente aiutati, e che dopo 
la fazione di Visco non fossero ricevuti a Palmanova. 



•• Relazioni tra Udine e Trieste nei secoli xiv e xv. (Nozze 
Mettel-Tanzi) — Udine, tip. Seitz, 1872; in 8* di pag. 23. (B.C.U.) 
L'archivio civico di Udine ha dato materia a questa raccolta 
di preziose notizie, dalle quali sono chiariti i buoni accordi tra 
Udine e Trieste, che, dal 1379 al 1382, aveva chiesto e ottenuto 
ripetutamente dalla nostra città soccorsi di uomini e di denaro, 
nella famosa guerra che fu un episodio e uno strascico di quella 
di Chioggia contro Venezia. Ma per gli anni antecedenti e seguenti 
sono pure ricavati dagli annali i casi di Muggia, le cui discordie 
riescirono alla resa di quella terra al patriarca nel 1374, mentre 
i disordini non cessarono, finché, tra Muggia e Trieste, non fu fatta 
pace nel 12 marzo 1406. È dovuto alle cure di V. Joppi. 

»®'7'. Notizie di Muggia e suo territorio — Saggio di serie 
dei podestà di Muggia sotto il dominio dei patriarchi d'Aquileia 
e di quello di Venezia. (Nozze Marsich-De Marchi) — Trieste, tip. 
Bello, 1872; in 8^ di pag. 32. (B. C. T.J 



135 

Noto questo accuratissimo libretto di don Angelo Marsich, il 
migliore che si abbia sulFargomento, perchè alcune fra le memorie 
di Muggia, qui disposte cronologicamente dall'anno 820 circa al 
1843, sono ricavate da storici friulani; perchè in molte vicende di 
quella terra, dipendente dai patriarchi, ebbero parte feudatarii friu- 
lani ; perchè Udine e Cividale sono spesso impegnate a mantenerla 
in devozione al patriarca ; finalmente perchè fra i podestà di Mug- 
gia, fino alla caduta del potere temporale, occorrono quasi esclu- 
sivamente nomi di signori friulani. 



Eutropius und Paulus Diaconus, von prof. dott. Wilhelm 
Hartel. (Nei Sitzungsherichte der phiL-hist Classe der Kais. 
Akademie der Wissenschaften, Voi. lxxi, pag. 227 e segg.) — ^ 
Wien, tip. Holzhausen, 1872; in 8^ di pag. 86. (Jt.J.) 

È uno studio minuto, coscienzioso, esauriente intorno alla ana- 
logia che corre tra la storia romana di Eutropio e quella di Paolo 
Diacono, il quale tolse al suo autore una gran parte dei fatti, ag- 
giungendo a complemento della narrazione quanto egli stesso potè 
attingere agli annali ecclesiastici. Il libro discende a infinite ricerche 
sui codici e sull'ortografia per rivendicare ai due autori quello che 
spetta loro in particolare; ma l' Hartel cerca anche le fonti a cui 
Eutropio stesso attinse gli elementi del suo Breviario, 



Nomi propri orografici. Alpi camiche e gitilie, per Gio- 
vanni Marinelli prof, di storia e geografia. (Negli Annali delVI- 
stituto tecnico di Udine, anno vi, pag. 55 e segg.) — Udine, tip. 
Jacob e Colmegna, 1872; in 8^ di pag. 42. (R. O-B.J 

Largo ed erudito contributo agli studii toponimici, ossia sui 
nomi dei luoghi, che ora, avendo per fondamento la filologia com- 
parata e per compagna la storia, mirano più che mai a conclu- 
sioni di fatto, se non interamente scientifiche. Il lavoro si divide, 
come risulta dal titolo, in due parti, generale la prima (3-17), dove 
incontri acute osservazioni e curiosi riscontri anche col Friuli; la 
seconda particolare, che tocca della divisione delle Alpi e propria* 
mente della vexata quaestio intorno alla linea divisoria tra le 
Gamiche e le Giulie (pag. 20-24, 34-42), i quali nomi, di origine 
diversa, si devono mantenere, sebbene sia necessario fissarne scru- 
polosamente il limite, interrogando la storia e la geologia. Tratto 
del suo prediletto argomento. Fautore in questa seconda parte, non 



136 

si addentra nello studio dei nomi locali, ma ha consultato molte 
opere, come lo provano le quasi ducento note in calce all'opuscolo. 
— Di questo scritto fece una lunga recensione il prof. ab. Fran- 
cesco Pellegrini di Belluno, neìT Archivio Veneto, Tomo vi, pag. 166- 
171, 331-345, e, nello svolgere con sode ragioni l'argomento trat- 
tato nella seconda parte, mostra imparzialità di giudizio, dacché 
talvolta combatte qualche opinione del prof. Marinelli, assentendo in 
altre pienamente con lui. 



Archivalische Untersuchungen in Friaul, von prof. dott. 
Zahn St. Landes-Archivar. (Nei Beitràge zur Kunde steiermàrki- 
scher Oeschichtsquellen, anno ix) — Graz, tip. Leykam-Josefsthal, 
1872; in 8^ di pag. 38. fB. C. U.J 

Frutto del secondo viaggio in Friuli nel 1871 è questo nuovo 
opuscolo dello Zahn (V. n. 336). Più largamente diede qui alcuni 
regesti dalla Fontaniniana di S. Daniele, poi passò a vedere la col- 
lezione del co. Corrado de Concina, e a Gemona esaminò le note 
che nel secolo xiv fece il notaio Odorico de Susanna, osservando, 
lo stato deplorevole di quell'Archivio, poscia riordinato. A Udine 
rivisitò l'archivio notarile e ne trasse copiosissimi appunti, special- 
mente dal notaio della curia patriarcale Gubertino da Nevate, mi- 
lanese (1325-58), conchiudendo con una diligente serie degli stessi 
cancellieri e notai patriarcali dal 1031 al 1423. 



t Lettere inedite di Lodovico Antonio Muratori a mon- 
signor Giandomenico Bérteli canonico d'Aquileia. (Nozze Cosolo- 
Porcia e Brugnera) — Udine, tip. Seitz, 1872; in 16® di pag. 31. 
(B. a U.J 

Del famoso archeologo G. D. Bérteli, nato in Mereto di Tomba 
il 14 marzo 1676 e ivi morto nel 20 marzo 1763, la famiglia Rota 
di Sanvito al Tagliamento conserva il secondo volume inedito delle 
Antichità aquileiesi e cento fascicoli della corrispondenza. Da que- 
sta pregevole raccolta si trassero le presenti 27 lettere inedite del 
Muratori al Bérteli stesse, che, con la data di Modena, vanno dal 
1736 al 1745. Il Bérteli avendo chiesto al Muratori pareri e schia- 
rimenti sulla sua epera, questi gli risponde che le sue osservazioni 
son «poche, perché la di lei esattezza ed erudizione non mi ha 
permesso di farne di più. » Risulta ancora che i due eruditi si 
acambiavano liberalmente le loro schede per le speciali raccolte di 



137 

iscrizioni, però, dice il buon prevosto < non abbia Élla paura, eh' io 
possa per conto alcuno prevenirla. » Qui è spesso nominato con 
amiche lodi il co. Francesco Beretta, celebre erudito, e una volta 
monsignor Francesco Florio. Il Muratori incoraggia il Bérteli nel 
suo proposito di praticare degli scavi ad Aquileia, dei quali si co- 
minciavano a vedere gli effetti. Queste lettere furono curate da Vin- 
cenzo Joppi. 



!. Intorno alla storia dell' italiana pedagogia, lettera di 
Jacopo Bernardi ed Emanuele Celesia. (Nel Giornale di Udine, 25 
giugno 1872, n. 151) — Udine, tip. Jacob -Colmegna, 1872; in fol. di 

col. 8, cB. a U.J 

Per colmare qualche lacuna nella storia della pedagogia ita- 
liana del Celesia, il Bernardi accenna all'epistolario di Marcantonio 
Amalteo che nel 1519 era maestro dei figli di Gerolamo Savorgnano 
nel castello di Osoppo ; ma l'argomento avrebbe meritato più largo 
sviluppo, anche dove si tocca delle lettere lasciate da Gian Flaminio 
padre di Marcantonio. Conchiude il Bernardi i suoi appunti citando 
la celebre scuola fiorente nel castello di Spilimbergo, in cui Pietro 
Leoni di Ceneda, col nome di Cinzie Acedese, professò retorica, 
lingua latina e storia romana, e ne fu lodato da Vittore da Lusa, 
illustre medico feltrese. 



>• Romolo Amaseo, memoria del cav. Amadio Ronchini, 
membro della r. Deputazione parmense sopra gli studi di storia 
patria. (Negli Atti e Memorie delle r. r. Deputazioni di storia par 
tria per le provincie modenesi e parmensi. Voi. vi) — Modena, 
tip. Vincenzi, 1872; in 4^ di pag. 11. (B. C. U.J 

Nato in Udine nel 1481, Romolo Amaseo, valentissimo maestro 
di umane lettere, fu conteso con nobile gara tra l'università di 
Padova e di Bologna: qui cominciò ad insegnare nel 1513, Padova 
lo volle per sé nel 1520, richiamollo Bologna nel 1524 e non lo 
rilasciò se non quando, regnando Paolo III, desiderò trasferirsi a 
Roma, come risulta dal carteggio inedito trovato dal Ronchini nel- 
l'archivio governativo di Parma. Le trattative pel trasferimento 
cominciarono nel 1540, furono riprese nel 1543, nel quale anno, in 
ottobre, il figlio di Romolo, Pompilio, appena ritornato dal Friuli 
fu nominato lettore di lettere greche a Bologna Si concesse final- 
m ente a Romolo di trasferirsi a Roma, il che avvenne, dopo altri 



138 

indugi, nell'ottobre 1544. A Roma leggeva publicamente alla Sa- 
pienza, e nelle ore libere ammaestrava il cardinal Farnese nelle 
buone lettere. Nel 1550, cessando dal professare, fu segretario dei 
Brevi, e morì ai primi di luglio del 1552. 

^04L« Intorno a Tomasino da Circlaria, scrittore del secolo 
decimoterzo, lettura del m. e. dott. Pietro Giuseppe Maggi. (Nei 
Rendiconti del r. Istituto Lombardo di scienze e lettere. Serie ii. 
Voi. V, pag. 513 e segg.) — Milano, tip. Bernardoni, 1872; in 8® di 
pag. 13. (R. J.) 

4( Prope Civitatem Austriae (Cividale) erant bona in loco ap- 
pellato Cerclaria, ut in documento, anni 1335, 6 nov. ut in actis 
Stephani Candelarii, notarii de Civitate. » Tomasino che scrisse 
nell'alto tedesco medio il poema in dieci libri Der welhische Oasi 
r Ospite italiano era dunque dei nostri, avendo egU stesso di- 
chiarato, nel libro v, verso 69 : Ich mi gar ein Welich bin — ben 
sono affatto italiano, e verso 71: Ich bin von Friuli gebom. In 
oltre e' era in Cividale una famiglia de Circlaria come apparisce 
in quattro documenti. Dal poema risulta che Tomasino nascesse 
nel 1185 e scrivesse V Ospite verso il 1215. Tomasino, precursore 
di monsignor Della Casa, compose anche un libro intorno alle cor- 
tesie, probabilmente in italiano, ma esso è smarrito. 

^o^. Gentile da Ravenna, per A. Borgognoni. — Ravenna, tip* 
Alighieri, 1872; in 8^ di. pag. 16. fi?. O-B.J 

Il libretto è dedicato al compianto avvocato Pietro Bilancioni, 
a cui l'autore di questa bibliografia friulana aveva comunicate le 
notizie storiche su Gentile da Ravenna. Questi infatti, non ricordato 
da nessuno degli scrittori ravegnani, fino dal 1397, fu maestro di 
gramatica e di retorica in Cividale del Friuli, dove, essendogli 
d'anno in anno rinovata la ferma, mori ai 22 ottobre 1404 e fu 
sepolto nella chiesa dei frati predicatori, nel cui necrologio appa- 
risce col nome di « venerabile, » forse per la tarda sua età. Suo 
figlio Giovanni continuò le tradizioni paterne e sposò una Giovanna 
di Savorgnano, cividalese. Abbiamo di Gentile il famoso Lamento 
dei Castellani di Torre per l'incendio sofferto dagli uomini di 
Perdendone il 12 aprile 1402. Sono cinquanta ottave, composte in 
pochi giorni e publicate dal Valentinelli nel Diplomatarium PortuS" 
naonense (V. N. 79) dal codice della famiglia Montereale, e qui prese 
in esame dal Borgognoni. 



139 

;dOOt Cenni hiografici su Pietro Kandler triestino, giurecon- 
sulto, archeologo storico, morto il 18 gennaio 1872. — Trieste, 
tip. del Lloyd austriaco, 1872; in 8* di pag. 25 con ritratto. (B. C. T) 
Nato in Trieste il 23 maggio 1804 da Paolo, pittore scenografo 
e decoratore, e da Giovanna Cerutti, il Kandler può a diritto flgu- 
gare in una bibliografia friulana, le sue ricerche storiche e archeo- 
logiche essendosi estese da Trieste e T Istria, a tutto il Litorale, 
ad Aquileia e al Friuli. Preparò con erudizione straordinaria, tal- 
volta eccessiva, i materiali per la storia di queste regioni, di cui 
molti- restano ancora inediti e poco ordinati. L' amore delle patrie 
cose e r imaginazione vivissima gli fece talvolta velo alla critica: 
l'ultimo suo lavoro edito furono le 54 lettere archeologiche nel- 
YOsservatore triestino del 1870 e 1871, che gli procurarono più 
amarezza che gloria. I cenni biografici del Kandler furono scritti 
dal suo amico e parente Gaetano Merlato. 



Ippolito Nievo, studio di Angelo Arboit. (NelVEco dei 
Giovani, fascicoli di marzo e aprile 1872) — Padova, tip. Minerva, 
1872; in 8« di pag. 16. (R. 0-B.J 

Qui, con grande sentimento dell'amicizia e dell'arte, l' Arboit 
ridice i meriti del Nievo, come patriota e scrittore. Del suo lungo 
soggiorno in Friuli, delle sue abitudini sono riferiti alcuni partico- 
lari interessanti, cosi pur dei versi è dato qualche saggio, da cui 
apparisce che il Nievo attinse come a fonti d'ispirazione, alla fede, 
alla patria, all' umanità, all'amore, alla natura. Poco parla l' Arboit 
dei romanzi del Nievo, ma vorrebbe dimostrare ch'egli ha seguito 
nell'arte il Manzoni. Questa biografia fu oggetto di una lettura, 
tenuta dall' Arboit all'Accademia di Udine nel 28 gennaio 1872. 



Di Pietro II Ocra, patriarca d' Aquileia, memorie di 
D. Giuseppe Barozzi, parroco di Pianzano. (Nozze Moro-Gera) — 
Ctonegliano, tip. Cagnani, 1871, {recte 1872); in 8^ di pag. 8 non 
num. (R.J.) 

La memoria del parroco Barozzi, arricchita di molti dati com- 
pendiosi e di annotazioni, è tratta in gran parte dalla descrizione 
del tempio di Monreale fatta dal cardinale Lodovico de Torres. In- 
fatti Pietro Gera, nato a Ferentino nel 1220, fatto sacerdote, ve- 
scovo di Sora e insieme collettore della Sede apostolica nel 1266^ 
di onore in onore, era giunto alla sede arcivescovile di Monreale^ 



140 

poi di Capua, e finalmente, morto Raimondo della Torre nel 6 
febraio 1299, e annullata da Bonifazio Vili la elezione di Corrado 
duca di Polonia fatta dal capitolo aquileiese, il papa stesso nominò 
Pietro Gera patriarca d'Aquileia. Si sanno le fazioni scoppiate al 
suo tempo in Friuli, specialmente per iniziativa di Gerardo da Ca- 
mino che conquistò il castello di Sacile. Pietro Gera mori in Udine 
addi 12 febraio 1301. Il lavoro però manca di critica. 

doo. Intorno alla vita e le opere di Turannio Rufino. (Per 
ingresso di mons, Pietro Cappellari a Vescovo di Concordia) — Por- 
togruaro, tip. Castion, 1872; in 8** di pag. 12. (R.J.) 

Don Ernesto Degani publicò questa memoria di Don Luigi Fa- 
bris su Rufino, il quale naque in un luogo presso Concordia intorno 
la metà del secolo iv, e professò nella rinomata scuola ecclesiastica 
di Aquileia. Fu ordinato sacerdote a Gerusalemme e diresse un 
monastero, fondato ivi da Melania sua discepola. Nel 397 abbandonò 
l'oriente e visse a Roma fino al 408, visitando talvolta la sua Aqui- 
leia. Morì a Messina nel 410. Taluno annovera Rufino fra i beati. 
Le sue molte opere ecclesiastiche rimangono ecclissate innanzi alla 
traduzione dei Principii di Origene, famosa perchè gli procurò la 
taccia di eretico, della quale Rufino intese purgarsi con la lettera 
apologetica al papa S. Anastasio, in cui afferma di non essere né 
il difensore, né il vendicatore, né il primo interprete di Origene. 

300. Nei funerali del dottore Girolamo Venanzio, parole di 
Fausto Bono, dette in Portogruaro il 9 febraio 1872. — Udine, 
tip. Seitz, 1872; in 8^ di pag. 14. (R. O-B.J 

Questo discorso dà intera la figura dell'uomo che alle discipline 
filosofiche e letterarie aveva applicato tutto sé stesso, dimenticando 
la salute non vigorosa, che però non gli tolse di vivere quasi 81 anni. 
A 20 anni ebbe laurea in leggi, ma si rivolse a publici impieghi in 
Treviso e in Padova, finché, tornato in patria, « con volontà alfie- 
riana » volle a 38 anni studiare il greco e diede fuori la Gallofilia 
« principal fondamento della sua fama. » Quest'opera^ che tratta 
della bellezza sentita, ebbe complemento nel Saggio di estetica, dove 
si discorre della bellezza intelletta. Le qualità salienti del suo spirito 
furono fantasia vivace e memoria maravigliosa, fecondate e dirette 
da un metodo rigoroso di studii. Fu membro e segretario del r. 
Istituto veneto, nei cui Atti principalmente sono raccolte le sue 
memorie, le relazioni e le splendide commemorazioni. 



141 

. Commemorazione di Girolamo Venanzio m. e. del r. Isti-- 
tato veneto di scienze lettere ed arti, fatta dal m. e. Giovanni Ve- 
LUDO. (Negli Atti dell'Istituto veneto ecc., Serie iv, Voi. i, pag. 1473 
e segg.) — Venezia, tip. Grimaldo, 1872; in 8° di pag. 15. (R, P.J 
Nato in Portogruaro nel 3 marzo 1791, Girolamo Venanzio vi 
mori nel 6 febraio 1872. Fu scrittore imaginativo, elegante e dotto 
negli argomenti che più predilesse, come la letteratura e Testetica, 
in cui diede gl'importanti studii ricordati nell'articolo precedente. 
Per trentadue anni membro dell'Istituto veneto fino dalla sua fon- 
dazione, per cinque segretario, si leggono nelle publicazioni di quel 
corpo scientifico ben trentadue lavori del Venanzio, senza dire della 
Memoria premiata sulle condizioni presenti d^lla bella letteratura 
in Italia e come possa perfezionarsi. Il Veludo, in questa comme- 
morazione, spiega brevemente il disegno della Callo filia, che fu, come 
si disse, l'opera capitale di Girolamo Venanzio. So di buon luogo che 
i manoscritti di lui appaiono di primo getto e senza pentimenti, dac- 
ché il Venanzio usava, spesso passeggiando, meditare, ordinare, scri- 
vere, correggere al tutto nella mente le sue idee, e solo allora, tor- 
nando a casa, con balda e tranquilla sicurezza stenderle in carta. 



1873 



ì. Dos Land Gc'/rz und Gradisca, mit Einschluss von Aqui- 
leia, geographisch-statistich-historich dargestellt von Carl Freiherrn 
von CzoERNiG, mit einer Karte. — Wien, tip. Salzer, 1873; in 8® 
di pag. xvii-993. (B. C. U.) 

È la prima e più importante parte della maggior opera dello 
Czòrnig, dal titolo generale : Gorizia, la Nizza aicsiriaca, il quale 
rimase appiccicato a quella gentile città, soggiorno gradito dei 
pensionati austriaci. In questa si fondono tutti i lavori che lo 
Czòrnig condusse sul Friuli orientale, e sulle questioni che vi si 
riferiscono, mostrando però soverchia adesione a coloro che scri- 
vono di storia e di statistica con preconcetti politici. Opera erudi- 
tissima che entra naturalmente a discorrere del Friuli occidentale, 
dell'Istria e delle altre terre dipendenti dai patriarchi, essa è un 
prezioso repertorio che l'indice generale e i due analitici delle cose 
e delle persone rendono di facile uso. Dopo essere risalito all'antica 
geografìa dell'Isonzo, del Timavo e delle lagune e alle vecchie tra- 
dizioni dei veneti, degli argonauti e dei troiani, scende l'autore 
alla storia di Aquileia romana e cristiana, distinguendo i vescovi, 
gli arcivescovi e i patriarchi di Aquileia, anche nel tempo della 
loro residenza a Grado, fino alla caduta del poter temporale, tanto 
nella costituzione ecclesiastica che politica, in tutto quello che si 
comprende sotto i nomi di civiltà e di coltura. È degna di encomio 
questa storia compiuta del patriarcato, sebbene il campo d'azione 
dei patriarchi fosse ben più il Friuli occidentale che l'orientale. 
Più conforme al piano principale è la storia dei fatti politici e ci- 
vili di Gorizia, dal 1001 in cui ebbe proprio dominio, fino al 1500 
in cui si estinse, con Leonardo, la casa dei conti tirolesi di Lurn 
che dal 1090, dopo quelli di Eppenstein, avevano tenuta la contea 
di Gorizia e furono avvocati della chiesa d' Aquileia, e di conse- 
guenza capitani -generali in Friuli. La storia continua, divisa per 
secoli, con la dominazione austriaca a Gorizia e a Gradisca ; occu- 
pandosi sempre di ogni espressione della coltura. Di interesse tutto 



143 

speciale sono gli appunti sulle famiglie goriziane che occupano 
parecchie note in carattere minuto, da pagine 636 a 690. Ebbe 
merito lo Czòmig nelF assimilarsi gli ultimi lavori, che, quanto 
a ricerche inedite, egli si servi soltanto di un regesto dell'archivio 
di Vienna. La dissertazione su Aquileia romana è qui rifusa da 
quella che l'autore condusse fino dal 1869, e publicò a Vienna nei 
n. 3 e 4 delle Mittheilungen der k. k. geogr. Gesellschaft — Molti 
parlarono dell'opera dello Czòmig: fra questi leggermente il Cantù 
nell'Arca. Star. ItaL, Serie Terza, Tomo xix, pag. 152-153. 



t. Del Friuli, ed in particolare dei trattati da cui ebbe 
origine la dualità politica di questa regione, note storiche per 
Prospero Antonini. — Venezia, tip. Naratovich, 1873; in 8® gr. di 
pag. xiv-704. (R. O-B.J 

Lavoro rifatto dall'altro dello stesso autore (V. n. 78), ma reso 
migliore nell'ordine e notevolmente accresciuto nella parte storica, 
essendovi discorso di tutta la regione friulana, e trattata di pro- 
posito la questione dei confini, mentre si bucinava sempre di pratiche 
per la loro rettificazione. Ben è vero che tre quinti del nuovo vo- 
lume si trovano nell'antecedente, ma la parte originale ha un grande 
interesse, ed è corredata da diciotto lunghi documenti, la maggior 
parte inediti (pag. 527-700), attinti, pel tempo veneto, alla raccolta 
dei proveditori e sopraintendenti alla Camera dei confini, che si 
conserva nell'archivio di Stato in Venezia. — L'autore di questa 
bibliografia condensò l'ampia materia in un articolo che prese per 
obbiettivo e per titolo I nostri confini orientali, e si legge nélVArch. 
Stor. Ital., Serie Terza, Tomo xx, pag. 315-332, e fu riprodotto 
negli Atti dell'Accademia di Udine, Seconda Serie, Voi. iii, pag, 
61-80. Anche il Giornale di Udine si occupò incompletamente del 
libro del senatore Antonini, nelle appendici 15, 21 e 22 gennaio 1874, 
n. 13, 18 e 19; cosi pure brevemente ne scrisse la Provincia del 
Friuli 11 gennaio 1874, n. 2. 



La Gamia, antichità storiche del s. e. Bartolomeo Cec- 
CHETTi. (Negli Atti del r. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. 
Serie Quarta, Tomo ii, pag. 1243 e segg.) — Venezia, tip. Grimaldo, 
1873; in 8^ di pag. 42. (R. P.J 

Prima memoria sulla Carnia, letta dal prof. Cecchetti nell'adu- 
nanza 27 aprile 1873 del r. Istituto veneto. Essa è la prima parte 



144 

di un lavoro su quella regione che, per sollecitazione di Giuseppe 
Giacomelli, il Cecchetti aveva condotto a termine, raccogliendo 
molti materiali. Le antichità storiche della Carnia comprendono i 
tempi in cui i Carni si sparsero nel Friuli, essendo dubio se sieno 
progenitori dei friulani o dei camici moderni. Il Cecchetti fa quindi 
una rapida rassegna della storia friulana, per fermarsi al primo 
fatto politico spettante alla Carnia propriamente detta, cioè l'opposi- 
zione dei castellani camici al patriarca Bertoldo, e la loro alleanza con 
Treviso nel 1219, quindi la ribellione contro Bertrando, di Ermanno 
ed Enrico di Luint sostenuti dal conte di Gorizia, e le lotte famose 
fino alla caduta del dominio temporale dei patriarchi. La memoria 
si chiude con alcune testimonianze degli antichi scrittori relative 
ai Carni. Essa è preceduta dalla divisione dell'opera, quale era 
stata pensata e scritta in due grossi volumi dall'autor suo. (V. 
n. 305). 

3orj. La Carnia, studii storico-economici del s. e. Bartolomeo 
Cecchetti. (Negli Atti del r. Istituto veneto di scienze, lettere ed 
arti. Serie Quarta, Tomo in, pag. 7 e segg.) — Venezia, tip. Gri- 
maldo, 1873; in 8Mi pag. 135. (R. P.) 

Questi nuovi studii sulla Carnia (V. n. 304), nei quali non man- 
cano notizie inedite e curiose, sono anch'essi, più che un lavoro 
ordinato e compiuto, buoni materiali atti alla sua formazione. Di- 
vidonsi in due parti e una appendice. Tratta la prima parte della 
Carnia in generale secondo le relazioni dei luogotenenti veneti in 
Friuli, i quali del resto si trovavano quasi sempre in antagonismo 
coi rettori di quella regione. Vi sono rammentate le disposizioni sta- 
tutarie e i privilegi di cui qualche porzione godevano le 139 ville 
caraiche, dipendenti però immediatamente dalla gastaldia di Tol- 
mezzo che comunicava i suoi comandi al capitano di ciascun canale 
quartiere. Le ricerche più interessanti del Cecchetti riguardano 
i confini e le fortezze, specialmente quella di Chiusa che, del resto, 
è fuori del territorio carnico. Nella seconda parte, che sembra fatta 
più ad uso del viaggiatore affrettato che dello studioso, si accenna 
ai quattro canali o quartieri in cui dividevasi la Carnia, cioè San 
Pietro, Gorto, Socchieve, Tolmezzo od Incaroio, e solo vi si parla 
più diffusamente di Zuglio, raccogliendosene le notizie storiche ed 
archeologiche. Contengono ancora questi studii due traduzioni dal 
tedesco sulle tre isole linguistiche di Sappada con Sauris e di Ti- 






145 

mau. Si conchiudono con estratti dagli Annali del conte di Manzano 
di ciò che si riferisce alla Gamia, nominata la prima volta come 
contrada distinta dal Friuli nell'atto di fondazione dei monasteri di 
Sesto e di Salto, il 3 maggio 761, e ai singoli paesi di quella im- 
portante e poco nota regione, che meritò il nome di Scozia del- 
l'Italia, e che, cogli elementi raccolti dal Cecchetti, dal Wolf e 
da altri, potrebbe essere debitamente illustrata. — Di questo lavoro 
del Cecchetti disse brevemente il Cantù nell'Arca. Stor. ItaL, Serie 
Terza, Tomo, xrx, pag. 156-157. 



Ricordino storico della Chiesa d'Aquileia dalle origini 
fino all'anno 776, seconda edizione, ampliata, riordinata ed emen- 
data. — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1873; in 16** di pag. 362. 

(B. a u.) 

Il Ricordino è anonimo, sebbene si sappia compilato da D. 
Luigi Fabris, morto nel 25 settembre 1879. Scritto, come dice la 
prefazione, per uso dei meno eruditi, esso non entra nelle questioni 
critiche e controverse sui documenti, sulla cronologia, sui fatti 
oscuri, non pone citazioni a pie di pagina, e raccoglie storia e tra- 
dizione con la medesima fede, non limitando il suo discorso alla 
sola chiesa aquileiese. Pure la suddivisione in capitoli, in articoli 
e in paragrafi è fatta con somma cura e rende chiaro il metodo 
tenuto nell'operetta, la quale va dalle origini della chiesa a Co- 
stantino, poi all' inalzamento di Aquileia in metropoli, alla sua di- 
struzione per mano di Attila, allo scisma, alla traslazione della sede 
in Grado, alla divisione in due patriarcati, fino alla elezione di 
S. Paolino e alla caduta dei Longobardi, da cui comincia il potere 
temporale dei patriarchi. Ma il Ricordino termina qui, compren- 
dendo il solo periodo ecclesiastico. Sarebbe stato desiderabile che 
l'autore, secondo il suo progetto, avesse continuato a svolgerne i 
successivi cmque periodi fino ai giorni nostri, sebbene il lavoro do- 
vesse riuscire di non piccola mole, e per esso dovessero essere mag- 
giori, che non sieno pel periodo discorso, le esigenze dei lettori mo- 
derni, quanto alla critica storica. Usci questo libro in prima edizione 
nella Madonna delle Grazie, tip. Jacob e Colmegna, anno 1869-70 
n. 2-21, 24-30, 32-34,36-50, 52 e anno 1870-71 n. 1, 2, 9, 36, 44, 47. 

30'?'. Gli scavi di Concordia, alla r. Commissione consultiva 
per la conservazione dei monumenti nella provincia di Venezia, 

11 



n 



146 

relazione della sub-Commissione, relatore Nicolò Barozzi, intomo 
air importanza archeologica degli scavi stessi. (Nella Gazzetta di 
Venezia, 10, 12 maggio 1873, n. 126, 128) — Venezia, tip. della 
Gazzetta, 1873; in fol. di col. 10. (R. 0-B.) 

La relazione si occupa a dire della storia di Concordia per 
dedurne di quanto interesse sia la scoperta recente del sepolcreto, 
e viene poi descrivendo il primo ritrovamento di oltre venti arche, 
ma specialmente le tre munite d'iscrizioni, due delle quali, più che 
scolpite, paiono incise a grafito. Si ferma la relazione a quel sar- 
cofago che ha gli emblemi dell'arte del porcenarius o pizzicagnolo. 
In un arca anepigrafe vi sono invece gli emblemi del faber Ugna- 
rius falegname. Le iscrizioni però sono con sufficiente abbon- 
danza spiegate, anche nei nomi, e conducono la commissione a fissare 
tra il IV e il V secolo l'epoca del cimitero concordiese, che forse 
prima fu cimitero pagano. Il sito della scoperta è in un fondo re- 
centemente aquistato dal conte Eduardo PeruUi, 



(• IvL, Concordia. Col. e la necropoli cristiana sopraterca 
recentemente scopertavi, memoria prima dell'avv. Dario Bertolini. 
{^éiV Archivio Veneto, Tomo vi, pag. 49 e segg.) — Venezia, tip. 
del Commercio, 1873; in 8^ di pag. 19. fR. O-B.) 

Primo studio, in data 20 luglio, dell'erudito Bertolini sulla ori- 
gine di Concordia e sulla scoperta del sepolcreto che, nel febraio 
1873, commosse a ragione il mondo archeologico. Contro l'opinione 
del Barozzi e di altri, correggendo quella del Borghesi e comple- 
tando quella del Mommsen, il Bertolini dimostra anzi tutto che la 
fondazione della colonia Ivl. Concordia è da ascriversi all'anno 42 
av. C. ad opera di Marcantonio o dei suoi legati. Le iscrizioni con- 
cordiesi antiche sono 112, ventitré più di quelle segnate dal Mom- 
msen nella sua raccolta monumentale. Mancavano le epigrafi cri- 
stiane, e nella scoperta fatta a due riprese di ben quaranta arche 
cristiane vennero in luce tre iscrizioni e un frammento di epoca 
anteriore che sono largamente interpretati dal Bartolini, il quale 
espresse la supposizione che con gli scavi ulteriori debbano trovarsi 
da cento tombe e buon dato di nuove epigrafi. 



Gli escavi del sepolcreto Concordiense dell'avv. D. Ber- 
tolino (ìieW Archivio Veneto, Tomo vi, pag. 379 e segg.) — Ve- 
nezia, tip. del Commercio, 1873; in 8^ di pag* 5. fR. 0-B.J 



147 

Si narra, sotto la data 18 dicembre, della continuazione degli 
scavi, aiutati dal concorso pecuniario della provincia di Venezia e 
dei comuni di Concordia e di Portogruaro. Ai primi di novembre 
1873 è ricominciato lo sterro e, tra le passate e le nuove, vennero 
a luce 140 arche, greggie, disposte a gruppi di dieci o dodici. Si 
scopersero iscrizioni e molti altri avanzi pagani, e in caratteri ru- 
stici ventisette iscrizioni latine e [tre greche della decadenza impe- 
riale. Qui se ne publicano due per saggio. Si conchiude con l'opi- 
nione che il sepolcreto sia stato a sua volta sepolto dalla massa 
di sabbia depositata ivi dalle piene, avvenute sulla fine del sesto 
secolo. 

310. G. L. Pecile. L'agro di Concordia, Aitino ed Eraclea, 
(Nella Rivista Europea, Anno iv. Voi. ii, fase, ii) — Firenze, tip. 
dell'Associazione, 1873; in 8^ di pag. 19. (B.C.U.) 

Toccato dell'antica prosperità e floridezza dell'agro di Con- 
cordia, Aitino ed Eraclea, questo articolo si preoccupa delle attuali 
condizioni igieniche e considerando come la spopolazione e la ma- 
laria sieno cause ed effetti reciproci, viene a proporre dei rimedii 
efficaci per risanare il paese, chiedendoli a una opportuna sistema- 
zione delle sue aque e citando esempi in argomento. Allo storico 
può interessare l'accenno, che qui si fa, alle strade romane, alle 
colonie di Aitino, Concordia, Aquileia, ai valli romani che si sten- 
devano lungo la pianura friulana, da Gradisca sul Cosa, per Sede- 
gliano (questi due ben conservati), a Meretto di Tomba, Valeriano, 
Udine, Cormons, rinforzati da quelli di Castellerio e di Pezzuole. 



. Gorizia nelle site istituzioni e nella sua azienda cmnvn 
naie durante il triennio 1869-71, ricordo del podestà Alessandro 
nob. De Claricini ai diletti suoi concittadini, 1872, — Gorizia, tip. 
Seitz, 1873; in 8*^ gr. di pag. 488. (M,PM.J 

Di questo notevole e coscienzioso volume interessano la nostra 
bibliografia i cenni storici generali sull'organizzazione del comune 
e del suo magistrato che passò per molte vicende, ma in origine, 
per lo statuto del 1556, consisteva nel tribunale dei cittadini, com- 
posto di 12 assessori col gastaldo alla testa, mentre il tribunale 
patrizio era di sei giudici, presieduti dal capitano. Lo stemma di 
Gorizia che risale al 1307, fu definitivamente fissato nel 1857, con 
la divisione in due campi, cioè da un lato l'insegna della città, 



148 

dall'altro i santi protettori Ilario e Taziano. Anche gl'istituti cit- 
tadini e le chiese e le fondazioni religiose hanno qui in compendio 
la loro storia, cosi pure le associazioni umanitarie, di cui la più 
vecchia è la Pia unione dei calzolai, privilegiata fin dal 1450. 

31^. Gorz, Stadi und Land, von A. E. Seibert. — Wels, tip. 
Haas; Gorizia, ed. Sochar, 1873; in 16® di pag. 140. rM.P.G.J 

Questo volumetto tienile mezzo tra la guida e la illustrazione. 
Poco assegnato nei giudizii, l'autore discorre cronologicamente la 
storia dei patriarchi d'Aquileia con franchezza e rapidità nelle prime 
36 pagine del libro, e si occupa in molti luoghi d'Aquileia e degli 
altri paesi del Friuli orientale, facendo una scorsa, quando il sog- 
getto lo domandi, anche al di qua del nostro confine. 

313. Parere del co. Marcantonio Martinengo ai signori pro^ 
veditori alla costruzione della fortezza di Palma. (Nozze Marti- 
nuzzi-Hoflfer) — Udine, tip. Seitz, 1873; in 8® di pag. 14. (U.C. U.J 
Michele de Franceschi tolse all'archivio di Venezia questo pa- 
rere del 4 ottobre 1593, m cui si conferma essere il territorio tra 
Palmada e San Lorenzo utilissimo alla stabilita costruzione, buona 
pei nostri, dannosa pei nemici ai quali, asportato il terreno utile 
pei baluardi e per le cortine, « si lascerebbe la nuda giara, nella 
quale non si possono fare trincee né mine. > L'opuscolo si conchiude 
con un elenco delle offerte delle città venete per la costruzione di 
Palma. Il totale ammonta a 1 67,940 ducati, dei quali Udine ne diede 
a malincuore 36mila, ammontare delle entrate che la signoria le 
rilasciò con l'obligo di spenderle nelle fortificazioni, mentre Udine 
avrebbe voluto offrire 30mila ducati, ma per quindici anni ; il resto 
della Patria offerse, in vario tempo, 13900 ducati; Brescia ne diede 
25mila in cinque anni; Padova e il suo territorio 20mila subito; 
15mila, in tre anni, Verona; Vicenza, in due rate, 12mila, altret^ 
tanti Treviso e i suoi castelli. 



:• Di una illustrazione di Udine, comunicazione del socio 
ing. Antonio Joppi. (Negli Atti dell'Accademia di Udine, Seconda 
Serie, Voi. ii, pag. 87 e segg.) — Udine, tip. Seitz, 1873; in 8° di 
pag. 6. (R. a-B.J 

Si tratta di un' opera manoscritta, finora ignota, del padre do- 
menicano Gian Tommaso Faccioli vicentino, intitolata La Città di 



149 

Udine vieppiù illustrata con la storia della fondazione delle 
chiese, conventi, luoghi pii, e colla illustrazione di varie carte 
antiche, delle iscrizioni e delle pitture. Il codice autografo, nella 
biblioteca Florio, il più completo fra i tre esistenti, fu trascritto 
dal disserente che ne deduce avere il Faccioli soggiornato a Udine 
tra il 1788 e il 1793 ed essere stato amico e compagno di studii 
del celebre monsignor Francesco Florio, col quale mantenne corri- 
spondenza epistolare. — La comunicazione fu letta nella seduta 18 
dicembre 1870, e due giorni dopo il Giornale di Udine, n. 303, 
ne parlava con diffusione. 



Memorie francescane nella nostra città. (Nella Madonna 
delle Grazie, 4 ottobre 1873, n. 45) — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 
1873; in fol. di col. 4. (B.C. U.J 

Dopo una lunga introduzione, si dice che nel secolo xiii fu qui 
fondato da Filippo Savorgnano, preposito d*Aquileia, un convento 
dei frati minori dov'è l'ospitale. Sulla fine del secolo, Raimondo 
della Torre cominciò la chiesa e il monastero delle Clarisse, com- 
piuto nel 1294 da Uccelluto degli Ucelli. Nel secolo xv, tra i borghi 
di Cussignacco e di Grazzano, al luogo detto la vigna, Tristano 
Savorgnano donò uno spazio ai Minori osservanti da costruirvi 
chiesa e convento, che fu soppresso nel 1808. Nel 1436 Federico 
Savorgnano cominciò, ed Elena della Torre compi, la fondazione del 
convento delle Terziarie francescane di S. Spirito. Dal 1522 al 1810, 
tra il borgo Ronchi e il borgo di Mezzo, vissero qui, nel luogo 
dell'attuale Seminario, le francescane minori osservanti. Nel laz- 
zaretto pei lebrosi, fondato fuori della porta S, Lazzaro, furono, nel 
1542, introdotti i cappuccini. Nel secolo scorso stavano in borgo 
Ronchi le suore cappuccine, dove ora sono i cappuccini. Le mo- 
nache francescane, che prima stavano dietro S. Nicolò, passarono 
nel secolo scorso nel monastero e convento di S. Lucia, già degli 
agostiniani, ora Intendenza di Finanza. Finalmente la chiesa e il 
convento, ora caserma, del Carmine tenevano i conventuali, sop- 
pressi nel 1810. 



L'Italia esposta agli italiani, rivista dell'Italia politica 

e dell'Italia geografica nel 1871, per Libero Liberi. — Milano-Roma, 

tip. cooperativa fra tipografi, 1873; in 16® di pag. viii-324. (R.L.) 

Si rivendicano in questo libro le ragioni dell'Italia a conse* 



150 

guire i propri confini naturali nel Friuli, nell'Istria, nel Trentino, 
verso le alpi marittime. La trattazione vi è condotta con calma, 
senza ardori polemici, e per ciò è più convincente. Essa fa tesoro 
dei libri analoghi, publicati sulFargoniento dal Bonfiglio e dall'Amati, 
e dà due pareri del Luciani e dell'Ascoli. Per la parte del Friuli, 
a cui la presente bibliografia si ristringe, descrive le nostre val- 
lette orientali di confine, e, per eccesso di dimostrazione esprime, 
quanto alla valle del Fella, il concetto che, senza il possesso di essa 
fino al varco di Camporosso, tornerebbe quasi inutile tutto il ba- 
luardo delle Alpi orientali. 

31»^. Lettera inedita al signor Carlo Fabrizii, di Giangiuseppe 
LiRVTi. (Nozze Biasutti- Modena) — Udine, tip. Zavagna, 1873; in 
8° di pag. 8, non num. (R. 0-BJ 

In questa lettera lo storico Liruti annunzia un progetto suo 
di scrivere un opera di diritto, suggeritagli dal libro dell'ab. Vuat- 
tolo. Gli sarebbe piaciuto dimostrar largamente, con la scorta delle 
carte antiche e degli statuti, come i longobardi, avendo costituito 
popolarmente il diritto nelle loro assemblee, tramandassero esso 
costume, che si conservò in Friuli più che in nessun altra regione 
d'Italia, e si mantenne fino al cader della republica veneta negli 
astanti ai tribunali pedanei. Questa lettera, del 16 dicembre 1756, 
fu publicata nel 15 ottobre 1873; ed è da notarsi che al principio 
dello stesso anno Michele Leicht, allora procuratore del Re a Ma- 
cerata, inaugurando l'anno giuridico, accennasse anch' egli ai giu- 
rati che funzionavano nel Friuli dal secolo x al xv. — Veggasi un 
articolo nel Vessillo delle Marche, riportato dal Giornale di Udine, 
29 gennaio 1873, n. 25. 

31S. Ueber die Historia romana des Paulus Diaconus, eine 
Quellenuntersuchung von Gustav Bauch dr. phil, — Gottingen, 
Verlag von Robert PeppmttUer, 1873; in 8^ di pag. 75. (B. C. l\) 
Prima del Droysen (V. n. 342) e dopo l'Hartel (V. n. 288) e 
molti altri, il Bauch prese in esame la storia romana che Paolo 
Diacono, nato, com'egli dice, in Aquileia o a Cividale, dettò per 
volontà della duchessa di Benevento Adelperga, moglie del duca 
Arichi e figlia di re Desiderio. È provato che questo libro, come 
si direbbe ad iisum Delphini, fu ricavato, in gran parte, dai se- 
guenti autori : Eutropio, Aurelio Vittore, Frontino, Eusebio-Girolamo, 



151 

Prospero, Orosio, Beda, Isidoro, Jornandes-Cassiodoro ed altri an- 
nalisti e biografi medioevali. Segue l'analisi minuta delle fonti. In 
questo stesso anno 1873 si occupò del medesimo soggetto il dott. 
Oechsli, che publicò la sua memoria a Zurigo, ma io non ho po- 
tuto vederla. 



Notizie e documenti su Mondino da Cividale medico del 
secolo XIV, raccolti dal dott. Vincenzo Joppi, (Nozze Antonini-Angeli) 
— Udine, tip. Seitz, 1873; in 8° di pag. 22. fJ5. C. U.) 

La vita di Mondino fu rifatta dal dott. Joppi con notizie inedite 
e quattro documenti illustrativi. Mondino naque in Cividale tra il 
1275 e il 1280 da maestro Guglielmo da Bergamo sartore e da 
donna Osanna di Dionisio di Cividale. Il suo nome veramente era 
Giovanni. Nel 1305 studiava ancora sotto il famoso Pietro d'Abano 
e due anni appresso divenne dottore e professore, ora di una, ora 
di altra disciplina medica. In quel tempo si ammogliò ad una Mat- 
tiussa sua concittadina, figlia del notaio Pellegrino, e nel 1308, mor- 
togli il padre, tornò a Cividale per la divisione dell'eredità. Pro- 
fessava medicina in Padova ancora nel 1327, e perciò non puossi 
confondere con un altro Mondino bolognese professore a Bologna e 
ristoratore dell'anatomia, che era morto l'anno prima. Il nostro 
Mondino mori poco prima del 1340, lasciando la seconda moglie 
Bartolomea con due figli, e uno nato dalla prima. L'opera di Mondino, 
che sopravive manoscritta in quattro codici, a Roma, a Torino, a 
Parigi e a Venezia, è: Synonima medica, compendiata con aggiunte 
da un'altra consimile di Simone da Genova. Trovai che anche il 
Valentinelli, nella Bibliotheca manuscripta ad JD. Marci Vene' 
tiarum. Voi. v, Venezia, 1872, parla di Mondino da Cividale, non 
confondendolo con quello di Bologna. 



1874 



3«o. J diicht e marchesi della marca del Friuli e di Verona 
774-H83), studio storico di Federico Stefani, (tieìV Archivio Ve^ 
neto. Tomo vi, pag. 203 e segg., Tomo vir, pag. 19 e segg.) — 
Venezia, tip. del Commercio, 1873-74; in 8** di pagine compi. 37. 
(R. O-B.J 

Accuratissimo lavoro, ma fatalmente non compiuto dal suo 
autore, il quale ebbe il proposito di portar qualche luce in quei 
tempi oscuri, in cui si costituì, prima tra le marche franche, quella 
del Friuli, chiamata appresso veronese e trevigiana. Accennato alla 
caduta dei longobardi, si dà la seguente cronologia dei marchesi 
franchi in Friuli dal 776. Masselione fino al 781, Marcarlo fino al 
790, Enrico fino al 799, Cadolao fino all' 819, Baldrico fino all' 828. 
Dopo il quale anno siamo affatto al buio sulla successioneche, nel- 
r 843 e fino air869, si riprende con Everardo, per passare poi fino 
all' 875 in Gisella, la quale, secondo lo Stefani, sarebbe stata sem- 
plicemente aiutata nel governo da suo figlio Enrico II. Regnante 
Enrico fu fondata la chiesa di San Nicolò di Sacile, da cui quella 
terra prende origine, e dalla stessa epoca comincia anche la signoria 
dei patriarchi d'Aquileia. Lo studio dello Stefani si ferma alla suc- 
cessione di Berengario I, fratello di Enrico, e invece di quattro 
secoli, come si rileva dal titolo, ne comprende uno solo. Auguriamoci 
che l'autore trovi agio di continuarlo. 

3^1. Aquileia. (Nel Meyer's Conversations-Leocicon. Terza edi- 
zione. Tomo I, pag. 779 e segg.) — Leipzig, ed. Istituto bibliografico, 
1874; in 8^ gr. di pag. 2. (B. C. T.) 

Breve articolo, quale può trovarsi in una enciclopedia gene- 
rale. In esso si toccano i principalissimi fatti storici di Aquileia, 
come colonia e come patriarcato e si conchiude con qualche cenno 
archeologico, rimandando il lettore all'opera dello Czòrnig. (V. n. 
302). Gli articoli del Corwersations-^Lexicon che si riferiscono al 
Friuli: Gorizia, Tomo vii, pag. 957-958; Udine, Tomo xv, pag. 238, 



153 

ecc., hanno, più che altro, il carattere di una guida, con fuggevoli 
dati storici, non disgiunti dai soliti errori tipografici e di fatto. 



Scoperta della tomba del duca longobardo Gisulfo, fatta 
in Cividale del Friuli li 28 maggio 1874. — Cividale, tip. Panna, 
[1874]; in 8^ di pag. 8 (72. O-B.J 

Pregevole descrizione minuta della tomba creduta di Gisulfo, 
e di quanto era in essa contenuto, compresa Taqua, riconosciuta 
purissima dall'Istituto tecnico di Udine. Vi è pur fatto cenno delle 
scoperte contemporanee, venute in luce mentre si rimetteva a nuovo 
il ciottolato della piazza Paolo Diacono, cioè un aquedotto sotter- 
raneo romano e una stanza pur sotterranea con ceneri, carboni e 
frammenti di vasi vitrei. Però il primo che publicasse un cenno 
storico, in foglio volante, sulla scoperta del sarcofago fu il signor 
Arrigoni, capitano medico in pensione. 



Gisolfo primo duca longobardo in Friuli (568-612), cenni 
sulla recente scoperta della tomba, con notizie ed episodi storici per 
L. Fagnanl — Cividale, tip. Panna, 1874 ; in 8^ di pag. 16. (R. O-B.J 
Libretto senza critica, in cui si narra della scoperta e si ri- 
copiano alcuni passi di Paolo Diacono sull'origine del ducato, ag- 
giungendo notizie che non hanno alcuna relazione con l'avvenimento 
che fece meditare gli archeologi veri e fantasticare i dilettanti di 
tali studi. 



Il sarcofago di Cividale di W. (Nel Giornale di Udine, 
3 giugno 1874, n. 131) — Udine, tip. Coretti e Soci, 1874; in fol. 
di col. 2. CB. a V.) 

Primo rapporto circostanziato e prudente del prof. Alessandro 
Wolf sulla scoperta e specialmente sull'apertura, fatta corum pò- 
pula, del famoso sarcofago dissotterrato il 28 maggio in Cividale 
di sotto il piano della piazza Paolo Diacono. Dagli avanzi raccolti 
e descritti, il cadavere racchiuso nell'arca è designato per quello 
di un guerriero longobardo di rango elevato, il che non toglie che 
l'importanza della scoperta ecceda i limiti di un semplice fatto di 
storia locale. Il Wolf aveva promesso di additare in un secondo 
rapporto i problemi storici e archeologici che per avventura potes- 
sero collegarsi alla scoperta della tomba, ma per motivi troppo noti 
il rapporto si aspetta ancora. V. Esaminatore friulano, A. 1874, n.4. 



154 

353^. Sul sarcofago dissotterrato a Cividale nel maggio 1874, 
riflessioni storico-archeologiche di P. A. doti. I)e Bizzarro. — Go- 
rizia, tip. Seitz, [1874]; in 16° di pag. 19. (R. 0-B.) 

In questa memoria Tautore, combattendo la opinione formatasi 
appena veduti gli avanzi di armi e di vestimenta scoperti nel sar- 
cofago di Cividale, sostiene che essi non appartenessero a un duca 
ad altro personaggio di rango elevato, ma a un leudo o gasindo 
od anche a un semplice scarione (capo squadra). Quanto alla fa- 
mosa questione della iscrizione, il Bizzarro la ritiene affatto apo- 
crifa; e in essa specialmente ritiene che la deforme lettera U, in- 
vece del segno V, sia più somigliante « agli attentati letterarii di 
un sarto o scarpellino del secolo xix, che ai caratteri unciali del- 
Tevangelario di S. Marco o alla littera antiqua delle iscrizioni pur 
cividalesi scolpite sul battistero del duomo o sopra Taltar maggiore 
della chiesa di S. Martino. » 

3;^o. La to)nba di Gisolfo e il dott. P. A. De Bizzarro, note 
critico-archeologiche di Angelo Arboit. — Udine, tip. Doretti e Soci, 
1874; in 16" di pag. 29. (B. C. U.J 

Opuscolo che inizia, tra i due campioni, la famosa polemica 
sulla qualità del personaggio, i cui avanzi furono scoperti a Civi- 
dale. Mentre il De Bizzarro nega che essi appartengane a un duca e 
nemmeno a un personaggio di rango elevato, TArboìt sostiene, però 
con poco corredo di cognizioni archeologiche^ che in quella tomba 
fosse rinchiuso Gisolfo primo duca del Friuli, negando in conse- 
guenza che la iscrizione sul coperchio del sarcofago debba consi- 
^derarsi apocrifa. La lite si inciprigni tanto che oramai gli uomini 
prudenti si astengono dalle conclusioni, tenendosi paghi di accen- 
nare solo al fatto della scoperta. 



I longobardi e la tomba di Gisolfo del prof. Arboit, 
seconde ed ultime riflessioni di Paolo dott. De Bizzarro. — Udine, 
tip. Seitz, 1874; in 16*^ di pag. 44. (R. O-B.J 

Si accalorisce la famosa polemica gisolflana, e il prof. Arboit, 
dice il De Bizzarro, che prima aveva accolto il dubio che la iscri- 
zione fosse autentica, causa alcune traccie di matita sui contorni 
della stessa, si induce poi a difenderla, sostenendo invece che gli 
avanzi trovati nel sarcofago appartengano proprio a Gisulfo, primo 
duca longobardo del Friuli. E il dott. Bizzarro, con modi vivaci 



155 



ma con scienza prudente, ribadisce l'opinione espressa nel primo 
suo opuscolo, in tutti i suoi particolari. 



^. Ancora sul sarcofago di Cividale, osservazioni di Bas- 
SANi dott. Carlo. (Nel Giornale di Udine, 12, 13 giugno 1874, 
n. 139, 140) — Udine, tip. Doretti e Soci, 1874; in fol. di col. 3. 
(B. C. U.J 

La scoperta della tomba avendo eccitato la curiosità erudita 
di molti, anche il signor Bassani si fa a parlare della iscrizione 
GISULF, ma in modo che lascia dubitare della sua autenticità, 
sebbene non voglia francamente avventurarsi a negarla. Poi prende 
a considerare i varii oggetti scoperti nel sarcofago, e porta di 
quasi tutti speciali apprezzamenti, come invoca la fisica per spie- 
gare gli effetti del tempo e dell'umidità sulle sostanze ivi rinchiuse 
da dodici secoli. Però il Bassani stesso dice a ragione che le sue 
sono < semplici impressioni momentanee. » Anche il dott. Carlo Po- 
drecca, nel Giornale di Udine, 19 giugno, n. 145, scrisse una let- 
tera chiedendo se la moneta chiusa nella tomba fosse di Tiberio I 
o II, mostrando però di opinare per Tiberio II, di poco anteriore 
in data a Gisulfo; ma TArboit, nel giornale stesso, 20 giugno, n. 
146, si pronunzia senz'altro per Tiberio I. 



'. Gli scavi di Cividale, lettera di mons. Francesco Live- 
RANi. (Nella Gazzetta di Venezia, 21 settembre 1874, n. 252) — 
Venezia, tip. della Gazzetta, 1874; in fol. di col. 1. (R, 0-B.J 

La lettera di questo archeologo molto competente è in data 
di Chiusi, 20 giugno. « Dalla narrazione confusa che va in volta 
sui giornali » intorno alla preziosa scoperta del sarcofago, e con- 
siderati gli oggetti depostivi, egli argomenta che quel Crisulf fosse 
arimanno ossia alabardiere, che era la più antica e cospicua no- 
biltà longobarda. Confrontando poi questi di Cividale con gli avanzi 
che si conservano in Chiusi, ne trae che la collottola di ferro, spac- 
ciata per un elmetto, non fosse altro che Tumbone dello scudo, che 
i frammenti di cuoio con le brochie non sieno i resti dei bortoc- 
chini ma dell'investitura dallo scudo, e conchiude parlando delle 
croci. La lettera è preceduta dalla notizia essersi trovato nei din- 
torni del sarcofago il piano di una casa romana e una rara me- 
daglia greca di bronzo di Adriano, che ricorda la sua adozione 
fatta da Traiano. 



156 



Sul sarcofago ultimamente scoperto a Cividale, lettera 
del dott. Giusto Grion. (Nel Giornale di Udine, 31 agosto 1874, 
n. 207) — Udine, tip. Doretti e Soci, 1874; in fol. di col. 2. fB. C. U.) 
Presenta alcune induzioni sugli oggetti trovati nella famosa 
tomba, da cui si trarrebbe aver essa appartenuto a < un personag- 
gio di alta levatura, a un guerriero cristiano di grado insigne. » 
Quanto al grafito GISULF, dice il Grion non poter derivare che 
4c dall'arbitrio, forse non mendace, di uno scarpellino qualunque del 
settimo secolo che vi abbia lavorato a vestire il coperchio » del- 
l'avello. Sulla cornice del coperchio, il visitatore scopre la sillaba 
SCA, ma non sa farsene ragione. Le congetture del Grion hanno 
un valore assai limitato. — Nello stesso Giornale di Udine, 14 
settembre, n. 219, il Grion riferisce, completandola, l'iscrizione tro- 
vata intorno l'orlo del coperchio TUMUL . ISTUM: IMP . AR- 
NOLPHUS F. F., e fantastica che, se fosse accertata la voce IMP, 
la tomba preesistente avrebbe dovuto essere meglio garantita per 
la sua conservazione dall'imperatore Arnolfo, in un suo passaggio 
per Cividale. 



Ancora sul sarcofago di Cividale, lettera del dott. Carlo 
Bassani. (Nel Giornale di Udine, 13 ottobre 1874, n. 244) — Udine, 
tip. Doretti e Soci, 1874; in fol. di col. 2. (B. C. U) 

Scende in campo il Bassani per sostenere autentica la scritta 
GISULF sul coperchio dell'arca, e per confutare l'asserzione del 
dott. Grion, cioè di aver letto senza fatica, intorno all'orlo, la sil- 
laba SCA. 

ddd« luL. Concordia, Col, e la necropoli cristiana sopraterra 
recentemente scopertavi, memoria seconda dell'avv. Dario Bertolini, 
{NeìV Archivio Veneto, Tomo vii, pag. 276 e segg.) — Venezia, tip. 
del Commercio, 1874; in 8^ di pag. 25. (R. 0-B.) 

Veramente questa, in data 6 maggio, è la continuazione del- 
l'altra memoria di simil titolo publicata nel 1873 (V. n. 308), ma 
la indico qui, perchè tratta particolarmente dei nuovi scavi, co- 
minciati nel novembre di quell'anno di cui erasi data dal Bertolini 
stesso una breve notizia (V. n. 309). È offerta spiegazione di venti- 
nove epigrafi nuove più o meno complete, e sono ricopiati sette 
frammenti. Molte conclusioni se ne traggono di non piccola impor- 
tanza, fra le quali che a Concordia risiedettero personaggi cospicui. 



157 

che oltre la fabrica delle frecce, donde le derivò il nome di sagit- 
taria, aveva collegi di fabri e di centenari, che fu dimora dei 
veterani stranieri ed ebbe sufficiente coltura. 



!. Scavi concordiesi, descritti da Dario Bertolini. (Nel 
Bullettino dell'Istituto di corrispondenza archeologica, anno 1874, 
fase. I e II, gennaio e febraio, pag. 18 e segg.) — Roma, tip. Sai- 
vucci, 1874; in 8^ di pag. 30. (B.C. V.) 

Le epigrafi intiere e i frammenti qui citati sono 40, la cui de- 
scrizione si conchiude osservando che il danno « dei primi cristiani 
trionfanti non è minore di quello che hanno cagionato alla colonia 
le incursioni dei barbari. » Suppone anche che le arche fossero messe 
in sito prima che vi si collocassero dentro i cadaveri, e che la iscri- 
zione vi s* intagliava secondo la volontà degli aquirenti. Dalla cava 
romana di Nabresina si trassero i monumenti pagani, le arche cri- 
stiane da Maniago e Polcenigo. Qualche pezzo è veramente artistico. 
Infine è molto interessante questa monografia per le note che il 
chiarissimo G. Henzen appose a parecchie epigrafi, e insieme alla 41* 
iscrizione in lingua e caratteri maiuscoli greci. Però la prima co- 
municazione sugli scavi, fatta da Dario Bertolini al Bullettino, 
comparve nel fase, iv, aprile 1873, pag. 58-62. 



:• Scavi di Concordia, lettera all'on. sig. Pecile deputato 
al Parlamento, di Taramelli Torquato. (Nella Gazzetta di Venezia, 
31 gennaio 1874, n. 30) — Venezia, tip. della Gazzetta, 1874; in 8® 
di pag. 14. (B. C. U.) 

Sono notizie topografiche sulla posizione precisa del sepolcreto, 
e geologiche e chimiche sulla struttura e le alterazioni della roccia 
ond'erano formati gli avelli, che è un calcare grossolano con fram- 
menti di Rudiste, provenuto molto probabilmente da Fadalto, da 
Aviano e da Maniago. Interessa la storia sapere altresì che le al- 
luvioni del ragliamento, riversatosi più volte nel letto del Lemene, 
abbiano prodotto il seppellimento della necropoli di Concordia a 
quasi tre metri sotto il piano attuale della campagna. 



Le chiese di Gemona. (Per ingresso dell'arciprete don 
Pietro Forgiarini) — Gemona, tip. Tessitori, 1874; in 8® di pag. 15. 
(B. C. U,J 

Dal libro dell'arciprete Bini: De Parochia Glemonensi, furono 



158 

estratti questi cenni delle 23 chiese secolari e 5 regolari esistenti 
entro il recinto di Geraona e fuori delle sue mura, intorno alla 
metà del secolo scorso. Ma se gli editori notarono molte mancanze 
nella compilazione del Bini, dichiarando di avere a mano delle ag- 
giunte, fecero male a non publicarle. In oltre in questo lavoro non 
si sa distinguere dal resto la parte originale dell'arciprete geraonese. 
Questo opuscolo meriterebbe di essere interamente rifatto. Delle 28 
chiese, tra maggiori e minori, annotate dal Bini, oggi ne esistono 
18 a cui dal principio del secolo furono aggiunte la chiesa del ci- 
mitero e tre cappelle private. 



Serie cronologica degli arcipreti di Gemona. (Per in- 
gresso dell'arciprete don Pietro Forgiarini) — Gemona, tip. Tessitori, 
1874; in 8^ di pag. H. (B.C. U.J 

Questo catalogo, compilato dal Bini, e conservato nell'archivio 
della casa canonica di Gemona, prende le mosse da un Bertoldo 
nel 1239. Ma nelle note alla serie è detto potersi argomentare che, 
fin dal secolo ix, il rettore della chiesa di Gemona avesse titolo di 
arciprete rurale, o, come allora chiamavasi, decano di cristianità. 
Tra i più insigni arcipreti qui nominati notasi, sotto il 1393, Martino 
de Franceschinis che fu promosso alla sede vescovile di Ceneda, nel 
1402 Corrado Caracciolo nopoletano . che divenne cardinale, il Bini 
famoso erudito, e Pietro Cappellari, ancora vivente, che nel 1872 
fu creato vescovo di Concordia e poi rinunziò alla sede. Nel 1604 
la Dataria apostolica aveva decretato di inalzare la chiesa di Ge- 
mona in collegiata, ma questioni insorte sull'esercizio del giuspatro- 
nato impedirono l'esecuzione del decreto. 



'. Die Stadt Górz, zùndchst als climatischer Curari, topo- 
graphisch-historisch-statistisch dargestellt von Carl Freiherrn von 
CzoERNiG, mit einem Piane der Stadt Gòrz und ihres Weichbildes 
— Wien, tip. Salzer, 1874; in 8^ di pag. vii-142. (B.C, U.) 

In questo secondo minor volume dell'opera Gòrz ecc. dello Czòiv 
nig (V.n.302), inteso a considerare Gorizia specialmente come luogo 
di cura, si tocca la storia della città, tentando disgiungerla da quella 
della contea, ed entrando nella descrizione degli odierni costumi e 
del modo di vivere delle varie classi. Il volume è frutto dì uno 
studio accurato in proposito. Il primo ricordo dì Gorizia è del 949, 
nel quale anno l'ebreo Daniele David da Gorizia apparisce creditore 



159 

del vescovo Giovanni II di Trieste. La città ebbe incremento e pri- 
vilegi dal conte Enrico IL Sotto gli imperatori, dice lo Czòrnig, 
essa assunse più spiccato carattere di città friulana, ma a questo 
punto l'autore viene specificando la parte che, da Massimiliano I 
all'attuale sovrano, ognuno dei regnanti austriaci ebbe nel suo in- 
cremento, il quale si vuol attribuire in massima parte al favorevole 
sito e ad altri svariati motivi, che resero Gorizia, solo in questi 
anni, una città davvero progredita. 



Palmanaoa, relativamente al progetto per la difesa dello 
Stato, memoria di Quirino Bordiqnoni segretario del Municipio 
della città stessa. (Nell'appendice del Giornale di Udine, 29, 30 
luglio, 3, 5, 6, 11, 14, 15 agosto 1874, n. 179, 180, 183, 185, 186, 
190, 193, 194) — Udine, tip. Doretti e Soci, in fol. di col. 44. 
(B. C. U.J 

La commissione di difesa, essendosi pronunziata per la conser- 
vazione provisoria delle fortificazioni di Palmanova, il Bordignoni, 
confutati i quattro motivi addotti, che essa esiste, che ha una 
qtmlche azione sulle strade di Gradisca e Gorizia, che la sita 
distruzione costerebbe denaro, che tale distruzione spaventerebbe 
queste popolazioni, si pronunzia per la sua immediata demolizione, 
dimostrando, con la storia alla mano, che se valse bensì ai tempi 
della republica veneta, ora non può affatto servire all'antico scopo 
e costringe gli abitanti a talune servitù militari non reclamate da 
nessun urgente motivo. In un punto è dimostrato che, sull'area di 
360 campi trevigiani (di cui 82 comunali), i 278 di proprietà pri- 
vata, benché debitamente stimati, forse non furono mai pagati, il 
che dovrebbe fare il nostro governo. La pretensione è invero cu- 
riosa e patriotica, specialmente nel dubio qui espresso che vera- 
mente la republica abbia pur sodisfatto al debito suo. 



L'antico stemma e sigillo di Portogruaro, per l'avv. 
Dario Bertolini. (Nel Giornale araldico-genealogico-diplomatico, 
diretto dal cav. G. B. di Crollolanza, Pisa, anno II, n. 2 e 3) — Rocca, 
tip. Cappelli, 1874; in 4** di pag. 8 a due colonne. (B.C. U,J 

Comparve dapprima nel Periodico di numismatica e sfragi- 
stica (Anno V, fase, v, estr. di pag. 15 in 8°) diretto in Firenze dal 
marchese Carlo Strozzi ; ma qui lo scritto ebbe importanti aggiunte 
e tre nuovi disegni. Il più antico stemma di Portogruaro, censi- 



160 

stente nel campanile del duomo accostato da due gru che col becco 
toccano la cella delle campane, fu scolpito nel 1448 sopra la porta 
maggiore del fondaco che mette allo sbarcatoio sul Lemene. Gli 
altri stemmi e sigilli riportati sono più recenti e uno del perìodo 
francese, dal 22 maggio 1797 al 6 febraio dell'anno appresso, colla 
scritta co: di Pub. Sic. o comitato di publica sicurezza. L'argomento 
è completamente illustrato con un'appendice in cui sono descritti 
tutti i diciotto stemmi scolpiti in pietra nella città di Portogruaro, 
terminandosi col dare la preferenza a uno di essi, in campo rosso, 
gru d'argento e campanile naturale. 



►. RosazzOj estratto dal portafoglio di un visitatore. (Nella 
Madonna delle Grazie, 31 gennaio, 14, 28 febraio 1874, n. 9, 11, 
13) — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1874 : in 4^ di col. 21. CB. C. U.) 
La prima notizia di Rosazzo riguarda lo stabilimento dei ca- 
nonici o chierici regolari di S. Agostino, dopo la metà del secolo x, 
ai tempi dei patriarchi Engelfredo e Rodoaldo. Un secolo appresso 
vengono colà i benedettini, stabiliti da Volderico I, patriarca di 
Aquileia, già abate benedettino di S. Gallo. Allora il monastero di 
Rosazzo si trasforma in abazia, cresciuta di doni dai conti di Go- 
rizia. Dopo il vescovo di Concordia e il capitolo d'Aquileia, l'abate 
è terzo votante nel parlamento friulano. Dal 1085 al 1391 figurano 
19 abati benedettini. Ma i costumi vi divengono corrotti, tanto che 
Bonifazio IX, nel 1391, destituisce e priva della prelatura l'abate 
Jacopo di Perosa, dando l'abazia in commenda al cardinale friulano 
Pileo di Prata. Ristabilita per poco l'abazia, osteggiata dai civi- 
dalesi che volevano dominar Rosazzo, nel 1423 i benedettini ces- 
sarono. Nella guerra di Cambrai del 1509, Rosazzo fu preso e 
rovinato alternatamente da veneziani e imperiali. Questa bella me- 
moria ricostruisce l'antico castello, riporta le iscrizioni, accenna 
agli stemmi superstiti, e meriterebbe di essere accresciuta e com- 
pletata. 



Siigli ultimi scavi di Zuglio, comunicazione all'Accademia 
udinese del socio Giovanni Marinelli. — Udine, tip. Doretti e Soci, 
1874; in 16^ di pag. 23. (R. 0-B.J 

Accennate le ricerche anteriori fatte nel suolo dove sorgeva 
VJulium Camicum AélV Itinera^no di Antonino, il Marinelli dice dei 
fortunati scavi praticati colà dal dott. Giovanni Gortani, il quale, 



161 

cominciando il suo lavoro nel 30 dicembre 1873, mise a giorno gli 
avanzi di un edifizio, adorno di mosaico, che fu probabilmente una 
antica basilica, poi mutata in chiesa cristiana, e distrutta, secondo 
le traccio, dal fuoco. Più oltre si scoperse una torma, o casa bal- 
nearia, e ivi intorno otto scheletri. La comunicazione, letta il 22 
maggio 1874, si chiude con la notizia del bel museo, raccolto in 
sua casa dal dott. Gortani e con esprimere T opinione che Zuglio 
sia scomparsa violentemente e per lotta nemica, e non per la deva- 
stazione del torrente But, come pensa in una sua nota (V. n. 382) il 
dott. Antonio Joppi. — Questa comunicazione, estratta dall'appendice 
dal Giornale di Udine, 4, 5, 9, 10 giugno 1874, n. 132, 133, 136, 
137, fu edita la seconda volta, con correzioni, negli Atti dell' Ac^ 
cademia di Udine, Seconda Serie, Voi. in, pag. 4557. 



Die Zttsammensetzung der Historia romana des Paulus 
Diaconus von Hans Droysen. (Nelle Forschungen %ur deutschen 
Geschichte ecc. der k. bayerischen Àkademie der Wissenschaften, 
Voi. XV, fase. I, pag. 167 e segg.) — Gòttingen, tip. Kastner, 1874; 
in 8*^ di pag. 14. (B.C.UJ 

Si dimostra in questo lavoro paziente che Paolo Diacono ha 
compilato la sua Historia romana, togliendone i materiali, non già 
tutti da Eutropio, come si crede ancora da molti, ma parola per 
parola dagli Excerpta della Cronaca di S. Girolamo, da Paolo Orosio 
e da altri. Coir undecime libro comincia il proprio lavoro di Paolo, 
e Fautore continua ad esaminarne tutti i libri fino al sedicesimo 
per distinguervi la parte originale da quella compilata. Il Droysen 
fece poi una nuova edizione critica della Historia romana di Paolo 
Diacono, Berlino, 1879, e stampò anche, nello stesso luogo ed anno : 
Euiropi Breviarium cum versionihus et continuationibus, nel 2* 
Voi. degli Atwtores antiquissimi. 



Di alcuni oggetti dell'epoca neolitica rinvenuti in Friuli, 
per Taramelli dott. Torquato. (Negli Annali scientifici del r. Isti" 
tuto tecnico di Udine, Anno vii, 1873, pag. 41 e segg.) — Udine, 
tip. Jacob e Colmegna, 1874; in 8® di pag. SO, con una tavola. 
(B. C. U.) 

Dopo aver dimostrato, con gli argomenti fomiti dalla geologia, 
che finora nel Friuli mancano aflFatto le tracce dell'epoca archeo- 
Jitica ; dopo avere anzi descritto il Friuli nelle ultime epoche geolo* 

\2 



162 

giche, con quella padronanza deirargomento che distingue gii scrìtti 
scientificamente eleganti del prof. Taramelli, esso viene a presen- 
tarci le vestigia dell* uomo neolitico, prima dell'epoca del bronzo, 
trovate in varie località, e da circa ventanni addietro. Presso S. 
Vito del Tagliamento nel 1864, alle Piscierelle, una punta di lan- 
cia, due punte di freccia, moltissimi raschiatoi, una piccola azza 
di serpentino; intorno al 1853, a Sterpo, un bellissimo cuspide di 
lancia; presso Cormons, da molti anni, si trovò, in uno stabile del 
conte Del Mestre, una magnifica azza di cloromelinite, cosi pure 
una punta di freccia nell'orto del signor Bernardelli, dove furono 
scavati avanzi romani e oggetti di bronzo. In Aquileia fu raccolta 
una freccia di selce nello stabile, la Bachina, del conte di Toppo: 
ora trovasi deposta in un museo di Vienna; cosi pure fu ivi rin- 
venuto un martello di diorite. Finalmente nel regio museo di Ci- 
vidale trovasi una bellissima azza di giadeite. Gli accuratissimi 
disegni dei 24 pezzi preistorici furono condotti dal prof. Giovanni 
Maier. Un sunto di questa memoria fu letto dall'autore stesso nel- 
l'adunanza 22 febraio 1874 del r. Istituto veneto di scienze, lettere 
ed arti, ed è stampato negli Atti di quel Corpo scientifico. Serie 
Quarta, Tomo iii, pag. 1377-1388, tip. Grimaldo, 



:. L'età del bronzo nella valle del Natisone, nota del cav. 
M. Leicht. (Negli Atti del r. Istituto veneto di scienze lettere ed 
arti. Serie Quarta, Tomo iii, pag. 1979 e segg.) — Venezia, tip, 
Grimaldo, 1874 ; in 8® di pag. 17, con una tavola. (R. P.) 

La nota mantiene più che non prometta. Dopo aver detto dei 
frammenti raccolti nel r. Museo di Cividale, altri dei quali furono 
trovati a S. Pietro al Natisone, altri appartengono ai pressi di Ci- 
vidale, entra il Leicht nella quistione delle nomenclature territo- 
riali. Nella descrizione degli oggetti, che si distinguono in fibule 
pallstab, braccialetti e vasi di terra cotta, ha ricorso alla com- 
parazione con quanto vide nel Bellunese e nelle Marche, e invoca 
altresì la testimonianza degli scrittori, mantenendosi però modesto 
nelle conclusioni, ed è questo il maggiore suo merito, dacché molti 
oggetti deposti in quel museo mancano di qualunque indicazione 
sul sito e sulle condizioni delle scoperte. La tavola, che serve allo 
studio comparativo accennato, contiene 14 figure, di cui sette sole 
spettano alla valle del Natisone» 



163 

:. Un testo friulano dell'anno 1429, edito da A. Wolf. (Ne- 
gli Annali scientifici del r. Istituto tecnico di Udine, Anno vir, 
pag. 3 e segg.) — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 4874; in 8^ di 
pag. 27. (R. O-B.J 

Il prof. Alessandro Wolf, sapendo quanta importanza assuma 
ai di nostri lo studio dei dialetti, ha pensato di publicare per le 
stampe alcuni estratti di un codice, giunto di recente alla biblio- 
teca municipale di Udine, il quale contiene l'inventario dei redditi 
della confraternita di Santa Maria di Venzone. Tale inventario è 
tolto a mo' di sunto da istrumenti notarili e distinguesi in cinque 
rubriche, legati, donazioni, compre, atti e promissioni, redditi fuori 
del territorio venzonese. Friulana è la base del linguaggio usato 
in quei documenti, sebbene vi sieno annestati, come spesso avviene 
negli atti publici, degli elementi veneti e italiani. Nella prefazione 
a questi estratti, l'egregio Wolf descrive il codice che si compo- 
neva di 54 fogli, dei quali 11 sono perduti. 



Dite documenti publicati da Cesare Cantù. (^elV Archivio 
Storico Italiano, Serie Terza, Tomo xix, pag. 153 e segg.) — Fi- 
renze, tip. Galileiana, 1874; in 8® di pag. 4. (R.O-B.) 

Ricavati dall'archivio milanese, questi due documenti parlano 
del noto assassinio commesso a Venezia da Tristano Savorgnano 
e dai complici suoi. Cesare da Roma e Girolamo da Ferrara, nelle 
persone del conte Luigi Della Torre, Giambattista CoUoredo e Gia- 
como Tiorli da Strassoldo canonico. Il primo atto è una lettera 
da Gorizia, in data 10 ottobre 1549, di Francesco e Nicolò conte 
Della Torre, capitani di Gorizia e Gradisca, con la quale essi scri- 
vono, sembra, dacché il Cantù non lo dice, a Ferrante Gonzaga, 
governatore di Milano, affinchè ecciti Luigi Gonzaga suo parente 
a consegnare i colpevoli da quest' ultimo protetti. Il secondo docu- 
mento è la sentenza di condanna emanata dal Consiglio dei X nel 
27 agosto 1549, contro i tre colpevoli, altre volte publicata. 

34ir'y. G.B. DI Crollalanza. Memorie storico-genealogiche della 
famiglia di Manzano del Friuli. (Nel Giornale araldico-genealo- 
gico-diplomatico, publicato a Fermo, Anno i, n. 7) — Rocca, tip. 
Cappelli, 1874; in 4° di pag. 12 a due colonne. fR, 0-B.J 

Probabilmente nel 1085 la famiglia di Manzano (capostipite un 
Ermanno) venne in Friuli, compagna al patriarca. d'Aquileia Voi- 



164 

derico. Appresso è detto che Ulrico di Attems, già marchese di 
Toscana, rinunziasse al patriarca Volderico II i propri feudi di 
Tissano, S. Stefano, Persereano, Magred, e Grisinan, e il patriarca 
a sua volta, ne investisse Luicarda figlia di Ulrico, insieme al ma- 
rito Enrico di Manzano e al figlio Corrado. Ciò avvenne nel set- 
tembre 1166. Nel 1216 Canciano di Manzano appare il primo in- 
vestito del castello omonimo, del quale il CroUalanza ci ofire, con 
molti particolari, la storia, fino al 1431, in cui fu distrutto per 
decreto della republica. Villanova del Judri, Tolmino, Fagagna, 
Sdricca furono castelli investiti ai Manzano, come pure Orsaria ed 
altre ville. Alle memorie storiche seguono sette cenni biografici. 



Tavole genealogiche della nobile famiglia dei conti di 
Manzano del Friuli, del conte Sigismondo di Manzano. (Nel Gior- 
naie araldico predetto. Anno ii, n. 6) — Rocca, tip. Cappelli, 1874; 
in 4®, tavole quattro. fjR. O-B,) 

Stanno a corredo delle precedenti memorie, ma vi si notano 
parecchi errori, forse tipografici, specialmente nelle date. In testa alle 
tavole apparisce Tarma di famiglia che è uno scudo in campo rosso 
diviso da un dentato d'argento con fascia rossa, da che si trae che 
i Manzano derivassero dalla Baviera. 



Cenni storici intomo all'antica chiesa e convento di S. 
Bonaventura dei p. p. Minori riformati in Venezia ecc. del padre 
GiANFBANCESco DA VENEZIA. — Venezia, tip. Merlo, 1874; in 8® di 
pag.51. (R.D.J 

Nel dare alcuni cenni biografici di coloro che morirono nel 
convento di S. Michele in Isola, presso Venezia, ricorre il nome del 
padre Paolo di Gemona, della famiglia Boezio, il quale mori il 30 
ottobre 1626, dopo aver promossa la riforma dell'ordine, coperto 
cariche, predicato, e scritto un trattato latino sui legati perpetui, 
Treviso 1624. 



Accenni biografici dell* ingegnere Luigi Duodo di M. P. 
Cancianini. (Nozze Nuvolari-Duodo) — Udine, tip. Blasig e comp., 
1874; in 8^ di pag. 22. (R. O-B.J 

Nato in Udine il 19 settembre 1791, entrò il Duodo nell'eser- 
cito napoleonico come ufficiale d'artiglieria, e, ritornati nel Veneto 
gli austriaci, si diede ^ viaggiare in Sicilia e in Grecia, donde, riv^ 



165 

duta la patria, entrò, con residenza a Venezia, nel corpo degli inge- 
gneri di aque e strade. Come tale, ebbe parte cospicua nella redazione 
del famoso progetto, iniziato nel 1817 e ripreso solo trentanni dopo, 
per immettere le acque del Brenta nella laguna di Chioggia me- 
diante un canale (cunetta) che da Fossalovara, presso Strà, an- 
dasse fino a Corte. Riformò il progetto primitivo per la costruzione 
del ponte sulla Laguna, ottenendo la direzione del lavoro. Ma le 
male arti dei suoi colleglli avendolo costretto ad abbandonare Ve- 
nezia, fu a Gorizia ispettore delle ferrovie, poi ingegnere in capo 
a Treviso e a Udine. Il Duodo fece un suo progetto* per la deriva- 
zione delle acque del Ledra, e fu il primo a pensare come si potesse 
servirsi all'uopo di una larga vena d'aqua del Tagliamento, perchè 
il beneficio non si limitasse solo alla parte inaquosa del territorio 
friulano. 



Giovanni da Udine, dì Pietro Bonini. (Nell'appendice del 
Giornale di Udine, 10 dicembre 1874, n. 249) — Udine, tip. Doretti 
e Soci, 1874; in fol. di col. 6. fB. C. U.J 

Qui è ridetta con garbo la vita di Giovanni da Udine: a ciò 
che ne fu accennato in un articolo precedente (V. n. 107), io ag- 
giungo che di Giovanni abbiamo due testamenti, del 1555 e del 
1560, dei quali una copia autografa trovasi nell'antico archivio 
privato Moroldi. Molti figli ebbe da donna Costanza, e uno fu ca- 
nonico di Cividale, donde fu cacciato per mali costumi e poi dal 
padre diseredato. Segue l'elenco delle opere d'arte, condotte dal 
grande emulo di Raffaello, distinte in pitture e stucchi e archi- 
tettura. Questo articolo fu reso publico con lo scopo di procurare 
sottoscrizioni alla lapide, che l'Accademia pose a Giovanni da Udine 
in Via Gemona, nel 10 dicembre 1874, su proposta dello stesso 
Bonini. 



Anton Lazzaro Moro, discorso letto dal prof. Antonio 
MiKELLi nella festa letteraria del r. Liceo Marco Polo, li 3 maggio 
1874. (^eVC Archivio Veneto, Tomo viii, pag 25 e segg.) — Venezia, 
tip. del Commercio, 1874; in 8" di pag. 26. (R. 0-B.) 

Notevole discorso che, esaminate le condizioni della scienza geo- 
logica ai tempi di Anton Lazzaro Moro, viene a collocarlo nel vero 
posto che gli si compete, come scopritore delle cause che produssero 
i sollevamenti e le stratificazioni terrestri. Nato Anton Lazzaro in 



166 

San Vito al Tagliamento il 16 marzo 1687 da Domenico Moro e da 
Felicia Mauro, fu al seminario di Portogruaro, divenne prete, poi 
diresse in patria il convento delle monache salesiane, donde passò 
a insegnare retorica e filosofia nel seminario di Feltre, di cui ebbe 
la direzione. Da Feltre tornò a Portogruaro maestro di cappella, 
poi di nuovo a San Vito a fondarvi un rinomato collegio. Infine fu 
parroco di Corbolone sulla Livenza, ed essendosi recato a Pola, isti- 
tutore dei nipoti di quel vescovo, fini di logorarsi la salute, e di ri- 
torno a San Vito vi mori il 13 aprile 1764. Nel 1740 aveva publicato 
la prima volta la sua opera insigne: Dei crostacei e degli altri 
marini corpi che si trovano sui monti; della quale il Mikelli fa 
una critica seria, non tacendo i difetti in cui cadde la teorica del 
geologo sanvitese. 

3S3. Histoire d'Attila et de ses successeurs jusqu* à réta- 
blissement des Hongrois en Europe, suivie des légendes et tradi- 
^i0n5, par M. Amédée Thierry, membre de l'Institut — Cinquiéme 
édition. — Paris, ed. Didier, tip. Chamerot, 1874; 2 voi. in 16** di 
pag. XIII -447, 443. (B. C. U.J. 

Opera di capitale importanza, la quale interessa anche il Friuli, 
sia pel noto punto di storia, che è discorso nel capitolo vii della pri- 
ma parte, sia per la leggenda, di cui si tratta nella quarta parte del 
libro. E pure la distinzione non è cosi rigorosa, che non si riferi- 
scano le tradizioni sull'assedio di Aquileia, compenetrate alla storia 
del suo eccidio. Tra le leggende si esamina brevemente quella che 
Attila fosse fondatore di Udine: essa passò come verità presso alcuni 
cronisti stranieri e nostrali dei secoli scorsi, quali Ottone di Fri- 
singa e Giovanni Candido. 

3^4* Luigi dall'Oste antico magistrato. San Polo nel 2W- 
vigiano, cenni storici, aggiuntavi la genealogia dei Gabrielli. — 
Venezia, tip. AntonelU, 1874; in 4^ di pag. 139. (B. C. U.J 

Splendida edizione, degna di essere consultata, chi voglia at- 
tingere, dovunque sieno, le notizie del Friuli, che è spesso nominato 
in questo lavoro, non solo nella parte narrativa largamente anno- 
tata che comprende: T I Patriarchi d' Aquileia signori di S. Polo; 
II® I Tolentini ; IIP I Gabrielli ; ma altresì nelle 6 tavole genealogiche 
illustrate nei loro nomi con erudizione copiosa. 



167 

3^^. Guerra di Trieste coi Veneziani, daUa Cronaca inedita 
di Gio. Giacomo Caroldo (1368-70). (Nozze De Porenta-Strudthoff) 
— Udine, tip. Seitz, 1874; in 16^ di pag. 56. (B. C. T.) 

Trieste era in quei tempi protetta dai patriarchi d'Aquileia nelle 
sue lotte contro i Veneziani, onde è naturale che in questa narra- 
zione, publicata dal nob. Giacomo De Concina, che la trasse dalla 
Cronaca inedita ma non sincrona del Caroldo, che si conserva nel- 
l'archivio triestino, molte volte toyii il ricordo del Friuli veneto e 
orientale e delle sue terre, del patriarca d'Aquileia mediatore di pace 
e di Francesco Savorgnano, a cui il segretario veneto Bernardo ,.da 
Casalregio s'era prima rivolto per ottenerla. 



1875 



Statuti di Cordorxuich nel 1337, con documenti sopra 
leggi anteriori. (Nozze Freschi-Foligno) — Udine, tip. Seitz, 1875; 
in 8** gr. di pag. 31. (R. 0-B.J 

Raccolta procurata da Vincenzo Joppi. Nelle notizie, che pre- 
cedono gli statuti, egli dice che di Gordovado, sulla sinistra del 
Lemene {curtis o villa, e vadum o guado) si ha ricordo in docu- 
menti del secolo xii. Il vescovo di Concordia s'intitolava marchese 
di Co'rdovado. Quel luogo nel 1387 respinse cinque assalti delle 
truppe carraresi alleate del patriarca Alencon: fu abbruciato nel 
1418 e occupato definitivamente dalla republica veneta il 10 maggio 
1420. Gli statuti di Cordovado del 5 ottobre 1337 sono molto più 
interessanti di quelli di Montenars (v. n. 357) perchè più completi, 
potendo il comune di Cordovado, per concessione del vescovo di Con- 
cordia, giudicare anche dei reati maggiori, come bestemmia, omi- 
cidio, ferite, furto, stupro. Era altresì stabilito che gli abitanti di 
Cordovado, in caso di guerra del vescovo, non dovessero sottrarsi 
al servigio. È notevole una riforma agli statuti, fatta nel 25 luglio 
1369, nella rubrica dell'omicidio, essendo per quello stabilito senza 
altro la pena di morte, il che dimostra come la guerra fra le parti 
non quietassero e i costumi non accennassero a farsi migliori. 



'. Statuti di Montenars, giurisdizione dei signori di Prant" 
pero, fatti nel 1372, con appendice di documenti. (Nozze Di Pram- 
pero-Kechler) — Udine, tip. Seitz, 1875; in 8^ gr. di pag. 39. 

CR. O-B.J 

Edizione messa insieme dal dott. Vincenzo Joppi che, dagli apo- 
grafi della biblioteca comunale di Udine, trasse gli statuti e gli 
ordinamenti della villa di Montenars nel 1373, dall'archivio nota- 
rile di Udine e dalla collezione propria cavò tre interessanti docu- 
menti del 1307, del 1364 e del 1382, e mandò innanzi al libretto 
alcune notizie su Montenars e sul castello di Ravistagno, oggi scom- 
parso, aquistato dai Prarapero nel 3 agosto 1287. La prima men- 



169 

rione di un Gotscal di Prantpero s'incontra in un atto del 1130. 
Questa famiglia prese il cognome dal castello di Gemona, e poi, 
tra Tarcento e Artegna, ebbe facoltà di costruirsene uno proprio 
nel secolo xui. Intanto la giurisdizione di Montenars e di Ravi- 
stagno, essendo stata temporaneamente divisa tra i Prampergi e i 
Brugni, questi, nella domenica 24 aprile 1373, convennero di for- 
mar uno statuto per Montenars, che riguarda solo i reati minori 
di percosse, minacele, ingiurie e violazione di domicilio. Ravistagno 
fu distrutto, probabilmente, tra il 1381 e il 1387 dalle fazioni av- 
verse al patriarca Alengon. 



Relazione della Patria del Friuli, letta in Senato il 26 
gennaio 1553 (stile comune) dal luogotenente Francesco Michiel. 
(Nozze Varmo-Manin) — Udine, tip. Doretti e Soci, 1875; in 8® di 
pag. 32. (R. 0-B.J 

Ordinata assai nelle sue parti è la relazione del Michiel, che 
stette in carica dal 15 marzo 1551 all' 8 dicembre 1552. Gli abi- 
tanti del Friuli erano in quest'anno 182mila. Si vede che il luogo- 
tenente era uomo di guerra, perchè parla con qualche diffusione 
delle cernide e più specialmente, essendosi recato sopraluogo, dei 
forti della Chiusa e di Osoppo; e inoltre si lagna che non si fos- 
sero per anco esaudite le sue sollecitazioni di provedere alle vie 
principali di comunicazione. Il Michiel, entrando anche nelle ragioni 
politiche, è d'avviso che si debba fortificare Monfalcone, il che im- 
porterebbe poca spesa. Bella e necessaria è dunque la Patria del 
Friuli, e bisogna tenersela cara, tanto più che gli arciducali ten- 
tano intaccarne i confini, sul quale argomento e sulle giurisdizioni 
violate dai limitrofi, la relazione del Michiel ci dà importanti no- 
tizie, conchiudendo intorno alla necessità che i luogotenenti vadano 
in persona a visitare i luoghi della Patria, per provedere, fra le 
altre cose, alla giustizia manomessa a danno dei poveri. — Della 
relazione Michiel, curata da V. Joppi, dà conto il Giornale di Udirne, 
10 aprile 1875, n. 85. 



Relazione del n. u. Stefano Viario, letta in Senato nel 

suo ritorno da luogotenente della Patria del Friuli nel 1599. (Nozze 

Mangilli-Ronchi)— Udine, tip. Seitz, 1875; in 8* di pag. 20. (R. 0-B.J 

Stefano Viario, nobile veneto, naque il 25 agosto 1550 e tenne 

la luogotenenza dal 17 maggio 1598 al 31 ottobre 1599. Addi 4 no- 



170 

vembre lesse, secondo il costume, la sua relazione in Senato. Da poco 
allora era cessata in Friuli la peste venuta dalla parte di Cividale ; 
ma sia per questo motivo, sia per altro, la popolazione di Udine era 
di 10,170 persone, mentre il Friuli veneto era ridotta a 97mila tanto 
che 4c non vi è villa, che doi terzi delle case di essa et anco li tre 
quarti non sieno ruinate e disabitate. » Misera altresì era la con- 
dizione dei feudi rurali, e fino da allora fu proposta « la ingrossa- 
zione dei terreni per via di permutazione, » la quale nei nostri 
giorni potè condursi a termine in Prussia con leggi severe, ma in 
Austria non si potè conseguire, e in Italia nemmeno tentare. Si 
voleva altresì che la republica veneta favorisse la ricuperazione 
dei beni venduti da taluno per urgenti strettezze. La Carnia, dice 
il nostro Viario, si compone di persone robuste « e molte di loro 
fanno li dottori senza aver veduto libri. » Nella Patria erano allora 
sessantasei giurisdizioni; la Camera fiscale rendeva 42mila ducati 
annui. Questa relazione usci a cura di V. Joppi. 

300. Die neuesten Ausgràbungen in Aquileia mit einem An- 
hange ùber antike Rennbahnen tiberhaupt,von D^Paul von Bizzarro 
(Separat-Abdruck aus der Triester Zeitung.) — Trieste, tip. Lloyd 
aust.-ung., 1875; in 16° di pag. 19. (B. C. U.) 

Verso la fine del 1874 essendosi fatti nuovi scavi in Aquileia, 
il dott. Bizzarro coglie la bella occasione per ridfare la storia dell'ori- 
gine e dell'eccidio della città, cui non crede che Attila distruggesse 
interamente. Quanto alla topografia gli viene acconcio di esaminare 
gli scritti del Kandler. La scoperta più notevole di quell'anno furono 
gli avanzi di un circo romano, il quale, secondo il Bizzarro, non 
dovrebbe essere inferiore al circo Massimo di Roma tra il Palatino 
e l'Aventino, o almeno a quello di Caracalla fuori di porta S. Seba- 
stiano. Egli ci dà in appendice delle interessanti notizie archeolo- 
giche sugli anfiteatri romani. Aggiungo qui che il dott. De Bizzarro, 
conservatore dei monumenti di storia e d'arte per la provincia di 
Gorizia, continuò a dar relazioni dei suoi studi archeologici della 
regione, che sono publicati in sunto nelle Mittheilungen der k. A. 
Central-Commission zur Erforschung und Erhaltung der Kunst 
und historischen Denkmale*^ presieduta dall' Helfert. Questo ricco 
periodico, di cui è redattore Carlo Lind, cominciò appunto ad uscire 
iii questo anno 1875 a Vienna. E da sperare che il De Bizzarro 
publichi per intiero le cose sue, cosi pure la carta topografica an- 



171 

tica della X regione, da lui preparata col riscontro della Peutin- 
geriana e le indicazioni delle distanze, tratte dai due Itinerarii, 
Antonino e Gerosolimitano. 



Gli scavi di Aquileia, (Nell'appendice del Giornale di TI- 
dine, 26, 28, 29 maggio, n. 124, 126, 127, dalla Allgemeine Zeitung) 
— Udine, tip. Doretti e Soci, 1875; in fol. di col. 15. (B. C. U.J 

Qui si accompagna il lettore nell'agro aquileiese, oltre il ponte 
antico presso Ronchi, su cui doveva passar la strada romana da 
Aquileia fino all'odierno S. Valentino, dove si partiva in due rami, 
uno per Monfalcone a Trieste, l'altro lungo la destra dell'Isonzo 
fino alla foce del Frigido. Rifatta in breve la storia dell'origine della 
colonia, l'anonimo viene a dire di tanti utensili, statue, iscrizioni che 
vanno disperse, mentre altre passarono nella raccolta Grimani in 
Venezia, finché il co. Cassis e il farmacista Zandonati fondarono due 
raccolte sul luogo. Solo dal 1863 gli scavi si condussero con intenti 
scientifici ; le autorità si interessarono delle nuove scoperte : il Kandler 
e il Kenner studiarono la topografia della città disegnandone il piano, 
e la direzione dei lavori fu afiidata al consigliere Baubela. Special* 
mente intorno alle antiche mura si ordinò l'opera degli scavi. Ma 
questo articolo è incompleto, dacché vi si taciono i nomi di altri 
scopritori, non ufficiali del governo o ufficialmente incaricati della 
cosa, i quali nel 1875 avevano già date moltissime prove di fortunata 
e studiosa operosità. Il comune di Aquileia aveva prima di quel^ 
Fanno fondato anche una specie di museo, il quale, passò recente- 
mente al governo (V. n. 90). Su gli scavi di Aquileia comparve, 
in questo stesso anno, neìTAicsland del 2 agosto, un articolo di 
M. Frydmann : Le rovine di Aquileia, e un altro del signor R. T., 
nella Provincia dell'Istria, 1 settembre, n. 17, intitolato: I nium 
scavi di Aquileia. 



Tavoletta votiva aquileiese illustrata da Antonio Stein- 
BiJCHEL DI Rheinwall {ìielV Archcografo triestino. Nuora Serie, 
Voi. m, pag. 227 e segg.) — Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1875; 
in 8** gr. di pag. 6, con una tavola f^R. 0. B.) 

Il senso di questa iscrizione è che Eliodoro si stima felice di 
appartenere a un sodalizio, forse dei Florensi. Nel rovescio della 
tavoletta fa incidere il ritratto suo e di sua mogUe. Questo ed altri 
cimelii rivelano che i Greci, specialmente dall'Egitto e dalla Siria, 
vennero già a stanziare ad Aquileia e vi parlarono la propria lingua. 



172 



Una gita in Aquileia, romanzo storico contemporaneo. 
(Nozze Miari-Buzzati) — Belluno, tip. Guernieri, 1875; in 16^ di 
pag. 90. (R. J.J 

L'autore e insieme attore di questa gita ha fatto bene a con- 
servarsi incognito, giacché il libro è un tessuto di cose strane e 
puerili, espresse nella forma più infelice e scorretta che si possa 
imaginare. Appena un terzo del volume tocca di Aquileia, ma le 
notizie storiche e artistiche vi appaiono sparse senza ordine alcuno, 
tranne forse la manchevole descrizione delle gemme e delle lapidi 
che gli furono vedute quando, dice T anonimo, «scesi dall'altissima 
torre e recaimi in seno di Zandonati >, noto farmacista-archeologo 
di Aquileia, che gli si fece guida assidua nel suo pellegrinaggio. 



:• La tomba di Gisulfo di L. Archinti. (Nella IHustrazione 
Universale, rivista italiana. Anno IP, 1875. n. 1 e 2 del 1® no- 
vembre 1874, pag. 13, 15 e 16) — Milano, tip. Treves, 1875; in fol. 
di pag. 3. (R. O'B.J 

Narra TArchinti come avvenisse la famosa scoperta del sarco- 
fago di Cividale e tocca della controversia tra il Bizzarro e l'Arboit. 
L'articolo contiene qualche errore, anche di stampa ; ma trae sommo 
pregio da ben diciassette diligenti illustrazioni della tomba e degli 
oggetti in quella rinvenuti, i cui disegni furono comunicati al pe- 
riodico dal dott. M. Leicht. 

34)a^« luL. Concordia. Col. La fabbrica d'armi^ memoria del- 
l'avv. Dario Bertolini (Nell'Archivio Veneto, Tomo x, pag. 97 e 
segg.) — Venezia, tip. del Commercio, in 8^ di pag. 29. fR, O-B.J 
Col sussidio delle lapidi sono modestamente chiarite le condi- 
zioni della fabrica d'armi che diede a Concordia il nome di sagit- 
taria. Non già che nelle altre fabriche d'armi non si foggiassero 
frecce, oltre qui e a Macon nella Gallia, ma la opportunità del sito 
e più r idoneità delle aque fecero per le saette preferire Concordia. 
Interessa ancora che Aquiiio, personaggio consolare, appartenesse per 
ben due volte come quinqueviro alla decuria anna^nentaria, non 
altrove cosi chiaramente menzionata, che fu un proprio coUegio di 
artieri fabri ed impiegati nella fabrica. La dimostrazione è esauriente. 
Da prima, fin dai tempi di Adriano, la fabrica dovette comprendere 
ogni maniera di armi, ma le iscrizioni recenti, largamente illustrate, 
dimostrano che, innanzi alla caduta dell'impero, la fabrica si limitò 



173 

alla produzione delle frecce, con circa ducento operai soggetti a 
un ducenarius che aveva sotto di sé due centenarii e questi due o 
più biarchi, senza contare i sorveglianti dei magazzini e delle sal- 
merie. Diciotto iscrizioni, di cui 17 affatto nuove, illustrano tutto 
questo ordinamento. 



i. Scavi concordiesi, descritti dall' avv. D. Bertolini. (Nel 
Bullettino dell' Instituto di corrispondenza archeologica, anno 1875 
pag. 4 e segg.) — Roma, tip. Salvinoci, 1875; in 8^ di pag. 24. (R,D.) 
Due giorni prima del 24 marzo 1875, in cui il ministro Rug- 
gero Bonghi erasi recato a visitare il sepolcreto concordiese, nello 
sgombrare i sentieri e nello sterrare alcune tombe, vennero in luce 
nuovi oggetti interessanti l'arte e la storia, cioè un bassorilievo 
che rappresenta tre littori e iscrizioni parecchie, in numero di 22, 
che vanno dalla 42 alla 63, tra le quali 4 di greche. Sono tutte 
illustrate con larghissima copia di erudizione, e tra le conclusioni 
che più importano è quella che negli ultimi anni del secolo iv e nel 
principio del v venivano stanziate a Concordia le milizie barbare 
che, col nome di numeri, erano state reggimentate negli eserciti ro- 
mani : le arche stesse dimostrerebbero però che non vi fossero 
mandati gl'interi corpi militari, indicati dai numeri stessi, ma solo 
i veterani, coll'obligo di difendere la colonia e combattere gl'in- 
vasori. Dopo la partenza del ministro, nuove scoperte eransi fatte, 
specialmente di una strada due metri sotto le arche, larga sei 
metri e mezzo con mezzo metro di ghiaia, e alcune tombe di cotto, 
mai vedute per innanzi e più antiche, dove gli scheletri sono meglio 
conservati (V. n. 333). Oltre i lavori qui nominati comparvero, in 
quest'anno, su Concordia, un articolo di L. Lefort, nella Rewe ar- 
chéologiqite del maggio, intitolato : Cimitiére chrètieìi de Julia Con- 
cordia, e nel Bullettino di archeologia cristiana, n. 4, un altro 
articolo: Julia Concof^dia, necropoli cristiana. 



Le iscrizioni del sepolcreto di Concordia, lettera di mon- 
signor LivERANi al direttore dell'Archivio Veneto. (ììeìV Archivio 
Veneto, Tomo x, pag. 352 e segg.) — Venezia, tip. del Commercio, 
1875; in 8** di pag. 4. (R,0-B.) 

Tenendo conto della simultaneità di due idiomi diversi, cioè 
del latino classico e del latino rustico, nelle epigrafi di Concordia, 
U Liverani si fa a correggere sette luoghi men debitamente, se- 



174 

condo lui, interpretati dall' Henzen, dal De Rossi, dal Momrasen e 
dal Bertolini. Fra queste è curiosa l'epigrafe che Marino pose sul 
proprio monumento e così suona tradotta: «se qualche altro cane, 
figlio di cane, vorrà essere posto nel sepolcro, paghi al fisco lire sei 
d'argento. » È corso però un errore di citazione nell'epigrafe di 
Saturnino che è corretta in modo men chiaro assai di quello pro- 
posto dal Bertolini. 



Documenti inediti su Conegliano nel 1330 publicati da 
V. Joppi. (Nozze Marcolino? abris) — Udine, tip. Seitz, 1875; in 8* 
di pag. 20. (R. 0-B.J 

Quando i veneziani, per la pace conchiusa il 24 gennaio 1339, 
aquistarono dagli Scaligeri il Trevigiano, e divennero cosi confinanti 
col Friuli, il patriarca Bertrando, temendo la vicinanza della po- 
tente republica, si adoperò perchè al papa Benedetto XII residente 
in Avignone fosse ceduta, ma sotto il governo patriarcale, la terra 
di Conegliano e suo distretto, che pure apparteneva al territorio 
di Treviso. In compenso della dedizione, Conegliano ebbe promesse 
dei soliti privilegi, e il primo capitano pel patriarca fu Federico 
di Savorgnano. Contro tali mene, e contro la presa di possesso, la 
vinse Venezia il 28 giugno ; m a intanto, dal 1 3 giugno, erano riu- 
scite a bene le pratiche di Bertrando e dei suoi. Questo periodo 
di 15 giorni, in cui trionfò la parte pontificia, è illustrato dai quat- 
tro documenti della presente publicazione, i quali sono copie che 
mons. Giusto Fontanini trasse dalla biblioteca Ottoboni in Roma, e 
che si conservano nella collezione Concina in Sandaniele del Friuli. 
La prima lettera è diretta al comune di Conegliano, le altre tre 
al patriarca, perchè conduca a fine sollecitamente l'impresa. 



'. Dello stato e governo afilla comunità di Ge^nona, scrit- 
tura di Ottavio Stancile cittadino e nunzio di Gemona. (Nozze 
Mangilli -Ronchi) — Venezia, tip. del Commercio, 1875; in 8*^ di 
pag. 14. (R.a-B.) 

Lo scrittore di questo notevole documento fu Ottavio Stancile 
nobile gemonese, che nel 1725 aveva la carica di contraddìcente 
della comunità: egli diresse il suo rapporto ai sindaci inquisitori 
in terraferma, uno dei tanti ufficii della veneta republica. Come 
oggi, dopo il capoluogo, è Pordenone la prima terra della provincia 
di Udine, allora era Gemona, con proprio statuto, seimila abitanti, 



175 

molte chiese, quattro conventi, un ospedale e tredici scuole. Capo 
del primo magistrato era il capitano, con giurisdizione criminale, 
coadiuvato da quattro procuratori; dal 1381, come per tutto al- 
trove, il capitano doveva essere straniero alla comunità. Ci erano 
in Gemona tre consigli, minore, maggiore e d'arengo ; il primo di 
15 membri (14 nobili e uno popolare) che si raccolgono una volta 
per settimana; il secondo di 40 (25 nobili e 15 popolani), una volta 
al mese; il terzo, indeterminato nel numero dei suoi membri e con 
speciali attribuzioni, è convocato una volta all'anno. I giudici erano 
sei, per gli affari civili e criminali ; dai dazi si traevano 1600 
ducati. 

S'yo. Tre documenti inediti su Monfalcone nel secolo XIV, 
(Nozze De' Dottori -Prokop) — Udine, tip. Seitz, 1875; in 8° gr. 
di pag. 30. CB. a U.) 

Dettata dal dott. Vincenzo Joppi, la prefazione dice che im- 
portanza abbiano questi tre documenti, tolti all'archivio notarile di 
Udine. Il primo contiene l'approvazione di Bertrando nel 1336 agli 
statuti di Monfalcone, riformati dagli antichi di cui non si hanno 
traccio. D secondo documento illustra le fazioni avvenute in Friuli 
dopo la morte* di Marquardo. Mentre fervevano la discordie tra le 
comunità di Cividale e di Udine, la prima favorevole al patriarca 
commendatario Filippo, l'altra contraria, nel marzo 1386 ci fu una 
tregua di che approfittarono cinque facinorosi per impadronirsi di 
Monfalcone alleata di Udine. Furono condannati a perpetuo esilio 
e alla confisca dei beni. Il terzo documento è un esame d' imputati 
di aver somministrata la polvere per tirare dal castello sulla terra 
di Monfalcone. — Disse due parole di questa publicazione il Bui- 
lettino di Bibliografia veneziana, n. 9, pag. 86, annesso ^M' Archivio 
Veneto, Tomo ix, parte ii. 



.. Portogruaro: origini e nome, memoria dell'avv. Dario 
Bertolini. l^eVC Archivio Veneto, Tomo viii, pag. 229 e segg.) — 
Venezia, tip. del Commercio, 1875; in 8° di pag. 34. (R, O.-B,) 

Notevole scritto che annunzia le tre ipotesi, troiana, romana 
e vescovile, sull'origine di Portogruaro, e discute particolarmente la 
seconda in cui Portogruaro è a torto confuso col Porto Romatino, e 
combatte la terza che ne riporta le origini al 10 gennaio 1140, data 
troppo recente, dacché la? concessione fatta allora da Gervino, vescovo 



176 

di Concordia, delle terre su e ui sorge la città, fosse una rinovazione 
e non la prima, * del livello di detta terra ai portolani presenti ed 
assenti, » cioè non ai cittadini originarli veri e propri, ma ai vicini, 
che è quanto dire ai nuovi venuti, cittadini aggregati. Messe in 
contumacia queste ipotesi, l'autore si pronunzia per l'origine celtica 
della città e, quanto al nome, escludendo la spiegazione di Porta della 
Gru di porta augurale, lo sostiene derivato dal tedesco gruen 
o groen (verde): gruarius sarebbe poi il guardiano o il custode 
della selva che esisteva tra Gruaro e Portogruaro come è attestato 
dal nome del paesello di Giai e Gaio che vale appunto selva den- 
sissima. Questo lavoro si conchiude con quattro documenti, tre dei 
quali riguardano il patto di vicinanza nei comuni del medio -evo. 



s. Orazione di Cornelio Frangipane alli proveditori veneti 
sopra la fortificazione d'Udine. (Nozze Frangipane -Rinoldi) — 
Palmanova, tip. Zucchiatti, 1875; in 8® di pag. 12. (B. C. TI.) 

Ha la data. 15 gennaio 1567. Dice come sia urgente la difesa 
del Friuli e come, avendo il Senato presa deliberazione di fortificare 
Udine, agevole ne torni l'esecuzione, essendovi sotterra pietre ac- 
concie per mura e baloardi, e vena di aqua inessicabile per ogni bi- 
sogno e i boschi abbondevoli « per fabricare la fortezza reale e 
grande. > L'opera fallita dimostrò che queste del Frangipane erano 
frasi retoriche. L'orazione, esistente nella biblioteca civica di Udine, 
faceva parte del Commentarium de munienda Urbe Utini dell' Ar- 
rigoni, ricopiato dal Liruti. 



Le corse di cavalli a Udine, notizie e proposte di N. 
Mantica. — Udine, tip. Seitz, 1875; in 8° di pagi 72. (B. C. U.J 

Di grande interesse sono le curiose notizie storiche (pag. 8-36) 
che precedono questa relazione del nob. Nicolò Mantica, al consi- 
glio comunale di Udine. Esse furono scovate, con l'aiuto del dott. 
Vincenzo Joppi, da publiche e private biblioteche. Da un articolo di 
Giandomenico Cleoni è riportato anzi tutto il noto documento sulle 
spese del palio tenuto in Udine il 23 aprile 1372 (V. n. 15). A que- 
sta fanno seguito altre citazioni di palili, in ordine cronologico, dal 
1334 al 1788, tratte dagli Annali civici di Udine: vi figurano ol- 
tre cento notizie di questa publica festa cittadina, talvolta sospesa 
per qualche tempo, talvolta ripetuta in uno stesso anno, o rifor- 
mata. Vi è qui un documento più ampio pel 1471, e sotto l'aimo 



177 

1562 sono riportati i nuovi capitoli delle corse cittadine con 6ar- 
bari, cavalli roncini, de carrettoni, de gli\isini; più tardi, nel 
1576, con cavalli de aratro. Nuove riforme si fecero negli anni 
1517, 1589 e 1614. NegU ultimi anni, del 1784 al 1788, il comune 
sussidiava i premii, forniti per la massima parte da privata colletta. 
Pare che, non prima del 1818, dopo un'interruzione di trentanni, 
le corse fossero riprese. In appendice alle notizie sui pallii sono 
riportati i capitoli intorno alle giostre stabilite nel 1557 pei tre 
anni successivi, e airAccademia cavalleresca udinese, col nome dei 
Concordi che, fondata nel 1609, cessò nel 1676. 



Sull'istituzione della commissaria Uccellisi fondazione 
e storia del Collegio, discorso detto all'Accademia di Udine dal 
commendatore Francesco di Toppo. (Nozze Di Prampero-Kechler) 
— Udine, tip. Delle Vedove, 1875; in 8^ di pag. 18. (R. O-B.) 

Alla compilazione di questi cenni valse molto l'aiuto del dott. 
Vincenzo Joppi. Si comincia a dire dell'antico convento a cui En- 
rico Stanca di Udine, detto Uccelluto, forse della famiglia Savor- 
gnan, destinò nell'anno 1285 un terreno fuori del vecchio recinto 
della città, sulla strada di Gemona. Nel 1306 Ottobono patriarca 
vi consacrava una chiesa a San Lazzaro. Le Clarisse ivi raccolte 
non erano modello di buon costume, tanto che nel 1566 il vicario 
patriarcale lamentava che « quel monastero di monache servano 
poco la loro clausura, e Dio voglia che non vi sia di peggio. > I 
disordini giungevano fino a crederle non immuni di eresia. Il mo- 
nastero si migliorò affatto quando Pio V ne diede al patriarca di 
Aquileia la sorveglianza, togliendola ai francescani. — L'origine 
della commissaria risale invece al testamento 6. luglio 1431, col 
quale Lodovico Uccellis vuole che, all'estinguersi della sua famiglia, 
il patrimonio sia convertito nell' istituzione di un collegio femmi- 
nile, col fine di mantenere, educare e dotare per matrimonio quin- 
qtie puellae virgines. Morto nel 1685 il co. Federico Savorgnan- 
Uccellis, il testamento cominciò ad eseguirsi col fondare il collegio 
nell'abitazione della nobile matrona Elisabetta Rizzardis, donde le 
graziate passarono nel 1690 presso le Pinzochere Terziarie di S. Fran- 
cesco nella casa di S. Spirito, e quattro anni dopo, per soli due anni, 
nell'altro monastero della B. V. dei Sette dolori. Stettero appresso 
a S. Agostino dal 1738 al 1806, e dal 1821 nel monastero di S. Chiara. 
Alla fine del 1874, dopo im novennio, il co. Francesco Di Toppo cessava 

13 



178 

dairufficio di amministratore della commissaria, accrescendone di 
quasi sessantamila lire il capitale. In quella occasione il Giornale 
di Udine, 17 marzo 1875, n. 65, tornò a ricordare l'origine e le 
vicende della istituzione. 

S'y^t Dell'archivio 7nunicipale udinese, articolo di Bibliofilo. 
(Nell'appendice del Giornale di Udine, 24 aprile 1875, n. 97) — 
Udine, tip. Doretti e Soci, 1875; in fol. di col. 4. (B. C. U.J 

Dopo aver detto della collezione, ordinata dal cancelliere della 
magnifica Comunità di Udine Marco Antonio Fiducie, che mori a 
90 anni nel 1608, e va dal J300 ai suoi tempi, distinguendosi in 
Annales, Ada publica e Documenta a cui segue un indice generale 
chiamato Catastica, l'articolista aggiunge che, fino al 1797 la rac- 
colta ampliata fu tenuta con ogni cura, ma da quell'anno rimase 
quasi abbandonata in luogo angusto, esposto alla pioggia, in balia 
dei barberi e dei barberini. Perciò propone alcuni rimedii per sal- 
vare l'archivio municipale da ulteriore sperpero e deperimento. An- 
che l'Accademia di Udine, discutendo nella tornata 27 aprile 1875 
(V. Rendiconti, 1875, pag. 37) ima proposta del socio Schiavi, pro- 
mosse l'ordinamento dell'archivio municipale dal 1786 in poi. Solo 
quattro anni dopo, nella seduta di primavera 1879 del consiglio 
comunale, la Giunta manifestò in una relazione la necessità di ri- 
ordinare l'archivio municipale udinese (V. Giornale di Udine, 29 
aprile 1879, n. 101) continuandone l'indice fino ai nostri giorni; ma 
non avendo chiesto i fondi necessarii, il voto fu accolto benigna- 
mente e rimandato agli atti. Se non che la relazione portò questo 
di bene che si pose qualche rimedio al disordine deplorato da Bi- 
bliofilo e dalla nostra Accademia. 



I vescovi giuliesi, ricerche e riflessioni sopra il loro 
carattere e sopra il luogo di loro residenza, del prgte Pietro 
SiccoRTL {^e\Y Archivio Veneto, Tomo X, pag. 5 e segg.) — Venezia, 
tip. del Commercio, 1875; in 8^ di pag. 30 (R. 0-B.). 

Contro il Fabris, autore del Ricordino storico della chiesa di 
Aquileia (V. n. 306), il Siccorti sostiene che i personaggi che portano 
il titolo di vescovo giuliese fossero veramente tali, e non corepiscopi 
ossia preti con le funzioni ma senza la consecrazione vescovile e 
nemmeno vescovi ausiliari o in partibus, cioè senza diocesi. Sostiene 
angora che il loro ufficio si esercitasse in Zuglio e non in un castello 



179 

oltralpe della diocesi aqaileiese. La dimostrazione si fonda sopra molti 
argomenti, congetturali e di fatto, sulla importanza di Giulio Car- 
nico o Castrum luliense, secondo lui, la cui condizione civile, come 
colonia, doveva trovar suo complemento nella distinta condizione 
ecclesiastica ; sulla firma di Massenzio che nel 579 figura tra quelle 
dei venti vescovi che chiesero in un sinodo la traslazione della sede 
a Grado, e nel 591 tra quelle dei dieci vescovi scismatici nel libeUo 
all'imperatore Maurizio. Un secolo dopo si contano, tra i vescovi 
di Zuglio, Fidenzio ed Amatore. Ma il fatto di maggior peso è la 
scoperta degli avanzi di un'antica basilica in Zuglio, che viene a 
confermare la notizia ricavata da carte inedite. Anche i fratelli 
Joppi giovarono il Siccorti nelle sue dotte ricerche. Io aggiungo che 
la grande frequenza delle sedi vescovili nei primi secoli viene a 
sufiragare dimolto l'opinione espressa nella presente dissertazione. 
Anche il padre Cortenovis, in una lettera a Spiridione Minotto, senza 
nome d'autore, Sopra una tessera antica e due conti di monete 
romane, stampata in Udine nel 1778 e 1780, discorrendo della sede 
vescovile giulìese, ha ridestata, contro il canonico Michele Della 
Torre, la famosa controversia, tra Cividale e Zuglio, sul luogo che 
i longobardi avrebbero scelto a residenza del governo civile. Noto 
qui, essendomi sfuggito a suo luogo, che l'elogio già scritto dall'ab. 
Luigi Lanzi per onorare il padre Angelo Maria Cortenovis, al secolo 
Pietro Antonio, il quale naque in Bergamo nel 1 marzo 1727 e mori 
in Udine nel 26 febraio 1801, dopo 37 anni di dimora fra noi, fu ri- 
publicato, aggiungendovi le lettere familiari dell'uomo erudito, nella 
Collezione delle Vite dei Barnabiti, voi. xvii, stampata a Milano, 
tip. arcivescovile, 1862; in 16® di pag. 402. Questo libro contiene 
molte notizie sul movimento letterario e sugli studi archeologici in 
Friuli nel secolo scorso. 

S'T'T't Scrittura presentata al Senato veneziano dalla comunità 
di Gemxma emiro l'apertura della strada del Puffaro, (Nozze Man- 
gilli- Ronchi) — Venezia, tip. della Gazzetta, 1875; in 8** di pag. 16. 
(R. a-B.J 

Contano un'antichità di quattro secoli e son notissime nella 
storia del Friuli le contese fra Gemona e Cividale, tra la strada 
della Pontebba e quella del Pulfero. Quando fu decretata la ria- 
pertura di quest'ultima nei primi anni del secolo xvii, i gemonesi 
misero il mondo a rumore, e mandarono al doge e al senato la 



180 

scrittura oggi publicata dall'avv. Zaiotti. La nuova strada, si diceva, 
4c produrrà notabilissimo preiudicio a Vostra Serenità, et beneficio, 
per dirne il vero, ad alcuni pochi di Cividale. » Si pretendeva che 
la sicurezza della republica dovesse soflfrirne, aprendo al commercio 
la vallata del Natisene, e che, in luogo della strada, fosse da costruire 
un forte al confine arciducale. Se si aprirà la via del Pulfero, gli 
abitanti di Gemona e degli altri luoghi superiori, ridotti senza ne- 
gozii, « conveniranno abbandonar i propri nidi. » Si vede come fos- 
sero esagerate le lagnanze di Gemona, giacché dalla scrittura dello 
Stancile (V. n. 369) s' impara che, anche dopo l'apertura della strada 
del Pulfero, essa continuò nella sua floridezza. 



Sulla irrigazione colle aque del Cellina nella provincia 
del Friuli, di G. B. Bassi, con 5 documenti. (Nelle appendici del 
Giornale di Udine, 6, 7, 8 ottobre, n. 238-240) — Udine, tip. Doretti 
e soci, 1875; in fol. di col. 21. (B. C. U.) 

In questa nuova raccomandazione del perseverante e finalmente 
fortunato propugnatore della irrigazione in Friuli, tra gli appunti 
tecnici, fa capolino la storia, dove si accenna all'antica roggia di 
Aviano, monumento idraulico del secolo xv, la quale nel 1486, come 
accenna l'iscrizione, diede origine al Canale Brentella, che con- 
giunge la roggia al Noncello. 

3*yo. Lettura critico^torica, dell'ab. G. B. Cucavaz. (Nei Ren- 
diconti dell'Accademia di Udine, Triennio 1872-75, pag. 17 e segg.) 
— Udine, tip. Seitz, 1875; in 8° di pag. 2. {R. O-B.) 

Pensa il Cucavaz che la trincea al di là del prato di S. Qui- 
rino, sul Natisene, fosse costruita contro gli Avari dal duca Gisulfo. 
Aggiunge che Varnefrido, figlio di Lupo duca nel Friuli, tentando 
ricuperare il potere usurpato al padre da Grimoaldo, fu ucciso presso 
Vernasse, che Vernasse, per molti argomenti deve intendersi, non 
già Neumaso, il castello di Nimes ricordato da Paolo Diacono. La 
lettura fu fatta nella seduta 17 aprile 1874. 

380t Viaggio a Trieste e nell'Istria, memoria di Cornelio 
Frangipane. (Nozze Frangipane -Rinoldi) — Palmanova, tip. Zuo- 
chiatti, [1875]; in 8^ di pag. 19. {B. C. T.) 

Nel 1539 Cornelio Frangipane famoso giureconsulto, oratore 
e poeta aveva promesso a monsignor Pietro Bonomo, vescovo di 



181 

Trieste, di fargli una visita e in quattro, tre nobili e un prete, con 
due servitori, furono a quella volta. Nel 13 agosto erano al castello 
di Duino < et il signor è un M. Mathias Hovero (Hoflfer) giovanetto 
il più bello che sia a molte miglia, et ha sette sorelle, sei donzelle 
et una maritata, ha anchor la madre viva, laqual veramente è la 
più avara e la più discortese donna del mondo, come noi la sera 
avanti provassimo. > 



Dice lettere di Pompeo Caimo al fratello Eusebio. (Nozze 
SofiazzSchiavo-Leggio). — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1875; in 
8® di pag. 8, non num. (M. P. 0,) 

Tratto dall'archivio privato dei nobili Caimo di Udine, queste 
lettere di Pompeo, medico udinese, al fratello vescovo di Cittanova 
parlano della morte di Leone XI e della elezione di Paolo V. Si 
narra degli artificii che precedettero la nomina del cardinal Bor- 
ghese, e si dice che se l'Aldobrandini avesse lottato più validamente 
contro il Montalto protettore del Borghese, sarebbe invece riuscito 
papa il cardinal Mantica. 



Aquileia, Julium Camicum, Forum Julii, Concordia, Al- 
Unum, monografie di vabii. (Nel Manuale topografico^rcheologico 
dell'Italia, compilato a cura di alcuni dotti. Voi. I, pag. 55 e segg.) 
— Venezia, tip. Grimaldo, 1875; in 8^ di pag. 22. [B. C. U.) 

Lo scopo che l'operosissimo senatore Luigi Torelli si propose 
nel raccogliere questo manuale, invero troppo affrettato, comparso 
da prima negli ^tti del Reale Istituto Veneto di scienze, lettere ed 
arti, 1872, serie IV, tom. I, pag. 1313 e segg., è di sapere quante 
città, un tempo ricche e fiorenti m Italia e ora scomparse, offrano 
probabilità di dar materia preziosa, col mezzo di scavi, all'arte e 
alla scienza. Nel Friuli, e negli attuali distretti di Portogruaro e di 
San Dona sono indicate Àquìleia, Concordia, Aitino, di cui lo stesso 
Torelli, consultato il prof. G« A. Pirona, dettò tre succinte monografie, 
con citazione delle fonti e delle raccolte che fino al 1875 eransi 
fatte di oggetti scavati sul luogo. L' ing. Antonio Joppi disse poche 
parole di Zuglio e di Cividale, citando anch'egli i principali scrìt^ 
tori che ne parlarono. 



i3. Lettera inedita di Azze marchese d*Este al patriarca 
d'Aquileia, sopra alcuni avvenimenti successi in Verona nel 1207, 



182 

publicata da Vincenzo Joppi. (Nell'Arcaico Veneto, Tomo x, pag. 
155 e segg.) — Venezia, tip. del Commercio, 1875; in 8*^ di pag. 5. 
(R. O-B.J 

Ricavata dalla pergamena originale nell'archivio privato del 
cav. Jacopo de Concina in S. Daniele del Friuli, questa lettera, pre- 
ceduta da una lunga illustrazione del dott. Joppi, interessa la storia 
del Friuli, dacché Azzo d'Este, di parte guelfa, vincitore a Verona 
di suo zio Bonifacio di parte ghibellina, fece prigioni fra gli altri 
Federico di Caporiacco col fior della nobiltà e con altre genti di 
Trento, Padova, Friuli, Ma Federico e gli altri ministeriali aquileiesi, 
benché ribelli al patriarca Volfero, furono, intercedenti i vescovi di 
Vicenza e di Concordia, rimandati liberi affinché il patriarca li 
giudicasse. 



Comparsa conclusionale delli nòbili conti Strassoldo 

nella causa contro il comune di Muzzana sul punto di 

scioglimento della Locazione perpetiuzle 30 aprile 1366 ecc. — 
Venezia, tip. Patronato di G. Tondelli, 1875; in 4^ di pag. 144. 
(M. P. G.J 

Tanti sono i documenti antichi di grande importanza storica, 
citati in questa scrittura legale a sostegno degli attori conti Stras- 
soldo, che non potei a meno di citarla nella bibliografia, rinunziando 
però di farne un compendio : molti fatti storici vengono a suffragare 
il punto in questione, e meritano di essere nominati i due avvocati 
che entrarono in lizza, G. B. Ruffini per gli Strassoldo, Corrado Ste- 
fanelli pel comune di Muzzana. 



>• Notizie storiche della biblioteca comunale di Sandaniele 
del Friuli, raccolte dal sac. Luigi Narducci (Nozze Narducci-Bonin) 
— Venezia, tip. del Commercio, 1875f in 8^ di pag. 43. (R. O-B.J 
Piccola, ma preziosa e notissima agli studiosi è la biblioteca 
di Sandaniele del Friuli, di cui il Narducci, attuale benemerito cu- 
stode, dice la origine e le vicende. La origine si raccoglie dal nome 
suo, di biblioteca guarneriana-fontaniniana, essendoché Guarnerio di 
Pietro signore d'Artegna e vicarie^ generale del patriarca d'Aquileia 
lasciasse in custodia al comune di Sandaniele, sotto certe condizioni, 
€ omnes et singulos libros, quos idem testator habet in quacumque 
facultate, et cuiuscumque status conditionis et valoris. » Ciò nel 
1466, e i codici furono 172. Nel 1736 Giusto Fontanini vescovo di 



183 

Ancira, erudito sandanielese, lasciò morendo i suoi libri rari alla 
stessa biblioteca, ma nel trasporto da Roma molti manoscritti re- 
starono in mano della republica di Venezia o passarono altrove a 
Udine, a Trieste, a Vienna, invano richiamandoli il comune che 
aveva intanto costruito un nuovo locale, con la spesa di lire venete 
7,600. Molti nuovi donativi crebbero la biblioteca, e Benedetto XIV 
nel 1744 pubblicò un Breve di scomunica contro chi ne asportasse 
qualche libro. I francesi però non si tennero di rapire diversi co- 
dici e un incunabulo della stampa. Se non che Carlo Fontanini ve- 
scovo di Concordia legò alla biblioteca altri 1500 volumi, ond'essa 
tocca oggimai i 4700. Il dotto bibliotecario ab. Luigi Narducci in- 
tende da parecchi anni alla loro illustrazione. 



^. Memorie storico -genealogiche della stirpe Waldsee-Mels 
e più particolarmente dei conti di Colloredo, per il cavaliere G. B. 
DI Crollalanza, presidente dell'Accademia araldico-genealogica ita- 
liana — Rocca S. Casciano, tip. Cappelli ; Pisa, direz. del Giornale 
Araldico, 1875; in 8** gr. di pag. 366 con nove tavole. ("R. O-B.J 
Publicazione a soli dugento esemplari, dedicata al conte Pietro 
di Colloredo che ne sostenne le spese. La parte narrativa comprende 
sedici capitoli (pag. 5-269), otto de' quali stanno a chiarire la storia, 
altrettanti la genealogia. La parte illustrativa descrive il blasone 
della stirpe Waldsee-Mels-CoUoredo e ne riproduce i disegni ; riporta 
per intiero ben trentuno documenti in ordine cronologico, sebbene 
non tutti inediti; dà il prospetto dei castelli Waldsee nella Bassa 
Austria e Colloredo in Friuli; monumenti e antiche iscrizioni; tre 
armi gentiUzie riprodotte a mezzo della cromolitografia, e bellamente 
si compie con nove tavole genealogiche, condotte con molta mae- 
stria, sebbene non scevre di errori. Peccato che alcuni errori di 
fatto e moltissimi inescusabili di stampa s' incontrino anche nel testo. 
La prima notizia della famiglia in Friuli è dal 1019, quando Lia- 
bordo dei signori di Waldsee si pose della comitiva del patriarca 
Popone, che lo investi del castello di Mels. La costruzione del ca* 
stello di Colloredo fu autorizzata dal patriarca Ottobono con decreto 
4 dicembre 1302. — Di questo libro parlò brevemente il Giussani 
nell'appendice del Giornale di Udine, 24 dicembre 1875, n. 306, 
e io ne diedi conto nelVArch. Stor. ItaL, Terza Serie, Tomo xxv, 
pag. 322-328 in un articolo riprodotto negli Atti dell' Accadeìuia 
di Udine, serie seconda, voi iv, pag. 35-45. Cosi puro il Franzi 



184 

nélV Archivio Veneto, Tomo xiii, pag, 387-394, fece un articolo solo 
di tre lavori sullo stesso argomento, imperocché si sa che le Memorie 
del CroUalanza, non avessero altro merito, hanno provocato nuovi 
studii (V. n. 475 e 476). Lo stesso autore nell'anno appresso 1876, 
Pisa, tip. Araldica, ne trasse un sunto con tutte le figure e le ta- 
vole pel Giornale Araldico, Anno m, num. 5 e 6, raccogliendolo in 
un volumetto in 8^ di pag. 73. 



'• Notizie storielle sulle nobili famiglie friulane di Varmo 
e di Pers scritte da fra Ciro di Pers cavaliere gerosolimitano, pre- 
cedute da cenni biografici sull'autore, con annotazioni. (Nozze Varmo- 
Manin) — Venezia, tip. del Commercio, 1875; in 8** di p. 37. (R. 0-B.) 
È un opuscolo genealogico molto interessante, più che per la 
scrittura del celebre fra Ciro di Pers, poeta amoroso e cavaliere 
di Malta, per le prove moltissime che vengono offerte sulla discen- 
denza delle due famiglie, per le copiose annotazioni biografiche e 
per r indice di quanto si contiene intorno alle due famiglie Varmo 
nelle sei buste dell'Archivio di Stato in Venezia, segnate Prove- 
ditori sopra feudi, Tomo iv. La famiglia Varmo, che pure non 
appariva tra le prime nel Parlamento della Patria, è però la più 
antica delle superstiti nel Friuli. Da essa discesero i signori di Pers, 
de' quali fu il nostro fra Ciro che, giusta la biografia qui ripro- 
dotta, naque il 17 aprile 1599 nel suo castello di Pers presso San- 
daniele dove mori il 7 aprile 1662. Giovanni Daniello Bérteli canonico 
di Aquileia ne raccolse le opere. A complemento di questo lavoro, 
publicato dal co. Giampietro Grimani, si desidererebbe un quadro 
genealogico. — Di queste notizie discorse il Giornale di Udine, 10 
aprile 1875, n. 85, e il Bullettino di Bibliografia veneziana n. 9, 
pag. 91 , annesso alV Archivio Veneto, Tomo ix, parte n. 



Fortunato da Trieste patriarca di Grado (803-825), 
frammento di storia dei Carolingi in Italia del prof. Simone Della 
Giacoma. (^eWArcheografo triestino. Nuova Serie, Voi. in, pag. 317 
e segg.) — Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1875; in 8° gr. di pag. 81. 
rR. O-B.J 

Erudito lavoro sul più grande fra i sessanta patriarchi che dal 
725 al 1451 tennero la sede di Grado, matrice dell'estuario veneto. 
Fortunato si destreggiò invano tutta la vita perchè la metropoli di 
Aquileia, situata su territorio franco, non preponderasse su quella 



185 

di Grado, e a questo fine si gettò in braccio di Carlomagno, matu- 
rando una congiura contro i dogi Giovanni e Maurizio II, la quale non 
riusci. Alla corte di Carlo ottenne favori e in ricambio fu Fanirna 
deUe agitazioni tra le famiglie patrizie delle lagune, e brigò per 
estendere il dominio franco neir Istria, serbando a sé molte giuri- 
sdizioni ecclesiastiche e da ultimo il vescovato di Pola, mentre pel 
trionfo del doge Obelerio era rimasto esule volontario in Grado. 
Ma quando, dopo la sconfitta toccata a Pipino figlio di Carlomagno 
nella laguna, la potenza franca vien meno, Fortunato non abban- 
dona i suoi protettori e congiura di nuovo contro Venezia, fugge 
in Francia, e mentre preparasi pel viaggio a Roma, muore nella 
sua abazia di Moyen-Moutier. Di tutti questi fatti non è ben sicura 
la cronologia, ma lo spirito ambizioso del patriarca e i raggira- 
menti di quella età oscura e i casi di Grado che precedettero 
l'avvenimento di Fortunato sono confortati da copiosissime annota- 
tazionì tolte alle fonti migliori. 



Di Luigi Magrini, vdinese, professore di fisica, com- 
memorazione di Giovanni Clodig. (Nei Rendiconti dell'Accademia 
di Z/din^,* triennio 1872-75, pag. 47 e segg.) — Udine, tip. Seitz, 
1875; in 8^ di pag. 2. (R. O-B.) 

Mentre si desidera vivamente la publicazione per intero di que- 
sto scritto, è bene avvertire che fu letto nella seduta accademica 
del 2 luglio 1875, celebrandosi in esso i meriti di uno dei più emi- 
nenti cultori della fisica, il quale dedicossi altresì agli studii del- 
l' ingegnere, e coltivò la musica, la drammatica e la poesia. À lui 
si deve l'invenzione di un motore elettro-magnetico, presentato nel 
1835 all'Accademia di Padova; a lui l'applicazione del motore stesso 
alla trasmissione dei segnali a distanza, cioè l'invenzione del tel^ 
grafo elettrico cui fece funzionare tra Venezia e Padova nel 1837. 
Starebbero finora a suo favore tutti i documenti per dimostrare che 
al Magrini devesi l'onore della priorità in questo grande trovato. 
Luigi Magrini naque m Udine il 4 maggio 1802; mori in Firenze 
U 19 aprUe 1868. 

390t La famiglia Manin, dell'abate Paolo DelLa GiudTA. — 
Udine, tip. Doretti e Soci, 1875; in 8^ di pag. 13. (^.C. U.) 

A confutazione di un articolo della Gazzetta di Firenze del 
30 marzo 1 865^ qui si dicono i meriti della famiglia Manin, uno dei 



186 

cui membri, nelle fazioni tra guelfi e ghibellini, venne nel 1312 in 
Udine, dove fu ascritto alla nobiltà. Un secolo dopo Simone e Gia- 
como Manine favorirono la dedizione della Patria a Venezia e i loro 
discendenti furono sempre negli ufflcii di consiglieri, di deputati, di 
astanti e cosi via. Si dimostra poi che i Manin, protessero le arti, 
di che non mancano esempi a Udine e a Passeriano. Le benemerenze 
del doge Manin sono relegate in una nota, e questa parte doman- 
dava maggiore sviluppo se si volevano sfatare gli apprezzamenti 
dell'articolista, a cui la storia dà in gran parte ragione. 



Giovanni Boccaccio ambasciatore in Avignone, e Pileo 
da Praia proposto da' Fiorentini a Patriarca d'Aquileia, studii di 
Attilio Hoetis. {NeìV Archeografo triestino. Nuova Serie, voi. iii, 
pag. 235 e segg.) — Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1875; in 8*^ gr. 
di pag. 83. (R. O-B.J 

Le avventure del cardinale Pileo da Prata raccolte nella seconda 
parte, che si lega debolmente alla prima, sono qui narrate di nuovo 
col corredo di 19 documenti (fra i 36 di tutto il lavoro) coordinati 
ai fatti più interessanti deiresilio avignonese e dello scisma d'occi- 
dente. Nel 1365, venuto a morte il patriarca Lodovico della Torre, 
i fiorentini, che per ragioni di commercio più o meno lecito avevano 
grandi relazioni in Friuli, si rivolsero a Urbano V, ai cardinali, al 
Boccaccio ambasciator loro presso il pontefice, a tutti raccoman- 
dando la candidatura di Pileo che, nato intorno al 1330 nel castello 
di Prata, era divenuto, per la sua parentela coi Carraresi e per la 
sua sapienza, vescovo di Padova e gran cancelliere della Università 
a soli ventinove anni. Non ottenne la cattedra aquileiese a cui fu pro- 
mosso Marquardo, ma bensì Tarcivescovato di Ravenna. Poi nel 1377 
Gregorio XI lo fece vescovo di Tournai, ma sembra non accettasse 
almeno non vi si recò mai. Allo scoppiar dello scisma, Pileo par- 
teggiava per Urbano VI, ma « V insolenza insopportabile e crudele 
dal papa lanciò Pileo nella parte contraria » dell'antipapa Cle^ 
mente VII che gli diede nuovo cardinalato, dopo che a Pavia, in 
publica piazza, il da Prata aveva abbruciato il cappello conferitogli 
da Urbano. Morto il quale, Pileo, chiamato sempre cardinal di Ra- 
venna, riabbandonò il partito dell'antipapa, prestando omaggio a 
Bonifacio IX, a cui, come vicario apostolico, pacificò Perugia. L' insta- 
bilità di Pileo trovò ciechi detrattori ma anche dei difensori. Ad ogni 
modo, comunque non ottenesse il patriarcato d'Aquileia, protesse i 



187 

friulani, sia come ricco feudatario, sia quando, succeduto a Mar- 
quardo un altro straniero, Filippo d'Alene on, due volte, ma invano, si 
intromise paciero nelle discordie civili. Ucciso nel 1394 il patriarca 
Giovanni di Moravia, Pileo da Prata, di undici voti, ne ebbe soli 
tre dal capitolo aquileiese, che memore del tempo di Filippo, non 
voleva per patriarca un cardinale, temendo che una dignità offu- 
scasse l'altra. Pileo dopo altre ambascierie mori in Roma a settanta 
anni. A rendere completi questi studii di Attilio Hortis giovarono 
le molte notizie inedite del dott. Vincenzo Joppi, poste fra i docu- 
menti e nella genealogia dei conti da Prata. 

30^. Vincenzo Finali, biografia di Giovanni Cittadella. — 
Padova, tip. Prosperini, 1875, in 8** di pag. 11. (i?. /.) 

Il prof. Vincenzo Finali naque in Pordenone nel 28 marzo 1802 
dal dott. Damiano e dalla contessa Andriana Ragogna. Si trasferi 
giovinetto a Cividale, né potendo stare ozioso tornò a Pordenone 
alunno nell'ufficio del censo. Fatta una piccola eredità, riprese gli 
studi e benché senza certificati, per concessione del governo, sostenne 
gli esami di filosofia e si iscrisse alla facoltà medica dell'Università 
di Padova. Fallitagli la condotta medica di Thiene a cui aspirava, 
entrò assistente, poi supplente alla cattedra di clinica patologica, e 
morto nel 1855 il prof. Giuseppe Cornegliani, due anni appresso 
gli fu successore il Finali fino alla morte avvenuta il 7 dicembre 
1875. Nell'esercizio della cattedra combattè in medicina le funeste 
dottrine ontologiche e in quello della sua professione, era grande 
specialmente per la diagnosi dei morbi. Il Tagliamento, 11 dicem- 
bre 1875, n. 50, publicò una biografia del Finali, e Carlo Rosanelli, 
il 9 dicembre, nella chiesa di S. Francesco di Padova disse un'ora- 
zione funebre, la quale usci nel Giornale di Padova, n. 342, e in 
opuscolo separato, tip. Sacchetto, in 8^ di pag. 23. 



t* Notizen ùber Friauler Kùnstler im 15i^ Jahrhundert, von 
dott. Arnold Luschin Ebenoreuth. (Nel Repertorium fùr Kurtr 
sttcissenschaft). — Stuttgart, ed. Spemann, 1875; in 8** di pag. 3. 
{R.J.) 

Appartengono queste quattordici notizie all'ultimo quarto del 
secolo XV, e furono tolte ai protocolli del patriarcato d'Aquileia esa- 
minati dallo Zahn. Vi si nominano, fra i pittori, Francesco Marti- 
lutti, Domenico, Martino e Pellegrino i quali due sono forse la stessa 



188 

persona, tutti da Udine, Tomaso abitante in Cividale, e maestro 
Antonio di Firenze domiciliato in Udine; fra gli incisori o intaglia- 
tori, Bartolomeo da Udine e Leonardo tedesco che viveva in Civi- 
dale. Le notizie contengono allogamenti dì opere artistiche, com- 
preso il prezzo ed altri patti pel compimento dei singoli lavori : vi 
si accenna men brevemente a Domenico e a Pellegrino. 



Urkundenimch des Herzogthums Steiermark bearbeitet 
von J. Zahn. (Nei Fòrderung ecc. herausgegeben vom histarichen 
Vereine fùr Steiermark, P Band, 798-1192) — Graz, tip. Leykam- 
Josefsthal, 1875; in 8** gr. di pag. l vi- 984. (B. C. U.J 

La prefazione dice le benemerenze di coloro che precedettero 
lo Zahn nella raccolta dei documenti stiriani, e dà la ragione e 
spiega il metodo a£fatto scientifico di questa nuova beUissima col- 
lezione. Nel periodo di quattro secoli qui s'incontrano 733 docu- 
menti, dei quali moltissimi non mai stampati e quindici, cioè otto 
editi e sette inediti, interessanti la storia friulana, sia per ì nomi 
di persone o di luoghi nostri che vi sono accennati, sia per le re- 
lazioni che i patriarchi di Àquileia ebbero anche nella Stiria. Fra 
le voci che si possono utilmente consultare in questo manuale sono 
Àquileia, Belligna nel primo indice del luogo a cui i documenti ap- 
partengono; Gorizia, Italia nell' indice dei paesi a cui i documenti 
si riferiscono. È utile vedere anche il glossario. La massima parte 
degli atti e documenti (416) fu tolta al monastero benedettino di 
Admont nell'alta Stiria. 



1876 



►. Relation del Nobil homo Daniel di Prioli ritornato luogo- 
tenente della Patria del Friuli, presentata iH6 marzo 1873. (Nozze 
Manzoni-Colloredo). — Venezia, tip. Società corap.-tip., 1876; in 8** 
di pag. 14. (R. J.J 

Comincia la relazione con uno specchietto degli abitanti della 
Patria che nel 1548 furono 163,700 e atti alle armi sarebbero 36,461; 
nel 1557, 168,306 e utili 36,325; nel 1569, 165,941; e tre anni dopo 
soli 140,304, utili 23,100. La diminuzione fu cagionata dalla fame 
e dalla peste del 1570; anzi il luogotenente Priuli viene specificando 
i guasti della malattia. Determina altresì l'ammontar delle rendite 
vecchie innanzi la guerra in ducati annui 12,700; delle rendite nuove, 
ducati 15,439; e dice quanto vantaggio si avrebbe rinovando i con- 
tratti, ma il calcolo può sembrare esagerato di molto, giacché, per 
esempio, pei capitanati di Tricesimo e per la gastaldia di Fagagna. 
il Priuli crede che sarebbe facile ricavare quaranta tanti di rendita. 



Relazione di Palma 1783, del proveditore generale Do- 
menico MicHiEL. (Nozze Bianchi-Michiel) — Venezia, tip. del Com- 
mercio, 1876 ; in 8^ di pag. 11. (R. 0-B.J 

In questa relazione, preceduta da una lettera del comm. 6. 
Berchet, si hanno le prove dell'estrema decadenza della republica. 
Domenico Tonali, massaro del Monte di Pietà in Palma, era fug- 
gito rubandone ben 11,498 lire; si deplora lo stato pericoloso dei 
ponti che mettono accesso alla fortezza, a cui, malgrado ripetuti 
dispacci, non si è proveduto. I soldati della fortezza senza disci- 
plina e facili alle diserzioni, specialmente le sotto compagnie del 
reggimento di Verona, che danno cattivo esempio agli Artiglieri, 
ai Nazionali, alla Cavalleria, ai Benemeriti. Insomma era ridotto 
si al basso anche tutto il materiale di Palma che, pochi anni ap- 
presso, Napoleone, avendone riconosciuto l'importanza strategica, 
provide, come tutti sanno, al suo riattamento, e fu chiamata Pal- 
manova. Ed ora, vicenda delle cose umane I, la nuova strategia e 
specialmente i recenti progressi della balistica han fatto diventare 
Palma più vecchia di prima. 



190 

so'y. Descrizione dei passi e delle fortezze che si hanno a 
fare nel Friuli, con la distanza dei luoghi, di Jacopo Valvasone 
DI Maniago, con Notizia preliminare e Note del prof. Carlo A. 
CoMBi (Nozze Crovato-Raugna). — Venezia, tip. del Commercio, 
1876; in 8* di pag. xxiv, 33, 18. (R. O-B.J 

Tratta principalmente dalla raccolta Cicogna, nel museo civico 
di Venezia, questa descrizione ha richiamato a sé le cure del Combi 
che di Jacopo Valvasone, delle sue opere in generale, e in partico- 
lare della presente, discorre con abbondanza per 52 pagine. Jacopo 
Valvasone di Maniago, il seniore, nacque al principio del secolo xvi 
da Ippolito e Chiara di Pierantonio Savorgnano della Bandiera. Fu 
deputato al parlamento friulano, abitando in Udine e villeggiando 
a Santa Foca. Il Valvasone si occupò di argomenti storici, archeolo- 
gici e corografici in ben ventitré opere, delle quali sette furono edite 
solo nel nostro secolo per occasione di nozze. La descrizione di cui 
si parla è riputata prima per importanza dal Bartolini e dal Cicogna^ 
e veramente il Senato ne aveva scritto al luogotenente di Udine 
Francesco Duodo che « essendo in esso libro delle cose importanti, 
non sarebbe bene che andassero a torno, e non permette il Senato 
che passi in mano d'altri, si che alcuno ne abbia copia, per quei 
rispetti che da lui possono essere considerati. > Alla descrizione do- 
vette essere aggiunto un disegno che V illustratore non potè ritro- 
vare, e sarebbe stato opportuno, giacché se la descrizione del nostro 
antico è molto completa, non é in ogni parte bene ordinata. Si co- 
mincia da oriente a notare i varchi del Friuli e le condizioni delle 
ville sottoposte. La seconda parte si occupa delle distanze; la terza 
delle fortezze e delle muraglie avanzate dall'epoca romana. Insiste 
sulla costruzione di due nuove fortezze a Manzano e a Strassoldo, 
legata questa a Monfalcone e a Marano, e sul munire Udine di fosse 
e terrapieni, e se manchi l'aqua e le legna all'uopo, si conduca in 
città «la Ledra, o un ramo del Tagliamento, come fu deliberato 
fino dal 1487 e nel 1527. » La ristrettezza del tempo concesso al 
Combi per questa publicazione lo fece cadere in qualche svista sui 
nomi dei luoghi. — Diedero recensioni di questo libro i prof. Mor- 
solin ne\VArch.Stor,ItaL, Serie Quarta, Tomo ii, pag. 186, Marinelli, 
a lungo, in due appendici del Nuovo Friuli, 3 e 4 gennaio 1877, 
n. 3, 4, e il raccoglitore della presente bibliografia nell'appendice del 
Giornale di Udine, 30 dicembre 1876, n. 311. 



191 

u Prospetto del Friuli Veneto nella sica situazione, strade, 
popolazione, agricoltura, arti, commercio e transiti coi principali 
difetti e rimedii che umilia a Sua Ecc. Marcantonio Zustinian, luo- 
gotenente generale, la commissionata Accademia agraria di Udine, 
l'anno 1789. (Nozze Billia-Rubinì), — Udine, tip. Seitz, 1876; in 8^ 
di pag. 56. (B. C. U,J 

Lavoro di capitale importanza, nel quale, troppo tardi ma con 
sentimento di patria, l'Accademia Agraria addita alla republica i 
mali che derivavano al Friuli dalla trascuranza in cui erano lasciate 
le cose sue. L'apertura di un porto intieramente veneto e della strada 
fra i monti pel canale di Gorto in Carnia dovrebbero portare il 
risorgimento della provincia; cosi pure la rettificazione del confine 
per togliere le ville austriache « fontici di contrabbandieri » inter- 
secate in territorio veneto. Per ogni capo son riferiti i difetti e i 
rimedii con grande cognizione di causa: si osservino bene le leggi 
esistenti e se ne facciano di nuove per casi particolari; si impedisca 
a tutto potere le importazioni dal di fuori, mentre quando convenga, 
come per l'esportazione dei vini, sarebbe utile ricorrere ad un trat- 
tato di commercio con la Germania. La raccomandazione che ricorre 
più frequente è quella delle strade, e ciò per togliere finalmente il 
disavanzo annuo che, secondo i calcoli minuti dell'Accademia, tocca 
i 141 mila ducati, senza contare i vini che si consumano senza eco- 
nomia nel paese. Questo lavoro fu trascritto dal dott. V. Joppi dal- 
l'archivio civico di Udine 



Francesco di Manzano. Compendio di storia friulana. 
— Udine, tip. Doretti e Soci, 1876; in 8** di pag. 198. (R.O-B.J 

Il Compendio, che è uno stillato degli Annali, colse, come do- 
veva, i punti più caratteristici della storia del Friuli, dalla origine 
fino ai nostri giorni, indugiandosi di proposito a trattare il tempo 
dell'autonomia, sotto i principi patriarchi d'Aquileia. Quel tempo, 
che segna la massima importanza della storia della Patria, è sud- 
diviso per secoli, giacché parve all'autore che ciascuno di essi, distin- 
guendosi per notevoli casi, avesse, a cosi dire, un carattere proprio. 
È certo che, dopo quella dei papi, la sovranità temporale dei pa- 
triarchi aquileiesi eccita l'attenzione dello studioso e dello statista 
che vuole vedere, in pratica, il modo di condursi di un potere il 
quale, recando in sé e nella sua costituzione gli elementi della pro- 
pria debolezza, trova pure una forza insolita nell'energia personale 



192 

di chi lo sostiene. In nessun altro, come negli stati ecclesiastici, il 
principe dà il carattere al proprio dominio. Ma nel caso del patriar- 
cato di Aquileia, il cui potere si estendeva anche al di là delle 
alpi, l'interesse nostro si accresce considerando le influenze stra- 
niere da cui alcuni patriarchi non avrebbero potuto, anche volendo, 
sottrarsi. Tutta la storia della Patria del Friuli, cominciando dalla 
potenza dei feudatari e venendo giù giù fino ai tempi della influenza 
dei da Camino e dei conti di Gorizia e a quelli dell'avveduta po- 
litica veneziana trova sua spiegazione nelle condizioni eccezionali 
dei principi patriarchi e nella qualità del loro potere. — Su questo 
libro scrisse il prof. C. Giussani nell'appendice del Giar, di Udine, 
10 maggio i876, n. IH. 

400. Cronaca di Nicolò Maria di Strassoldo. (Nozze Stras- 
soldo-GaUici) — Udine, tip. Seitz, [1876]; in S^gr.di pag.27Yi?. 0-B.) 
J)alla ricca collezione manoscritta e stampata dei fratelli Joppi, 
il dott. Vincenzo trasse questa cronachetta autografa, edita da F. 
Muschietti, la quale va dal 1469 al 1509. La precedono le notizie 
dell'autore, la famiglia del quale è stimata in Friuli fra le più il- 
lustri e potenti, giacché, come si può dedurre da un passo della 
cronaca, pag. 18, i consorti castellani di Strassoldo si componevano, 
nella villa omonima, di otto famiglie. Nicolò Maria, nato nel 1437, 
morto di peste in Udine nel 1511, tocca, con qualche particolare, 
della scorreria turchesca del 1477, condotta in Friuli da Assambeg, 
e di quella del 1499, del capitano « ouer indiavolato homo » che 
fu lo Schender, onde nel 1500 Strassoldo fu fortificato. Riferisce 
la lettera, con la quale il doge di Venezia Giovanni Mocenigo dà 
al luogotenente della Patria Jacopo Venier il < nuntium letissimum 
et optatissimum » della morte di Maometto II nel 1481. In oltre 
la cronaca narra della rapida e felice impresa dei Veneziani nel 
1508 e dei provedimenti per trarre vantaggio dalle terre aquistate 
con la istituzione di due camere, a Fiume nel Quarnero e a Pisino 
neir Istria montana, e si chiude coi disastri cagionati dalla lega di 
Cambrai. — DeUa cronaca parlarono lo Zahn nella Revue historique. 
Tomo XIV, 2, pag. 396-7 e il Muhlbacher nelle Mittheilungen fur 
oesterreichische Qeschichtsforschung , Voi. i, fase, i, pag. 152. 

'^rOi. Cenni storici della basilica patriarcale d' Aquileia, del 
dott. E. a V. — Gorizia, tip. Mailing, 1876; in 4** di pag. 33. ('R. O.B.) 



193 

Il recente ristauro della insigne basilica aquileiese diede motivo 
a questi importanti cenni riassuntivi, dettati dal canonico Eugenio 
Valussi per celebrare la seconda consacrazione della chiesa, avve- 
nuta il 13 luglio 1876, anniversario della prima consacrazione (1031) 
per opera di Popone patriarca, ricostruttore dell'antico tempio. 
L'operetta annunziata si fregia di molte citazioni, è bene ordinata 
e quasi non vi apparisce nemmeno la fretta di che il modesto com- 
pilatore si accusa. C'è nel libro critica storica e critica d'arte, bel- 
lamente congiunte alla descrizione del tutto insieme e anche dei più 
minuti particolari. Colgo qui il destro per aggiungere come recen- 
temente, mercè una iscrizione, fosse riconosciuta per opera autentica 
di Pellegrino da S. Daniele la pala dell'aitar maggiore della basilica 
d'Aquileia. Vedasi il Giornale di Udine, 17 maggio 1880, n. 118- 



Die Evangelienhandschrift zu Cividale, von C. L. Beth- 
MANN, (Nel Neues Archiv der Gesellschaft fùr altere deuische Gè- 
schichtskunde ecc. voi. ii, fase, i, pag. 112 e segg.) — Hannover, 
tip. Culemann, 1876; in 8^ di pag. 17, con un facsimile. (B, C. TI.) 

L'antico manoscritto degli evangelii, già appartenente al capitolo 
di Cividale ed ora in custodia di quel comune, forma oggetto del 
presente articolo, che, esaminandolo dal lato paleografico, ne fa ri- 
salire la più antica origine al sesto o al quinto secolo, ammettendo 
le aggiunte ulteriori di altre mani nel secolo settimo e nell'ottavo, 
come si deduce dai tre caratteri unciali, corsivo e minuscolo rotondo 
che vi si scorgono. E ignota la patria prima dell'evangeliario, ma 
se ne riferiscono le successive emigrazioni. Sulla fine del secolo xvi, 
scrive il Bethmann, « una mano pia o profana si sarebbe permessa 
la frode di segnar in molti luoghi con inchiostro giallo-bruno e con 
penna spuntata, il cui tratto uguale si ravvisa a prima giunta, i 
nomi dei più antichi signori longobardi, come essi stessi li avessero 
scritti di proprio pugno. » Sono sedici nomi. Questa osservazione 
del Bethmann ci fa correre col pensiero al duca Gisulfo. Vi sono 
altri nomi autografi nel manoscritto. L'autore conchiude con uno 
spoglio del medesimo, secondo le diverse mani che parteciparono 
aUa scrittura del codice. Di questo lavoro postumo del Bethmann 
l'editore accenna perduta l'ultima parte. 

403« Le epigrafi di Concordia, lettera dell'avv. Dario Ber- 
TouNi al direttore dell'Archivio Veneto. ( Neil' ArcAtmo Veneto, 

14 



194 

Tomo XI, pag. 417 e segg.) — Venezia, tip, del Commercio, 1876; in 
8^ di pag. 5 (R. O-B.) 

Dario Bertolini rimbecca qui mons. Liverani (V. n. 367) per la 
censura fatta all'interpretazione di alcune epigrafi di Concordia e, 
fra le sette correzioni, tocca di tre che a lui paiono eccessive, e 
specialmente difende dalla errata correzione la epigrafe di Saturnino. 



:• Brevi cenni sul canale del Ferro, monografia di A. di 
Gaspero. (Nell'appendice del Giornale di Udine, 25-28 gennaio 1876, 
n. 21 -24)— Udine, tip. Doretti e Soci 1876; in fol. di col. 17. (B. C, U.) 
Stralciando da questa monografia le notizie importanti la storia, 
è bene sapere che la popolazione del canale, che oggi supera i ISmila 
abitanti, nel 1672 era poco più del terzo. Vuole il de Gasparo che 
il canale del Ferro si mantenesse latino per essere insorto contro 
gli usurpatori nordici e russi, che lasciarono le loro tracce in alcuni 
nomi di luoghi e un asilo fra le gole dei monti come a Resia e a 
Studena. A lui va lasciata la responsabilità di questa spiegazione. 
Con miglior fortuna passa poi ad accennare le reliquie romane nella 
valle, e venendo ai prodotti naturali della medesima accenna alla 
tradizione che nei monti soggetti a Moggio un padron Melchiorre 
tedesco scoprisse una miniera aurifera di cui il governatore conte 
Porcia lo avrebbe investito con atto 9 giugno 1467. Chiude con gli 
uomini illustri del canale, l'abate Tomaso Missoni da Moggio, morto 
settuagenario nel 1827; Giorgio Bernardo Micossi nato in Pontebba 
nel 1681, ministro di finanza nell'impero, e conte; Marsilio da Pon- 
tebba professore di botanica a Padova nel secolo scorso; Pietro 
Pittino di Dogna di svegliato ingegno, per la sua lunga dimora in 
America, detto Americano, 



J. Documento gemonese. (Nell'occasione che fu conferita una 
medaglia al maestro Antonio Clocchiatti) — Gemona, tip. Tessitori, 
1876 ; in 8Mi pag. 8. (B. C. U.J 

D comune di Gemona, non avendo di che pagare, pel resto 
di ottantadue ducati, un suo maestro, ser Giovanni Battista quon- 
dam Ser Bartolomeo da Brescia, gli concede un livello perpetuo 
sul dazio del vino di quattro ducati e dodici soldi annui, in boni 
aurei et iicxti ponderis. L'atto è stipulato dal notaio Cristoforo 
Orsetti nel 7 maggio 1487; e i colleghi del Clocchiatti lo publica- 
rono, con a capo Valentino Ostermann che lo ricopiò dall'archivio 



195 

comunale. — Di questo documento tiene conto il Fulìn nel Bullet- 
tino bibliografico dell* Archivio Veneto, n. 4, pag. 60. 



». Memorie storiche del comune e della fortezza di OsoppOj 
e memorabile loro difesa contro gli austriaci nell'anno 1848. — 
Belluno, tip* Guernieri, 1876; in 8* di pag. 80, con tre incisioni 
CB. C. U.) 

Approfittando di una narrazione scritta da Sante Nodari nella 
Gazzetta Piemontese del 1872, degli opuscoli del Vatri e delle no- 
tizie del Franceschinis, l'editore Angelo Guernieri di Belluno dice di 
aver messo insieme questo più completo racconto della difesa op- 
posta da Osoppo agli austriaci nel 1848, facendola precedere da pochi 
accenni storici, e da considerazioni topografiche, strategiche e po- 
litiche. Alcuni documenti, in parte publicati (v. n. 148), completano 
il volumetto. La più curiosa delle illustrazioni è un modello di carta 
monetata, o assegno sopra fondi comunali e redditi del comune, del- 
Tartiglieria e del forte di Osoppo, per 6 lire austriache. 

-irO'y. Antiche cronache pordenonesi. (Nel Tagliamento 9 e 16 
dicembre 1876, n. 48 e 49) — Pordenone, tip. Gatti, 1876; in fol. 
di col. 5. (R. 0-B.J 

Compilazione moderna di poco valore fatta sopra un manoscritto, 
per uso del giornale. Vi si parla, cronologicamente, delle varie ces- 
sioni a cui fu sottoposta la città, dei fatti della guerra cambrese, 
conchiudendosi intorno agli ediflzii di Pordenone, alle sue istituzioni, 
alle sue industrie, agli ordini monastici. La loggia risale al 1291; 
nel 1500 fioriva Tarte della lana, che cessò forse a causa delle due 
pesti del 1528 e del 1631 : i documenti parlano altresì di un setificio 
da più secoli scomparso. 

4LOS. La valle di Resia e un'ascesa al m^onte Canino, di Gio- 
vanni Marinelli. (Nel Bullettino del Club alpino italiano, voi. ix, 
n. 24, pag. 173 e segg.) — Torino, tip. Candeletti, 1876; in 8® gr. 
di pag. 45, con due carte. (R. 0-B.) 

La maggior parte del lavoro è di argomento alpino e scienti- 
fico; ma v'hanno alcune pagine (181-188) che trattano della lingua 
dei Resiani, portando in campo le varie opinioni, compresa l'ultima 
e più autorevole del professore russo J. Baudoin de Courtenay (V. n. 
202). Quanto alla storia sono citati i documenti dal secolo xiii al xv 



196 

in cui si parla di Resia e quello più antico del secolo xi che ricorda 
il Canino. Il celebre gigante e i villaggi resiani furono sotto la 
giurisdizione dell'abate di Moggio fin al 1777, anno della soppres- 
sione dell'abazia. Ancora è detto di due fortilizi sopra le ville di 
San Giorgio e Stolvizza, di cui non si saprebbe più indicare il sito 
preciso, sul passo che mette a Plezzo. Dell'ascesa, fatta nel 23 luglio 
1874, il Marinelli diede subito una più concisa relazione nelle appen- 
dici del Giornale di Udine 26-28 agosto, 1-4, 26, 29 settembre e 
1 ottobre n. 203-205, 208-211, 230, 232, 234, traendone a parte 
un volumetto in 16^ di pag. 77. Finalmente, in occasione di un'altra 
salita sullo stesso monte, il prof. Marinelli tornò sull'argomento col 
volumetto dal titolo: Le prime alpiniste sulla vetta del monte Co- 
ninOj Udine, tip. Seitz, 1878; in 16^ di pag. 69; ma in questo ele- 
gante opuscolo di dati storici non se ne riscontrano punti. 

^00« Rocca Moscarda, ricordi storici di G. Marinelli. (Nozze 
Gaspardis- Somma) — Udine, tip. Seitz, 1876; in 16^ di pag. 24. 
(R.O-B.) 

Si leggono con interesse, nella facile prosa del prof. Giovanni 
Marinelli, questi ricordi storici riccamente documentati, sulla rocca 
Moscarda, bello e forte arnese che i patriarchi d'Aquileia costrus- 
sero in Carnia e i veneziani sottentrati mantennero, come atto a 
fronteggiare i molti e improvisi nemici. Quella fortezza risale forse 
all'epoca romana, ma certo nel 1264 è nominata con propria qua- 
lità di castello, e, quasi sempre appaiato all'altro di Tolmezzo, fi- 
gura nelle patrie memorie. Rocca Moscarda fu distrutta nel 1342 
e subito appresso riedificata e poi ampliata dal patriarca Bertrando ; 
ond'essa, giusta l'avviso del conte di Manzano, si confonde da ta- 
luno con Rocca Bertranda, posta sulla vallata del Fella. Di quel- 
l'arduo castello furono distrutti recentemente gli ultimi avanzi, e 
come la storia ne raccoglie oggi i ricordi, la geografia fisica non 
lascia di descrivere quel lago, ora scomparso, il quale sorgeva presso 
la Rocca e cominciò a riempirsi nei primi anni del secolo xvn. 

'^rio. Scoperta di una moneta romana. (Nel Tagliamento, 7 
ottobre 1876, n. 39) — Pordenone, tip. Gatti, 1876; in fol. di col. 1. 
(R. 0-B.) 

Fu trovata in un prato vicino alla valle di S. Tome. La de- 
scrive il dott. A, Cardazzo, il quale nota che in quel sito erano 



197 

state rinvenute altre monete d*oro, non solo, ma frecce, pugnali 
ed altro. Il presente nummo, ben conservato, porta nel diritto 
Teffigie e la leggenda di Vespasiano, nell'esergo un Giano bifronte 
col motto Victoria, 

411. Tricesimo e i suoi pievani. (Per ingresso del pievano don 
Valentino Castellani) — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1876; in 8* 
di pag. 16. (B.C.U.J 

Illustrazione e serie tolta a un manoscritto inedito di don 
Giorgio Della Martina, di Tricesimo, morto ai principii del secolo. 
La chiesa e il paese essendo stati distrutti negli incendii del 1289 
e del 1477, pochi documenti restano di quella pieve, dove, fino al 
concilio di Trento, non risiedevano i titolari. Però la serie dei 
pievani di Tricesimo rimonta al 1139 con Artuico di Reichenbach. 
La cronaca del Della Martina si ferma al 1807 dopo aver contato 
19 pievani non residenti e otto residenti. I tre ultimi sono collocati 
in appendice. Sono illustrati con qualche ampiezza il nome di 14 
pievani, È curioso che dal 1739 reggessero la pieve, per 111 anni, 
quattro Tosolini di Felettano, una delle otto villette filiali di Tri- 
cesimo. 



ì. Guida commerciale^artistica-politica^amministrativa di 
Udine compilata da Antonio Cosmi ed Avogadro Achille.— Udine, 
tip. Carlo Delle Vedove, 1876; in 16^ di pag. 170. (R.O-B.) 

Va innanzi a questa guida un cenno storico sulla origine e 
sulle vicende di Udine e sui vari monumenti sacri e profani che 
abbellano la città. Parlandosi poi degli istituti e delle associazioni 
diverse, quando se ne presentò il destro, i compilatori aggiunsero 
altre notizie particolari. Lo scopo affatto pratico della guida può 
servirle di scusa se essa non si estese a far conoscere meglio le 
istituzioni della città, i tesori artistici che essa racchiude e special- 
mente i pregi dei suoi ediflzi antichi, sebbene a quest* ultima parte 
siasi voluto supplire con due vedute intercalate nel testo. 



Una memoria patria pel giorno di S. Giovanili Battista. 
(Nella Madonna delle Grazie, 24 giugno 1876, n. 29) — Udine, tip. 
Jacob e Colmegna, 1876; in 4^ di col. 4. f^p. C. UJ 

Qui si ricorda il sacco, il terremoto e la peste avvenuta nel 
fatale anno 1511* Il terremoto del 26 marzo atterrò il castello, 



198 

ruinò la publica vecchia loggia e la chiesa di S. Giovanni. Per 
demolire quest' ultima, i deputati dimenticarono di chiedere l'assenso 
al patriarca, onde nel 1539 domandarono ai cardinal patriarca Ma- 
rino Grimani Tassoluzione. Questa fu concessa, però a patto che il 
di di S. Giovanni uno dei deputati, portando in bocca una fronda 
di olivo, la offrisse al sacerdote durante T offertorio della messa 
solenne. L'uso durò fino al 1744 che fu commutato nell'obligo ai 
deputati dì ascoltare solennemente la messa il giorno titolare del 
santo nella chiesa stessa, il che durò fino alia sua chiusura nel 1797. 



Le imagini di Maria. (Nella Madonna delle Grazie, 9 
settembre 1876, n. 40) — Udine, tip. Jacob e Colmegna; in 4® di 

col. 6. (B. a U.J 

Sugli inizii della riforma, avendo ì protestanti stabilito un loro 
gruppo a Cormons, narra la tradizione che nottetempo venissero a 
Udine a rovinarvi le imagini di Maria, numerose sulle facciate deUe 
case e agli svolti delle vie. C è qui im documento del 1711 che 
riguarda il ristauro dell' imagine, già posta sul muro del palazzo 
Manini, ora della Torre, a Santa Maria. 



Ricordo <F Udine, di Vittorio Barichella. (Nozze Mangilli- 
Lampertico) — Vicenza, tip. Staider, 1876; in 8^ di pag. 16. (B. C. U.J 
Sono appunti poco critici intorno ai principali monumenti cit- 
tadini e alla vita del principale artista udinese Giovanni de Nanni: 
il libro si conchiude con un cenno non fedelissimo sui costumi mo- 
derni della città. Parla altresì del Palladio, né puossi dire, col Mor- 
solin, che il Barichella sospetti essere quel grande maestro nato 
piuttosto a Udine che a Vicenza. Il Barichella ravvisa dovunque in 
Udine delle traccie di opere palladiane, ma non si ferma a quelle 
in cui non cade dubio che fossero disegnate e condotte dal grande 
maestro. — Di questo lavoro parlò il Morsolin neWArch. Stor. Ital., 
Terza serie. Tomo xxv, pag. 158-9. 



Documenti storici contenenti i patti di perpetiui frateir 
lanza fra le comunità di Udine e Venzone. (Nell'opuscolo per nozze 
Ferrarlo -Minisini, pag. 9 e segg.) — Gemona, tip. Tessitori, 1876; 
in 8° di pag. 3. (B. C. U.J 

Portano la data del 1579, e furono tolti all'archivio comunale 
di Venzone» Sono patti di fratellanza che non hanno importanza pò* 



199 

litica, dacché Udine e Venzone erano insieme sotto lo stesso dominio, 
ma mirano a togliere gli ultimi avanzi di rivalità che erano formi- 
dabili al tempo dell'autonomia, e a favorire le relazioni economiche 
fra i due paesi. Editore di questi documenti fu Leonardo Pascoli. 

41'y. Brevi cenni sulla chiicsa di Venzone, (Nozze Simonetti- 
Moro) — Udine, tip. Seitz, 1876; in 8 di pag. 12. (B. C. U.) 

La chiusa di Venzone, che cosi si chiamava l'antica bastia presso 
Chiusaforte, è nominata la prima volta nel 923 per l'investitura che 
ne ebbe il vescovo di Belluno da un Berengario. Essa figura spesso 
nelle storie friulane, in occasione di guerra e anche per l'esenzioni 
spesso accordate dalla muda, per Clausam de Ar^entione transeun- 
tibus. Al tempo di Bertrando fu nominata Chiusa Bertranda, e 
prima dell' 8 luglio 1509 in cui accorsero i Venzonesi in aiuto, la 
Chiusa respinse gli assalti imperiali, e, perchè non munita, el fo de 
bisogno desfar scudelle di peltre per far delle ballotte da trazer. 
La Chiusa entra in altre fazioni del 1514 e della guerra gradiscana. 
Ivi, come è accennato più sopra, sì riscuoteva la muda, prima dal 
conte Cacellino feudatario di Moggio e dal 1084 dai patriarchi. Passò 
nel 1336 la muda a Venzone e il Cavalcanti abate di Moggio la 
cesse insieme al Montasio ai conti di Prampero che, non potendo 
coi suoi proventi mantenere in assetto la strada da Venzone a Pon- 
tebba, la cedettero alla republica la quale per averne vantaggio, e 
per vincere la concorrenza delle altre nuove strade e del porto- 
franco di Trieste, ribassò il dazio d'importazione pel canale del Ferro. 
Questo libretto fu scritto dal signor A. di Gasparo. 



Cenni starici sulV Istituto elemosiniere di Venzone, di Leo- 
nardo Pascoli. (Neil' opuscolo per nozze Terrario - Minisini, pag. 5 
e segg.) — Gemona, tip. Tessitori, 1876; in 8** di pag. 4. (B.C.U.) 
L'Istituto elemosiniere di Venzone riconosce i suoi autori in 
Albertone del Colle nel 1261, in Rodolfo di Sigismondo nel 1273 
e in Paolo di Germania nel 1283 che lo fondarono o crebbero nei 
loro testamenti. Nel 1668 fu dal comune trasformato in un mona- 
stere di Clarisse che fu abolito dalle leggi napoleoniche. L' Istituto 
fu recentemente riordinato* 



Cenni storici del òastello di Zoppola, con documenti. 
(No2ze Valvasori-Panciera di Zoppola) — Udine^ tip* Seitz, 1876; in 
4Mi pag. 21. (B.C.U.J 



200 

Opuscolo procurato da Vincenzo Joppi che illustra i cenni sto- 
rici con cinque documenti inediti, trovati alla Marciana di Venezia 
e nell'archivio proprio e notarile di Udine. Risulta da essi che a 
Zoppola fin dal 1103 vivevano insieme, con proprie leggi, romani 
e longobardi; che la chiesa di Zoppola fu ricostruita nel 1298; che 
il castello, di cui s'ignora l'origine, era mantenuto e riparato dai 
feudatari omonimi, i quali vi rendevano giustizia; che molte liti 
insorsero per via di esso tra gli Zoppola e i Prodolone; che final- 
mente il patriarca Antonio Panciera, fatto patriarca nel 1411 lo 
ricostruì in parte e vi fece dipingere la cappella dai pittori Baietti 
padre e figlio. — Il Mtìhlbacher, nelle Mittheilungen fur oesterrei" 
chische Geschichtsforschung, Voi. i, fase, i, pag. 151, accenna a 
questo libretto. 

^20, Buine di Zuglio, articolo di G. G. (Nell'appendice del 
Giornale di Udine, 25 marzo 1876, n. 73) — Udine, tip. Doretti e 
Soci, 1876; in fol. di col. 4. (B.C. U.) 

Giovanni Gortani, che attende con tanto amore a notare e a 
raccogliere gli avanzi antichi di Zuglio, ci avverte in questo arti- 
colo come anche nel 1874 i due proprietari Paolo Primus e G. B. 
Lirussi trovassero rovine di edifizi distrutti da incendio, e nel 1876 
il Lirussi, ultimando i suoi scavi, scoprisse da un centinaio di pic- 
coli bronzi, tra uno strato di carboni e di cenere. Fra questi, i 
bronzi determinati dal Gortani sono cinquanta tra l'impero di (Co- 
stanzo II e quello di Graziano; il che riporta la rovina trovata a 
un' epoca anteriore alla discesa di Attila. 



.• Scrittura di Giulio Savorgnano nel 1592, suW incanala^ 
mento del Ledra. (Nozze Occioni-Bonaffons=Crisicopulo) — Udine, 
tip* Seitz, 1876; in 8^ di pag. 23. (R. 0-B.) 

Il progetto di incanalare le aque del Ledra e del Tagliamento, 
per la irrigazione delle aride pianure del Friuli, se oggi, grazie 
alla ferma volontà degli uomini, è divenuto un fatto, ebbe caldi 
partigiani nei secoli andati, cominciando dal 1457, nel qual anno 
il nobile Nicolò di Maniago ne fece la prima proposta al Consiglio 
minore di Udine. Quella volta il Consiglio maggiore vi si oppose. 
Nel 1487 due luogotenenti ripresero il progetto, e già erasi co- 
minciata la escavazione, quando il Parlamento della Patria, cioè la 
rappresentanza provinciale, negò il suo voto all'opera benefica, e la 



201 

Signoria, sconfessando l'operato dei suoi luogotenenti, diede ragione 
al Parlamento. Invece nel 1527, per la viva opposizione dei ge- 
monesi, non ebbe seguito un più modesto 'progetto, sebbene lo ap- 
provasse la Signoria, presso la quale s'erano recati all' uopo U co. 
Gerolamo Savorgnano e il dott. Giacomo Florio (V. n. 34). Cosi 
passarono parecchi lustri, finché nel 1592 il famoso ingegnere mi- 
litare e generale delle artigliere, conte Giulio Savorgnano, ripro- 
pose da Venezia al Consiglio della città di Udine, con le scritture 
molto circonstanziate che, procurate da Vincenzo Joppi, figurano 
qui in testa, di escavare un canale che accogliesse le aque del Ledra 
e del Tagliamento, le quali, condotte nel Corno, giovassero all' uopo 
dell' irrigazione. Non solo il Savorgnano ricorreva all'esempio della 
Lombardia, maestra in tali opere, dicendo «vai più un campo in 
Bresciana adaquato che dieci in Friuli, » ma voleva concorrere al- 
l' uopo con la sua esperienza e con le sue ricchezze, sebbene avesse 
4 circa lOmila ducati di debito, quali ho fatti non per cose cattive, 
ma per ben servire V. Serenità. » Avendo già 82 anni, Giulio Sa- 
vorgnano desiderava rinfrescare il progetto del Ledra-Tagliamento 
e porvi esecuzione, perchè ne vedeva altresì i vantaggi militari e 
poi gli ripugnava non lasciar «memoria alcuna di essere stato in 
questo mondo in Friuli, senza giovar al prossimo. > Prima del- 
l'odierno definitivo trionfo della buona causa, il progetto, di cui è 
parola, era stato rimesso in piedi nel 1666 dall'ingegnere Giuseppe 
Benoni, e finalmente nel 1829 il professore Giambattista Bassi ne 
fece lettura e proposta concreta all'Accademia udinese. 



Istituti dell'Accademia, di M. Bernabdino Partenio. 
(Nozze Negri-Marocco) — Vicenza, tip. Paroni, 1876 ; in 1 6** di pag. 16. 
(B. C. U.J 

Il Partenio era di Spilimbergo e istituì nella seconda metà 
del secolo xvi un'Accademia nella villa di Cricoli presso Vicenza. 
Il libro si può dire inedito, giacché l' unico esemplare che si sappia 
era già posseduto da Jacopo Morelli bibliotecario della Marciana» 
Gl'istituti non sono in questo libretto esposti dal Partenio, bensì 
da Giulio Ganavino cremonese : ne risulta che quest'Accademia era 
una vera scuola con convitto, dove si curavano molto l'igiene e 
gli studi classici. 

Pauhcs Diaconus, von Felix Dahn. I. Abtheilung. Des 



202 

Paulus Diacorvus Leben und Schriften. — Leipzig, tip. Breitkopf 
und Hartel, 1876; in 8*» di pag. lvi-104. fB.C. U.) 

Dedicato a GuglielnJb Giesebrecht, questo lavoro fa parte degli 
studii longobardi di Felice Dahn. Sul solo argomento della vita e 
degli scritti di Paolo, l'autore dà il catalogo delle fonti e della 
copiosa letteratura, catalogo che risale a circa duemila opere. Poi 
viene a discorrere della farà di Varnefrido padre di Paolo, stabi- 
lito in Cividale fin dal tempo della conquista longobarda con Leu- 
pichis, trisavolo del nostro storico, di cui il Dahn tocca della na- 
scita avvenuta in Cividale intorno al 730, descrive i primi anni e 
la prima educazione, e la sua dimora alla corte del duca di Bene- 
vento Arichi e di sua moglie ^ Adelperga fino alla caduta del regno. 
Paolo si fece poi ecclesiastico e passò in corte di Carlomagno, donde, 
reduce dalla Francia in Italia, venne a Montecassino ove mori ne- 
13 aprile 795. Questo libro prova il grande spirito critico del Dahn, 
che esaminò e spesso contradisse le opinioni di altri tedeschi, spe- 
cialmente del Bethmann, ch'egli prende in esame. Un'appendice 
contiene delle epistole e dei brevi carmi in latino di Paolo ad altri, 
ed anche dei versi che hanno relazione col Diacono, a lui diretti. 
L'anno innanzi, 1875, era uscito in Heiligenstadt un opuscolo di D. 
Mock, intitolato: De Pauli Diaconi Histoeja Langobardorum. 



:. Ueher die handschriftliche Uéberlieferung und die Spron 
che d'€r Historja Langobardorum des Paulus, von G. Waitz. (Nel 
Neues Archiv der Gesellschaft fùr altere deutsche Geschichtskunde 
ecc. Voi. I, fase, iv, pag. 533 e segg.) — Hannover, tip. Culemann. 
1876; in 8° di pag. 34. (B. C. U.J 

Esaminando la distribuzione dei manoscritti della Historia Lon- 
gobardorum di Paolo Diacono, il Waitz, già noto per altre publi- 
cazioni su Paolo, dopo avere escluso che nessuno possa chiamarsi 
originale, li distingue in classi e li considera insieme, assai minu- 
tamente, sotto l'aspetto paleografico e linguistico. Una divisione con* 
simile erasi già fatta dal Bethmann, e il Waitz si trova d'accordo 
con lui nel considerare il codice esistente a Cividale come degno 
di occupare uno dei primi posti. In questo stesso periodico Neues 
Archiv ecc. Voi. v, pag. 717-724, anno 1880, il medesimo erudito 
Giorgio Waitz publicò uno scritto: Zitr Froge nach den Quellen 
des HisT. Lang., in risposta a un altro del Mommsen, da me citato 
a suo luogo, sotto lo stesso anno 1880. In oltre è da avvertire 



203 

che allo stesso Waìtz è dovuta T ultima edizione, 1878, àeìT Bistorta 
Langobardorvm. (V. n. 509.) 

4L^S* Ueher die in der Grafschaft Gòrz seit Eòmerzeiten 
wrgekommenen Verànderur^gen der Fltcsslàufe. Der Isonzo, ah 
der jùngste Fluss von Europa, von Carl Freiherr von Czoernig. 
(Nelle Mittheilungen der geogr. Gessellschaft, fase. II) — Vienna, 
1876; in 16** di pag. 6, con tre piani. (R. O-B.J 

Le tre carte rappresentano l'Isonzo sotto i romani, nel medio 
evo, e ai tempi nostri, e danno ragione dello scritto del barone di 
Czòmig che era stata presentato in francese al congresso geografico 
di Parigi e all' Istituto di Francia, e lodato dai dotti di quel paese, 
dove i mutamenti sofierti attraverso i secoli nel corso dell'Isonzo 
trovano riscontro, ad esempio, nella Durance, confluente del Rodano. 
La carta antica dimostrerebbe che il Natisso fosse un unico fiume, 
formato degli odierni Natisene presso Cividale e la Natissa presso 
Aquileia, mentre l'Isonzo, dal confluente del Vipaco, sarebbe andato 
diritto a scaricarsi nel Timavo. La congiunzione dell'Isonzo con 
la Torre, al confluente del Judrio, sarebbe avvenuta nel medio evo, 
immettendosi esso più tardi, per via dello Sdobba, nella laguna di 
Grado. I fatti storici illustrano queste trasformazioni idrografiche. 
Pei tempi antichi soccorre lo Czòmig la testimonianza di Plinio, 
pei successivi quella di Paolo Diacono, che narra di un cataclisma 
nella parte orientale dell' alta Italia e nelle vicine regioni, il quale, 
intomo al 585, avrebbe cambiato il corso dell'Isonzo. 



>• Di Gttecelletto da Prata e dell'origine dei principi e 
conti di Porcia e di Brugnera, dissertazione di Federico Stefani. 
(Nozze Manfren-Piovesana) — Venezia, tip. Naratovich, 1876; in 8*^ 
di pag. 31 . (R. J.) 

Questo importante scritto, che con buona crìtica fissa la parte 
che Guecelletto da Prata, nominato la prìma volta nel 1164 e 
morto nel 1203, ebbe nella storia della marca trivigiana, interessa 
indirettamente la storia del Friuli, dove un ramo della famiglia 
che riconosce il suo autore in Federico, figlio di Guecelletto, venne 
a stabilirsi nei feudi di Porcia e Brugnera che dipendevano, come 
Prata, dai patriarchi d' Aquileia. S'ignora però se quella famiglia 
sia in origine stata investita nei suoi feudi dal patriarca, o abbia 
fatta dedizione di sé alla chiesa aquileiese. 



204 

4L2^^ Atto d'iscrizione nel libro d'oro dei veri titolati della 
famiglia dei marchesi Mangilli di Udine. (Nozze Mangili! *Lam- 
pertico) — Venezia, tip, della Gazzetta, 1876; in 8* di pag. 13, non 
num. (B. C. U.) 

Andrea Sellenati fa precedere questo atto del 4 febbraio 1777 
da una lettera, in cui è segnata la estensione della giurisdizione feu- 
dale di Moggio su 17 tra comuni e ville, e sono accennati diritti 
che i marchesi di S. Gallo di Moggio avevano di eleggere i loro 
dipendenti e di sedere nel parlamento della Patria. 



Professore Businelli cav, Francesco, di G. Stopiti. (Dal- 
l' A ZJwm biografico di Roma) — Roma, tip. Palletta, 1876; in 4^ di 
pag. 8, con ritratto (B. C. U.) 

Qui si dicono i meriti del Businelli, adhuc vivens, professore 
di oculistica nell'Università di Roma. È nato a Cavasso Nuovo, 
presso Maniago, nel 1828, dall'avvocato Antonio e da Regina Rizzo. 
Studiò a Udine e a Padova, si arruolò nel 1848 fra i volontarii contro 
l'Austria, e poi andò a Vienna a perfezionarsi nella clinica chirur- 
gica, dove fu assistente alla cattedra di oculistica. Fu infine pro- 
fessore a Sassari, a Modena, a Roma. Do per eccezione questa noti- 
zia, giacché, se si dovessero toccare i meriti, veri o esagerati, dei 
viventi, andrei contro all'intento costante di questa bibliografia, 
potendo senz'altro rimandare i curiosi a molte publicazioni e spe- 
cialmente al Dizionario biografico degli scrittori contemporanei, 
diretto da Angelo Degubernatis, Firenze, tip. Le Monnier, 1879; in 
8° di pag. XXII - 1276, dove incontransi anche alcuni nomi di friulani 
viventi. 



Elogio funebre del m. r. don G. B. Candotti, maestro di 
cappella nelV insigne collegiata di Cividale del Friuli, recitato dal 
m. r. don Gabriele Arcangelo De Luca nella collegiata stessa, il 
di trigesimo dalla morte 11 maggio 1876. — Cividale, tip. Fauna, 
1876; in 8^ di pag. 35. (B. C. U.) 

Preceduto dal ritratto in fotografia del Candotti, questo elogio 
ne dice i meriti come uomo e come insigne musicista sacro. G. B. 
Candotti naque a Codroipo nel 1° agosto 1809: la sua famiglia fu 
oriunda di Candia. Fatto sacerdote, sorse gara tra il seminario e 
il ginnasio per averlo professore, e vinse il terzo, cioè la collegiata 
di Cividale che lo elesse maestro d*organo, valendosene altresì come 



205 

oratore sacro e maestro di religione nel collegio civico. Ma la parte 
più importante dell'opuscolo è l'appendice dettata dall'ab. J. T. (Ja- 
copo Tomadini) che contiene una nota delle opere musicali del Can- 
dotti, Quasi tutte son di musica sacra, messe, salmi, cantici, inni, o 
testi sacri. Il suo lavoro, che si compone di ben 519 numeri qui 
specificati, cominciò nel 1826 e durò, senza interruzione, mezzo se- 
colo, benché dal 24 settembre 1871 fosse egli colpito da cecità. Gli 
storici della musica parlano con grandi lodi di G. B. Candotti, che 
morì a Cividale nell'I 1 aprile 1876. È da leggersi la necrologia di 
Domenico Indri, nel Giornale di Udine, 13 aprile 1876, n. 89; e 
nel 13 maggio, n. 114, la descrizione delle onoranze funebri fattegli 
nel trigesimo. Un anno dopo lo stesso D. Indri scrisse una sentita 
ed esauriente commemorazione del Candotti nell'appendice del Nuovo 
Friuli, 14 aprile 1877, n. 89. Apparve anche un notevolissimo arti- 
colo nella rivista musicale di Tolosa, Mugica sacra, tradotto nel- 
l'appendice del Cittadino Italiano, 4-7 dicembre 1878; n. 274-277. 
Infine è parlato di lui nell'opera di Giovanni Masutto : I maestri 
di musica italiani nel secolo xix, notizie bibliografiche, 3* edizione, 
Venezia, tip. Cecchini, 1882, fascicolo III. 

4r30« In memoria delVàbate Gio. Batt. Candotti. — Cividale, 
tip. Panna, 1876; in 16* di pag. 15. (R, J.J 

È una raccolta degli scritti publicati all'epoca della sua morte 
nel Giornale di Udine, comprese le parole dette alla bara dal 
sindaco di Cividale aw. G. De Portis, e vi si comprende una cri- 
tica musicale che il Candotti, pochi giorni prima di morire, scrisse 
al Miserere dall'ab. Jacopo Tomadini, e fu stampata tosto la prima 
volta nel periodico udinese La Madonna delle Grazie, 15 aprile 
1876. (V, n. 429.) 



Vincenzo Luccardi, di Tano Furlano. (Nell'appendice del 
Ifuofoo Friuli, 20 novembre 1876, n. 46) — Udine, tip. Jacob e Col- 
megna, 1876; in fol. di col. 4. (B. C. U.) 

Si ricordano i meriti e le opere artistiche del Luccardi che, 
nato in Gemona, educato in Udine nei primi anni con protezione e 
sussidio di Pietro Antivari, passò a Roma, dove cresciuto in fama, 
mori nell'anno 1876. Questo magro articolo non dice quasi nulla della 
vita del Luccardi, che scolpi V Aiace, VAgar, e i gruppi di Cleopatra 
e del Diluvio universale, il busto di Aida. Nell'A^m biografico di 



206 

Roma, del 1875 era vi però un miglior articolo sul prof. Luccardi, 
riportato nell'appendice del Giornale di Udine, 11 dicembre 1875, 
n. 295, in cui si aggiunge che il nostro scultore naque nel 1808 da 
Giuseppe e da Lucia Schiavi, che nel 1829 fu all'Accademia di Belle 
Arti a Venezia, e passò poi a Firenze e nel 1836 a Roma. Eletto 
professore e consigliere dell'Accademia di S. Luca, ebbe premi alle 
esposizioni universali di Parigi e Vienna, onori da Pio IX che gli 
commise il busto di Giovanni da Udine, collocato nelle Loggie vaticane. 



Elogio del cardinale Francesco Mantica, recitato da un 
chierico del seminario arcivescovile alla premiazione scolastica del- 
l'anno 1875. (Per ingresso di D. Giuseppe Teli a parroco di Latisana). 
— Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1876; in 8*^ di pag. 16. (R. J.J 

Vennero i Mantica di Lombardia in Friuli sulla fine del secolo 
XIV e abitarono Pordenone, donde, divisi in più rami, passarono aVen- 
zone a e Udine, dove naque, nel 1534, Francesco Mantica, che educato 
sotto la direzione dello zio materno conte Giovanni di Fontanabona ed 
istruito dal publico professore di Udine, Francesco Filomelo, crebbe 
in sapere, e diessi agli studi legali. Dopo sette anni passato a Pa- 
dova e a Bologna, fu laureato nel 1558 dottore nella prima univer- 
sità, in cui professò con grande successo, publicando il famoso trat- 
tato dei testamenti. Nel 1586, essendosi reso vacante l'uditore veneto 
presso la Sacra Rota romana, il doge propose, fra quattro, anche 
il Mantica, che piaque a Sisto V, e dopo un esame a foggia di disputa 
riusci eletto. Nel 5 giugno 1596 Clemente Vili nominò cardinale il 
Mantica, che ricevette gli ordini sacri, e un regalo di mille scudi 
dal Senato veneto, di due mila ducati dalla città di Udine. Nel 1605 
il Mantica fu a un punto di divenir papa (V. n. 381) : mori nel 28 
gennaio 1614. 



Cenni sulla vita e sui viaggi del B^ Odorico del Friuli, di 
DiONiGio Largaiolli. (Nella Oronaca liceale per l'anno 1874-75). — 
Catania, tip. Bellini, 1876; in 8^ di pag. 58. (R. J.J 

Il nobile scopo di questo libro è di eccitare il Municipio di 
Pordenone a ricordarsi del suo celebre figlio, che fu il Marco Polo 
del Friuli. Quanto alla loro sostanza, questi cenni mirano a consi- 
derare i viaggi del padre Odorico non per sé, ma in relazione aUa 
storia della geografia, a distinguere nella sua vita la parte scien- 
tifica, a far conoscere quanta popolarità il frate godesse anche ai 



207 



suoi tempi. Il prof. Wolf oflferse al Largaiolli alcune notizie sul- 
l'argomento. Lo stesso lavoro fu riprodotto due anni appresso, con 
poche variazioni, nella Cronaca liceale per Vanno 1876-77 del regio 
Liceo -ginnasiale 'Salvator Rosa, Potenza, tip. Favata, 1878; in 8^ 
di pag. 55. 



Pellegrino da S. Daniele, del marchese Giuseppe Campori. 
(Negli Atti e Memorie delle r, r. Deputazioni di storia patria per 
le Provincie modenesi e parmen&ijYoh viii, fase. 5, pag. 337 e segg.) 
— Modena, tip. Vincenzi, 1876; in 4*^ di pag. 14. (R.J,) 

Dalla Storia della pittura in Italia dei sigg. Crowe e Cavalca- 
sene, il Campori trae le notizie sulla vita di Pellegrino; ma lo 
scopo della presente memoria riguarda la dimora del pittore in Fer- 
rara, ove si recò presso la fine del 1503, accettando commissioni di 
dipingere a freschi nelle stanze destinate al museo, due quadri e 
perfino scatole da spezierie. Però ebbe a tornare più volte in Ve- 
nezia e in Udine, e nel 1507, come risulta da due lettere originali 
e da altre carte, finora inedite nell'archivio estense, ebbe per in- 
tercessione dei duchi di Ferrara e del cardinale Ippolito d' Este tre 
canonicati vacaturi in Aquileia, Udine e Cividale, a favore di un 
suo figliuolo prete, rilasciatigli dal cardinale Grimani, patriarca di 
Aquileia. Non basta; per mediazione dello stesso cardinal d'Este, 
Pellegrino insieme col pittore maestro Andrea da Udine ebbe in 
affitto una possessione annessa a una abazia del Grimani in Friuli. 
Cosi Pellegrinò, sempre più lieto, dipinse in Ferrara la scena per 
la Cassarla, dell'Ariosto, e compose altri quadri, rimanendo alla corte 
estense fino al 15 giugno 1513, con un assegnamento mensile di 
lire 27.10. Appresso, il 26 giugno, gli furono allogati gli a freschi 
di S. Antonio in San Daniele, ma lavorò ancora pel duca Alfonso, 
sebbene non si conosca qual sorte abbiano avuto i molti dipinti 
eseguiti da Pellegrino in Ferrara. 



1877 



Si Inscriptiones Galliae Cisalpinae latinae, Consilio et au- 
ctoritate Academie litterarum regiae Borussicae, edidit Theodorus 
MoMMSEN. (Nel Corpus inscriptionum latinarum Acad. liti. reg. 
Bor. editum. — Voi. v, parte ii, con due carte geografiche) — Be- 
rolini, apud Georgium Reimerura, tip. fratelli Unger, 1877; in fol. 
di pag. xxiv-57 a 104 (a parte) e da 545 a 1215, o pag, compi. 753. 
(B. a U.J 

La seconda parte del volume v delle Iscrizioni del Moramsen 
(V. n. 276) comprende propriamente la regione nona e undecima 
d' Italia, ma completa la raccolta anche per la decima regione, che 
era la nostra. Anzi tutto, rispetto alle false, ne aggiunge altre sette 
per Aquileia e Friuli dal n. 1093 a 1101 (pag. 94-95), mentre di 
due, descritte nella parte precedente, afferma che possono ritenersi 
genuine. Terminato il catalogo delle iscrizioni varie, che per le tre 
regioni della Gallia cisalpina sommano a 7983, viene il Mommsen 
all'elenco delle iscrizioni sulle publiche vie. Illustrano la via da 
Aquileia a Concordia, e le tre da Concordia al Nerico, a Oderzo, 
ad Aitino, le poche iscrizioni dal n. 7989 all' 8001 (pag. 935-937). 
Ancora sono di qualche interesse le iscrizioni su strumenti domestici 
trovati nelle tre regioni dell' Itaha superiore, cioè su tegole lungo 
l'estuario adriatico (pag. 957-970), e su anfore, lucerne, vasi di creta, 
fistule plumbee, pesi, suppellettili di vario metallo, anelli trovati qui 
ed altrove (pag. 981 e segg. passim). Nuove aggiunte chiudono il 
volume, le quali, tenendo conto della memoria del co. Di Toppo 
(v. n. 223), e dei lavori in materia epigrafica del Gregorutti e del 
Maionica, completano le iscrizioni già edite, e offrono un nuovo tri- 
buto alla epigrafia di Aquileia dal n. 8206 all'8641 e dal n. 8970 
all' 8986 (pag. 1023-1051 e 1096-1097), di Cividale dal n. 8642 al- 
l' 8647 (pag. 1051), delle friulane incerte, di Tricesimo, Gemona, 
Zuglio dal n. 8648 all' 8653 (pag. 1052-1053). Ben numerose sono 
le aggiunte per Concordia dal n. 8654 all'878l, e dal n. 8987 air8989 
(pag. 1053-1065 e 1097-1098), grazie specialmente alla scoperta del 



209 

sepolcreto. Appariscono nelle aggiunte anche alcune iscrizioni su 
tegole. Cosi questa parte del v volume, oltre le stradali e quelle di 
Concordia, comprende, fra le nostre, 409 iscrizioni in 50 pagine; 
onde in totale le nostre iscrizioni genuine che il Mommsen registra 
nel V volume dell'opera sua, non comprese né le false, né quelle 
sopra strumenti domestici, ascendono, su novemila circa, a 1641, 
distribuite in 152 pagine. 



^. Il castello di Buia ed i sitoi Statuti. (Nozze Casasola- 
Broili) — Udine, tip. Doretti e Soci, 1877; in 8^ di pag. 54. (R. 0-B.) 
Non contento il dott. V. Joppi di aver tratto dalla biblioteca 
comunale di Udine lo statuto di Buia che si divide in 69 capitoli, 
chiude il libretto con tre documenti inediti, a illustrazione delle 
notizie che vi precedono sul castello e sugli ordinamenti di Buia. 
Dalle quali s'impara che sulle rovine di antico castellare romano 
s'inalzava il castello di Buia verso la fine del secolo x, sopra la 
più alta cima delle colline a sinistra del fiume Ledra. La chiesa 
di S. Lorenzo esisteva fino dal 792, quando Carlomagno con suo 
diploma del 4 agosto la sottoponeva al patriarca d'Aquileia Paolino. 
Anche il castello, con quello di Udine ed altri tre, fu da Ottone II 
donato l'il agosto 983 al patriarca Rodoaldo, i cui successori, con 
varie vicende, ne tennero l'alto dominio fino alla caduta del potere 
temporale nel 1420. Allora i Savor guani riebbero senza contrasto 
l'antica giurisdizione di Buia, nella quale però non furono soli ai 
tempi anteriori, e benché tentassero usurpare i diritti del comune, 
questo si teneva fedele allo statuto del 1371 che oggi si publica e 
che non si estendeva ai casi di maggior gravità. 



Statuto ed ordinazioni di Polcenigo dell'anno 1356. 
(Nozze Scolari -Quaglia) — Udine, tip. Seitz, 1877; in 8** grande di 
pag. 31. CR. O-BJ 

Tra i mille statuti medioevali che oramai furono publicati di 
città luoghi minori d'Italia, merita un notevole posto anche que- 
sto di Polcenigo, castello sulla Livenza, che ricevette il nome da 
una famiglia feudale, le cui memorie risalgono all'anno 962, ed ebbe, 
caso straordinario, non crudeli costumi. La giurisdizione dei conti 
di Polcenigo comprendeva, oltre il castello e la sua borgata, otto 
villaggi all'intorno. Lo statuto è scritto in latino, si divide in 60 
capi e non contiene soltanto disposizioni di diritto penale. Se ne 

15 



210 



conservano ancora due copie manoscritte, una nella Marciana di 
Venezia e T altra presso il museo civico di Udine, la quale servi 
per collazionare la copia antica che si publica e che fu trovata in 
un granaio dell' editore dott. Pietro Quaglia. 



. Relazione della Patria del Friuli, del luogotenente An- 
ZOLO r ZusTiNiAN 1^ marzo 1797. (Nozze Di Colloredo-Mels = Manin) 
— Padova, tip. del Seminario, 1877; in 8^ di pag. 28. (B.C. U.) 

Appartiene al penultimo luogotenente, cui sottentrò per pochi 
mesi Alvise Mocenigo; e fu tratta dall'archivio di Stato di Venezia. 
Il Friuli, popolato da 400mila abitanti non ricchi « né con certo 
impianto per esserlo, » aveva bisogno che se ne migliorassero le 
triste condizioni, ed era grande in ciò la buona volontà del Giusti- 
nian che s'era messo d'accordo con l'Accademia agraria, rinfrescando 
l'antico progetto « di comunicazione fluviale col mare o direttamente 
colla dominante, » ma, « oh Dio, egli soggiunge, a quali altri pen- 
sieri diversi mi hanno strascinato le tanto ingrate sopravvenienze 
successive; che tuttavia non finite, ben altro esigono a tali critici 
momenti! » Prima dell'agosto 1796 tremila austriaci perdenti eransi 
ritirati a Trieste, a cui successero altri tremila che danneggiavano 
il paese con requisizioni, specialmente Sacile e Pordenone; e se le 
esigenze non eccedettero i termini soliti dei tempi di guerra, si 
dovette all'energia dei capi delle terre e dei comuni e all'attività 
dei nobili proveditori ai confini, Antonio Antonini e Paolo Fistu- 
lario. Il Giustinian, nato il 12 gennaio 1757, mori il 21 marzo 
1815; forte uomo che, dopo la luogotenenza in Friuli, come uno 
dei proveditori straordinari in terraferma, sostenne violenti col- 
loqui col Buonaparte, il quale avendolo minacciato di morte se non 
abbandonava Treviso, udì rispondersi che riceveva gli ordini dal 
suo Senato e che la vita non gli era cara che pel servizio della 
patria. Angelo Giustinian fu dunque fra i magnanimi pochi, che 
assistettero protestando alle esequie della republica. — Quasta stessa 
relazione fu ripublicata, per nozze Manin- Pigazzi, Venezia, tip. 
Naratovich, 1881 ; in 8° di pag. 19. 



Austro-friulana. Sammlung von actenstùchen zvr Gè- 
srhichie des Conflictes Herzog Rudolfs IV von Oesterreich mit 
dem Patriarchats von Aquileia, 1358-1365, mit Einschluss der 
verbei^eiiend£ìi Docilmente von 1250 an, gesammelt und herausge- 



211 

geben von J. von Zahn. (Nelle Fontes rerum austriacarum. Se- 
conda Serie, Diplomatica et Acta, Voi. 40) — Wien, tip. Gerold, 
1877; in 8^ gr. di pag. xxxi-386. (R. 0-B.) 

Notevole raccolta procurata dal cav. Giuseppe Zahn, archivi- 
sta provinciale della Stiria. Comprende 236 documenti, dei quali 80 
si riferiscono ai tempi anteriori a Rodolfo IV, e* servono di pre- 
parazione alla contesa tra il duca e il patriarcato, contesa che si 
inizia dall'uccisione del patriarca Bertrando, quando la carica di 
capitano generale del Friuli fu conferita ad Alberto II duca d'Au- 
stria, invece che ad Enrico conte di Gorizia, anima della famosa 
congiura. Dalla fatale ingerenza dei duchi austriaci venne la ces- 
sione fatta da Nicolò all'Austria della terra di Venzone e della 
Chiusa, di Vipaco e di altre castella. E nel 1358, morto Nicolò, 
il nuovo patriarca Lodovico della Torre e il nuovo duca Rodolfo 
rV d'Austria, sostenuto dall'imperatore Carlo IV, vennero alle armi. 
Lodovico, minacciato anche da Roma, dove si era pensato di de- 
porlo, si arrese alla discrezione imperiale, ma il duca ne voleva la 
completa umiliazione obligandolo a recarsi a Vienna per conchiu- 
dervi il trattato vergognoso del 19 aprile 1362, poi revocato per 
interposizione imperiale. Incerto di unirsi coi veneziani o coi signori 
da Carrara, si decise il 14 agosto 1364 a quest'ultima alleanza 
per vincere le rinovate offese degli austriaci, finché la lotta terminò 
nel 1365 per la morte di Lodovico e di Rodolfo. La raccolta è 
preceduta da una bella prefazione storica ed erudita, in cui si dà 
conto dei motivi della lotta e si fa la critica delle molti fonti ri- 
cercate. — Il dott. Vincenzo Joppi inserì una recensione a questo 
lavoro tlAV Archivio Veneto, Tomo xv, pag. 470-3, e nelle appen- 
dici al Giornale di Udine, 26 e 27 febraio 1878, n. 51, 52: ne 
parlò anche la Revue historique. Tomo xiii, pag. 368. 



Nagy Layos magyar kirdly, mini hdzvettu Aicsztria é$ 
Aquile^ a kó'zótt (1360-1365), kòzli Zahn J. {J)^ periodico ungìieresé) 
— Budapest, tip. dell' Athenaeum, 1877; in 8° di pag. 28. (B. C. U.) 
Questa publicazione in ungherese del direttore dell'archivio 
stiriano tratta della parte che Lodovico re d'Ungheria ebbe nei 
conflitti di Rodolfo IV duca d'Austria col patriarca d'Aquileia. 
Oltre la premessa ungherese contiene l'opuscolo cinque documenti, 
dei quali il secondo, tratto dalla biblioteca Florio di Udine, è il più 
importante e contiene una informazione dello stato delle cose, ri- 



212 

salendo al 1344. Da essa si vede come gli ungheresi proteggessero 
i patriarchi contro le intemperanze dei duchi che, dalla parte del 
canale del Ferro, miravano alla conquista del Friuli, specialmente 
nelle fazioni del 1361, e prima, in cui essi duchi, d'accordo col conte 
di Gorizia, avrebbero voluto scemare la giurisdizione patriarcale nel 
Friuli orientale e nei paesi transalpini. 

4L^\. Indice dei documenti per la storia del Friuli, dal 1800 
al 1400, raccolti dall'ab. Giuseppe Bianchi, publicato per cura del 
Municipio di Udine. — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1877 ; in 8^ 
gr. di pag. 193 a due colonne. (R. 0-B.) 

L'ab. Giuseppe Bianchi, prefetto del Ginnasio (ora si direbbe 
preside del Liceo) di Udine, nato nel 1789, morto nel 1868, es- 
sendo stato dal 1850 bibliotecario comunale, ha voluto provare coi 
fatti il suo lungo studio e il grande amore pei patrii monumenti, 
alla cui ricerca si era rivolto da ben quarant'anni. Egli raccolse 
le carte di due secoU, ricopiandole di proprio pugno sugli originali 
degli archivi publici e privati. Ne uscirono 61 grossi volumi, con- 
tenenti ben 6064 documenti, dei quali, com'è naturale, solo 852 
appartengono al secolo xiii. La racòolta è stata donata dal nipote 
Lorenzo Bianchi al Comune di Udine, il quale osservò il patto che 
se ne publicasse il presente indice già preparato, affinchè gli studiosi 
di questa nobile parte d' Italia avessero a trovare prontamente il fatto 
loro. — Intorno zXi'Indice del Bianchi scrisse il Fulin neM' Archivio 
Veneto, Tomo xiv, pag. 228-9, e lo Zahn nella Revue historique. 
Tomo XIV, pag. 397-8. 

'^r^^* Saggio storico-critico inforno all'epoca della distruzione 
di Aquileia, deìV ah. GiusEPVE Bianchi accademico udinese. (Nozze 
Michieli-Marizza) — Yenezm, iìi^. del Te7npo,i877 ; in 8^ di pag. 73. 
CR. O-B.J 

Ristampa di una pregevole lettura fatta nel 1835 all'Accade- 
mia di Udine. Lo scrupolo cronologico che non è solo una buona 
abitudine degU eruditi, ma giova a chiarir meglio la storia, è dal- 
l'autore osservato per modo che, coordinando i fatti che precedet- 
tero e seguirono la distruzione di Aquileia, crede di portarla dalla 
primavera del 452 a quella del 453. Questo lavoro minuto, le cui 
conclusioni sono confortate da una iscrizione sopra un laterizio tro- 
vato a Flaibano, che del resto è apocrifa del secolo xvi, prelude 



213 

alle infaticabili ricerche che il Bianchi condusse sulla storia e sulla 
cronologia del Friuli. — Di questo libro scrisse il Fulin nelV Archivio 
Veneto^ Tomo xiv, pag. 230. 



Triest, Pota, Aquileia, von D/ Enrico Maionica. (Nelle 
archaeologisch^epigraphische Mitteilungen aus Oesterreich, he- 
rausgegeben von den Prof. A. Gonze und 0. Hirschfeld, Voi. i.) 
— Wien, tip. Gerold, [1877]; in 8° di pag. 27. (R.J.J 

La storia del Friuli si giova specialmente dalla terza parte di 
questo scritto (pag. 11-27), dove si tiene conto di tutte le publica- 
zioni fatte su Aquileia per stabilirne la pianta, le strade, le istitu- 
zioni dedotte dalle epigrafi. È una sintesi delle ricchezze archeolo- 
giche di Aquileia, che apre la via alle scoperte future le quali, 
per essa, possono collocarsi al posto che loro conviene. Non solo della 
città, ma del suo agro si occupa a lungo il Maionica, e per com- 
pletare il suo studio dà notizie della sua visita alle raccolte di 
Trieste, Gorizia, Buttrio e Udine, dove egli completò utilmente le 
cognizioni su Aquileia, anche ricercando alcune schede mostrategli 
dal dott. Vincenzo Joppi. 

<Ldi<L . A. DE Steinbììchel-Rheinwall. 2)z una pittura in oro 
sopra un vaso vitreo degli antichi cristiani d' Aquileia. (Neil' Ar- 
cheografo triestino. Nuova Serie, Voi. v, pag. 76 e segg.) — Trieste, 
tip. Herrmanstorfer,1877; in 8®gr. di pag. 5, con una tavola. (R. 0-B,J 
Il vaso di vetro era usato, come bicchiere, nelle agapi, e la 
pittura in oro rappresenta il Salvatore presso il monte Sinai, cir- 
condato dagli astri, ed è probabilmente opera del secolo degli An- 
tonini e fors*anco fabricato nella stessa Aquileia, come si sa di 
altri simili lavori. 



Memorie aquileiesi. (Nella Madonna delle Grazie, 7 lu- 
glio 1877, n. 31) — Udine, tip. Jacob e Cohnegna, 1877; in 4° di 
col. 6. (B. a U.J 

Dedicata la basilica aquileiese da Popone nel 13 luglio 1031, 
e molti secoli appresso, dopo l'ultimo ristauro, riconsacrata nello 
stesso giorno del 1876, l'autore di questo manchevole articolo, nel 
maturarsi del primo anniversario deUa riconsacrazione, coglie il 
destro per ricordare in breve i giorni fausti e nefasti della chiesa 
d' Aquileia, sotto Popoge, Sigeardo e Marquardo. 



214 

4l:^6^ IvL. Concordia. Col. e la necropoli cristiana recente- 
mente scopertavi, per Dario Bertolini. (Nelle Notizie degli scavi 
d'antichità, pubiicate dalla Reale Accademia dei Lincei, Anno 1877, 
pag. 21 e segg.) — Roma, tip. Salviucci, 1877; in 4® di pag. 28. 
(R. 0-B.) 

È questo il quarto studio sul sepolcreto cristiano di Concordia, 
che prelude comunicando quali frutti si traessero dalla visita fatta 
nell'agosto 1876 dal Mommsen, il quale confermò l'opinione del 
Bertolini che certi frammenti del lapidario Muschietti debbano ri- 
ferirsi a un' unica epigrafe. Poi lo studio si diffonde sulla epigrafe 
greca descritta nel 1874 (V. n. 333), il cui senso fu rettificato dal 
Mommsen, sulle altre nove epigrafi greche trovate a Concordia e 
su quella esistente nel museo Muschietti. Parlandosi della deter- 
minazione dello spazio occupato dal monumento, secondo il consi- 
glio del Bonghi nella sua visita del marzo 1875, si venne a sta- 
bilire che la superficie quadrilatera di circa metri 90x70 fosse 
metri quadrati 6359, in cui stanno 230 tombe traversate dalla via 
Emilia-Altinate, larga sei metri e mezzo. Le iscrizioni nuove latine, 
compresi pochi frammenti, sommano a 70, la cui illustrazione nulla 
lascia a desiderare, risultando chiaro da essa il nome di illustri fa- 
miglie concordiesi, la importanza della fabrica sagittaria, la istitu- 
zione del corso pUblico a uso dei magistrati, che precede di tanti 
secoli quella dei corrieri. Nella parte meridionale del sepolcreto, 
forse riservata a cimitero militare, una rappresentazione artistica 
dà luce sull'argomento dei littori o apparitori. Il Bertolini cominciò 
a dare proprie comunicazioni alle Notizie degli scavi, pubiicate 
dai Lincei, nel 1876: le trovi a pag. 17, 49, 65, 130-134, 179-181 di 
quell'anno. Nel 1877, oltre il lavoro qui annunziato, si leggono 
altre notizie a pag. 4, 5, 120, 240, 295-296. 



Chronicon glemonense ab anno mccc ad mdxvii (Nozze 
Groppiere- Concato) — Udine, tip. Seitz, 1877; in 8* gr. di pag. 
27. (R. 0-B.J 

Il prete Sebastiano Mulioni scrisse questa preziosa cronaca la- 
tina del suo paese nativo, cui Vincenzo Joppi estrasse da un codice 
cartaceo di Giandomenico Guerra, vecchio raccoglitore di cose patrie. 
La cronaca si occupa dei fatti avvenuti in Gemona durante la domi- 
nazione veneta, e in particolare dei movimenti cagionati dsdla guerra 
di Cambrai ; né vi sono taciute le vicende atmosferiche e i terremoti 



215 

frequenti, il maggiore dei quali fu del 1511, onde rovinarono due 
chiese « et non remansit quasi lapis supra lapidem. > — Parla di 
questa cronaca lo Zahn, nella Remie histarique. Tomo xiv, pag. 396. 



LS. Documento gemonese. (Nozze Gropplero -Concato) — Ge- 
mona, tip. Tessitori, in 8^ di pag. 8. (R. 0-B.J 

Atto di vendita di una palude fatta dal comune di Gemona 
per pagare la taglia di guerra di millecinquecento ducati, imposta 
dai commissari! di Massimiliano I imperatore, che nel 1514 ave- 
vano espugnato la prossima fortezza di Osoppo. Valentino Oster- 
mann tolse questo documento dall'archivio municipale di Gemona, il 
cui primo rimaneggiamento fu fatto dallo stesso Ostermann : scom- 
pigliato poi nel trasporto degli atti, l'archivio medesimo in questi 
ultimi anni fu ordinato dal prof. A. Wolf nelle pergamene e defi- 
nitivamente dall'ab. V. Baldissera che ne è il direttore: esso può 
consultarsi con profitto della storia patria. 



►. I francesi a Gorizia nella primavera del 1797. — Go- 
rizia, tip. Paternolli, 1877; in 16^ di pag. 67. jfiì. O-B.J 

La Direzione dell' J^ow^^o publicò in appendice al giornale, e 
nell'opuscolo separato che qui si cita, il presente manoscritto, tolto 
alla biblioteca del Museo provinciale di Gorizia. L'autore sembra 
essere Antonio Guliat. Premesse alcune notizie sulla campagna 
francese in Italia, viene descrivendo la fuga dei goriziani, ospiti e 
cittadini, all'avvicinarsi dei temuti francesi. Capitano, vescovo, de- 
putati abbandonarono la città e la provincia, altri si ritirarono nei 
monti di Tolmino. Mentre continuava l'assedio di Gradisca che fu 
occupata il 19 marzo, i francesi passarono in due luoghi l'Isonzo, 
onde l'esercito austriaco abbandonò in tre schiere Gorizia, che 
cadde il 20 marzo in potere dei francesi. Il terrore dei rimasti 
fu al colmo: il generale Buonaparte, preso alloggio in casa De 
Grazia, ebbe a sé il vicario generale, e disapprovando la fuga 
del vescovo, promise proteggere la religione, i costumi, le per- 
sone e la proprietà di ciascuno. Un editto fissava il nuovo governo 
centrale di quindici membri, presidente il co. Alfonso di Porcia, e 
poi il co. Francesco Antonio de Lanthieri; borgomastro fu creato 
il dott. Paolo Prividali. Nel 24 maggio, dopo 65 giorni dalla occu- 
pazione francese, le vicende della guerra, descritte in questo li- 
bretto, ricondussero gli austriaci a Gorizia, capitanati dal generale 
conte di HohenzoUern. 



216 

^60« n mosaico di LtccinicOj relazione dell'i, r. conservatore 
doti. De Bizzarro (dal tedesco). — Gorizia, tip. Patemolli, 1877; in 
16* di pag. 17. (R. J.J 

Con molto riserbo tratta il dott. Bizzarro di questo mosaico 
scoperto nell'inverno 1877 in un fondo del co. Giovanni Attems; 
e rinunziando di dare qualche schiarimento storico sulla località di 
Lucinico, di cui è menzione la prima volta nel 1077, in una do- 
nazione fatta da Enrico IV al patriarca Sigeardo, si contenta di 
riguardarlo per la storia dell'arte musiva, di cui dice alcun che 
della sua estenzione dalle nostre parti. Esso mosaico, composto di 
una rete di esagoni neri su fondo bianco, mentre ricorda i pavi- 
menti romani, non potè, secondo le conclusioni del De Bizzarro, es- 
sere stato costruito prima del secolo settimo, mentre i patriarchi 
avevano la loro sede a CJormons. 



. Notizie inedite intomo alla presa di Marano in nome 
del re di Francia. {NeW Arcìwografo triestino. Nuova Serie, Voi. v, 
pag. 113 e segg.) — Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1877; in 8®gr. di 
pag. 6. CR. O-B.J 

La trasse il dott. Hortis dal quaderno del vicedomino triestino, 
Ottaviano de' Cigotti. Questi annunzia come nel 2 gennaio 1542 la 
cittadella di Marano, ribellatasi a Ferdinando I, venisse per soli 
tredici giorni in potere di Francesco I, ad opera di Bertrando di 
Lorenzo Sacchia udinese « homo sane perditissimus, > che si mise 
a capo di cinquanta uomini e in benemerenza dell' impresa riuscita 
il re di Francia lo nominò, non conte di Marano, come scrive il 
cronista, ma solo, giusta il parere di Vincenzo Joppi, cavaliere. 



Documenti inediti sulla storia di Muggia nel secolo xiv 
publicati ed illustrati da Vincenzo Joppi. ì^qM' Acheografo triestino. 
Nuova serie. Voi. v, pag. 283 e segg.) — Trieste, tip. Herrmanstorfer, 
1877; in 8*^ di pag. 38 (R. O-B.J 

Interessano direttamente la storia friulana, giacché Muggia, 
nominata fin dal 931, in cui Ugo e Lotario ne donarono il castello 
alla chiesa d'Aquileia (V. n. 256) rimase dall'anno 1258 fino all' 8 
giugno 1420 in potere del patriarca, sebbene talvolta cogliesse il 
destro di ribellarglisi, per darsi in mano ai veneziani o ad altri, 
facendo causa comune coi malcontenti del Friuli. Di ciò è discorso 
nella illustrazione del dott. Joppi, premessa ai ventidue fra docu- 



217 

menti originali e copiosi spogli, tratti da archivi publìci e privati, 
che vanno dal 1345 al 1410. Tra gli atti ce ne sono due che illu- 
strano la famosa guerra di Chioggia. V'ha in oltre la serie, benché 
non completa, dei gastaldi, dei podestà, dei capitani di Muggia, dove, 
oltre molti nobili friulani, i nomi che vi figurano ripetuti sono di 
Taddeo e Pertoldo di Manzano. — Di questo lavoro parla il Muhlba- 
cher nelle Mittheilungen fur oesterreichische Geschichtsforschung, 
Voi. I, fase. I, pag. 151 . 



Alcune notizie intomo alle chiese e pie istituzioni di 
Portogruaro, raccolte dal sacerdote E. Degani. (Per ingresso di 
mons. G. Zamper a S. Andrea di Portogruaro) — Portogruaro, tip. 
Castion, 1877; in 8^ di pag. 45 (B. C. U.J 

Dagli archivii della curia vescovile di Concordia e delle fabri- 
cerie di S. Andrea e di S. Nicolò, tolse il Degani queste notizie che 
passarono inosservate allo Zambaldi, nella compilazione dei suoi 
Annali di Portogruaro. Questa città, molto prima del 1140, era ca- 
stello del vescovo di Concordia. I pievani di S. Andrea, la cui ori- 
gine è ignota insieme alla chiesa di S. Nicolò, risalgono, con serie 
incompleta, al 1194, ma solo nel 1564, comincia la serie regolare. 
Ben 25 pie istituzioni si contavano a Portogruaro, secondo il cata- 
logo compilato nel secolo scorso. Della chiesa di S. Giovanni invece si 
sa che ne fu posta la prima pietra nel 15 giugno 1338; S. Agnese e 
Lucia extra muros era già decrepita nel 1480. S. Luigi, forse cap- 
pella domestica dei vescovi, risale al secolo xii: donata ai Cro- 
ciferi, il monastero di questi fu venduto per concorrere alle spese 
della guerra di Candia. Son date ancora delle notizie sulla confra- 
ternita dei Battuti sotto T invocazione di S. Tommaso: la loro Mon 
riegola fu stampata dai dottori Marcolini e Bertolini nel 1856: la 
chiesa ebbe, cospicuo ornamento, un quadro di Cima da Conegliano 
che fu pagato 884 lire e 17 soldi e fu venduto nel 1871 al Museo 
britannico per 45mila lire in oro. Il libretto termina con un cenno 
sulle chiese demolite. 



Cenni storici sulla Loggia comunale di Udine, con 48 do^ 
cumenti inediti, di V. Joppi e G. Occioni-Bonaffons. (Publicazione 
per cura dell'Accademia e a spese del Comune di Udine) — Udine, 
tip. Seitz, 1877; in 8*> gr. di pag. 99. (R. O-B.J 

I documenti antichi furono tutti raccolti e ricopiati dal primo 



218 

dei due collaboratori; il secondo si occupò degli atti moderni e 
mise insieme tutto il lavoro, occasionato dal memorabile incendio 
della Loggia avvenuto il 19 febraio 1876 e dalla sua patr lotica 
ricostruzione. Anche prima del 24 gennaio 1441, in cui Nicolò Sa- 
vorgnano propose in Consiglio un nuovo Palazzo del Comune, sor- 
gevano altre loggie nella nostra città. La fabrica andò lentamente 
finché, in pieno Consiglio, nel 20 maggio 1448, fu ripresa sul di- 
segno presentato il 6 giugno da Nicolò Lionello, e rimase com- 
piuta nel 1456. La memoria letta in una solenne seduta accade- 
mica del 19 febraio 1877 (V. Rendiconti dell'Accademia di Udine, 
1876-1877; Udine, tip. Seitz, 1877, pag, 10-11), tìen conto minuzioso 
delle vicende dell' insigne edifizio, e per quello che riguarda V uso, 
quando cessò di esser sede delle publiche rappresentanze, la sala 
maggiore servi dal 1602 per commedie ed opere: tali notizie sono 
un curioso e prezioso contributo alla povera storia del teatro in 
Friuli. — Il Giornale di Udine, 20 febraio 1877, n. 44, tenne di- 
scorso di questo lavoro, il quale fu esaminato e cosi giudicato da 
due tedeschi in due diverse riviste: « travail très remarquable, pour 
le fond et pour la forme, qui fait regretter une fois de plus que 
les études historiques soient placées au Frioul dans des conditions 
aussi défavorables » Zahn, nella Berme historique, v année. Tomo 
XIV, 2^ pag. 395-6 ; e « klar und anziehend geschrieben, ist es eine 
der besten kunstgeschichtlichen Monographien, die aber auch fùr 
Culturgeschichte nicht wenig des Interessanten bietet » MUlhbacher, 
nelle Mittheilungen des Instituts fùr Vedi oesterreichische Ges- 
chichtsforschung , Voi. i, fase, i, pag. 152-3. 



Il cartello di Udine, spigolature storiche di un operaio. 
(Nell'appendice del Giornale di Udine, 6-8, 10 settembre, n. 213- 
216) — Udine, tip. Doretti e Soci, 1877; in fol. di col. 16. (B. C. UJ 
L'estensore di questo studio, Domenico Del Bianco, si propone 
dimostrare che il castello di Udine, appartenendo per diritto storico 
alla provincia, è la naturale residenza del prefetto e della rappre- 
sentanza provinciale. Le notizie qui raccolte con discreta parsimonia 
riguardano specialmente le adunanze più importanti tenute nella 
maggior sala del palazzo patriarcale dal parlamento della Patria 
e anche alcuni consigli più ristretti. Lo scritto dell'operaio udinese 
si presentava opportuno, mentre cominciavasi a parlare da molti 
del riscatto del Castello; idea che rifiori qualche mese appresso 



219 

in occasione della morte di re Vittorio Emanuele, e poi fu di nuovo 
messa a dormire. 



^» Primo telato per la seta in Udine, cenni di G. Occioni- 
BoNAPFONs. (Nel Giornale di Udine, 5 marzo 1877, n. 55) — Udine, 
tip. Doretti e Soci, 1877; in fol. di coli. (R. O-B.J 

Parlando della monografia di C. Kechler sulle sete, l'estensore 
di questo articolo accenna essere stato dimenticato che nell'anno 
1685 Giacopo Occioni, veneziano, piantò il primo telaio che lavorò 
drappi di seta in Udine, fabricando per primi i damaschi nel coro 
della chiesa dell'ospitale maggiore. La notizia è tolta agli Scritti 
del Zanon, edizione Mattiuzzi, 1829, Voi, rv, pag. 267, ed io mi 
compiaccio di quell'umile ma operoso antenato. 

^n'y. Venzone compendiosamente descritto dal venzonese J. C. 
— Gemona, tip. Tessitori, 1877; in 16^ di pag. 20. (B. C. U.J 

Il Clapiz, che tale è il cognome dell'autore, divide questo opu- 
scolo in quattro parti. La prima è storica, e risale al 1001, anno 
in cui Ottone III donò la terra a Giovanni IV patriarca. Dopo 
la ebbero i Waldsee dal 1200 al 1285, finché Guglielmo la ven- 
dette al conte di Gorizia; ma Raimondo patriarca, disapprovando 
tal vendita, la diede in feudo a Mainardo di Carinzia, finché nel 
1336 il patriarca Bertrando la ricuperò munendola di fortificazioni, 
confermandone gli statuti e concedendo ai venzonesi la muta che 
prima si pagava a Chiusa e in Tolmezzo. Nella seconda parte trat- 
tasi del fenomeno della mummificazione dei cadaveri, avvertita fino 
dal 1647. La parte terza discorre dei monumenti, quali sono il 
bellissimo duomo che risale al 1338, il tesoro che, oltre i pezzi 
di minor conto, racchiude le due croci d'argento dorato cesellato 
e niellato nel 1412 per opera di Bernardo di Marco Sesto vene- 
ziano, e il palazzo publico che risale al secolo xv e fu restaurato 
nel 1872, conservandone il disegno antico. La quarta parte raccoglie 
le iscrizioni dell'antica città. Ma il libretto ha poco valore. 



\. n confine austro^it aliano, di Giuseppe Margotti. (Nella 
Rivista europea, 1° maggio 1877) — Firenze, tip. della Gazzetta 
df Italia, 1877; in 8^ di pag. 31. (R. O-B.J 

L'autore si sente indotto a trattare la questione della possi- 
bilità, anche lontana, che la linea di demarcazione tra l'Italia e 



220 

rAustria-Ungheria abbia ad essere modificata. Dopo di aver dimo- 
strato che il diritto storico deve cedere ad altri elementi più na- 
turali e meno mutevoli, cioè specialmente alle ragioni geografiche 
e strategiche, viene ad affrontare da vicino il suo soggetto e riesce 
alle conclusioni stesse a cui vennero l'Antonini e il Bonfiglio (V. 
n. 84 e H9), dei quali cita una volta per sempre gli scritti. Ma le 
considerazioni riportate dal Marcotti vanno oltre il confine propria- 
mente detto che comprenderebbe il Friuli orientale e i territori 
di Rovereto e Trento, e V Istria, ma toccano tutto il Trentino, Trie- 
ste, dacché quei paesi hanno a considerarsi come una intera unità 
geografica. D'altra parte egli osserva che nessun vero interesse 
consiglierebbe l' Italia a pretendere anche il primo tratto della valle 
del Fella, tra Camporosso e Pontebba. 



Rapporto alla signoria di Venezia nel 1488 per V alveo 
del Ledra. (Nozze Di Colloredo-Mels=Manin) — Sandaniele, tip. Pel- 
larini, 1877; in 16^ di pag. 20. (R.O-B.) 

Contiene le vive rimostranze degli interessati alla continua- 
zione dell'opera ch'era rimasta sospesa appunto in quest'anno, dopo 
il voto sfavorevole del parlamento friulano, già accennato a pro- 
posito della scrittura di Giulio Savorgnano (V. n, 424). Il dott. Fe- 
derico Barnaba di Buja trasse questo rapporto dalla sua collezione 
privata, e Vincenzo Joppi vi mandò innanzi una prefazione. — Ne 
parlò il Giornale di Udine , 29 novembre 1877, n. 285. 



►• Una visita alle sorgenti del Livenza e al bosco del 
Cansiglio e un'ascesa al Cimon della Palantina (monte Cavallo), 
per G. Marinelli. (Nel Bullettino del Club alpino italiano. Voi. xi, 
pag. 14 e segg.) —Torino, tip. Candeletti, 1877; in 8** di pag. 67. 
(R. O-B.) 

Fin dal 923 apparisce il nome del monte Cavallo nella dona- 
zione di Berengario ad Aimone vescovo di Belluno, ma sembra che 
nel 1160 Federico I lo desse per un anno a Peregrino patriarca 
d'Aquileia, come pertinenza di Polcenigo, a cui, secondo alcuni do- 
cumenti, sarebbe stato annesso fin dal 973 il versante friulano del 
monte, forse per concessione di Giovanni vescovo di Belluno al mi- 
lite Fantuccio, capostipite dei Polcenigo. Molte questioni sorsero 
però per i confini del monte tra Belluno e i Polcenigo, fino alla 
determinazione del podestà di Treviso, Pietro Memmo, che intorno 



221 

il 1470 decise che il confine passasse per la cima del monte, divi- 
dendone nettamente i due versanti. Nel secondo capitolo il Mari- 
nelli trova modo di considerare i conti di Polcenigo e il loro ca- 
stello nella storia friulana, fino alla battaglia dei Camolli, chiamata 
anche di Fontanafredda, nel 16 aprile 1809, la più memorabile, 
dopo Marengo, combattutasi in Italia nei tempi napoleonici. In essa 
il viceré Eugenio fu vinto dall'arciduca Giovanni con la perdita di 
8mila uomini e di due generali : a chi scende dall'acrocoro del Can- 
sigUo verso Bacile il terreno calcare tinto di ferro si presenta come 
fosse inzuppato di sangue. Il capitolo quarto tocca le vicende sto- 
riche del Cansiglio, il cui nome antico (Casillo) appare nella dona- 
zione del 923 citata a principio. L'estensione del Cansiglio, bosco 
e pascolo, è quasi ottomila ettari, dei quali oltre un quinto appar- 
tengono alla provincia di Udine. 



.. Reiserechnungen Wolfger's von Ellenhrechtskirchen, Bi- 

schofs von Passau, Patriarchen von Aquileia, eìn Beitrag zur 

Waltherfrage, mit einen Facsimile, herausgegeben von Iqnaz V. 

, ZiNGERLE. — Heilbronn, tip. di Corte, 1877; in 16^ di pag. xxviii-91. 

(B. C. U.J 

Non tanto perchè in questo diario dei viaggi di Volfero in 
Germania e in Italia sia nominato, senza tema di scambio, il poeta 
tirolese Gualtiero di Vogelweide, quanto perchè esso appartiene alla 
storia di un patriarca aquileiese, merita di essere notato il presente 
libro, additato dal prof. Wolf fra i manoscritti dell'archivio comu- 
nale di Cividale, e trascritto nel marzo 1876 dal dott. Gaetano Kofler 
e da Osvaldo Zingerle figlio dell'editore del diario. Gli undici fogli 
in pergamena, di cui si compone, sono dall'editore stesso ordinati, 
secondo le ragioni cronologiche; e colla guida di questo diario il 
Zingerle ricostruisce nella prefazione la vita agitata di Volfero e la 
viva parte ch'egli prese ai fatti clamorosi del suo tempo, quando 
fervevano le famose questioni tra Ottone IV suo protettore e Filippo 
di Svevia. (V. n. 705). 



^ Viaggio ad Abano nel 1817, del co. Pietro Maniago. 
(Nozze Tavani-Minisini e Marchesi -Tavani). — Portogruaro, tip. 
Castion, 1877; in 8^ di pag. 40. (R. J.J 

Il conte Pietro, avvocato e poeta, naque in Maniago nel 1768, 
mori in Udine nel 1846* il presente viaggio, che vorrebbe essere 



222 

umoristico e arguto, tocca le cose meno interessanti e più ovvie 
dei paesi pei quali passa l'autore che, da Udine giungendo ad Abano, 
si ferma a parlare di Campoformido, Basagliapenta, Zompicchia, 
Codroipo, Pordenone, Aviano, Sacile. Il co, Pietro Maniago, rispetto 
allo stile, e toltane la prolissità, è legittimo precursore dell'ab. To- 
m asino Christ. Questa publicazione curiosa è dovuta alle cure dì 
Dario Bertolini. 



Lettere inedite di Antonio Zanon a monsig^ior Gerolamo 
de Renaldis. (Nozze Pari-Pirona). — Udine, tip. Seitz, 1877; in 8** 
di pag. 15 (i2. 0.-B.) 

Storico e matematico di nome, il conte de* Renaldis fu nel se- 
colo decorso professore di geometria ed analisi all'Università dì 
Padova, ed era in relazione coi primi dei suoi contemporanei e quindi 
anche col famoso Antonio Zanon agronomo e storico friulano, dì 
cui sono queste quattro lettere. La seconda delle quali ha interesse 
storico, parlandovisi del Genovesi; le altre tre trattano della mo- 
neta e delle industrie paesane del vino e della seta, ma tutte fanno 
desiderare una scelta publicazione dell'epistolario inedito del Renaldis, 
e degli amici suoi. 



Bie Quellen der Langohardengeschichte des Paulus Dia- 
C071US, ein Beitrag zur Geschichte deutscher Historiographie, von 
D.*" R. Jacobi. — Halle a/S. tip. Niemeyer, 1877 ; in 8® di pag. 100. 

(B. a U.J 

Con più metodico e scientifico ordinamento di altri che lo pre- 
cedettero, scrisse il Jacobi sulle fonti, donde Paolo Diacono trasse 
la sua storia dei Longobardi. Gli autori sono disposti in altrettanti 
capitoli, e si vede che da alcuni Paolo ricavò qualche semplice 
accenno, mentre altri gli furono di largo sussidio. Lasciando stare 
le fonti franche, Paolo ebbe ricorso a diciannove autori diversi, 
cominciando dagli antichi, e specialmente consultò il libro pontifi- 
cale di Gregorio II, il venerabile Beda, e più di tutto l'opera del- 
l'abate Secondo di Trento. Da vecchie notizie friulane ebbe modo 
di narrare, nel libro vi, 33, 45, 51, la lotta tra il duca Pemmone 
e il patriarca Calisto. Il Jacobi si professa debitore, nelle sue ri- 
cerche, ai suoi maestri Waitz e Dummler ed è notevole il capitolo 
primo che discorre la cosidetta origine della gente longobarda. 
Anche W. Wattenbach, nell'opera : Deutschlands Geschichtsqvellen 



223 

in Mittelalter, Berlin, 1877, si occupa delle fonti di Paolo Diacono, 
Voi. I, pag. 134-140. 



:. Fonderia di San Pietro presso Gorizia, di Luigi Pigorini. 
(Nel Bulletiino di Paletnologia italiana. Anno iii, giugno 1877) 
— Reggio dell'Emilia, tip. degli Artigianelli, 1877; in 8*^ di pag. 11, 
con una tavola. (B. C. TI.) 

In una vigna del sig. Carlo de Mulitsch di Gorizia, situata nel 
versante occidentale del colle di S. Marco nel comune di S. Pietro, 
si rinvennero nel 1867 intorno a quattro quintali di rottami di 
bronzo contenuto entro due vasi d'argilla. Molti andarono dispersi, 
ma quanto sfuggi alla distruzione è diviso specialmente fra i musei 
di Schwerin,. di Gorizia e il gabinetto imperiale archeologico di 
Vienna. Tali oggetti furono studiati e riscontrati con quelli di altri 
depositi dal diligente prof. Pigorini che li (jiivide in ascie ad alette 
o pallstaab, in scuri, alcune singolarissime, in fibule più largamente 
descritte dal nostro paletnologo, in aghi crinali che il Pigorini non 
vide e dovrebbero quindi trovarsi a Schwerin, e braccialetti, spec- 
chi, forme per fondere, lingots che sono pani o sottili verghe spez- 
zate, forse da rifondere. Questi ultimi oggetti, di cui il Pigorini 
toccò nella sesta seduta, 9 settembre 1876, del Congresso interna- 
zionale preistorico di Buda-Pest a proposito della necropoli di Vel- 
leia (Vedi Compie -rendu, Buda-Pest, tip. Franklin, 1877, Voi. i, 
pag. 402-3), conducono alla conclusione che il ripostiglio presso 
Gorizia non fosse altro che un cumulo di metallo riunito da un 
fonditore. Riferendo le opinioni varie intorno alla derivazione e l'età 
della fonderia di San Pietro, il Pigorini manifesta l'opinione che 
essa appartenga alla prima età del ferro, e precisamente alla fase di 
transizione tra il primo e il secondo periodo di quella età. Il Coronini 
il Gatti, il Kandler negli Atti e Memorie della Società agraria 
di Gorizia, 1867 e 1868, il Btllow, lo Czòrnig nella parte ii, cap. 8, 
pag. 141-144, della sua opera su Gorizia e Gradisca, ed altri par- 
larono di questa scoperta di oggetti preromani, ma tutti con minor 
competenza del nostro Pigorini. 



i. Deutsche und Romanen in Sud Tirol und Venetien, von 
Christian Schneller, mit Karte. (Nelle Mittheilungen ecc. von A. 
Petermann, Voi. 23, fase, x, pag. 365 e segg.) — Gotha, Justus Per- 
thes, 1877; in 4** di pag. 21 a due colonne. (B. a UJ 



224 

Partigiano fino all'assurdo, come colui che fa servire la storia 
alle passioni politiche, si palesa lo Schneller in questo lavoro ove 
illustra l'elemento tedesco e romano nel Trentino, nel Veronese, 
nel Vicentino e nel Friuli. Però a quest'ultimo paese egli riserva 
la parte minore della sua dimostrazione, ma la eccessiva prevalenza 
che egli, d'accordo con molti altri scrittori, che oramai son dive- 
nuti falange, dà all'elemento teutonico, anche fuori delle nostre isole 
linguistiche, mosse a giusta indignazione i critici italiani, ai quali 
sembra di vedere in tale tendenza invaditrice una vera minaccia 
alle nostre stesse istituzioni. — Fra i molti che parlarono del libro 
dello Schneller, del quale non vuoisi d'altro canto disconoscere il 
valore, noterò Carlo Cipolla, nelV Archivio Veneto^ Tomo xiv, pag. 
384-86, il prof» Cegani nella Gazzetta di Venezia, 11, 21 e 24 di- 
cembre 1877, n. 330, 339 e 343, e il Cosmos di Guido Cora, aprile 
1879. 

-d.-0*y. Sul Timavo, trattato di Francesco Savio il vecchio. 
(Nozze Marizza-Michieli) — Gorizia, tip. nazionale [1877]; in 8*^ di 
pag. 16. (R, a-B.J 

Naque il Savio in Farra nel 1754 e mori in Gorizia nel 1839. 
Amante degli studi patrii, scrisse del misterioso fiume Timavo, 
mettendo a contribuzione gli antichi e i moderni che ne parlarono. 
E divise la sua memoria in varii punti che riguardano la topo- 
grafia del Timavo, il modo della sua nascita, la sua provenienza, le 
qualità fisiche e igieniche delle aque e cosi via. Quanto alle sorgenti 
del fiume, il Savio non si induce a identificarle con la Reca, ma 
chiede che si facciano studi accurati, dai quali, come si sa, venne 
più tardi la certezza di un fatto, su cui da gran tempo era caduto 
il sospetto di molti geologi. Il trattato del Savio fu edito già nel 
1850. 



Sei documenti tratti dall'archivio privato del co. Lodovico 
della Torre Valsassina, publicati e illustrati da Giuseppe Occioni- 
BoNAFFONs. {tieìV Archeografo triestino, Nuova Serie, Voi. v, pag. 
51 e segg.) — Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1877; in 8** gr. di pag. 
25. (R. 0-B.J 

Di questi documenti tre riflettono la storia del patriarcato di 
Aquileia e il vescovato di Ceneda, tre riguardano cariche e onori 
conferiti alla famiglia. È il primo un istromento del 22 maggio 1413 



225 

con cui Sigismondo imperatore conferma ai conti Enrico e Giovanni 
di Gorizia il loro diritto di avvocazione del patriarcato di Aquileia, 
la cui caduta però era imminente. 



Appunti di bibliografia storica veneta contenuta nei mss. 
dell'Ambrosiana, di Antonio Ceruti, i^eVC Archivio Veneto, Tomo 
X, pag. 394 e segg., Tomo xi, pag. 178 e segg., Tomo xii, pag. 204 
e segg., pag. 441 e segg., Tomo xiii, pag. 218 e segg.). — Venezia, 
tip. del Commercio, 1875, 1876, 1877; in 8** di pag. 174. (R. 0-B.) 

Il cardinale Federigo Borromeo, fondatore dell'Ambrosiana, 
avendo aquistato per essa gli avanzi della grande biblioteca dell'eru- 
dito Gian Vincenzo Pinelli e altresì quanto trovarono i suoi inviati 
nelle città già venete, unite poi alla Lombardia, potè arricchire il 
deposito milanese di molte cose preziose spettanti alla storia veneta. 
Questi appunti si distinguono in due parti. Comprende la prima 
Oronache, Trattati antichi. Statuti, Relazioni, Corrispondenze e 
Varietà; la seconda le cose attinenti a scienza e letteratura. Fin 
da principio vi figura il Friuli pel Diario dal 1508 al 1517, di 
Leonardo e Gregorio Amaseo fratelli, di famiglia bolognese, pia sta- 
bilitisi in Udine. Gregorio poi diede incarico di scrivere gli Annali 
fino al 1510 a certo Giovanni Antonio Azzi od Actio di Udine che 
fu discepolo del Sabellico e in questa città insegnò belle lettere, 
professò giurisprudenza ed ebbe cariche publiche. Fino al 1517 gli 
Annali sono scritti da Giacomo Amaseo, uno degli undici figli di 
Leonardo, della cui opera «discorretta e malmenata» lo zio Gre- 
gorio si dimostrò affatto scontento. Gregorio continuò da sé il 
racconto fino al 1541. Tutto il codice in folio è prezioso per gli 
autori celebri letterati e per essere sincrono, e forse unico. La r. 
Deputazione veneta sopra gli studi di storia patria sta ora pre- 
parando la stampa di questi Diarii. Molte delle cronache veneziane, 
quasi tutte anonime, illustrate qui dal Ceruti prendono le mosse 
dalla storia di Attila, e si occupano delle città di Concordia, Aqui- 
leia, Grado. Fra le Relazioni apparisce qui il nome del celebre Giulio 
Savorgnano conte di Belgrado, che scrisse nel 1578-80 lettere da 
Osoppo alla Signoria sulle guerre con la Turchia, e di frate Odo- 
rico del Friuli per la sua descrizione Depluribus mirabilibus in 
diversis mundi partibus. Di grande importanza sono le lettere ori- 
ginali degli Amasei, cioè Gerolamo, Basilio, Gregorio, Romolo, 
Pompilio, Urbano, Leonardo e Violante, Teofrasto e Celio: qui si 

16 



226 

ricopiano non poche iscrizioni relative a quella famiglia. Di Tiberio 
Deciani è citata la soluzione di un dubio in materia cavalleresca; 
cosi pure vi figurano le lettere che Giulio Savorgnano sopra ci- 
tato scrisse in materia militare e scientifica; e di Mario Savorgnano 
havvi un trattato sulla milizia antica e moderna. Tra i lavori ora- 
torii trovasi nell'Ambrosiana l'autografo del panegirico recitato il 
19 luglio 1499 da Gregorio Amaseo in lode del cardinale Domenico 
Grimani patriarca di Aquileia. Finalmente tra le produzioni poe- 
tiche torna in campo Gregorio Amaseo, ma principalmente suo fra- 
tello Gerolamo, insieme uniti in un codice autografo di 136 fogli. 

-dL'T'O. Spogli di notizie attinenti a Trieste, Gorizia e l'Istria 
(1508-1510), tratte da un codice autografo di Leonardo Amaseo 
conservato nell'Ambrosiana di Milano, publicati per cura di Don 
Angelo Marsich. (ìieìV Archeografo triestino. Nuova Serie, Voi. iv, 
pag. 318 e segg.) — Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1877; in 8*^ gr. 
di pag. 15 (R. 0-B.) 

Le notizie dell'Amaseo, a mo' di diario datato da Udine, do- 
v'era amministratore nel Comune, toccano della guerra sostenuta 
da Venezia contro Massimiliano re dei Romani, cominciando dal- 
l'occupazione di Cormons, Gorizia, Duino e terminando, per effetto 
della lega di Cambrai, con la perdita di quelle e di altre terre 
del Friuli e dell'Italia orientale. 

4r*?'l • Le antiche lapidi di Aquileia (Iscrizioni inedite), publicate 
per Carlo dott. Gregorutti. — Trieste, tip. del Lloyd austro-un- 
gherese, 1877 ; in 4* di pag. viii-284. (B. C. U.J 

Sono qui raccolte e parcamente illustrate 817 iscrizioni inedite, 
trovate in Aquileia e nel suo agro, tra il 1860 e il 1876, dopo che 
era uscito il v volume, prima parte, del corpo delle Iscrizioni latine 
dell' illustre Mommsen, che comprende appunto le aquileiesi. Aveva 
invero il Gregorutti raccolto 1080 epigrafi e si disponeva a pu- 
blicarle in ordine cronologico di scoperta, quando Tomaso Luciani 

10 consigliò a cominciar dalle inedite, che avrebbero potuto cosi 
trovar posto nell'appendice del Mommsen, di prossima publìcazione. 

11 desiderio del Luciani fu secondato. Nella prefazione accenna il 
Gregorutti agli scavi fatti dal 1860 in poi dal governo e dai privati, 
fra i quali vanno nominati il barone Ettore de Ritter e il conte 
Fr ancesco di Toppo. Oltre che delle collezioni publiche e private, il 



227 

Gregorutti discorre delle fonti che lo giovarono nel suo lavoro, il 
quale trae lustro dalle 104 iscrizioni inedite, raccolte fino allora 
dal Gregorutti stesso nella sua villa di Paperiano. Il volume si 
chiude con le correzioni e le note, e vi hanno indici alfabetici pa- 
zientissimi che danno lo stillato del volume, sui nomi e cognomi, 
sulla geografia e topografia, sui nomi e gli attributi delle divinità, 
sulle cose sacre, gF imperatori, i consoli, la cosa publica, la milizia, 
i municipii, i collegi sacri, le arti e gli ofiìci privati, i vari argomenti 
notevoli specialmente quanto allo stile epigrafico, e i frammenti. — 
Appunto il tener conto dei menomi frammenti parve soverchio al 
Momrasen nel suo articolo di piena lode a questa raccolta nel quale 
dice <( avere il Gregorutti fatto più per Aquileia nell'ultimo ven- 
tennio che tutti i collettori degli ultimi due secoli. » L'articolo del 
Mommsen usci nel Bullettino dell' Istituto di corrispondenza archeo- 
logica in Roma, in agosto e settembre 1876, e fu riprodotto nella 
Gazzetta di Venezia. Anche Tomaso Luciani, sotto forma di una 
lettera al Mommsen, in data 1** novembre 1876, e publicata nella 
Gazzetta di Venezia, 17 novembre, e nell'appendice del Giornale 
di Udine, 23 novembre, e riprodotta neìV Archeografo triestino. 
Nuova Serie, Voi. iv, pag. 404-408, designa la raccolta del Gre- 
gorutti secondo il molte» suo merito. 

^"V^. n museo patrio friulano, studio di Valentino Ostermann. 
(Nell'appendice del Giornale di Udine 25-27, 31 ottobre, 2, 8, 9 
novembre 1877, n. 255-257, 260, 262, 267, 268) — Udine, tip. Do- 
retti e Soci, 1877; in fol. di col. 32. (R. 0-B.J 

Del museo patrio si piglia qui in rassegna la parte numismatica 
che ne forma il più bell'ornamento, cominciando dalle monete della 
republica romana, e venendo all'impero, specialmente nel periodo 
della decadenza ricco di monete d'oro genuine. Pel medio evo è 
copiosa nel museo patrio friulano la raccolta veneta comprendente 
277 medaglie, oltre 77 pezzi delle colonie. Solo si desiderano alcune 
oselle di Venezia e molte di Murano. Sonvi pure in ordine crono- 
logico monete delle città venete, Treviso, Verona, Padova, Vicenza, 
Rovigo. Entrando poi a discorrere dei nummi aquileiesi, il museo 
vanta le due serie complete Cigoi e Del Negro, la prima fino alle 
minime varietà. Si contano altresì monete del Friuli orientale e di 
molti altri luoghi d'Italia: la descrizione di quest'ultime, che sono 
numerose, occupano la maggior parte di questo studio che non 



228 

manca df qualche accenno storico, per dar ragione dell'importanza 
della collezione e delle sue lacune. Una breve descrizione è riser- 
vata in fine alle medaglie che l'autore farà più tardi soggetto di 
uno studio speciale. — Di questa publicazione parlò il Fulin nei 
Bullettino bibliografico dell'Archivio Veneto, n. 4, pag. 59-60. 

^^^. Trieste e Trento, monete inedite. (NeìVArcheografo trie- 
stino. Nuova Serie, Voi. v, pag. 39 e segg.) — Tip. Herrmanstorfer, 
1877; in 8^ gr. di pag, 12 con una tavola. (R. O-B.) 

Sotto questo tìtolo non preciso il signor Carlo Kunz publica e 
illustra quattro monete inedite, di Aquileia, dei primi Carraresi, di 
Trieste e di Trento e ne trova l'analogia: esse sono due grosse e 
due piccoli battuti nel principio del secolo xiii. Il Kunz piglia oc- 
casione da ciò per parlare della zecca di Trieste che, secondo lui, 
ebbe comune origine con quella di Aquileia, e su questo si dififonde 
per metà della sua ricerca esaminando due dissertazioni numisma- 
tiche del prof. Luschin (V. n. 263 e 264). Il diritto di batter monete 
esercitavasi a Trento e a Trieste dai vescovi, come in Aquileia dai 
patriarchi, e in queste due ultime città il lavoro era dato in ap- 
palto a zecchieri fiorentini che non avevano ufficio stabile. 



• Illustrazione della moneta longobarda di Pe^nmone dvea 

del Friuli, ed esame della questione se i duchi longobardi fos- 

*sero fomiti del diritto di coniar monete, memoria del dott. G. B. 

Zuccheri. (Nozze Michiel i-Mar izza) — Udine, tip. Seitz, 1877; in 8** 

di pag. 44, con tavola. (B. C. U,J 

Il nipote Paolo Giunio publica questa memoria inedita dello 
zio Giambattista, in cui illustra la moneta unica e singolare di 
Pemmone duca del Friuli nel secolo viii. Essa moneta, che lo Zuc- 
cheri ignorava fosse falsificata, dà campo a una descrizione minu- 
tissima della sua specie, della sua impronta, della qualità e pro- 
porzione dei metalli, argento e oro, che la compongono e a un 
esame storico dei tempi di Pemmone il quale, nel 737, volle, mal- 
grado l'opposizione del patriarca Calisto, residente a Cormons, che 
i vescovi di Zuglio si trasferissero a Cividale, il cfie occasionò la 
cacciata del vescovo Amatore, a cui si sostituì in Cividale il pa- 
triarca stesso, cacciato alla sua volta dal duca. Dalla moneta di 
Pemmone, il Zuccheri trae però la conseguenza che i duchi longo- 
bardi in genere e quelli del Friuli in ispecie fossero privi del diritto 



229 

regio di batter moneta, e se partecipavano a questa prerogativa, 
lo facevano come amministratori e rappresentanti del re, in qualità 
di governatori delle provincie, magistrati e comandanti dell'esercito. 
Questa opinione, su£fragata da buoni argomenti, è in opposizione a 
quelle, largamente citate, del Muratori che ammetteva nei soli duchi 
di Spoleto e di Benevento il diritto di zecca, del Liruti che lo esten- 
deva al Friuli, del Carli che lo voleva proprio di tutti i duchi. 



>• I baroni di Waldsee o Walsee, i visconti di Mels e i 
signori di Prodolone e di Colloredo, accenni genealogici e note 
storiche di Prospero Antonini. — Firenze, tip. Galileiana, 1877; 
in 8^ di pag. 168. (R. O-B.J 

Libro che completa e corregge quello del CroUalanza (V. n. 386), 
attingendo i documenti o all'archivio di Stato in Venezia a quello 
privato del marchese Girolamo CoUoredo di Udine. La parte storica è 
narrata con larghezza, giacché non solo si dice dell'origine della 
famiglia, della sua venuta in Friuli, ma delle famose discordie su- 
scitate dai partiti cittadini (Savorgnani, contro Colloredo) che trava- 
gliarono il primo secolo della dominazione veneta, tanto che l'Antonini 
opina non giovi scusare quella famiglia, come fece il CroUalanza, di 
soverchia mitezza. È altresì rettificato il fatto dell'uccisione di An- 
tonio Savorgnano commessa in Villacco il 10 giugno 1512, di cui fu 
complice Girolamo di Colloredo, mentre il fratello Gregorio, benché 
innocente fu impiccato. — Io diedi un breve ragguaglio del libro del- 
l'Antonini, neìVArch. Stor. ItaL Terza Serie, Tomo xxv, pag. 328-330, 
ripetuto negli Atti dell'Accademia di Udine, Seconda Serie, Voi. ii 
pag. 45-48 ; e il Franzi ne parlò tìqW Archivio Veneto^ Tomo xiii, 
pag. 387: in oltre ne fece un brevissimo cenno il Nuovo Friuli, 6 
aprile 1877, n. 82. 

4*yc« Documenti risguardanti la storia di Trieste e dei Walsee, 
publicati da Attilio Hortis a proposito delle Memorie genealogiche 
ecc. del CroUalanza. — Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1877; in 8^ di 
pag. LXX-164, con una tavola (R. O-B.) 

Ristampa, con correzioni ed aggiunte, dal VoL iv e v dell' Ar- 
cheografo triestino. Nuova Serie, dove, a proposito del lavoro del 
CroUalanza (V. n. 386), Attilio Hortis considera le relazioni che i 
Walsee ebbero con Trieste e l' Istria. Divenuti signori di Duino nel 
1418, crebbero le loro brighe con Trieste, col vescovo e col capitolo 



230 

della cattedrale. È molto interessante la narrazione di questi litigi in 
un tempo che, per essere aperto il concilio di Basilea, due apparivano, 
tra il papa Eugenio IV e il concilio stesso, le autorità discordi fra 
loro a cui si poteva ricorrere ; e cosi il mondo cattolico aveva due 
papi e due concilii, Aquileia due patriarchi e due vicarii generali. 
Le prove recate innanzi abbondano nei trentasei documenti e nelle 
lunghe citazioni in calce, confrontate fra loro con sana critica, ma 
i documenti poco o punto interessano la storia friulana. — Su que- 
sta raccolta di documenti scrisse il CroUalanza stesso nell'appendice 
del Giornale di Udine, 17 agosto 1877, n. 196. 

4:»yy. Comparsa conclicsionale dell'avv. Corrado dott. Stefa- 
nelli, avanti il r. Tribunale civile e correzionale di Venezia, pei 
convenuti nobili conti Sbroiavacca e D. Giacomo Pasqualis contro 
i signori Sbroiavacca. — San Vito al Tagliamento, tip. Polo, 1877; 
in 8^* gr. di pag. 65. (7?. D.) 

In questa scrittura è citato un cumulo di documenti per pro- 
vare il buon diritto dei conti contro i signori Sbroiavacca che a 
quelli avevan mosso una lite feudale. La famiglia di cui si parla 
venne nel 930 dalla Francia a combattere contro i Bavari in difesa 
dei patriarchi d'Aquileia, i quali le concessero feudi; mentre ebbe 
dal vescovo di Concordia Volderico nel 1214 quello nobile, retto, 
legale, giurisdizionale di Sbroiavacca, Villetta, S. Zenon con voto in 
Parlamento, ed altri dall'abate di Sesto. D. Ernesto Degani, can- 
celliere vescovile di Concordia, aveva somministrato agli attori 
otto documenti a schiarimento della difficile questione. 



i# Geschichte der Grafen von Andechs, von freiherrn Edmund 
Oefele k. k. Archivsekretar. — Innsbruck, tip. Wagner, 1877 ; in 
8^ di pag. 249. fB, C. U.) 

Questa storia dei conti di Andechs, che estesero i loro feudi in 
vaste regioni, dal Tirolo alla Dalmazia e Croazia e perfino in Fran- 
cia, è importante per chi voglia conoscere bene addentro la for- 
tuna della famiglia a cui appartenne Bertoldo patriarca d' Aquileia 
dal 1218 al 1251, uno dei nove figU di Bertoldo IV di Andechs; 
ma della biografia del patriarca si fa appena un brevissimo cenno 
nella illustrazione alla genealogia, e nulla si tocca, nemmeno nel 
registro, dei casi fortunosi del suo patriarcato, ciò forse essendo 
fuori del programma dell'autore. 



231 

Della vita e degli scritti di Giuseppe Pasquale Be- 
senghi degli Ughi istriano, memoria del prof. Giacomo Zanella 
(Negli Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, Serie V, 
Tomo ni, pag. 711 e segg.) — Venezia, tip. Antonelli, 1877; in 8^ 
di pag. 20. (R. P.J 

Bella ed elegante lettura sul poeta istriano che ebbe lunga di- 
mora ed ispirazione in Friuli (V. n. 525). Il Zanella dà qualche sag- 
gio dell'ingegno del Besenghi, afferma essere stato per lui il 1833 il 
più fecondo di ispirazioni liriche, e offre l'analisi della famosa can- 
zone per nozze Mangilli-CoUoredo che « è una delle più belle poesie 
d'ogni secolo e d'ogni nazione. » La parte biografica della memoria 
è dovuta alle notizie che V autore si è procurato da Pierviviano 
Zecchini di S. Vito al Tagliamento, pegli offici del prof. G. A. Pirona. 



Virginio della Forza storico udinese, e una novella del 
Decameron. (HéiTArcheografo triestino. Nuova Serie Voi. v, pag. 353 
e segg.) — Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1877; in 8® gr. di pag. 5. 
(R. O-B.J 

Qui si rivedono le buccie a Giandomenico Cleoni che, nella sua 
niustrazione di Udine e provincia, avendo parlato delle condizioni 
antiche del giardino publico, togliendole in parte a Virginio della 
Forza (di cui è anche il riscontro col giardino della novella v, 
giornata x, del Boccaccio) non cita l'autore nemmeno nell'Indice 
degli uomini illustri. L'Hortis trascrive per intero da un codice 
dell'archivio diplomatico triestino, contenente la storia inedita di 
Virginio, i due brani sul giardino e sulla origine di Udine, dei quali 
il Ciconi ebbe a valersi. 



B pittore Luca Monverde, di Vincenzo Joppi. (Nell'appen- 
dice della Patria del Friuli, 19 dicembre 1877, n. 61) — Udine, 
tip. Jacob e Colmegna, 1877; in fol. di col. 8. (B. C. U.) 

Le notizie contenute in questo articolo, essendo tolte da pro- 
tocolli di notai, furono fin qua sconosciute* Nel 1522^ la fraternità 
di S. Gervasio, nel rifabricare la chiesa, che da allora si intitolò 
alla Vergine delle Grazie, commise la pala dell'abside del coro a 
Luca Monverde, nato sul principiare del cinquecento, da Bertrando 
di Giacomo, calzolaio di Chiavriis. Tolse il nome dalla madre, Mon« 
vert, figlia di Stefano Pelami pellicciaio di Udine. Fu scolare di 
Pellegrino da S. Daniele, e con lui nel 1617 ebbe parte negli im- 



232 

mortali a freschi della chiesa di S. Antonio. Cinque anni dopo abi- 
tava in Udine in borgo d'Isola, avendo bottega in Mercatovecchio. 
Dipinse anche due gonfaloni, ma nel 1526 era morto in giovane 
età. La sola tavola che di lui ci rimane alle Grazie fu rigenerata 
nel 1877 dal nob. Valentinis col metodo Pettenkofer, e restaurata 
dal prof. Antonioli: delle intelligenti e minute loro cure scrisse il 
co. Fabio Beretta nell'appendice della Patria del Friuli, 24 novem- 
bre 1877, n. 41. 



Note cronologiche deir arcivescovato di mons. Baldassare 
dei conti Rasponi di Ravenna, arcivescovo di Udine. (Per in- 
gresso di don Tito Missittini a parroco di S. Giorgio in Udine) — 
Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1877; in 8® di pag. 15. (B.C.U.) 

Procurate dal prete Ferdinando Blasich, queste note vanno dal 
1807, in cui il Rasponi, elemosiniere dell'imperatore Napoleone I, 
mentre trovavasi al quartiere generale di Varsavia, fu nominato 
prima, Vìi gennaio, vescovo di Novara, poi, il 29 maggio, arci- 
vescovo di Udine. Arrivò in sede nel 15 febraio 1808, e qui sono 
descritte le cerimonie e le feste dell'ingresso ed è riferito il di- 
scorso in latino del preposito mons. Giovanni CoUoredo. Quando, 
nella campagna del 1809, si diede, il 16 aprile, la battaglia di Ba- 
cile, che sembrò vinta dall'arciduca Giovanni, essendo Udine già 
occupata dai tedeschi, fu cantato in duomo il Te Deum, e Napo- 
leone condannò il Rasponi alla fucilazione entro ventiquattro ore 
se fosse provata la sua partecipazione alla festa. Fu però confinato 
a Torcano, e poi a Tavagnacco in una casa dei co. di Prampero. 
Nel 1811 il Capitolo di Udine aderisce per forza alle dottrine galli- 
cane professate dal Capitolo di Parigi, e il vescovo Rasponi deve 
muovere per Parigi al concilio nazionale indetto pel 9 giugno; se 
non che ammala per via, e torna a Tavagnacco. Il Rasponi mori a 
Udine nel 14 febraio 1814, come s'impara dall'atto autentico. 



Ueher die Frescomalereien Oiovatmi da Udine's, von 
Joseph Wastler, mit Illustrationen. (Nel Zeitschrift fùr hildende 
Kunst, voL XII, pag. 1 61 e segg.) — Leipzig, ed Seemann, tip. Hun- 
dertstund, 1877; in 4^ di pag. 9. fR. J.) 

È una propria monografia di Giovanni da Udine, corredata da 
due disegni, che riproducono alcuni tratti delle sue pitture a fresco 
nel castello dei conti Colloredo-Mels. L'illustratore però approfitta 



233 

della opportunità per dire qual luogo tenga nella storia dell'arte 
questo discepolo di Raffaello, e suo ausiliario validissimo negli orna-- 
menti pittorici delle Loggie vaticane, ed altrove in Roma. Dice an- 
cora degli ornati condotti da Giovanni da Udine a Firenze e a Venezia, 
e poco tocca delle opere sue che si trovano a Udine per affrettarsi 
al castello di CoUoredo situato « in einer paradiesischen Gegend, » 
coronata tutta intorno dalle maestose alpi friulane. Nella parte abitata 
dal ramo principale della famiglia, sonvi tre stanze dipinte di mano 
di Giovanni, dov'egli die' prova eccellente negli stucchi e nelle grot- 
tesche che lo resero inarrivabile in ogni tempo. Mentre si prepara 
il centenario di Giovanni da Udine, questa monografia del Wastler 
meriterebbe di essere tradotta, anche come prova del caso che gli 
stranieri fanno delle glorie nostre. 



Titian: his li fé and times, with some account of his 
family, by J. A. Crowb et G. B. Cavalcaselle. — London , John 
Murray, 1877; due voi. in S'^gr., con illustrazioni. (B. M.V.J 

Nel voi. I, pag. 327-8, si dice del Pordenone fatto alla scuola 
del Palma, del Giorgione e di Tiziano; nel voi. ii, pag. 1-18, è riferita 
la celebre gara tra il Pordenone e quest'ultimo, donde usci il famoso 
quadro di Tiziano « la Battaglia di Cadore. » È toccato pure, voi. ii, 
pag. 301-3, di Irene da Spilimbergo e delle sue tre pitture di argo- 
mento biblico. 



Simpatie, studi letterari di Carlo Raffaello Barbiera. — 
Milano, ed. Battezzati, tip. degli Ingegneri, 1877; in 8^ di pag. 348. 
{B. C. U.) 

Va citato questo libro per alcuni studi che interessano il Friuli. 
D capitolo VII, pag. 235-249, s'intitola: Voci della montagna e 
Pietro Zorutti, Anche il Barbiera crede il Friuli un paese tutto 
montuoso e colloca il Zorutti in mezzo ai suoi monti, e dice, che 
se il poeta « non avesse stampato il suo bravo nome ne' suoi versi, 
il montanaro del Friuli non saprebbe nemmeno ch'egli fosse esistito 
e ripeterebbe quelle cadenze come sue, » Idea non bene espressa e 
inesatta, dacché lo Zorutti è notissimo in tutto il Friuli e la sua 
facilità non vuoisi confondere con la spontaneità popolare delle vii- 
lotte. Però se lo studio sulla poesia friuliana (sic) del Zorutti è con- 
dotto con acume, erra il biografo dicendolo nato a Cividale. Il 
capitolo vili, pag. 253-269, si occupa delle Lvcciole di Ippolito 



234 

Nievo, che il Barbiera stesso publicò recentemente insieme ad altre 
liriche, Firenze, tip. Succ. Le Monnier, 1883; in 32** di pag. 251, 
eccitano molte recriminazioni da parte della famiglia. Finalmente 
di Antonio Somma tratta il capitolo ix, pag. 273-302, dove, prese 
in esame le tre principali tragedie dell'autore, Parisina, Marco 
Bozzari e Cassandra, stimasi quest'ultima il suo capolavoro. — 
Su questo libro Pietro Bonini scrisse nel Nuovo Friuli^ 1 1 gennaio 
1877, n. 10. 



1878 



Statuti di Billerio del 1359 e 1362. (Nozze Valussi-Li- 
nussa) — Udine, tip. Doretti e Soci, 1878; in 8^ di pag. 12. fB. C. U.J 
Antonino di Prampero dedicava, Vincenzo Joppi ricopiava dal- 
Tarchivio notarile di Udine e annotava questi statuti, mandando loro 
innanzi una breve prefazione, dove si dice che la villa di Billerio 
o Bilirs era fin dal secolo xiii sotto la giurisdizione del capitano 
di Tricesimo. La polizia rurale, l'annona e le minori contravenzioni 
erano definite dalle vicinie sotto la presidenza del gastaldo delegato 
del capitano. Questo è uno dei pochi e più vecchi statuti dei co- 
muni rurali friulani, e appunto si occupa delle materie sopracitate. — 
Ne parla il Fulin nel Bullettino bibliografico dell'Archivio Veneto^ 
n. 4, pag. 60. 



Statuto della abazia di Moggio nel 1337 (Nozze Nais^ 
Franceschinis) — Udine, tip. Delle Vedove, 1878; in 8^ di pag. 15. 
CR. O-B.J 

Da alcuni atti della famosa abazia di Moggio, che si conser- 
vano nell' archivio di Stato in Venezia, e da una memoria, mano- 
scritta, alla Marciana, sull'origine di quel cenobio benedettino, il 
dott. V. Joppi tolse i due più antichi statuti che si abbiano di 
quel luogo, emanati dall'abate Giberto da Marano. Uno riguarda 
il governo temporale dell'abazia, l'altro gli accattabrighe ed i 
ladri. Ma a queste stampe accrescono pregio i cenni storici dell'a- 
bazia di Moggio che sulle rovine del castello omonimo, abbandonato, 
per andare in Terrasanta, dal conte Cacellino, signore di tutta la 
valle del Fella, fu costruita dal patriarca Ulderico d'Aquileia negli 
ultimi anni del secolo xi, e dedicata il 28 agosto 1129 a S. Gallo, 
Bebolfo essendone primo abate. L'abazia fu soppressa nel 1777, e 
i suoi beni, già assottigliati, passarono per vendita, alle nobili fa- 
miglie Leoni di Padova e Mangilli di Udine che assunsero il titolo 
di marchesi di Moggio. 



236 



Uno statutino dei bisnonni ad esempio dei tardi nipoti. 
( Nell'appendice della Patria del Friuli^ 15 marzo 1878, n. 64) — 
Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1878; in fol. di col. 8. {B.C. U.) 

Stralcio curioso dallo statuto udinese di polizia e sanità fatto 
nel 1402. Diviso in 68 articoli, si occupa specialmente delle beo- 
carie. I pescivendoli di, Udine non possono comprar pesce che in 
Aquileia e in Marano, e debbono venderlo in mercatonuovo fino a 
mezzogiorno ; dopo, il pesce abbia tagliata la coda e sia proscritto. 
Nessun forese possa esportare dalla città oltre 25 libbre di for- 
maggio. Solo dopo la campana del fuoco è permesso gettare aqua 
monda dalle finestre* 



Aquileia prima dei Romani, studio del dott. Pietro 
Pervanoglu. {ìielVArcheografo triestino, Nuova Serie, Voi. v, 
pag. 408 e segg.) — Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1878; in 8'^ gr. 
di pag. 10. (R. O'B.) 

È uno fra i prediletti studi mitologico-storici dell'autore. Man- 
cano per questa curiosa ricerca le testimonianze dirette, onde, esa- 
minati i culti e le tradizioni viventi in Aquileia sotto la republica 
e r impero romano, il disserente indaga la patria originaria e segue 
il viaggio fino ai lidi d'Aquileia, di Beleno, Nemesi, Diana Etolia ed 
altre divinità che furono affatto diverse da quelle proprie del Lazio. 

4LOO. Zaàetek svetomi oblasti ahvilejskih patriarhov in pohne- 
zerye (joriSkih grofov, di S. Rutar. {ìieìVJahresbericht des KK. 
Staatsgymnasiums in Gòrz alla fine del 1878, 28** anno, pag. 19 
e segg.) — Gorizia, tip. Mailing, 1878, in 4®, di pag. 20. (B. C. U.) 
L'autore offre in queste poche pagine un quadro illustrativo 
sul principio del dominio temporale dei patriarchi d'Aquileia e del 
principato dei conti di Gorizia. Tutte le notizie contenute in questa 
dissertazione sono tratte da altri scrittori e non offrono alcunché 
di nuovo allo studioso. U Rutar, ligio al titolo di questo suo lavo- 
retto, dichiara d'interpretare a proprio beneplacito le notizie spi* 
gelate dagli autori che diedero alla luce delle opere di storia ri- 
ferentesi al Friuli, senza polemizzare le opinioni contrarie e senza 
dichiarare il perchè delle sue asserzioni, e ciò, da quanto esso dice, 
onde porgere più facile materia in mano agli studenti ginnasiali 
per poter fornirsi delle necessarie cognizioni sulla storia patria. Per 
ben capacitarsi delle intenzioni dell'autore, basti il notare la con- 



237 

clusione, emessa ex abrupto senza previa esauriente dimostrazione, 
che, cioè: «i conti di Gorizia dopo i conti, di Cilli erano nel xiv 
e XV secolo la famiglia principesca più potente dei paesi sloveni ». 
(Blarzino.J 



Cividale del Friuli e il suo archivio capitolare, lettera 
di Pio Rajna. (Nel Giornale di Udine, 1 ottobre i878, n. 236) — 
Udine, tip. Doretti e Soci, 1878; in fol. di col. 2. CB. C. TI.) 

Riportato dalla Rassegna settimanale, 29 settembre 1878, Voi. ii 
n. 13, questo articolo tocca di volo delle antichità di Cividale, ma 
giudica severaihente il modo di conservazione dell'archivio già 
capitolare, del cui merito intrinseco dice poche parole. La lettera, 
suscitò una polemica. Vi risposero Giovanni de Portis sindaco di 
Cividale, nel Giornale di Udine, 4 ottobre, n. 239, e più severa- 
mente monsignor Jacopo Tomadini, nello stesso foglio, n. 240. Alla 
prima lettera rispose a sua volta il Rajna, accogliendo le rettifi- 
cazioni, ma pur mantenendo la giusta osservazione che l'archivio 
potrebbe essere collocato in luogo migliore (vedi Giornale di 
Udine, 12 ottobre, n. 246); mentre alla seconda lettera aveva ri- 
sposto il Giornale stesso, 7 ottobre, n. 241, sostenendo di aver fatto 
opera doverosa con accogliere le osservazioni altrui sul nostro paese. 



Scoperte in Concordia Sagittaria e altrove in Friuli, 
relazione dell'ispettore Dario Bertolini. {^elle Notizie degli scavi 
d'antichità publicate dalla Reale Accademia dei Lincei, Anno 1878, 
pag. 46 e segg.) — Roma, tip. Salviucci, 1878; in 4® di pag. 14. (R.B.) 
L'autore offre alcuni nuovi frammenti epigrafici, corregge ta- 
luno dei titoli editi dal Mommsen, appartenenti a Concordia e publica 
le iscrizioni die\[Hnstrumentum domesticum concordiese, le quali non 
avevano trovato posto nell' insigne lavoro dell'Accademia di Berlino, 
perchè nessuno aveva avuto la cura di raccoglierle e comunicarle, 
e chiude con alcune notizie di scavi avvenuti in Friuli, ricavate da 
un manoscritto del dott. Giambattista Zuccheri. 

^03. Nuove scoperte in Concordia Sagittaria, relazione del- 
l' ispettore Dario Bertolini. (Nelle Notizie degli scavi d'antichità, 
publicate dalla Reale Accademia dei Lincei, sett. 1878, pag. 281 e 
segg.) — Roma, tip. Salviucci, 1878; in 4^ di pag.'lO, (R. O-B.) 
È qui data una minuta descrizione di un ponte romano a tre 



238 

archi, intraveduto nel 1877 nel fondo del dott. P. Boiriero. L'ispet* 
tore Bertolini, per conto dello Stato, ebbe incarico di completare 
la scoperta, e dopo un lavoro diligente nella primavera e nella 
state 1878, un arco del ponte e gli avanzi dei rimanenti vennero in 
luce, rivelandone la solidità e la eleganza. Esso dovette attraver- 
sare l'antico letto del Lemene. Pensa il Bertolini che il ponte fa- 
cesse parte di una delle più antiche vie romane che metteva al- 
l'oriente, forse anteriore alla deduzione della colonia aquileiese, 
sebbene della via s'ignorino l'autore ed il nome. Alcuni pesi in 
pietra, trovati accanto a certe tombe laterizie prima di giungere 
al ponte, fanno salire a 13 la serie dei pesi concordiesi raccolti dal 
Bertolini, e descritti in questa relazione, la quale si chiude ripor- 
tando quattro frammenti d'iscrizione, uno dei quali già posto in 
opera sulla mensa dell'altare nella chiesa di S. Girolamo a Cor- 
dovado. 

4L04rf Chronica patriarcarum (?rarf^w5mm, ediditG.WAiTZ (Nel 
volume dei Monumenta Germaniae historica che comprende Sa^ip^ 
tores rerum langóbardicarum et italicarum, seve, vi-ix, pag. 392 e 
segg.) — Hannover, tip. Culemann, 1878; in 4*^ di pag. 6 (B. C. UJ 

Chiunque sia l'autore di questa Cronaca dei patriarchi di 
Grado, su che vanno discordi le opinioni, il Waitz la publicò con 
prefazione staccandola da un'altra cronaca, con cui è congiunta in 
un codice barberiniano, e dalla Altinate che trovasi in un codice 
vaticano. Da Elia, patriarca della nuova Aquileia, « quae Gradensis 
ecclesia vocatur, > si giunge per 17 capitoh, al patriarcato di Oi^so 
che sedette fino al 1045. Nel mezzo la cronaca è abbastanza diffusa, 
e viene ad illustrare i casi del famoso scisma; ma in principio e 
sulla fine si riduce a semplice cronologia. 



Pordenone. (Nel Dizionario corografico dell' Italia, per 
cura del prof. Amato Amati, Voi. vi, pag. 460 e segg.) — Milano, 
tip. Vallardi ed. [1878] ; in 8° gr. di pag. 7 a due colonne. fR. O-B.J 
Notizie messe insieme dal cav. Vendramino Candiani, alcuni anni 
addietro. Tra gli edifizi publici è memorabile il duomo fondato nel 
1360 da Rodolfo IV duca d'Austria, il campanile a mazza ferrata, 
costruito in parte nel 1347, compiuto nel 1626 e il bizzarro palazzo 
comunale inalzato dal comune nel 1291. Pordenone è rammentato 
dal Candido comeisa stente nel 452, mentre altra memoria è del- 



239 

r898. Prima i duchi di Carinzia tenevano la corte di Pordenone 
con esteso territorio fino dal 991: nel 1189 era dominata da 
Ottocaro di Stiria, ma tre anni dopo passò per testamento al duca 
Leopoldo V d'Austria. Contrastata fra Treviso che la proteggeva 
e il patriarca Pellegrino d'Aquileia, fu da questo, nel 1220, abbru- 
ciata, finché, estinta la casa di Babenberg, corse vicende singola- 
rissime, essendo oggetto di cupidigia tra i primi possessori, a cui 
si aggiunse Ottocaro II di Boemia che nel 1268 la ebbe in vendita 
dal duca di Carinzia. Vinto Ottocaro, la contea di Pordenone o in 
titolo o in fatto passò nella casa di Absburgo che la tenne inter- 
rottamente, impegnandola parécchie volte, o servendosene come 
assicurazione di dote principesca. Finalmente nel 1508 passò per 
guerra ai veneziani che la diedero in feudo nobile e gentile al 
capitano Bartolomeo di Alviano. Dopo la sconfitta di Ghiaradadda, fu 
Pordenone riperduta, ma T Alviano la ricuperò per conto proprio, fino 
al 1537 in cui la sua famiglia si estinse. Venezia la aggregò a sé 
nel 1553, staccandola dal Friuli, ma però rispettandone gli statuti. 
Dei quali statuti e degli uomini illustri di Pordenone si dà speciale 
notizia sulla fine dell'articolo. 



Sacile. (Nel Dizionario corografico delPItalia, per cura 
del prof. Amato Amati, Voi. vn, pag. 18 e segg.) — Milano, tip. 
Vallardi ed. [1878]; in 8^ gr. di pag. 6 a due colonne. (B. C. U.J 
Prima apparisce una specie di guida della piccola città, di cui 
son notati i principali monumenti ; poi si dice della sua storia. Nel 
H90 i patriarchi diedero a Sacile la libertà comunale, confer- 
mandole, nel 1204, gli statuti. Nel 1411 si alleò per dieci anni alla 
republica veneta, ma, prima che finissero, si diede spontaneamente 
alla dominante. La notizia più importante di questo articolo ri- 
guarda lo statuto, ancora inedito, di Sacile, compilato tra il 1200 
e il 1286, corretto nel 1460; ma vi sono di poca importanza le 
disposizioni civili. 



Sulle condizioni degli abitanti di Sauris e Collina, sopra 
1300 metri, nota del prof. G. Marinelli. (Nel Pensiero e Meteore 
del prof. Cesare Lombroso, in Voi. xvi della Biblioteca scientifica 
intemazionale, pag. 213 e segg.) — Milano, ed. Dumolard, tip. Lom- 
bardi, 1878; in 8* di pag. 15. (B.C.U,) 

Clima, costumi, lingua dei saicrans, tutto è detto qui in breve 



240 

dal prof. Marinelli per rispondere ad esuberanza ad alcuni quesiti 
propostigli dal Lombroso. Si nota che il più antico documento di 
Sauris risale al 1280, in cui Avardo, figlio del quondam D. Ray- 
preto di Socchieve riconosce avere* in feudo dalla chiesa d'Aquileia: 
una airam de Sparaveriis in contrata de Sauris (V. Cronaca della 
Società Alpina Friulana, Anno i, pag. 163). Del resto, tanto per 
Sauris che per Collina, questa nota tien conto delle condizioni et- 
nologiche, morali e materiali. Molta superstizione a Sauris, e in- 
telligenza non educata: uno solo, D. Giuseppe Troiero, fu eminente 
nelle matematiche. 



Villa Giulia presso Spessa (Nozze Marcotti-Rubini) — 
Udine, tip. Seitz, 1878; in 4^ di pag. 12, con fotografia (B. C. U.J 

Descrizione di villa Giulia, proprietà di P. Rubini, ed escursione 
erudita de' suoi dintorni, dovuta alla facile penna di Vincenzo Joppi, 
il quale ricorda ivi presso il bosco del Romagno (anticamente di 
Rio magno, dal ruscello che lo attraversa), e le case incominciate 
nel 1525 dai Boiani di Cividale, e la rocca Bernarda, edificata nel 
1567, malgrado le proteste dei cividalesi, da Giacomo e Bernardo 
Valvasone di Maniago. Rocca Bernarda, sempre per via di donne, 
passò del 1762 nei Riccati di Treviso, poi negli Antonini, e in Bel- 
grado. Ora è del Mareschi. Infine tocca della chiesa di S. Giu- 
seppe che risale al 1526, e di Pra' d'Uccello che fu dei de Rubeis 
fino al 1814. 



La provincia ed il comune di Udine. (Nel Dizionario 
corografico dell'Italia per cura del prof. Amato Amati, voi. viii, 
pag. 734 e segg.) — Milano, tip. Vallardi, ed. [1878] ; in 8** gr. di 
pag. 34 a due colonne, (R.O-B.J 

La parte storica e artistica, di cui qui debbo occuparmi, vi è 
trattata, se non con abbondanza, con esattezza di particolari. E non 
è meraviglia, dacché i cenni storici sulla provincia e sulla città fu- 
rono forniti dal dott. Vincenzo Joppi. Dove si parla delle chiese e 
dei publici edifizi non solo vi sono ripetute le vicende storiche, ma 
è data notizia dei capi d'arte che li abbelliscono, .tanto che la sola 
lettura di questi cenni dà un'idea sufficiente della importanza che, 
rispetto alle altre provinole e città italiane, hanno la città di Udine 
e la sua provincia. 



241 

soOt n Palazzo del comune di Udine, relazione storica arti- 
stica illustrata, fatta per cura dell' ing. architetto cav. Andrea 
Scala — Milano, tip, Rechiedei, 1878 ; in 4** di pag. 50, e 4 di ta- 
vole. (B. a U.J 

Studio importante per la sola parte artistica, dacché la storica 
era stata svolta ampiamente nell'anno precedente in un volume ap- 
posito (V. n. 454). Qui si descrivono minutamente le condizioni an- 
teriori all'incendio del 19 febraio 1876, mostrandosi come la Loggia 
fosse costruita a varie riprese. Poi si dà ragione del restauro del- 
l'edificio, eseguito sotto la direzione del relatore, e questa parte 
tecnica è veramente degna di nota, come pure i giudizi artistici e i 
confronti che si fanno con altri edifizii che hanno con questo ana- 
logie architettoniche. Le tavole hanno interesse, perchè riproducono 
gli stemmi, non solo del Palazzo e della Loggia, che sono 23, ma 
quelli sparsi nei varii luoghi della piazza, cioè 7 sulla loggia e chiesa 
di S. Giovanni, 5 sull'orologio e 4 sulle due colonne della Giustizia 
e del Leone. Lo stemma di Udine è ripetuto cinque volte. Su questo 
argomento usci pure in Udine, nello stesso anno, un opuscolo di 
pag, 55, dal titolo II ristauro della Loggia comunale di Udine e 
gli artisti udinesi, del quale dà conto l'appendice del Cittadino 
Italiano, 16 luglio 1878, n. 155. 

SOI. Il colle del castello è naturale?, articolo. (Nel Giornale 
di Udine, 26 gennaio 1878, n. 25) — Udine, tip. Doretti e Soci, 1878; 
in foL di col. 2. (B. C. U.J 

Sono qui riportate tutte le tradizioni, che attribuiscono ad At- 
tila la formazione del colle, completate dal Thierry; opinione non 
meno errata dell'altra del padre Canciani sulla costruzione del colle 
per opera dei longobardi, e del Fistulario che lo pretendeva di ori- 
gine romana. Il colle è per la massima parte naturale, cosi pensano 
i naturalisti, soli competenti a decidere la questione. Nel presente 
articolo è riferito diffusamente il parere del prof. Camillo Marinoni. 



Sunto di un parere sul riscatto del castello, della strada, 
dei portici, della chiesa e dell'attigua cinta. (Nella Patria del 
Friuli, 21 febraio 1878, n. 45) — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 
1878; in fol. di col. 2. (B. C. U) 

Nel parlare di questo argomento, il parere riferisce alcune 
date o notizie della storia del castello di Udine, Fra le altre più 

17 



242 



note, giova sapere che i portici che vi conducono furono costruiti 
nel 1487; l'arco alla rustica ai piedi del colle fu eretto nel 1557 
in onore del luogotenente Bollani. 



•• Sulle attuali condizioni di diritto e di fatto delle aque 
nel Veneto ed in particolare delle roggie di Udine, proposta di 
studio all'Accademia del socio G. L. Pecile — Udine, tip. Doretti 
e Soci 1878; in 4^ di pag. 10 a due colonne. (R. O-B.J 

Lettura fatta all'Accademia nel 5 aprile 1878. La parte sto- 
rica di questo lavoro, in cui s' intende rivendicare al consorzio de- 
gli utenti la proprietà delle roggie di Udine e il libero uso delle 
loro aque, è rivolta ad esaminare alcuni atti antichi in argomento, 
cominciando dalla concessione del 1171, e provando che la Parte 
6 febraio 1556, che dichiarava «tutte le aque di ogni sorta... di 
giurisdizione del dominio » veneto, non interruppe l'esercizio del 
diritto di proprietà del comune di Udine sulle roggie. Fra le mol- 
tissime concessioni d'aqua dei secoli passati, il Pecile ne nota 16, 
compresa quella importante dell'illustre agronomo Antonio Zanon: 
Udine assenti in oltre, nel principio del secolo xvii, che la fortezza 
di Palma fosse prò vista di aqua. E quando nel 1665 il Senato ve- 
neto volle invadere nuovamente i diritti della città di Udine, questa 
sostenne vittoriosamente le proprie ragioni. Cosi la città ebbe di 
fatto diritti di proprietà sulle roggie fino alla creazione del Con- 
sorzio roiale nel 1809, diritti che il governo austriaco aveva man- 
tenuti fino al 1834 in cui, per semplici ragioni di finanza, furono 
imposte delle contribuzioni agli utenti. La parte giuridica della 
memoria non entra nel subbietto della presente bibliografia. La 
prima edizione di questo studio del dott. Pecile usci nel Giornale 
di Udine, 8-13, 15-17 aprile 1878, n. 86-94. 



Sui muyoi nomi delle vie di Udine, cenni. (Nell'appendice 
della Patria del Friuli, 6 e 7 marzo 1878, n. 56 e 57) — Udine, 
tip. Jacob e Colmegna 1878; in fol. di col. 12 (B. C. U) 

Sono brevi cenni biografici di Anton Lazzaro Moro, Tiberio 
Deciani, Francesco Mantica, Enrico e Gianfrancesco| Palladio, Paolo 
Canciani, Jacopo Marinoni, Erasmo Valvasone, Girolamo Venerio, 
Antonio Zanon, Francesco Tomadini, Nicolò Lionello. Ma è lavoro 
incompleto, perchè non comprende nemmeno tutti i nomi illustri 
friulani apposti di nuovo alle nostre vie, a titolo di onoranza. 



243 

Venzone. (Nel Dizionario corografico dell'Italia, per cura 
del prof. Amato Amati, Voi. viii, pag. H27 e segg.) — Milano, 
tip. Vallardi ed. [1878]; in 8** di pag. 7 a due colonne (B. C. U.) 
Compiuto e diligente articolo, di cui non si cita l'autore, che 
pure approfittò in parte della nota monografia di V. Joppi sull'ar- 
gomento (V. n. 253). Si dice prima dei più insigni monumenti di 
Venzone, il duomo, e il palazzo publico di stile archiacuto, eretto 
tra il 1390 e 1410, e, fra le fondazioni, dell'istituto elemosiniere. 
Poi l'anonimo viene narrando la storia del luogo, ed entra a dire 
del governo, dei redditi e degli statuti. La monografia si chiude 
con cenni biografici di uomini illustri nelle lettere e nelle arti e 
con qualche nome di famiglia. 

SOCiZ confine orientale d'Italia, di Riccardo Fabris, con una 
carta della Venezia Giulia — Roma, tip. Ripamonti, 1878; in 16^ 
di pag. 85. (B. C. U.J 

Accettato il nome di Venezia Giulia, messo innanzi dall'Ascoli, 
dal Luciani, dall'Amati, per designare il cosi detto Litorale illirico, 
il Fabris descrive minutamente il nostro confine orientale dal Bren- 
nero al Tricorno. Le parti migliori del libro sono quelle che notano 
gli errori in cui altri sono caduti, trattando di un argomento con- 
simile, e quelle che, con modi molto vivaci, dimostrano quanto sia 
irrazionale la linea di confine. Però in questo scritto è dato pochis- 
simo sviluppo alle ragioni storiche, e poco più alle etnografiche. 

^JO'T'. L'Italia ai confini slavi — [Udine, tip. Jacob e Colme- 
gna, 1878] ; in 8° di pag. 28. ("B. C. U.J 

Opuscolo politico, senz'altra indicazione che il suo titolo. Vi si 
svelano le mene degli Slavi, per estendersi nel Goriziano, in Trie- 
ste e nell'Istria: vi sono ricordate le idrofobe concioni del clero e 
delle adunanze popolari (tabor o citaonica) e le mene per slavizzare 
il paese, aggiunte alla stolta pretensione di occupare anche i terri- 
torii del nostro regno ove vivono i parlanti slovèno, e dove la cre- 
scente estensione della lingua nostra è un fatto manifesto e costante. 
L'autore è un istriano, come si deduce dalle seguenti parole che di- 
mostrano altresì lo scopo del discorso ; « io parlo de visu e non de 
auditUj spinto dall'amore intenso che nutro per l'Italia e per l'Istria 
mia e dalla cruda apprensione che il Governo del Regno possa la- 
sciarsi scappare l'occasione d'impossessarsi di questi paesi e dei na- 



244 



turali confini. » Stava per aprirsi un congresso fra le potenze, dopo 
Tultima guerra d'oriente. Noto qui che, Intorno alla lingua slava 
parlata sulle alpi del Friuli, scrisse già alcune osservazioni 6. A. 
(Podrecca), Udine, tip. Seitz, 1864; in 16^ di pag. 16. 



S08. I deportati veneti in Moravia nell'anno 186 tj cenni sto- 
rici di G. Franceschinis. (Nozze Nais-Franceschinis) — Castelfranco 
Veneto, tip. Longo, 1878; in 8** gr. di pag. 64. (R. O-B.J 

Benché questo libro abbia carattere essenzialmente privato, 
potrà servire al futuro narratore dei modi che tenne l'Austria nel 
Veneto, per comprimere gli spiriti liberali dopo l'unione della Lom- 
bardia al resto d'Italia. 

SOO. Pauli Historia Langobaudouum, edentìhns L.Bethmann 
et G. Waitz. (Nel volume dei Monwnenta Germaniae historica, il 
quale comprende Scriptores rerum langohardicarum et italicarum 
saec, vi-ix, pag. 12 e segg.) — Hannover, tip. Culemann, 1878; in 4® 
di pag. 176. (B. C. V.) 

L'illustre G. Waitz, redattore di tutto il volume, associa il 
proprio nome a quello del Bethmann, morto prima di questa publi- 
cazione, il quale per quarant'anni si occupò di Paolo Diacono, in 
patria e fuori, cosi che « nomen suum cum Pauli nomine ita con- 
iunxit, ut vix unquam divelli pòsse videantur. » La prefazione la- 
tina del Waitz tocca largamente della vita e delle opere di Paolo, 
intrecciando al racconto lunghi brani dei suoi scritti minori : pren- 
dendo in esame i 107 codici più o meno importanti e completi delle 
storie longobarde, cui sono aggiunti 13 fac-^imili, ci appare primo 
di tutti quello di Cividale. La dissertazione occupa 34 pagine. Viene 
appresso il testo dei sei libri della storia longobarda, condotto con 
infinita cura, con due serie di annotazioni in calce, che comprendono 
1° le varianti e 2° citazioni o identificazione dei nomi. E a questo 
proposito corse pur qualche errore, scrivendosi, ad esempio, Artegna 
in Gamia e volendo che l' Ibligine, nominata nel libro iv di Paolo, 
sia Ipplis in vece di Invillino. Questa edizione del Waitz è di gran 
lunga migliore di tutte le altre che la precedettero che sono 11, 
cominciando dalla stampa di Parigi, 1514, e terminando con quella 
nel Voi. xcv della Biblioteca patristica, stampata pure a Parigi nel 
1861. Sei sono le traduzioni di Paolo, tre italiane, una delle quali 
inedita, due tedesche e una francese. Anche l'anno innanzi, 1877, 



245 

era uscita ad Hannover una nuova edizione della Historia Lango^ 
hardorum di Paolo Diacono, nella collana degli scrittori ristampati 
a parte dai Monumenta. 



Paulus Biakonus und die ùbrigen Geschichtschreiber der 
Langoharden uebersetzt von D/ Otto Abel ; Zweite Auflage, bear- 
beitet von D' Bernhard Jacobi. (Nei Geschichtschreiber der deut- 
schere Vorzeit, Anno viu, Voi. iv) — Leipzig, tip. di Corte, 1878; 
in 16° di pag. xxxii-260. (B. C. U.J 

Il dott. Jacobi presenta al publico questa seconda ristampa della 
fedele traduzione in tedesco che TAbel fece della Storia dei Lon- 
gobardi di Paolo Diacono, aggiungendovi le altre versioni dello stesso, 
rivolte a completare la storia di quel popolo, prima e dopo la con- 
quista, quali sono le notizie tratte dalle Vite dei papi, dalla Cronaca 
della Novalesaj dalle vite di S. Amelio ed Amico, dalla cronaca 
del monaco salernitano e da quella del monaco Benedetto di Monte 
Soratte, dalla leggenda di Santa Giulia e dalle lettere dei papi. 
Le vite e le lettere dei papi sono la più copiosa fonte per gli ultimi 
tempi del regno longobardo. Vi sono aggiunte, dello stesso Abel, 
tre dissertazioni sulle migrazioni dei longobardi, sul cristianesimo 
da loro professato e intorno le stirpi dei loro re e duchi. Quest'ultima 
è corredata di sette tavole. 



Bue lettere di Giusto Fontanini di San Daniele. (Nozze 
Castagna-Ronchi) — Venezia, tip. della Gazzetta, [1878]; in 8** di 
pag. 17. (R. C. U.J 

Il comm. Nicolò Barozzi procurò all'editore queste due lettere, 
mandandovi innanzi un cenno sul Fontanini, arcivescovo di Ancira 
nato in S. Daniele del Friuli nel 1666 e morto a 70 anni e autore 
di quella famosa biblioteca comunale. Gli originali di molte sue 
lettere stanno nel Museo civico di Venezia; queste due, del 1733, 
son dirette al canonico G. B. Bérteli, e vi si parla di cose erudite, 
vi si esprime il desiderio che si faccia un catalogo dei professori 
publici di buone lettere stipendiati dalla città di Udine dal 1500 
al 1600 cominciando del Sabellico, e infine si deplora la rovina e 
la vendita fatta dai « barbari frati conventuali > dei monumenti del 
patriarca Nicolò in Udine e di Bartolomeo Piccolomini in Cividale, 

451 ^. Delle filande e filatoi a vapore nel Friuli e cenni sulla 



246 

sericoltura, monografia di Carlo Kechler. (Nell'Annuario stati^ 
stico per la Prmnncia di Udine, publicazione deirAccADEMiA Udi- 
nese di scienze lettere ed arti, Anno ii, pag. 170 e segg.) — Udine, 
tip. Seitz, 1878; in 8^ di pag. 27. (R. 0-B.J 

Lasciando la parte storica generale e la parte statistica, di che 
non- si occupa la presente bibliografia, mi preme notare che molte 
notizie storiche del Friuli si contengono in questa pregevole me- 
moria. La piantagione dei gelsi nelle contee di Gorizia e Gradisca, 
cominciò alla metà del secolo xvi e la produzione della seta crebbe 
poi in grande misura. Però un documento ci farebbe supporre che 
fin dal 1405 si producessero sete nel Friuli occidentale; certo la 
produzione crebbe moltissimo nel secolo dopo, come s' impara da 
molti regesti qui riferiti. La prima filanda a vapore in Friuli, fu 
stabilita a Zugliano, presso la famiglia Moro, nel 1842. Il primo 
ricordo storico di filatoi in Udine risale al 1515 quando Domenico 
Filatogli di Venezia presentava apposita domanda di privilegio per 
erigere un filatoio e gli fu accordato; ma sembra che il progetto 
non abbia avuto seguito, se nel 1564 un Martino Marchesi e com- 
pagno poterono costruire, come cosa nuova, un primo filatoio da 
seta nella nostra città. (V. n. 456) 



Del Timavo, studio del dott. P. Pervanoglu. (Nell'ArcA^- 
grafo triestino. Nuova Serie, Voi. vi, pag. 16 e segg.) — Trieste, 
tip. Herrmanstorfer 1878 ; in 8^ di pag. 9. (R. 0-B.J 

Cita autori antichi e moderni e se stesso, e vuol dimostrare 
che Diomede trasportò da Trezene, alle foci del singolare Timavo 
sulle rive adriatiche, il culto di Diana Baronia ed Etolia e che i 
Bacchiadi di |Corinto dovettero venire anch'essi al Timavo dalle 
spiagge lidie, attraverso la Grecia, per portare la coltura della 
vite nell'Italia meridionale e nella settentrionale, come apparisce 
dal nome di Enotri e di Veneti (radicale oen). Il sistema del nostro 
autore merita bensì un serio esame, ma giova aspettare che sia 
compiuto in tutte le sue parti e che sieno da lui stesso eliminate 
le molte obiezioni che si potrebbero muovergli. 

fti4. Die Stadi der Oallier bei Aquileia, ein Beitrag zur Al- 
ien Geographie von Aqaiileia, von Carl Freiherrn von Czoernig* 
(Nelle Mittheilungen der k. k. geogr. Oesellschaft in Wien) — Vienna, 
1878; in 8<^ di pag. 9. (B. C. U.J 



247 

Presi in esame i passi di Tito Livio, nei libri 39 e 40 delie 
Istorie, in cui si parla della fondazione di una città gallica nella 
pianura carnica, nel 186 a. C, tre anni prima che sorgesse Aqui- 
leia, lo Czòrnig accetta l'opinione espressa dal Ciconi che il sito 
prescelto fosse la sommità del colle di Medea, distante cinque chi- 
lometri a sud-est di Cormons. Lo deduce anche da alcuni scavi di 
oggetti antichi, ma non del tempo romano, trovati in un fondo del 
barone de Grazia, ed illustrati dall'archeologo barone von Sacken. 



:. Friaulische Studien, von D/ Jos. von Zahn, corr. mitgliede 
der k. Akademie der Wissenschaften. (NeirArcAti? far oesterrei" 
chische Geschichte, Voi. lvii, fase, ii, pag. 277 e segg.) — Vienna, 
tip. Holzhausen, 1878; in 8^ di pag. 122. (B. C. U.J 

Questo libro ha in gran parte la mira di dimostrar cose che 
non si possono sostenere senza un preconcetto, cioè l'estendersi della 
stirpe tedesca sul Friuli nei tempi passati. ì)opo aver detto infatti 
deUa postura e della condizione del Friuli, tratta lo Zahn dei pos- 
sessi dei patriarchi nelle terre austriache della Carinzia, della Car- 
niola e della Stiria inferiore e ne deduce, il che è verissimo, che 
anche principi e signori tedeschi con le loro famiglie vennero a 
stabilirsi da noi. Ma qui comincia l'eccesso, volendosi dimostrare 
che avessero carattere tedesco non solo le castella, ma i paesi 
friulani, quasi il popolo friulano, per la venuta dei signori al seguito 
dei patriarchi, fosse sparito esso e il nome antico delle terre da lui 
abitate. (V. n. 622). Questi studii, a cui non si può negare molta 
abbondanza e franchezza di erudizione, terminano parlando delle re- 
lazioni commerciali tra Friuli e Germania: toccano di tutte le terre 
sulla strada maestra e principalmente di Venzone, avendo lo Zahn 
consultato all'uopo e completato le notizie di Vincenzo Joppi su 
quella terra notevole (V. n. 253), Gli studii dello Zahn si aggirano 
tra il secolo xii e il xrv. 



Zwei mittelalterliche Archivsanlangen in Italien, von 
Prof. D.' J, von Zahn, dlrektor des steiermarkischen Landesarchiv 
in Graz. (Negli Archivialischen Zeitschrift, Voi. m) — Graz [1878] ; 
in 8^ gr. di pag. 19. (B. C. U.J 

I due ordinamenti di archivi medioevali esaminati e qui descritti 
dallo Zahn, sono, il primo del notaio Odorico de Susanna, figlio del 
cittadino Andrea di Udine, il quale fu secretarlo di Lodovico della 



248 

Torre e cancelliere degli altri due patriarchi, Marquardo e Filippo. 
Non si sa quando sia cominciata l'opera sua, ma certo essa si chiude 
nell'ottobre 1376. La sua collezione, intitolata Thes. EccL Aquil. e 
Lucifer AquiL, 1847, si distingue in tre capi principali, ^cioè iVttn- 
legia, Feuda et Certa tura, suddivisi in sette parti. L'altro contempo- 
raneo di Odorico fu ser Ettore Miulitta che dal 1371 al 1392 rivesti 
l'ufficio di cancelliere o protonotario della città di Udine, e in tale 
qualità, come figura nelle controversie del suo tempo, cosi fece un 
piano del modo di ordinare l'archivio del comune di Udine. Di tale 
scrupolosa esattezza dà piena ragione il prof. Zahn, mostrando il 
beneficio recato agli studii patrii dalla diligenza del nostro Ettore. 



'. Aggiunte inedite al codice diplomatico istro-tergestino 
del secolo viiiy per cura di Vincenzo Joppi. (Nozze Perenta -Totto) 
— Udine, tip. Seitz, 1878; in 8^ gr. di pag. 45. (R. O-B.J 

Contiene 20 documenti inediti dal 1210 al 1295, tratti dai due 
maggiori depositi di Venezia, e da archivii publici e privati del 
Friuli. Questa raccolta interessa il marchesato d'Istria in generale 
e le singole terre principali di Trieste, Muggia, Capodistria, Pirano, 
Parenzo, Pola nelle loro molteplici attinenze col patriarcato di Aqui- 
leia. — Parlano di questi documenti lo Zahn nella Reoue histori- 
que. Tomo xiv, 2, pag. 398 e il Miihlbacher nelle Mittheilungen fùr 
oesterreichische Geschichlsforstchung, Voi. i, fase, i, pag. 150-1. 



\. Nuovi documenti dell'Istria (1283-1339J, raccolti da Vin- 
cenzo Joppi. (Nozze Candussi-Del Bello) — Udine, tip. Seitz, 1878; 
in 8** di pag. 18. (R. O-B.J 

Questi sei documenti in latino medioevale mostrano una volta 
di più le giurisdizioni che il patriarca d'Aquileia, come prelato e 
come principe, aveva su Trieste e sull'Istria, e in oltre ci fanno 
sapere che i signori friulani esercitarono la loro sovranità su tra 
castelli nei confini dell'Istria. 

^iO« Testi inediti friulani, dal secolo xiv al xiXy raccolti ed 
annotati da Vincenzo Joppi, con nuove annotazioni di G. I. Ascoli. 
{^qW Archivio Glottologico Italiano, Voi. iv, pag. 185 e segg.) — 
Milano, tip. Bernardoni, 1878; in 8^ gr. di pag, 184. (R. O-B.) 

Faccio posto eccezionale nella bibliografia anche a questa rac- 
colta, perchè essa è un prezioso e abbondante contributo alla storia 



249 

della lingua friulana e della sua letteratura. Il dott. Joppi trasse i 
suoi materiali da parecchi archivi e biblioteche a Udine, Cividale, 
Sandaniele, Geraona ed Aviano. Nel secolo xiv la poesia sulla morte 
di Bertrando ha importanza storica ed è annotato in relazione a 
ciò. Del secolo xvi sono citati il notaio Antonio Belloni di Udine, 
Nicolò Morlupino di Venzone (1528-1570), Girolamo Sini di San- 
daniele (1529-1602), Girolamo Biancone udinese (1571) e Luigi 
Amalteo di Pordenone. Al secolo xvii appartengono Paolo Fistu- 
lario, uno della società di giovani udinesi che si davano bel tempo 
poetando e avevano mutato in nomi burleschi il loro proprio, e 
cosi pure i celebri Eusebio Stella di Spilimbergo e conte Ermes di 
Colloredo. È del xviii Giorgio Gemini di Pordenone morto nona- 
genario nel 1812. I testi di prosa, specialmente dei secoli xiv e xv, 
danno luce alla storia dei costumi, dell'arte, del commercio e non 
possono, nemmeno sotto tali aspetti, passare inosservati. Nelle ul- 
time 26 pagine del libro anche l'Ascoli tratta i testi sotto l'aspetto 
linguistico, facendo, seguito al suo mirabile studio publicato nello 
stesso Archivio, col titolo di Saggi ladini. Voi. i, di pag. lvi-556, 
con una carta. I testi friulani sono 96 inediti e soli 4 editi, ripar- 
titi in 45 di prosa e 55 di poesia ; dei quali ultimi, 4 soltanto sono 
tradotti. — Intorno a questo libro io feci una lettura all'Accademia 
di Udine, nel 9 agosto 1878 (V. Rendiconti, 1877-1878, pag. 26), 
la quale usci nelle appendici del Giornale di Udine, 21-24 agosto 
1878, n. 201-204, in fol. di col. 16, e fu riprodotta VLeW Archivio 
Veneto, Tomo xiv, pag. 352-360. Parlò pure dei testi inediti fHvn 
lani Attilio Hortis néìì" Archeografo triestino^ Nuova Serie, Voi. vi, 
pag. 191-2. 



Lettera sulla lapide aquileiese VsNsni AvgustjS ecc. di 
mons. Giandomenico Bertoli. (Nozze Arrigoni-Lucheschi) — S.Vito 
al Tagliamento, tip. Polo, 1878; in 8** gr. di pag. 16. (R.J.J 

Dal terzo volume autografo ed inedito delle Antichità aquileiesi 
di mons. Bertoli, i conti Rota trassero questa lettera, da cui si 
ricava avere gli antichi aquileiesi adorato « la più bella fra le Dee.» 
Passati in rassegna gli epiteti che si solevano dare a Venere, mons. 
Bertoli conchiude che non doveva offendersi di quello di Augusta, 
a lei attribuito dalle due donne nominate nella epigrafe, le quali 
avevano fregiata di ornamenti la statua della dea per ottenere non 
si sa quali grazie. Altre iscrizioni non aquileiesi sono qui riferite a 
schiarimento. 



250 



Le collezioni Cumano, catalogo illustrato da Carlo Kunz. 
{ì^eìVArcheografo triestino. Nuova Serie, Voi. v, pag. 418 e segg. 
Voi. VI, pag. 36 e segg.) — Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1878; in 
8^ gr. di pag. 35, con una tavola. fR. 0-B.J 

Di questa sapiente e accuratissima illustrazione di monete, me- 
daglie, tessere, bolli e sigilli che compongono la collezione Cumano 
precipuo ornamento del museo di Trieste, una menoma parte inte- 
ressa il Friuli, essendovi, fra il numero grandissimo delle altre, 
specialmente venete, cìnquantuna monete patriarcali, alcune rare, 
otto goriziane, qualche medaglia ed alcuni sigilli. 

e^22. I signori di Reifenberg nei secoli xni e xiv, epiii par^ 
ticolarmente di Ulrico di Reifenberg (1307-1384); e Annali dei 
signari di Reifenberg con documenti e genealogia, memoria di G. 
DI Sardagna. ( Neir ArcAmo Veneto, Tomo xii, pag. 245 e segg., 
Tomo XIII, pag. 8 e segg., Tomo xv, pag. 149 e segg.) — Venezia, 
tip. del Commercio, 1876, 1877, 1878; in 8° di pag. 75. (R. O-B.J 
Il castello di Reifenberg sorge sulla sinistra del Vipaco a dieci 
miglia da Gorizia. La famiglia omonima, di cui il Della Bona, lo 
Czòrnig e il Manzano ignorano la origine, comparve a Gorizia nel 
secolo duodecimo e si estinse alla fine del trecento, I conti di Go- 
rizia sottentrarono nella signoria e nel castello che nel 1508 fu 
conquistato dai veneziani. Ebbe poi quel possesso, per cessione fat^ 
tagliene da Carlo V, l'arciduca Ferdinando d'Austria che allora (o 
altri più tardi) lo diede in pegno ai Lanthieri, attuali possessori. 
Il Sardagna, con la scorta di 15 documenti, uno tolto alla Marciana 
e gli altri all'archivio di Stato in Venezia, ristabiliscei la storia e 
la confusa geneologia dei Reifenberg, il cui nome ricorre scritto 
in ben tredici maniere. L'arma dei Reifenberg figura in questa 
memoria e fu comunicata all'autore dal cav. Luciani che attinse a 
due fonti le sue notizie. Gli Annali dei Reifenberg, formati diligen- 
temente dagli autori sopra citati, oltre il Chmel, il Kandler, il 
Carli, il de Rubeis, cominciano nel 1165, ma s'indugiano principal- 
mente sull' importante e lunghissima signoria di Ulrico. In un al- 
tro lavoro del Sardagna sul condottiero Armanno II di Wartstein 
(Archivio Veneto, Tomo ix, pag. 1 e segg.) è accennato a questo 
Ulrico di Reifenberg, condotto ai soldi di Venezia contro gli Ungheri 
nel 1356. 



251 

:# Diploma di nobiltà e genealogia della famiglia Gor 
gliardis Della Volta. (Per giubileo sacerdotale di mons. Girolamo 
co. Gagliardis Della Volta) — Portogruaro, tip. Zambaldi [1878]; 
in 4^ di pag. 9. (R. J,) 

Il diploma risale al 24 novembre 1484, in cui Federico III impe- 
ratore conferiva mx)tu proprio ai fratelli Teodoro e Giandomenico, 
Teoderini Gagliardis Della Volta, di famiglia forse nobile, il titolo 
di conti palatini con la solita facoltà di creare conti^ capitani, ca- 
valieri, notai, insignir lauree, legittimare iSgli naturali e costituirne 
di adottivi. Il titolo comitale le fu confermato nel 25 luglio 1817, 
senza quest'ultima autorità. Il documento è dato per estratto e di 
esso e della genealogia che segue si fecero editori i sacerdoti Giro- 
lamo Zambaldi ed Ernesto Degani. 



Una questione genealogica sui signori di Duino e sui 
Walsee, studio storico -genealogico dell'ab. prof. Rodolfo Pichler. 
(Nel Giornale Araldico di Pisa) — Rocca San Casciano, tip. Cap- 
pelli, 1878; in 8*^ gr. di pag. 28 a due colonne. fR. O-B.J 

Monsignor Pichler si occupa della questione insorta tra il Crol- 
lalanza e THortis se Ugone VI appartenga alla stirpe dei Walsee 
o ai Duinati. Infatti, studiate le parentele di Ugone, le sue imprese 
dopo rinunciata la fede al patriarca d'Aquileia, le attinenze che il 
grande feudatario ebbe con la storia di Trieste e del Friuli, egli 
viene nella conclusione che il potente Ugone fosse davvero dei Dui- 
nati e morto, tra il 1390 e il 1391, ultimò della sua casa signorile, 
raccogliesse in sé, pel favore dei duchi d'Austria, gran numero di 
pegni, di feudi e di beni allodiali. Il Pichler dedica un capitolo 
apposito a spiegare come si estinguesse poco appresso la sua fa- 
miglia e come la casa dei Walsee si estendesse sul castello di 
Duino e sugli altri possedimenti della famiglia Duinate (V. n. 683). 

— Di questo opuscolo parlò anche THortis, nelV Archeografo trie^ 
stinOf Nuova Serie, Voi. vi, pag. 189-191 aggiungendovi, come suole 
sempre, alcuna nuova notizia. 

^^^. OscARRE DI Hassek. Besenghi degli Ughi, 2^ edizione 

— Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1878; in 16" di pag. 133. (B. C. U.) 

Giuseppe Pasquale Besenghi degli Ughi, poeta leopardiano, nato 
in Isola d'Istria nel 4 aprile 1797 dal conte Pietro e da Orestilla 
dei conti Freschi d'Attems, è in parte friulano sia per' la madre, 



252 

sia per la lunga dimora che fece in Ramuscello e in Cordovado in 
casa dei suoi cugini conti Freschi, e in Udine. Famosa per le idee 
nuove e ardite fu la canzone da lui pubblicata nel 1833, per le nozze 
Mangilli-Colloredo, e composta a memoria passeggiando fuori la 
porta PoscoUe lungo la via maestra d'Italia; ed è noto che appunto 
il Besenghi smascherò la ciurmeria dell'abate Quirico Viviani che 
aveva falsato ad arte qua e là il codice bartoliniano della Divina 
Commedia per dar credito alla sua nuova lezione. Nelle sue relazioni 
amorose in Friuli, il Besenghi non si comportò con la dovuta deli- 
catezza. Fu in Grecia al tempo della guerra d'indipendenza e mori 
di colèra a Trieste il 24 settembre 1849. L'Hassek in un articolo 
nella Nucfca Antologia, 15 giugno 1879, Seconda Serie, VoL xv, 
pag. 573-589, compendiò quanto di più notevole aveva già scritto 
sulla vita e le opere del Besenghi, intomo al quale e al lavoro del- 
l' Hassek parlò anche il Giornale di Udine, 9 luglio 1878, n. 164. 



Pietro Bonini. Elogio di Carlo Facci, letto all'Accade- 
mia di Udine la sera del 21 dicembre 1877, con ritratto e appen- 
dice—Udine, tip. Seitz, [1878]; in ì& di pag. 48. (R. O-B.J 

Il nome di Carlo Facci non vuol essere dimenticato fra quelli 
degli illustri friulani, perchè, sebbene poco abbia scritto, molto 
operò per la patria e per gli infelici di qualunque maniera essi 
fossero. L'animo pur mite aveva temprato all'eroismo e alla filan- 
tropia ; e con la memoria del suo eletto ingegno, vive fra noi quella 
del buon gusto artistico, della gentilezza squisita, di ogni più eletta 
virtù. Naque in Udine nel 22 maggio 1842, fu tra i generosi che 
nel 1866 fecero con Garibaldi la caihpagna del Trentino, che nel- 
l'autunno del 1867 prepararono in Roma la rivoluzione; e mori in 
patria nel 20 settembre 1877. L'elogio vero e efifettuoso del Bonini 
contiene una bella saffica del Facci, e si chiude con una appendice 
che raccoglie dai giornali cittadini tutti gli scritti e i discorsi in 
occasione della morte e dei solenni funerali di Carlo Facci. Il la- 
voro di P. Bonini fu ristampato negli Atti delV Accademia di Udine, 
Seconda Serie, VoL iv, 1880, pag. 145-161, e accennato nei Renr 
diconti deir Accademia di Udine, Anno 1877-78, pag. 7-8. 

ej^'^t Opere scelte di Antonio Sommu, edite per cura di Ales- 
sandro Pascolato — Venezia, tip. Antonelli. 1878; in 16** di pag. 
xxxn-456. (B. C. U.J 



253 

Lo studio sulla vita e gli scritti di Antonio Somma udinese 
(V. n. 105), dettato da Alessandro Pascolato,, entra più addentro di 
altre biografie nell'animo e nella mente del poeta. Questa è la prima 
edizione che raccolga le quattro principali tragedie dell'autore: 
Parisina, Bozzari, La figlia dell' Apennino e Cassandra^ la no- 
vella in sciolti: La maschera del giovedì grasso che riporta un 
caso tragico friulano, e un frammento di storia triestina in ottave : 
Filippina de' Ronfi. 



Mosaici moderni, articolo di Stevens. (Nel Giornale di 
Udine, 31 agosto 1878, n. 210) — Udine, tip. Doretti e Soci, 1878 ; 
in fol. di col. 2. (B. C. U.J 

È fatta in questo articolo la debita lode del cav. Facchina di 
Sequals che a Parigi rimise in flore l'arte del mosaico istoriato, 
cosi per pavimento, come per decorazione, riproducendo quadri di 
pregio. Si ammirano al teatro del Louvre, al palazzo delle Belle 
arti, ed erano esposti al Trocadero e al campo di Marte. 



Storia di Venezia dalla sita fondazione fino all'anno 1084, 
di Augusto Fr. Gfròrer tradotta dal prof. Pietro dott. Pinton. 
{ìieìV Archivio Veneto, Tomo xii, pag. 5 e segg., pag. 294 e segg., 
Tomo XIII, pag. 79 e segg., pag. 291 e segg.. Tomo xiv, pag. 251 e 
segg.. Tomo xv, pag. 46 e segg., pag. 287 e segg.) — Venezia, tip. 
del Commercio, 1876, 1877, 1878; in 8° di pag. 391. CR- O-B.J 

Tradotta dall'originale di Graz, 1 872, questa storia, come primo 
volume di una collana di Storie bizantine, lavoro publicato da G. 
B.Weiss, dopo la morte del suo autore, ha un peccato di origine, 
avendo il Gfròrer creduto dimostrare da dipendenza di Venezia 
dall'impero d'Oriente, fino alla battaglia di Durazzo del 1084. Mentre 
si aspetta una dotta ampia e vittoriosa confutazione del libro, la 
quale faccia tesoro dei nuovi elementi messi insieme dall'autore per 
giudicare a modo suo, dirò che esso entra largamente nel campo 
della bibliografia friulana per il periodo delle origini, per i fatti 
primitivi di Aquileia e di Grado come sede di patriarchi, pel pas- 
saggio del Friuli in potere dei Franchi, per i casi particolari del 
patriarca Fortunato di Grado, e la lite del patriarca Pietro, pure 
di Grado, contro jl doge Orso. Puossi altresì attingere a quest'opera 
per la storia di Popone, per la lite rinovatasi tra Aquileia e Grado 
dopo la morte di Popone nel 1042. L'autore fa largo uso special- 



254 

mente dei cronisti Dandolo e Giovanni e dei diplomi imperiali, ma 
sebbene sottilmente ragioni, non sa vedere, oltre la lettera, di cui 
spesso può dubitarsi, lo spirito che informa le storie, e sotto l'ap- 
parenza degli omaggi a un principe lontano, le prove dell'indipen- 
denza politica della republica anche prima del 1084. — Scrisse 
ampiamente di questo lavoro, unito in volume, F. Brunetti neW Ar- 
chivio Veneto, Tomo vii, pag. 372-393, e lo stesso prof. Pinton 
nelV Archivio Veneto, Nuova Serie, 1883, Tomo xxv, pag. 23 e segg., 
ha intrapreso un lavoro critico sulla storia del Gfròrer. 



Relazione del N. U. Lodovico Manin capitano di Vicenza. 
(Nozze Favaretti -Viola) — Udine, tip. Seitz, 1878; in 8° di pag. 18. 
(R. 0-B.J 

Noto per eccezione quest'opuscolo, che pur non tocca cose 
friulane, perchè scritto e preparato da due friulani, l'ultimo doge 
di Venezia e il dott. V. Joppi bibliotecario comunale di Udine. Lo- 
dovico Manin, prima di cadere poco degnamente con la sua repu- 
blica il 16 maggio 1797, era stato nel 1752-53 capitano di Vicenza, 
nel 1757 a Verona e podestà di Brescia nel 1764. Nella Relazione 
fatta dopo il suo ritorno da Vicenza si diffonde suU' industria della 
seta e sull'amministrazione iSnanziaria, e non crede condannabili 
« il lusso eccedente e l'ozio perpetuo in cui versa quella nobiltà, » 
perchè il primo giova al commercio e alle arti ed il secondo è 
fomentato « dalla mancanza di occasioni onde impiegarsi una nu- 
merosa gioventù.» Cosi Lodovico Manin si preparava con animo 
pacato agli avvenimenti futuri. (V. n. 666, 390, 611, e ultimo) 



1879 



Aggiunta all'epoca vi degli Annali del Friuli, compilata 
dal conte Frangesco di Manzano, dall'anno 1421 all'anno 1799 del- 
l' e. V. — Udine, tip. Doretti e Soci, 1879; in 8*» gr. di pag. 379. 
(R. 0-B.J 

L'autore, che da molto tempo aveva in prorito il manoscritto 
degli Annali dalla caduta del potere temporale dei patriarchi alla 
fine del secolo xviii, si è indotto a publicarlo per le stampe, pa- 
rendogli, che l'opera domandasse questo completamento a forma 
di Annali, invece del racconto da lui condotto in un'appendice sto- 
rica al sesto volume, il quale comprendeva la dominazione veneta 
in Friuli. Con la perdita dell'autonomia friulana gli avvenimenti 
storici paesani vanno scemando e di questa maggior povertà si ri- 
sente anche il lavoro del conte di Manzano, che ha dovuto lasciar 
luogo a qualche fatto d'indole generale, come elezioni e morti di 
papi e di dogi, a qualche altro di secondaria importanza, come le 
somme sborsate dal comune di Udine anche per fatture di poco 
conto, e ha dovuto altresì, con lodevole intendimento, largheggiare 
negli avvenimenti che interessano la contea di Gorizia e di Gradisca 
e il territorio di Monfalcone, parti integranti del Friuli naturale. 
L'appendice raccomanda questo libro anche all'attenzione dei meno 
eruditi. — Su questo volume scrisse P. Valussi nel Oiomale di 
Udine, 29 novembre 1879, n. 285, e cosi pure lo Zahn nella Revue 
historique. Tomo xvi, 1, pag. 394. 



Statuti del Comune di Attimis nel Friuli, del secolo xv 
e XVI, editi a cura del Municipio — Udine, tip. Seitz, 1879; in 8** 
di pag. XVI.47. (R. 0-B.J 

Per l'operosità del dott. V. Joppi trovasi raccolto in questo 
opuscolo quanto riguarda il villaggio di Attimis, in ordine ai suoi 
statuti. La pagine con numeri romani contengono un cenno illu- 
strativo della storia e delle leggi del paese, alcune voci friulane 
italianizzate e cinque documenti del secolo xiv (1330-1379) che 



256 

danno, in latino, quanto ci avanza di quel comune e ì frammenti 
degli statuti anteriori a quelli ordinati e publicati dopo la caduta 
del potere temporale dei patriarchi. La prima memoria del castello 
^ di Attimis (Attems o AtensJ risale al 3 novembre 1106, in cui esso 
apparisce donato da Bertoldo vescovo di Salisburgo ai suoi parenti 
Corrado e Matilde coniugi; più tardi, nel 2 febraio 1170, il pa- 
triarca Ulderico ne investiva Arpone ed Enrico capostipiti delle due 
famiglie di Attems, tuttora esistenti. Il villaggio dipendeva dal ga- 
staldo di Tricesimo che era nominato dal patriarca e alla sua volta 
nominava annualmente tre podestà, due giurati e il moltaro (esat- 
tore) di Attimis. La prima legge scritta di questa villa fu del 1320: 
ma poco dopo la metà del secolo xv si compilò in 46 capitoli, se- 
guiti da altre disposizioni, un proprio statuto in dialetto italo-veneto 
che tratta della vendita dei commestibili e specialmente del governo 
dei boschi, una delle maggiori ricchezze del comune. È notevole 
che, fino al primo secolo della dominazione veneta, la legge non 
punisca i colpevoli di omicidio in rissa, se la famiglia deirucciso 
faccia la pace con loro. — Il Mlihlbacher si occupa di questi sta- 
tuti nelle Mittheilungen fùr oesterreichische Geschichtsforschung 
Voi. I, fase. I, pag. 149-50; e così pure il Fulin nel Bullettino hi- 
hliografico dell' Archivio Veneto, n. 1, pag. 15-16, 



Consuetudines gradiscanae nel 1575, con una notizia di 
Gradisca, publicate da V, Joppi. (Nozze Braida-Strassoldo) — Udine, 
tip. Seitz, 1879; in 8° gr. di pag. 59. (R. 0-^.) 

Da un apografo del co. Francesco di Toppo, confrontato e sup- 
plito con un altro presso i fratelli Joppi, fu tratta, a cura del doti. 
Vincenzo Joppi, questa stampa delle consuetudini di Gradisca, prima 
cittadella e poi vera fortezza sulla destra dell' Isonzo, che, fondata 
ed accresciuta dalla republica veneta nel 1471, come baluardo con- 
tro le scorrerie dei Turchi, fu irremissibilmente perduta nel 1511 
nella guerra della lega di Cambrai, e aspetta il maturarsi dei nuovi 
eventi. Lo statuto gradiscano, benché non approvato dai sovrani 
austriaci, fu però osservato fino al principio del nostro secolo in 
ben sessanta ville del territorio: era stato compilato in latino in 47 
capitoli da Girolamo Garzoni da Osimo, giureconsulto, giudice a 
Trieste, e poi vicario del capitano di Gradisca Giacomo di Attems. 
— Se ne occupò il MUhlbacher nelle Mittheilungen fur oesterrei- 
chische Geschichtsforschung, 



257 

:. Antichi statuti inediti di Sandanieìe del Friuli, 1343" 
1368, con documenti, publicati da V. Joppi. (Nozze Chiozza-De 
Rosmini) — Udine, tip. Doretti e Soci, 1879; in 8** di pag, 38, 
(R. 0-B.J 

Uno statuto di Sandanieìe, sotto la dominazione veneta nel 
1438, erasi già publicato ventanni sono; ma la presente raccolta 
si riferisce agli ultimi ottantanni dell'autonomia di quel comune, 
il quale, allargatosi prima del 1300 intorno al vecchio castello 
patriarcale, aquistò notevole importanza, cosi da opporsi spesso ai 
signori del castello medesimo, che dal 1250 furono i Varmo, e per 
aquisto i Concina dal 1754. Alle disposizioni statutarie, con le indi- 
cazioni delle singole date in cui furono concesse, sono accompagnati 
i documenti di approvazione e sono ricopiati altresì nella loro in- 
tegrità gli statuti che andarono cancellati affatto o sostituiti da 
altri. La disposizione delle materie è naturalmente saltuaria, perchè 
vi si segue l'ordine cronologico. Questa publicazione va ricca di 
notizie varie sull'argomento, come della procedura criminale in 
Sandanieìe anche sotto la republica, e contiene alcune sentenze 
pronunziate dal comune libero, con la confessione fatta sul patibolo 
da Andrea di Sequals, ladro e assassino. — Degli statuti di S. Da- 
niele tenne parola il Miihlbacher nelle Mittheilungen fùr oesterrei" 
chische Geschichtsfarschung, Voi. i, fase, i, pag. 149, e il Fulin 
nel Bullettino bibliografico dell'Archivio Veneto, n. 4, pag. 61-62. 



Statuti della comunità di S. Vito dell'anno 1528. (Nozze 
Gattorno-Currotto) — S.Vito al Tagliamento, tip. Polo, [1879]; in 
8* gr. di pag. 22. (B. C. U.J 

Dieci amici offrono agli sposi questa prima stampa dello statuto 
che il patriarca d'Aquileia Marino Grimani concesse ai Sanvitesì 
nel 1528, per compensarli che il suo predecessore Domenico Grimani 
avesse offeso gli antichi diritti garantiti alla comunità nella tran- 
sazione corsa nel 1420 tra il patriarca e la republica veneta al tempo 
della dedizione. Gli statuti sono in latino e richiamano i modi di 
elezione del consiglio e degli ufficiali, l'autorità del consigho, del 
podestà, del capitano, dei giudici e degli astanti, i quali ultimi ca- 
devano in una sanzione pecuniaria se non venivano in tempo alle 
sedute. Le spese e gli utili erano divisi in parti eguali tra il capi- 
tano e la comunità. Però S. Vito conserva ancora manoscritto uno 
statuto patriarcale del secolo precedente. 

18 



258 



►t Beitràge zur Geschichte der Leopoldiner, von D/ Arthur 
Steinwenter k. k. Gymnasialprofessor in Graz. ( NeWArchiv fur 
oesterreichische Geschichte, Voi. lviii, parte ii, pag. 389 e segg.) — 
Vienna, tip. Holzhausen, 1879; in 8** di pag. 120. (B. C. U.) 

Le vicende storiche dei quattro figli di Leopoldo III d'Austria, 
Guglielmo, Leopoldo, Ernesto il ferreo e Federico dalle tasche vuote, 
che vanno dal 1411 al 1417, sono qui narrate con la scorta di nu- 
merosissimi documenti. I due ultimi accettarono l'alleanza degli 
udinesi e degli altri collegati friulani nella famosa guerra che 
questi sostennero pel patriarca Pancera, contro Cividale, Gemona, 
Venzone, Tolmezzo, S. Vito e sette famiglie castellane fautrici di 
Lodovico di Teck, difeso prima dal conte di Gorizia Federico di 
Ortenburg e poi dai veneziani. Se non che i duchi d'Austria Er- 
nesto e Federico, avendo alla loro volta conchiuso un'alleanza 
coi veneziani, Udine e il Friuli si trovarono esposte alla invasione 
degli ungheresi di Sigismondo che, condotti da Pippo Spano, an- 
davano a portar guerra alla republica, e tutto il paese fu in 
mano degli imperiali. La rivalità tra la casa di Lussemburgo e 
quella di Absburgo nelle questioni europee è qui nettamente dise- 
gnata, mentre il capitolo secondo tratta delle loro controversie in 
Friuli. In appendice son citati i passi del Manzano relativi a questa 
guerra ed è riferito dalla pergamena originale nell'archivio di Inns- 
bruck il giuramento di Tristano Savorgnano ai duchi d'Austria, e 
dalla Storia di Sigismondo dell' Aschbach sono ricopiate le osser- 
vazioni dell'imperatore sulla condotta degli Absburgo nella guerra 
civile in Friuli. Cosi pure si riferiscono i passi dei cronisti e degli 
storici sulla successiva alleanza dei duchi con la republica veneta 
per abbattere meglio le forze di Sigismondo e del patriarca eletto, 
Lodovico di Teck. — Su questo importante lavoro scrisse il D/ 
E. Kummel nei Streiermàrkische Geschichtsblàtter di Graz, Anno i, 
pag. 57-58, 



'. Ultime relazioni dei Carraresi col Friuli, documenti dal 
1388 al 1421, raccolti da V. Joppi. (Nozze Cittadella -Vigodarzere = 
Valmarana) — Udine, tip. Seitz, 1879; in 4^ di pag. 23. (R. 0-B.J 
Quando la republica veneta cominciò a mettere in opera le 
arti sue per aquistare il Friuli, trovò un potente avversario nei 
Carraresi, che prima avevano sperato imparentarsi col conte di Go- 
rizia e si erano poi alleati a Cividale, sostenitrice, finché le fii 



259 

dato, deiraatonomia della Patria. Sterminati i Carraresi signori di 
Padova, Cividale continuò a proteggere i superstiti della famiglia, 
offrendo asilo nel 1412 a Giacomo e sostenendo Marsilio ohe si pro- 
poneva, ovunque fosse, di ricambiare Cividale, cui riputava sua 
seconda patria, al segno che, se la città avesse voluto accordarsi 
coi veneti, «ego caperem ensem in manu prò fiducia et stabilitate 
illius Comunitatis cum sententia ipsam totam facere sanguineam 
centra illum Dominium.» Ma l'ardore magnanimo di Marsilio che, 
dopo il trionfo di Venezia, aveva tentato di venire in persona in 
Friuli, costò la vita a un suo fautore, a Marco, ultimo dei signori 
di Moruzzo. Di tali fatti è data notizia nei sei documenti, che furono 
tolti da quattro fonti diverse. — Parlò dell'opuscolo il prof. Morsolin 
nelTArch. Star. ItaL, Quarta Serie, Tomo vi, pag. 512-3, il prof. 
Zahn nella Revue historique, Tomo xiv, 2, pag. 398 e il Mtihlbacher 
nelle Mittheilungen fùr oesterreichische Geschichtsforschung^ Voi. i, 
fase. I, pag. 151, e vi accennò appena il Fulin nel Bullettino bibluh 
grafico dell'Archivio Veneto, n. 2, pag. 22. 



u Ler Dom von Aquileia, von J. Graus. (Nei Kirchen- 
Schmuch, Blàtter des christlichen Kunstvereines der Diócese 
Seckau, Anno x, n. 1-5, pag. 1 e segg., 9 e segg., 25 e segg., 33 e 
segg., 49 e segg.) — Graz, tip. Unione, 1879; in 8*^ gr. di pag. 27, 
con due tavole. (R. 3.) 

Completo studio sull'argomento, che risale alle origini della 
città, occupandosi specialmente di Aquileia cristiana, di cui accenna 
quanto si estendesse la giurisdizione, tocca a larghi tratti i fasti divisi 
per secoli, trattando in principal maniera del Diwmo aqutleiese. 
Il Graus, che è anche direttore del periodico stiriano sull'arte cri- 
stiana, distingue quattro periodi nella storia della fabrica del duomo, 
e cioè la fondazione fra il 270 e il 275 regnando Aureliano impe- 
ratore; l'ingrandimento fatto sotto il patriarca Popone dal 1019 
al 1045; il ristauro sotto Marquardo di Randeck che regnò dal 
1365 al 1381, e finalmente la costruzione del coro superiore sotto 
il cardinale Domenico Grimani, che fu patriarca dal 1497 al 1517. 
Ma nella descrizione del duomo vanno congiunti questi periodi e 
cosi pure l'appendice che riguarda l'ultimo ristauro, il quale pre- 
cedette la consacrazione del duomo avvenuta il 13 luglio 1876 (V. 
n. 401). La descrizione accurata è resa evidente dalle tavole, dise- 
gnate da R. Mikovics. — Una lunga rassegna, quasi una traduzione, 



260 



di questo bel lavoro del Graus diede Pietro Mugna neW Archivio 
Veneto, Tomo xxiv. pag. 432-449. 



►. La democrazia a Portogruaro nel 1797, cronaca con- 
temporanea, (Nozze D'Andrea-Salvi) — Portogruaro, tip. Castìon, 
1879; in 8Mi pag. 15. ^i?. /.; 

Cronaca anonima, publicata da Dario Bartolini ; ma da una indi- 
cazione si chiarisce scritta dal canonico Matteo Muschietti, il quale 
nel 21 maggio 1797 vide giungere a Portogruaro un commissario 
francese con 900 soldati, che fecero « delle ruberie, delle violenze, 
delle prepotenze, > e le descrive. Fu piantata la municipalità, ma 
non l'albero di libertà; il 27 furono levati i Leoni di S. Marco. 
Molte requisizioni, specialmente di argenteria, cavalli e tende, ren- 
devano uggiosa l'occupazione francese: partita una compagnia, ne 
veniva un'altra, e portava la spesa ordinaria di 500 ducati al giorno. 
Si riattò pel passaggio delle truppe la strada da Portogruaro a 
Fossalta, e poi quella di Bagnarla, Sesto, Settimo per Pravisdomini. 
Dopo la pace, gli austriaci entrarono in Palma nel 9 gennaio 1798 
e nel 12 febraio il nuovo governo s'insediò anche a Portogruaro, 
dove i francesi, dice il cronista, lasciarono fama di « ladri tutti, 
assassini, inimici della vera fede e dei suoi costumi». 



►. Sulla scala Gritti sotto la loggia di S. Giovanni, rela- 
zione della Commissione al Consiglio comunale, composta degli inge- 
gneri Scala, Asti, Falcioni, Puppati. (Nella Patria del Friuli, e 
nel Giornale di Udine, 19 giugno 1879, n. 145) — Udine tip. Jacob 
e Colmegna, e Doretti e Soci, 1879; in fol. di col. 3. (B. C. TJ.J 

Le notizie storiche che s'incontrano in questa relazione, rica- 
vate d9,gli Atti dell'archivio comunale, ci dicono che, nel 1584, sul 
disegno dell'architetto Floreani, fu costruita una scala che dall'e- 
stremità settentrionale dei portici conducesse al portone d'ingresso 
al castello, affinchè il luogotenente (che era allora Pietro Gritti) 
non soffrisse disagio, in tempi di pioggia e di sole, nel trasferirsi 
quotidianamente dal castello al duomo. La maggior parte della spesa 
fu sostenuta dal Gritti stesso; ma l'estetica rimanendo offesa dal 
lavoro, né essendo prò veduto alla piena comodità, nel 1736, si pensò 
di sopprimere la scala, aprendo, per l'accesso al castello, secondo 
il progetto Boschetti, un passaggio dall'arcata centrale dell'ala a 
settentrione della loggia stessa. Però le cose rimasero sospese fino 



261 

ai nostri giorni, in cui, per voto 17 giugno 1879 del Consiglio comu- 
nale, si tolse via la scala e forse si darà esecuzione al vecchio pro- 
getto. È bene notare che il nob. Giuseppe Uberto Valentinis spezzò 
tosto una lancia per la conservazione della scala Gritti. Il suo arti- 
colo ardente si legge nel Giornale di Udine, 30 giugno 1879, n. 154. 



.. Lettere inedite del can, Francesco Trento udinese. (Per 
ingresso di don Luigi Indri, parroco di S. Quirino) — Udine, tip. 
Jacob e Colmegna, 1879; in 8^ di pag. 23. (B. C. U.J 

Le lettere non hanno nessun interesse storico, ma le note, ap- 
postevi dall'ab. Ferdinando Blasich, dicono della circoscrizione delle 
otto parrocchie nel 1595, della istituzione, quattro anni dopo, di 
quella di S. Quirino, allora S. Chiara ; del passaggio di Pio VI per 
Udine a ore 22 del 13 marzo 1782 in viaggio per Vienna; della 
fondazione del monastero delle cappuccine, che prima vivevano in- 
sieme colle Convertite, istituite dal padre Micesio, e poi se ne se- 
pararono affatto. 



Elezione del parroco di S, Quirino in Udine il iògirigno 
1879, discorso del Sindaco, presidente del Comizio, con aggiunta 
di una premessa e note — Udine tip. Seitz, 1879; in 16® di pag. 32. 
(R. 0-B.J 

Recitato dal sindaco di Udine, Gabriele Luigi Pecile, questo 
discorso provocò, prima e dopo la sua publicazione, le ire del Cit- 
tadino Italiano (V. 17 giugno, 1&.20, 23, 25, 30 luglio, 10-14, 17, 
18, 20, 23 settembre 1879 n. 133, 156-160, 162, 164, 168, 202-206, 
208, 209, 211, 213) e àAYEco del Litorale. In esso si afferma che 
nel secolo ix i patriarchi di Aquileia erano scelti da clero e popolo, 
e cosi si stabiliva fosse per Tavvenire. Antico e prezioso è dunque 
il diritto che in sei, fra le dieci, parrocchie di Udine fu mantenuto 
agli elettori capi-famiglia di scegliersi il proprio pastore. Il suffragio 
popolare nella elezione dei sacerdoti è di tradizione apostolica, e 
ove sia esteso a tutta la gerarchia, come per lo passato, sarà la 
migliore guarentigia di concordia in seno alla chiesa. 



Ricorso documentato contro la ingerenza governativa 
Bulle roggie di Udine, presentato a S. E. il Ministro del Tesoro dal 
Consorzio roiale di questa città ecc. — Udine, tip. Doretti e Soci, 
1879; in 8^ gr. di pag. 71. ri?. /.; 



262 

Confortato da cinque documenti e da moltissimi accenni storici 
nel corpo della scrittura, questo ricorso entra naturalmente nella 
nostra bibliografia. Con esso si vuol dimostrare, fondandosi sulle 
testimonianze del passato, che i canali chiamati Roggie di Udine e 
di Palma né furono costruiti dallo Stato, né furono da esso am- 
ministrati e conservati, bensì dal comune di Udine. 11 ricorso, esteso 
dall'avv. Arnaldo Platee, va meditato specialmente da chi si occupi 
della storia giuridica del Friuli. 



Attinenze tra casa d'Austria e la republica di Venezia 
dal 1529 al 1611, cenni storici di Alberto Puschi. (Nel Programma 
del Ginnasio comunale di Trieste, Anno xvi) — Trieste, tip. Lloyd 
austro-ungherese, 1879; in 8® di pag. 60. (R. 0-BJ 

Preziosa monografia di un giovane professore triestino intorno 
a un argomento del più alto interesse, dacché le questioni sul con- 
fine orientale del regno e sulla preponderanza nell'Adriatico non 
sieno solamente di oggi, ma risalgano ai secoli passati. L'argo- 
mento delicatissimo é trattato con maturità di studi e con giudizio 
spassionato e sincero; e le lunghe pratiche tra le due potenze ri- 
vali, Venezia e Austria, pel possesso di Marano e di Aquileia, e il 
gioco delle due diplomazie, e la guerra contro gli Uscocchi, che 
l'Austria, per danneggiare Venezia, volle di proposito condurre con 
fiacchezza, riescono al lettore di evidente preparazione alla guerra 
gradiscana che ne derivò. — 11 Puschi, per questo e*per altri suoi 
lavori, meritò dallo Zahn, giudice sottile, il seguente elogio, nella 
Revue historiqve. Tomo xvi, pag. 170: «langage simple et sensé, 
qui nomme les choses par leur nom, et ne dissimule pas par des 
phrases les lacunes ou les vérités peu agréables. » Di questo lavoro 
parlò anche lo Zwiedinek nei Steiermàrkische Qeschichtsblàtter, 
Anno I, pag. 244-45. 



Saggio di un programma di studii dell'ab Giuseppe 
Greatti. (Nozze Oattorno - Currotto) — Portogruaro, tip. Castion, 
1879; in 8Mi pag. 19. (R.J.) 

Paolo Giunio Zuccheri diede fuori dal suo archivio domestico 
questo programma del Greatti che, contemporaneo del Pestalozzi, 
ebbe il merito di comprendere e di applicare in pedagogia il me- 
todo naturale, che oggi si richiama a nuova vita. L'abate Giuseppe 
Greatti, nato in Pasiano Schiavonesco, fu alunno del Cesarotti, 



263 

bibliotecario publico in Padova, latinista e poeta, traduttore dal 
francese e dall'inglese. Mori in S.Vito al Tagliamento, rettore di 
quel collegio, nel 27 febraio 1812. 



'. Lettere inedite di Paolo Canciani ad Amedeo Svaier, 1785. 
(Nozze Paccagnella-Pigazzi) — Venezia, tip. Naratovich, 1879; in 32® 
di pag. 25. (R. J.J 

Furono comunicate all'editore dal comm. Nicolò Barozzi, diret- 
tore del museo civico di Venezia, dove si conserva il grande epi- 
stolario del padre servita Paolo Canciani, insigne legista e teologo 
friulano, nato in Udine nel 1725 e qui morto nel 1810. Le cinque 
lettere sono tutte autografe; il Canciani scrive allo Svaier, noto 
collettore di libri e di codici, offrendogli una Cronaca di Venezia ed 
altri libri in cambio di certe carte intorno all'abazia di Moggio de- 
siderate dall'arcivescovo di Udine Giangirolamo Gradenigo. — È an- 
nunziato l'opuscolo dal Fulin nel Bullettino bibliografico dell'Archi- 
vio Veneto, n. 2, pag. 32. 



Neue Arbeiten loppis zur Geschichte Friauls und Istriens, 
von D.'^ E. MuHLBACHER. (Nelle Mittheilungen des Instituts fur oe- 
sterreichische Geschichtsfcrschung , publicate da E. Muhlbacher 
Voi. I, fase. I, pag. 147 e segg.) — Vienna (Innsbruck), tip. Wa- 
gner, 1879; in 8° di pag. 7. (B.C. U.J 

È lavoro organico che merita di essere citato nella bibliografia 
non solo perchè torna ad onore di uno fra i più benemeriti ricer- 
catori di cose storiche friulane, ma perchè, movendo dai 13 statuti 
publicati m Friuli dal 1856 al 1878, fra gli anni 1300 e 1438, con- 
tinua a giudicare largamente altre consimili publicazioni, fatte nel 
1879, e molti altri lavori che il Joppi diede fuori negli ultimi anni, 
fermandosi più di proposito sui Cenni storici della Loggia comv^ 
naie di Udine, condotta da lui in unione al compilatore della pre- 
sente bibliografia. Questo articolo, fu tradotto da E. D'Agostini nelle 
appendici del Giornale di Udine, 3, 18, 22, 25 febraio 1881, n. 29, 42, 
45, 48. Secondo il solito, io cito lo scritto originale del Miihlbacher 
in fine alle singole publicazioni friulane delle quali esso tiene 
parola. 



Avv. D. Bertolino Le vie consolari e le strade ferrate 
della provincia di Venezia, publicato a cura della Commissione del 



264 

Consiglio provinciale di Venezia, per le ferrovie — Venezia, ed. 
gegrè, tip. dell'Ancora, 1879; in 8® di pag. 22, con una carta. 
(R. DJ 

Toccando della strada romana da Concordia ad Aquileia, la 
quale attraversava il Tagliamento presso Latisana, il Bertolini di- 
mostra che la sua costruzione non può attribuirsi a Popilio, come 
il Mommsen provò di quella tra Concordia e Rimini. Da un fram- 
mento di pietra miliare trovato presso Aquileia a Tumbolo, il 
Gregoruttì deduce che Annia fosse il nome di quella via. Da] Con- 
cordia si staccava la Germanica-Concordiese studiata da G. B. Zuc- 
cheri (V. n. 209). Ma, secondo il Bertolini, non è da respingersi 
che due strade rimontassero il Tagliamento lungo le due rive, seb- 
bene il percorso della internazionale sia segnato, come notò anche 
il Pillasi, da quattro pietre miliari, trovate a Pieve di Rosa sotto 
Codroipo, a Fagagna, a Colloredo, a Vendoglio. Quivi è V incontro 
della via Julia-Augusta, da Aquileia a Zuglio. Ma la strada ger- 
manica continuava pel varco della Pontebba : a questa il Bertolini 
attribuirebbe il nome di Augusta. In oltre la carta ci presenta il 
sito dei dodici castri romani posti nell'agro di Concordia e di Aqui- 
leia, e superiormente fino a Giulio Carnico. (V. n. 310) 



Un documento del 1409 publicato da Dario Bertolini. 
(Nozze Freschi-Perusini) — S. Vito al Tagliamento, tip. Polo, 1879; 
in4Mipag.l2. ("i2.£.; 

Il vescovo Enrico di Strassoldo riconosce a Giovanni di Faga- 
gna per sé e successori il diritto di ritenersi il cavallo sul quale, 
come palafreniere, aveva condotto il vescovo in Concordia per pren- 
dere possesso della cattedrale. Notaio dell'atto è il cancelliere ve- 
scovile Francesco de Isnardis di Lendinara. È da notarsi che il 
documento è esteso « coram RevJ**^^ in Christo patre, ac dna dnò 
Henrico Bei gratta Episcopo Concord.: sedente super cathedra 
lapidea super qua pontifices dictae ecclesiae ponuntur ad pos^ 
sessionem eiusdem. > È dunque fatto nel giorno del suo ingresso, 
e si dimostra che nella cattedrale di Concordia eravi allora una 
cattedra di pietra come in quella di Torcello. 

S5fO. Iscrizioni inedite aquileiesi istriane e triestine, di Carlo 
Gregoruttì, {Ì!sq\Y Arcìieografo triestino. Nuova Serie, Voi. iv, pag. 
388 e segg.; Voi. v, pag. 331 e segg.; Voi. vi, pag. 26 e segg., pag. 



265 

334 e segg.) — Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1876-1879; in 8^ di pag. 
16, 17, 10, 15; compi. 58. (R. O-B.J 

Continuando l'opera sua sulle antiche lapidi d'Aquileia, il Gre- 
gorutti, mano mano che pratica da sé nuovi scavi in quei siti, e 
talvolta approfittando delle scoperte altrui, mise insieme questi ma- 
nipoli di nuove iscrizioni che sono successivamente 29, 28, 15, 22; 
in totale 94, e le illustra con prudente erudizione. Molte di queste 
lapidi sono frammenti, e la maggior parte appartengono alle ono* 
rarie e alle sepolcrali. Due dell'ultima serie sono accompagnate da 
un disegno. Il lavoro del Gregorutti, per la natura sua, è sempre 
in via di continuazione, e cosi va sempre meglio arricchendosi il 
proprio museo che accoglie anche quasi tutte queste pietre recen- 
temente illustrate. 



•• Il museo civico di antichità di Trieste, informazione di 
Carlo Kunz — Trieste, tip. Balestra, 1879; in 8® di pag. 102, con 
4 tavole. (R. O-B.J 

Chi voglia recarsi a visitare con profitto il museo civico di 
Trieste deve necessariamente consultare questo libretto che non è 
già una modesta informazione, ma una vera e propria illustrazione. 
E in copia trovasi da attingere a cose friulane. Dal sommario sto- 
rico sull'origine e sugli incrementi successivi del museo si rileva 
che nel 15 giugno 1870 il consiglio municipale di Trieste deliberava 
l'aquisto della raccolta d'antichità di Vincenzo Zandonati d'Aquileia 
e che il museo lapidario ebbe perciò miglior forma ed assetto. Nel 
1874 le lapidi erano tutte collocate, e insieme fu completata la 
gliptoteca per le opere plastiche, già raccolte dal Zandonati e dal- 
l'accademia degli arcadi sonziaci. Nel museo lapidario, due riparti 
racchiudono esclusivamente iscrizioni, pietre e figuline aquileiesi: 
sul vestibolo della gliptoteca stanno esposti i quattro grandiosi 
frammenti del ponte romano presso Ronchi, disegnati alla tavola 
seconda. Nel gabinetto in piazza Lipsia si conservano, di oggetti 
paletnologia, un'ascia dell'epoca neolitica trovata presso Cormons 
(V. n. 163) e 17 pezzi dell'età del bronzo rinvenuti nella stazione 
di S.Pietro presso Gorizia (V. n. 465); di oggetti dell'epoca sto- 
rica, moltissimi cimelii aquileiesi di vario pregio venuti special- 
mente con la collezione Zandonati. Infine, nella raccolta patria, è 
di sommo pregio un frammento di a fresco, forse di mano dei 
maestri Antonio e Domenico da Udine che, intorno al 1422, deco- 



266 

rarono l'abside delValtar maggiore della cattedrale di S. Giusto, 
oggi demolita. 



Munzenfundy von Freiherr von Jabornegg. (Nella Cor 
rinthia, Zeitschrifi ecc. herausgegébenen von Geschichtvereine ecc. 
L andesmuseum in Kàmten, redigirt von Markus Freiherr von 
Jabornegg, Anno lxix, n. 1, pag. 31 e seg.) — Klagenfurt, tip, 
Kleinmayr, 1879; in 8^ gr. di pag. 2. (B. C. U.J 

Qui si dà notizia di una scoperta di circa mille monete medioevali 
fatta nel 1877 in Leifling nel distretto di Bleiburg. Appartengono, 
tra queste, a Gorizia molti solidi dell' ultimo duca Leonardo, fra i 
quali un pezzo con la data 1458. Cosi pure vi hanno molti solidi di 
Massimiliano I e un pezzo grosso del 1518. 



Alcuni documenti antichi sulla nobile famiglia Strass- 
soldo, raccolti da V. Joppi. (Nozze Braida-Strassoldo) — Udine, tip. 
Seitz, 1879; in 8^ di pag. 20. (R. O-B.J 

Questi nove documenti non erano propriamente inediti, ma come 
perduti nel Codex Wangianus, publicato dall'Accademia di Vienna 
nel V volume delle Fontes rerum austriacarum, e riguardante il 
Trentino. In questi documenti figura un Lodovico di Lavariano o 
di Straso, procuratore in una vendita fatta al vescovo di Trento; 
il che ci fa pensare alla farà longobarda stabilita nel pago romano 
di Lavariano nel medio Friuli, e al castello di Strasho nel basso 
Friuli, donde la famiglia trasse fin dai secoli xii e xiii il duplice 
nome, come nel xiv, per aver combattuto Massimiliano, ebbe dalla 
repubblica veneta la giurisdizione di Soffumbergo presso Cividale, 
con sette ville. — Discorse di questo libretto lo Zahn nella Revue 
historiquef Tomo xrv, 2, pag. 398. 



Cronologia e genealogia della nobilissima famiglia conti 
De Portis di Cividale del Friuli — Napoli [1879]; in 4^ bislungo 
di pag. 87 solo recto, alcune bianche. fB. C. U.J 

Preceduta dallo stemma della famiglia e da una cronologia tolta 
agli Annali del Manzano, apparisce questa genealogia, divisa in otto 
rami. Essa fu compilata da Antonio de Portis, tenero di tali studi, 
specialmente se mirano ad illustrare, oltre la stirpe, sé stesso. Lo 
si deduce dalla compiacenza che pone nel ripetere le proprie bene- 
merenze. Si vuole che il più antico conte de Portis fosse un figlio 



267 

del duca Berengario I, fu Bernardo, vivente nel 941 . Sarà permesso 
dubitarne. Con maggiore abbondanza, buon metodo e nozioni sto- 
riche trattò lo stesso argomento Carlo Padiglione nel volume che 
esce dai lìmiti di tempo assegnati a questa bibliografia e fu edito a 
Napoli, tip. Giannini, 1883; in 4® di pag. viii-119-iv, con aggiunte, 
in principio, dei due stemmi dei de Portis e, in fine, di quelli delle 
famiglie imparentate con essi. 



Notizie di quattro artisti di S. Vito al Tagliamento, con 
cenni e documenti raccolti da V. Joppi. (Nozze Gattorno-Currotto) — 
S.Vito, tip. Polo, 1879; in 8^ di pag. 35. (R. 0-B.J 

Il primo artista di cui si parla in questo opuscolo è Andrea 
Bellunello, dal luogo di nascita di suo padre. Fiori nella seconda 
metà del secolo xv, ma il suo stile è duro e angoloso. Delle sue 
opere molte furono perdute, ma si conserva una bella tavola a otto 
compartimenti, nella chiesa di S. Floriano a Forni di Sopra in 
Carnia, illustrata dal nob. cav. G. U.Valentinis. — Il secondo artista 
è l'intagliatore Bartolomeo di S.Vito, figlio di Biagio barbiere, e, 
come risulta dall'annesso albero genealogico, padre di molti figli, la 
maggior parte artisti. Mori di peste a Udine nel 1511, e unico 
giunse di lui fino a noi un colossale Crocifisso in legno che si con- 
serva nel duomo di Udine. Ma molti furono i lavori ch'egli condusse 
dal 1475 fino alla vigilia della sua morte. — Pittore insieme ed 
intagliatore fu Giovanni Pietro da S.Vito della stessa epoca, ma 
degli intagli suoi non resta nulla, poco degli a freschi di merito 
mediocre. — L'ultimo artista qui ricordato è il celebre Pomponio 
Amalteo, il più grande fra gli scolari del Pordenone e suo conti- 
nuatore in parecchi lavori. Nel 1859 il dotL Joppi aveva raccolti e 
publicati documenti suU' Amalteo ; oggi ne aggiunge altri, i quali 
confermano l'autenticità di cinque opere che si ammirano ancora 
del valente pittore. 

ss^. Mantegna's Triumphe des Petrarca, von J. Wastlse. 
(Nel Zeitschrift fur bildende Kunst, Voi. xv, pag. 61 s segg.) — 
Leipzig, ed Scemann, tip. Hundertstund, 1879; in 4^ di pag. 12, con 
incisioni in legno. (R.J.) 

Quando il Wastler nel 1877 fu a visitare gli a freschi di Gio- 
vanni d' Udine nel castello di CoUoredo (V. n. 483) vi scorse ancora 
sei piccoli quadri, dipinti a tempera sul legno, larghi 53 centime- 



268 

tri, alti 51. Essi rappresentano i sei trionfi del Petrarca, e sono di 
mano del Mantegna, il quale non si tenne sempre rigorosamente ai 
costumi del secolo xiv. Il Wastler non è pago di descrivere quei 
quadretti stupendi, ma entra nella loro tecnica, e dice che dai pri- 
missimi tempi le sei tavole appartennero alla famiglia GoUoredo- 
Mels, e sempre si ritennero opera del Mantegna. Per dimostrare 
infine che questi quadri, come altri asserisce, non si trovavano sola- 
mente in Mantova, donde vennero trasportati nel castello di Collo- 
redo, il dotto illustratore presenta un elenco cronologico dei luoghi 
ove esistono altre sifiatte rappresentazioni di più trionfi, o di tutti, 
porgendo incise, a maggior conferma, due diverse riproduzioni dello 
stesso trionfo dell* Eternità, la prima nel castello di Colloredo, la 
seconda in rilievo d'avorio nel duomo di Graz. 



Un quadro del Quaglia nella chiesa parrocchiale di S. 
Quirino di Udine. (Nell'appendice del Cittadino Italiano, 13 aprile 
1879, n. 84) — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1879; in foL di 
col. 6. (R. C. L) 

Si dà notizia e descrizione di questo quadro attribuito al Qua- 
glia che esisteva nell'oratorio soppresso, dedicato a S. Pietro apo- 
stolo, e fondato sul finire del 1600 presso il palazzo in via Gemona, 
appartenente già ai conti Polcenigo e Panna e dal 1792, per aqui- 
sto, ai nob, Garzolini. Il quadro, dopo un diligente restauro, fu do- 
nato alla parrocchiale da G. B. Job. 



Antico inginocchiatoio aquileiese illustrato da Alessandro 
DE Claricini — Gorizia, tip. Seitz, 1879; in 4® di pag. 16, con due 
fotografie. (B. C. U.J 

Per descrivere questo inginocchiatoio e segnalarne i pregi tut- 
t'altro che insigni^ l'autore si fa a compendiare la storia d'Aquileia 
dalla sua fondazione, occupando in ciò metà del suo lavoro, poi 
viene alla cappella dei Torriani nella basilica aquileiese, dove ri- 
posano i patriarchi della Torre e queir Allegranzia Rande, madre 
del patriaroa Gastone, alla quale, secondo il de Claricini, deve aver 
appartenuto T inginocchiatoio, che risale cosi a non più tardi dei 
primi anni del secolo xiv. Il Kandler invece (V. n. 109) gli assegnò 
una data ben più recente, non dando valore agli stemmi che vi sono 
intagliati né al carattere generale di quell'arnese. 



269 

»• Urhundenbuch des Herzogthums Steiermarh bearbeitet 
von J. Zahn ecc. (Nei Fórderung ecc. herausgegeben vom histori" 
schenVereine fùr Steiermark, IP Band, 1192-1246) — Graz, tip. 
Leykam-Josefsthal, 1879; in 8^ gr. di pag. xxvni-759. (B. C. U.J 

Condotto con lo stesso metodo del primo volume (V. n. 394) 
si presenta questo secondo che contiene, in appendice al primo, 
21 documenti, uno de' quali, del 1186, si riferisce all'abazia della 
Belligna, finora inedito nelle miscellanee della biblioteca Florio, e 
un frammento relativo al patriarcato. La parte principale dell'opera 
dà per disteso 470 documenti, de' quali molti inediti, mentre in 
questo volume sono editi tutti i 98 che trattano la storia dell'abazia 
di Admont.* Oltre gli accennati pel Friuli, ce ne sono, divisi fra i 
due indici, quattro, dei quali tre inediti. È interessante quello del 
1242 che prescrive, sotto pena di scomunica, il ritomo in diocesi 
d'Aquileia a coloro che, col pretesto della malaria, l'avevano ab- 
bandonata. Altri documenti sono datati da Udine, da Manzano, e 
uno inedito da Cividale, ma interessano il Friuli soltanto pel nome 
di coloro che apposero all'atto la loro firma. 

€»eo« Cronachetta veneziana dal 1402 al 1415, publicata da 
Vincenzo Joppi. {ìieir Archivio Veneto, Tomo xvii, pag. 301 e segg.) 
— Venezia, tip. del Commercio, 1879; in 8^ di pag. 25. f"R. O-B.) 
Pochissime cose di questa ^cronaca anonima, originale e con- 
temporanea, tratta dall'archivio privato dei fratelli Joppi, si rife- 
riscono al Friuli. Vi si accenna che Sigismondo re dei Romani nel 
1413 fu due volte a Udine, dove ai 17 d'aprile fece tregua per cin- 
que anni con Venezia, [qui rappresentata dai propri ambasciatori. 
La cronaca, osserva l' Joppi, è un pregevole saggio della lingua 
parlata in Venezia nel secolo xv. — Ne tocca lo Zahn nella Revue 
historique, Tomo xiv, 2, pag. 397. 



.. L'Istria, note storiche di Carlo De Franceschi, segretario 
emerito della Giunta provinciale istriana — Parenzo, tip. Coana, 
1879; in 8^ gr. di pag. 508. (R. 0-B.J 

Non posso lasciar di citare quest'opera generale sull'Istria, se 
molte notizie si ricavano anche da essa qua e là intorno al Friuli, 
per la comune dominazione patriarcale suUe due terre, sebbene 
l'autore non perdesse mai di vista il suo principale obbiettivo. Sono 
nominati spessissimo luoghi e persone friulane, che verrebbero me- 



270 

giio indicate se T opera non mancasse di un indice. — II Luciani 
ha dato breve cenno di questo libro in una lettera inserita nella 
Provincia dell'Istria, Anno xiv, n. 5; e Fautore della presente bi- 
bliografia ne ha scritto più a lungo nell' Arch, Star, ItaL, Quarta 
Serie, Tomo vi, pag. 75 - 86. Tennero anche parola del libro, lo Zahn 
nella Revue historique. Tomo xvi, 1, pag. 169, il Fulin nel Bui- 
lettino bibliografico dell' Archivio Veneto, n. 1, pag. 16, e il Pranzi 
nello stesso Archivio Veneto, Tomo xx. parte i, pag. 151-2. 



1880 



Statata collegii doctorum patriae forjiulii edita anno 
1497. (Per laurea di Luigi Rossi) — Udine, tip. del Patronato, 1880; 
in 8^ di pag. 47. (R. 0-B.J 

Questa importante publicazione fu suggerita dal dott. V. Joppi 
agli editori Loschi e Riva. Il 12 febraio 1440 il Consiglio minore 
della città di Udine stabiliva che gli avvocati e procuratori si riunis- 
sero in un collegio, affinchè fossero ben definite le loro attribuzioni. 
Solo nel 1 497 il collegio potè formarsi con residenza nelle sale del 
municipio, più tardi forse sopra la loggetta, e fu regolato dallo sta- 
tuto che, il 23 gennaio dello stesso anno, ebbe la superiore sanzione. 
Dopo una solenne introduzione, in cui hanno larga parte le cita- 
zioni erudite sacre e profane, i * doctores qui fulgent velut stellae 
in firmamento» si pongono sotto la protezione di Dio e del Bat- 
tista e procedono a compilare lo statuto diviso in 27 rubriche. Ogni 
cosa è minutamente regolata, perfino la processione da farsi il giorno 
del Corpus Domini. Ciascun dottore, sotto pena di spergiuro e di 
20 soldi di multa, doveva, insieme coi signori canonici, mettersi in 
fila € cum face cerae albae ponderis ad minus librarum duarum et 
uno caputeo a varis (bavero di vaio col cappuccio), » e finita la 
processione ofiriva mezza torcia all'altare del Santissimo e mezza 
a San Gio. Battista. Dei 24 o 26 dottori che erano allora nella nostra 
città, 22 intervennero personalmente per aderire allo statuto. I dot- 
tori facevano a riprese letture in materia legale e oltre i propri 
affari, trattavano la soluzione di questioni giuridiche. — Ne parlò 
il Luschin-Ebengreuth nelle Mittheilungen fùr oesterreichische 
Geschichtsforschungj Voi. ii, pag. 148. 



Statuto dei cimatori di panni in Udine, 1453, publicato 
da A. DI Prampero. (Nozze Sella Giacomelli) — Udine, tip. Doretti 
e Soci, 1880; in 4^ pag. 11. (R.O-B.) 

Breve ma opportuna pubUcazione che arricchisce la serie degli 
statuti friulani editi. L'arte della lana, introdotta in Udine nel 1348, 



272 

diede naturalmente vita e incremento all'industria dei cimatori di 
panni, i quali solo nel 1453 si riunirono in confraternita, e diedero 
fuori il presente statuto in latino che si occupa quasi esclusivamente 
della tariffa ed ebbe vigore per un secolo, finché fu sostituito da 
un altro in italiano il quale durò fino alla caduta della repubblica 
veneta nel 1797. Lo statuto fu ricopiato da V. Joppi. — Di esso 
scrisse lo Zahn nella Revue historiqvs. Tomo xxi, 2, pag. 396, e 
il Luschin-Ebengreuth, nel luogo stesso accennato al numero pre- 
cedente. 

S»04L- Relazione del N. H. Alvise Renier ritornato da luogote- 
nente della Patria del Friuli, letta in Senato nel giugno 1723. (Nozze 
Zaiotti -Antonini) — Udine, tip, Seitz, 1880; in 8^ di pag. \%.(R. 0-B.J 
Non è vero che queste relazioni dei luogotenenti o rettori, in- 
viati dalla republica in terra ferma, si seguano e si rassomiglino, 
perchè ognuna di esse ha qualche particolare caratteristico che 
sfugge alla storia e dà prova dell^acclamata perspicacia dei magi- 
strati veneti. Bisogna vedere con che scrupolo vi è condotta Tam- 
ministrazione del publico erario, e come, ad esempio, si suggerisca 
senza reticenza che l'unico rimedio per togliere il contrabbando del 
sale sia quello di abbassarne il prezzo, che era, come oggi, molto 
più gravoso di quello richiesto dagli imperiali. Cosi pure il Renier, 
sapendo quanto grave e intralciata fosse in Friuli la materia dei 
confini, chiedeva che si facesse un indice delle carte che sessant'anni 
prima si erano cominciate a raccogUere in argomento . — Ne parlò 
lo Zahn nella Revue histcrique. Tomo xxi, 2, pag. 395. 



Delle fonti per la storia del Friuli, discorso del doti. 
Vincenzo Joppi. (Negli Atti della R. Deputazione veneta di storia 
patria in Archivio Veneto, Tomo xx, pag. 116 e segg.) — Venezia, 
tip. del Commercio, 1880; in 8^ di pag. 12. (R. O-B.J 

Notata la scarsità degli avanzi preistorici in Friuli, scese l'ora- 
tore alle immigrazioni degli Euganei o Veneti, dei Carnuti o Carni, 
dei Galli incalzati molto da presso dai Romani, i quali diedero al 
paese il primo suo nome storico accertato di Regio foroiuliensis. 
Toccò della grande colonia di Aquileia e delle tre minori al tempo 
di Cesare e di Augusto, Cividale, Zuglio e Concordia. Gretto uno 
sguardo sulla storia cristiana, sullo scisma dei Tre capitoli che non 
impedi la grandezza della chiesa aquileiese con giurisdizione spiri- 



273 

tuale da Trento a Pola e con dominio temporale sempre crescente. 
Gregorio da Montelongo scosse la influenza imperiale che tornò 
potente dopo la morte di Bertrando ; ma intanto Venezia, per chiu- 
dere ai tedeschi le porte d'Italia, pensava all'aquisto del Friuli. 
Nelle istituzioni friulane, dai placiti franchi ai parlamenti, s'era fatto 
strada via via l'elemento popolare. E venendo alle fonti poco co- 
piose, gli scrittori nostri cominciano nel secolo xiii, dal più antico 
che fu Giuliano canonico di Cividale fino a Quirino e Nicolò Manin, 
deplorandosi smarrita la cronaca di Domenico notaio di Cividale. 
Meno remoti furono il Nicoletti, pure notaio di Cividale, che, seb- 
bene scrivesse molto umilmente, merita fede, e Fabio Quintiliano 
Ermacora che ebbe stile elegante e primo inseri nel testo alcuni 
documenti. Intanto la coltura, limitata in origine fra notai, avvocati 
e chierici, si estese; si cominciò a usare un linguaggio neo-latino ; 
ma al risveglio procurato dal Muratori nel secolo xviii poco poterono 
contribuire i suoi amici friulani. Finalmente l'impulso venne dato 
dal celebre Bernardo Maria de Rubeis, vero padre della storia 
nostra, tanto che in questo secolo si formarono belle collezioni di 
documenti iniziate dal co. Cinzie Frangipane e dall'ab. Jacopo Pirona, 
accresciute dall'ab. Giuseppe Bianchi e dai più recenti studiosi, onde 
il Friuli potrà completare il suo Codice diplomatico. 



Varie della stampa in Friuli, con appendice sulle fa- 
hricke di carta, memoria del dott. Vincenzo Joppi. — (Negli Atti 
dell' Accademia di Udine, Seconda Serie, Voi. in, pag. 3 e segg.) — 
Udine, tip. Doretti e Soci, 1880; in 8^ di pag. 25. (R. O-BJ 

Nuovo contingente alla storia della tipografìa in Italia, di cui 
si stanno dovunque raccogliendo i materiali, in attesa dello storico 
che vorrà ordinarli e vivificarli. In questa memoria intanto è ac- 
certato che Gerardo di Fiandra o di Lisa (da Lys, flumicello del 
Belgio) stampatore fiammingo, dopo essere stato a Treviso, a Vi- 
cenza, a Venezia, venne nel 1480 a Cividale del Friuli, dove nel 
24 ottobre usci in luce il primo libro qui stampato, dal titolo : Pto- 
tyne, de honesta voluptate et valetudine, e nel 24 novembre il 
secondo, intitolato : La cronica di Santo Isidoro menore, Gerardo 
passò poi a Udine, dove prese moglie, e nel 1484 vi stampava le 
Constituzioni de la patria de Frivoli e l' anno appresso : Nicolai 
Perotti, Rudimenta Gramatices, Tali sono i quattro incunaboli editi 
in Friuli senza controversia, giacché il dott. Joppi dimostra di non 

19 



274 

poter acconciarsi all'opinione del Tiraboschi, seguita dal conte Bar- 
tolini, che Gabriele di Pietro stampasse in Udine fin dal 1476 una 
elegia latina di Bartolo Lucano, maestro di scuola. Dopo più di un 
secolo e dopo molti tentativi falliti e proposte respinte, fu dato a 
ser G, B. Natolini di ripristinare nel 1594 l'arte tipografica in 
Friuli, avendo fondata, con l'approvazione del Consiglio deUa città 
di Udine, all'insegna dell'Esperienza, un'officina da cui usci una 
eletta serie di opuscoli e di libri di grossa mole. Giambattista 
Natolini, figlio di Bernardino di Sandaniele e di Girolaraa, fattore 
e cameriera in casa dei conti Colloredo, fu ascritto alla cittadinanza 
di Udine, ed era dotto nella lingua patria e nella latina. Morendo 
a 60 anni nel 1609, raccomandò alla città, come stampatore pu- 
blico, Pietro Lorio, suo coadiutore, ed erede degli strumenti tipo- 
grafici del Natolini. 11 Consiglio cittadino accettò l'oflferta del Lorio, 
che, morto nel 1629, ebbe a successore Nicolò Schiratti, introdut- 
tore della calcografia. Alla famiglia Schiratti, che esercitò in Udine 
con privilegio l'arte della stampa per quasi tutto il secolo xvii, 
successe la famiglia Murerò che la tenne in tutto il secolo passato 
e in parte del nostro. — La carta di lino, introdotta in Italia due 
secoli prima dell'invenzione della stampa, e che doveva potente- 
mente contribuire alla sua difi'usione, ebbe la più antica fabrica 
friulana in Cividale, dove fin dal 1293 si erano stabiliti i fratelli 
Prospero e Giacomino cartieri di Bologna. Un secolo appresso figura 
nella stessa città come cartaro Nicolò di ser Guglielmo di Cividale 
e poi Musolino. Anche Venzone ebbe una fabrica di carta, e poco 
appresso Udine, dove questa industria, dopo una lunga tregua, ri- 
sorse nel secolo xvi per opera di Giulio Lorio libraio, padre di 
Pietro dianzi ricordato. Tre documenti inediti aggiunti all' appendice 
e due intercalati abbelliscono questa memoria, dalla quale fu estratto 
un bi'eve articolo nel Giornale di Udine, 14 dicembre 1881, n. 297. 
— Scrisse di questo lavoro Carlo Cipolla, nei Steiermàrkiscfie Gè- 
schichtshlàtter di Graz, Anno i, pag. 119. 

so'y. Le campagne di guerra in Friuli, 1797-1866, memoria 
di Ernesto d'Agostini. — Udine, tip. Seitz, 1880; in 8** di pag. 174. 
CB. a U.J 

È la prima idea della storia militare del Friuli dal 1797, che 
il d'Agostini crebbe e migliorò nell'altra sua opera (V. n. 617). Qui 
vi sono descritte in breve le campagne napoleoniche per la parte 



275 

ohe riguarda la nostra regione, più quelle del 1859 e 1 moti del 
1864; più a lungo si è diffuso l'autore sulle campagne del 1848-49 
e del 1866. 1 documenti e le memorie vengono a corroborare quanto 
si dice nel testo. Il lavoro in qualche punto apparisce affrettato ; vi 
sono bensi in buona copia i dati numerici, ma la parte topografica 
doveva meritare, ed ebbe dappoi, un più ampio svolgimento. Que- 
ste notizie diverranno sempre più preziose in seguito, mano mano 
che spariscono dalla scena gli attori e i testimonii delle campagne 
e dei moti di guerra in Friuli. 

<S08. Sulla resistenza al passo della morte in Camia nel 
1848y lettera di Gio. Battista Cadorin all'egregio capitano sig. 
Temistocle Marietti — Venezia, tip. del Commercio, 1880; in 8** di 
pag. 41. (B. C. U.J 

In questa lettera Giovanni Battista Cadorin, comandante al 
passo della morte in Carnia, ristabilisce la verità non dei fatti, ma 
degli apprezzamenti, e documenta, contro le asserzioni del capitano 
Marietti, che i difensori non vennero meno al loro onore, quantun- 
que, all'appressarsi dell'esercito austriaco, dovessero, nel 2 giugno 
1848, abbandonare finalmente quel forte luogo. Non aspettarono 
il Calvi, capo della memorabile difesa del Cadore, assentendo invece 
al volere delle autorità di Forni, cui la resistenza pareva inutile. In 
questa edizione sono lealmente raccolti tutti gli atti della polemica, 
e la storia del Friuli se ne giova moltissimo. 



Unedirte DipUmie aus Aquileia ('799-1082J mitgetheilt 
von V. Joppi, mit einer Einleitung von E. MOhlbacher. (Nelle Mit- 
theilungen fur oesterreichische Geschichtsforschungy Voi. i, fase. 
2, pag. 261 e segg.) — Innsbruck, tip. Wagner, 1880; in 8® di 
pag. 39. fR. O-B.J 

Sono diciassette documenti pel tempo sopra notato, che interes- 
sano la storia del Friuli e del patriarcato d' Aquileia. Il dott. Vin- 
cenzo Joppi, nell'estate 1879, li trasse a Venezia da una filza dei 
Consultori in iure, esistenti in copia della fine del secolo xv. Nella 
certezza che gli originali debbano essere irreperibili, causa le guerre 
che nel secolo xvi conturbarono il Friuli, questa scoperta è alta- 
mente preziosa. Infatti, dei presenti diplomi, due risalgono a Car- 
lomagno, tre a Lodovico il Bonario, uno a Lotario I, cinque a 
Berengario I, uno a Ugo di Provenza, une a Ottone II, uno a En- 



276 

rico II, tre a Enrico IV. I tre primi diplomi della raccolta trattano 
del perdono concesso al longobardo Alone, possessore di molti beni 
nei territori del Friuli, di Vicenza e di Verona, il quale al tempo 
della invasione franca, era fuggito presso gli Avari. Gli altri di- 
plomi discorrono, per la maggior parte, di donazioni fatte a chiese 
o a persone ecclesiastiche. I documenti, di cui si parla, parvero 
a ragione di alto interesse al direttore delle nuova rivista tirolese, 
che vi condusse sopra un lungo, minuzioso ed eruditissimo com- 
mento (pag. 3-20) arricchito di numerose note. Alcuni di questi 
documenti furono posteriormente publicati dallo Stumpf (V. n. 651). 
— Il compilatore di questa bibliografia scrisse già della prefazione 
e dei documenti nel Giornale di Udine, 3 maggio 1880, n. 105. 

S'T'O. Trento ed Aquileia, documenti antichi raccolti e illustrati 
da V. Joppi. (Per ingresso di Giangiacomo Della Bona a vescovo 
di Trento) — Udine, tip. Seitz, 1880; in 4° di pag. 27. (R. 0-B.J 

Sono otto, preceduti da un'erudita nota del dott. Joppi, in cui si 
afferma come dal tempo che sant' Ermacora, fondatore della chiesa 
d' Aquileia, ebbe convertita al cristianesimo la città di Trento, fre- 
quenti fossero i rapporti reciproci tra i patriarchi di Aquileia e i 
loro sufifraganei di Trento: anche ora la chiesa di Trento è suf- 
fraganea dell'arcivescovo di Gorizia. Il più vecchio documento è 
del 966, già edito dal Mabillon; gli altri sono inediti e il più re- 
cente è del 1336. Tutti interessano la storia ecclesiastica; ma il 
primo ha altresì valore paleografico, e il secondo valore storico, 
essendovi cenno di un abate Ezelino di Campo, come aderente dello 
scomunicato Ezelino da Romano. — Ne parlano lo Zahn nella Bevue 
histarique. Tomo xvi, 1, pag. 169, il Muhlbacher nelle Mittheilungen 
fur oesterreichische Geschichtsforschmig, Voi. ii, pag. 148, e YAr^ 
chivio storico per Trieste, l* Istria e il Trentino, Voi. i, pag. 323-23. 

S'M. Ròmische Sonnenuhren aus Aquileia, von D.' Friedrich 
Kenner. (Nelle Mittheilungen N. F. der k. ft. CentralrCommission 
fur Kunst und histarische Denkmale, Voi. vi). — Vienna, tip. di 
Corte e Stato, 1880; in 4® di pag. 25, con 13 illustrazioni inter- 
calate. (B.C.T.) 

Scopertosi in Aquileia nel dicembre 1878 un orologio a sole, 
che va a collocarsi sesto nel novero dei siffatti, il D.' Kenner fu 
consigliato di scrivere questa importante dissertazione archeologica. 



277 

affidando la parte matematica del lavoro al D.' Weiss, direttore 
dell' osservatorio astronomico di Vienna. I due primi orologi a sole 
erano entrati nel 1828, con la collezione del dott. Salvatore Zannini, 
nell'imperiale gabinetto viennese d'antichità. La descrizione di questi 
è nel Catalogo, publicato dal barone D' Arneth nel i 866, a pag. 47, 
n. 214 e 216. Il terzo orologio è nella raccolta del barone Ritter- 
Zahony in Monastero presso Aquileia; il quarto nella villa (non 
castello) del co. di Toppo in Buttrio, e questo fu descritto la prima 
volta dal prof. Maionica di Gorizia, come apparisce dalle archdo- 
logisch-epigraphischen Mittheihtngen Oesterreich, Voi. i, 1877, 
pag. 61. Questi quattro sono fra gli orologi ad emisfera. Il quinto 
è fra quelli piani orizzontali : trovato al nord-ovest della città in un 
fondo del co. Cassis, fu descritto dal dott. Gregorutti nel Bullet- 
tino, 1879, pag. 28-30, àeW! Istituto archeologico tedesco in Roma. 
Finalmente il sesto orologio, in bronzo, del genere viatoria, pensi-' 
Ita, appartiene alla raccolta Gregorutti in Paperiano. Il Kenner si 
occupa di tutti questi orologi, ma molto diffusamente del quinto, 
a cui si riferisce in ispecie il lavoro del Weiss; però si è notata 
qualche lieve inesattezza nella redazione della memoria. — Vedi 
Zahn, ReìTue historique. Tomo xvi, 1, pag. 170. 

^*y2. Aquileia, das Emporium an der Adria von Entstehen bis 
zur Vereinigung mit Deutschland, ein geschichtliches Essay von 
Otto von Breitschwert — Stuttgart, tip. Bonz, 1880; in 8® di 
pag. 56. (B. a T.J 

Tutta la narrazione della prosperità antica di Aquileia, onde 
parla questo saggio di nessun valore, è rivolta a mira politica, a 
dimostrare cioè che la Germania e l'Austria alleate potrebbero tra- 
sformare Aquileia, e con essa Grado e Monfaloone, in porti com- 
merciali nell'Adriatico facendo concorrenza ad Amburgo, e frenando 
cosi le aspirazioni dell'Italia irridenta (sic). Ma il titolo stesso del- 
l'opuscolo dimostra gl'intenti ambiziosi della Germania che vorrebbe 
cacciare l'Austria dall'Adriatico, sotto il pretesto che i patriarchi 
di Aquileia estendevano un tempo la loro giurisdizione sulla Baviera. 
Insiste poi il Breitschwert, citando lo Czòrnig e il Momnisen, in 
in uno SQritto che non ho potuto procurarmi, sulla possibilità di 
riabilitare Aquileia altresì nei riguardi igienici, sperando con ciò 
di richiamarne in vita la grandezza passata, senza pensare che non 
è sempre dato agli uomini di mutare le leggi che regolano le evo- 



278 

luzioni storiche e cosmiche. — Troppo benigno è il giudizio che 
porge di questo lavoro lo Zahn nella Remie historique. Tomo xvi, 
1, pag. 168 e nei Steiermàrkische Geschichtshlatter di Graz, Anno 
I, pag. 240. 



:• La diocesi di Concordia, notizie e documenti raccolti 
dal sacerdote Ernesto Degani cancelliere vescovile. — S. Vito al 
Tagliamento, tip. Polo, 1880; in 16^ di pag. 522. (R.O-B.) 

Ognuno sa che Concordia Sagittaria, colonia romana a mezza 
via tra Aitino e Aquileia, risale probabilmente al 42 av. C. e ri- 
destò in questi anni V interesse degli archeologi per la scoperta del 
vastissimo sepolcreto, bene illustrato del cav. Dario Bertolini. Mon- 
signor Degani, movendo dal proposito di darci la semplice genea- 
logia delle parrocchie, della diocesi concordiese, venne nel divisa- 
mente di allargare la sua tela ; e infatti nella prima parte del suo 
lavoro ci presenta con abbondanza le vicende di tutto il territorio 
diocesano fino al secolo xv, inserendo nel testo, ad ogni pie so- 
spinto, interi documenti inediti tolti principalmente alle pergamene 
della mensa vescovile e dell'archivio capitolare di Concordia o 
frammenti di citazioni ricavate dai più credibili autori. Intorno 
ad alcuni atti, come sulla bolla di papa Urbano III della fine del 
secolo XII, il Degani fa un pregevolissimo lavoro di correzione 
dal testo oscuro e inesatto datoci dall' Ughelli. Né i documenti 
interpolati turbano l'andamento della narrazione che procede lim- 
pida e non inelegante. La seconda parte del volume (pag. 169-500) 
è destinata allo svolgimento del tema. Tutte le parrocchie della 
diocesi vi sono distribuite in ordine gerarchico e illustrate copiosa- 
samente con notizie storiche, con la serie dei . preposti, e tenendo 
conto degli uomini illustri che vi fiorirono. La maggior copia delle 
notizie è naturalmente dedicata alla cattedrale stessa, o S. Stefano 
di Concordia (pag. 169-204), da cui dipendeva S. Andrea di Por- 
togruaro (pag. 208-226), dove per sanzione di Sisto V, nel 1586, 
passò di fatto la sede del vescovo. E altresì copiosamente discorso 
di S. Zenone di Aviano (pag. 385-392), di S. Marco di Pordenone 
(pag. 402-408), dove la sede fu a un punto di essere trasferita, e 
dell'abazia di Sesto in Silvis (pag. 471-481), di cui l'autore si oc- 
cupa anche nella prima parte. In quattordici tavole sono ordinate 
tutte le chiese della diocesi concordiese che sommano, non com- 
prese le demolite, a ben dugentoquattro, bel numero chi pensi che 



279 

nessuna città importante si trova inchiusa nel territorio diocesano. 
In appendice, e prima degli indici, il Degani pose le costituzioni 
sinodali finora inedite, emanate TS dicembre 1275 dal vescovo Al- 
berto de Colle. Questo lavoro meriterebbe di trovare imitatori per 
altre diocesi, e se ne gioverebbe assai non meno la storia ecclesia- 
stica che la civile. — Esso fu lodato dallo Zahn, nella Revue histo- 
rique. Tomo xxi, 2, pag. 383-4, come il più completo uscito in 
Friuli nel triennio 1880-82; ne parlarono poi lo stesso Zahn nei 
Steiermàrkische Geschichisblàtter di Graz, Anno ii, pag. 188, e 
il Giornale di Udine, 27 ottobre 4880, n. 258. 

S'7'4L. Pianta delVoppido colonico concordiese e oggetti in 
piombo ivi scavali, relazione dell'ispettore Dario Bertolini. (Nelle 
Notizie degli scavi d'antichità, publicate dalla Reale Accademia 
dei Lincei, anno 1880, pag. 411 e segg.) — Roma, tip. Salviucci, 
4880; in 4° di pag. 27, con due tavole. (R.B.) 

Si occupa questa relazione di determinare la pianta dell' op- 
pido concordiese, segnalando i punti di esso ove avvennero le sco- 
perte più importanti. L' ispettore fa la descrizione dei varii utensili 
ed oggetti d'altra natura trovati negli ultimi scavi, fra i quali al- 
cune piccole lastre di piombo con iscrizioni qui riportate. Esse 
lastre devono credersi marche o tessere degli operai della fabrica 
sagittaria per ritirare dai magazzini il metallo e le altre materie 
di cui bisognavano. Descrive poi una serie di pesi di piombo, e 
prosegue l'epigrafia AeW instrumentum domesticum (V. n. 492). In 
questa è notevole il mattone sul quale, prima della cottura, furono 
grafiti quattro versi, cioè i 340 e 341 del iv libro dell'Eneide e due 
di autore ignoto. La interessantissima relazione è corredata da due 
tavole : una rappresenta la pianta dell'antica Concordia sopra i nu- 
meri di mappa attuali, l'altra i fac-^imili delle tavolette plumbee 
suaccennate. 



Julia- Concordia, vetri e gioiello in mosaico, notizia del- 
Tavv. Dario Bertolini. (Nel Bulletiino d'arti, industrie, numisma^ 
Oca e curiosità veneziane diretto da G. B. Urbani de Gheltof, Anno 
III, fase. 1) —Venezia, ed Ongania, 1880; in 8^ di pag. 5. (R O-B.J 
Benché assai difi'usi fossero in Aquileia i vasi di vetro per 
raccogliere le ceneri dei defunti più agiati, scarsi apparvero in 
Concordia, e i pochi trovati sono qui descritti, traendosene alcune 



280 

modeste conclusioni. Due soli intieri, gli altri sono tutti frammenti 
di tazze o di lastre, alcune di bella materia e di fine lavoro. La 
fibula in mosaico, minutamente descritta, è oggetto veramente pre- 
zioso e fu scoperta da un contadino nell'ottobre 1879; di questa 
sì desidera un disegno. 

fij'T'O. Arma, sigillo e nobiltà della città di Concordia nel Ve- 
neto, memoria storico-araldica dell'abate Venanzio Savi (Nel 6fior- 
nale araldico ^genealogico di Pisa, Anno vii, n. 7, 8) — Rocca, 
tip. Cappelli, 1880; in 4^ di pag. 14 a due colonne. (B.CM.) 

A proposito dello stemma che, badando ai colori, vorrebbe signi- 
ficare gloria in fide, l'autore si addentra nella storia pacifica della 
seconda Concordia, la quale apparisce nominata la prima volta nella 
bolla di Ottone III, nel 983, benché vi si accenni anche per addietro : 
questa parte della memoria vorrebbe essere meglio ordinata. Del 
sigillo il Savi accenna alle molte modificazioni; e quanto alla nobiltà, 
dopo alcune cose generali, si prova che nel 1337 il Consiglio era 
insignito della nobiltà di vassallaggio, avendo ricevuta l'investitura 
di alcuni beni dal vescovo. Era molto apprezzato il titolo di cittadino 
concordiese, che dava accesso alle publiche cariche e a quella, più 
cospicua, di consigliere del comune. La memoria lascia il desiderio 
di alcuni disegni di armi e sigilli che mancano. 



'. Il castello di Cormons, studio storico di Francesco di 
Manzano. (Nell'opuscolo dello stesso per nozze Zaiotti-Antonini pag. 
13 e segg.) — Venezia, tip. del Commercio, 1880; in 8** di pag. 9. 
(R. 0-B.J 

Lo studio fu edito altra volta e fa seguito alle notizie biogra- 
fiche sul Nicoletti (V. n. 612). Si osserva che il castello di Cormons 
ebbe non ultima parte nelle fazioni combattute in Friuli fino al 20 
novembre 1511, in cui Paolo Gradenigo, capitano dell'esercito veneto 
contro i collegati della guerra cambrese, lo fece demolire. U più 
luminoso periodo per la storia del castello di Cormons fu quando, 
dal 628 al 737, divenne residenza di sette patriarchi aquileiesi. 

ft-y© . H mio paese, cenni storici di Cesare Dreossi. — Udine, 
tip. Doretti e Soci, 1880; in 8^ di pag. 13. (R.J.J 

Non dice quando sorgesse, intorno alla chiesuola di Colle-vil- 
lano, Tantico Faedis; ma il nuovo paese naque e crebbe dopo la 



281 

distruzine di quello, occasionata dal combattimento 13 giugno 1301, 
tra i signori di Cividale vincitori e i vinti dì Cucagna. Parte dei vinti 
fondarono all'ombra proteggitrice dei due castelli il nuovo paese. Il 
primo dei due casteUi sopra Faedis fu costruito intomo al HOO; un 
secolo appresso il secondo; i Cucagna ebbero statuti propri nel 1326, 
e si divisero in quattro rami, Zucco, Valvasone, Partistagno e Freschi. 
Peccato che il libretto, dopo queste notizie, perda affatto il suo ca- 
rattere storico, e tanto neUa conclusione come nell'appendice, assuma 
il tono di una predica, ben poco atta a solleticare l'amor proprio 
dei compaesani dell'autore. 



Memorie di Flarnbro. (Per ingresso di D. Pietro Italiano 
a parroco di Mortegliano) — Udine, tip. del Patronato, 1880; in 8® 
di pag. 16. (B. a U.J 

Queste memorie, raccolte dall'ab. Giovanni Collini, risalgono al 
1252 in cui Flambro inferiore fu retrocesso da Corrado e Rodolfo 
Savorgnano al patriarca Gregorio che investe poi Flambro supe- 
riore a uno di Pocenia e a un altro di Ragogna. Il castello di 
Flambro è demolito dal patriarca Bertrando nel 1346 e due anni 
dopo distrutto da un terremoto: il paese stesso è incendiato dai 
Turchi nel 1477, ma prima e dopo questo avvenimento vi sono 
riferite quasi esclusivamente le vicende della sua chiesa, finché nel 
1515 la republica dona Flambro, come dipendenza del castello di 
Belgrado, a Girolamo Savorgnano e ai suoi discendenti; e anche il 
beneficio parrocchiale resta quasi sempre in quella famiglia. Sotto 
l'anno 1324 dovrebbe figurare il nome, che manca, del piovano 
Nicolò. 



Documento ffemonese, preceduto da una nota storica, del 
dott Domenico Miliotti. (Nozze Montini-Zimolo)-^Gemona, tip. 
Tessitori, 1880; in 4^^ di pag. 13. ("B.C. U.J 

Il documento è del 1350: tratto dall'archivio comunale di Ge- 
mona, esso ci dice come gli ambasciatori gemonesi si presentassero 
in agosto al parlamento della Patria, affinchè i padri li rintegras- 
sero nel diritto che derivava loro dal passaggio dei mercatanti, i 
quali dovevano ivi con grande disagio scaricare e ricaricare le loro 
merci (niderlech). Questo diritto passò ad Osoppo nel principio del 
secolo XVI : Gemona lo riebbe nel 1518, ma aperte poi altre vie, il 
commercio di Gemona venne meno, e oggi è ridotto a nulla. 



282 



.. Una gita a Gemona. (Nell'appendice del Cittadiìio Italiano^ 
31 ottobre 1880, n. 248) — Udine, tip. del Patronato, 1880; in fol. 
ài coi. 7. (R. CI.) 

Il signor N., autore di questi appunti storico-religiosi, come li 
chiama, afferma che Gemona ebbe propri pastori prima del mille 
col titolo di Decani Christianitatis, e avevano giurisdizione sul 
castello, e la terra di Venzone. Bonifazio IX, con bolla 4 ottobre 
1391, eresse Venzone in parrocchia separata. I Paterini fondarono 
a Gemona nel secolo xui una occulta congrega. Dopo la metà del 
secolo XV Pio II chiama la pieve di Gemona « insignis admodum 
et populosa, » e tre secoli appresso contava già alcuni monasteri 
e 28 chiese. Il titolo dell'articolo non corrisponde affatto alla mate- 
ria che vi fu condensata. 



Die Grafschaft Gorz und Gradisca unter oesterreichi" 
scher Herrschaft 1500 bis 1880, von Karl Freiherrn von Czoernig. 
(Nella Wiener Zeitung, 22 e 23 ottobre 1880, n. 245 e 246)— Wien, 
tip. della Wiener Zeitung, 1880; in fol. di col. 8. (R, O^B.J 

Sebbene l'autore si proponga di presentarci le condizioni, spe- 
cialmente materiali e morali della contea di Gorizia e Gradisca sotto 
la dominazione austriaca, esordisce il suo saggio offrendo il carattere 
della storia di quel luogo sotto la famiglia dei conti di Lurn che 
cessò il 12 aprile 1500 con la morte di Leonardo. Tocca poi per 
sommi capi le condizioni fino allultimo regno, ma si ferma di pro- 
posito, nel secondo articolo, a studiare i progressi della contea negli 
ultimi due anni, segnalando T incremento dell'agricoltura, dell'indu- 
stria, del commercio, delle scuole, notando come ivi accresca rapi- 
damente la popolazione, allettata dal felice clima, e dai passatempi. 
A Gorizia, conchiude, si parlano quattro lingue: italiano, friulano, 
tedesco, sloveno; ma non dissimula gli sforzi che i tedeschi fanno 
per prevalere con la loro coltura, sebbene non neghi la superio- 
rità dell'elemento italiano, che dà la nota caratteristica alla città, 
e si manifesta nelle scuole elementari, non ostante la numerosa po- 
polazione tedesca immigrata. 



L'Accademia degli Arcadi romano- sonziaci — Gorizia, 
tip. Ilariana, 1880; in 8° di pag. 22 (B.C.T.) 

È questo uno studio del sacerdote Carlo Baubela. Premesse 
alcune parole sulla coltura a Gorizia nel secolo xviii, sulla istitu- 



283 

zione deir Accademia dei Filomeleti fondata nel 1744 dal conte Sigi- 
smondo Attems e durata pochi anni, viene il Baubela alle origini 
dell'Arcadia in Roma, e alle sue varie colonie. Quella di Gorizia, col 
motto tandem, sorse appena nel 1780 per opera di Giuseppe de 
Coletti gesuita che, nato in Roma nel 1744, dopo la soppressione 
della compagnia di Gesù era passato a Gorizia: ebbe a compagno 
nell'impresa il conte Guidobaldo Cobenzl. Nel 1791 erano 129 i pa- 
stori ascritti all'Accademia goriziana, comprese alcune pastorelle. Il 
Baubela dà contezza delle undici sedute accademiche consegnate nei 
protocolli del Coletti, che nel 1782 trasferissi a Trieste, fondando 
colà una seconda Accademia romano-sonziaca, che fu molto più 
benemerita della prima per aver raccolta una ricca biblioteca donata 
al Comune nel 1796. Della primogenita goriziana più non si parla. 
— Tocca di questo lavoro lo Zahn nella Revue historique. Tomo 
XVI, 1, pag. 168. 



Serie dei rettori di Monfalcone del 1269 al 1880 edita da 
N. Mantica — Udine, tip. Seitz, 1880; foglio volante. (R.O-B.) 

Dedicata al podestà di Monfalcone, questa serie raccolta e 
completata da Vincenzo Joppi, da Siurido di Toppo, primo capitano 
pei patriarchi d'Aquileia nel 1269-70, conta 28 capitani; e sotto il 
governo della republica veneta 261 podestà; fra i quali è ignorato 
il nome di 14. I giudici della comunità sotto il governo austriaco 
furono 25, divisi in dodici gruppi; 4 sindaci ebbe Monfalcone ai 
tempi del primo regno italico, e ancora 16 podestà nella rinovata 
dominazione austriaca. In tutto, 334 rettori la cui notizia sia giunta 
fino a noi. — Accennò a questa serie il Fulin nel BulMtino biblio- 
grafico deir Archivio Veneto, n. 4, pag. 60. 



Mortegliano e la sua pieve, cenni storici. (Per ingresso 
del parroco don Pietro Italiano) — Udine, tip. del Patronato, 1880; 
in 8^ di pag. 28. (R. O-B.J 

Mortegliano, grosso villaggio del Friuli, ha vera importanza 
storica, perchè il suo nome ricorre nelle invasioni ungheresi e tur- 
chesche e nelle guerre per Taquisto della terra ferma. Forse de- 
riva da Mortilio, colono romano che ebbe poderi in Friuli, Fu nel 
medio-evo infeudato dai patriarchi d'Aquileia ai conti di Gorizia, 
i quali alla loro volta ne investirono la famiglia Strassoldo. Quella 
terra assai sofferse nel 1309 per le guerre tra il conte Enrico di 



284 

Gorizia e il patriarca Ottobono, e nei 1411 fu bruciata dagli un- 
gheresi congiunti a quelli di Cividale contro gli udinesi, e di nuovo 
dai turchi nel 1499 « che non rimase una stalla e amazzarono 
homini 29 e una femina, » come è detto nella cronaca di Niccolò 
Maria Strassoldo. Trent'anni prima Mortegliano erasi staccata dal 
conte di Gorizia suo signore feudale e dagli Strassoldo suoi giusdi- 
centi, e aveva ottenuto, come attesta Tatto inedito qui riferito in 
data 8 giugno 1469, Taggregazione alla cittadinanza udinese e quindi 
alla republica veneta. Se non che gli Strassoldo, vista la mala 
parata, si ribellarono al conte di Gorizia per avvicinarsi alla repu- 
blica che li rinvesti di Mortegliano e di altri luoghi quando, ces- 
sata l'autonomia della contea goriziana nel 1508, l'Austria, dopo la 
guerra di Cambrai, ebbe rinunziato a tutti i feudi già tenuti dai 
conti di Gorizia in Friuli. La seconda parte dell'opuscolo si occupa 
della pieve di Mortegliano che risale ai primi del 1200. La serie 
dei pievani ci mette innanzi dei nomi illustri per nascita e per le 
più alte dignità che ebbero contemporanee alla cura o in appresso. 
Ci duole soltanto che in questo lavoro, tutto di mano del dottor 
V. Joppi, gli editori, per convenienze di cui la storia imparziale non 
dovrebbe tener conto, abbiano tralasciato di apporre una noticina 
accanto al nome di quel famigerato chierico pre Bortolo da Morte- 
gliano che, nel 1513, avendo tradita agli imperiali la fortezza di 
Marano fu, come narra il Palladio, condannato alle forche dalla 
republica trionfatrice. — Il Fulin, nel Bullettino bibliografico, del- 
l'Archivio Veneto n. 4, pag. 60, si occupò di questo opuscolo, e così 
pure il Muhlbacher nelle Mittheilungen fiir oesterreichische Gè- 
schichtsforschung, voi ii, pag. 148. 



Storia del monastero delle R. R, monache salesiane di S. 
Vito al Tagliamento, compilata da don Giuseppe Trevisan — S. 
Vito, tip. Polo, 1880; in 16^ di pag. 145. (R.O-B.J 

Precedono alcuni cenni su questa grossa terra friulana, dove 
nel 1704 si dimostrò il desiderio di avere questo monastero, la coi 
fondazione fu approvata con patente 20 ottobre 1707. Il 1** set- 
tembre dell'anno appresso quattro monache, venute da Annecy, oc- 
cuparono l'edifizio dell'ospitale accomodato ai loro bisogni, sebbene 
dicessero: «ci parve che Dio l'avesse destinato a nostro grande 
patimento. » E decisero di non dar segno di malcontento, ma il 
fatto fu che, ottenuto subito dal magnifico Consiglio della terra un 



285 

largo possedimento e altri vantaggi dai privati, poterono fabricare 
l'attuale monastero, dedicandosi all'educazione delle giovinette. 



'• Memorie del santuario di S. Osvaldo in Sauris arcidiocesi 
di Udine, pel sac. Luigi Lucchini. (Per messa novella di don Pietro 
Plozzer) — Udine, tip. del Patronato, 1880; in 8^ di pag. 50. CB.C.U.) 
A Sauris di Sotto si venera da tempo non indeterminato il 
dito pollice di S. Osvaldo, re di Nortumbria, che sarebbe stato ivi 
recato da un cacciatore tedesco, forse da uno dei due fondatori del 
paese, traendolo dal reliquiario di Bamburgo. Questa è l'opinione 
di mons. Carlo Camucio, arcidiacono di Tolmezzo nel secolo passato, 
la quale è seguita dal Lucchini, che confuta lo storico della Gamia 
Nicolò Grassi e il suo copiatore prof. Arboit, e il biografo Giam- 
pietro Della Stua e il panegirista ab. Giuseppe Marzuttini. Fin dal 
1328 la cappella primitiva di S. Osvaldo erasi trasformata in chiesa, 
visitata in gran folla da coloro che temevano le malattie conta- 
giose ed epidemiche, cominciando dalla famosa peste del 1348. Que- 
sto opuscolo si fregia di due documenti e di venti brani, tolti agli 
archivii e alla citata biografia del Della Stua. 



(• Die deutsche Sprachinsel Sauris in Friaul, von Carl 
Freiherrn von Czoernig in Triest, (Nei Zeitschrift des deutschen 
und oesterreichischen Alpenvereins, redigirt von Th. Trautwein, 
Jahrgang 1880, Heft 3, pag. 360 e segg.) — Wien, tip. Zamarske, 
4880; in 8** di pag. 21. (S.A.F.J 

Interessante memoria sopra una delle due isole linguistiche tede- 
sche esistenti in Friuli (Sappada appartiene da poco a Belluno), 
dovuta alla visita che il barone Carlo Czòrnig iunior fece a Sauris 
nel giugno 1880, mentre prima di lui erano stati, fra i tedeschi, 
lo Schneller e il Mupperg, Egli riesce a persuadersi che il dialetto 
parlato colà appartenga al gruppo bavarese e francone, e che i primi 
immigrati risalgano al secolo vii, ma non sieno né goti né longo- 
bardi. I documenti citati, e non per la prima volta, dallo Czòrnig, 
rimontano all'anno 1328. Lo Czòrnig toglie occasione dal proprio 
scritto per ribadire, però con moderazione maggiore dei suoi com- 
patrioti, a cui, fra gli altri notissimi, devo aggiungere il dott. Gio- 
vanni Angerer, l'idea preconcetta intomo alla diffusione dei tede- 
schi in Friuli nel medio evo: ne trae l'argomento principale dai 220 
vocaboli circa di etimologia tedesca che s'incontrano ancora oggi 



286 

nella lingua italiana la qua! prova vale ben poco da sé, ed è un arme 
a due tagli per chi sappia osservare come anche moltissimi vocaboli 
tedeschi sieno derivati dalle lingue neo- latine. — Scrisse di questo 
lavoro il prof. Marinelli nella Cronaca della Società Alpina Friur- 
lana. Anno i, 1881, Udine, tip. Doretti e Soci, 1882, pag. 161-163. 

S'TO. Sul riscatto [del castello di Udine, rapporto del avv. cav. 
G. G. PuTELLi. (Negli Atti dell'Accademia di Udine, Seconda Serie, 
Voi. IV, pag. 91 e segg.) — Udine, tip. Doretti e Soci. 1880; in 8® 
di pag. 7. fR. 0-B.J 

La Giunta municipale di Udine, con nota 25 gennaio 1878, 
avendo richiesto l'Accademia del suo parere sulla rivendicazione 
del castello di Udine ad usi civili, con desiderio che la questione 
fosse considerata sotto i riguardi storici, artistici ed economici, ne 
usci il presente rapporto, a cui, oltre il relatore, specialmente con- 
tribuì il dott. Vincenzo Joppi per la parte storica e per le notizie arti- 
stiche. NeirS marzo 1517, sotto la luogotenenza di Jacopo Cornaro, 
l'attuale palazzo fu architettato da Giovanni Fontana (V. n. 118). 
La costruzione durò 40 anni, e nel 1560 i luogotenenti veneti vi 
posero stabile dimora pel corso di quasi due secoli e mezzo, nel 
numero di 199 e due vice-luogotenenti. Nella sala maggiore si adunò 
il parlamento generale. Le notizie delle spese per la prima costru- 
zione, anche dei portici, e i successivi restauri si trassero, comunque 
incomplete, dagli Annali civici. Nel 1819, sotto la dominazione au- 
striaca il castello fu sede di tribunale e delle carceri; dal 1848 fu 
mutato in caserma. Oltre il Fontana, primo costruttore, gli avevano 
cresciuto decoro nella porta esterna il Palladio, nello scalone esterno 
Giovanni d'Udine, nelle pitture l'Amalteo, il Grassi, e G. B. Tiepolo. 
Il rapporto del Putelli, letto all'Accademia il giorno 8 marzo 1878, 
fu poco appresso inserito nel Giornale di Udine, 12 e 13 marzo, 
n. 63 e 64. 

soo. Il quinto centenario di San Bernardino da Siena nel 
seminario arcivescovile di Udine — Udine, tip. del Patronato, 1880; 
in 8" di pag. 148. ("B. C. U.J 

Alle poesie scritte da varii in onore del santo, va innanzi una 
monografia (pag. 11-71) sopra S. Bernardino da Siena in Friuli, 
messa insieme dal sacerdote Ferdinando Blasich, nella quale anzi- 
tutto è accolta la tradizione ripetuta da molti, che il santo, nel 1440, 



287 

passando per S. Vito (dove venerano il sangue uscitogli dal naso), 
venisse a predicare in Udine. La canonizzazione di Bernardino fu 
affidata ad Antonio Altan da S. Vito, vescovo di Urbino. Udine 
poi, per testamento 48 febraio 1517, di Giacomo Rainerotto, vide 
erigersi un monastero di monache osservanti sotto il titolo di S. Ber- 
nardino dell'ordine di S. Francesco, « appresso S. Spirito in Graz- 
zano. » Sono dati in questa monografia tutti i particolari cronolo- 
gici e autentici della fondazione ed incremento del monastero e 
della chiesa, largamente sussidiati dal comune. Nel 1811 il locale 
di S. Bernardino fu provisoria sede del seminario. I conventi ma- 
schili e i monasteri femminili dedicati al santo di Siena in Italia fino 
al 1587 furono ben 51, divisi in quattordici provincie. Sullo stesso 
argomento del centenario uscirono pure, in tre appendici del Cit- 
tadino Italiano, 26-28 maggio, n. 117-119, alcuni cenni storici; nel- 
r8 giugno, n. 127, una poesia del parroco G. B. Gallerie; poi la 
descrizione delle feste in quattro appendici del foglio stesso 12, 13, 
15, 17 giugno n. 131-133, 135. — Sul libro annunziato parlò anche 
il Giornale di Udine, 31 agosto 1880, n. 209. 



La Venezia Giulia, studii politico-militari di Paulo Fambri, 
già capitano del Genio militare, con prefazione di Ruggiero Bonghi, 
aggiuntevi note e carta geografica — Venezia, tip. Naratovich, 1880; 
in 16° di pag. xxxv-245. (B, C. U.) 

La prefazione del Bonghi si riassume in queste sue parole a 
pag. XXIX : *Noi dobbiamo conseguire migliore frontiera che non 
è ora la nostra (orientale) ed abbiamo diritto di volere che la re- 
gione tutta, che senza dubio è geograficamente italica, sia politi- 
camente italiana. Ma a ciò occorre che l'influenza dell'italianità 
progredisca in alcune parti di questa regione: e il fine, ad ogni 
modo, non deve essere conseguito, se non con intero rispetto delle 
relazioni internazionali, e senza punto minacciare né scuotere la po- 
tenza dell'Austria. » Gli studii del Fambri, comparsi la prima volta 
nella Nuova Antologia, anno 1879, 1*^ gennaio, pag. 5-36; 15 marzo, 
pag. 193-228; 1® giugno, pag. 514-551, con lo scopo di studiar 
meglio la questione dei nostri confini e di rispondere con ragioni 
alle sentimentali speranze e ai discorsi caldi ma inofi'ensivi della 
Associazione per V Italia irredenta, richiamano ad esame accurato 
ed arguto gU autori che trattarono della Venezia Giulia, sotto il 
riguardo storico, politico e militare. Le considerazioni militari però 



288 

avanzano le altre per novità e per competenza dell'autore che libe- 
ramente le svolge. In una appendice, che appare la prima volta in 
questo volumetto, il Fambri risponde per le rime alle Italicae res 
del colonnello barone L. Haymerle, dicendo e provando essere esso 
un libello senza importanza scientifica. Nelle note havvi l'estratto 
di una lettera di un publicista ungherese all'autore e per intiero 
due memorie del Combi suW Importanza dell'Alpe giulia (V. n. 121) 
e sulla Rivendicazione dell'Istria agli studii italiani, letta questa 
all'Istituto veneto nel 16 dicembre 1877. — Di questo lavoro parlò 
il Pranzi t\q\Y Archivio Veneto, Tòmo xx, parte i, pag. 152-155. 



^. Marziano Ciotti. Alcuni cenni sui moti del Friuli 1864, 
in risposta all'opuscolo dell' aw. D'Agostini Le Campagne di q verrà 
IN Friuli — Udine, tip. Cosmi, 1880; in 8° di pag. 30. (B. C, U.) 

Da chi pars magna fuit si narrano alcuni particolari dei ge- 
nerosi moti friulani del 1864. Il comitato d'azione, presieduto dal 
dott. Antonio Andreuzzi, di Navarons, medico a S. Daniele, e quivi 
morto nel 20 maggio 1874, si raccoglieva in Villanova nell'abita- 
zione del Perosa. Preparato e diretto dal di fuori, il movimento 
friulano ebbe in mira di attaccare un grosso posto di truppa au- 
striaca, disarmarne qualche altro di gendarmeria, indi cacciarsi fra 
i monti e dar molestia, finché le città iniziassero una rivoluzione. 
Ma i moti del Friuli furono rovinati dal loro isolamento, sebbene 
non fossero scoperti i tre depositi di munizioni preparati a Nava- 
rons, a S. Daniele, al Pulfero. Il Ciotti tocca la strategia delle 
bande armate, il loro coraggio, lo scioglimento necessario e la sorte 
di quelli che le componevano, opponendo le proprie alle asserzioni 
deU'avv. D'Agostini. (V. n. 567) 

^03. Alcuni cenni sui moti del Friuli del 1864, di Giovanni 
Ferrucci in risposta all'opuscolo del signor Marziano Ciotti. — 
Senza indicazioni [Sassari, 1880]; in 8** di pag. 11. (R.J.) 

Giovanni Ferrucci intende, contro le asserzioni del signor Ciotti, 
di appurare le verità intorno alla parte ch'egli ebbe nei moti del 
1864 contro l'Austria, iniziati dall' Andreuzzi, nei quali si trovarono 
d'accordo bellunesi e friulani. Sciolta dal tenente Ferrucci la sua 
banda bellunese « per non compromettere inutilmente i pochi gio- 
vani che la componevano, » si uni ad alcuni amici e per Barcis venne 
in Friuli per unirsi alla banda Andreuzzi. Ma furono circondati e 



289 

dopo essersi rifuggiti sulle cime dei monti t Coldagnei », traversato 
il Trentino, ripararono a Brescia. (V- n. 592) 



Il Cansiglio, foresta demaniale inalienabile del Veneto^ 
studio di Roberto Soravia. (Nella Niu)va Rivista forestale, Anno 
II, pag. 67, e segg., 129 e segg., 233 e segg.; Anno in, pag, 137 e 
s®??0 — Firenze, tip. dell'Arte della Stampa, 1879-80; in 8* di 
pag. 95. (U. F. U.) 

Lo studio del Soravia, uno dei più completi che si abbiano 
sull'argomento, si divide in tre parti, storica, statistica e descrittiva, 
economica. Il bosco del Cansiglio è diviso fra le tre provincie di 
Treviso, Belluno e Udine ; ma la sua storia appartiene di preferenza 
alla provincia bellunese. Il Sovaria nega che il Cansiglio fosse mai 
sotto la giurisdizione dei conti di Polcenigo, ai quali invece appar- 
tiene il versante friulano del monte Cavallo. Nel 1472 la città di 
Belluno, impaurita delle scorrerie turchesche, deliberò di 4c impedire, 
serrare et rovinar tutte le strade che conducono in Friuli » e che 
per l'Alpago toccavano il bosco. Nel 1499 si consigliava di fortificare 
allo stesso scopo il viottolo alpestre del Tremolo, che si attraversa 
da chi, per Barcis ed Aviano, muove verso Belluno. Il Soravia ap- 
profittò largamente, neUa parte storica, di uno studio del Marinelli 
(V. n. 460). — Questi fece del libro un brevissimo accenno nella 
Cronaca della Società Alpina Friulana, Anno i, pag. 167. 

s^^. Discorso del co. Antonio Pompei. (Negli Atti della R. 
Deputazione veneta di storna patria in Archivio Veneto, Tomo xx, 
parte ii, pag. 407 e segg.) — Venezia, tip. del Commercio, 1880; 
in 8^ di pag. 4. (R. 0-B.J 

Inaugurandosi la seduta della Deputazione, tenutasi in Udine 
il 7 novembre 1880, il suo presidente conte Pompei disse queste 
calde par/)le, e ricordò in breve Torigine e le vicende della città 
e del Friuli, il posto che spetta loro nella giurisprudenza e nelle 
arti, conchiudendo, con gentile pensiero, alla benemerenza che le 
donne friulane ebbero sempre nel conservare intatta la dignità e 
la grandezza della patria. 



Spigolature dagli archivi trivigiaui, documenti raccolti 
da L. Bailo. (Nozze Sella-Giacomelli) — Treviso, tip. Zoppelli, 1880; 
in 4° di pag. 31. (R.O-B.) 

20 



290 

È naturale che, variando nei tempi le circoscrizioni politiche 
amministrative d'Italia, molti documenti che interessano una pro- 
vincia possano trovarsi nell'archivio d' un'altra o fuori di Stato. 
Infatti queste ricerche che il prof. Luigi Bailo, bibliotecario della 
comunale di Treviso, fece negli atti del notaio Tidisotto di Marzo- 
nago depositati nell'archivio notarile di quella città, illustrano la 
storia dell'antico Friuli dal 1315 al 1323. Il discorso che il Bailo 
manda innanzi ai 15 documenti ne dà lo stillato. La qualità della 
moneta, il modo di pagamento, le usure esercitate, oltre che dai 
Fiorentini, dai preti, la manumissione di tre schiavi, la vendita del 
feudo e del castello di Braulins a Enrico Maolo di Oberdrauburg e 
quella del castello di Gramogliano a Enrico conte di Gorizia, nulla 
sfugge all'esame dell' illustratore, il quale, tra i documenti più im- 
portanti, segnala quello indicatogli dal giovane studioso Girolamo 
Biscaro, intorno alla data e al modo della morte del predetto conte 
di Gorizia, vicario di Treviso a nome di Federico re dei Romani 
dal 1319 al 1323. Leggesi pertanto nel quaderno del notaio Fran- 
cesco di Lanzenigo che nel giorno 23 aprile 1323 (e non 24 come 
finora si credette) il conte Enrico « bora nona erat sanus illeris et 
jocundus . et fuit ad quasdam nucias fillii quondam Bindi tuscani 
et tripudiavit et lusit ad scrimiam cum quodam magistro multum 
bene et fortiter . et cum luxisset recessit et ivit domum et incon- 
tinenti decessit infirmitatis postoyme (ascesso o vaso che fosse) que 
suffocavit dictum dominum comitem. » La quale notizia, come sem- 
bra al Bailo, dà ragione al Villani e ai cronisti citati dal Manzano, 
i quali appunto sostengono che il conte di Gorizia sia morto impro- 
visamente a Treviso. 



Quattro lettere di Antonio Zanon, publicate da Tullio 
MiNELLi. (Nozze Sella-Giacomelli) — Rovigo, r. Stabilimento Minelli, 
1880; in 4^ di pag. 12 (R.O-B.) 

Edizione di gran lusso, quaU sogliono uscire da quella insigne 
tipografia. Queste lettere, dirette al conte Girolamo Silvestri di Ro- 
vigo, furono cavate dalla Concordiana e riguardano le discipline 
naturali ed economiche, nelle quali Antonio Zanon udinese era mae- 
stro. Le precede una breve ma succosa biografia del Zanon, com- 
pilata per l'occasione dal diligente T. Minelli. 

Lettere del cardinale Marino Grimani a Giangiorgio Tris- 



291 

sino. (Nozze Papadopoli-Hellenbach) — Schio, tip. Marin, 1880; in 
8* di pag. 15. CR.O-B.J 

Marino Grimani, ce lo ripete il prof. Bernardo Morsolin che 
mandò innanzi una breve prefazione a queste lettere, divenne pa- 
triarca d'Aquileia e di Costantinopoli dopo la rinunzia fattagli da 
suo zio cardinale Domenico Grimani ed era più atto alle cose civili 
che alle ecclesiastiche. Le cinque lettere vanno dal 1525 al 1546 
e sebbene non abbiano interesse storico rivelano Tamicizla fraterna 
che stringeva il cardinale Grimani al letterato vicentino Giangior- 
gio Trissino il quale, rivolgendosi a papa Clemente VII, parlò sempre 
con grande favore dell'amico suo. Editori di queste lettere furono 
i fratelli conti Almerico e Alvise da Schio. 



Antichità illustri del Friuli, appunti di A. Fiammazzo. 
(Nell'appendice del Giornale di Udine, 6 ottobre 1880, n. 240) — 
Udine, tip. Doretti e Soci, 1880; in fol. di col. 8. (B.C. U.J 

Esercitazione erudita che riguarda più propriameate Cividale, 
e tocca le note questioni sul nome della città, la quale, dopo la 
iscrizione illustrata dal Mommsen, non può più vantarsi di aver dato 
i natali a Cornelio Gallo che è del Forumjulii Galliae TransaU 
pinae (Frejus). Gli appunti si conchiudono riferendo gli studii re- 
centi che a Venanzio Fortunato danno per patria Valdobbiadene 
e per anno di nascita il 540. 

ooo. Fonti per la storia della regione veneta al tempo della do-^ 
minazione longobarda (568^774), di Carlo Cipolla. {^qM" Archivio 
Veneto, Tomo xix, pag. 404 e segg.) — Venezia, tip. del Commercio, 
1880; in 8* di pag. 52. fR.O-B.J • 

Di sommo aiuto allo studioso è questa bibliografia, fatta secondo 
il metodo discusso nel primo congresso storico italiano, tenutosi in 
Napoli nel 1879. L'autore si occupò specialmente delle fonti dirette 
e contemporanee, e portando qualche variazione al metodo seguito 
nei Monumenta Germaniae, distinse il suo lavoro in quattro sezioni : 
Scriptores, Leges, Diplomata, Antiquitates, la terza suddividendo in 
cinque parti: Diplmiata Imperatorum, Regum, etc., Instrumenta, 
Epistola^ Pantificum et Episcoporum, Epistolae diversorum viro- 
rum,, Inscriptiones. Al Friuli interessano le pagine da 409 a 424, 
che si occupano di Paolo Diacono, nelle quali è dato un esame delle 
singole opere, citandone i manoscritti, le edizioni e, se ve ne hanno. 



292 

le versioni. Ma specialmente altrove, in tutto al lavoro, lo studioso 
delle cose friulane può attingere un grande frutto, massime per 
quanto riguarda le vicende delle due chiese di Aquileia e di Grado, 
dove tutto quanto si sa è disposto, per regesto, in ordine cronologico. 

ooi. Die Qtcellen der Langóbardengeschichte des Paiilits Dior 
conuSy von Th. Mommsen. (Nel Neues Archiv der Gesellschaft filr 
altere deutsche Geschichtshunde Voi. v, pag. 51 e segg.) — Han- 
nover, tip. Culemann, 1880; in 8** di pag. 52, con carta. (R.J.) 

Qui si passano, con molta erudizione, in rassegna le fonti da 
cui Paolo Diacono può aver tratti alcuni punti della sua storia dei 
Longobardi. Le leggende primitive di questo popolo furono ricavate 
dallo scritto intitolato Origo gentis Langóbardorum che precedono 
le leggi di Rotari nei due migliori codici che se ne conservano, a 
Madrid e a Cava dei Tirreni. Il Mommsen prende su ciò in esame 
la opinione del Waitz che, intorno alle origini longobarde, sostiene 
che Paolo abbia ricercate altre fonti oltre le Origo. Per il seguito 
della storia longobarda, e specialmente per quello che si riferisce 
alla divisione delle provincie, il Mommsen, leggendo il codice di 
Bamberga, ricerca quanto il suo autore traesse da Isidoro, da Vit- 
tore, da Pesto, da Jornandes, e accenna anche alle notizie di cui 
non si poterono scoprire le fonti. 



ì. Lo storico dei Longobardi e la critica moderna, nota del 
s. e. prof. Pasquale Del Giudice. (Nei Rendiconti del Reale Istituto 
Lombardo di scienze e lettere. Serie ii, Voi. xiii, pag. 338 e segg., 
513 e segg.) — Milano, tip. Bernardoni, 1880; in 8° di pag. 27 
(L.A.^.J 

Compreso dello sviluppo che presero in questi tempi le questioni 
attinenti a Paolo Diacono, massime in Germania, Fautore vuol comu- 
nicarle all'Italia, e le sue ricerche si aggirano sulla vita di Paolo 
Diacono e sulla sua storia longobarda. La vita di Paolo ha una 
parte leggendaria, venuta a noi col primo racconto dell'Anonimo 
salernitano, sorgente delle notizie posteriori. Il Del Giudice, rifatta 
in breve la via presa dall'indagine critica in Francia e in Germania 
sulla biografia paolina, ce la presenta nella parte sua più sicura, 
per discorrere poi della Historia Tjangobardorum, secondo V ultima 
edizione del Waitz (V. n. 509), il quale si valse specialmente dei due 
manoscritti di Cividale e vaticano, essendo, come sembra, perduto 



293 

l'autografo di Montecassino. In questo secondo esame, l'autore re- 
stringe lo studio minuto delle fonti paoline, dovuto al Bethraann, al 
Jacobi (V. n. 464), al Waitz (V. n. 424) e al Moramsen (V. n. 601), 
non con l'intento di toglier credito al nostro, ma di determinarne 
la vera importanza, come forse i tedeschi non vollero, rimanendo 
sempre preziose le informazioni orali di Paolo, la riproduzione della 
cronaca perduta del vescovo Secondo di Trento, e la duplice im- 
pronta che è in lui, come dice il Mommsen, tra la coltura romana 
e l'amor nazionale. 



!. Publications relatives au Frioul, par J. von Zahn. (Nella 
Revue historique. Anno v. Tomo xiv, 2, pag. 391 e segg.) — Paris, 
ed. Germer Baillière et O, tip. Daupeley-Gouvemeur, 1880; in 8** 
di pag. 11. (R. 0-B.J 

Reca lo Zahn un giudizio sulla condizione degli studi storici in 
Friuli, che ha penuria di annali e di cronache locali, essendovi una 
lunga lacuna tra il famoso Paolo- diacono di Cividale e il suo com- 
patriota della metà del secolo xv. Giuliano canonico. In compenso 
il Friuli ha grande abbondanza di carte antiche, e queste dal se- 
colo XIII per l'istituzione dei publici notai. L'articolo si occupa delle 
publicazioni storiche fatte negli ultimi tre anni in Friuli, lodandosi 
il costume di mandare in luce documenti per nozze, i quah, se pur 
non sono coordinati, come dovrebbero, da metodo preciso e comune 
e da un criterio prestabilito, recano però importanti servigi alla 
storia. Lo Zahn tiene conto delle qualità e dei difetti di molti col- 
lettori friulani durante il triennio, ma del dott. V. Joppi loda par- 
ticolarmente «le introduzioni storiche chiare e metodiche, lontane 
dalla fraseologia e dalle digressioni. » Nell'occuparsi dei molti sta- 
tuti ultimamente publicati rileva la differenza tra quelli dei vil- 
laggi e delle città industriali, e spera che da essi si possa trarre 
la storia del diritto in Friuli. — Questo articolo ha dato vita a 
una interessante e cortese polemica. Il sig. S. (avv. L. C. Schiavi) 
nel Giornale di Udine, 9 dicembre 1880, n. 295, prendendo atto 
di molti giudizi dello Zahn, e confermandone alcuni, rettificandone 
altri, crede notare che gli studi tedeschi sull'Italia in generale, e 
sul Friuli in particolare, quelli specialmente di argomento storico- 
giuridico, rivelino tendenze politiche, contro le quali è doveroso 
muover lamento. Lo Zahn stesso, nell'appendice al Giornale di 
Udine j 6 gennaio 1881, n. 5, risponde all'appunto tacciando di 



294 

incompetenza (sic) il suo contraditore, aflfermando che molti italiani 
illustri, senza che altri li accusi di lesa nazionalità, notarono essere 
state vive in Italia istituzioni e leggi di carattere germanico, e 
respingendo da sé la taccia, che naturalmente scenderebbe dalle 
premesse, di approfittare delle mille cortesie che gli studiosi tede- 
schi trovano in Italia per servire interessi e passioni offensive agli 
ospiti e contrarie alla serenità della scienza. — Dopo la polemica, 
era naturale che si desiderasse leggere dai più l'articolo della Revue 
historique, a che sodisfece, traducendolo, Tavv. E. D'Agostini, neUe 
appendici al Giornale di Udine, 10, H, 14, 18 gennaio 1881, n. 8, 
9, 12, 15. La traduzione non è un modello del genere; vi apparisce 
una magra nota, e nemmeno questa tien conto delle giuste osser- 
vazioni dell'avvocato Schiavi. 



Note paletnologiche friulane, di Luigi Piqorini. (Nel 
Bulleitino di Paletnologia italiana. Anno vi, fase. 7 e 8) — Reggio 
dell'Emilia, tip. degli Artigianelli, 1880; in 8^ di pag. 8. (B. CU.) 
Sono qui descritti alcuni oggetti, forse il residuo di un ustrino 
o tomba a incenerazione, appartenenti alla prima età del ferro, 
trovato nel 1880 a S. Pietro al Natisone nella località chiamata 
sèdia, presso il ponte di S. Quirino, ed altri ancora donati al Pi- 
gorini, pel museo preistorico di Roma, dal sindaco e da altri abi- 
tanti del luogo. Anche nel museo di Cividale e più in quello di 
Udine ci sono avanzi della prima età del ferro, trovati a Planis 
presso Udine, a Nonta su quel di Ampezzo e avanzi dell'età del 
bronzo presso Belgrado di Varmo e a Gradisca sul Cosa, questi 
scavati nel fare i lavori di accesso al nuovo ponte, presso una sta- 
zione, reputata da taluno un vallo romano. 

003« La leggenda d'Attila flagsllum Dei in Italia, di Ales- 
sandro D'Ancona. (Negli Sludii di critica e storia letteraria, dello 
stesso, pag. 363 e segg.) — Bologna, tip. Zanichelli, 1880; in 8** di 
pag. 138. fB. C. U.J 

Saggio che comparve fino dal 1864 come prefazione a un antico 
poemetto in tre canti in ottava rima su Attila (Pisa, Nistri ; in 8® di 
pag. XGVii-72) e qui usci la seconda volta accresciuto e modificato, 
senza che mai il Thierry si facesse carico della leggenda italiana 
di Attila trattata ben magramente nella sua storia. Il D'Ancona 
prende in esame le memorie leggendarie di Attila, fiorentine, romane. 



295 

ravennati, modenesi, riminesi e ferraresi, e quelle, meglio commiste 
di storia, che si trovano in Liguria e in Lombardia, per passare ai 
ricordi sanguinosi lasciati nel Veneto. Ripete le tradizioni sull'ori- 
gine di Udine, e quanto ad Aquileia passa via via dalla storia alle 
favole meno credibili, fino a quella, riferitagli dal dott. Cumano, 
che gli aquileiesi, prima di abbandonare la città, avessero scavato 
un pozzo e gettatevi tutte le loro ricchezze, onde ivi come altrove, 
nei contratti di compra-vendita, era espressa la riserva de iure 
putei. La leggenda famosa della generazione di Attila trova qui un 
largo sviluppo ; ma tutto il materiale raccolto anche dai poeti con- 
temporanei intorno alla tradizione italiana di Attila è esaminato al 
lume della critica più scrupolosa e ridotto al suo vero valore. — 
Di questo fra i più notevoli studi del D'Ancona scrissero il Fulin 
nel Bullettino hihliograflco dell' Archivio veneto, n. 3, pag. 39 e 
YArch. Stor. Ital., Quarta Serie, Tomo vir, pag. 413-4. 

eoo. Cenni statistici e condizioni del r. Archivio notarile pro- 
vinciale di Udiìie, memoria di Antonio Maria Antonini. (Negli Atti 
deir Accademia di Udine, Seconda Serie, Voi. iii, pag. 27 e segg.) — 
Udine, tip. Doretti e Soci, 1880; in 8" di pag. 14. (R.O-B.J 

È una buona guida ai tesori storici del r. archivio notarile. 
Fin dal 1350 i notai si univano in una scuola sotto la protezione 
di S. Giovanni Evangelista, e il loro collegio, istituito più tardi, 
ebbe statuto approvato nel 1484. Nel 1564 la republica ordinò, la 
formazione di un archivio per ogni giurisdizione della provincia, e i 
più antichi furono a Gemona e a Cividale. Concentrati in un solo 
archivio generale, questo fu aperto il 1** novembre 1807 nelle stanze 
del castello: la concentrazione si compiè nel 1838. Gli atti propria- 
mente notarili, civili o criminali, sommano a circa 35 milioni. Ma 
alla storia interessano più i 492 atti storici che vanno dal 3 giugno 
983, parecchie pergamene e le carte antiche relative a quattor- 
dici grandi famiglie nobili del Friuli. Segue un elenco di 23 fra 
gli atti storici principali. È da notarsi che questi cenni furono co- 
municati, in compendio, all'archivio di Stato in Venezia, e il prof. 
Bartolomeo ' Cecchetti, in una sua memoria sugli Archivi notarili 
d'Italia e prima statistica di quelli del Veneto^ publicò per esteso 
il rapporto delI'Antonùii, come si legge negU Atti del R. Istituto 
veneto di scieìize lettere ed arti, anno 1868, Terza Serie, Voi. xiii, 
pag. 1395-1406. Ma la memoria dell' Antonini era stata letta al- 



296 

r Accademia di Udine nella seduta del 27 febbraio 1874 (V. Reti- 
diconto dell' Accademia di Udine, tip. Seitz, 1875, pag. 14-15), e 
poco appresso ne aveva dato cenno Angelo Arboit nell'appendice 
del Giornale di Udine, 10 aprile 1874, n. 85. Poi nella seduta del- 
l'Accademia 28 maggio 1875 il prof. G. A. Pirona propose che fos- 
sero trasportati presso la biblioteca municipale i documenti storici 
dell'Archivio notarile. (V. Rendiconti cit., pag. 42-43.) 

ocy. Brevi memorie storiche intomo alla patrizia famiglia 
Vittori di Venezia, raccolte ed ordinate da Alessio Besi. (Per le 
nozze d'oro Vitturi-Ramacci) — Verona, tip. Civelli, 1880; in 8^ gr. 
di pag. 31. (R.D.) 

Tra i molti celebri nomi della famiglia che qui appariscono in 
numero di 82, è ricordato, a pag. 20-21, Giovanni Vitturi, forse il 
più illustre di tutti, il quale nella guerra contro la lega di Cam- 
brai venuto proveditore in Friuli, combattè valorose fazioni contro 
gl'imperiali descritte nelle celebri lettere di Luigi da Porto. Nel 
1514 fece prigione il generale Cristoforo Frangipane, ma a sua 
volta nel 1531, mentre era di nuovo proveditore nel Friuli, cadde 
negli agguati degli imperiali che lo condussero prigione in Germania. 

008. Commemorazione in onore di Giambattista Cella. — 
Udine, tip. Cosmi, 1880; in 16** di pag. 48. (B.C. U.) 

. Raccolta di scritti in occasione della morte immatura e vio- 
lenta dell'eroe friulano che, nato in Udine nel 5 settembre 1837, 
si spense nel 16 novembre 1879. Giambattista Cella, soldato di 
Garibaldi, uomo di principii incrollabili, valorosissimo insieme e 
modesto, combattè audacemente per la indipendenza della patria, 
fra i Mille, al Volturno, al Caffaro, a Mentana, sui monti del Friuli, 
cioè in quella spedizione preparatoria per la liberazione del Veneto 
che ebbe fra i suoi obbiettivi S. Daniele e Venzone. La raccolta 
fu publicata nel primo anniversario dalla morte del Cella, nel giorno 
stesso che dalla associazione dai Reduci si poneva una lapide alla 
casa ove nacque e abitò il « prode fra i prodL » Nello stesso anno, 
Udine, tip. Cosmi, in 8° di pag. 13, Luigi Centazzo scrisse alcuni 
sciolti in morte del Cella. Intorno ai funerali di G. B. Cella è da 
vedere la relazione inserita nel Giornale di Udine, 19 novembre 
1879, n. 276, e nel trigesimo, 16 dicembre, n. 299; la cerimonia 
dello scoprimento della lapide, è descritta nella Patria del Friuli 



297 

17 novembre 1880, n. 274 e nel Giornale di Udine, sotto la stessa 
data, n. 276. Anche il Tagliamento di Pordenone, 20 novembre 1880, 
n. 47, contiene particolari di tal cerimonia. Nel secondo anniversario 
dalla morte del Cella ne fu scoperto il busto, come è narrato nel 
Giornale di Udine, 17 novembre 1881, n. 274. Aggiungo che le 
prodezze di G. B. Cella al Caflfaro, il tentativo di insurrezione contro 
Roma nel 1867, e i fatti contro Villa Santucci si ricordano dal 
GuERZONi nel suo Garibaldi, Voi. ii, pag. 426, 503 e 542. 

ooo. Giovanni Antonio Licinio da Pordenone e altri pittanti del 
FìHuli. (Nelle Vite de' piii eccellenti pittori, scultori ed architet- 
tori scritte da Giorgio Vasari pittore aretino, con nuove annota- 
zioni e commenti di Gaetano Milanesi, Tomo v. pag. 103 e segg.) — 
Firenze, ed. Sansoni, tip. Carnesecchi, 1880; in 8® gr. di pag. 19. 
CB. M. V.J 

In questa stupenda edizione critica delle opere del Vasari è 
riportato l'articolo segnato qui in fronte, ma con molte annotazioni 
del valente cav. Milanesi, il quale fa suo prò di documenti inediti 
e degli ultimi studi dei sigg. Crowe e Cavalcasene. Anche in que- 
ste annotazioni è citato il nome del nostro Vincenzo Joppi, ma s'in- 
tende che esse chiose si tengono nella ristretta proporzione del 
lavoro originario di Giorgio Vasari, più e più volte publicato. 

oio. Di Giovanni Battista Locatelli, commemorazione del dott. 
Gerolamo Puppatti (Negli Atti dell'Accademia di Udine, Seconda 
Serie, Voi. iv, pag. 165 e segg.) — Udine, tip. Coretti e Soci, 1880; 
in 8^ di pag. 4 (72. 0-B.J 

Breve ricordo, letto all'Accademia nel 7 giugno 1878, intomo 
ai meriti di questo perseverante ingegnere -capo municipale, che, 
nato rS dicembre 1809, mori il 22 maggio 1878, dopo aver prin- 
cipalmente ideato progetti e atteso a lavori stradali ed idraulici 
nella provincia. U suo nome va principalmente raccomandato al 
progetto di irrigazione, mediante il Ledra, ch'egli cominciò a stu- 
diare nel 1839, compilandolo fino agli ultimi dettagli prima che 
lo cogliesse la morte, che gli invidiò la gloria di metterlo in ese- 
cuzione. 

Oli. Il doge Lodovico Manin, di Attilio Sarfattl (No^ze Sar- 
fatti-Levi) — Venezia, tip. del Commercio, 1880; in 8® di pag. 19, 
(R.J.J 



298 

Scopo di questo scritto è riabilitare la memoria dell'ultimo 
doge di Venezia Lodovico Manin, che riuscì, fra sette aspiranti, alla 
suprema dignità, onde Pier Gradenigo, suo rivale, esclamò: i ga 
fato doxe un furlan, la republica xe nuyrta. Le cerimonie della sua 
elezione costarono 47,298 ducati. Il Sarfatti mostra le qualità del 
Manin, come capitano di Vicenza, di Brescia e specialmente di Ve- 
rona, e nella catastrofe del 12 maggio 1797 ce lo fa vedere poco 
atto a resistere da solo, mentre tanti patrizii erano disposti all'obe- 
dienza verso il Buonaparte. Esamina in oltre le Memorie del Do- 
godo e le cita per dedurne che non ebbe responsabilità alcuna nella 
caduta della republica, che anzi prevedeva la trista memoria che 
sarebbe fatalmente rimasta di lui, il quale non accettò gli onori 
offertigli dall'Austria, e si ritrasse in Friuli fino alla morte. 



!. Marcantonio Nicoletti, studio bibliografico di Francesco 
DI Manzano. (Nell'opuscolo dello stesso per nozze Zaiotti- Antonini 
pag. 3 e segg.) — Venezia, tip. del Commercio, 1880; in 8** di pag. 
8. (R.O-B,) 

Il Nicoletti, nato in Cividale intorno il 1536, fu raccoglitore 
assiduo di memorie storiche, risguardanti in ispecie i patriarchi di 
Aquileia nei secoli xiii e xiv, e di memorie biografiche copiosis- 
sime. Gli autografi delle sue opere edite ed inedite si conservano 
per la massima parte nellarchivio privato del conte di Manzano, 
suo discendente. A questo studio già edito, ne segue un altro sul 
castello di Cormons. (V. n. 577) 



L'apostolo di Hou Quang, cantico del sac. Giambattista 
Cesca. (Per ingresso di Giuseppe Callegari a vescovo di Treviso) 
— Venezia, tip. Emiliana, 1880; in 8° di pag. 72. (R.J.) 

L'apostolo è mons. Domenico Rizzolati il quale, secondo i cenni 
che precedono la cantica, nato in Clauzetto nel 31 ottobre 1790, 
divenne francescano riformato col nome di fra Giuseppe e fu mi^ 
sionario in Cina, donde, sofferte persecuzioni, passò a Hong-Kong. 
Quivi scrisse in cinese V Apologia del Cristianesimo ed altri lavori. 
Mori in Roma il 16 aprile 1862. 

oi^'. Della vita e delle poesie di Pietro Zorutti, discorso letto 
all'Accademia dal socio avv. G. G. Putelli. (Nelle Poesie edite ed 
inedite di Pietro Zorutti, publicate sotto gli auspici dell'Accademia 



299 

di Udine, Voi. i, pag. xxi e segg.) — Udine, tip. Bardusco, 1880; 
in 16^ di pag. 15. (R. 0-B.J 

Nato a Lonzano sul CoUio da Ettore, nobile cividalese, e da 
Giacinta Bonini, il 27 dicembre 1792, Pietro Zorutti studiò gra- 
matica, poesia e retorica sotto i Padri somaschi di Cividale; mor- 
togli il padre, venne a Udine con la famiglia. Coscritto sotto Na- 
poleone nei granatieri, il viceré Eugenio lo ridonò, come figlio 
unico, alla madre; e nel 1814 entrò come scrivano all'Intendenza 
di finanza, e quarantanni appresso ebbe pensione come ufficiale di 
finanza. Nel 1817 aveva sposato Lucia Campanili: mori in Udine nel 
23 febraio 1867. Gli fu eretto un busto nell'atrio del palazzo Bar- 
tolini, e il vicolo dello Spagnolo, ove abitava, prese nome da lui. 
Pietro Zorutti fece immortale il suo nome, coltivando la musa ver- 
nacola friulana in modo non superato e forse non superabile. Ebbe 
spontaneità di poeta, sentimento d'artista, profondità di filosofo, 
fantasia festiva, e il modo di verseggiare rispose in lui sempre al 
concetto. Abbiamo delle Poesie di Pietro Zorutti quattro edizioni, 
due esaurite prima della sua morte, due postume, di cui l'ultima 
è ancora in corso di stampa. Questo discorso fu letto all'Accademia 
nella seduta 2 febraio 1877, come risulta dai Rendiconti dell' Ac- 
cademia di Udine, 1876-1877, Udine, tip. Seitz, 1877, pag. 8-9. 

oi^« Cose d'arte, memoria del nob. G. U. Valentinis. (Negli 
Atti dell'Accademia di Udine, Seconda Serie, Voi. iv, pag. 101, e 
segg.) — Udine, tip. Doretti e Soci, 1880; in 8° di pag. 8. (R. 0-B.J 
Lettura fatta in seno all'Accademia nel 21 giugno 1878 e 
compendiata da prima nei Rendiconti dell' Accademia di Udine, 
1877-1878, Udine, tip. Doretti e Soci, 1878, a pag. 21-22. Da al- 
cune considerazioni generali, l'autore discende a parlare dei 13 
reliquiari, proprietà della fabriceria della chiesa di S. Marco in 
Pordenone, che sarebbero stati venduti, se il governo non ci avesse 
posto il veto, e per la qualità del contratto e perchè non si toglies- 
sero all'Italia dei preziosi oggetti d'arte. Il capitano Francesco 
RicJchieri, morto nel 1419, aveva riconquistate queste reliquie dagli 
Ungheri che, nelle loro scorrerie del principio del secolo xv, le 
avevano rubate a Serravalle. — Sui reliquari di Pordenone aveva 
già tenuto discorso l'appendice del Giornale di Udine, 3 aprile 1878, 
n. 82; poi, nelle appendici 26-28 giugno 1878, n. 153-155, era uscita 
la prima volta per intiero la lettura accademica del Valentinis. 



300 

eio. Storia documentata dei corpi militari veneti e di alcuni 
alleati (milizia di terra) negli anni 1848-1849, con elenco nominale 
cronologico dei morti e feriti in guerra per la difesa di Venezia, di 
Edoardo Jager, ufficiale nell'Archivio di Stato. — Venezia, tip. del 
Commercio, 1880; in 8^ di pag. xv-468. (B. C. U.) 

Riservando ad altro tempo la publicazione del volume riguar- 
dante le milizie di mare, Edoardo Jàger ha fatto opera nuova e 
utilissima col preparare questo volume, edito dal signor Bartolomeo 
Calore. L'archivio di Stato di Venezia dà garanzia di autenticià ai 
documenti qui raccolti e prudentemente elaborati dall' Jàger. Il vo- 
lume comprende le due fasi del movimento nazionale veneto 1848-49, 
cioè dallo scoppio della rivoluzione alla occupazione del Veneto, Ve- 
nezia eccettuata, e dalla rioccupazione parziale alla caduta di Venezia. 
Alcuni corpi appartengono al primo periodo, altri al secondo, altri 
in fine partecipano di tutti e due. Naturalmente fin dal principio 
dell'opera sono dedicate bellissime pagine alla parte che ebbero 
allora i corpi friulani. Si notano, nel primo periodo, il reggimento 
di infanteria di linea friulana in Friuli, i corpi franchi della Carnia, 
l'artiglieria friulana in Palraanova, la guarnigione friulana del forte 
di Osoppo; nel secondo, la legione friulana in Venezia. Ma anche 
fuori di questi corpi speciali appariscono molti friulani, senza dire 
che questa regione fu campo di lotte, intraprese con onore dai propri 
figli e dagli altri fratelli venuti contro il comune nemico. Di que- 
ste fazioni si occupa altresì il libro dell' Jàger, che va ricco di 
un indice copiosissimo. — Ne scrisse il Fulin nel Bullettino biblio- 
grafico dell' Archivio Veneto, n. 3, pag. 44. 



1881 



Oi'y. Ricordi militari del Friuli (1797 A870), raccolti da Erne- 
sto D'Agostini e messi in relazione alle vicende politiche del paese. 
Due Volumi, con tavole topografiche — Udine, tip. Bardusco, 1881; 
in 16^ di pag. compi. 1010. (R, 0-B.J 

In ragione del merito, puossi dire che questa publicazione pas- 
sasse quasi inosservata in Friuli, e si che, parlando di fatti con- 
temporanei, essa contribuirebbe ad eccitare utilmente l'amor proprio 
di molti. Però non sta in questo la sua maggiore importanza, che 
oltre procurarci una buona e curiosa lettura, essa entra in molti 
particolari sfuggiti ad altri lavori. Né si occupa solo della minuta 
strategia dei fatti d'armi che si svolsero in Friuli in un periodo più 
che settantenne, ma ci dà documenti inediti di grande rilievo, fra 
cui notansi due frammenti di diarii, scritti in S. Daniele, il primo 
da un patrizio, pei fatti del 1797, l'altro da un fattore per la gurra 
del 1809 e per le vicende del 1813 e 1814, bello quest'ultimo 
per ingenua vivacità di descrizione. Il primo volume si chiude al 
1847; il secondo, più copioso, comprende i nostri fatti fino al 1870. 
Un ultimo capitolo tratta degli episodi e delle azioni valorose a cu} 
parteciparono molti prodi friulani : anche il secondo volume racchiude 
frammenti e diarii inediti e la parte ufficiale vi è raccolta con 
cura. Diciannove sono le tavole topografiche, che contengono, oltre 
un autografo del generale Zucchi, piani di fortezze, di battaglie e 
di altre operazioni belliche ad illustrazione del lavoro, nel quale 
ai molti fatti militari si intrecciano parcamente i casi politici. Solo 
resta il desiderio di un indice più copioso, corrispondente almeno 
alle suddivisioni che s'incontrano nel corpo dell'opera. — Anche 
P.Valussi scrisse di quest'opera nel Giornale di Udine, 22 ottobre 
1881, n. 252: lo stesso Giornale, 21 novembre 1881, n. 277, riportò 
il giudizio della Rivista militare italiana. 



Statuti della terra di Monfalcone del 1456 publicati a spese 
del Municipio — Udine, tip. Seitz, 1 881 ; in 4^ di pag. xxiii-40. (R. O-B.) 



302 

È forse la più bella publicazione d'indole statutaria che siasi 
fatta in questi anni in Friuli, non solo per le qualità tipografiche 
del libro, ma per il merito delle notizie autentiche dovute al dott. 
Vincenzo Joppi. Fin dal secolo xi il territorio di Monfalcone appar- 
tenne ai patriarchi d'Aquileia, poi passò, fino alla pace di Campo- 
formio, nella republica veneta. Ivi era la stazione, dove le merci 
pagavano la muta per la via che dal Friuli metteva a Trieste, in 
Istria, in Croazia^ Il capitanato di Monfalcone, venduto annualmente 
per 70 marche di danari ofifriva al capitano il modo di rimborsarsi. 
Il Consiglio delia terra fu riformato dai veneziani, ma i membri 
delle principali famiglie vi potevano intervenire, appena compiuti 
diciotto anni. In un atto del 5 ottobre 1336 si parla primamente 
di statuti di Monfalcone; ma essendosi disperso nei tempi andati 
l'archivio comunale, la traccia di alcune antiche rubriche rimane 
nello statuto riformato del 1456 che si conserva, forse originale, 
nell'archivio del comune di Monfalcone, il quale provide alla stampa 
del medesimo. Lo statuto è in latino; le sue 98 rubriche vanno 
divise saltuariamente in trenta argomenti diversi; miti ne sono le 
pene. A cura dello stesso dott. Joppi è pur dato un saggio copioso 
di effemeridi di Monfalcone dal 1261 al 1314 ed è ristampato cor- 
retto l'elenco dei rettori (V. n. 584). — Di questi statuti disse 
brevi parole Vincenzo Joppi nella Patria del Friuli, 1 settembre 
1881, n. 208, e parlarono pure il Mtihlbacher nelle Mittheilungen 
fùr oesterreichische Geschichtsforschung,Y oh ii, fase, iv, pag. 630, 
il Fulin nel Bullettino bibl. dell' Archivio Veneto, n. 6, pag. 93-4, e 
l'Archivio star, per Trieste, l'Istria e il Trentino, Voi. i, pag. 323. 

Oio« Capitoli dell'arte della lana in Pordenone, (lÒld-lSZQj. 

(Nozze Kechler- Rossi) — Torino, tip. Bona, 1881 ; in 8** di pag. 25. 
(R. O-B.) 

Il senatore G. L. Pecile, sindaco di Udine, consegnò a questo 
elegante libretto i Capitoli che ebbe da V. Joppi, tratti da un mano- 
scritto nell'archivio municipale. Li precede una breve notizia, scritta 
dalle stesso Joppi, su Pordenone e suU' industria della lana che ivi 
esercì tavasi fin dal 1430. Quando la signoria di Pordenone passò a 
Livio d'Alviano figlio di Bartolomeo, sotto la tutela di sua madre 
Pantesilea Baglioni, questa approvò che i fabricatori di panni di 
Pordenone si Unissero in fraternità o scuola con uno statuto in 68 
articoli, che, oltre i titoli per entrare nella comunità, contiene molte 



303 

disposizioni tecniche riguardanti la filatura, la tessitura e la tintoria 
dei panni, e molte sanzioni contro i contraventori. — Tenne conto 
di questa publicazione lo Zahn nella Revue histarique. Tomo xxi, 2, 
pag. 397, il Giornale di Udine, 9 giugno 1881, n. 136 e il Mtìhlba- 
cher nelle Mittheilungen fur oesterreichische Oeschichtsforschung, 
Voi. II fase. IV, pag. 130-31. 



Il dazio dei panni e l'arte della lana in Udine dal 1324 
al 1368, documenti editi per cura di Antonino di Prampero. (Nozze 
Rossi-Kechler) — Udine, tip. Doretti e Soci, 1881; in 8° di pag. 
31. (R.O'B.J. 

Prezioso contributo alla storia di un' industria che diede, anche 
nei tempi andati, grandezza economica e potenza politica air Italia. 
Come le altre città, Udine si risenti dello sviluppo che prese l'arte 
della lana; questo si deduce dalle varietà delle stofie e dai dazi 
sempre crescenti, i quali, mentre nel principio del secolo xiv erano 
di solo 1200 delle nostre lire, nel 1372 giunsero a 6800. All'in- 
cremento contribuì l'opera del patriarca Bertrando che nel 1348 
sussidiò largamente il comune per indurlo a favorire maestro Tizio 
Nerasi fiorentino nell' introduzione in Udine dell'arte della lana. 
Cosi pure avvenne, nel 1368, che il comune stesso concedesse di 
esercitare questa industria a ser Bernardo da Como. Il libretto del 
conte di Prampero racchiude 21 documenti annotati, fra i quali 
interessano moltissimo le disposizioni statutarie fatte a più riprese 
sui dazi delle drapperie, e sui cimatori di lana. — Di questa pu- 
blicazione discorse G. B. Salvioni in un articolo non breve, nel- 
V Archivio Veneto, Voi. xxii, pag. 351-355; in oltre il Giornale di 
Udine, 8 giugno 1881, n. 135, lo Zahn nella Revue histariqice. 
Tomo XXI, 2, pag. 396, il Mtìhlbacher nelle Mittheilungen fur oester- 
reichische Geschictotsforschung Voi. ii, fase, iv, pag. 630, e il Fulin 
nel Bullettino bibliografico dell'Archivio Veneto, n. 5, pag. 80. 

o^i* Cenni intorno alla guerra tra l'Austria e la republica di 
Venezia negli anni 1616 1617, di Alberto Puschi. (Nell'ArcA^o- 
grafo triestino Nuova Serie, Voi. vii, pag. 159 e segg., 394 e segg. 
e Voi. vili, pag. 61 e segg.) — Trieste tip. Herrmanstorfer, 1880- 
81 ; in 8^ gr. di pag. 150. (R. 0-B.) 

Narrazione di grande interesse per la storia friulana, essendo 
in essa completamente discorso deUa guerra gradiscana tra la re- 



304 

publica di Venezia e Ferdinando dell'Austria interiore, sconfessato 
dal cugino imperiale Mattia che pure aveva mandato i suoi soldati 
all'impresa. La guerra si ristrinse al territorio tra i fiumi Isonzo 
e Judri, il Carso e i monti friulani e fu singolare per la varietà 
dei popoli e il numero dei principi e dei generali che vi presero 
parte. L'autore, compendiando il Moisesso, il Rith, il Morelli, e il 
Palladio storici locali, tiene conto delle altre narrazioni per com- 
pletare la sua, ma, ciò che più monta, si occupa delle trattative 
diplomatiche con l'aiuto delle più recenti raccolte. Ricopiò anche di 
suo un documento dall'archivio di Graz, nel quale il supremo ge- 
nerale imperiale, Adamo di Trautmannsdorf, si lagna che la fuga 
degli abitanti campagnuoli gli impedisse di giovarsi dell'opera loro 
nelle fortificazioni. Il racconto del Puschi essendo ridotto alle giuste 
proporzioni, si prova nel leggerlo il desiderio di seguire sui luoghi 
i casi della guerra gradiscana. — Lo Zwiedinek parlò brevemente 
di questo lavoro, prima che fosse completamente uscito, nei Steier- 
mdrchische Geschichisblàtter, Anno i, pag. 244-45. 



^. JDie deiitschen Burgen in Friaul, von J. von Zahn« (Nel 
Literarische Beilage der Wiener ^uMontags Revue.» Anno 1881, 
n. 10-14) — Wien, tip. Stein, 1881, in fol. di col. 25 circa. Y5. C. UJ 
La tesi sostenuta in quest'opera sui castelli tedeschi in Friuli 
è che il nostro paese, fino al secolo xiii, si presentò storicamente 
sotto l'aspetto di una colonia tedesca, o meglio bavarese, e che da 
quell'epoca in poi sia stato invaso dal romanesimo in modo cosi pre- 
potente da ridiventare un paese del tutto italiano. « Nel processo di 
assimilazione, dice l'autore, a cui andarono soggette le propaggini 
del popolo tedesco nell'Italia superiore, il Friuli fu l'ultimo paese 
in cui esso si compisse. » I castelli che l'autore descrive e di cui 
studia l'origine appartennero a famiglie bavaresi, e coloni bavaresi 
si saranno certamente stanziati in quei luoghi coi loro signori. 
Però ci pare che non sia stato in questo lavoro tenuto conto di 
uno degli elementi essenziali per un sicuro giudizio, vogliam dire 
il linguaggio. Non fu infatti ancora dimostrato quale influenza abbia 
avuto la lingua tedesca sul friulano, ma, per quanto apparisce fino 
ad oggi, gli elementi germanici sarebbero pochi, e potrebbero essere 
anche posteriori all'epoca succitata, derivati cioè, in un tempo a 
noi più vicino, dal frequente commercio con la finitima Carinzia. 
S'aggiunga che l'estensione di questo linguaggio che oggi ancora, 



305 

dice l'illustre Ascoli, presenta una florida « ladinità » era tale prima 
di essere soprafatto del veneto, da comprendere una regione più 
vasta dell'odierna, dal fiume Piave al golfo del Quarnero; che le 
vallate delle alpi carniche, come tutti sanno, furono per cosi dire 
il serbatoio della popolazione friulana, e quindi della lingua, e che 
infine la pianura, ove esistettero le antiche colonie di Roma, si con- 
servò sempre latina. L'elemento bavarese dunque si sarebbe trovato 
in un campo troppo ristretto da poter esercitare tutta quella influenza 
che lo Zahn credette, sia pure in buona fede, di potergli ascrivere. 
(V. n. 515) Del resto l'autore di questa operetta è non soltanto un 
dotto e paziente indagatore delle memorie antiche, ma in pari tempo 
un uomo di garbo il quale descrive con eleganza e con libero affetto 
il paese nostro e ne ama la storia. Il lavoro uscì in seconda edizione 
elegante, con caratteri e carta a uso antico, in Graz, tip. Leykam- 
Josefsthal, 1883; in 16® di pag. 68. Dedicata al Friuli, questa ri- 
stampa col titolo: Die deutschen Burgen in Friaul, Shizzen in 
Wort und Bild, contiene, disegnati di mano dello stesso Zahn, due 
prospetti del castello di Spilimbergo e uno per ciascuno dei seguenti: 
Ravistagno e Prampergo presso Artegna, Partistagno presso At- 
timis, Guspergo e Gronunbergo o Purgessimo presso Cividale, So- 
limbergo presso Spilimbergo. (Murerò.) 



Breve prospetto preparatorio ad una storia dei castelli 
friulani, per Francesco di Manzano. (Nell'Arr^o^/ra/b trietsinOj 
Nuova Serie, Voi. viii, pag. 115 e segg.) — Trieste, tip. Herrman- 
storfer, 1881; in 8° gr. di pag. 29. (R.O-B.J 

In sette capitoli l'autore presenta lo schema di un'opera da 
farsi sui castelli friulani che, illustrata anche dal disegno, sarebbe 
molto importante. Ma il vero prospetto sta nelle ultime pagine dove 
i 147 castelli antichi, posti entro i confini naturali del Friuli, sono 
divisi in due serie, cioè di 92 conservati in tutto o in parte o 
restaurati, e di 55 totalmente demoliti. Accanto al nome del ca^» 
stello havvi quello dei signori che già lo avevano in giurisdizione e 
ora ne sono proprietarii. Corsero nella edizione alcuni errori di 
stampa. — Vedi il Fulin nel Bullettino bibliogra/tco dell'Archivio 
Veneto, n. 6, pag. 93. 

e»4L. Aquileia zur Rómerzeit, mit einer Tafel, von prof. H. 
Maionica. (Nel XXXP Programma annuale delVi. r. Ginnasio di 

21 



306 

Stato di Gorizia, pag. 1 e segg.) — Gorz, tip. PaternoUi, 1881; in 8® 
di pag. 30. (R. a-B.J 

Con la scorta degli autori latini e delle iscrizioni, il Maionica 
rifa la storia di Aquileia sotto i romani, entrando nelle questioni 
della sua importanza militare, della superficie, e degli istituti civili 
e religiosi. Parla altresì delle strade, e sempre con tale abbondanza 
di citazioni da rendere completa, nella sua concisione, la presente 
monografia. — Ne trattò brevemente V, Joppi nella Patria del Friuli, 
1 settembre 1881, n. 208. 



Antichi vasi fittili di Aquileia raccolti e illustrati dal 
dott. Carlo Gregorutti. {ì^qW Archeografo triestino. Nuova Serie, 
Voi. VI, pag. 392 e segg., Voi. vir, pag. 115 e segg., 221 e segg.) — 
Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1880-81; in 8^ gr. di pag. 56. (R. O^B.J 
In questa prima serie si comprendono ben 680 pezzi, di molti 
de' quali si danno, oltre la iscrizione che porta il nome del figulino, 
il contorno e i disegni eventuali. Grande è la varietà delle marche 
da fabrica, e non è da stupire per un emporio come Aquileia, a cui 
affluivano i prodotti di luoghi lontani. La maggior parte dei frammenti 
è color rosso cupo, rarissimi sono neri e bruni. Si distinguono i più 
fini dagli ordinarii pel colore più vivo e per la consistenza dello 
smalto. Il benemerito e operosissimo dott. Gregorutti lavora con 
alacrità alla illustrazione di altre scoperte consimili cioè dei sigilli 
aquileiesi che si ritrovano su anfore, lucerne, embrici, tegole e mattoni. 

Odo. La pieve e il castello di Buia, cenni storici di C... (Nel 
Cittadino Italiano 29 giugno, 2 e 3 luglio 1881, n. 143, 145, 146) — 
Udine, tip. del Patronato; in fol. di col. 12. (B. C. U.J 

L'ab. Luigi Camavitto raccoglie qui le notizie più strane intorno 
al suo soggetto, risalendo alla supposta origine di Buia che sarebbe 
derivata dai Bovii, famiglia romana; ma egli non crede a questa 
etimologia, e la trarrebbe piuttosto dalle voci slave Bttgva (faggio) 
Bujan (rigoglioso, applicato a bosco). L'autore, incerto del nome, 
pensa che il castello probabilmente romano, sia stato costruito per 
fronteggiare i Carni e a sussidio della via da Concordia a Gemona. 
Venendo al medio evo, la pieve buiese si trova ricordata la prima 
volta nel diploma di Carlomagno, 4 agosto 802, come possesso do- 
nato al patriarca Paolino; e il castello, ognun sa, è nominato nel 
famoso diploma» 11 giugno 983» di Ottone II a Rodoaldo (non Rolando). 



307 

I patriarchi Io tennero fino al 1420, col mezzo di un loro rappre- 
sentante annuale chiamato Capitaneus Bugie: il primo noto fu En- 
rico di Tricano nel 1265. Dal 1293 ebbero la signoria di Buia i 
signori di Varmo, e dall'I 1 novembre 1312 quelli di Prampero, non 
però incontrastati a cagione delle guerre a cui presero parte i conti 
di Gorizia, che per le vicende delle armi divennero a forza signori di 
Buia, prima e dopo la ricostruzione del castello fatta dal patriarca 
Bertrando nel 1335. Lo ebbero anche i Colloredo, i Brugni, i Savor- 
gnani, i comuni di Venzone e di Gemona, sotto il quale ottenne 
una lunga pace, finché cadde per sempre nel 1513, nella guerra 
della lega di Cambrai. Era stato riattato una seconda volta nel 1366. 



'. Documenti inediti del secolo xv, esistenti nell'archivio 
municipale di Cividale del Friuli, publicati dal sac. Luigi Costan- 
tini. (Per messa novella di don Giacomo Bront) — Udine, tip, del 
Patronato, 1881; in 8° di pag. 15. CR^J.J 

Papa Gregorio XII nel 1409 manda al comune di Cividale il 
conte Guido di Por eia a comunicargli alcune cose, che dovettero 
riferirsi alla elezione di Antonio Panciera o di Portogruaro a pa- 
triarca d'Aquileia, caldeggiata dal papa, contro Antonio II, Da Ponte. 
Tutti sanno che le questioni sórte nel concilio di Pisa trovarono 
eco in Friuli, e questi documenti, che assumono forma di Annali 
di Cividale dal 1408 al 1418, ne dicono qualche cosa. Deposti Gre- 
gorio XII dal concilio di Pisa, Alessandro V nomina il Da Ponte a 
patriarca, ma non cessano le brighe di Gregorio; finché, morto 
Alessandro, papa Giovanni XXIII favorisce finalmente l'elezione del 
patriarca Lodovico di Teck. — Di questi documenti, compendiati e 
tradotti, parla lo Zahn nella JJetm^ historique. Tomo xxi, 2, pag. 303. 



Evangeliarium Cividalense, articoli del dott. Enrico Torri 
di Parma. (Nel Giornale di Udine, 3 giugno 1881, n. 131 e nel- 
l'appendice al Giornale di Udine, 7 luglio 1881, n. 160) — Udine, 
tip. Doretti e Soci, 1881; in fol. di col. 7. (B.C.U.) 

Accenna il primo articolo ai nomi illustri tedeschi, longobardi 
e slavi scritti nei margini di questo codice insigne, specialmente 
nei primi nove fogli, e illustrati già dal Bethmann nel 1851 e più 
tardi (V. n. 402). Ora U dott. Palm di Breslavia trasse, per inca- 
rico di quel municipio, la fotografia delle tre prime pagine dell'E- 
vangeliario, le quali proverebbero l'esistenza antica di quella città^ 



308 

dedotta dalle firme di pellegrini appartenenti a famiglie che oggi 
ancora vivono nella capitale della Slesia prussiana o nei suoi dintorni. 
Nel secondo articolo del Torri è tradotto dalla Schlesische Zeitung 
del 5 giugno (Beilage) un articolo del dott. Palm che, trattando 
appunto la curiosa coincidenza, definisce la questione. L'Evangeliario, 
ms. del v o vi secolo, venne nel 1409 a Cividale da Aquileia, dove, 
pel pericolo di guerra imminente, i canonici lo credevano poco 
sicuro. — Noto che il dott. Josef von Zahn, in un articolo in fol. 
di col. 3, intitolato: ^Deiitsche Personnenna7nen in Italien, » uscito 
negli Anzeiger fùr Kunde der deutschen Vorzeit, XXX** anno, febraio 
1883, n. 2, Ntlrnberg, tip. Sebald, ha fatto un lavoro analogo a 
quello del Palm, ricopiando i nomi propri e di famiglia, quasi tutti 
friulani, che egli trovò in due codici in pergamena dell'archivio 
capitolare di Cividale, contenenti due necrologi, uno con la più 
antica data del 1204, l'altro del 1311. 



►. Di un sepolcro scoperto in Cividale di Friuli, di M. Leicht. 
(Nell'Ateneo Veneto, Serie Quarta, n. 3, pag. 145 e segg.) — Ve- 
nezia, tip. Fontana, 1881 ; in 8° di pag. 19. (B. C. U.J 

Fra i due polemisti dott. De Bizzarro e prof. Arboit, dopo 
più di sette anni dalla scoperta del sarcofago, si pone per terzo 
il dott. Michele Lefcht, mostrando dubitare anch'esso dell'auten- 
cità del grafito, il quale poi non proverebbe che nella tomba 
fosse sepolto il primo duca del Friuli. Egli accostasi all'opinione 
del De Bizzarro che fosse quella la tomba di un romano, ma non 
di uno dei fratelli arvali. Bensì, data l'importanza di Cividale al- 
l'epoca romana, e la posizione della tomba a tre metri sotterra e 
a un livello che risponde alla strada di porta Bressana, cioè entro 
la cerchia del vallo antico; esaminati inoltre gli oggetti racchiusi 
nella tomba, specialmente l'anello d'oro, il Leicht, con la scorta 
delle leggi, viene nella conclusione che il seppellito fosse un cava- 
liere romano di famiglia equestre, forse prefetto di campo della 
«civitas Forijulii. » Il Giornale di Udine, 22 agosto 1881, n. 199, 
discorre di questo libretto; ma più è notevole che lo Zahn, nella 
Revue historique. Tomo xxi, 2, pag. 390-92, chiami questo del 
Leicht uno studio del più grande interesse archeologico, sebbene 
non giudichi il valore della ipotesi messa innanzi. 

e30* D. Bertolini. Scavi d'antichità nell'area dell'antica Julia 



309 

Concordia Colonia. (Nelle Notizie degli Scavi, publicate dalla R. 
Accademia dei Lincei, novembre 1880) — Roma, tip. Salviucci 1881 ; 
in 4® di pag. 28, con due tavole. (R.J.J 

Notevolissimo saggio di ricostruzione della pianta dell'antica 
Concordia, sopra un disegno offerto in origine al Bertolini dall'o- 
peraio Giacomo Stringhetta, uomo di felice memoria, e amante delle 
antichità del suo paese. Il Bertolini illustra completamente la pianta 
stessa. Lo scavo sul fondo Frattina, nel febraio 1879, venne a con- 
fermare coi fatti la topografia; e qui largamente il Bertolini dige degli 
oggetti trovati nel fondo stesso sotto il ponte scoperto per primo, 
cioè bronzi, ambre, pezzi di ferro, di osso, di piombo. Le lastre di 
piombo contengono iscrizioni spiegate dal prof, de Petra. Poi si 
rinvennero pesi, oggetti di marmo, terrecotte, coi nomi dei flguli 
ed altri scritti che si trovano in tutte le varietà di tegole, anfore, 
lucerne, patere, mortari ed altre, e qualche avanzo di vetro. Il 
Bertolini mostra anche in questo lavoro una larga coltura archeo- 
logica e confronta le proprie con le scoperte e le descrizioni fatte 
dal Gregorutti e da altri. 



Documenti inediti della diocesi di Concordia riferibili al- 
Fanno 1849. (Per ingresso di mons. Rossi a vescovo di Concordia) 

— Portogruaro, tip. Castion, 1881; in 8^ di pag. 31. (R.J.) 

Lionello Chiericato, patrizio vicentino, era da poco vescovo di 
Concordia, quando Innocenzo Vili lo mandò a Carlo Vili re di 
Francia in missione straordinaria perchè le armi d'Europa si ri- 
volgessero contro il Turco. Nel lasciare la sede concordiese al 
suo procuratore Domenico Lotaringio, il Chiericato ebbe cura di 
far redigere nel 1489 gli otto elenchi che qui si publicano, i 
quali comprendono i vassalli nobili e ministeriali della chiesa con- 
cordiese, le pievi e le cappelle del territorio diocesano, i castelli 
che ne dipendevano, le decime, ì livelli, le rendite del mercato, e 
mobili, libri e codici conservati nella residenza vescovile. Monsignor 
Degani raccolse questi docume nti. ^ Ne parlarono brevemente V. 
Joppi nella Patria del Friuli, 1 settembre 1881, n. 208, e lo Zahn 
nella Revue historique. Tomo xxi, 2, pag. 393. 

03S. Note cronologiche inedite spettanti alla chiesa di Ge^ 
mona. (Per ingresso di don Antonio Bazzara a parroco di Vendoglio. 

— Udine, tip. del Patronato, 1881; in 8° di pag. 22. (B.C.U.J 



310 

Queste copiose note cronologiche furono raccolte da Ferdinando 
Blasich dagli archivii, di cui manca l'indicazione, e riferite o a 
modo di regesto o trascrivendone i più interessanti passi latini o 
volgari. Vanno dal 1265 al 1848. Grande oppressione esercitavano 
i pievani di Gemona sui preti di Venzone prima del 1391, in cui 
per bolla di Bonifazio IX le due chiese rimasero separate, senza che 
cessassero al tutto i litigi, i quali anzi rinaquero più tardi nel se- 
colo XVII. Sul clero di Gemona sonvi qui molte notizie dì conto, o 
si riferisca che il sacrestano Leonardo Farlatti fu nel 1461 cac- 
ciato e sospeso dalla messa per la « inhonesta vita, » o che il pievano 
Alessandro Lionello non voleva adattarsi alla residenza, adducendo 
a scusa l'esempio dei predecessori. Nel 1564, partiti da Gemona 
i francescani, Jacopo Maracco vicario patriarcale ottenne che fos- 
sero sostituiti gli agostiniani; e qui se ne leggono le pratiche. Fu 
anche curiosa la questione, durata oltre un secolo e provocata dal 
decreto del patriarca Gradenigo nel 1651, che disponeva, sotto pena 
di scomunica, che le donne, in chiesa, fossero separate dagli uomini. 
— Vedi Zahn, Remie historique. Tomo xxi, 2, pag. 392. 



!. Cenni cr (misturici sul teatro di Società di Gorizia, publi- 
cati per cura del segretario teatrale Alberto Planiscig. (Pel primo 
centenario della fondazione del teatro) — Gorizia, tip. Paternolli, 
1881; m 8* di pag. 126. (R.J.) 

Il sig. Planiscig, nello sperpero del vecchio archivio teatrale, 
raccolse da molti egregi le notizie che rendono interessante questo 
volume. Le notizie risalgono al 1740 in cui si rappresentò il Si face 
nella Sala del palazzo provinciale, mentre prima a Gorizia si davano 
spettacoli a cielo scoperto sulle pubhche vie o nei cortili delle 
case patrizie. Nello stesso anno aprivasi dal nobile Giaco Bandeu 
un teatro col dramma krsace : il teatro Bandeu rimase preda delle 
fiamme nel marzo 1779. Filippo Bandeu ebbe la concessione di co- 
struirne uno nuovo che si aperse al publico alla fine di giugno 
1781: è questo il teatro vecchio che venne rifatto nel 1862. 



Quadro storico delle vicende politiche, commerciali e mo- 
rati di Latisana e dell'attuale suo fisico stato (1807), memoria 
inedita di Filippo Donati, con prefazione e note di Virgilio dott. 
Tavani. — Latisana, tip. Orlandi, 1881 ; in 8^ di pag. 21, non nu- 
merate. (R,O.B.J 



311 

Le interessanti notizie offerte dal Donati che, per invito del 
prefetto del dipartimento di Passeriano, imperante Napoleone, stese 
questa Relazione sul passato e sul presente della sua Latisana sono 
completate dall'editore dott. Tavani, con squarci tratti dalla mo- 
nografia speciale del Barozzi e dal noto libro di Giandomenico 
Cleoni. Seguono la Relazione alcune note dello stesso Donati su 
Latisana e dell'editore che conduce la storia del paese fino ai nostri 
giorni tenendo conto delle virtù patriotiche dei suoi conterranei. 
Ma la publicazione sarebbe riuscita ben più utile se l'editore non 
avesse lasciato al publico di raffrontare il misero stato del distretto 
di Latisana nel 1807 con le sue prospere condizioni attuali; argo- 
mento di legittimo orgoglio, da essere trattato con serio proposito. 

— Parlò di quest'opuscolo il Giornale di Udine, 2 novembre 1881, 
n. 261, e con qualche abbondanza lo Zahn nella Reoue historique. 
Tomo XXI, 2. pag. 395. 

03S. Sebastiano Mantica. Cronaca di Pordenone dal 1432 al 
1544, con aggiunte posteriori. (Nozze WielzzMontereale- Mantica) 

— Senza indicazioni [Pordenone, tip. Gatti, 1881]; in 8** di pag, 30. 
(R.J.) 

Il dott. Vincenzo Joppi trascrisse dall'originale esistente nella 
collezione Montereale-Mantica in Pordenone questa cronaca, che fu 
publicata dal sac. Gaetano figlio del raccoglitore di quell'archivio. 
L'autore della cronaca, Sebastiano Mantica, naque nel 23 settembre 
1477 da Giandaniele e dalla nobile Caterina Ragogna di Torre, 
e mori poco dopo l'anno 1553: fu dunque testimonio oculare od 
auricolare di quasi tutti i fatti che narra, dalle scorrerie dei turchi, 
nel 1477 e nel 1499, ai casi generali d'Italia nel principio dell'evo 
moderno, o speciali della republìca veneta e della sua terra in 
occasione della guerra di Cambrai. Gli avvenimenti del 1514, rac- 
contati a lungo, trovano una conferma nel Diario di Pordenone 
già publicato (V. n. 29). C è qualche inesattezza, come che Massi- 
miliano imperatore sia morto nel 1517. Si ricorda che Carlo V, di 
passaggio pel Friuli nel 1532 con parecchie migliaia di armati, di 
ritorno dalla sua impresa contro i turchi, alloggiasse in Porcia in casa 
del conte Venceslao. Questa publicazione si completa di aggiunte 
che vanno, in tre pagine, dal 1490 al 1757; uccisioni, meteore, e 
il passaggio e l'alloggio a Sacile nel 20 dicembre 1581 di Maria 
d'Austria, designata da Filippo II suo fratello al governo del Por- 



312 

togallo, ecco i fatti principali inseriti nell'appendice. — Toccò della 
cronaca del Mantica il prof. Zahn nella Retme historique. Tomo 
XXI, 2, pag. 392. 

030« Cronaca vdinese dal 1532 al 1616, di Marcantonio e 
Lapro Emiliani. (Nozze Sartorelli-Bergamo) — Udine, tip. Doretti 
e Soci, 1881; in 8^ di pag. 19. (R.O-B.) 

Marcantonio Emiliani condusse le sue note fino al 1576; suo 
cugino Lapro fino al 1616, Le seconde hanno molto maggiore in- 
teresse delle prime, anche per gli avvenimenti che s' incontrano nel 
secolo XVII. Quanto è riferito sotto Tanno 1607 interessa la que- 
stione dell'interdetto e le minacele di guerra, onde il luogotenente 
Francesco Erizzo fece stare preparate le milizie della città e dei 
castellani, ma essendo sorta una contesa di precedenza, la mostra, 
per comando della republica si tenne il 20 gennaio, sul prato di S. 
Caterina fuori della porta PoscoUe, con gran disgusto del luogote- 
nente. È accennato ancora alle prime mosse della guerra gradiscana. 
Curioso per la storia dei costumi è quanto riferisce Lapro all'anno 
1609 dei disordini nel convento di S. Chiara in Udine, e all'anno 
1615 del duello nel cortile di Girolamo Sbruglio tra due giovani 
e 15 donne, per vedere se gli uomini avessero la forza negata 
loro da alcune gentildonne a veglia. La singolare tenzone durò tre 
ore, con la peggio delle signore « che furono strapazzate in più 
modi, ligate e seppellite nella neve, e bagnate, e peggio. » La ve- 
dova di Federico Strassoldo ebbe a soffrire più di tutte. La cronaca 
fu edita dal prof, G. A. Pirona. — Essa non sfuggi alle ricerche 
dello Zahn che ne parla, con qualche inesattezza, nella Revue histO' 
riqtiej Tomo xxi, 2, pag. 393 : la accennò pure il Fulin nel Bullettino 
bibliografico dell'Archivio Veneto, n. 6, pag. 94. 



Sopra l'origine e il nome di Udine, note dell'ab. C... 
— Udine, tip. del Patronato, 1881; in 16^ di pag. 27. fB.C.U.J 
Mancando ogni monumento e documento attendibile in propo- 
sito dell'origine e del nome di Udine, l'ab. Luigi Camavitto, che 
dettò queste note, ricorre alle congetture. Dimostrato anch'esso 
spuria per più ragioni l'iscrizione che Gianfrancesco Palladio disse 
ritrovato nel disfare le muraglie del vecchio castello, e che ebbe 
interprete troppo arguto nel Camilli, vorrebbe provare, non ostante, 
che il primissimo castello fosse costruito contro i Carni, dai Romani, 



313 

sopra l'altura, che è un posto avanzato molto acconcio a tenerli 
in freno. Anche il nome di Udine, secondo il Camavìtto, è romano, 
derivando dalla tribù Vetina (Vetinum, Utinum) a cui appartenevano 
le città della nostra regione, da Aquileia a Giulio Gamico. Ma 
l'autore poco appresso si combatte da sé sostenendo che l'origine 
del castello e del nome possa ascriversi, esclusi i romani, ai carni 
gallo-carni. Torniamo dunque nel buio, tanto più fitto, se qui si 
ripete l'opinione, già vittoriosamente combattuta dai geologi, che 
il colle su cui sorge il castello sia artificiale. Le note del Cama- 

j vitto furono tratte a parte dal Cittadino Italiano, 1-6 marzo 1881, 

n. 49-54, ma mancano affatto di critica. — Di questo lavoro parla 
lo Zahn nella Revue historiqvs^ Tomo xxi, 2, pag. 385, ed è incline 

i a ritenere slavo il nome di Udine. 



03@« Udine e la sua sede. (Nel Cittadino Italiano, 19 maggio 
1881, n. 112) — Udine, tip. del Patronato, 1881: di col. 1. (B. C. U.J 
In questo foglio, stampato per onorare il 50° anno sacerdotale 
e il 25° episcopale dell'arcivescovo Gasasela, havvi un cenno sul- 
l'origine di Udine, probabilmente molto anteriore all'espresso ricordo 
del 983, e sulla sua sede che, eretta in arcivescovado nel 1751, si 
mantenne tale fino al 1818, in cui l'Austria volle che ci fosse un 
solo metropolita nella Venezia. L'arcivescovato, dopo molte pratiche, 
fu però rimesso in piedi nel 1847, essendo morto da due anni V unico 
vescovo Emanuele Lodi. 



Il nostro castello, di Antonio Picco. (Nell'appendice della 
Patria del Friuli, 28, 30 luglio, 1 agosto 1881, n. 178, 180, 181) 
Udine, tip. Jacob e Golmegna, 1881 ; in fol. di col. 15. (B. C. U.) 
Havvi qui, con un cenno di descrizione artistica, e con la ri- 
petizione delle antiche date sulla ricostruzione del casteUo e sugli 
usi a cui servi nel passato, qualche richiamo ai tempi anteriori al 
1848. L'articolo ha per iscopo di consigliare il riscatto del monu- 
mento, assegnandolo specialmente a grande deposito degli archivi, 
del museo, e di altre raccolte cittadine e provinciali, È l'espressione 
del sentimento comune nei giorni in cui fu scritto. 



►. Museo civico, di V. J. (Nel Giornale di Udine, 30 marzo 
1881, n. 76) — Udine, tip. Coretti e Soci, 1881; in fol. di col. 1. 
(B. C. U.J 



314 

Qui è data notizia da Vincenzo Joppi delle due medaglie iden- 
tiche trovate, nelle demolizioni pel restauro della Loggia di S. Gio- 
vanni sotto il grande pilastro a destra dell'atrio. Gli udinesi le 
avevano fatte coniare in memoria della pace di Bologna del 1530 
che defini anche in Friuli alcune questioni tra la repubblica di 
Venezia e V imperatore. Erano state deposte dal luogotenente Mar- 
cantonio Contarini, di cui portano il ritratto, nel 14 giugno 1530, 
inaugurandosi i nuovi lavori di allargamento della piazza Contarena, 
cominciata nel 1485 sotto il luogotenente Girolamo Contarini che 
le diede il nome. E riferito ih documento tratto dagli Annali civici, 
XLVi, 320. Una delle due medaglie fu deposta al museo, l'altra 
riposta nel sito di prima con una breve inscrizione ricordante V ul- 
timo ristauro pur ora compiuto in maggio 1883. Le medaglie sono 
rare, e di esse parla il Cicogna nelle Iscrizioni, La stessa notizia 
é riferita in compendio nel Cittadino Italiano, 31 marzo 1881, n. 73. 



Il Ledra, publicazione del Circolo Artistico Udinese, 6 
giugno 1881. — Udine, Ut. Passero e tip. Bardusco, 1881; in folio 
di pag. 4. (R. O-B,) 

Numero unico, uscito in occasione dell'inaugurazione del canale 
Ledra, festa descritta nel Giornale di Udine , 6 giugno 1881, jy. 133. 
Vi figurano i ritratti dei promotori vecchi e nuovi dell'opera, e, su 
documenti comunicati da V. Joppi, è ripetuta la storia degli sforzi 
che dal 1487 si fecero per condurre a buon fine il progetto, finché 
nell'anno 1829, dopo la famosa lettura accademica del prof. Bassi, 
esso entrò nel periodo dei fatti concreti. Un articolo separato narra 
il lavoro continuo di propaganda e di preparazione, che dal 1829 
e più propriamente dal 1869 ci condusse fine al 17 luglio 1880, 
giorno in cui le aque del Ledra arrivarono sotto le mura di Udine, 
A completamento di altri articoli sulla bella impresa (V. n. 126, 421, 
459), noto qui che nel Giornale di Udine 18, 20 e 21 agosto 1868, 
n. 196, 198, 199, si legge la Relazione dell'ingegnere Tatti sulla 
convenienza di irrigare la pianura friulana tra il Tagliamento e il 
Torre con le aque congiunte del Ledra e del Tagliamento ; e che nel 
Bullettino della Associazione agraria friulana. Anno xv, 1870, pag. 
482-86, è riportato il parere 5 dicembre 1869 dell'ingegner Bucchia 
sulla relazione stessa. Anche il Cittadino Italiano, 5 giugno 1881, 
n. 126, a proposito dell'inaugurazione del Ledra, fa un po' di storia 
antica e moderna di quella impresa. 



315 

!. Sui minerali del Friuli, per Camillo Marinoni professore 
di storia naturale nel r. Istituto tecnico di Udine. (Nell'Annuario 
Statistico per la Promncia di Udine, publicazione dell' Accademia 
Udinese^ di scienze, lettere ed arti. Anno Terzo, pag. 82 e segg.) — 
Udine, tip. Seitz, 1881; in 8^ di pag. 116. (E.O-B.J 

Accoglie questa memoria, pag. 89-94 deirAnnwano, molte no- 
tizie storiche sull'argomento, comunicate all'autore dal prof. A. 
Wolf e del dott. V. Joppi. Il più antico documento in proposito è 
un atto del 778, col quale il duca Mastellione dona al monastero 
di Sesto il castello e il villaggio di Forni, con tutti i diritti sulle 
rendite, sui molini, e sulle miniere di ferro e di rame. Fra Chiusa 
e Pontebba, fin dal 1347, esistevano alcune fucine per la lavorazione 
del ferro ; e ferro e rame erano lavorati nella stessa valle dai signori 
di Brazzà nel 1486 e 1488. Per impedire gU abusi in materia mi- 
neraria, la republica di Venezia publicò pel Friuli il regolamento 13 
maggio 1488, e a poco prima, al 1470, risale il documento noto più 
antico che concede scavar miniere nel gruppo dei monti di Timau. 
Nello stesso tempo era lavorata la miniera di rame argentifero di 
Avanza, e di nuovo più tardi nel 1545; mentre nel 1497 Virgilio 
Formentini, nobile cividalese, scopriva la miniera di mercurio di 
Idria, nel territorio della gastaldia di Tolmino, e il giusdicente co- 
mune di Cividale presiedeva al suo lavoro. L'autore viene cosi fino 
ai nostri giorni, traendo le sue notizie anche da fonti edite. 



Yiaggio di Giovanni Da Schio nel Feltrino e nel Friuli, 
l'anno 1824. (Nozze Lampertico-Balbi) — Vicenza, tip. Burato, 1881; 
in 8*» di pag. 16. (R. 0-B.J 

Almerico da Schio e Gaetano di Thiene publicarono questi ri- 
cordi di viaggio, vivaci se non sempre precisi, che, alla distanza 
di oltre mezzo secolo, hanno qualche interesse. Vi è ricordato Ci- 
vidale, dove allora viveva il dotto archeologo Michele Della Torre, 
al quale un uffiziale francese al tempo delle invasioni napoleoniche 
aveva rubato molti manoscritti, cui lasciò pòi a Vicenza in casa 
Piovene in cambio di biancheria: si loda l'archivio e l'incipiente 
museo. Fuori di Cividale, le osservazioni fatte dall'autore a Palma, 
ad Aquileia, a Strassoldo, a Sacile, a Porcia non meritano di es- 
sere rilevate; bensì una bella voce patriotica esce dall'animo virile 
di Giovanni da Schio, quando parla del confine : e una maledetta 
linea ideale più che il zenit ed il nadir o il meridiano, che tirasi 



316 

dopo Palma, divide i due paesi a dispetto delle Alpi. > — Annun- 
ziarono questo libretto Bernardo Morsolin nell'Arca. Star. ItaL, Serie 
Quarta, Tomo xi, pag. 133, e il Fulin nel Bullettino bibliografico 
dell'Archivio Veneto, n. 5, pag. 74-75. 



r. Eine Reise nach Rom, untemommen im lahre 1625, von 
Heronymus Marohstaller, Abt des Benedectiner-Stiftes St. Paul in 
Kàrnten, bearbeitet von P. Beda Schroll. (Nella Carinthia, Zeit- 
schrift ecc., Anno lxxi, n. 6-12, pag. 129 e segg. 165 e segg., 197 
e segg., 229 e segg., 265 e segg., 297 e segg., 329 e segg.) — Kla- 
genfurt, tip. Kleinmayr 1881; in 8^ gr. di pag. 140. (B.C.U.) 

Curioso ragguaglio, tradotto dal latino in tedesco, che può ser- 
vire alla storia della vita e dei costumi in Friuli nel secolo xvii, 
quali sono apprezzati da un viaggiatore affrettato, che nota ovunque 
le diverse abitudini tra il suo paese e T Italia, giudicando meno 
favorevolmente le nostre. Le pagine che a noi più interessano sono 
soltanto delle 197 alle 202. Nel viaggio di andata a Roma, il Maroh- 
staller passò per Pontebba « che si può dire una città, » Chiusa, 
Venzone < grande e bella città, la prima del dominio veneto, > Ge- 
mona, Sandaniele, Rauscedo, Sacìle, « lungo forte; » nel ritorno 
prese la via bassa di Caorle, Portogruaro, Codroipo, rifacendosi di 
nuovo per la pontebbana e toccando San Tomaso presso San Daniele. 



Un palombaro friulano nel secolo xv, cenno del dott. D. 
MiLioTTi. (Nel Giornale di Udine, 26 dicembre 1881, n. 306) — 
tip. Udine, Doretti e Soci, 1881; in fol. di col. 1. (B.CU.) 

Antonio Bartolini, nel Saggio epistolare sopra la tipografia 
del Friuli nel secolo xv, riportando le parole dello storico Monticoli, 
afferma che Bartolo Lucano, maestro di scuola nato in Carnia, sco- 
prisse il modo di € poter star sotto aqua ed oprar de liberar una nave 
gallea sommersa», vestito «di una vesta integra de corame cum 
li occhiali di vetro et cum uno spiralo in capo de la testa a modo 
de una tromba. » Co^ sarebbesi trovato il precursore di Edmondo 
Halley inglese, nato appena due secoli dopo, al quale è attribuito un 
vestito completo di materia impermeabile, mentre l'apparato di Leo- 
nardo da Vinci^ contemporaneo di Bartolo, non avviluppava più che 
la testa e una piccola parte del petto. 

044C Lettere del P. Fulcherio Spilimbergo d. C. d. G., missio- 



317 

nario nelle Filippine (1717-1741). (Per ingresso di mons. Rossi a 
vescovo di Concordia) — Portogruaro, tip. Castion, 1881 ; in 8^ di 
pag. 48. (R.J.) 

Come si ricava dalla notizia premessa a queste 16 lettere, 
naque il padre Fulcherio nel 17 dicembre 1682 da Antonio e da 
Caterina Savorgnan?i; ascrittosi alla Compagnia di Gesù, nel 10 
agosto 1718, giungeva, come missionario, a Manilla. Restò sempre 
alle Filippine, e arrivato alla carica di provinciale, ivi mori di 
epidemia nel 1750. Le lettere, conservate dalla nob. famiglia Gorgo 
di Udine, passarono per eredità al conte Carlo di Maniago. Quasi 
tutte sono dirette ai suoi di famiglia e vi si danno notizie interes- 
santi del viaggio e dei luoghi ove i missionari gesuiti avevano loro 
stanza. — Tenne breve discorso di queste lettere Vincenzo Joppi 
nella Patria del Friuli, 1 settembre 1881, n. 208. 



La legge romana udinese, memoria del socio Francesco 
ScHUPFER. (Nelle Memcrrie della Classe di scienze morali, storiche 
e filologiche della Reale Accademia dei Lincei, Anno 1880-81, Serie 
Terza, Voi. vii, Seduta del 16 gennaio 1881) — Roma, tip. Sal- 
viucci, 1881; in 4^ di pag. 58. (B.CU.) 

La legge romana, che è un compendio e insieme un rimaneg- 
giamento del breviario alariciano, ricevette dal Savigny e dal Bet- 
mann-Hollweg il nome di udinese da uno dei tre codici in cui si 
contiene, il quale appartenne all'archivio della cattedrale d'Aquileia, 
passò alla metropolitana di Udine, fu publicato dal Canciani nelle 
Barbarorum leges antiquae, Venezia 1789, fu riprodotto da Walter, 
Berlino 1824, nel Corpus iuris germanici antiqui, si credette per- 
duto, poi, ritrovato, lo esaminarono THaenel, il Bonturini, nella 
Rivista Euganea, Padova, 1857, e ne parlarono, con altri, lo Stobbe 
nel 1853 e nel 1860, e il Fertile nella Storia del Diritto, Padova 
1873, pag. 102 e segg. Questa importante memoria del Schupfer 
mira a dimostrare l'origine italiana della legge udinese, contro 
il concorde giudicio degli stranieri che le danno a patria la Rezia 
curiense o paese dei Grigioni. La questione è trattata dal Schupfer 
sotto il duplice aspetto del tempo e del luogo: quanto al primo, 
egli colloca la legge non al secolo viii, ma al ix, e le attribuisce 
carattere feudale; rispetto al luogo, la ricerca entra in studii minuti 
sulla lingua, sulle classi sociali e sui giudici, sulla diversità del di- 
ritto espresso dalla legge udinese da quello vigente nella Rezia, 



318 

sull'analogia di essa con le leggi longobarde e la diversità assoluta 
dalla legge alemanna, sulla parola Rex che ricorre nella legge 
in esame, i quali argomenti ed indagini diraostrebbero, secondo il 
Schupfer, che si tratti appunto di legge italiana. Con la presente 
memoria l'autore richiama in vita una controversia, già discussa 
or sono più di trent'anni, e posta da lui stesso nelle sue Istituì 
zioni politiche longobardiche, Firenze 1863, e nella Società mi- 
lanese all'epoca del risorgimento del Comune in Archivio Giuridico, 
Voi, III, 1869, pag. 252. La Rassegna settimanale, in una recenzione, 
nel Volume ix, n, 209, 1 gennaio 1882, pur lodando il prof. Schupfer, 
non soscrive alle sue conclusioni. Ma già, in data 13 dicembre 1881, 
erano uscite, contro la memoria del Schupfer, le osservazioni del 
prof. Antonio Fertile, neìV Archivio Veneto, Tomo xxii, pag. 368-384. 
In esse si riconferma appartenere la legge romana udinese alla Rezia 
curiense, ma, cosa curiosa, si indicano non ostante quali maggiori 
argomenti avrebbe potuto invocare il Schupfer per sostenerne l'ita- 
lianità. Il fondo dell'articolo del Fertile è polemico, e mira a ribattere 
gli attacchi mossigli dal prof. Schupfer; però ha importanza scientifica 
nella questione tanto dibattuta, — Tra i molti, parlò della memoria 
del Schupfer la Nuova Antologia, 15 ottobre 1881, pag. 756; più 
a lungo C. Nani nell'Arca. Stor. ItaL, Quarta Serie, Tomo ix, pag. 
198-202 e V Archivio storico per Trieste, l'Istria, e il Trentino, Voi. 
I, pag. 400 e segg. 



Bronzi preistorici del Friuli, nota del dott. prof. Camillo 
Marinoni. (Negli Atti dell'Accademia di Udine pel triennio 1878- 
1881, Seconda Serie, Volume v, pag. 7 e segg.) — Udine, tip. Do- 
retti e Soci, 1881 ; in 8^ di pag. 35, con una tavola. (R. 0-B.) 

Nel 10 gennaio 1879, il prof. Marinoni teneva una lezione al- 
l'Accademia di Udine su questo argomento, e il suo lavoro era 
dapprima stampato negli Atti della Società italiana di scienze na- 
turali, Milano, luglio 1879, Voi. xxi, pag. 485-519. 1 primi arnesi 
di bronzo trovati recentemente in provincia e riferibili ai tempi 
remotissimi preromani appartengono, per la pianura e la parte 
pedemontana, a Cividale e dintorni, a Castel Porpetto, a Belgrado 
di Varmo, a Cavasse nuovo, e per la regione alpestre a Imponzo 
nel distretto di Tolmezzo, a Esemon di Sotto e a Giaveada nel di- 
stretto di Ampezzo. Gli oggetti, accolti nei musei di Cividale e di 
Udine, si dividono in armi, utensili e ornamenti : ne furono trovate 



319 

5 delle prime, 18 dei secondi (fra cui ben 13 palstaàb) e 1 sola 
fibula. La illustrazione di questi cimelii è veramente esauriente, 
anche per lo studio e il confronto di altri oggetti paletnologie i 
sparsi per l'Italia: quanto al Friuli, essi si aggiungono alle tracce 
della palafitta, sospettata dal prof. Taramelli dell'epoca neolitica 
(V. n. 343,) e agli avanzi della prima epoca del ferro, trovati a San 
Pietro di Gorizia. 



Le tradizioni storiche, fiabe e superstizioni popolari friu- 
lane, memoria del prof. Valentino Ostermann. (Negli Atti della 
Accademia di Udine pel triennio 1878-1881, Seconda Serie, Voi. v, 
pag. 51 e segg.) — Udine, tip. Doretti e Soci, 1881 ; in 8** di pag. 
20. CR.O-B.J 

Anche questo saggio accurato di tradizioni, di fiabe e di su- 
perstizioni friulane, letto in seno all'Accademia di Udine nel 7 
marzo 1879, merita di essere accennato nella bibliografia, sapendosi 
quanto giovamento tragga la storia dei costumi da simili lavori 
che oggi sono la delizia dei raccoglitori. Le tradizioni raccolte in 
buon dato dal prof. Ostermann, specialmente dalla bocca dei vecchi, 
riguardano Osoppo, Gemona e i pressi del ragliamento, e i famosi 
ladroni Pagnutti sbaragliati nel secolo scorso dal luogotenente Giu- 
stinian. Quanto alle fiabe, esse si aggirano su streghe, diavoli, dra- 
goni, e sugli ossessi di Clauzetto, e i dannati della cima del Canino. 
L'Ostermann distingue le leggende in cinque gruppi: religiose, di 
cui parecchie ne publicò Caterina Percoto; morali; burlesche e 
satiriche; critiche meno numerose di tutte; romanzesche che sono 
in copia maggiore: l'autore della memoria dà qualche saggio di 
tutti i generi, ed è desiderabile che la sua erniosa raccolta mano- 
scritta veda presto la luce. — Su questo opuscolo un anonimo 
scrisse nell'appendice della Patria del Friuli, 7 ottobre 1881, n. 239. 

OSO. Saggio di cartografia della regione veneta. (Nei Mont^ 
menti storici publicati dalla R. Deputazione veneta di storia patria. 
Serie Quarta, Miscellanea, Voi. i) — Venezia, tip. Naratovich, 1881 ; 
in fol. di pag. XLv-444. (R.O-É.J 

Preziosa raccolta descrittiva di ben 2196 tra carte geografiche 
e piante, disposte in ordine cronologico, e concernenti la regione 
veneta dal secolo xi e più minutamente dal xvi ai nostri giorni, 
le quali si conservano manoscritte o stampate nei publici e privati 



320 

depositi. Fu preparata e messa in luce neiroccasione del III Congresso 
Geografico internazionale di Venezia, ed egregi uomini vi collabo- 
rarono per le otto provincie venete e per l'Istria e Trieste. Ad 
illustrare la cartografia friulana concorsero il dott. V. Joppi e spe- 
cialmente, in larghissima misura, il prof. Giovanni Marinelli che, 
come ispiratore del lavoro, ne ebbe la direzione e si assunse di 
scriverne T introduzione. Nella quale è detto assai largamente e 
con grande dottrina delle rappresentazioni grafiche della terra dal- 
l'antichità fino ai tempi in cui ebbero insieme carattere pratico e 
scientifico. Tanto è più pregevole questo Saggio, considerata la man- 
canza di un manuale completo e metodicamente uniforme di bi- 
bliografia cartografica moderna, anche ristretto, come questo, a 
una sola comunque importante regione, la quale, per trovarsi ai 
confini del regno, si lega in ispecie colle terre finitime deirAustria. 
I pregi di tutto il volume vanno ripetuti per la parte di esso 
che riguardano il Friuli, il che si può dedurre dall' indice alle voci 
speciali del Friuli, come dai nomi Alpi, Germania, Illiria, Istria, 
Italia superiore, Litorale austriaco. Lombardo - Veneto, Veneto ed 
altri. Il prof. Marinelli elaborò ben 850 bibliografie. La più antica 
carta friulana notata nel Saggio è un disegno planimetrico di Di- 
gnano (ant. Ingam o Ignano), che si riferisce al secolo xiv. — A 
questo lavoro fa un bell'elogio, tra i molti che ne scrissero, lo 
Zahn nella Revue historique, Tom. xxi, 2, pag. 397-8. ^ 



. Die Reichskanzler, vomehmlich des x, xi und xn Jahr- 
hunderts, nebst einem Beitrage zu den Regesten und zur Kritik 
der Kaiserurkunden dieser Zeit, von D.' Karl Friedrich Stumpp, 
professor an der k. k. Universitàt zu Innsbruck. — Innsbruck, tip. 
Wagner, 1865-1881. Tre volumi in 8*^ di pag. vui-128 ine, xvi-468, 
xxxv.887. (B, a U.J 

Gli Ada Impera adkuc inedita, raccolti dallo Stumpf nel se- 
condo volume in un accurato indice, risalgono al numero di 5100 
dal regno di Enrico I a quello di Enrico VI, cioè dal 920 al 1197, 
e per essere tutti anteriori al secolo xiii hanno grandissimo pregio, 
avendo il collettore cercati all'uSpo gli archivii e le biblioteche 
d'Europa, e specialmente di Germania e d'Italia. Qui a Udine gli 
valse l'aiuto del Wolf e di V. Joppi. Il primo volume si occupa anche 
delle fonti merovingie e carolingie, ma sta da sé e non fu completato ; 
in quella vece il terzo volume più prezioso di tutti, che ha prò- 



321 

priamente il nome messo in testa a questo articolo, raccoglie per 
esteso 533 atti di questo periodo, la maggior parte inediti. Il solo 
Friuli, non compresi Trieste, l'Istria, la marca trivig lana, che con 
esso ebbero tante relazioni, è rappresentato con 14 documenti in 
questa collezione dello Stumpf, si per la storia del patriarcato, fi- 
gurandovi gli imperatori quali donatori in tutto o in parte del 
Friuli ai patriarchi, ceme per la conferma delle donazioni fatte agli 
abati di Sesto e di Moggio. Anche gV indici sono degni della nota 
pazienza tedesca. È da ayvertirsi il fatto scoperto dallo Stumpf che 
nei documenti per Y Italia, e quindi anche pel Friuli, il cancelliere 
appaia sempre italiano, come fu borgognone per gli atti della Bor- 
gogna, tedesco per quelli della Germania. Lo Stumpf-Brentano, nato 
a Vienna il 13 agosto 1829, mori, in età ancora fresca, nel 12 
gennaio 1882 in Innsbruck, dove fin dal 1861 professava in quella 
università scienze ausiliarie della storia, nella quale ebbe a maestro 
il Bòhmer. 



Inventario delle cose preziose lasciate dal patriarca d*A^ 
quileia Nicolò di LitssemburgOj documenti del dott. V. Joppi. (Nel- 
V Archivio storico per Trieste, l'Istria ed il Trentino^ Voi. i, fase. 2, 
pag, 95 e segg.) — Roma, tip. Artero, 1881 ; in 8^ di pag. 12. (Ti.J.) 
La premessa storica c'istruisce che il patriarca Nicolò, avendo 
dovuto sostenere grosse spese per mandar a fine la vendetta contro 
gli uccisori di Bertrando, non aveva pagato alla curia romana le 
gravissime tasse di sua elezione ed era debitore di grandi somme 
verso alcuni mercanti e prestatori di Udine. Gli incaricati del papa 
chiesero al comune la consegna degli oggetti preziosi appartenenti 
al patriarca, e, non avendo ottenuto l'intento, nell'aprile 1359 sco- 
municarono la città, che fu liberata soltanto qualche mese dopo, 
essendo patriarca Lodovico della Torre. All'abate di S. Giorgio 
Maggiore di Venezia, collettore papale, furono consegnati, secondo 
il presente inventario, i ricchi oggetti del patriarca Nicolò, conte- 
nuti in sei casse ; il loro valore fu calcolato ducati 4539, ma tutto 
rimane oggi perduto, o almeno fra i tesori di Roma, non è facile 
identificare i preziosi arredi sa(jri, gli ori e gli argenti, e perfino 
i quindici anelli che potrebbero essere appartenuti al patriarca. 
Lo stesso Vincenzo Joppi, nell'anno 1883 déìY Archivio, prosegui 
l'utile publicazione di altri in ventarli,, offrendo cosi una vera storia 
del Tesoro della basilica patriarcale di Aquileia. — Lo Zahn, nella 

22 



322 

Revue histarique. Tomo xxi, 2, pag. 393-4, fa intanto grande stima 
di questa pubiicazione. 

e^3. R. SOVRINTENDENZA AGLI ARCHIVI VENETI. GH Arckivi 

della regione veneta. — Venezia, tip. Naratovich, 1881 ; Tre volumi 
in 8® di pag. civ-480, n-561, vii-296, o compi. 1450, con cinque 
chiavi di cifre. f^B. C. U.) 

La parte riservata al Friuli, in questa notevole opera statistica, 
si incontra nel primo volume ed è dovuta alla diligenza del dott. 
Vincenzo Joppi, bibliotecario della Comunale di Udine. Fattasi una 
inchiesta sugli archivi delle provincie venete, tra gli anni 1820-28, 
la provincia di Udine diede nel 1820 un prospetto di tutti gli ar- 
chivi politici, amministrativi, giudiziari e notarili sparsi allora in nu- 
mero di 59 per 36 località. Le buste e i registri degli atti, quasi tutti 
moderni, giudiziari, amministrativi e finanziari, rilevati per la pro- 
vincia di Udine dall'inchiesta del 1874, ascendono a 36208, mentre 
il totale delle otto provincie venete è poco più di trecentomila. L'in- 
chiesta archivistica 1879-1880, dà un prezioso elenco, con l'indica- 
zione degli anni, degli Atti conservati nell'archivio notarile di Udine, 
e rogati in quei luoghi delle attuali provincie di Udine, Treviso, 
Venezia e Gorizia dove giungeva il dominio patriarcale. Questi, 
e gH archivi dei feudi, abazie, corporazioni religiose, e gli statuti, 
gli alberi genealogici, perfino i copialettere, tutti conservati nel 
museo e nella bibliotea comunale sono dati in ordine alfabetico dei 
paesi, e la storia può trarne immenso vantaggio. Cividale e Udine 
vi figurano in più larga misura. Termina l'elenco cogli atti che si 
conservano nei singoli comuni. In totale ci sarebbero in 122 dei 
181 comuni della provincia oltre 120mila tra buste, registri è 
mazzi. Le rettificazioni e le aggiunte alla statistica si trovano nel 
terzo volume. — Quanto al distretto di Portogruaro, i dati furono 
raccolti da Dario Bertolini, e sono nel terzo volume, pag. 22-36. 
Nel 1453 un incendio distrusse l'archivio antico del comune di Por^ 
togruaro e i pochi documenti, qui elencati, sfuggiti al disastro, non 
furono salvati per l'incuria dei preposti al comune. Solo nel secolo 
scorso il co. Giovan Antonio Pelleatti raccolse in 29 volumi ogni 
vecchia carta di carattere publico, facendonedono nel 1829 al mu- 
nicipio. Di questo e di altri documenti anteriori alla caduta deUa 
republica, il Bertolini fece un diligente catalogo, distribuendolo in 
leggi, ducali, atti del podestà, atti del comune, miscellanee ed ap- 



323 

pendici. Sono in tutto 210 numeri tra libri, registri e filze. — Di 
questa publicazione tenne parola il Fulin nel Bullettino bibliografico 
dell'Archivio Veneto, n. 6, pag. 87. 

0^4i« Sopra una lapide romana esistente in FattgUs e sulVori" 
gine del vico e del nome di Faùghs, di C . . . (Nell'appendice del Cit- 
tadino Italiano, 9 gennaio 1881, n. 6) — Udine, tip* del Patronato, 
1881 ; in fol. di col. 7. (B. C. U.J 

Si descrive qui e s' interpreta una lapide, che fu già scoperta a 
Villa Vicentina, l'antico vico Camartius, presso Aquileià. Il Mommsen 
la riporta, con qualche inesattezza, al n*1134 del Voi. v dell'opera 
sua. L'autore di questo articolo, che è l'ab. Luigi Camavitto, crede 
poi derivata Faùglis da una selva di faggi e conforta il suodire con 
citazioni, conchiudendo essere quel villaggio di origine longobarda. 



iS. Numismatica friulana. Le Medaglie, memoria del prof. 
Valenti.no Ostermann. (Negli Atti dell'Accademia di Udine, Serie 
Seconda, Voi. v, pag. 115 e segg.) — Udine, tip. Doretti e Soci, 1881 ; 
in 8^ di pag. 73. (R. 0-B.) 

Questa importantissima memoria fu letta dapprima neir8 agosto 
1879 in seno all'Accademia di Udine e poco appresso publicata in 
appendice al Giornale di Udine e separatamente, tip. Doretti e Soci, 
1879; in 4^^, pag. 17 a due colonne. Ma la seconda edizione, di cui 
qui si tiene conto, vantaggiasi grandemente sulla prima. Dopo al- 
cune notizie generali, il prof. Ostermann discende a parlare dell'arte 
del conio in Friuli, toccando delle scoperte di nummi fatte nel 
secolo passato e nel nostro a Zuglio, a Cornino, a Osoppo, a Moggio, 
a Gemona ed altrove e promettendo uno studio sulle zecche pa^ 
triarchine. I 139 pezzi diversi qui descrìtti ricevono vivo lume dalla 
storia edita, da memorie inedite e sono divisi in serie, tenendosi 
conto dei mancanti nel museo di Udine. Prime appariscono le me- 
daglie del periodo patriarcale e sono 18, cominciando da S. Erma- 
Cora. Vengono poi i sacri encolpi, in numero di 28, che apparten- 
gono alcuni a Sauris, uno alla confraternita del Rosario e parecchi 
alla Madonna delle Grazie di Udine, poi a S. Maria di Barbana, 
al Monte Santo presso Gorizia e cosi via. Le vicende politiche del 
Friuli, da Attila alla partenza del Somenzari nel 1811, sono rappre- 
sentate da 13 medaglie; mentre i fatti civili e i casi memorabih 
della città e provincia, trovano illustrazione in 9 medaglie. Vengono 



324 

appresso le otto medaglie dei luogotenenti, cominciando da quella 
di Marcantonio Contarini, scoperta nel 1881, restaurandosi la Loggia 
di San Giovanni: solo è da notare che il doge Manin non fu mai 
luogotenente di Udine. Gli illustri friulani sono ricordati in 36 me- 
daglie, e qui il nostro nummografo ha campo di entrare nella loro 
biografia ; ma è da escludere dalla serie il cardinale d'Altems che non è 
friulano. 21 medaglie sono delle Accademie o, come dice TOstermann, 
€ segnano le diverse stazioni della patria nostra sulla via del pro- 
gresso. » Finalmente gli ultimi conii accennati nella memoria sono 
sei tessere delle fabriche di tessuti Linussio ed Antivari. Un indice 
opportuno rende agevole lo studio di questa diligente illustrazione 
del patrio medagliere. — Di questo lavoro disse breve il Fulin nel 
Bullettino bibliografico dell'Archivio Veneto, n. 4, pag. 60. 



Genealogia della famiglia Deciani publicata da Nicolò 
Mantica. (Nozze Deciani-Ottelio) — Udine, tip. Doretti o Soci, 1881 ; 
in 4** di pag. 2. (R. 0-B.). 

Preceduta da un breve cenno illustrativo, in cui si tocca dei 
due famosi Tiberio e Gian Francesco professori di diritto allo studio 
di Padova, e il primo anche consulente di gran nome, merita un 
ricordo questa genealogia per la diligenza con cui fu condotta su 
documenti sinceri. 



Genealogia della nòbile famiglia dei conti Ottelio. (Nozze 
Simon utti-Ottelio) — Udine, tip. del Patronato, 1881; in 4® di pag. 
2. (B. a U.) 

Autore conosciuto di questa famiglia fu Zuanne Ottelio da Bas- 
sano, il cui figlio Alvise venne in Udine poco dopo il 1500. Camillo 
pronipote fu aggregato nel 1609, come dottore, al Consiglio nobile 
di Udine, e Lodovico nipote di Camillo ebbe nel 1703 titolo dì 
conte in benerenze dei servigi suoi e di suo padre Alvise che fu il 
noto proveditore ai confini, di cui parla molto a lungo l'Antonini 
nella sua seconda opera sul Friuli. Ma i tre più famosi Ottelio fu- 
rono valenti professori di legge nella università di Padova, nel se- 
colo XVI r. 



t. Annvxirio della nobiltà italiana. Anno i-iv, 1879-1882 — 
Rocca S. Casciano, tip. Cappelli ; Pisa, Direzione del Otomale Aral- 
dico, 1878-1881 ; Volumi quattro in 32** di pag. 455, 596, 645, 658. 
(TÌ.M.) 



325 

Tra le famiglie friulane, contenute in questa pnblicazione fog« 
giata snìVAlmanach de Gotha, appaiono, nel volume i, le seguenti: 
Bresciani, Colloredo-Mels, Manzano (di), Porcia, Savorgnan, Spilim- 
bergo, Strassoldo. Si aggiungono, nel volume ii, Altan, Conciua 
(de), Coronini-Cronberg ; nel iii, Mels-Albana, Puppi, Richieri, Torre 
(della) ; nel iv, Claricini (de). Lo stato presente di ogni famiglia è 
preceduto da brevi notizie storiche, e molte armi nobiliari sono 
artisticamente condotte a più colori. Però il libro non può lodarsi 
di soverchia esattezza, e nemmeno va immune da censura l'aver 
preso a trattare di alcune famiglie, omettendo di altre non meno 
degne di storia. — Di questa publicazione parlarono VArch. Star. 
ItaL Quarta Serie, Tomo vi, pag. 148, e il De Gubernatis nell'An- 
nuario della letteratura italiana. Anno i, pag. 242-243, a cui 
rispose a lungo, nella prefazione al iv volume, la Direzione dell'Ani 
nuario. 



Ain^Hij von D.' J. von Zahn. (Nel Literarische Beilage der 
« Montags Revue, » 14 novembre 1881, n. 46) — Wien, tip. Stein, 
1881 ; in fol. di col 5. (R. W.J 

Nel mostrare le tendenze tutt*altro che austere del patriarca 
Bertoldo di Merania, il quale accoglieva con predilezione a Cividale 
e a Sofifumbergo la nipote Agnese di Merania, moglie del duca 
Federico, viene Fautore, colla scorta di documenti inediti, a de- 
durre che Anselin, fin qui creduto un personaggio favoloso, altro 
non fosse che Ain<^ili (piccolo Enzo) figlio naturale di Bertoldo 
stesso e di una dama, Bettina, da lui conosciuta a Cividale. Il 
figliuolo dotato dal patriarca di molte terre in Friuli, e posto sotto 
la protezione della duchessa Agnese predetta, fu, per salvare le 
apparenze, dichiarato cognato del duca Federico. Quando poi nel 
1245 a Verona l'imperatore conferi a Federico la corona dell'Austria 
e deUa Stiria, la Carniola fu inalzata a ducato, « per alzare sempre 
più la dignità del regno > e investita al piccolo Enzo. L'autore con- 
chiude che i documenti cividalesi potrebbero offrire maggior luce 
sull'argomento. 

eoo. Giambattista Bassi, commemorazione letta da G. A. Pi- 
RoNA. (Negli Atti dell'Accademia di Udine pel triennio 1878-1881, 
Seconda Serie, Voi. v, pag. 305 e segg.) — Udine, tip. Doretti e 
Soci, 1881 ; in 8^ di pag. 5. (R. 0-B.) 



326 

Letta nella seduta 27 giugno 1879 dal prof. Pirona, allora 
presidente delF Accademia di Udine, questa commemorazione dice 
i meriti letterari e scientifici di G. B. Bassi nato in Pordenone 
addi 3 giugno 1792, morto in S. Margherita nel 19 maggio 1879. 
Fu il Bassi mecenate degli artisti Fabris e Giuseppini; dal 1821 
al 1846 tenne Tuficio di professore di matematica e di disegno 
nelle scuole reali inferiori di Udine; ornò dei suoi lavori architet- 
tonici Pordenone, Palmanova, Paularo, Udine; coltivò la meteoro- 
logia, e publicando le osservazioni del Venerio, venne a conclusioni 
importanti ; finalmente nel 1829, in una lettura accademica, richiamò 
a nuova vita il progetto di costruire un canale navigabile da Udine 
al mare, mediante il Ledra e il Tagliamento, progetto da lui stesso 
modificato nelFaltro, oggi- compiuto, di dissetare con le aque del 
Ledra la popolazione di 72 villaggi e di irrigare i campi posti nella 
pianura tra Tagliamento e Torre. — Poco dopo la morte del Bassi 
era uscita nel Tagliamento di Pordenone, 24 maggio 1879, n. 21, 
una bella e diffusa necrologia. 

oei» Del padre Jacopo Belgrado, e specialmente della di lui 
opera intitolata: I fenomeni elettrici ecc., cenno del dott. Domg^ 
Nico MiLioTTi medico in Gemona.. — Udine, tip. Doretti e Soci, 1881 ; 
in 8** di pag. 33. (R. 0-B.J 

Non tanto per l'opera che il Miliotti prende accuratamente in 
esame, quanto per le brevi nptizie sulla vita del padre Belgrado 
della compagnia di Gesù,, questo scritto, che comparve dapprima in 
sei appendici del Giornale di Udine, 14-21 luglio 1866, n. 166- 
172, trova posto in una bibliografia storica friulana. Nato Jacopo 
Belgrado a Udine nel 1704 passò da Padova a Bologna a stu- 
diarvi filosofia e matematiche, le quali discipline prolessò a Ve- 
nezia, e la seconda, dal 1738, all'università di Parma ove stette fino 
al 1768^ in cui.i Gesuiti furono cacciati da quella città. Di là venne 
a Bologna, indi a Modena, e soppressa la compagnia passò a Udine 
nel 1774, e qui visse fino al 1789. Don Ferdinando di Parma nel 
1775 lo nominò conte, titolo che il senato veneto confermò a lui 
e ai discendenti di suo fratello Alfonso. Fu Jacopo Belgrado teologo, 
poeta, archeologo, matematico, fisico. Bisogna dire che lo spazio sia 
mancato all'autore della memoria, se non diede il promesso, catalogo 
delle opere del padre Belgrado e nemmeno si occupò delle altre che 
trattano di fisica. Solo merita incoraggiamento la sua proposta che 



327 

fra i busti degli illustri friulani abbia un giorno a trovar posto 
quello del suo lodato. 

oo;^. Parole sulla vita di D, Giambattista Galleria parroco di 
Vendoglio, lette in quella chiesa parrocchiale il trigesimo della sua 
morte. — Udine, tip. del Patronato, 1881 ; in 8^ di pag. 15. (RJ.J 
Nato a Tricesimo nel 1812, G. B. Gallerio fu uomo non digiuno 
di buone lettere, a cui attese con lode specialmente nei quaranta 
anni del suo ufficio parrocchiale di Vendoglio : ebbe eloquenza sem- 
plice e persuasiva. Fu gentilissimo poeta vernacolo, come lo attesta 
il volumetto, publicato dopo la sua morte in occasione dell'in- 
gresso del nuovo parroco di Vendoglio, Udine, tip. del Patronato, 
1881 ; in 16** di pag. 39, nel quale si accolgono nove graziose poesie 
ispirate dai costumi degli animali. 

003. Giovanni da Udine, pittore. (Nelle Vite dei piii eccellenti 
pittoriy scultori ed architettori scritte da GioRaio Vasari pittore 
aretino, con nuove annotazioni e commenti, di Gaetano Milanesi, 
Tomo IV, pag. 549 e segg.) — Firenze, ed Sansoni, tip. Carnesecchi, 
1881, in 8^ gr. di pag. 21. (B.M.V.J 

A questo notissimo articolo del Vasari reca pochi commenti 
in calce il Milanesi, ma a compenso abbiamo in seguito Talberetto 
della famiglia comunque breve e incompiuto, e il prospetto crono- 
logico della vita e delle opere del grande maestro. 



Giovanni Grimani patriarca d'Aquileia, memoria del prof. 
Giuseppe De Leva. (Negli Aiti del R. Istituto veneto di scienze, let" 
tere ed arti. Serie Quinta, Toma vii, pag. 407 e segg.) — Venezia, 
tip. AntonelU, 1881; in 8^ di pag. 48. (R.O-B.) 

Di capitale interesse è questo studio compiuto che l'illustre 
mio maestro condusse sopra quel punto saliente della vita del pa- 
triarca Giovanni Grimani che riguarda la infondata accusa di eresia, 
e la sua lotta con T inquisizione di Roma. Un codice miscellaneo 
irreperibile, perchè forse sepolto in una biblioteca fratesca del 
Belgio, avrebbe dato luce piena sull'argomento; né per questo il 
De Leva si perdette d'animo, e consultando i documenti dell'ar^ 
chivio di Stato in Venezia e una scrittura dello stesso patriarca 
che si conservava sconosciuta nella biblioteca dell'università di 
Padova, rifece^ col metodo critico, condotto fino allo scrupolo nella 



328 

sua opera maggiore, Tepisodio delle persecuzioni sofferte dal nostro 
Grimani, che, succeduto al fratello Marino nel patriarcato, il 3 
ottobre 1546, mori lo stesso giorno del 1593. Ecco l'origine del- 
l'accusa. Nella quaresima 1549 maestro Leonardo Locatelli il iuniore, 
predicando nella collegiata di Udine, aveva conchiuso come certo, 
secondo la dottrina di S. Tommaso, « che il predestinato da Dio 
non può dannarsi né il proscritto salvarsi.» Il canonico Giambatr- 
tista Liliano di S. Daniele, già vicario generale del patriarca e ri- 
mosso d'ufficio, sporse querela al vicario attuale Giacomo Maracco, 
che ne scrisse al Grimani, allora a Venezia. E questi, sulla infor^ 
mazione del vicario, approvò il predicatore con lettera in latino del 
17 aprile, convalidandone la sentenza sulla fede di s. Paolo e di santo 
Agostino. La cosà sarebbe rimasta sopita, se il Grimani, avendo, 
come si usava nella forma di regresso, designato a successore al 
patriarcato Daniele Barbaro in luogo di Pietro III Querini, vescovo 
di Concordia suo parente, non avesse destato un vespaio. Il vescovo 
di Concordia fece sparger voce che il Grimani fosse imputabile in 
materia di fede, e il Santo Ufficio ad arrestare Lapo della Miran- 
dola, già medico del patriarca, per scavar terreno. Il papa Giulio III, 
nulla potendo di fronte all'inquisizione, dovette anzi sospendere di 
promuovere il Grimani al cardinalato, secondo la proposta del 24 
maggio 1550. Successo a Giulio il fiero Paolo IV, ad ogni nuova 
istanza della republica per la promozione del Grimani ripeteva: 
« per adesso quei Signori saranno contenti che sodisfacciamo a noi 
soli. » Ma quando il nuovo papa Pio IV parve sul punto di nomi- 
nare il Grimani cardinale in occasione del rinovato concilio di 
Trento, gli avversari di questo, per rovinarlo, spedirono a Roma 
la lettera 17 aprile 1549; al quale tradimento non fu estraneo l'am- 
basciatore veneto in Roma Marcantonio da Mula inalzato, invece 
del patriarca, alla prima dignità della chiesa insieme con Bernardo 
Navagero. Oltre il papa era propizio al Grimani il cardinale inqui- 
sitore di S. Clemente che disse «voler perdere un braccio se il 
patriarca non fosse espedito come desidera e non fosse cardinale. » 
Invano ; specialmente il cardinale Ghislieri, anima della inquisizione, 
voleva vincere il punto e, condotte le cose in lungo, si arrivò al- 
l' infamia di alterare là lettera, perchè le proposizioni sospette riu- 
scissero più ambigue, e ancora si volle obligarlo a rispondere 
improvisamente alla accusa, in una delle stanze del papa sotto gli 
occhi di due testimoni teologi. E si che la lettera 17 aprile erasi 



329 

giudicata ortodossa dai celebre domenicano Pietro de Soto confes- 
sore di Carlo V, e dal cardinale Seripando e da altri teologi che 
furono stretti al silenzio ; mentre altri spingeva la bassezza o T in- 
sidia a promettere al Grimani sarebbe subito spedito e publicato 
cardinale, ove dicesse non essere sua la lettera 17 aprile. La Signoria 
lo richiamò a Venezia, e intanto a Roma sparsero voce della sua 
fuga. La causa fu deferita al concilio di Trento che aveva già con- 
dannato Lucano Monaco per aver esposto un'opinione contraria a 
quella del Grimani; onde la piena assoluzione di questo era as- 
sicurata. E dopo vari contrasti, essendosi il patriarca in persona 
recato a Trento, la causa, trattata da ventitré prelati, oltre i legati 
del papa, ebbe il 13 agosto 1563 decisione favorevole al Grimani, 
il quale non ottenne più il cappello, perchè ridestatesi le antiche 
accuse, il papa, avvicinandosi una nuova creazione di cardinali, fece 
sentire avrebbe portata ancora innanzi al Sant' Ufficio la causa definita 
a Trento. La Signoria indignata non volle si parlasse più della dignità 
promessa al suo protetto, e dal loro canto i nuovi papi già avver- 
sari del patriarca non cessarono di perseguitarlo ; Pio V, col tentare 
che reletto Daniele Barbaro andasse a governare il patriarcato, il 
che il nobil uomo non volle ; Sisto V col negargli solennemente la 
porpora. — Di due lettere dirette dal cardinale di Trani al Grimani, 
come appendice alla memoria, è cenno negli Atti stessi del R. Isti" 
tutOy Serie Quinta, Tomo vn, pag. 647-49. 

00€». Il conte Leonardo Manin, cenni biografici con annotazioni 
storiche. (Nozze Manin-Pigazzi) — Venezia, tip. del Commercio, 1881 ; 
in 8** di pag. 18. (R. J.) 

Figlio di Giovanni del fu Lodovico Manin, che fu luogotenente 
di Udine nel 1772, naque Leonardo il 1 maggio 1771 a Venezia, dove 
mori il 7 aprile 1853. Era nipote del doge. Creato conte dell'im- 
pero, fu il primo presidente dell'Istituto veneto di scienze lettere 
ed arti dal 1840 al 1843, e per parecchi anni presidente dell'Ateneo, 
cioè dal 1833 al 1842 e dal 1846 in poi. Molte opere dettò di 
storia patria, fra cui primeggia quella* sulle Relazioni degli amr 
basciatori veneti; e fu tra i primi membri della commissione di 
publica beneficenza, fondata dal patriarca Francesco Milesi con 
lettera pastorale 14 febraio 1817. La presente biografia del conte 
Leonardo Manin è una ristampa di quella scritta nel 1853 dal 
consigliere Ignazio Neumann -Rizzi, Un'altra biografia del conte 



330 

Leonardo era stata letta dal dott. Gerolamo Venanzio nella tornata 
14 agosto 1853 dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti; su- 
bito stampata in quegli Atti, fu poi riprodotta per nozze De Contin- 
Paulucci, Venezia, tip. Antonelli, 1865; in 8® di pag. 16. Finalmente 
Tab. Giuseppe Veronese sorisse una biografìa del conte Leonardo 
Manin, publicata per nozze Dondi Dall'Orologio -Grimani, Venezia» 
tip. Merlo, 1862; in 8^ di pag. 15. 

eee. Gratulazione dei Deputati della Città di Udine a & E. 
Lodovico Manin, procuratore di S. Marco nel 1764. (Nozze Manin- 
Pigazzi) — Udine, tip. Doretti e Soci, 1881; in 8° di pag. 19. f^R.J.J 
Quando Lodovico Manin futuro doge, fu eletto procuratore 
di S. Marco, i deputati della città di Udine, nel congratularsene, 
richiamarono alla memoria le benemerenze di lui e de' suoi ante- 
nati, fino da quando, cinque secoli innanzi, la famiglia erasi trasferita 
da Firenze in Friuli. Dalle ampollosità e dalle fronde di questa 
scrittura può trarre vantaggio la storia, non fosse altro come 
indice ai fasti della famiglia. La mira dell' editore dott. Giambattista 
Di Varmo è inalzare il nome del casato a cui egli stesso è con- 
giunto e di difendere, con questa prova della gratitudine friulana, 
il nome del doge Lodovico Manin « insultato inopportunamente dalla 
facile maldicenza di alcuni scrittori. » Nella storia si vede sempre 
che le polemiche lasciano il tempo che trovano. È strano che anche 
il Varmo nella sua dedica faccia risalire la caduta della republica 
altresì a cause troppo remote, come alla Serrata del Maggior Con- 
siglio. Allo stesso nobile intento apologetico serve l'altro opuscolo 
publicato, per le medesime nozze, dal fratello dello sposo. Sebbene 
esso non entri direttamente nella presente bibliografìa, ne cito il titolo : 
Relazione del capitano Lodovico Manin, ritornato dal reggimento 
di Vicenza, dicembre 1753, e sua elezione a procuratore di S. 
Marco, 26 novembre 1763, Venezia, tip. Naratovich, 1881; in 8® 
di pag. 19. Sono tre documenti, tolti all'archivio di Stato in Ve- 
nezia, Cancelleria Secreta e Senato Terra, preceduti da una lettera, 
in cui, citando dall'autografo del Manin, Mem^orie del JDogado, si 
attribuisce la caduta della republica alla inettitudine dei consiglieri 
che circondavano il doge. Nella stessa occasione, Venezia, tip. Na- 
ratovich, 1881 ; in 8*^ di pag. 24, usci pure la Relazione di Lodo- 
vico Manin al senato Veneto, nel ritomo della sua carica di podestà 
di Padova, li 19 murzo 1742. 



331 

ecTt Sopra la vita e i viaggi del beato Odorico da Pordenone 
dell'ordine dei minori, studi con documenti rari ed inediti del chie- 
rico francescano fr. Teofilo Dombnichelli sotto la direzione del p. 
Marcellino da Civezza m. o. — Prato, tip. Guasti, 1881 ; in 8® di 
pag. 410, con una carta illustrativa dei viaggi. (R. O-B.) 

Il p. Marcellino da Civezza, autore della Storia universale delle 
missioni francescane, in corso di publicazione, presenta al lettore 
il frate Teofllo Domenichelli come solo autore di questi studi impor- 
tanti, messi insieme per V inaugurazione del busto del beato Odorico 
che si fece in Pordenone nel settembre 1881, in occasione del III Con- 
gresso geografico internazionale di Venezia. A una' lunga introduzione 
sui viaggiatori francescani segue la storia del Beato e dei suoi viaggi, 
mostrandosi il biografo assai esperto delle fonti e della critica sto- 
rica e sostenendo, contro il Venni f Elogio storico, Venezia 1761) 
e il Yule (Cathay ecc. London 1866) (V. n. 128) che gli appunti 
autentici fatti dal beato Odorico durante il viaggio, i quali servi- 
rono alla compilazione del suo racconto, dovessero essere scritti in 
friulano, e sieno ora perduti o smarriti. Diligente è la parte biblio- 
grafica che nota 48 opere dove si parla espressamente o per som- 
mario del beato Odorico. Sono citati in ispecie tra i moderni il Da 
Civezza nelle due opere: Storia e Cronaca delle missioni france- 
scane, il Fremant, Bockdrukkery 1867; il Guérin, Bar- Le -Due 
1875; il Largaiolli, Catania 1876; e da alcuni di questi autori e 
da altri, anche inediti, il Domenichelli trae molte illustrazioni al 
viaggio del Beato, che egli publica per intiero nel testo latino 
procurato dal padre Marcellino, con molte varianti a pie di pagina, 
fra le quali dal codice Concina in S. Daniele del Friuli. Il testo 
italiano del Viaggio è quello della Marciana, CI. vi, n. 102, ora 
publicato per la prima volta con varianti. Segue l'elenco dei 59 
codici, tra editi e inediti, che si conoscono dei Viaggi del Beato, 
fra i quali quattro appartengono al Friuli ; ma qui corse un errore, 
giacché il Domenichelli di un solo codice cartaceo de' viaggi del B. 
Odorico, posseduto dal Capitolo di Udine, ne fa due, di cui imo presso 
la biblioteca comunale. Il volume si chiude con un capitolo sulle 
lingue indiane e con altri documenti risguardanti il famoso missio- 
nario e i suoi devoti, tratti dai documenti del Bianchi o dovuti a 
comunicazioni di Vincenzo Joppi. Da quest'opera tolse alcuni appunti 
il Tagliamento, 17 settembre 1881, n. 27, riportati nella Patria 
del Friuli, 19 settembre, n. 223. — Ne parlarono Vincenzo Joppi, 



332 

neMB Patria del Friuli, 16 settembre 1881, n. 221; il Pranzi nel- 
V Archivio Veneto, Nuova Serie, Tomo xxv, pag. 176-178; ma molto 
più a lungo lo Zahn nella Revue historique. Tomo xxi, 2, pag. 286- 
390, togliendo occasione per insinuare, secondo il suo metodo, che 
l'epiteto di boemtis, dato a Odorico ddAVAnonyums, ci oblighi, a 
pensare che il frate non appartenga né alla famiglia Mattiussi, né 
a Villanova (meno male), ma non sia nostro che per accidente come 
nato a Pordenone. In questa speranza tanto si compiace lo Zahn 
da prendere in canzone il curato di Villanova, lasciando a lui la 
ricerca dell'epoca, comparativamente recente (secolo xvi), in cui 
vengono in campo i Mattiussi e si' scoperse la casa^di Odorico e il 
letto dove fu dato alla luce. Le tradizioni sono talvolta ridicole, ma 
chi ripete sempre agli oppositori di non ricercare altro che la verità 
dovrebbe farlo senza preconcetti nella sostanza, senza ironia nella 
forma. E dopo ciò convengo con lui che le otto pagine del Yule 
valgano più delle settanta del Domenichelli. 

oo@. Il beato Odorico di Pordenone ed i suoi viaggi, cenni det- 
tati dal colonnello Enrico Yule, presidente della Società Halkuyt 
di Londra. — Londra [1881J; in 8° di pag. 8. (R.O-B.J 

Questo elogio del beato Odorico da Pordenone, pronunciato in 
inglese dal colonnello Yule per l'inaugurazione del busto al grande 
viaggiatore, fatta il 23 settembre 1881 in occasione del III Congresso 
geografico internazionale di Venezia, fu tradotto in italiano e de- 
dicato a Vincenzo Joppi e a Lorenzo Bianchi. In esso si toccano 
succintamente i precursori di Odorico e i casi della sua vita e si 
dà la giusta misura del valore dei suoi viaggi, imperocché se è 
« assurdo parlare della dottrina e della scienza sua, é del pari as- 
surdo ed ingiusto rimproverarlo di mendacità abituale Odorico 

ha molto da narrarci che perfino é sfuggito all'illustre Marco 
(Polo).... Egli é il primo europeo che menzioni chiaramente il 
nome di Sumatra. ... Il suo racconto diviene man mano intelUgibile col 
progredir della scienza. » Questo é il più grande elogio che si possa 
fare. di lui, giacché la critica moderna spesso dà ragione agli in* 
genui racconti dei narratori antichi o contemporanei ai fatti. — 
Ke scrisse Vincenzo Joppi nella Patria del Friuli, 16 settembre 
1881 , n. 221; e lo Zahn nella R&cue historique, Tomo xxi, 2, pag. 388. 

««©• // Tagliamento, periodico settimanale. Anno xj, Porde^ 



338 

none, 23 settembre 1881, n. 38 — Pordenone, tip. Gatti, 1881 ; in 
fol. di col. 12. (R.O-B.) 

Mi compiaccio di collocare in questa bibliografia tutto il pre- 
sente numero del Tagliamento, dedicato agli ospiti illustri del III 
Congresso geografico internazionale di Venezia che, nel 23 settembre, 
vennero a Pordenone per inaugurare il busto del beato Odorico. Il 
numero contiene il manifesto del municipio in data 20 settembre, 
l'elenco degli ospiti che fecero adesione alla festa. Havvi poi una 
guida della città, segnandosi in essa i capi d'arte che si accolgono 
nel palazzo municipale e nelle due principali chiese, le industrie 
varie e fiorentissime. Il foglio si chiude con difiusi cenni storici, 
tolti alle notizie, già publicate da Vendramino Candiani nel Dizio^ 
noria corografico del Vallardi (V. n. 495), con l'elenco cronologico 
degli uomini illustri, e con un cenno degli antichi statuti, editi la 
prima volta nel 1609. Gli ospiti ebbero in dono il catalogo degli 
oggetti d'arte che sono in Pordenone e l'opera del Domenichelli 
sulla vita del Beato (V. n. 676, 667). I particolari della cerimonia 
augurale del busto al beato Odorico sono specialmente riferiti nel 
Cittadino Italiano, 25 settembre 1881, n. 215. 

e'yo. // beato Odorico Mattìussi. (Nel Tagliamento, 14 maggio 
1881, n. 19) — Pordenone, tip. Gatti, 1881 ; in fol. di col. 2. (R. 0-B.) 
Breve cenno di cronaca, poco seria, sulla vita e i meriti del 
beato Odorico, come primo preludio alla festa che Pordenone avrebbe 
preparato al suo figlio, in occasione del Iir Congresso geografico 
internazionale di Venezia. Nel numero precedente, 7 maggio, n. 18, 
il Tagliamento stesso, annunziava che il consìglio comunale, in se- 
duta 4 maggio, aveva deliberato, a voti unanimi, di collocare un 
busto del beato Odorico nella sala comunale, affidandone l'esecu- 
zione allo scultore Luigi Minisini, e inaugurandolo solennemente 
nel settembre prossimo. 

©•y 1 . Beato Odorico Mattiussi, cenni storici. (Nel Cittadino ita^^ 
liano, 23 settembre 1881, n. 213) — Udine, tip. del Patronato, 1881 ; 
in fol. di col. 8, con ritratto. (R. 0-B.) 

La invasione dei Tartari Mongoli nel secolo xiii, avendo messa 
l'Europa in iscompiglio, fu istituita una congregazione speciale di 
frati viaggianti fra gF infedeli, e dopo cessato il breve ma tre- 
mendo danno, continuarono nell'opera loro i missionariì, tra i quali 



334 

* figura nel secolo xiv il beato Odorico Mattiussi, che, disceso da un 
soldato lasciato a guardia di Pordenone da Ottocaro di Boemia, 
naque intorno al 1286 a Villano va, e la sua famiglia si estinse nel 
1708. Entrò nel convento dei francescani ab intra, ora ospitale ci- 
vile di Udine; e nel 1314 pensò e intraprese il famoso viaggio tra- 
verso tutta l'Asia, compresa la Cina, probabilmente'fino al Giappone. 
Interessante è il sunto che se ne dà in questo articolo. Reduce in 
Italia e a Udine nel 1330 dettò la sua relazione la quale, benché 
disordinata, resta famosa, comunque il beato Odorico non propo- 
nesse al suo viaggio uno scopo scientifico, ma ut fructus aliquos 
facerem animarum. Mori il 14 gennaio 1331, dicono nella stanza 
a sinistra di chi entra nella chiesa dell'ospitale. Il culto che il 
popolo tributò sempre al frate ebbe sanzione da papa Benedetto 
XIV nel 1775. L'itinerario, raccolto dalla viva voce del b. Odorico, fu 
scritto da fra Guglielmo di Solagna, ma l'originale non è giunto 
fino a noi, bensì i due codici più antichi di Montegnacco e lirutiano. 
Fra editi ed inediti se ne contano però ventisei. L'articolo termina 
con una diligente bibliografia dei viaggi e della vita del beato 
Odorico e usci in opuscolo separato, Udine, tip. del Patronato, 1881 ; 
in 8® di pag. 23. — Ne parla lo Zahn, nella Revue historique. Tomo 
XXI, 2, pag. 289, notando come questi cenni accordino fra loro la 
leggenda del nome Mattiussi e la nascita di Odorico a Villanova. 



Notizia biografica di Jacopo conte di Porcia e Brugneray 
del dott. V. Joppi. (Nozze Sellenati-di Porcia) — r Udine, tip. Doretti 
e Soci, 1881; in 8*^ di pag. 12. (R.O-B.) 

Nato nel 1462 dal conte Artico e della nobildonna Francesca 
di Colloredo, Jacopo di Porcia e Brugnera è annoverato fra gli 
umanisti friulani, discepolo di Francesco Mottense da Pordenone e 
di Benedetto da Legnago, ambi umanisti. Fu colonnello delle cemide 
al tempo della guerra di Cambrai e mori nel 1538 nel suo castello. 
L'Italia e il Friuli o parlarono inesattamente o si dimenticarono del 
Porcia : ma il Cristgau e il Vogel tedeschi ne dissero i meriti. Havvi 
inedita nella biblioteca civica di Udine una sua biografia scritta 
dall'ab. Domenico Ongaro, e qui il dott. Joppi dà l'esatta biblio- 
grafia delle opere edite, inedite e perdute del nostro Jacopo. Le prime 
sono sei, sei le seconde nella biblioteca di S. Daniele, e sei le per- 
dute. — È citato dallo Zahn nella Revue historique. Tomo xxi, 
2, pag. 290, e dal Fulin nel Bullettino bibliografico dell' Archivio 
Veneto, n. 6, pag. 94. 



335 

'3. Di Eustachio Rudio, nobile di Udine, documenti di Fran- 
cesco Pellegrini. (Nozze PilonirrGrini-Sartori) — Belluno, tip. Ca- 
vessago, 1881; in 8^ di pag. 12. CR^J.) 

Il prof. Francesco Pellegrini e il dott. Antonio Bazolle prepara- 
rono i quattro documenti di questa publicazione, pei quali si rende 
manifesto che il bellunese Eustachio Rudio, illustre professore di me- 
dicina air università di Padova, figlio del giureconsulto Giambattista, 
era ascritto con tutta la sua discendenza fra i nobili di Udine; che 
nel 1611 ebbe dall'arciduca d'Austria l'investitura della villa di 
Gorizizza in quel di Codroipo, e di metà delle ville di Virco (Ber- 
tiolo) e di Gradiscutta (Varmo) aquistate da Raimondo della Torre 
signore di Duino; che a questi possessi era annesso il titolo di 
conte, confermato a Ercole Rudio nel 1781. Il terzo documento 
ammette Nicolò Rudio nel consiglio dei nobili di Belluno. 

&y^. Della patria di Jacopo StellinL (Nell'appendice del Cittor 
dina Italiano, 1, 2, 4, 5 ottobre 1881, n. 220-223) — Udine, tip. 
del Patronato, 1881; in fol. di col. 16. (B.CU.). 

Cividale si vantò fino a questi ultimi anni di aver dato i na- 
tali a Jacopo Stellini, famóso filosofo morale e scienziato, professore 
dell'università di Padova e gloria dei chierici regolari somaschi. 
Ma nel 1871 Tab. dott. Antonio Podrecca publicava in Padova, tip. 
Prosperini, una memoria, che, sulla scorta dell'atto autentico di 
nascita, tolto alla parrocchia di S. Leonardo, nel. distretto di S. 
Pietro al Natisene, stabilisce essere Jacopo Stellini nato nel 19 luglio 
1688 nella frazione di Tribil Superiore da Canziano e da Margherita 
Dugar. L'atto stesso autentico fu fatto conoscere all'Accademia di 
Udine da G. B. Cucavaz nella seduta 17 aprile 1874 (Vedi Ren- 
diconti ecc. Seitz, 1875, pag. 19). Se non che la scoperta, fatta 
nel giugno 1881, a Cormons, del ritratto autentico di Jacopo Stel- 
lini, aquistato presso un rigattiere, e accompagnato da una scritta, 
posta appiedi del ritratto stesso, ha rimesso in campo la questione sul 
luogo di nascita del filosofo. L'articolo presente vuole pertanto 
dimostrare, con altri documenti, che lo Stellini naque appunto a 
Cividale del Friuli nel 27 aprile 1699, nella parrocchia del duomo, 
da Mattia Rodare detto Stellini e da Andriana Peretti. Giusta la 
prima versione, Stellini è cognome; secondo l'altra, sopranome; ma 
gli elementi per giudicare che ci sono forniti dal presente articolo 
sono invero di decisiva importanza. 



336 

O'ya^. Commemorazione di Giovanni Tomasoni^ letta il 14 giu- 
gno 1881, nella chiesa del B. Pellegrino in Padova, dal consigliere 
di ammin. della casa di ricovero Pio Palazzi. — Padova, tip. Salmin, 
1881; in 8** di pag. 39. (R.J.) 

Giovanni Tomasoni udinese, naque da Francesco e da Regina 
Bevilaqua, pure udinesi, il 7 giugno 1821 ; mori in Padova nel 12 
maggio 1881, dopo essere stato a Venezia docente privato di legge 
prima del 48. In quest'anno ritorna a Udkie, inviato dal governo 
prò visorio di Venezia, per conoscere lo stato del Friuli. Caduta Ve- 
nezia, il Tomasoni si dà all'avvocatura, ma coltiva oltre gli studii 
legali gli agromici e i geografici, anzi questi ultimi gli mettono nel- 
Tanimo l'amore ai viaggi che intraprende fino in Giappone e in 
America. Lasciò un lauto censo, alla cui distribuzione ben prò vide 
per testamento; lasciò per le stampe alcuni libri ed articoli. In 
questo volumetto si legge la relazione diretta al Governo di Venezia, 
in data 29 marzo 1848, intorno ai risultamenti della sua m iasione. 

OT'O. Catalogo degli oggetti d'arte comunali e di altri non co- 
munali in Pordenone. — Pordenone, tip. Gatti, 1881 ; in 8® di pag. 
32. (R. 0-B.J 

Per incarico del municipio, Vendramino Candiani compilò questo 
catalogo, corredato da note, che mette in evidenza la raccolta ini- 
ziata col lascito fatto alla sua città natale dal pittore Michelangelo 
Grigoletti, e continuata con doni ed aquisti, il che viene a com- 
pletare i preziosi oggetti posseduti dal comune ben prima della 
morte del Grigoletti. Il catalogo contiene 121 numeri: oltre il Gri- 
goletti, vi figurano, fra i pittori, il grande Pordenone, e Alessandro 
Varottari detto il Padoanino che per commissione del comune del 
15 marzo 1623, qui riferita, aveva dipinto, per sessanta ducati, il 
quadro famoso rappresentante la Vergine, S. Marco e la Giustizia. 
Tra gli scultori, appaiono principali Antonio M arsure e i viventi 
Minisini e Marsili. La seconda parte del catalogo tien conto degli 
oggetti artistici distribuiti nelle sette chiese della città e dei din- 
torni e in alcune case particolari: anche in questa parte vi è ri- 
petuto otto volte il nome del Pordenone, e si notano Giambellini, 
l'Amalteo, il Calderari', il Balestra, il Narvesa pordenonese figlio 
di un sartore del secolo xvi, e fra i moderni il Da Rif e di nuovo 
il Grigoletti e il Marsure. 



337 

&7^. La scoltura in Friuli, articoli di A. Picco. (Nella Patria 
del Friuli, 24-27 gennaio 1881, n. 20-23) — Udine, tip. Jacob e 
Colmegna, 1881 ; in foL di col. 4. (B. C. U.J 

Neir intento polemico di dimostrare che il monumento a Vit- 
torio Emanuele II poteva sicuramente affidarsi a un artista friulano, 
il Picco ripete il nome degli scultori che, dopo il grande Canova, 
onorarono e onorano il Friuli, dove son nati e dove non sempre 
han professato; ma fra i 14 nomi di artisti mesce ai morti i vi- 
venti, recando di tutti qualche cenno sulle opere, però senza va- 
lutarne con giusto rigore i meriti comparativi. 



Un capolavoro di orificeria di Nicolò Lionello in Oemona, 
ricerche del prete Valentino Baldissera e di Vincenzo Joppi. (Nel- 
l'appendice del Cittadino Italiano, 4 dicembre 1881 e nella Patria del 
Friuli, 8 dicembre 1881, n. 292) — Udine, tip. del Patronato, e tip. 
Jacob e Colmegna, 1881; in fol. di col. 6 e di col. 1. (B.C. U.J 

Provato che l'insigne ostensorio che si conserva nel Tesoro 
della chiesa arcipretale di Gemona, è creduto a torto dono del 
patriarca Bertrando, l'autore lo dice opera del famoso Nicolò 
Lionello, come risulta da un Inventario del 1446 e dagli stralci 
tolti dall'archivio dei camerari della chiesa di Gemona. Il pregio 
storico e artistico si. può dedurre dall'offerta di 25mila lire fatta 
in quest'anno da alcuni tedeschi. L'articolo si chiude con la descri- 
zione dell'ostensorio medesimo. Le cose dette dal Baldissera sono 
confermate da un Atto scoperto da Vincenzo Joppi nell'archivio no- 
tarile di Udine, del quale si dà notizia nel secondo articolo qui sopra 
annunziato. La trattazione usci poco appresso per intiero in un 
opuscolo separato, Udine, tip. del Patronato, 1881; in 16® di pag. 
13. — Sull'articolo del Baldissera parlò il Giornale di Udine, 6 
dicembre 1881, n. 290. 



Cose d'arte antica in S. Daniele, di A. Picco. (Nel G/or- 
nale di Udine, 13 dicembre 1881, n. 296) — Udine, tip. Doretti e 
Soci, 1881 ; in fol. di col. 1. (B.C. U.J 

Breve articolo che si occupa principalmente dei recenti ristauri, 
pur allora compiuti da Antonio Berteli di Padova, sotto la dire- 
zione del nobile G. U. Valentinis degli a freschi famosi che Mar- 
tino d'Udine, detto Pellegrino da San Daniele, condusse in quella 
chiesa di Sant'Antonio. Mirabile riuscì il San Sebastiano, e cosi 

23 



338 

pure il quadro del quattrocento rappresentante Gesù fra i Dottori. 
Gli stucchi e le riquadrature che chiudono i capolavori di Pelle- 
grino furono ristaurati da Giacomo Monaglio, modellatore di Udine, 
Si aspetta che il Berteli riproduca in un album tutti i dipinti da lui 
ristaurati in detta chiesa. 



►. Le relazioni tra Trieste e Venezia sino al 1381, saggio 
storico documentato di Giovanni dott. Cesca. — Verona, ed. Dru- 
cker e Tedeschi, 1881; in 16^ di pag. 241. ("B.C. U.) 

La storia friulana, al di qua e al di là dell'Isonzo^ entra in 
gran parte a completare il soggetto del presente studio che il Cesca 
scrisse per tesi di laurea. Interessano specialmente nel testo le lotte 
tra Grado e Aquileia e la guerra di Chioggia: ma i 101 docu- 
menti di questa publicazione, comunque scorretti, sono di capitale 
importanza, specialmente i 94 inediti tratti dall'archivio di Stato 
in Venezia e dalla biblioteca comunale di Udine, sebbene fra i 94 
una parte esigua si riferisca al patriarca d 'Aquileia, a Gorizia, e 
al signore di Duino. — Il volume del Cesca fu lodato nella Nuova 
Antologia, 15 gennaio 1882, pag. 369-9, nelVArch. Stor. ItaL Serie 
Quarta, Tomo ix, pag. 418-419, ma più ampiamente da Alberto 
Puschi neWArcheografo triestino. Voi. viii, pag. 379-385. 

0($i« Francesco Bemi, per Antonio Virgili, con documenti ine- 
diti. — Firenze, tip. succ. Le Mounier, 1881; in 8® di pag. vii-625. 
(R. O-B.J 

A pag. 200-205 di questa pregevolissima ed esauriente mono- 
grafia è detto che il Berni, come segretario del vescovo di Verona 
Gianmatteo Gi berti, si recò in Friuli nel 1528 ed era a Udine il 1 
giugno donde scrisse al vescovo di Urbino Jacopo Narducci (sic) di 
Cividale del Friuli una lettera di poca importanza, che il raccogli- 
tore della presente bibliografia collazionò sull'autografo esistente 
nella biblioteca arcivescovile. Il motivo della gita fu questo che il 
Giberti, essendo da poco tempo abate commendatario di Rosazzo, 
voleva sapere dal Berni in che stato si trovasse la badia che il 
cardinale Domenico Grimani, come scrive il Vasari nella Vita di fra 
Giocondo, aveva « empiamente lasciata in rovina e atteso a trarne 
Tentrata, senza spendervi un picciolo in servizio di Dio e della 
chiesa. » Lo stato di abbandono è descritto mirabilmente nel « So- 
lieto di Rosazzo» del Berni. Più in là, pag. 223-227, 411-412, 



339 

dalle sei lettere che il Berni scrisse a Venceslao Boiano di Cividale, 
conservate in copia nella collezione Guerra di queirarchivio comu- 
nale, si ricava che il Giberti provedesse al completo ristauro del- 
Tabazia di Rosazzo, di cui aveva dato incarico al Boiano stesso. 



La provÌ7icia di Venezia, monografia statistica-economica- 
amministrativa, raccolta e ordinata dal conte Luigi Sormani-Mo- 
RETTi, regio prefetto. — Venezia, tip. Antonelli. 1880-81 ; in fol. di 
pag. viii-603. (R.O-B.) 

Nella terza parte di questo grande lavoro, degno di imitazione, 
dove si dice dei comuni, sotto la voce: Distretto di Portogruaro, sono 
accennate le origini e la importanza storica di Caorle e di Con- 
cordia Sagittaria, pag. 371 e 372. Più in là, parlandosi dei monu- 
menti e delle antichità, è accennato che la cattedrale e il battistero 
di Concordia, la cattedrale e il campanile di Caorle sono riconosciuti 
edifizi monumentali, è data una breve notizia del sepolcreto di Con- 
cordia, anteriore al 426-27 di Cr. recentemente scoperto, e del museo 
omonimo di nuova formazione, dove si andranno raccogliendo, se- 
condo un progetto prestabilito, le arche più singolari e gli altri 
oggetti ivi scoperti, intieri e in frammenti. 



1882 



!• // castello di Duino, memorie di Rodolfo Pichler, direttore 
del Ginnasio Superiore di Trento ecc. — Trento, tip. Seiser, 1 882 ; 
in 8* gr. di pag. viii-469, con una veduta, tre tavole genealogiche 
e sette armi intercalate nel testo. (R.O^B.) 

Preceduto da alcuni lavori preparatorii sull'argomento, usci 
questo splendido volume nobilmente scritto dalFab, Pichler e da 
lui dedicato alla principessa Teresa della Torre di Hohenlohe si- 
gnora di Duino, il quale contiene quanto fu dato raccogliere da 
fonti edite e inedite sul castello, sui suoi dintorni, sulle due fami- 
glie sovrane dei Duinati (H39-1399) e dei Walsee (1399-1472), 
sui proveditori e capitani austriaci di Duino (1472-1586). Duino 
passò finalmente in pegno all'ultimo capitano, Mattia Hofer, e, dopo 
alcune vicende e contestazioni, ai conti Della Torre loro parenti, 
col titolo di capitani perpetui ed ereditarli. Queste memorie en- 
trano largamente a discorrere della storia del Friuli, e mi piace 
vedervi ricordate le vicende dei quattro patriarchi Torriani seb- 
bene ciò possa sembrare fuori dell'assunto dell'autore, che ha col- 
locato la sua breve esposizione fra le notizie generali. Nel 1363 
apparisce la prima distinzione tra il castel vecchio o basso, chia- 
mato anche rocca dei Duinati, e il castel nuovo o alto che oggi 
si ammira. Il nome di Duino, secondo il Pichler, probabilmente 
deriva dal nome di un eroe, scolpito in una lapide, scoperta nel 1830 
a Castel Porpeto dal conte Cintìo Frangipane. Parlando 31 Ugone 
VI di Duino illustra la guerra civile combattuta in Friuli per rele- 
zione di Filippo d'Alengon (pag. 211-217); come parlando dei Walsee 
si diffonde sulle relazioni ch'essi ebbero col Friuli (pag. 243-251). 
Oltre la parte storica, è largamente discorsa in questo volume la 
genealogia, e vi sono trattate le controversie a cui essa diede luogo 
pei tempi degli ultin^i Duinati, mentre procede non meno aboh- 
dante ma più sicura quando si occupa dei conti Della Torre-Hofer* 
Valsassina a Duino. Francesco Uldarico I, nato a Sagrado nel 1629| 
fu capitano di Gradisca sotto i principi d' Eggenberg : vi costruì un 
palazzo che fu poi di Filippo Giacomo, capostipite della linea, detta 



341 

di Gradisca. In fine al volume appaiono 44 epigrafi, ricopiate a 
Duino e altrove, che illustrano, tranne le antiche, la famiglia Della 
Torre. Insomma questo libro va tra i più importanti della biblio- 
grafia storica ed è tra i pochi cui giovi aver sempre a mano, chi 
voglia conoscere addentro le vicende del Friuli. Né dissimula l'au- 
tore gli aiuti che gli vennero da altri, fra i quali rende grazie al 
dott. Joppi « costante sostenitore delle sue ricerche. » 



:. Statuti civili e criminali della diocesi di Concordia, 1450, 
del sac. Ernesto Degani. (Nei Monumenti storici publicati dalla 
R. Deputazione Veneta di Storia patria. Voi. viii. Serie Quarta, 
Miscellanea, Voi. ii) — Venezia, tip. del Commercio, 1882; in fol. 
di pag. 124. (R.O-B.) 

Gli Statuta episcopatus Concordiensia^ approvati dalla sinodo 4 
agosto 1450, inediti e tolti a un codice membranaceo della mensa ve- 
scovile, comprendono ben 275 rubriche e sono preceduti da due capi 
dei giorni feriali introdotti in honore^n Dei, e db necessitatem homi- 
num, in cui, assolutamente nel primo caso, e restrittivamente nel s^ 
condo, erano sospese le cause e i giudizii. Ma cresce pregio a questa 
bella publicazione la prefazione del Degani (pag. 3-41), che è una 
storia ristretta della diocesi di Concordia, illustrata da 13 documenti 
in fine e da altri in calce. Estesi erano i limiti territoriali della signoria 
vescovile e gli avvocati della chiesa di Concordia, conti di Prata, 
prima protettori, divennero in breve padroni, tanto che le loro 
usurpazioni dovettero essere limitate dal placito di S. Odorico, 13 
maggio 1192, in cui si fissò, l'avvocato decidesse da solo le colpe 
minori ma le maggiori in concorso col vescovo ; però, nella seconda 
metà del secolo xiii, i di Prata, continuando nelle molestie, furouo pri- 
vati deirautorità. Allora il dominio temporale di Concordia fu diviso 
in gastaldie, prima tre. Concordia, Portogruaro, castello di Medun, 
cui prima del 1336 si aggiunse quella di Cordovado: e ognuno 
di questi luoghi ebbe podestà, consoli, capitano e propri statuti, 
dei quali soltanto quello di Medun non fu ancora edito. U Degani 
si indugia alquanto più su Portogruaro, per dire poi delle condi- 
zioni di Concordia sotto la republica veneta, risalendo infine ai bassi 
tempi, e ofirendo un' idea compendiosa ma esatta del presente sta- 
tuto, si nella parte civile che nella criminale. Il Degani nel dimo- 
strare che le origini di Portogruaro risalgono a tempi di molto 
anteriori al 1140, non tenne conto che tale fu già il pensiero del 
BertoUni. (V. n. 339 e 371) 



342 



:. Relazione al Senato Veneto, di Girolamo Lippomano, am- 
basciatore straordinario a Gorizia presso l'arciduca Carlo d'Austria 
nell'aprile 1567. (Nozze Stefanelli-Baldassi) — Udine, tip. Seitz, 1882; 
in 89 gr. di pag. 40. fB. C. TI.) 

Vincenzo Joppi ricopiò questa relazione dalla biblioteca mar- 
ciana, accompagnandola di un'avvei*teiiza e di poche annotazioni. 
Girolamo Lippomano, famoso per frequenti ambascerie, con le quali 
la republica di Venezia sostenne al di fuori prima il prestigio della 
grandezza e più tardi quello del nome, fece le sue prime armi di- 
plomatiche come oratore straordinario a Gorizia, per complimentare 
l'arciduca Carlo, terzogenito di Ferdinando I, venuto a visitare 
anche questa parte degli Stati a lui assegnati dal padre. La re- 
publica voleva quetare con tal mezzo i malumori dell'Austria, e 
condurla cosi ad un'aziojie comune contro il Turco. Il Lippomano 
trattò il delicato negozio con abilità. Gli austriaci volevano com- 
porre la differenza per iscrìtto, dicendo che « scripta manent, et che 
le parole vanno al vento, scusandosi anco di non haver uomini 
esercitati nella lingua italiana, > Dal suo canto l'ambasciatore temeva 
che, non seguendo l'accordo, gli scritti potessero accumular odio 
sopra la republica. Si diffonde poi sugli Uscocchi protetti sotto- 
mano dall'Austria, né « Y imperatore darà mai tutti quei buoni ordini 
che bisogna.» Rammenta altresì che il vicario del patriarca d'A- 
quileia, venuto anch'esso a Gorizia, stava per essere licenziato 
avendo nominato il suo signore Principe d'Aquileia: l'ambasciatore 
Lippomano si mostra persuaso che un tale titolo fosse legittimo. 
Il Lippomano dice poi, con la consueta perspicacia e abondanza 
veneziana, della persona, della corte, degli Stati di Carlo. Quanto 
a Gorizia, nota l'obedienza che già il conte Ernesto, come vassallo 
d'Aquileia, rese alla republica, essendo stato investito a Venezia 
della sua dignità sotto il dogado di Tomaso Mocenigo. Ma dopo il 
1460 il conte Enrico si tolse dalla obedienza; Venezia riebbe Go- 
rizia nel solo anno 1508. Gradisca è debole, ma potrebbe fortificarsi 
di più, mentre 4c non potria fare cosi Udene per essere nel centro 
della Patria. » Finalmente la Relazione si diffonde sulle amicizie 
di Carlo verso gli altri principi d'Europa, sulle condizioni politiche 
e specialmente sulla questione di Marano che, nel 1542, era stata 
ritolta ai tedeschi per Topera astuta di Bertrando Sacchia di Udine, 
«ad instanza della corona di Francia et senza consenso et licenza 
di Vostra Serenità » come consta da moltissime prove, che il Lip- 



34S 

pomano ebbe cura di mettere in sodo discorrendone con l'arciduca. 
— Della presente Relazione parla con qualche ampiezza lo Zahn 
r nella Reime historique. Tomo xxi, 2, pag. 394, e nei Steiermdr^ 

kisclie Geschichtsblàtter di Graz, Anno iii, pag. 233-34. 



Lettere storiche sulla guerra del Friuli 1616-1617, rac- 
colte da V. Joppi. (Nozze Stefanelli-Baldassi) — Udine, tip. Seitz, 
1882; in 8^ gr. di pag. 33. (B.C. U.J 

Contributo importante alle minuta guerra gradiscana. Sono 
ben otto documenti, preceduti da un'avvertenza, i quali furono 
tratti, a Udine, dall'archivio municipale, dalla biblioteca civica e 
dall'archivio notarile, a Venezia dalla marciana. Però le lettere v, vi 
e VII erano uscite per le stampe in un'altra occasione (V, n. 244). 
Darò breve notizia delle altre. Appare prima la lettera di Daniele 
Antonini alla città di Udine, datata da Medea 30 gennaio i616, 
nella quale, narrando di aver rotto gli austriaci sotto Gradisca, 
stima a 120 i morti nemici, mentre egli ebbe tre morti e tre 
feriti. Segue la conferma del fatto, contenuto nella lettera indi- 
rizzata dal proveditore generale Francesco Erizzo al luogotenente 
della Patria, Silvestro Morosini. Col terzo documento Pietro Tri- 
tonio, luogotenente del capitano Antonini partecipa la morte glo- 
riosa di questo avvenuta nel 10 marzo sotto Gradisca, a cui fa 
seguito la lettera ducale di condoglianza, con l'aggiunta che sia 
data ai fratelli del defunto una catena d'oro di ducati 400 per 
cadauno, e sia speso in un monumento da farsi in qualche chiesa 
fino alla somma di 300 ducati. Finalmente l'ottava lettera, che è 
la più diffusa (pag. 22-33), diretta da don Giovanni de Medici alla 
signoria di Venezia, da Farra 29 agosto 1617, notifica il cattivo stato 
delle truppe, dopo la morte di un altro fra i capi, Orazio Baglìoni, 
e pro.pone molti minuti provedimenti. — Ne parla lo Zahn nella 
Revue historique. Tomo, xxi, 2, pag. 396. 

es'y. Del castello e del nome di Artegna, di C. . . (Nell'appendice 
del Cittadino Italiano, 25 e 26 maggio 1882, n. 117 e 11 8) — 
Udine, tip. del Patronato, 1882; in fol. di col. 10. (B.C. V.) 

Secondo lo stile usato dall'ab. Luigi Camavitto anche in altre 
di queste brevi monografie» sui castelli friulani, si fa risalire molto 
addietro l'origine di Artegna e del suo castello, ai celti ò agli 
etruschi. Esso però è ricordato positivamente la prima volta da 



344 

Paolo Diacono, in occasione delle inyasioni degli Avari nel 610 o 611 
dopo Cristo. I conti d'Artegna furono più tardi ribelli ai patriarchi 
e per un secolo, a varie riprese combattendo fiere fazioni, sì allea- 
rono coi conti di Gorizia, ma nel 1299 la plebe arteniate fece strage 
dei signori. Finalmente, nel 1349,» il patriarca Bertrando uni in una 
gastaldia Artegna e Buia con soggezione a Gemona, investendone i 
Brugni, nobili di Tolmezzo. Dopo altri casi, nel 1412, anno della 
guerra tra Sigismondo e Venezia, il castello d'Artegna rimase 
distrutto da Pandolfo Malatesta generale per la republica. Fra i 
nobili di Artegna si nota l'illustre cherico Guarnerio letterato che, 
fatto piovano di S. Daniele, contribuì alla fondazione di quella bi- 
blioteca. L'autore fa derivare Artegna dal tedesco Hart (forte, at- 
tribuito a luogo), piuttosto da Artetia, città etrusca. — Di questo 
studio parla lo Zahn nella Revue historiqtie. Tomo xxi, 2, pag. 385, 
aggiungendo che l'autorità dell' erudito Lazio, più volte citato, non 
è da accogliersi. 



Una pagina di storia cividalese. (Nozze Arrigoni-Nussi) 
— Cividale, tip. Fulvio, 1882; in 8° di pag. 29. fB. C. U.J 

Il sacerdote Giovanni Zarli, ambasciatore del conte Federico 
di Cilli cognato del re d'Ungheria e capitano generale dell'esercito 
ungherese infesto alla republica, invita, nel 1^ agosto 1426, il comune 
di Cividale, se voglia sfuggir peggio, ad arrendersi al conte. Civi- 
dale alla sua volta mandò tosto due persone al luogotenente, e il 
giorno dopo, in pieno consiglio, fu risposto dignitosamente all'oratore 
che la comunità si era data a Venezia e che intendeva mantenere 
inviolati i patti usque ad mortem; che se poi i nemici passavano 
alle offese, essa comunità si difenderebbe viriliter, e i nemici, ita 
tractabuntur, qtUHÌ vellent non venisse. Questo contengono i due 
documenti tolti dall'archivio comunale di Cividale, ai quali si ag- 
giunge una lettera ducale di elogio a Cividale, emanata da Fran- 
cesco Foscari, nel 4 agosto 1426. 1 documenti sono tradotti in fine 
al libro e la traduzione fu riportata nel Giornale di Udine, 18 
aprile 1882, n. 90. 



Dario Bertolini Scoperte di antichità in Concordia. (Nelle 
Notizie degli scavi d'antichità, publicate dalla Reale Accademia dei 
Lincei, dicembre 1882, pag. 425 e segg.) — Roma, tip. Salvìucci, 
1882; in 4* di pag. 7. (R,0-B.) 



345 

Nei due anni 1881 e 1882, se furono sospesi gli scavi nel 
sepolcreto concordiese , in compenso fu determinata nelle linee 
principali la topografia dell'antica città, inùra mtiros, lunga metri 
853, larga 518, perimetro chil. 2.50, superficie ett. 41.81; e spe- 
cialmente la pianta del foro, che risultò lungo metri 130, largo 
100, ed è qui descritto nei suoi particolari, messi in luce dallo 
Stringhetta, provetto e diligente escavatore. I varii oggetti minuti 
scoperti sono distinti in serie, e numerati. I marmi letterati vanno 
dal n. 10 al 15; le tegole dal 53 al 56; le anfore dal 38 al 40; le 
lucerne dal 37 al 41 ; i vaselli dal 47 al 50, a cui se si aggiungano 
un sigillo e una lettera di piombo scritta a grafiti, le iscrizioni o 
meglio i frammenti nuovi sommano a 25. Di oggetti artistici ne 
apparvero molti di ambra, di vetro, di osso, di bronzo, di ferro, 
di marmo lavorato, anche appartenenti ai tempi cristiani. 

ooo. Federico III a Gemona, dell'abate Valentino Baldissera, 
archivista comunale. (Nozze Billiani-Nicoletti) — Gemona, tip. Bo- 
nanni, 1882; in 8^ di pag. 12. (R.C.UJ 

Nel 1452, dovendo Federico III venire in Italia per la incorazione, 
fin dall'anno innanzi il luogotenente della patria ne diede avviso 
alla comunità di Gemona perchè si preparasse a riceverlo al passaggio. 
Le strade dovevano trovarsi in buon assetto, e pronti i viveri 
presso tutti gli ostieri sì di Gemona che di spedai etto: mancando 
i danari da ciò, si fece un prestito di tremila delle nostre lire. 
L'imperatore alloggierebbe in casa di ser Daniele de Cramis, di 
cui fino al 1880 si vedevano alcune vestigie. Il dono della comunità 
a Federico, consistente in cere, confetti e pani di zucchero, superò 
le 800 lire odierne: e il celebre Nicolò Lionello fece un cucchiaio 
del prezzo di settanta lire. Non è detto con precisione, ma sembra 
che l'imperatore, aspettato da circa un mese, giungjpsse finalmente 
in Gemona il 1® gennaio 1454: aveva al seguito 4f ventidue vescovi, 
molte baronie e duemila cavalli ben montati ma mal vestiti. » Di 
ritomo dall' incoronazione. Federico ripassò per la strada di campo, 
senza toccare Gemona e sostò a Venzone, essendo stato incontrato 
il 5 giugno a S. Daniele dai due oratori gemonesi di prima, Leo- 
nardo Franceschinis e Daniele de Cramis. Il Baldissera conchiude 
il suo racconto, tolto a fonti inedite,, con una noterella sui prezzi 
delle derrate nel 1451. Sull'argomento dell'incoronazione di Fede- 
rico III scrissero molti, ma ultimamente il barone Carlo Hauser 



346 

nel periodico mensile Garinthia, Anno lxx, n. 4-7. pag. H3-126, 
145-161, 178-207, Klagenfurt, tip. Kleinmayr, 1880; in 8^ gr. di 
pag. compi. 61. La memoria è intitolata: Die letzte deut^che Kaiser- 
Kronung in Rom, e oltre che della cerimonia si occupa molto del 
viaggio imperiale; ma ignorando naturalmente i documenti trovati 
poi dal Baldissera, si contenta di dire che Federico III varcò nel 
1® gennaio 1452 i confini d'Italia, che a Venzone, primo luogo 
murato, gli vennero incontro i messi veneziani, e aggiunge altre 
cose, ma in modo poco determinato, e tocca appena del rapido ri- 
torno della coppia imperiale, visitatrice di Pordenone e di Cividale. 
— Lo Zahn disse alcune parole intorno al libretto del Baldissera 
nella Revue historique, Tomo xxi, 2, pag. 384-5, e nei Steiermàr- 
kische Oeschichtsblàtter di Graz, Anno iii, pag, 233. 



.. La demolita chiesa di & Leonardo a Gemona, notizie 
raccolte da don Valentino Baldissera. — Udine, tip. del Patronato, 
1882 ; in 16* di pag. 23. (R.O-B.) 

Estratte dal Cittadino Italiano, 20-23 luglio 1882, n. 160-163, 
di col. 18, queste notizie, nel solito stile spigliato dell'ab. Baldissera, 
non fanno rimontare oltre il 1405 la costruzione di questa chiesa, 
che cadde per un tremuoto e fu riedificata nel 1511. Spogliando i 
vecchi quaderni dei camerari della confraternita di S. Leonardo, il 
Baldissera trovò molti cenni di opere d'arte che da essa istituzione 
furono ordinate, fra le quali una croce, e nel 1499, un gonfalone 
dipinto e dorato per 22 ducati dal famoso Martino da Udine. Anche 
dopo la ricostruzione si continuò nei lavori artistici, alcuni con- 
dotti da un maestro Daniele di Sebastiano da Gemona, nome nuovo, 
e dairAmalteo un S. Marco, forse a tempera. Dalle notizie d*arte, 
passa a dire dei riti e dei costumi, più importante dei quali la set- 
timina, ossia convito funebre da farsi entro la settimana del decesso. 
La confraternita di S. Leonardo ne aveva per legato due di queste 
settimine. Abolita la confraternita pel noto decreto vicereale 25 
aprile 1806, la chiesa fu abbandonata e demolita intomo al 1815. 

OQ^. Le terme di Monfalcone prim^ dei rcymani, del dott. Pie- 
tro Pervanoglu. (Neil 'ArcA^o^ra/b triestino. Nuova Serie, Voi. viii, 
pag. 275 e segg.) — Trieste, tip. Hermanstorfer, 1882; in 8** gr. di 
pag. 11. (R.O-B.) 

Per testimonianza degli antichi, la pianura tra Monfalcone e 



347 

S. Giovanni del Timavo era già un vasto lago, formato forse dalle 
aque dell'Isonzo, del Timavo e da altre fonti sotterranee. Sorge- 
vano dal lago due isolette, le odierne colline di Sant'Antonio e di 
Punta, e al loro pie sgorgava Taqua termale di Monfalcone. Ora 
quelle colline, cui Plinio denomina insulae clarae^ erano certo 
dedicate al culto di Apollo clario, sotto il qual nome era vene- 
rato a Colofone, nell'Asia minore, donde vennero a noi moltissime 
tracce di divinità doriche e driopiche. Anche le sette fonti del 
Timavo, numero sacro ad Apollo, offrono il destro di troppo sottili 
argomentazioni al Pervanoglu, il quale pensa che il sito delle aqtiae 
gradatae debba cercarsi presso le terme di Monfalcone, il cui uso, 
per insegnamento dei Dori immigrati, risalirebbe all'ottavo secolo, 
av, C. Altri contradisse al luogo dove sarebbe stato il lago del 
Timavo, portandolo alquanto più a settentrione. Sullo stesso argo- 
mento delle terme di Monfalcone scrisse di fresco un Ubro Y inglese 
Burton. 



Del castello di Osoppo e del sito nome, di C . . . . (Nell'appen- 
dice del Cittadino Italiano, 24 marzo 1882, n. 69) — Udine, tip. 
del Patronato; in fol. di col. 6. (B.C.U.J 

Non castello, ma piuttosto rocca (arxj, fu quella 'di Osoppo, 
e risale forse ai tempi romani. Lo citano Venanzio Fortunato e 
Paolo Diacono. Dai longobardi e dai franchi, passato agli impe- 
ratori di Germania, questi ne investirono i Ragogna, i Toppo, i 
Pinzano, poi i patriarchi d'Aquileia, che dal loro canto ne investi- 
rono i Savorgnani a cui poi lo vendettero, e questi Io tennero fino 
al cadere della republica veneta. Grandi e varie e notissime vicende 
ebbe a durare il castello di Osoppo. La sua chiesa, Santa Maria 
delle Nevi, è fra le più antiche del Friuli. Il nome di Osoppo, se- 
condo Tab. Camavitto, estensore di questo articolo, deriverebbe 
dagli Ossubii, galli, liguri o carni immigrati in Friuli prima dei 
romani, e in ciò lo confermerebbe lo stesso nome friulano di Osoppo. 
Lasciamo a lui la responsabilità della scoperta. 



La bandiera dei difensori di Osoppo^ articolo di A. Picco. 
(Nella Patria del Friuli, 15 luglio 1882, n. 167) — Udine, tip. Bar- 
dusco, 1882; in fol. di col. 2. fB.C. U.J 

Ricordando qui il Picco che la bandiera dei difensori di Osoppo 
era stata consegnata al municipio di Udine nel 17 novembre 1866, 



348 

ripete alcuni particolari della memorabile difesa del 1848, dedu- 
cendoli da scritti già editi. 

eors, Cronachetta de' parrochi di Rive d'Arcano. (Pel 50^ an- 
niversario sacerdotale del parroco G. B. Piccini) — Udine, tip. Bar- 
dusco, 1882; in 8* di pag. 8. (B.C.U.J 

Le notizie, procurate da D. Ferdinando Blasich vanno dal 1390 
al 1844. La cappellania di Arcano è istituita da Odorico quondam 
Pantaleone di Tricano o d'Arcano con istrumento 4 giugno 1390 
presso l'antico castello, e distrutto questo dagli ungheresi è tra- 
sportata nel secolo xv entro il recinto nel nuovo castello d'Arcano 
superiore. Però la pieve di Rive d'Arcano risale al 1162: ma molti 
dei suoi titolari rinunciarono al beneficio che doveva avere ben 
pochi vantaggi. 

OQO« San Giovanni in Antro, di Michele Leicht. (Nell'Ateneo 
Veneto, Serie Quinta, n. 2, pag. 86 e segg.) — Venezia, tip. Fontana, 
1882; in 8^ di pag. 10. (S.A.F.J 

La presente breve monografia ricorda questa grotta che già 
diede nome a un intero circondario, e a una gastaldia medioevale, 
di tanto conto da essere impegnata molte volte dal patriarca a 
pagamento di debiti. Gli sloveni di quella regione si mantennero 
spesso fedeli alla republica che li assolse, a più riprese, dal paga- 
mento del campatico. Descrivesi poi l' imboccatura della grotta che 
ebbe già il nome di fortezza degli Slavi, ma il Leicht si contenta 
di citare Giacomo di Valvasone che la stimò già < assai spaciosa 
che non ha uscita ; » ricopia una iscrizione della chiesa e ne addita 
un'altra con la data 1208. Due tradizioni riguardano questo luogo, 
cioè che, all'appressarsi di Attila, fosse rifugio alla signora del 
castello d'Antro, e vi fosse confinato Pemmone duca del Friuli da 
re Liutprando per aver maltrattato il patriarca Calisto. Biacis fu 
la sede ufiiciale del giudizio civile e criminale, o banca di Antro. 

eo'y. Saggio di dialettologia savriana, pel sac. Luigi Lucchini. 
(Per messa novella di don Pietro Antonio Troiero) — Udine, tip. 
del Patronato, 1882; in 8^ di pag. 30. (B.C. U.J 

Non citerei questo pregevole libretto, che non entra nei limiti 
della presente bibliografia, se non fosse ripetuta la tradizione dei 
due tedeschi venuti primi a stanziare nella valle del Lumiei (V. 



349 

n. 687) e data la notizia che i Sauriani facevano ad Heiligenblut 
(Sagritz) in Carinzia una processione annuale di cui è ancor fresco 
il ricordo. Il Lucchini ne deduce che quest'ultimo fatto possa dar 
lume suirorigine di Sauris, il cui dialetto si avvicina moltissimo 
a quelU di MòUthal e di Lesachthal in Carinzia. Riporta anche le 
opinioni altrui, e specialmente del Bergmann, del Mupperg, dello 
Czomig, mostrandone i difetti. Ma la parte principale e più inte- 
ressante del Ubro racchiude (pag. 15-18) i cenni gramaticali sul 
dialetto di Sauris, cóme chiave alla spiegazione della ballata rife- 
rita nel dialetto stesso a pag. 21-30. — Nell'appendice del Citta- 
dino Italiano^ 10 agosto 1882, n. 178, si legge un articolo su 
questa publicazione. 



/ SummaqveYisi, Guido de Guisis e Trieste, di Attilio 
HoRTis. {ìHeW Archeografo triestino, Nuova Serie, Voi. ix, pag. 364 
e segg.) — Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1882; in 8** gr. di pag. 
41. fR.O-B.J 

Da collezioni manoscritte di Udine, di Trieste e di Concordia 
trasse il dott. Hortis i 12 documenti che accompagnano un suo 
lavoro sull'argomento, nel quale appaiono citati con onore i nostri 
moderni eruditi. Il monastero benedettino di S. Maria di Summaga, 
su quel di Concordia, aveva prima del 1277 dei tenimenti in Trieste, 
che erano stati dati in affitto non perpetuo dall'abate Desiderio a 
Pellegrino di Trieste figlio di Ranieri di Cordovado. E i suoi di- 
scendenti si godevano tali vantaggi in santa pace, senza curarsi 
di rinovarli, quando nel 1345 l'abate Tomaso, fosse per eccitamento 
di Guido de Guisis vescovo di Concordia, da cui dipendeva spiri- 
tualmente l'abazia di Summaga, intentò lite ai Pellegrini e le cose 
si misero in regola. La persona del vescovo Guido è qui posta in 
piena luce dall' Hortis, che comenta anche e sfata l'errore di chi lo 
confonde con l'altro vescovo di Concordia, Guido Baisio. 

eoo. S. RuTAR. Zgodovina tolminshega io je zgodovinshi do^ 
godki sodnijskih ohrajev, Tolmin, Bolo, in Cerkno z nyh prirodo- 
znanskim in statisticnim opisom. — Gorizia, tip. Mariana, 1882; in 
8^ di pag. 336. (M.P.G.) 

Il circolo di Tolmino, che comprende gli odierni distretti giu- 
diziari di Tolmino, Plezzo e Circhina presenta già da per se solo 
una storia ricoa di vicende interessantissime, tanto più che il me- 



350 

desimo formava fino a tempi non remoti un corpo separato della 
contea di Gorizia. L'autore, che è professore ginnasiale a Spalato, 
ha^impreso dì illustrare con tutta cura la storia del Tolminese ed 
invero ciò gli è riuscito, poiché se togliamo l'evidente spirito di parte 
slavofilo, che anima da cima a fondo tutta Topera sopracennata, essa 
dimostra ciononostante molti pregi e meriti veri, oltre essere compi- 
lata con chiarezza, esattezza e scritta con critica. L'opera è divisa 
in tre parti, la prima delle quali contiene le vicende storiche, e 
illustra esaurientemente gli avvenimenti, gli usi e i costumi del 
paese dall'epoca romana sino alla immigrazione degli slavi; indi 
da questo tempo sino al dominio dei patriarchi aquileiesi, del ca- 
pitolo cividalese e dei conti di Gorizia e finalmente dal principio 
della dominazione austriaca fino al tempo recente, cioè al 1880. 
Alla parte storica è premesso un breve cenno dell'epoca romana, 
nel quale l'autore, senza cercare di costruire una storia o cronaca 
continuata fondandosi su ipotesi non documentabili, si limita di 
accennare quanto ne dicono in proposito gli altri storici ed enumera 
con esattezza tutti gli scavi praticati e le antichità romane rinve- 
nute nel distretto di Tolmino. La seconda parte dell'opera che tratta 
della descrizione geografica e geologica, e la terza che presenta i 
dati statistici non sono nemmeno esse prive di merito; senonchè 
questo e l' interesse che offrono sono indubiamente di molto inferiori 
a quelli della parte storica. (BlarzinoJ 

"yoo. L'istituto pio di Venzone, descritto dal suo segretario-ra- 
gioniere Febrario Pietro. — Udine, tip. Bardusco, 1880; in 8** di 
pag. 52, con una tabella (R.O-B.) 

Come r istituto elemosiniero di Venzone fu riordinato, il signor 
Pietro Ferrarlo ne compilò questa nuova storia compiuta (V. n. 418), 
che ne tocca con ogni particolare le vicende, traendole da antichi 
documenti. Anche le notizie storiche sull'amministrazione, quelle 
cioè che riguardano la parte attiva del patrimonio e dei mobili e 
gli oneri passivi e specialmente le liti, sono tratte da vecchie carte, 
sulle quali, benché sieno scarse, si esercita la pazienza del Ferrano, 
che ne compila diligenti tabelle sulle condizioni finanziarie dell' isti- 
tuto nei tempi passati, È corso però qualche errore d' interpretazione* 
Per la storia dei valori giovano finalmente alcuni spogli di spese rife- 
riti alla fine del fascicolo. 



351 

•roit L'antichità del castello di Udine, articolo di V. Ostermann. 
(Nella Patina del Friuli, 3 agosto 1882, n. 183) — Udine, tip. Bar- 
dusco, 1882; in fol. di col. 1. (B.C, TJ.) 

Nei recenti lavori di demolizione di opere in muratura fu, tra 
altro, rinvenuto un bellissimo mezzo bronzo di Graziano, imperatore 
romano dal 375 al 383. Il nostro numismatico prof. Ostermann, 
ricordando il ritrovo del tremisse di Giustiniano I, passato al museo 
di Vienna, ne deduce che «il colle fosse abitato all'epoca romana 
e probabilmente fortificato ai tempi di Graziano, » Questo articolo 
fu riprodotto nel Cittadino Italiano, 4 agosto 1882, n. 173. 

lyo». Folium periodium Archidioceseos Goritiensis, — Goritiae, 
e typographia Mailing, 1875-1879; in 4** gr. di pag. 960; e typis 
Hilarianis, 1880-1882; in 8*^ gr. di pag. H70; Voi. Otto, di compi, 
pag. 2130. (B.C.U.) 

Merita di esser notato il caso abbastanza singolare di un foglio 
in lingua latina che, fino dal gennaio 1875, esce regolarmente ogni 
mese dal seminario arcivescovile di Gorizia, in sedici pagine a due 
colonne. Ne fu redattore fino al 1879 il canonico Eugenio Valussi, 
e nei tre ultimi anni il dott. Giovanni Flapp. Il periodico intende 
di giovare le discipline ecclesiastiche, dedicando gli utili eventuali 
ad incremento della biblioteca arcivescovile. È un foglio, si sa bene, 
tutt'altro che liberale, anzi si compiace singolarmente nell'ascetismo 
e nella polemica, e pure vi sono degU artìcoli che interessano an- 
zitutto la storia generale ecclesiastica e quella sacra e profana del 
Friuli. Nei suoi otto anni di vita, v' ha, dello stesso autore anonimo, 
a cui * quae historica sunt magis arrident, » un prospetto della 
storia dell'arcidiocesi goriziana dal 1500, epoca della sua istituzione, 
fino ai giorni nostri, a cui fa seguito una serie ragionata degli ar- 
cidiaconi goriziani, istituiti dal patriarca d'Aquileia Giovanni Gri- 
mani dal 21 dicembre 1574, per trattar delle liti tra l'Austria e 
Venezia. Il foglio contiene altresì una notizia degli antichi mona- 
steri dell'arcidiocesi fino al tempo di Giuseppe II e storie molto 
interessanti e copiosamente documentate delle parrocchie goriziane 
di Capriva, Canale, Romans, San Pietro di Gorizia, Sempass, Lonch, 
Fiumicello, Prevacina, S. Giorgio di Lucinico, Gradisca, Vogorsko 
Vogrisca (e nei docomenti Ungrispach), S. Lucia al Ponte, Vii- 
lesse, Batuie. Leggesi infine una breve memoria sul soggiorno di 
Sant'Antonio da Padova in Gorizia, di che l'autore è tanto per- 



352 

suaso per le prove che ne ha date, da fargli dire con sicurezza 
e quasi in tono di sfida: « Ostendat, qui potest, S. Antonium Pa- 
tavinum temporis intervallo 1226-1230 alibi, et non Goritiae fuisse, 
et a sententia mea libenter desistam. » Lo stile di questo periodico 
è semplice, facile e qualche volta elegante. 

•yoo. Diritti di Aquileia nel marchesato d'Istria, del dott. An- 
tonio Joppi. {^QÌY Archeografo triestino. Nuova Serie, Voi. ix, pag. 
195 e segg.) — Trieste, tip, Herrmanstorfer, 1882; in 8*^ gr. di pag. 
6. (R.O'B.J 

Lo noto, non perchè spetti propriamente alla bibliografia, ma 
perchè viene a completare le notizie offerte nel Lucifer Aquileiensis, 
appendice al Thesaurus, redatta dal cancelliere Odorico de Susanna. 
Da queste aotizie, ricavate dall'archivio di Stato in Venezia, e ri- 
ferentesi all'anno 1381, si impara in che modeste condizioni vives- 
sero le popolazioni dei paesi ivi nominati. 

'yo-ir. Antonio Burlo e i Turchi in Friuli (1500), di Vincenzo 
dott. Joppi. (Nell'ArcA^o^ra/b triestino. Nuova Serie, Voi. ix, pag. 
300 e segg.) — Trieste, tip Herrmanstorfer, 1882; in 8^^ gr. di pag. 9. 
(R. O-B.J 

Tre lettere, qui riportate ed esistenti in copia antica nella 
raccolta dei fratelli Joppi, diedero argomento a questa nota, che ci 
dimostra come Antonio Burlo nobile triestino, indicato come quello 
che aveva condotto i turchi in Friuli nell'ultima incursione dell'anno 
precedente, fosse incarcerato in Udine dal luogotenente Antonio Lo- 
redan, agli ultimi di giugno o ai primi di luglio 1500. Le due 
prime lettere contengono le rimostranze, datate da Cormons e da 
Gorizia, del capitano di Trieste Simone di Ungrispach, il quale 
scagiona il Burlo dell'accusa, dicendolo ammalato durante Tinvar- 
sione turchesca e insinuando che fosse stato arrestato per estor- 
cergli i segreti dell'imperatore. Ma l'accusa è riconfermata dal 
luogotente stesso nella terza lettera. Si sa in oltre che i turchi 
poco avevano danneggiato, nel loro passaggio, gli stati imperiali, e 
anche i cronisti contemporanei asseriscono che il re dei romani e 
il duca di Milano avessero istigato i turchi a scendere ai danni 
della republica veneta. Sebbene il Burlo fosse dal processo, oggi per- 
duto, dimostrato colpevole, la Signoria, prò bono pacis, comandò, 
nel 7 settembre, al Loredan che lo rilasciasse, 



353 

'yo^t Wolfger von Passau (1191-1204), eine Untersuchung tiber 
den h\Bìov\^c\iQiiW eriìi^Qin&r Reiserechnvngsn, nebst einem Beitrag 
zur Waltherchronologiey von Paul Kalkoff. — Weimar, Hermann 
Bòhlau, tip. di Corte, 1882; in 8^ di.pag. viii-149. (B.C. U.) 

Queste ricerche si dividono in due parti: la prima considera 
Volchero di EUenbrechtskirchen come vescovo di Passau, e serve 
d'introduzione alla seconda che discorre più propriamente la vita 
agitatissima di quel prelato, tanto addentro nelle gare politiche del 
suo tempo, sia in Germania che in Italia, finché riuscì alla morte 
di Pellegrino II nel 1204 ad ottenere il patriarcato. Ma lo studio 
diligente del Kalkoflf è inteso anche a ristabilire la diflScile cronologia 
di Volchero, prima della sua assunzione alla sede aquileiese e ciò 
con la scorta dei Conti di viaggio, già publicati con alquanto disordine 
dal Zingerle (V. n. 461). In oltre sono presi in esame gli studii 
di altri che si occuparono dell'argomento, come, tra i più moderni, 
il Buttazzoni e il Grion e il Zarncke. 

'yoo. Il cappuccino S, Lorenzo da Brindisi e la sua religiosa 
provincia di Venezia. (Nell'eco di S. Francesco, Anno ix) — S. 
Agnello di Sorrento, tip. di S. Francesco, 1882; in 8^ di pag. 16, 
con ritratto. (R.D.) 

Oltre la vita del Santo, qui si contengono molte notizie cro- 
nologiche dei cappuccini che s'introdussero in Venezia nel 1532 
fondando nella provincia ben 52 conventi, primo a Verona nel 1536. 
Si estesero a Udine nel 1564, a Pordenone l'anno appresso, a Por- 
togruaro nel 1570, vent'anni dopo a Gorizia, a Sacile nel 1611, a 
Cividale nel 1614, finalmente a Gemona nel 1657. Gli ospizi pel 
solo passaggio dei frati erano stabiliti a Caorle dal 1665, a Ma- 
rano dal 1668, a Grado dal 1675, a Sedegliano dal 1710. Dopo la 
generale soppressione, fatta da Napoleone con decreto 12 maggio 
1810, furono ripristinati soltanto a Udine nel 1831, ma non nel- 
l'antico conveixto, bensì in quello delle cappuccine, in gran parte 
demolito. Tra provinciali e guardiani apparisce che molti abbiano 
appartenuto alla nostra provincia e a Portogruaro. Cosi, tra i nobili 
che vestirono l'abito sono registrati un Sorio, due Dalla Porta, 
due Levarla da Udine, un Berteli e un Fabrizio da S. Daniele, xm 
Ovio da Sacile, un conte da Prata e uno da Pers. 

rrcy. Wdlsche Odste, von Landesarchiv-Director voN Zahn. (Nel 

2\ 



354 

Literarische Beilage der Wiener « Montags Revue, > 20, 20 (re- 
cte 27), novembre, 4 dicembre 1882, n. 47-49) — Wien, tip. Stein 
1882; in fol. di col. 23, (R. W.J 

Con minuziose ricerche viene il dott. Zahn informandoci in 
questo lungo articolo quali fossero nel secolo xv e xvi gli ospiti 
italiani della Stiria, recatisi per esercitarvi arti e mestieri diversi. 
Fra questi ospiti non è trascurato di dar notizia di molti friulani, 
anche nobili, che, soli o con le proprie famiglie, vennero a stabi- 
lirsi a Graz, e bazzicarono in corte di Ferdinando II non ancora 
divenuto imperatore. Fino ai nostri giorni continuò il costume di 
emigrare dal Friuli occidentale e dalla contea di Gorizia nelle limi- 
trofe Provincie austriache, arricchendo col proprio lavoro molto 
ricercato al di fuori. 

'yos. Von St. Michael nach Udine, ein kurzer Fllhrer ecc., von 
Markus Freiherr von Jaborneqg-Gamseneqg, mit einer Karte. — 
Klagenfurt, tip. Kleinmayr, 1882; in 16^ picc. di pag. 112. (R.O-B.) 
Come guida speciale esce dal numero di sifiEatti lavori, e può 
trovar luogo in questa bibliografia, contenendo alcuni principali 
accenni storici: peccato che alla lodevole diligenza delle notizie, 
specialmente topografiche, non corrisponda quasi mai l'esattezza 
dell*ortografia nei nomi italiani. Ad ogni modo questa guida, pel 
Friuli, è assai migliore dell'altra publicata da L. F. Bolaffio, Ve- 
nezia, il Veneto, il lago di Oarday Trieste, Trento ed Istria, Milano, 
tip. Treves, 1881 ; in 16^ di pag. 160, con carta, la quale, per la 
parte storica, si occupa più della contea di Gorizia che del Friuli 
occidentale. — - Il libro del Jabomegg, essendo uscito in data anti- 
cipata, ne parlò il Giornale di Udine, 7 settembre 1881, n. 215, e 
fu pure annunziato nella Carinthia, Anno lxxi, 1881, pag. 127-128. 

•yoo. Ntiùvi studi sulla Legge romana udinese,memoTÌBi di Fran- 
cesco ScHUPFER. (Nelle Memorie della Classe di scienze morali, sia* 
riche e filologiche della Reale Accademia dei Lincei, Anno 1881-82, 
Serie Terza, Voi. x, Seduta del 18 giugno 1882) — Roma tip, SaW 
viucci, 1882; in 4* di pag. 60. (B. C. U.J 

Lo Schupfer non volle lasciare al Fertile l'ultima parola sulla 
importante questione (V. n. 647), ma tornando al suo proposito ri- 
cerca di nuovo il tempo, il luogo, la patria della legge, molte cose 
ripetendo che aveva prima asserite, molte altre avanzandone contro 



355 

le asserzioni dei suoi contraditori. Per dimostrare italiana la legge 
egli pone in campo le considerazioni sulla lingua, sui caratteri 
estrinseci dei codici, sull'analogia tra essa e le leggi e le consue- 
tudini longobarde, si nel diritto di successione, come nella emancipa- 
zione dei figli. Per nuove ragioni esclude poi che appartenga alla 
Rezia Curiense, la quale, contro le indicazioni della legge romana 
udinese, era una provincia ristretta, priva di propri re. — Scrisse 
di questi nuovi studi G. Salvioli nélV Archivio storico per Trieste, 
l'Istria e il Trentino, Voi. ii, pag. 109-111. 

'rio. Fonti edite della storia della regione veneta^ dalla caduta 
dell'impero romano sino alla fine del secolo x, di Carlo Cipolla. 
(Nei Monumenti storici publicati dalla R, Deputazione Veneta di 
Storia patria. Voi. viii. Serie Quarta, Miscellanea, Voi. ii) — Venezia, 
tip. del Commercio, 1882; in fol. di pag. 164. (R.J.) 

Questa diligentissima bibliografia, secondo il voto preso dalla 
R. Deputazione nell'assemblea generale tenuta in Udine il 7 no- 
vembre 1880, si completa da quella publicata due anni innanzi dal 
medesimo autore (V. n. 600). Meglio ordinata, come suole in lavori 
consimili, vi apparisce la parte spettante a Paolo Diacono. Di Paolino 
patriarca d'Aquileia, è detto più largamente, mentre la parte nuova 
e più abondante del lavoro va dal 774 al 1000. Anche in questa 
è illustrata copiosamente la storia del patriarcato, come apparisce 
dai numerosi diplomi, strumenti ed epistole: basti il dire che in 
questa bibliografia e nelFappendice si contano ben 868 numeri, 
dei quali alcuni con indicazioni e suddivisioni copiosissime, come, 
ad esempio, quelli che trattano dei ritmi di Paolo Diacono e dei 
carmi di S. Paolino. Federico Stefani e Vincenzo Joppi diedero al- 
l'autore molte nuove notizie per la compilazione del lavoro, la cui 
ricchezza, anche pel Friuli, si può subito dedurre dall'indice diligente. 

•yilt PublicatUms relatives au Frioul, par G. von Zahn. (Nella 
Eevue historique. Anno vii, Tomo xxi, 2, pag. 383 e segg.) — 
Paris, ed. Germer Bailliére et C.**, tip. Daupeley-Gouverneur, 1882; 
in 8^ di pag. 17. (R.J.J 

Considerando i nuovi lavori publicati in Friuli neir ultimo 
triennio, lo Zahn, in questo secondo articolo critico (V. n, 603), 
nota che molti si distinguono per la loro originalità e sono, quasi 
a. dire, le prime manifestazioni che gli studi storici si avviano anche 



356 

da noi per una buona strada. Sono sforzi degni di lode, sebbene 
non appariscano che come saggi. L'articolo discorre principalmente 
delle publicazioni fatte da Vincenzo Joppi, dal Baldissera, dal Ca- 
mavitto, dal Domenichelli, dal Leicht e da altri; ma più si indugia 
sul lavoro del Degani intorno alla Diocesi di Concordia, che dice 
più completo di tutti, sulla questione della patria di Odorico da 
Pordenone dove fanno capolino i soliti preconcetti dello scrittore, 
sul Saggio di cartografia della regione veneta e sul Saggio di un 
glossario geografico friulano del co. di Prampero. Anche questo 
scritto aquista importanza dal suo complesso tanto che giova tenerne 
conto; ma nel corso della presente bibliografia io vengo citando, 
alla fine dei singoli articoli, il primo e il secondo scritto dello 
Zahn, oltre a pochi altri cenni da lui fatti su publicazioni friulane 
nella Revus histoinque, del 1881, Anno vi. Tomo xvi, 1, pag. 168- 
170. L'articolo dello Zahn fu tradotto nella Patria del Friuli, 27, 
28 aprile, 1, 3, 5, 11, 14, 15 maggio 1883, n. 100, 101, 103, 105, 
107, 112, 114, 115. 

^1^. Die Adriay von Amand von Schv^teiger-Lerchenfeld. — 
Vienna, tip. lasper, 1882; in 8® di pag. 800, con 200 illustrazioni, 
6 piani e una gran carta dell'Adriatico. (B, C. T.) 

Lo Schweiger, in quest'opera illustrata, discorre tutte le coste 
dell'Adriatico, e partendo da Trieste s'incontra nel Timavo di cui 
narra diffusamete le favolose tradizioni, e poi parla di Duino e di 
Ronchi e si ferma più a lungo in Aquileia, tenendo conto delle 
antichità ivi trovate e descrivendone parte a parte parecchie, 
anzi ricostruendo col loro aiuto la storia passata. Dieci sono le 
illustrazioni sul Friuli, di cui nove riguardano Aquileia e la più 
curiosa è la casa che ha incrostati sulla facciata degli antichi 
avanzi. Interessano questa bibliografia le pagine 45-72. Lo Schwei- 
ger ha dovuto compendiare il suo lavoro nella elegante guida ano- 
nima dal titolo Illtcstrirte Fuhrer durch Triest und Umgébungen, 
che venne a luce con la data antecipata del 1883. 

«MS. Timavo, di Bernardo dott, Benussl QieVC Archeografo 
triestino^ Nuova Serie, Voi. ix, pag. 109 e segg.) — Trieste, tip. 
Herrmanstorfer, 1882; in 8*^ gr. di pag. 3. (R.O-B.J 

Negli studi del dott. Benussi su L'Istria sino ad Augusto, che 
VArcheografo triestino non ha ancora finito di publicare, fra alcune 



357 

allusioni al Friuli, quali sono richieste dal tema, si studiano i nomi 
dei luogi, come corollario della immigrazione celtica lungo le alpi 
orientali. Mentre il Kandler interpretava Timavo al confine del 
Friuli e Timau in Carnia per < aqua uscente da rupe, » il Benussi 
vuole significhi « fiume caldo > perchè stanno ivi presso le sorgenti 
termali di Monfalcone. Tutti e due pensano che la derivazione sia 
celtica. 

'M^. Il Tagliamento. (Nel Giornale di Udine, 23 settembre 1882 
n. 227) — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1882; in fol. di col. 1 (B.C. U.J 
Stralciato da un volume uscito in Roma sulla Storia dei fiumi, 
questo articolo dice delle maggiori piene del Tagliamento avvenute 
nel 589, nel 1409, quando forse correva insieme al Meduna, nel 
1446 che isolò il colle di Osoppo, nel 1571, nel 1574, nel 1597 
che rovinò i castelli di Varmo e di Madrisio, e demoli la chiesa 
e lo spedale di Ronchis, nel 1752, quando precipitò il monte Uda 

■ 

in Carnia, schiacciando il villaggio di Porta. Nel nostro secolo, dice 
l'articolo, il Tagliamento schiantò i villaggi di Biauzzo e di Rosa ; 
ma questa rovina la trovo annotata sotto il 1743, mentre la mag- 
giore inondazione recente in Friuli fu del 1851. L'articolo era scritto 
prima delle ultime inondazioni in provincia. 

'MSJ. Saggio di un glossario geografico friulano del ri al xiii 
secolo, del conte Antonino di Pbampero. (Negh Atti del r. Istituto 
Veneto di scienze, lette^^e ed arti, Serie Quinta, Voi. vii-viii) — Ve- 
nezia, tip. Antonelli, 1881-82;*in 8^ di pag. 235. (Tt.O-B.J 

Questo glossario, come parrebbe dal titolo, non giova solo alla 
geografia del Friuli in generale, ma sovente altresì alle minute 
ricerche topografiche, e per esse si ricongiunge alla storia. Il nome 
di saggio, che l'autore gli ha dato, disarma al tutto la critica, che 
non dissimula la difiìcoltà dell'impresa, specialmente di un primo 
tentativo di questo genere fatto in Italia. Tenendo conto delle date 
che pur sono aggiunte scrupolosamente ad ogni citazione, si potrebbe, 
con la scorta di questo libro, completato con le ricerche dei luoghi 
che mancano e con lo spoglio di altri importanti documenti antichi, 
costruire delle utilissime carte storiche del Friuli. #n una parola, 
l'opera faticosa .del Prampero merita,- per molti motivi, di essere 
incoraggiata. — Ne parlarono, fra altri, lo Zahn nella Revue histo* 
rique. Tomo xxi, 2, pag. 378-79 e il Giornale di Udine, 19 aprile 



358 

1882, 11. 91. Giova infine ricordare che nel III Congresso Geografico 
internazionale di Venezia fu lodato questo lavoro del Prampero, 
considerandolo come contributo a un futuro Dizionario storico- 
geografico universale del medio -evo, 

'MO. Viaggi ladini fatti e narrati dal dott. Teodoro Gartner, 
con un saggio statistico ed una carta geografica. — Linz, tip. Wim- 
mer, 1882; in 8** di pag. 45. (B, C. U.J 

Ingenuo racconto di alcuni viaggi fatti dal dott. Gartner nei paesi 
ladini, negli anni 1879, 1880 e 1881, a scopo linguistico. Una gran 
parte del volumetto è consacrata al Friuli, che egli visitò minuta- 
mente, aiutato dalla cortesia de' suoi ospiti: bisogna udire con quale 
riconoscenza egli parla dei nostri che gli furono maestri, spesso 
senza saperlo, e come si occupi di certe cose minute e puerili che po- 
teva lasciar nella penna. Speriamo. che i suoi viaggi abbiano giovato 
le ricerche del Gartner sull'estensione della lingua friulana, cui egli 
suddivide in varii gruppi, de' quali il più numeroso è naturalmente 
quello della pianura, con difierenze poco sensibili. Benché questo 
opuscolo riguardi solo indirettamente la storia, ho voluto citarlo 
in prova dell'interessaménto che prendono gli stranieri alle cose 
nostre, a costo anche di tenersi a leggere impressioni. — Di questo 
libro è detto con giusta severità néìT Archivio storico per Trieste, 
l'Istria e il Trentino, Voi. ii, pag. 116-118. 

'M'T't Archiv fùr Heimatkunde, von Franz Schumi. (Periodico 
mensile, con appendice di documenti) — Lubiana, tip. del e Narodna 
Tiskarna», 1882; in 8^ gr. di pag. 208 e 192. (R.JJ 

È compiuto il primo anno deìV Archivio di storia patria della 
Camiola, ma non è ancora finito l'indice della raccolta in appen- 
dice separata che sarà intitolata Diplomatario carniolico. Ciò nuUa- 
meho piace segnalar ambidue i lavori all'attenzione degli studiosi, 
come quelli che contengono molti documenti non solo dell'autorità 
che i patriarchi esercitavano nella Carniola, e in quella parte di essa, 
già chiamata marca dei Vendi, ma ancora altri che riflettono più 
direttamente il Friuli. Di questi parecchi erano inediti. Tra le forme 
da aggiungersi! con la scorta del nuovo Diplomatario, al Glossario 
del Prampero (V. n. 715) noto Atenis (Attimis) Bertenstein, Ber- 
tlienstaine (Partistagno) Bellenia, Belinia (Belligna), Cavorjac (Ca- 
poriacco), Gorth, Gorce (Gorizia), fracco (Ziracco), Lunzcmiga (Lu- 



359 

cinico), Mensan, Merisan (Manzano), Mosacum (Moggio), Tercent 
(Tarcento), mentre tra le voci nuove figurerebbe Cerclara (Cer- 
claria) e Livina nel Tolminese. Però alcuni di questi nomi, come 
molti di quelli annotati dal Prampero, possono derivare da sbagli 
di copisti inesperti e lontani dai siti. Il nuovo archivio dello Schumi, 
però con tendenza slava, continua regolarmente le sue publicazioni. 
I documenti sono per la massima parte in latino, i regesti in tedesco. 



Unedierte Inschriften aiisAquileiay von H. Majonica. (Nelle 
archaeologisch-epigraphische Mittheilungen aus Oesterreich, hera- 
usgegeben von den Professoren A. Gonze und 0, Hirschfeld, Voi. vi, 
fase, i) — Wien, tip. Gerold, 1882; in 8** di pag. 16. (R.O-B.) 

Il Maionica, che si dedica specialmente all'epigrafia di Àquileia, 
del cui nuovo museo è stato eletto conservatore, ha illustrato qui 
ben 31 iscrizioni, i frammenti raccogliendo, come il solito, sotto 
un solo numero. Però alcun'^ di esse furono già edite altrove. 
Discorre separatamente della via Annia, illustrando le iscrizioni che 
ne stabiliscono la direzione, e facendosi carico di citare i nostri 
Bertolini e Vincenzo Joppi. Del resto il Maionica, sempre sotto il 
titolo surriferito, ha mandato larghe contribuzioni al nuovo periodico 
epigrafico viennese, il quale è Tergano del seminario archeologico- 
epigrafico dell'università di Vienna, e fino dal 1867, anno della 
sua fondazione, si propose tra altro, di completare la grande opera 
del Mommsen Corpus Inscriptionum latinarum, (V. n. 571) 

►yiOt Alcune nuove iscrizioni miliarie del Friuli^ comunica- 
zione di Vincenzo Joppi. i^eVL' Archeografo triestino. Nuova Serie, 
Voi. viu, pag. 444 e segg.) — Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1882; 
in 8^ gr. di pag. 4. (R. O-B.J 

È data notizia illustrata di quattro colonne onorarie miliarie, 
con epigrafe, ma senza indicazione di miglia, trovate lungo la via 
Annia tra Concordia e Aquileia (V. n. 720), le due prime finora 
inedite,* le altre due inserite nella gran raccolta del Mommsen; tutte 
però qui ricopiate dal dott. Joppi. Le tre prime sono collocate nel 
museo di Udine, la quarta è perduta, ma si completa con la seconda. 

lysOt Dario Bertolini. Iscrizioni della Via Annia nella x Re- 
gione. (Nelle Notizie degli scavi, publicate dalla Reale Accademia 
dei Lincei, aprile 1882) — Roma, tip. Salviucci, 1882; in 4° di pag. 7. 

(R. a-B.j 



360 

Col mezzo di due iscrizioni, apposte a due cippi, uno trovato 
al casale la Zellina, presso S. Giorgio di Nogaro, l'altro a Chia- 
risacco, ambi divenuti proprietà del museo di Udine, Dario Bertolini 
fissa il tracciato della via Aquileia-Concordiana, o Annia, nel tratto 
da Aquileia al Tagliamento, passando essa, pel fondo Tumbolo, pel 
gran bosco di Zuino al ponte d'Orland, per Malisana e Chiarisacco a 
S. Giorgio, donde si identifica con la strada nazionale fino a Lati- 
sana. In questo senso corregge il tracciato creduto vero per innanzi 
e segnato nella carta del C. L L. V. (Corpus inscriptionum laii- 
narum-Viae), e in oltre, con molta dottrina e contro la lettura del 
Mommsen e del Gregorutti, attribuisce non a Julio Vero Massimino, 
ma a Licinio, la tavola 7989 delle Iscrizioni, Voi. v. 

T'»!. Lapide scoperta a S, Martino di Terzo. {NelV Archeografo 
triestino. Nuova Serie, Voi. ix, pag. 200). — Trieste, tip. Herr- 
manstorfer, 1882; in 8^ gr. di pag. 1. (R.O-BJ 

È funeraria : fu trovata presso molte urne di pietra e di terra 
cotta in un fondo della casa delle Zitelle di Udine, e la illustra 
brevissimamente il dott, Antonio Joppi. 

'TS». D'una lapide romana a Gonars, articolo di C. .. (Nell'ap- 
pendice del Cittadino Italiano, 19 ottobre 1882, n. 236) — Udine, 
tip. del Patronato, 1882; in fol. di col. 4. (B.C. U.) 

È la nota iscrizione, riportata anche dal Mommsen al n. 1461 
degli Additamenta, nel VoL v, del C. L L. Il Camavitto, per la 
purezza dello stile, la riferisce ai primi tempi dell'impero, e la 
illustra argutamente ne' nomi dei due liberti che essa ci tramanda. 
Conchiude ritenendo che, per la piccola importanza di Gonars ai 
tempi romani, essa lapide o vi fosse importata dai dintorni di Aqui- 
leia appartenesse alla via romana che rasentava Gonars. 

'y)S3. Un privilegio della famiglia Dal Torso nobile udinese. 
(Nozze Dal Torso-Marcotti) — Udine, tip. Bardusco, 1882;' in 8* 
di pag. 12 non num. (B. C. U.J 

Chiamavansi in origine di ser Zanni o de burgo superiori, poi 
S. Lucia e ora Giuseppe Mazzini, e nel 9 novembre 1365 l'impe- 
ratore Carlo IV diede loro un feudo di abitanza equivalente a 
un diploma di nobiltà. Ebbero parte nelle prime dignità e nelle 
faccende municipali, e intorno il 1400 assunsero il cognome Dal 



361 

Torso dallo stemma che era un torso in campo azzurro. Nel 1407, 
essendosi Nicolò Dal Torso recato a Venezia ambasciatore degli udi- 
nesi in prò del patriarca Panciera, ebbe dal doge Steno, in uno ai 
suoi discendenti, il privilegio di cittadino veneto originario, che ora 
si publica illustrato da Vincenzo Joppi, tratto dalla sua privata col- 
lezione. Nel 1519 furono scritti nel libro d'oro della nobiltà udinese. 



:. Pietro Conti, di Giovanni Majer. (Nella Patria del Friuli^ 
19 maggio 1882, n. 118) — Udine, tip. Bardusco, 1882; in fol. di 

col. 2. (B. a U.) 

Si parla qui con intelletto d'amore di Pietro Conti,' nato da 
Luigi Domenico e da Anna Pilìnini il 10 marzo 1846, morto im- 
maturamente il 17 maggio 1882. Fu valentissimo nella oreficeria 
e tutti ricordano i premi che egli consegui : due medaglie d'argento 
a Treviso e a Vienna, la gran medaglia d'oro nell'esposizione vaticana 
di Roma. Molti giornali avevano già discorso dei lavori di Pietro 
Conti, fra i quali il Cittadino Italiano, 17 maggio e 19 agosto 1881, 
n. HO e 184. 

'7'So^t Cornelio Frangipane di Castello, giureconsulto, oratore 
e poeta del secolo xvi, memoria di Prospero Antonini. (Neil' Ar- 
chivio Storico Italiano, Seria Quarta, Tomo viii, pag. 19 e segg., 
pag. 335 e segg. ; Tomo ix, pag. 20 e segg., pag. 296 e segg.) — 
Firenze, tip. Galileiana, 1882; in 8** di pag. 158. 

Bella per abbondanti e svariate notizie è questa biografia di 
Cornelio Frangipane, nato in Tarcento nell'S settembre 1508 da 
Pietro signore di Castello e Tarcento e da Giulia di Giorgio Neyhaus. 
Nel 10 febraio 1534 Cornelio ebbe laurea in utroque iure, e pro- 
fessava di essersi dato allo studio delle leggi « non per vender 
parole, né per esercitar vilmente la nobil arte, ma per difendere 
le cause et giudicar huomini)». La memoria del senatore Antonini 
aquista interesse per la publicazione di un diario del Frangipane 
stesso, quasi tutto inedito (V. n. 380) e accompagnato di copiose 
annotazioni, il quale va dal gennaio 1536 al novembre 1543. In- 
torno al 1539 Cornelio, facendo buon viso a una tradizione corrente 
e pur mantenendo il cognome avito, assunse quello di Frangipane, 
mentre è dimostrato- chiaramente che i signori di Porpeto non 
discendevano affatto dai Frangipani di Roma, ma erano un ramo 
dei signori di Caporiacco, che vennero nel secolo xii in Friuli da 



362 

oltremonti, forse dalla Carinzia. Un secolo appresso questa arroga- 
zione fruttò ai Frangipane di succedere nel feudo romano di Nemi. 
La duplice qualità che aveva Cornelio, come avvocato e come ora- 
tore, alquanto ridondante, si manifestò in molte arringhe e special- 
mente nel 1550 nella celebre difesa latina, fatta a Vienna, di Mattia 
Hofer, capitano di Duino, cui è fama re Ferdinando I assolvesse 
dicendo, rivolto al Frangipane : « lo dono alla vostra eloquenza. » 
(Cornelio s'intendeva anche di cose militari, come lo prova l'arringa 
per le fortificazioni di Udine (V. n. 372). Del Frangipane letterato, 
filosofo e poeta, l'Antonini esamina parte a parte i lavori, ofiFrendone 
abbondanti saggi, e ponendo massima fra le prose il Dialogo d'ainore, 
sebbene altri si annoverino fra i testi di lingua. Orsa, maggiore 
delle figlie di Giovanni Hofer, nata a Duino, e sposa di Giulio 
Manine «donna di rara bellezza, e di soavissimi costumi ornata» 
dice il Liruti (V. n. 97), era la dama platonica dei suoi pensieri; 
Cornelio scrisse le sue lodi specialmente in versi italiani. Un episodio 
notevole della vita di Cornelio Frangipane già vecchio è la sua 
prigionia di otto mesi da lui sofferta nel 1580, in Udine, sotto 
l'accusa di aver fatto mozzare il naso e le orecchie a un contadino 
di Tarcento, ma venne assolto; al quale proposito figura qui una 
lettera inedita di Giulio Savorgnan. Sdegnato della calunnia e della 
ingratitudine degli udinesi, Cornelio ritirossi in villa, ma per poco ; 
che, rabbonito colla gente nuova, tornò a dimorare nella città di 
Udine, dove mori di febbre pestilenziale nel 25 agosto 1588. 



Paolo Diacono, di C. . . . (Nell'appendice del Cittadino Ita- 
liano, 13, 18-20, 26, 30 agosto 1882 n. 181, 184-186, 188, 194) 
— Udine, tip. del Patronato, 1882; in fol. di col. 25. (B.C.U.J 

L'autore, ab. Luigi Camavitto, rifa con accuratezza in questa 
monografia la storia della vita del Varnefrìdo, opponendosi giusta- 
mente al Liruti sull'epoca della sua assunzione al diaconato della 
chiesa di Aquileia, che vuol ritenersi anteriore al patriarca Sige- 
ardo. Cosi pure non ammette, contro il De Rubeis e il Candido, 
che Paolo Diacono ricevesse in dono da Carlomagno la villa di 
Laveriano in Friuli, avendo esso scambiato il nostro storico con 
S. Paolino patriarca d'Aquileia. Finalmente, contro il Mabillon, 
l'estensore della presente memoria sostiene che veramente Paolo 
cadesse in disgrazia di Carlomagno e fosse relegato nelle isole 
Diomedee, ora di Tremiti. Ma con queste considerazioni l'ab, Ca- 



•^ 



363 

mavitto sfonda una porta aperta, non avendo egli tenuto conto 
dei lavori critici, usciti ultimamente su Paolo Diacono, dei quali 
si dà breve conto anche in questa bibliografia. Paolo passò poi alla 
corte di Benevento, e finalmente, pronunciati i voti religiosi, nel 
convento di Montecassino, dove è tradizione morisse nel 13 aprile 
799, quasi ottantenne, se vuol riferirsi al 720 la sua nascita a Ci- 
vidale. L'autore chiude il suo lavoro con l'elenco delle 25 opere 
di Paolo, distinguendo le edite, che sono 18, dalle altre manoscritte; 
e riportando gli elogi eccessivi che di lui fece Pietro da Pisa. 

^^'y. Agostino Stefani. (Nel Tagliamento, 30 dicemb're 1882, 
n. 52) — Pordenone, tip. Gatti, 1882; in fol. di col, 1. (R.O-B.J 
Qui è meritamente ricordato il nome di Agostino Stefani, 
muratore di Budoia, che, nel 1849, mentre si appressava a dar 
fuoco alla mina del ponte sulla laguna di Venezia, occupato dagli 
austriaci, ebbe rovesciata da una palla la barchetta, e, reduce fra 
i suoi, creduto un esploratore nemico, fu ucciso dagli stessi com- 
militoni. 

•y^St Le Relazioni del P. Antonio Zucchelli di Gradisca, mis- 
sionario al Congo, memoria del socio prof. Gottardo Garollo, (Negli 
Atti dell'Accademia di Udine y Serie Seconda, Voi. vi [in corso] pag* 
25 e segg,) — Udino, tip. Doretti e Soci, [1882]; in 8* di pag. 25. 
(R. 0-B.J 

Naque il padre Zucchelli in Gradisca dal barone Aurelio e 
dalla signora Orsola Gentile Baio: ivi stesso fu battezzato nel 18 
marzo 1663. Nel 1697 fu destinato alla missione del Congo, e causa 
l'inferma salute ritornò in patria nel 1704. Le memorie dei suoi 
viaggi, raccolte in ventitré relazioni, furono stampate in Venezia 
un'imica volta nel 1712 e subito tradotte in tedesco in due edizioni. 
Il Garollo le riassume in questa lettura, tenuta all'Accademia di 
Udine il 17 febraio 1882, dividendo l'ampia materia in 16 paragrafi. 
Nel libro del Zucchelli si esprime la convinzione che nei paesi da 
lui visitati le missioni non porteranno alcun frutto durevole, perchè 
i negri n^illa imprendono di quello che i missionari si affaticano a 
insegnar loro; ma per noi l'interesse della memoria sta nel cono- 
scere molti particolari curiosi di quegli stessi paesi, a cui si jivol- 
gono l'attenzione e gli studi dei viaggiatori moderni, e il possesso 
dei quali è nuovo fomite di rivalità tra le potenze di Europa. 



364 

•y^o. P. G. MoLMENTi. Vecchie storie, con disegni di G. Favretto. 
— Venezia ed. Ongania, tip. Kirchmayr e Scozzi, 1882; in 16® di 
pag. 338. (S.A.F.) 

In tre di questi dodici quadri interviene il nome e la storia 
dell'ultimo doge di Venezia Lodovico Manin. Nello studio più im- 
portante del volume su Luigi Ballarini, agente generale e procu- 
ratore di Andrea Dolfin ambasciatore a Parigi e a Vienna dal 1780 
al 1792, sono riferite quattro lettere del Ballarini stesso sulla ele- 
zione del doge e sulle munificenze che l'accompagnarono, mentre 
la dama moglie Elisabetta Grimani, non partecipa alle feste « e 
guarda 3i mal occhio d'essere dogaressa. » Le ultime due storie 
sono intitolate: e Due viglietti da visita » e « L^ Memorie dell'ul" 
timo doge di Venezia. > Neil' illustrare per la seconda volta (V. Fan- 
falla della Domenica, 7 dicembre 1879, n. 21) il viglietto allego- 
rico di Lodovico Manin (l'altro è di Giorgio Pisani), rappresentante 
un Adone ignudo dormente sotto una quercia con accanto due colom- 
belle amoreggianti, il Molmenti conchiude che a tal doge conveniva 
tale emblema. Di che lo rimproverò il conte Lodovico Giovanni 
Manin, pronipote del doge, affermando che le Memorie autografe 
lasciate dal suo antenato potevano dimostrare la stoltezza delle 
accuse. Ma invece l'ultimo studio del volume dimostra il contrario, 
giacché le Memorie non valgono a reintegrare la fama del doge, 
benefico, gentile, mite uomo, ma pusillanime cittadino, benché sa- 
pesse che cosa la posterità avrebbe giudicato di lui. Il Molmenti, 
nel riportare moltissimi squarci delle Memorie, non solo giova al 
proprio intento, ma altresì alla storia, la quale, aggiungendo alle 
altre fonti queste delle Memorie, ne ritrae la dolorosa prova au- 
tentica che l'ex-doge, invece di chiudersi in un" dignitoso silenzio, 
rese umile omaggio ai nuovi padroni francesi ed austriaci. Il Mol- 
menti scrisse di Lodovico Manin anche nella sua Storia di Venezia 
nella vita privata ecc. Torino, Roux e Favale, 1880. Finalmente, 
nella vècchia storia intitolata Una condanna capitale, pag. 135-148, 
é narrata la fine che Domenico Altan di S. Vito al Tagliamento, 
figlio naturale di Nicolusio di Porcia fece sul patibolo, a Venezia, 
il 6 novembre 1727, dopo essere stato due volte accusato, prima 
come baro di carte, poi come uccisore del marito di una sua amante. 
Fuggìjto dal carcere la prima volta, condannato in contumacia la 
seconda, ritornò mascherato in Venezia e si lasciò pigliare « come 
un topo alla schiaccia. » La narrazione è rifatta da una lettera di 
un prigioniero, trovata nelFarchivio di Stato. 



INDICE (I') DEGLI AUTORI, EDITORI E CRITICI 



NB. I nameri corrispondono agli articoli. 



Abel Ottone: Paolo Diacono, vernione Star, long. 510 

Accademia Udinese: Annuario s^tatistico 512, 642; Atti, Roconda feerie, passim^ 
prospetto Friuli Veneto 398 

Accademico Udinese: estensione Istria 254 

Agosti-Pascottini Maria: prigionia in Udine ecc. 149 

Agostini (d*) Vedi D'Agostini 

Alberi Eugenio: lettere Galilei 99 

Almerigotti F.: estensione Istria 254 

Altan (d^) Antonio: Moro Anton Lazzaro 103 

Altan (d') Cesare: Carraresi 45 

Alviano (d*) Bartolomeo: lettere 11 

Amalteo Marc* Antonio : lettere 257 

Amaseo Leonardo: Trieste, Gorizia, Istria 470 

Amati Amato: confini 120, 316, 506 

Andreis Silvio: Paolo Diacono 173 

Angerer Giovanni: tedeschi in Italia 588 

Anonimi: Annuario nobiltà italiana 658; Aquileia 88, id. scavi 361, id. gite 363, 
id. memorie 445; Barbana, santuario 44; biografie : Francesconi Ermenegildo 35, 
Gallerio G. B. 662, Grigoletti Michelangelo 270, Mantica Francesco 432, Mar- 
chi Giuseppe 272, Odonco da Pordenone 669, Ongaro Luigi 130, Stellinì 
Jacopo 674; Cividale, documenti 688; Concordia, diocesi 278; confini 32, 229, 
507; Friuli, corografia 187; Gemona, gita 581; genealogia Ottelio 657; Go- 
rizia 116, id. memorie 195, id. oppiti 226, id. pellegrinaggio 279, id. statuti 
donzelle 3; Grado 168; guerra del i866 124; Moggio, abazia 197; Pordenone 
669; Sacile 496; S.Vito 535; Rosa, madonna 281; Rosazzo 340; Udine, colie e 
riscatto castello 501, 502, id. collegio UccelUs 143, id. commemorazione Cella 
608, id. imagini di Maria 414, id. madonna delle Grazie 205, 227, id. memorie 
patrie 413, id. nomi vie 504, id. parlamento e città 20,nd. passaggio Pio VI 172, 
id. processione del i698 16, id. quadro Quaglia 567^ id. statuti polizia e sa- 
nità 488; Venzone 505 

Anonimo Gradense: cronaca 168 

Anonimo Salernitano: Paolo Diacono 602 

Antonini Anton Maria: Udine, archivio notarile 600 

Antonini Daniele: lettere 99 

Antonini Prospero: Carnia 113 



366 

Antonini sen. Prospero: confini 119, 458; Fon tan abona (signori dir 225, Fran- 
gipane Cornelio 725; Friuli onentale 78, id. e sua dualità 303, 657; relazione 
anonima 6; Walsee-Mels-CoUoredo 475 

Arcminti Luigi: Cividale, sarcofago 364 

Archivio Storico Italiano: art. crit. 605, 658, 680 

Archivio Storico per Trieste lMstru e il Trentino: art. crit. 570, 018,647, 716 

Arboit Angelo: Aquileìa 194; art. crit. 606; Gamia, m^^morie 250, 587; Civi- 
dale, sarcofago 326 a 328, 364, 629; Nievo Ippolito 297; Resia 202 

Arndt Guglielmo: Friuli, annali 111 

Arrigoni: Cividale, sarcofago 322 

Arrigoni Francesco: Soffumbergo 87 

Arrigoni G. B.: Udine, fortificazioni 372 

Ascoli Graziadio: confini 316, 506; lingua friulana 519, 622; nomi geografici 120 

Atti e Memorie della Società. Agraria di Gorizia: art. crit. 163, 193 

Aurelio Vittore: Paolo Diacono 318 

AvoGADRO Achille: Udine, guida 412 

IJAILO Luigi: documenti friulani a Treviso 596 

Baldissera Valentino : 448; Gemona, Federico HI 690, id. S. Leonardo 691; 
Lionello Nicolò 678 

Banchi Luciano: Volchero 267 

Barbaro Francesco: visita apostolica 36 

Barbaro Giuseppe : S. Daniele, jcronaca 94 

Barriera Carlo Raffaello: Nievo Ippolito, Somma Antonio e Zorutti Pieti*o 485 

Barichella Vittorio: Udine 415 

Barnaba Federico: Ledra 459 

Barozzi Giuseppe: Gerio Pietro 298 

Barozzi Nicolò: Donato Leonardo 59; Concordia, scavi 307; Latisana 634; let- 
tere Canciani 546, id. Fontanini 511; Palma 199 

Bassani Carlo : Cividale, sarcofago 328, 331 

Bassi G. B.: Collina 378; Ledra 126, 421, 641; Sellenati Nicolò 23; Marsnre 
Antonio 72 

Ballila Carlo: Aquileia 361; Gorizia, arcadi-sonziaci 583 

Bauch Gustavo: Paolo Diacono 313 

Baudoin ds Courtbnat J.: Resia 202, 408 

Bkda: Paolo Diacono 318 

Benussi Bernardo: Timavo 713 

Berchbt Guglielmo: Palma, relazione Miohiel 396 

Bebbtta Fabio: Monverde Luca 481 

Bergmann: Sauris 697 * 

Bernardi Jacopo: lettera pedagogica 291 

Bertoli Giandomenico: epigrafia 520; lettere inedite 50; Pers (di) Ciro 387 

Bertolini Dario: Concordia 308, 309, 332, 333, 365 a 367, 403, 446, 492, 498* 
573, 574, 629, 689; documento del Ì40P549; Portogruaro 684, id. archivii 
635, id. democrazia 539, id. origine e nome 339, id. stemma e sigillo 371; 
viaggio ad Abano 462; vie romane 548, 718, 720 

Bertozzi Giulio Cesare: Ledra 126 



367 

Be8I Aubssio: Vittari, famiglia 607 

Bethmamn C. L. : Gividàle, codice Paolo Diacono 173, id. ms. degli evangeli 402, 
628 ; Paolo Diacono, Storia long, 509 

Bethmann-Hollweg : legge romana udinese 647 

Bianchi Giuseppe: Aquileia, distruzione 442; Fistulario Paolo 7; Friuli, docu- 
menti 184, 441, 667 

BuNCHi Nicomede: Zucchi Carlo 24 

Bibliofilo: Udine, arch. munic. 375 

Bini Giuseppe: Aquileia, crisi patriarcato 277: Gemona, chiese e arcipreti 335, 
336; lettera al Frangipane 48 

BiscABO Girolamo: Enrico li di Gorizia 596 

Bizzarro (ds) Paolo: Aquileia 360; Cividale, sarco&go 325 a 327, 364, 629; Lu- 
cinico, mosaico 450. 

Blasich Ferdinando: s. Bernardino da Siena 590; Gemona, chiese 632; lettere 
Trento 541 ; Rasponi Baldassare 482; Rive d'Arcano 695 

BoLLAFFio L. F.: Veneto, guida 708 

BoLLANi Vincenzo: Cividale, relazione 83 

BoNMGLio SieiSMONDo: confini 47, 316; Italia e confederazione germ. 84, 458 

Bonghi Ruggero: Veneto, aquisto 125; Venezia Giulia 591 

BoNiNi Pietro: art. crit. 485; Facci Carlo 526; Giovanni da Udine 351; Grovich 
Giacomo 178; Nievo Ippolito 180^ 

Bono Fausto: Venanzio Girolamo 300 

BoNTURiNi Giuseppe: Aquileia, potere temporale 158; legge romana udine!>e 647; 
Spilimbergo (da) Irene ecc. 213 

BoRDiGNONi Quirino: Palmanova 338 

Borghesi Bartolomeo: Concordia, lapide GÌ 

Borgognoni Adolfo: Gentile da Ravenna ^'95 

Bragadin Lorenzo: Friuli, relazione 37 

Brastuglu Faustino: commercio di Venezia, 229 

Breitschwert Ottone: Aquileia 572 

Brunetti Faustino: Gfròrer Augusto 529; Mocenigo Gerolamo 4 

BuccuiA Gustavo: Ledra 641 

BL'low: S. Pietro presso Gorizia, fonderia 465 

Burton: Monfalcone, terme 692 

BuTTAZzoNi Carlo: ('amia, corografia 188; Friuli, corografia 187; governo pro- 
vinciale romano 218; Muggia 256; Palma 200; Trieste e i patriarchi, 232 
269; Turchi, incursioni 248; Ugone di Duino, rescritto 224; Venezia ed Istria, 
traduzione 230 ; Volfero di Colonia 222^ 273, 705 

(jADORiN G. B.: Carnia, resistenza passo della marte 568 

Caimo Pompeo: lettere 381 

Calore Bartolobiso: corpi militari veneti ì 848*49 616 

Cali!ci Giuseppe: feudi 139 

Cama VITTO Luigi: Artegna 687; Buia 626; Fauglis 654; lapide Gonars 722; Osoppo 

697; Paolo Diacono 726; Udine, origine e nome 637. 
Camilli; epigrafe 637 
Campori Gii seppe: Licinio Giannantonio 133; Pellegrino da S. Daniele 434 



368 

Cancuni Paolo: legge romana udinese 647: lettere 546; Udine, colle 601 

Cancianini Marco: Duodo Luigi 350 

Candiani Vendramino: Pordenone 495, 669, id. oggetti d'arte 676 

Candido Giovanni: Paolo Diacono 726; Pordenone 495; Storie 225; Udine 353 

Candotti G. B. : Tomadinì Jacopo 430 

Candotti Luiei: Bianchi Giuseppe 176; Cassetti Gianfrancesco 177; Pirona 

Gianiacopo 241 
Canestrini Giuseppe: Guicciardini Francesco 122 

Cantù Cesare: art. crit. 302, 305; documenti 346; illustraz. Lomb-Veneto 25 
Capello Vincenzo: Friuli, relazione 38 
Cardazzo Antonio: moneta romana 410 
Carli Gian Rinaldo: Reifenb«rg (signori di) 522; zecca 474 
Caroldo Giacomo: guerra di Trieste coi Veneziani 355 
Casati Luigi Agostino: guerra di Chioggia ecc. 138 
Casola Nicolò: Attila 33 
Cassetti Giovanni: Linussio Jacopo ecc. 179 
Cassiodoro: Paolo Diacono 318 
Catanzaro Carlo: Cici^ni Teobaldo 240 
Cecchetti Bartolomeo: archivi comunali 150; Carnia 304, 305; Palma 199; 

Udine, archivio notarile 606 
Cegani Pietro: art. ci'it. 466 ■ • 

Centazzo Luigi: Cella G. B. 608 
Ceruti Antonio: ms. Ambrosiani 469 
Cesca Giovanni: Trieste e Venezia fino al i38i 680 
Cesca Giambattista: Rizzolati Domenico 613 
Chinazzi Daniele: guerra di Chioggia HO 
Cumel: Reifenberg (signori di) 522 
Cicogna Emanuele: Iscrizioni 640, Strassoldo e della Torre 51, Valvasone di 

Maniago Jacopo 397 
CicoNi Giandomenico: Aquileia, patriarchi IO; Della Forza Virginio 480; Giusti- 
niani Alvise Giustinian, relazione 81; Pellegrino da S. Daniele 100; Udine e 

sua provincia 25, 514, 634, id. palio 15 
CicuTo Antonio: San Vito 204 
Ciotti Marziano: Friuli, moti del i864 592 

Cipolla Carlo: art. crit. 466, 566; fonti storia regione Veneta 600, 710 
Circolo Artistico Udinese: Ledra 641 
Cittadella Giovanni: Pinali Vincenzo 392 
Cittadino Italuno: art. crit 500, 542, 590, 697 
Clapiz L: Venzone 457 
Clodig Giovanni: Magrini Luigi 389 
CoLLiNi Giovanni: Flambro 579 
Colloredo-Mels G. B.: orazioni 258 
Collotta Giacomo: ferrovia pontebbana 259; Friuli, duchi 41; Memmo Marcane 

tonio 40; Veneto, archivi 653 
CoMBi Carlo: alpe Giulia e Istria 121, 591; Friuli, passi e fortezze 397; Istria, 

bibliografia 56 
CoMELLi Federico: fra Paolo Sarpi 10 



369 

Ck)NCiNA (de) Giacomo: Garoldo, cronac|i 355; Pellegrino da S. Daniele 131; S. 

Daniele, cronaca 30 
CJoBNER Bernardo: Friuli, relazione 57 
GoRONiNi Francesco: Aquileia, tombe patriarchi 140; Gorizia 64, id. fonderia 

S. Pietro 465 
CoRONiNi Rodolfo: Gorizia, fasti 166 
Corsi Carlo: venticinque anni in Italia 243 
Cortenovis Angelo Maria: Zuglio 376 
Cosmi Antonio: Udine, guida 412 
Costantini Luigi: Cividale, documenti 627 
Cristgau: Porcia (di) Jacopo 672 
Cbollalanza G. B.: art. crit 476; Colloredo (di) famiglia 386, 475, 524; Man- 

zano (di) famiglia 347 
Cronaca Società. Alpina Friulana: art. crit. 497, 588, 594 
Crowe I. A. et Cavalcasellb G. B.: Friuli, pittura 274, 434, 609; Nicolò da 

Gemona 136; Tiziano 484 
CucAVAZ G. B.: lettura accademica 379; Stellini Jacopo 674 
CuMANo Costantino: Cormonp, ricordi 163 
CzoERNiG Carlo: città dei Galli (Medea) 514; Gorizia e Gradisca sotto l'Austria 

•te2; id. id. e Aquileia 302, 337, 465, 522, 572; Isonzo 425 
CzoERNiG Carlo, iuniore: Sauris 588, 697 

1/A Castello Antonio: Tagliamento 96 

Da CivEzzA Marcellino: Odorico da Pordenone 667 

D'agostini Ernesto: Friuli, 567, 592, id. ricordi militari 617; ti'aduzione Zahn 

547; Zucchi Carlo 24 
Dahn Felice: Paolo Diacono 423 
Dalla Cà Stefano: Udine, prigionia 208 
Dall'Oste Luigi: San Paolo 354 
D'Ancona Alessandro: Attila 605 
Dandolo: cronaca Venezia 529 
Dandolo Girolamo: Friuli, relazione Corner 57 
Da Ponte Lorenzo: Gorizia, fasti 166 
Da Porto Luigi: lettere 607 
Da San Vito Giovanni: cronaca 86 
Da San Michele Micheije: Tagliamento 96 
Da Schio Fratelli: lettere Grimani 598 
Da Schio Giovanni: Viaggio Feltrino e Friuli 643* 
Da Venezia Pietro Antonio: BroUo Basilio 268 
De' CiGOTTi Ottaviano: Marano 451 

De Claricini Alessandro: Aquileia, inginocchiatoio 558; Gorizia 311 
De Fiori: Gorizia e Gradisca 117 
De Franceschi Carlo: Istria 561 
De Franceschi Michele: Palma 313 
Dsgani Ernesto: Concordia, diocesi 573, id. documenti inediti 631, id. statuti 

684; Gagliardis Della Volta .5^3; Portogruaro, chiese 453; Rufino Turannio 

299; Sbroiavacca 477 

25 



370 

Degubernatis Angelo: art. crit. 658; scrittori contemporanei 428 

Del Bianco Domenico: Udine, castello 455 

De Leva Giuseppe: Grimani GioTanni 6ft4 

Del Giudice Pasquale: Paolo Diacono e la critica moderna 602 

Della Bona Giuseppe Domenico: Gorizia, Storie 522 

Della Giacoma Simone: Fortunato, patriarca di Grado 388 

Della Giusta Paolo: famiglia Manin 390 

Della Martina Giorgio: Tricesimo 411 

Della Stia Giampietro: BroUo Basilio 268; Gamia 587 

De Luca Gabriele Arcangelo: Candotti G. B. 429 

De Nardo Giovanni: feudi 139 

De Petra: epigrafìa 630 

De Portis Antonio: famiglia De Portis 554 

De Portis Giovanni: Candotti G. B. 430;Cividale, archivio 491 Zauon Antonio 53 

De Ritter Ettore: Aquileia, scavi 471 

De Rossi: Concordia 367 

De Rureis Bernardo Maria: documento feudale 71; Giuliano e Giovanni, ero» 

naca IH; Paolo Diacono 726; Reifenberg (signori di) 522 
De Torres Lodovico: Pietro II Gerio 298 

Di Gaspero Antonio: canale del Ferro 404; Chiusa di Venzone 417 • 

Dimitz Augusto: archivio Della Bona 174 
Di Pers Ciro: genealogia Varmo e Pers 307 
Di Prampero, fratelli: Gemona, statuti 186 
Di Prampero Antonino: Billerio, statuti 486; Friuli, glossario geografico 715, 

717; Udine, statuto cimatori panni 563, id. id. dazi panai e arte lana 620 
Di Sardagna G.: Reifenberg (signori di) 522 

Di Toppo Francesco: Aquileia, scavi 223, 435,471 ; Udine, collegio Uccellis 374 
Di Valcamonica Costantino: arti belle 137 
DoMENiCHELU Teofilo: Odorico da Pordenone 667, 669 
Donati Fiuppo: Latisana, vicende e stato 634 
Donato Leonardo: Palma, relazione 40; viaggio in Friuli 59 
D'Orlandi Lorenzo: Cividale, carceri 93; id. documento 46, id. tempietto 63; 

feudi 71 
Drotsen Hans: Paolo Diacono 342 
DiJMMLER Ernesto: Berengario I 244; Paolo Diacono 464 

Jucateo: Aquileia 60 

Eco del Litorale: art. crit. 542 

Emiliani Marcantonio e Lapro: cronaca 636 

Ermacora Fabio Quintiliano: Carnia 43 

Esaminatore Friulano: Cividale, sarcofago 324 

Eusebio: Paolo Diacono 318 

Eutropio: Paolo Diacono 318, 342 

Jd ABRicii Domenico: S. Daniele, madonna di Strada 182 

Fabris Luigi: Aquileia, chiesa 306, 376; Brollo Basilio 268; Odorico da Por- 
denone 102; Rufino Turannio 299 



371 

Fabris Riccardo: confini 506 

Fabrizi Giovampietro: Rizzolati Giuseppe 74; Sabbadini Mattia 75 

Facciou Gun Tomaso: Udine, illustrazione 314 

Faomani Lumi: Gisulfo 323 

Fambri Paulo: Venezia Gialia 591 

Fanfani Pietro: Attila 33 

Ferrario Pietro: Venzone, istituto pio 700 

Ferrucci Giovanni: Friuli, moti nel i864 593 

Festari Girolamo: Friuli, viaggio 26 

FiAMMAZzo Antonio: Friuli, antichità 599 

FiDucio Marco Antonio: Udine, suo governo 31 

FiSTULARio Paolo: Aquileia, patriarchi; 7 Udine, colle 501 

Flapp Giovanni ; Gorizia, folium periodicum 702 

Florio Francesco: epigrafia 50 

Fontana Giovanni: Udine, castello 188 

FoNTANiNi Giusto: Gonegliano, documento 368; lettere 511 

Forza o Della Forza Virginio: Strassoldo e Della Torre 51 

Franceschinis Giacinto: Antonini Alfonso 87; Accademia equestre 87; depor- 
tati veneti 508; Fiducie Marc'Antonio 87 ; luogotenenti 87; Marone Andrea 
87; Osoppo 406 

Frangipane Cornelio: Udine, fortificazione 372; viaggio 380 

Franzi C.: art. crit. 386, 475, 561, 591, 667 

Fremant: Odorico da Poi-denone 667 ' 

Frontino : Paolo Diacono 318 

Frtdmann M: Aquileia 361 

FuLiN Rinaldo: art. crit. 370, 387, 405, 441, 442, 472, 486, 532, 534, 537, 546, 
561, 584, 585, 605, 616, 618, 620, 623, 636, 643, 653, 655, 672 

IJalateo: S. Daniele, cronaca 94 

Garollo Gottardo: ZucchelU Antonio 728 

Gartner Teodoro: viaggi ladini 716 

Garzoni Girolamo: Gradisca, statuto 533 

Gatti: S. Pietro presso Gorizia, fonderia 465 

Gazzetta di Venezia; art. crit. 154 

G. B.: Grimani Giovanni e Deciani Tiberio 22 

Gfr5rer Augusto Francesco: Venezia 529 

Giacomelli Giuseppe: Linussio Jacopo 179 

Giornale di Padova: art. crit. 180. * 

Giornale di Udine: art. crit. 73, 78, 90, 126, 132, 139, 185, 186, 199, 208, 233, 

242, 250, 282, 303, 314, 317, 358, 374, 375, 387, 401, 459, 491, 525, 573, 590, 

615, 617, 619, 620, 629, 708, 715 
Giovanni: cronaca di Venezia 529 
Girolamo (san): Paolo Diacono 318, 342 
Giuliano e Giovanni: Friuli, annali 111 
GiussANi Camillo: art crit. 34, 123, 149, 163, 225, 386, 499; Friuli, istituti 

beneficenza e previdenza 221 
GiusTiNiAN Angelo I: Friuli, relazione 438 



372 

Giustiniani Alvisb Giustiniani Friuli, relazione 81 

G. M.: feudi 139 

GoMiRATO Giovanni: Somma Antonio 105 

GoRTANi Giovanni: Zuglio 341, 420 

Grassi Nicolò: peste 8, 587 

Graus G.: Àquileia, duomo 538 

Greatti Giuseppe: programma di studi 545 

Gregorutti Carlo: Àquileia, iscrizioni inedite 435, 471, 548, 550,719; id. vasi 

fìttili, 625, 630; id. orologio solare romano 571 
Grionani Luigi: Forni Avoltri 164 
Grimani Marino: lettem 596 
Grimani Pietro; genealogia Varmo e Pern 387 
Grion Giusto: Àquileia e Udine 60; Givìdale, sarcofago 330, 331 ; Fridanc o Voi- 

fero 231, 7(» 
Gritti Pietro: Friuli, relazione 82 
Gropplero Giovanni: Savorgnan Mario 49 
Guìrin: Odorico da Pordenone 667 

GuERNiERi Angelo: Osoppo 406; volontarii bellunesi in Friuli 285 
Guerra Giandomenico: Gemona, ci*onaca 447 
GuERZONi Giuseppe: Cella G. B. 608 
Guicciardini Francesco: Friuli 122 
GuLiAT Antonio: francesi a Gorizia 449 
G. V.: relazione anonima 6 

iIaenel: legge romana udinese 647 

Hartel Guglielmo: Eutropio e Paolo Diacono 288 

Hasser (di) Oscarre: Besenghi degli Ughi 525 

Hauser Carlo: Federico IH 690 

Haymerle L.: Italicaeres 591 

Helfert: giornale archeologico 360 

Henzen G.: Concordia, scavi 333, 367 

Herrmann B. F.: Gorizia e Gradisca 117 

HiRSCHLER Michiele: Zanon Antonio 152 

HoLD Alessandro : guerra del i866 243 

HoNSTEiN Ferdinando: cerimoniali 19 

HoRTis Attilio: art. crit. 140, 519, 524; Della Foi*za Virginio 480; Giovanni 

Boccacci e Pileo da Prata 391; Marano 451 ; Summaga, abati 698; Trieste 

e i Walsee 476, 524 
HfJFFEB Ermanno: Leoben e Campoformio 159 

Indri Domenico : Candotti G. B. 429 
Isidoro: Paolo Diacono 318. 

Jabornegg Gamsenegg Marco: guida da S. Michele a Udine 708; scoperta mo- 
nete 552 
Jacobi Bernardo : Paolo Diacono 464, 510, 602 
Jager Edoardo : corpi militari veneti 1848-49 616 



373 

Joppi Antonio: Aquileia 703; Belligna, abazia 142; Chiusa 251; Clvìdale 
382, Istria, estensione 254, id. governatori 255; Terzo, lapide 721; ritmo 
barbarico 191; Trieste, patriarchi 269; UdiAe, ^ida Faccioli 314; Zuglio 
341, 382 

Joppi, FRATELU : Cormons 163; Tomasino da Circlaria 214; Zuglio 376 

Joppi Vincenzo: Amalteo Pomponio 210; Antonini Daniele, lettere 99; Aquileia 
443, id. diplomi inediti 569, id. e Trento 570, id. inventario patriarcale 652, 
id. iscrizioni miliarie 718,720; art. crit. 1, 439, fil8, 624, 631, 646, 667, 
668; Barbaro Francesco 36; Bragadin Lorenzo, relaz. Friuli 37. Burlo An- 
tonio 704; Gamia 43; Carrara (signori da) 45, 537; Conegliaiio 368; Dal 
Torso, famiglia 723 ; D^Alviano Bartolomeo, lettere 1 1 ; Da S. Vito Giovanni, 
cronaca 86; Duino 683; Fiducio Marc'Antonio 31; Florio Giacomo 34; Friuli, 
archivii 653, id bibliografia 710, id. cartografia 650, id. donne illustri 97, 
id. fonti storiche 565, id. minerali 642, id. peste 8, id. pittura 274, id. pro- 
spetto economico 398, id. stampa 566, id testi inediti 519; Gemona 447; 
Giuf>tinian Alvise, relaz. Friuli 81; Gradisca, guerra 247, 686; Istria 517, 
518; Ledra, canale 421, 459,641; Licinio Gianuantonio 609; Lionello Nicolò 
675; Lippomano Girolamo, relaz. Gorizia 685; Liruti Giangiuseppe 97, 21 1 ; 
Longo Marco, relaz. Marano 58; Marano 451; Memmo Marcantonio, Tel az. 
Palma 40; Michiel Francesco, relaz. Friuli 358; Mocenigo Alvise, relaz. 
Friuli 39; Mondino da Cividale 319; Monfalcone, documenti 370; id. rettori 
584; Mon verde Luca 481; Mortegliano 585; Muggia 256, 462; Muratori L. 
A., lettere 291; Nicoletti Marcantonio, annali 27.62; Odorico da Pordenone 
128, 667; Palma, fortificazioni 169, id. distretto 199; Pellegrino da S. Da- 
niele 131 ; Porcia (di) e Brugnera Jacopo 672; Pordenone, cronaca 635; 
. Prata (di) Pileo 391; S. Vito, artisti 555; Savorgian Girolamo, 65, id. let- 
tere a lui dirette 257; Savorgnan Giulio, discorso 207; id. confini 17, 284, 
id. Ledra 421 ; Savorjgnan Mario, lettere 70; Spessa (villa Giulia) 498; Spi- 
limbergo 282; Statuti: Attimis 532, id. Billerio 486, id Buia 436, id. Cordo- 
vado 356, id. Gradisca 533, id. Moggio 487, id. Monfalcone 618, id. Mon- 
tenai*s 357, id. Pordenone, arte lana 617, id. S. Daniele 534, id. Udine, col- 
lega doctorum Forijulii 562, id. id. cimatori panni 563, id Valvasone 156; Stras- 
soldo, famiglia 553; Strassoldo (di) Nicolò Maria, cronaca 400; Tagliamento, 
ripari 96; Trento e Aquileia 570; Udine, archivii 150, 151,651, id. castello 
118, id. id. suo riscatto 589, id. collegio Uccellis 374, id. corse 373, id. for- 
tificazioni 169, id. loggia comunale 454, id. museo 640, id. e provincia 499, 
id. reggimento 31, id. relazioni con Trieste 286; Venezia, cronachetta 560; 
Venzone 253, 505, 515; Zoppola 419; Zuino 206. 

JoBNANDEs: Paolo Diacono 318 

Jvaffol Filippo Gucomo: Gorizia 18 

Kalkokf Paolo: Volfero 705 ^ 

Kanblek Pietro : Aquileia, genufiessorio 109, 558, id. romana 89, 190, id. scavi 

360, 361 ; art. crit. 209, 220; Carni 160; Dante Allighieri 95; epigrafia 238; 

estuario 141, 235; Friuli, topografia 234; Giulia, alpe e regione 95, 144; 

S.Pietro presso Gorizia, fonderia 465; Reifenberg (signori di) 522; Timavo 

68, 95, 261, 713; Trieste, moneta 239 



374 

Karajav: Gradisca 65 

Kechler Carlo: filande e filatoi in Friuli 456, 512 
Kenner Federico: Aquileia 90, 361, id. orologi solari 571 
KoFLER Gaetano: Volfero 461 
Kummel E. : art. ciit. 536 

KiNZ Carlo: Aquileia, zecca 263, id. monete 153, 264. 473;.Bottacin, museo 265; 
Cumano. collezioni 521 ; Volchero, denari e sigillo 267; Trieste, museo 551. 

JLiANZi Luigi: Cortenovis Angelo Maria 376 

Largaiolli Dionigio: Odorico da Pordenone 433, 667 

Lazabi Vincenzo: indice ms. Malvezzi 21 

Lazzarini Giuseppe Edgardo: Pico Luigi 73 

Lecxjmte: gueiTa del d866 243 

Lefort L. : Concordia 366 

Leicht Michele: Cividale, latomie 12. id. sarcofago 364, 629, id. i^tatuti 185, 

id. tempietto longobardo l!3; età del bronzo 344; giurati 317; nomenclature 

territoriali 171, 233; S. Giovanni in Antro 696 
Liberi Libero: confini 316 
LiND» Carlo: giornale archeologico 360 
LiPPOMANO Girolamo: Gorizia, relazione 685 
LiRUTi Giangiuseppe : autobiografia 211; donne illustri 97; Ermacora Fabio 

Quintiliano 43; lettera 317; Luisino Francesco 271; Paolo Diacono 726; 
. zecca 474 
LivERANi Francesco: Cividale, sarcofago 330; Concordia 367, 403 
LoNOO Marco: Marano, relazione 58 
Lorenzi: Gradisca 65 , 
LoBiNi BoNAiUTo: Palma, fortificazioni 169 
Lucchini Luigi: Sauris, S. Osvaldo 587, id. dialetto 697 

Luciani Tomaso: art. crit. 471, 561 ; confini 316, 506; Reifenberg (signori di) 522 
LupiERi G. B.: Gamia 43 
Luschin-Ebengreuth Arnoldo: Aquileia, monete 263, 264, 473; art. crit. 562, 

563 ; Friuli, artisti 293 ; Venezia, marche 265 

Mabillon Giovanni: Aquileia, documenti 570; Paolo Diacono 726 

Macteropio Michele: peste 8 

Madonna delle Grazie: art. crit. 128, 281 

Maggi Pier Giuseppe: Tomasino da Circlarla 294 

Maier Giovanni: Conti Pietro 724; disegni oggetti preistorici 343 

Maini Luigi: Gorizia 165, id. fasti 166; polemica 167 

Maionica Enrico: Aquileia, epigrafi 435, 443, 718, id. orologio solare romano 

571, id. sotto i romani 624 
Malacrida Francesco: Udine, fortificazioni 169 
Manfroi Giuseppe: Amalteo Pomponio 98; Giovanni da Udine 107; Licinio 

Giannautonio 104; Pellegrino da S. Daniele 101, Politi Odorico 132; Spi- 

limbergo (da) Irene 106 
Maniago Fabio: Storia delle belle arti firitdeme cit. 54, 135 
Maniaco Pietro: viaggio ad Abano 462 



375 

Manin Lodovico : Vicenza, relazione 530 

Mantica Nicolò: Deciani, fi&migUa 656; Monfalcone, rettori 584; Udine, corse 
cavalli 373 

Mantica Sebastiano: Pordenone, Cronaca 635, id. Diario 29 

Manzano (di) Francesco: Cormons, castello 577; Friuli, Annali 155, 409, 522, 
536, 554 596, id. id. aggiunta epoca vi 53), id. Annali Nicoletti 27, id. ca- 
stelli 623, id. compendio storia 399; Nicoletti Marcantonio 612 

Manzano (di) Sigismondo: famiglia di Manzano 348 

Manzoni Alessandro r codice Paolo Diacono 173 

Marchstaller Girolamo: viaggio a Roma 644 

Margotti Giuseppe: confini 458 

Marello Giacomo: Treppo Grande 283 

Marinelli Giovanni: Alpi carniche e giulie, toponimia 289; art. crlt. 466« 588, 
594; Canino 408; Gansiglio e Cavallo 460, 594 ; Friuli, pa^si e fortezze 397; 
Kesia 202; Rocca Moscarda 409; Sauris e Collina 497; Veneto, cartografia 
650; Zuglio 341 

Marinoni Camillo: Friuli, bronzi preistorici 648, id. minerali 642; Udine, colle 501 

Marsich Angelo: Maggia 287; spogli codice Amaseo 470 

Martinsngo Marcantonio : Palma 313 

Masutto Giovanni: Candotti G. 6. 421 

Matscheo Antonio: belle arti 216 

Meiller: Gradisca 65 

Memmo Marcantonio: Palma, relazione 40 

Menabrea Federico : confini 146 

Menin Lodovico: Aquileia 91* 

Merlato Gaetano : Kandler Pietro 296 

MicHiEL Domenico : Palma^ relazione 396 

MicHiEL Francesco : Friuli, relazione 358 

MiKXLU Antonio: Moro Anton Lazzaro 352 

MiKOvics R.: Aquileia, tavola duomo 538 

Milanesi Gaetano: Giovanni da Udine 663; Licinio Giannantonio 609 

MiuoTTi Domenico: Belgrado Jacopo 661; Gemona, documento 580; Friuli, pa- 
lombaro 645 

Minelli Tullio: lettere Zanon 697 

MiNOTTO Antonio Stefano: Friuli, regesti 220 

MocENioo Alvise: Friuli, relazione 39 

MocENiQo Girolamo: Friuli, relazione 4 

MocK D.: Paolo Diacono 423 

MoLMSNTi Pompeo Gherardo: Altan Domenico 729; Manin Lodovico 729; Nievo 
Ippolito 180 

MoMMSEN Teodoro: art. crit 471; Bianchi Giuseppe 176; Concordia 367,446; 
Iscrizioni X Regione 276, 435, 492, 548, 572, 654, 718 a 720, 722; Paolo 
Diacono 424, 601, 602 ; Toppo (di) Francesco 223 

Moro Giovanni: Friuli, relazione 80 

MoRosiNi Tomaso: Friuli, relazione 112 

MoRsoLiN Bernardo: art. crit 397, 415, 537, 643; lettere Grimani 598 

MuGNA Pietro: Aquileia, duomo 538 



376 

MuHLBACHBR E/, art. crit. 400, 419, 452, 454, 517, 532 » 534, 537, 570, 585, 

618 a 620; esame lavori Joppi 547; prefazione diplomi id. 569 
MuLioNX Sebastiano: Gemona, cronaca 447 
Municipio di Attimis: Attimis, stajUiti 532 
MiTNicipio m CiviDAi£: Civida^ 162 
MuNiaPio DI MoNPALCONs: Monfalcone, statuti ^18 
Municipio di Pobtog&uabo: sede vescovile 115 

Municipio di Udine: indice documenti Bianchi 441 ; loggia comunale 454 
MupPEBo: Sauris 588, 697 

Muratori Lodovico Antonio: lettere al Bertolì 291; zecca 474 
MuscuiETTi F.: cronaca Strassoldo 400 
MuscHiETTi GfovANNi: Coucordia, lapide 61 
MuecBiBTn Matteo: Portogruaro, democrazia 539 

JNani Cesari:: legge romana udinese 647 

Narducci Luigi: San Daniele, biblioteca 385 

Neumamn-Rizzi Ignazio: Manin Leonardo 665 

NicoLETTi Marcantonio: Gividale, Annali, 27, 62; Friuli, costumi « leggi 2; 

Volfero di Colonia 222 
NocHEB RoBiANo: Venezia e Istria 230 
NoDARi Sante: Osoppo 406 
Nuova Antologia: art. crit. 647, 680 
Nuovo Friuli: art. crit 475 
Nussi A.: Cividale, carceri romane 93 

UcaoNi Onorato: Basaiti Marco 175 

OccioNi-BoNAFFONS Giuseppe : Aquileia569; Berni Francesco 681; Friuli, confini 
303, id. documento 262, id. orientale 78, id. passi e fortezze 397, id. testi inediti 
Joppi 519; Gentile da Ravenna 294; guerra di Ohioggia 138; Istria 561, id. 
bibliografia 56; Manzano (di\ Annali 155; Minotto, regesti 220; Pordenone 
79; Udine, loggia comunale 454« Id. primo telaio seta 456, id. rendiconti Ac- 
cademia 202, 375, 379, 389, 454. 519, 526, 606, 614, 615, 674; nnità d'iUHa 
154; Venzone 253; Walsee-Mels-Colloredo 386,475; Ziracco, archivio pri- 
vato della Torre 237, id. id. documenti 466 

Odorioo da Pordenone: viaggi 128. 129, 667 

Obchsli D.*: Paolo Diacono 318 

Oefele Edmondo : conti di Andechs 478 

Ongaro Domenico: Porcia (di) Jacopo 672 

Orlandi Lorenzo Vedi D'Orlandi 

Orlandini Giovanni: Zuccheri G. B. 215 

Orosio: Paolo Diacono 318, 342 

Obtermann Valentino : Friuli, numismatica- meditile 655, id. tradizioni sto- 
riche ecc. 649; Gemona, documenti 405,448; Udine, castello 701, id. museo 
friulano 472 

OswALD Eugenio: Tomasiuo da Circlaria 214 

Ottone di Frisinga: Udine, origine 353 

Ovio Andrea: Sacile 170 



377 

X ADELLETTi GuiDO : Leobeii e Gampoformio 159 

Padiglione Carlo: famiglia de PortiR 554 

Palazzi Pio: Tomafioni Giovanni 675 

Pallàveri Daniele: Gampoformio 77 

Palm: Gividale, evangeliarium 628 

Paolo Diacono: codice bamberghe^e 173; pente 8; Sci'itH 42'.i; Stoì'ia Iwip. 424, 
464, 509, 510, 601, 6^7, 693; Storia romana 288, 318, 342 

Paetenio Bernardino: istituto deirAccadf^raia 422 

Pascolato Alessandro: Somma Antonio 527 

Pascoli Leonardo: Udine, patti con Venzone 416; Venzone, if^tituto pio 418. 

Passerini Pietro: Friuli, annali 111 

Pasini: Gradisca 65 

Patria del Friuli: art. crit. 90, 481, 649, 667 

Pecile Luigi Gabriele: Concordia, agro 310; Pordenone, statuto arte lana 619; 
Udine, collegio Uccellis 143, id. roggie 603, id. S. Quirino 542 

Pellegrini Francesco: nomi propri Olografici 289; Rudio Eustachio 67.'^ 

Percoto Caterina: leggende 649 

Pers Ciro. Vedi Di Pers Ciro 

Fertile Antonio: legge romana udinese 647, 7W 

Pervanoglu Pietro: Aquileia prima dei romani 489; Monfalcone 692; Timavo 513 

Pescarolo Luigi: Friuli, relazione Morosini 112 

PiccARDi Aldrago: illustrazioni ad epigrafi 50 

Picco Antonio: Grovich Giacomo 178; Friuli, «coltura 677; Osoppo694;S. Da- 
niele, arte 679; Udine, castello 639 

PiCHLER Rodolfo: Duino 683; id. questione genealogica 524 

Pietro da Pisa: Paolo Diacono 726 

PiGORiNi Luigi: Friuli, paletnologia 604; S. Pietro presso Gorizia, fonderia 465 

Pinton Pietro: Venezia 529 

PiRONA Giulio AndI^a: antichità 382, Bassi G. B. 660; Besenghi degli Ughi 
479; Gamia 113; Friuli, museo 134; id. Vocabolario 241; Udine, archivio 
notarile 606; id. cronaca Emiliani 636 

PiRONA Jacopo: Friuli, museo 181, id. Vocoòoterto 241 ; Tomadini Francesco 76 

Pisani Francesco: Palma, relazione 41 # 

PrrTiANO G. B.: Chiusa 251 

Planishg Alberto: Gorizia, teatro 6:<3 

Plateo Arnaldo: Udine, roggie 543 

Plinio: Isonzo 425; Monfalcone 692 

PoDRECCA Antonio: Stellini Jacopo 674 

Podrecca Carlo: Cividale, sarcofago 328 

PooNici Luigi: Spilimbergo 282 

PoLiDORi Filippo: Manzano, Annali, 155 

Pompei Antonio: discorso 695 

PoRTis. Vedi De Portis 

Prampero. Vedi Di Prampero 

Predslli Riccardo: ferrovia pontebbana 259 

Priuli Daniele: Friuli, relazione 395 

Prospero: Paolo Diacono 318 



378 

Provincia del F"riixi: art. crit. 303 

P. S. V.: Resia 202 

PuppATi Gerolamo: Locatelli G. B. 610; UHine. scala Gritti 540 

PuscHi Alberto: art. crit. 680; Austria e Venezia dal i529 al i6ii 544; Friuli, 

guerra del Ì6i6 e Ì6i7 621 
Pl'telli Gu:seppe Giacomo: Udine, rÌ!»catto castello 589; Zorutti Pietio 614 

UuAGLiA Pietro: Polcenìgo, statuto 437 

Kajna Pio: Cividale, archivio 491 

Rautenbero Ottone: Berengario I 245 

Renaldis (de) Girolamo: erti belle 54 

Renier Alvise: Friuli, relazione 564 

Rivista Contemporanea: art. crit. 180 

Rivista Friulana: art. crit 25, 37, 60, 102 

Rocta Adriano: feudi 139 

Rodolfi Rodolfo: Moggio 198 

RoNCHiNi Amadio: Amaseo Romolo 293; Luìsino da Udine 271 

Rota, conti: lettera Berteli 520 

Rosanelli Carlo: Pinali Vincenzo 392 

R. T.: Aquileia 361 

Riic&ERT Enrico: Tomasino da Circlaria 214 

RuFFiNi G. B.: Strassoldo, famiglia 384 

Rt3Tar S.: Aquileia e Gorizia 490; Tolmino 18, 699 

Oabbadini Domenico: Friuli, musica 55 

Sacren (von): Medea, scavi 514 

Sagredo Agostino: art. ciit. 39, 43, 57, 59, 62, 69, 70, 99, 103, 175 

Sagredo Pietro : Friuli, relazione 5 # 

Salvigli G.: legge romana udinese 709 

Salvioni G. B.: art. crit. 620 

Sanltdo Francesco: Friuli, relazione 157 

Sanudo Marino: Savorgnano MarÌQi»70 

Sarfatti Attilio: Manin Lodovico 611 

Sarpi Paolo: Venezia, giuridizione temporale 10, 69 

Savi Venanzio: Concordia 576 

Savignt Federico Carlo: legge romana udinese 647 

Savio Francesco : Timavo 467 

Savorgnan Girolamo: Gradisca 65 

Savorgnan Giulio: confini 17; Friuli, difesa 207; Ledi*a 421 

Savorgnan Giuseppe: feudi 139 

Savorgnan Mario: governo della sua famiglia 49; lettere 70 

Scala Andrea: Udine, palazzo comunale EOO 

Scaramuzza Sebastiano: Friuli orientale 78 

Schiavi Luigi Carlo: polemica 603; Udine, archivio municipale 375 

ScBNELLER CRISTIANO! SauHs 588; tedeschi e romani in Italia 466 

Schreiner G. F.: Gradisca 65, id. guerra 66; Grado 67 



379 

'ScHROLL Reda: viafirgio a Roma 644 

Schumi Francesco: Camicia, documenti 717 

ScuuPFER Francesco: legge romana udinese 647, 709 

Schweiger-Lerchenfkld Amano: Adria 712 

Seibert a. e.; Gorizia 312 

Sellsnati Andrea: Mangilli, famiglia 427 

Sellenati Vincenzo: confini 119 

Selvatico Pietro: cromolitografia 183 

SiccoRTi Pietro: San Pietro in Gamia 280; Zuglio, vescovi [VQ 

SiNi Girolamo: S. Daniele, cronaca 30, 94 

Smanu aw. : ffudi 139 

SoLiMBERGO GIUSEPPE: Rizzi Domenico 242 

SoNZOGNO Edoardo: Ciconi Teobaldo 52 

SoRAViA Roberto: Gansiglio 594 

SoRMANi-MoRETTi LuiGK Venezia 682 

Spilimbergo Fulcherio: lettere 646 

Stancile Ottavio: G emona 369 

Stato maggiore austriaco: guerra del Ì866 243 

Stato maggiore rrALiANo: gurrra del 1866 243 

Stefanelli Corrado: feudi 139; Muzzana 384; Sbroia vacca, famiglia 477 

Stefani Federico: Friuli, bibliografia 710, id. duchi e marcheisi 42, 320; Prata 

(da) Guecelletto 426 
Stefano Bizantino: Aquileia 60 

Steinbìjchel-Reinwall (de) Antonio: Aquileia 92, 444 
Stein WENTER Arturo: figli di Leopoldo HI 536 
Stevens: Friuli, mosaici 528 
Stobbe: legge romana udinese 647 
STOpm G.: Businelli Francesco 428 
Stramberò: Gorizia 14 

Strassoldo (di) Nicolò Maria: CroiMca 400, 585 
Streffleur (de) V.: Aquileia 9 
Stumpf Carlo Federico: Acta imperii ecc. 569, 651 

Iagliamento: art. crit* 392, 660, 667 

Tano Furlano: Luccardi Vincenzo 431 

Taramelli Torquato: Concordia, scavi 334; Friuli, preistoria 343 

Tatti Luigi: Ledra 641 

Tavani Virgilio: Latisana 634 

Thierry Amedeo: Attila 353, 501, 606 

TivARONi Carlo: bande armate nel i864 123 

T. N. F.: Belgrado Carlo 127 

Toderini Teodoro: Strassoldo e Della Tori*e 51 

ToMADiNi Jacopo: Candotti G. B. 429; Dividale, archivio 491 

Tomaso d' Aquileia: Attila 33 

Toppo. Vedi Di Toppo 

Torelli Luigi: antichità 382 

Torri Enrico: Cividale, evangeOaHum 628 



380 

ToBRiGiANi Pietro: valico alpi orientali 22S 
Trento Francesco: lettere inedite 541 
Trevisan Gii'Seppe: S. Vito, monasteix) 586 
Tripepi Luigi: S. Pio I 212 

Urbanetti Giuseppe: Aquileia 161 

Y ALENTiNELi.i GIUSEPPE: Fi'iuli, bibliografia I ; Gradila 65; Mondino daCividale 

319; Pordenone, diario 29, id. diplomatario 79; Strassoldo e Della Tori'e 51 
Valentinis Giuseppe Uberto: Gamia, S. Floriano 555; Ci vidale, tempietto long. 

13; Friuli, conservazione monttnaenti 135, id. opere d*arte 54; Pordenone, 

cose d'arte 615; Udine, scala Gritti 540 
Valussi Eugenio: Aquileia, basilica 401; Gorizia, folium periodicum 702 
Valussi Pacifico: Adriatico 260; art crit. 531, 617, 634; Gamia, valli 188; 

confini 145; ferrovia pontebbana 259; Friuli, studi 85; Rizzi Domenico 242 
Valvasone di Maniago Jacopo: Gamia 113, 188; Friuli, passi e fortezze 397, 696 
Varmo (di) Giambattista: Manin Lodovico 666 

Vasari Giorgio: Giovanni da Udine 663; Licinio Giannantonio 609; Rorazzo 681 
Vatri Teodorico: Almanacco 87; Ciconi Teobaldo 52; Osoppo 27, 406 
Vecchio soldato italiano: guerra del i866 243 
Veludo Giuseppe: Gradisca 65; Venanzio Girolamo 301 
Venanzio Fortunato: Osoppo 693 

Venanzio Girolamo: Concordia, trasferimento sede 115; Manin Leonardo 665 
Venni Giuseppe: Odorico da Pordenone 667 
Venosta Felice: campagna del Ì866 125 
Veronese Giuseppe: Manin Leonardo 665 
ViANELLO Marco: Grigoletti Michelangelo 108 
Vianello Pietro: Valvasone, statuti 156 
Viario Stefano: Friuli, relazione 359 
Virgili Antonio: Derni Francesco 681 
ViTTORELLi Carlo: bande armate nel i864 123 
Vogel: Porcia (di) Jacopo 672 
VoRAio Giovanni : Venzone statuti 246 

Waitz Giorgio: Grado, cronaca 494; Paolo Diacono 424, 464, 602, id. SUn'ia 

long, 509, 601, 602 
Walter: legge romana udinese 647 

Wastleb Giuseppe: Giovanni da Udine 483; Mantegna Andrea, a freschi 556 
Wattenbach W.: Paolo Diacono 464 
Weiss dott.: Aquileia, orologi solari romani 57.1 
Weiss G. B.: Venezia 529 
WoLF Alessandro: 448; Gamia 305; Cividale 324; Friuli, minerali 642; Gè* 

mona, statuti 185; Odorico da Pordenone 433; Venzone, inventario 345; 

Volfero 461; Udine, archivio 651 

liLE Bnrico: Odorico da Pordenone 128, 667, 668 



381 

ZiAHN (von) Giuseppe: Ain^iii 659; Aquileia patr., sua lotta con Rodolfo IV 439, 
440; art. crit. 400, 439, 441, 447, 454, 517, 531, 537, 544, 553, 561, 563, 
5é4, 570 a 573, 583, 619, 620, 627, 629, 631, 632, 634 a 637, 650, 652, 667, 
668, 671, 672, 685 a 687, 711,715; Barbaro Francesco, visita apostolica 36; 
Friuli, castelli tedeschi 6'^2'^ id. ricerche archivi 236, 290, 393, id. ordina- 
menti ìd. 516, id. pubblicazioni 603, 711, id. studi 515; Italia, nomi tedeschi 
di persone 628; polemica 603; Stiria, documenti 394, 559, id. ospiti ita- 
liani 707 

Zaiotti Paride: Pulfero, strada 377 

Zarrajser Francesco: Gorizia 64 

Zahbaldi Girolamo: Gagliardi Della Volta, famiglia 523 

Zambrini Francesco: Odoiico da Pònleimne 129 

Zandonati Vincenzo: Aquileia, distruzione 193, id. lettera 114 

Zanella Giacomo: Besenghi degli Ughi 479 

Zanon Antonio: lettere 463, 597; Scritti 456 

Zarncre: Volfero 705 

Zecchini G. B.: Aquileia 9 

Zecchini Pierviviano: Besenghi degli Ughi 479; Moro Anton Lazzaro 103 

ZiNOERLE Ignazio: Volfero 401, 705 

ZiNOERLE Osvaldo: Volfero 461 

ZoRATTi Giovanni: Gorizia 165 

ZoRiTTi Pietro: Tomadini Francesco 76 

Zuccheri G. B.: Friuli, scavi 492; moneta Pemmone 474 ; via Giulia 209, 548 

Zuccheri Paolo Giunio: lettere inedite 50; moneta Pemmone 474; programma 
Greatti 545; via Giulia 209 

Zucchi Carlo: Af emorie 24 

Zwiedineck: art. crit. 544, 621 



26 



INDICE (ir) DELLE PERSONE STORICHE E DEI POPOLI 



ND. Tutti i numeri corrispondono agli articoli; ma quelli principali, in carattere più marcato, richia- 

roaoo r intestazione degli articoli stessi. 
Sono segnati in corsivo i nomi delle persone che spettano indirettamente al Priuli ; in roaiusco. 

Ietto quelli dei popoli. 



Adelperga, duchessa 318, 423 

Adriano, imp. 89, 218, 329, 365 

Agostino (sant') 664 

Aimone, vescovo 460 

Ain^ili (piccolo Enzo) 6511 

Aione 569 

Alberico, abate di Belligna 142 

Alberto II, duca d'Austria 439 

Alberto III, duca d'Austria 994 

Alberto II di Gorizia 263 

Aldobrandini, cardinale 381 

Alessandro Y, papa 527 

Altan, famiglia 658 

Altan Antonio 590 

Altan Domenico 729 

Alviano (d') Bartolomeo 11,29,495,619 

AWiano (d') Livio 619 

Amalteo Gianflamìuio 292 

Amalteo Girolamo 210 

Amalteo Luigi 519 

Amalteo Marcantonio 292 

Amalteo Pomponio, pittore 98, 210,274, 

555, 589, 676, 691 
Amaseo Basilio 469 
Amaseo Celio 469 
Amaseo Giacomo 469 
Amaseo Girolamo 469 
Amaseo Gregorio 469 
Amaseo Leonardo 469, 470 
Amaseo Pompilio 293. 469 
Amaseo Romolo, umanista 9118, 469 
Amaseo Teofrasto 469 
Amaseo Urbano 469 
Amaseo Violante 469 
Amatore, vescovo 376 



Anastasio (sanf), papa 299 

Andechs (conti di) 498 

Andechs (di) Bertoldo lY 478 

Andervolti Leonardo 282 

Andrea di Sequals, assassino 534 

Andrea da Udine, pittore 434 

Andrea di Udine 516 

And reuzzi Antonio 592, 593 

Antivari Pietro 655 

Antonini, famiglia 171, 498 

Antonini Antonio, proveditore 438 

Antonini Alfonso 87 

Antonini Daniele OH, 686 

Antonini Girolamo 99 

Antonini, imperatori 239, 444 

Antonio da Firenze, pittore 393 

Antonio (sant') da Padova 702 

Antonio da Udine, pittore 551 

Apollo, divinità 692 

Aquilio, quinqueviro 365 

Arcelli Filippo 158 

Arcoloniana Giulia 97 

Arcoloniana Ortensia 97 

Ariberto I, re 191 

AHchi, duca 318, 423 

Ario 192 

Ariosto Lodovico 434 

Arnolfo, imp. 330 

Arnolfo II, arciv. di Milano 173 

Arrigo I, imp. 651 

Arrigo II, imp. 659, 

Aì^igo IV, imp. 7, 450^ 569 

Arrigo VI, imp. 651 

Arrio Antonino 61 

Artegna (signori di) 687 



384 



Asquini Fabio 211 

Assamheg, capitano 400 

Atteras (di) Arpone 532 

Attems (di) Carlo Michele 196 

Attems (di) Enrico 532 

Attems (di) Giacomo 533 

Attems (di) Lui carda 347 

Attems (di) Sigismondo 583 

Attems (di) Ulrico 347 

Attila 88, 88, 91, 193, 306, 8ft8, 360, 

420, 469, 501, <I06, 655, 696 
Attimis (signori di) 4 
Augusto, imp. 818, 880, 239, 565, 713 
Aureliano j imp. 218, 538 
Austria (duchi di) 253, 495, 524, 536 
Avardo di Raypreto 497 
Avari 43, 379, 569, 687 
Azzi od Actio Giannantonio 469 
A zzo, marchese d*Este 888 

iJabanic, conte croato 225 

Babenberg (casa di) 495 

Bacchiadi 513 

Baglioni Orazio 686 

Baglioni Pantesilea 619 

Baietti, pittori 419 

Baio Orsola Gentile 728 

Baisio Guido, vescovo 698 

Baldrico, duca 48, 320 

Balestra Antonio, pittore 676 

Ballarini Luigi 729 

Bandeu Filippo 633 

Bandeu Giaco 633 

Barbaro Daniele, patriarca 664 

Barbaro Fi-ancesco, patriarca 36 

Barbaro Marcantonio 59, 199 

Barbaro Josafat 219 

Bartolini Antonio 397, 566, 645 

Bartolini Teresa 181 

Bartolo Lucano, maestro 566, 645 

Bartolomea, moglie di Mondino 319 

Bartolomeo di S. Vito, intagliatore 555 

Bartolomeo da Udine, inci.oore 393 

Basalti Marco, pittore ft98, 274 

Bassi Giambattista 888 

Battista, pittore 100 

BaufTremont (duchessa di) 252 



Beda (il venerabile) 464 

Beer Guglielmo, padre di Meyerbeer 22Q 

Beleno, divinità 142, 489 

Belgrado, famiglia 498 

Belgrado Alfonso 661 

Belgrado Carlo 189 

Belgrado Jacopo 881 

Bellini Giovanni, pittore 100, 676 

Bellinzani Benedetto, musicista 55 

Belloni Antonio, notaio 519 

Bellunello Andrea, pittore 555 

Bembo Gianmatteo 37 

Benedetto XTl, papa 368 

Benedetto XIV, papa 48, 385, 671 

Benoni Giuseppe, ingegnere 421 

Benzon Giambattista, castellano 112 

Bei-engario I, duca e re 7, 155, 8-1-1, 

84&, 320, 417, 460, 554, 569 
Beretta Francesco 211, 291 
Bernardino, frate 801 
Bernardino (san) da Siena 898 
Bernardo, cesellatore 457 
Bernardo da Como, lanaiuolo 620 
Betoni Francesco 881 
Bertarido, re 191 
Bertoldo, arci pie te 336 
Bertoldo di Andechs, patriarca 31, 225, 

262, 263, 266, 304, 478, 659. 
Bertoldo, vescovo di Salisburgo 532 
Bertoli, famiglia 706 
Bertoli Antonio, restauratore 679 
Bertoli Giandomenico 211, 291, 511 
Bertrando da S. Genesi o, patriarca 8, 

31, 225, 253. 266, 304, 368, 370,409, 

439, 457, 519, 565, 579, 620, 626, 652, 

678, 687 
Bertrando di Giacomo, calzolaio 481 
Besenghi degli Ughi Giuseppe Pasquale 

498, 888 
Besenghi degli Ughi Pietro 525 
Betbmann C. L. 423, 424 
Bettina, amante del patriarca Bertoldo 

659 
Bevilaqua Regina 675 
Biagio, barbiere 555 
Bianchi Giuseppe 198, 565 
Bianchi Lorenzo 184 



385 



Biancone Girolamo, poeta 519 

Bidernuccio Antonio 251 

Bifido toscano 596 

Bissone Bernardino, scultore 54 

Boccacci Giovanni SUt 

Boezio, famiglia 349 

Bòhmer 651 

Boiani, famiglia 498 

Boiani Corrado 46 

Boiani Venceslao 681 

Bollani Domenico, luogotenente 502 

Bollani Vincenzo, proveditore 83 

Bona, divinità 988 

Bona Sforza^ regina di Polonia 213, 253, 

Bonifazio Vili, papa 298 

Bonifazio IX, papa 340, 391, 581, 682 

Bonifazio d'Este 383 

Bonini Giacinta 614 

Bonghi Ruggero 366, 446 

Borromeo san Carlo 113, 197 

Borromeo Federico, cardinale 469 

Bortolo di Mortegli ano 199, 585 

Boschetti, ingegnere 540 

Borni, famiglia romana 626 

Bragadin Lorenzo, luogotenente 37 

Brazzà (di), famiglia 642 

Bresciani, famiglia 65S 

BrollQ Basilio 968 

Brollo Valerio 268 

Brugnera, famiglia 49S 

Brugni, famiglia 357, 626, 687 

Brunswick (duca di) 251 

Bucchia Gustavo^ ingegnere 126 

Bulgari 48 

Burlo Antonio 904 

BusinelU Antonio 428 

Businelli Francesco 498 

Vacellino, conte e abate 197, 1118, 417, 

487 
Cadolao, duca 320 

Calderari, pittore (V. Zaffoni Gianmaria) 
Calisto, patriarca 13, 464, 474. 696 
Calvi Anastasio^ ingegnere 126 
Calvi Fortunato 568 
Camino (da) (V. Da CSimino) 
Campanili Lucia, 614 



Camucio Carlo, storico 587 

Canciani Paolo 504 

Candotti Giambattista, musicista 283, 

499, 480 
Canonici d^Aquileia 157 
Canova Antonio 132, 677 
Capello Vincenzo, luogotenente 38 
Caporiacco (signori di) 725 
Caporiacco (di) Federico 383 
Caporiacco (di) Francesco 225 
Cappellani, parroco 23 
Cappellari Pietro 336 
Caracolla, imp. 360 
Caracciolo Corrado 336 
Carinzia (duchi di) 225, 253, 262, 495 
Carlomagno, imp. 49, 173, 257, 388, 423, 

436, 569, 626, 726 
Carlo ni, il Grosso, imp. 245 
Carlo IV, imp. 439, 723 
Carlo y, imp. 253, 257, 200, 271, 282, 

522, 635, 604 
Carlo VI, imp. 163, 258, 266 
Carlo Vili, re 631 
Carlo, arciduca d^Austria 685 
Carni o Carnuti (V. Carnia, indice IH*) 

mo, 230, 285, 565, 626, 637 
Carrara (da) (V. Da Cai-rara) 
Casanova Giacomo 226 
Cassetti Gianfrancesco 177 
Castello e Tarcento (signori di) (V. Di 

Castello e Tarcento) 
Castelnuovo (signori di) 282 
Càstruccio Castracani 225 
Cavalcanti, abate di Moggio 417 
Cavalletto Alberto^ ing. 123 
Cavedalis Giambattista, ing. 126, 282 
Cella Giambattista 178 <I08 
Cerutti Giovanna 296 
Cesare, dittatore 89, 162, 565 
Cesare da Roma 346 
Cesarotti Melchiorre 545 
Chiarissimo, vescovo 278 
Chiericato Lionello, vescovo 631 
Christ Tomasino 462 
Cialdini Enrico 123, 243 
Cicognara Leopoldo 72 
Ciconi Teobaldo M, 94« 



386 



Cigoi Luigi, numismatico 472 
culi (conti di) 490 

CilH (di) Federico 088 

Cima da Cone gitano, pittore 453 

Circlaria (da) Tomasiuo 914, 231, 994 

Ciriani Anna 241 

Claricini (de) famiglia 658 

Clemente VII, antipapa 391 

Clemente VII, papa 598 

Gemente Vili, papa 432 

Cobenzl Guidobaldo 583 

Cobenzl (von^ Luigi 159 

Codroipo, famiglia 4 

Colao Lucia 97 

Colle Ignazio 208 

Colloredo (signori di) 4, 157, 886, 496, 
483, 556', 566, 626, 658 

Colloredo (di) Ermes 519 

Colloredo (di) Giambattista 346 

Colloredo (di) Giovanni 4S2 

Colloredo (di) Girolamo 475 

Colloredo (di) Giulia 97 

Colloredo (di) Gregorio 475 

Comini Giorgio 519 

Concina (de), famiglia 534, 658 

Contarini Ambrosio 219 

Contarini, famiglia 203 

Contarini Giambattista, luogotenente 188 

Contarini Girolamo, luogotenente 640 

Contarini Marcantonio, luogotenente 640 
655 

Contarini Zaccaria, prò veditore 199 

Conti Luigi Domenico 724 

Conti Pietro 994 

Cordan» Bartolomeo, musicista 55 

Cornaro o Corner Bernardo, luogote- 
nente 57 

Cornaro Giacomo, luogotenente 118,589 

Cornavo Giorgio 118 

Cornaro Giovanni 133 

Cornaro Nicolò, proveditore 21 

Cornegliani Giuseppe 392 

Cornelio Gallo 599 

Coronini-Cronberg, famiglia 174, 658 

Corrado II, imp. 7 

Corrado di Polonia 298 

Corrado e Matilde, coniugi 532 



Correr,' famiglia 203 
Corvetta Giovanni, ingegnere 126 
Costantino /, imp. 218, 239 
Costantini, avversario di A. L. Moro 103 
Costanza, moglie di Giovanni da Udine 

351 
Costanzo II, imp. 420 
Cucagna (signori di) 578 
Cuniberto, re 191 

JJa Camino (signori) 399 

Da Camino Gerardo 298 

Da Camino Riccardo IV 225 

Da Carrara (signori) 4S, 46, 62, 162, 

356, 391, 439, 473, 539 
Da Carrara Giacomo 537 
Da Carrara Marsilio 537 
Da Casalregio Bernardo 355 
Da Lusa Vittorio 292 
Da Mosto Alvise 219 
Da Mula Marcantonio, cardinale 664 
Daniele di Sebastiano, pittore 691 
Da Novate Gubertino, )iotaio 290 
Dante Allighieri 95, 226, 525 
Da Ponte Antonio, patriarca 627 
Da Ponte Giampaolo 213 
Da Ponte Giulia 97, 106 
Da Ponte Lorenzo 226 
Da Ponte Nicolò, luogotenente 96 
D'Arcano (Vedi Tricano (di)) 
Da Rif, pittore 676 
David Daniele 337 
Deciani, famiglia 656 
Deciani Gianfrancesco 656 
Deciani Tiberio 99, 469, 504, 656 
De Coletti Giuseppe 583 
De Colle Alberto, vescovo 573 
De Cramis Daniele 690 
De Franceschinis Martino, vescovo 336 
De Gallo, ambasciatore 159 
Del Colle Albertone 418 
Delfino Daniele, patriarca 140 
Delfino Giovanni, patriat^a 151 
Della Bona Giuseppe Domenico, storico 

174 
Della Forza o Forza Virginio 480 
Della Mirandola Lapo, medico 664 



387 



Della Motta Leonardo 210 

Della Porta, famìglia 706 

Della Scala (signori) 368 

Della Torre, conti 37, 41, Si, 68, 109, 

157, 989, 255, 468, 658, 683 
Della Torre, patriarchi 140, 558, 683 
Della Torre Elena 315 
Della Torre Francesco 346 
Della Torre Francesco Ulderico 683 
Della Torre Filippo Giacomo 683 
Della Torre Gastone, patriarca 55H 
Della Torre Lodovico, patriarca 185, 2;ì7, 

291, 439, 440, 516, 652 
Della Torre Luigi 346. 
Della Torre Michele, canonico 376, 643 
Della Torre Nicolò 346 
Della Tori'e Pagano, patriarca 225 
Della Torre Raimondo, patriarca 51, 225, 

263, 298, 315, 457 
Della Torre Raimondo, signore di Duino 

673 
Del Negro Giambattista, numismatico 472 
Del Negro Maria 179 
Del Torso, famiglia 998 
Del Torso Nicolò 723 
De Nanni (V. Giovanni da Udine) 
De Fortìs, famiglia 5&4 
De Portis Nicolò 46 
De Renaldis Girolamo 463 
De Rubeis, famiglia 498 
De Rubeis Bernardo Maria 211, 565 
Desiderio, abate 698 
Desiderio, re 318 
De Solo Pietro^ confessore 664 
D'Este Ippolito, cardinale 434 
De Susanna Odori co, notaio 290, 516, 

703 
Diana Etolia e Saronia, divinità 489, 513 
Di Castello e Tarcento Pietro 725 
Diomede 513 

Di Pers (signori) 889 706 
Di Pers Ciro 387 

Di Prampero (signori) 251, 8&9, 4 17, 026 
Di Prfimpero Gotscal 357 
Di Toppo (signori; 28:?, 693 
Di Toppo Siurido 584 
Dolfin Andrea 729 






Domenico da Civìdaìe, notaio 565 

Domenico da Tolmezzo, pittore 54, 274 

Domenico da Udine, pittore 393, 551 

Donato Leonardo 40, 199 

Dori 692 

Dorimbergo (di) Beatrice 97 

Dugar Margherita 674 

Duino (signori di) 51, »0«, «84, 680 

688 
Duino (di) Rodolfo 206 
Duino (di) Ugone VI 884, 524, 683 
Duodo Alessandro, liiogotenente 21 
Duodo Francesco, luogotenente 397 
Duodo Luigi, ingegnere 126, 860 

jUiggenberg (principi di) 683 

Egidio di Borgo di Ponte (Cividale) 46 

Ehrard, avversario di A. L. Moro 103 

Eleonora d'Austria 70 

Elia, patriarca 168, 275, 278, 494 

Eliodoro 362 

Gngelberto, conte 48 

Eugelfredo, patriarca 340 

Enotri 513 

Enrico, imp. (W.Arrigo) 

Enrico, duca. 48, 320 

Enrico li, duca 3:^0 

Enrico II, re di Francia 271 

Enrico IJI, re di Francia 253 

Enrico 11 di Gorizia 325, 337, 585, 596 

Enrico 111 di Gorizia 439 

Enrico IV di Gorizia 468 

Eppenstein (conti di) 302 

Eppene, preposto 280 

Ercole II, d'Este 133 

Erizzo Francesco, luogotenente 636 

Erizzo Francesco, proveditore 686 

Ei'izzo Paolo, luogotenente 19 

Ermacora (sanf) 570, 655 

Ermacora Fabio Quintiliano 565 

Ermanno Teutonico 42 

Ermeto 212 

Ernesto il ferreo, d'Austria 536 

Ernesto, conte di Gorizia 685 

Estensi 434 

EiGANEi 230, 505 

Eugenio, viceré 460, 614 



388 



Eugenio IV, papa 115, 158, 476 
Eutropio 988 
Everardo, duca 320 
Ezelino di Campo 570 
Ezelino IH da Romano 570 

Ij abris Antonio, incisore 72, 660 

Fabris Domenico, pittore 182 

Fabrizio, famiglia 706 

Facchina di Sequals, mosaicÌ8ta 528 

Facci Callo 5IM 

Fagagna (di) Giovanni 549 

Fanna (signori di) 557 

Fannio Qianfrancesco 282 

Fantuccio 460 

Fari atti Leonardo 632 

Farnese, famiglia 271, 293 

Farnese Alessandro 271 

Farnese Ottavio 271 

Federico, patriarca 7 

Federico /, imp. 460 

Federico II, imp. 222 

Federico III, imp. 158, 523, 600 

Federico II, duca d'Austria 659 

Federico il Bello 596 

Federico^ dalle tasche vuote 536 

Ferdinando I, imp. 70, 451, 522, 685, 7<5 

Ferdinando di Stiria (Il come imp.) 621, 

690. 
Ferdinando di Parma 661 
Fé n'ari Luigi 216 
Festo 601 

Fidenzio, vescovo 376 
Fiducio Marcantonio, cancelliere 81,87, 

375 
Filatogli Domenico 512 
Filiasi Giacomo 548 
Filippo II, re 271, 635 
Filippo d*AlenQon, patriarca 110, 989, 

2m, MH, 356, 357, 370, 391, 516, 683 
Filippo di iSveoia 2z2, 461 
Filomeleti, accademici 583 
Filomelo Francesco 432 
Fiorentini 80f , 596 
Fiì-mian, conte 48 
Fistulario Paolo, poeta 519 
Fistulario Paolo, proveditore 438 



Flagogna (signori di) 232 
Floreani, architetto 540 
Florilegio Seba^^tiano, pittore 274 
Florio Francesco 291, 314 
Florio Giacomo 84, 421 
Fonione, divinità 988 
Fontana Giovanni, architetto 118, 589 
Fontanabona (signori di) 996 
Fontanabona (di) Dìetrico 225 
Fontanabona (di) Fontana 225 
Fontanabona (di) Francesco 225 
Fontanabona ',di) Giovanni, giureconsulto 

225, 432 
Fontanabona (di) Jacopo Giovanni 225 
Fontanini Carlo 385 
Fontanini Giusto 211, 212, 385 
Forgaria (signori di) 282 
Formentini Virgilio 642 
Fortunato^ patriarca di Grado 67, 888, 

529 
Foscari Francesco, doge 688 
Foscarini Jacopo 199 
Fracasioì^o Girolamo 271 
Francesco I, re di Francia 451 
Francesco di Lansenigo, notaio 596 
Francesco di Toìmezzo, giureconsulto 257 
Franceschinis Leonardo 690 
Francesconi Ermenegildo 8& 
Franchi o Francesi (V. Francia, Indice 

III) 155, 440, 529, 693 
Frangipane, famiglia 4, 48, 683 
Frangipane Anteo 97 
Frangipane Cinzio 565 
Frangipane Cornelio 994 
Frangipane Cristoforo 29, 607 
Frangipane Leone 48 
Freschi, signori 578 
Freschi d'Attems Orestilla 525 
Fridanc o Volchero 231 

Uabriele di Pietro, stampatore 566 

Gabrielli^ famiglia 354 

Gagliardis Della Volta, famiglia 698 

Gagliardis Della Volta Giandomenico 523 

Gagliardis Della Volta Teodoro 5:?3 

Galilei Galileo OH 

Gallerie Giambattista IIS9 



389 



Galli (V. Gallia, Indice IIP) 162, il», 
MA, 565 

Ganavino Giulio 422 

Gar Tomaso 230 

Garibaldi Giuseppe 130, 180, 526, 608 

Garzo! ini, famiglia 557 

Genovesi Antonio 463 

Gentile da Ravenna 1t9B 

Gerardo di Fiandra o di Lisa 566 

Gervino, vescovo 371 

Ghislieri Michele, cardinale (più tardi 

Pio V) 664 
Giacomuzzo Filippo 281 
Giacomuzzo Giovanni 281 
Gianfrancesco da Tolmezzo, pittore 54, 

247 
Giano^ divinità 410 
Giberti Gianmatteo, abate 681 
Giberto da Marano 487 
Giorgione, pittore 104, 107, 133, 484 
Giovanni^ arciduca 460, 482 
Giovanni Mainardo, conte di Gorizia 468 
Giovanni^ doge 388 
Giovanni, maestro architetto 253 
Giovanni XXIII ^ papa 627 
Giovanni IV, patriarca 7, 253, 457 
Giovanni di Moravia, patriarca 31, 391 
Giovanniy vescovo di Belluno 460 
Giovanni, vescovo di Concordia 278 
Giovanni 11^ vescovo di Trieste 337 
Giovanni da Ravenna 295 
Giovanni da Udine, pittore e architetto 

t09, 135, 282, 8M, 415, 431, 488, 

589, ees 

Giovanni Battista, maestro 405 
Giovanni Pietro, pittore e intagl. 555 
Girolamo da Ferrara 346 
Girolamo da Udine, pittore 274 
Gisella, duchessa 320 
Gisulfo, duca 89» a 881, 8114, 402 
Giuliano, canonico 565, 603 
Giulio III papa 664 
Giupponi, maggiore 178 
Giuseppe /, imp. 163 
Giuseppe II, imp. 142, 279, 702 
Giuseppe (fra) da Clauzetto (V. Rizzo- 
lati Domenico) 



Giuseppini Filippo, pittore 660 

Giusti nian Angelo I. luogotenente 438 

Giusti nian Giovanni, luogotenente 16 

Giustinian Marcantonio, luogotenente 649 

Giustiniani Alvise Giustinian, luogote- 
nente 81 

Giustiniano /, imp. 701 

Godofredo o Gottofredo, patriarca 170,264 

Goldoni Carlo 167, 226 

Gonzaga Feltrante 346 

Gonzaga Luigi 346 

Gonzaga Paolo 195 

Gorizia (conti di) 14, 64, 140, 158, 162, 
195, 225, 253, 304, 340, 399, 440» 457, 
490, 522, 537, 585. 626, 687, 699 

Gradenigo Alvise, luogotenente 87 

Gradenigo Giangirolamo, arcivescovo 546 

Gradenigo Paolo, capitano 577 

Gradenigo Pietro 611 

Gradenigo Marco, patriarca 182, 632 

Graziano, imp. 420, 701 

Grassi G. B., pittore 274, 589 

Gregorio II, papa 464 

Gregorio XL papa 391 

Gregorio XII^ papa 627 

Gregorio da Montelongo, patriarca 71, 
263, 565, 579 

Grigoletti Michelangelo, pittore t08, 
137, 870, 676 

Grimani Domenico, patriarca 107, 434, 
469, 5^, 538, 598, 681 

Grimani Elisabetta, dogaressa 729 

Grimani Francesco, proveditore alla sa- 
nità 119 

Grimani Giovanni, patriarca 21, 88, 36, 
IMI4, 702 

Grimani Marino, patriarca 199, 413, 535, 
598, 664 

Grinioaldo, duca 42, 379 

Gritti Pietro, luogotenente 82, 540 

Grovich Giacomo 118 

Guarnerio di Pietro, letterato 385, 687 

Guglielmo d* Austria 536 

Guglielmo da Bergamo 319 

Guisis (de) Guido, vescovo II08 



lialley 



Edmondo 645 



27 



390 



Heller^ tenente maregciallo 223 
Hoffer Giovanni 725 
Hoffer Mattia 51, 380, 725, 683 
Eohenzollern, generale 449 

Innocenzo VITI, papa 631 
Innocenzo X/, papa 268 
Isnardis (de) Francesco, notaio 549 
Isidoro 601 

tlanis (V. Francesco di Tolmezzo) 
Jazil, assassino tedesco 156 
JomandeSy storico 601 
Julio Yero Massimino^ imp. 719 

ÌLandler Paolo 296 
Kandler Pietro 9tNI 
King Edoardo 103 

Lanthieri, conte 226, 522 

Lanthieri (de) Francesco Antonio 449 

Lavariano (di) Lodovico 553 

Legnago (da) Benedetto 672 

Leonardo, conte di Gorizia 64, 195, 266, 
302, 552, 582 

Leonardo tedesco, incisore 393 

Leonardo da Udine, predicatore (V. Lo- 
cateli i Leonardo) 

Leonardo da Vinci 645 

Leone X, papa 107 

Leone XI^ papa 381 

Leoni, famiglia 487 

Leoni Pietro 292 

Leopoldini, arciduchi 4^86 

Leopoldo I, imp. 163 

Leopoldo III d'Absburgo 224, 232, 536 

Leopoldo, figlio di Leopoldo HI 536 

Leopoldo V di Babenberg 495 

Leupichis, avo di Paolo Diacono 422 

Lichtenstein (di) Maria Teresa 196 

Licinio, imp. 719 

Licinio Bernardino 274 

Licinio Giannantonio, detto il Pordenone, 
pittore 98, 101, t04. f 88> 274, 282, 
555, 448, eoe, 676 

Licinio Giulio 274 

Licinio Graziosa 98, 210 



Liliano Giambattista, canonico 664 

Linussio Jacopo 199, 655 

Linussio Pietro 179 

Lionello Alessandro, pievano 632 

Lionello Nicolò, architetto e orefice 454, 

504, 678. 690 
Liutprando, re 696 
Locatelli Giambattista, ingegnere 126, 

Sto 

Locatelli Leonardo iuniore, o Leonardo 

da Udine, predicatore 22, 664 
Lodi Emanuele, vescovo 638 
Lodovico il Bonario, imp. 569 
Lodovico di Teck, patriarca 158, 536, 627 
Lodovico, re d'Ungheria 440 
Longo Marco, proveditore 58 
Longobardi 162, 887, 600. 909, 693 
Loredan Antonio, luogotenente 704 
Lorenzo (san) da Brindisi 700 
Lorini Bonaiuto 109, 199 
Lorio Giulio, cartaro 566 
Lorio Pietro, stampatore 566 
Lotaringio Domenico 631 
Lotario, re d'Italia 256, 452, 569 
Lovaria, famiglia 706 
Lucano Monaco 664 
Luccardi Giuseppe 431 
Luccardi Vincenzo 481 
Luint (di) Enrico 304 
Luint (di) Ermanno 304 
Luisino Francesco, umanista 871 
Lupo, duca 379 

Lurn e Pusterthal (signori di) 64, 302, 582 
Lussernburgo (casa di) 536 

ilLadrisio Lucrezia 210 
Magrini Luigi 888 
Mainardo di Carinzia 457 
Mainardo III, conte di Gorizia 262 
Malacrida Francesco 169, 199 
Malatesta Pandolfo 687 
Manasse, duca 42 
Mangilli, famiglia 487, 487 
Maniago (di) Nicolò 421 
Manin, famiglia 890 
Manin Dionora 97 
Manin Giacomo 390 



391 



Manin Giovanni 665 

Manin Ginlio 725 

Manin Leonardo 0G& 

Manin Lodovico, doge 390, &BO, 611, 

655, IMMI. 999 
Manin Nicolò 565 
Manin Orsa 97, 725 
Manin Quirino 565 
Manin Simone 390 
Manina- Arri gona Ortensia 97 
Mantegna Andrea &fM 
Manti ca Andrea 225 
Mantica Francesco, cardinale 381, 439 
Manti ca Francesco, giureconsulto 225, 

504 
Mantica Giandaniele 6^ 
Mantica Sebastiano OS6 
Mantova o Mantovani, famiglia 211 
Manzano (di), famiglia 847^ 8*AS^-658 
Manzano (di) Canciano 347 
Manzano (di) Corrado 347 
Manzano (di) Enrico 347 
Manzano (di) Ermanno 347 
Manzano (di) Marcantonio 247 
Manzano (di) l^ertoldo 452 
Manzano (di) Taddeo 452 
Mao lo Enrico 596 
Maometto II 400 
Maracco Jacopo 632, 664 
Marcantonio, triumviro 308 
Marca rio, duca 320 
Marcello Francesco 203 
Marcelliano, vescovo 142 
Marchesi Catella 97 
Marchesi Martino 512 
Marchi Giuseppe 999 
Marco Aurelio^ imp. 61, 218 
Marco Polo 219, 433, 668 
Mareschi, famiglia 498 
Margherita d'Austria 271 
Maria d'Austria 635 
Maria^ imp. vedova di Germania 253 
Maria di Portogallo 271 
Maria Teresa^ duchessa di Savoia 196 
Marino 367 
Marinoni Jacopo 504 
Marone Andrea 87 



Marquai*do di Randeck, patriarca HO, 

138, 140, 153, 158, 370, 391, 445, 516, 

538 
Mai'sili Emilio, scultore 676 
Marsilio, professore 404 
Marsure Antonio, scultore 72 676 
Martilntti Francesco, pittore 393 
Martino Y, papa 115 
Martini Giovanni, pittore 101, 274 
Martino da Udine (Y. Pellegrino da S. 

Daniele) 
Marzini, pittore 163 
Marzuttini Giuseppe, storico 587 
Masselione, duca 320, 642 
Massenzio, vescovo 376 
Massimiano, imp. 218 
Massimiliano I, imp. eletto 257, 337, 

448, 470,«52, 553, 635 
Massimiliano II, imp. 253 
Massiminot imp. 68, 163 
Matteini, pittore 132 
Mattia, imp. 621 
Mattioli Pier Andrea 167, 226 
Mattiussa di Pellegrino 319 
Maurizio, imp. 376 
Maurizio 11^ doge 388 
Mauro Felicia 352 
Medici (de) Giovanni 686 
Medici (de) Giulio, cardinale 107 
Meduno (signori di) 282 
Melania 299 
Melchiorre tedesco 404 
Mels (di), famiglia (V. Colloredo (di)) 

253, ase, M&, 658 
Memmo Marcantonio, proveditore 40 
Memmo Pietro 460 
Merania (di) Agnese 659 
Merveldtf ambasciatore 159 
Micesio Giovanni 541 
Michiel Domenico, proveditore 396 
Mi cossi Giorgio Bernardo 404 
Milesi Francesco^ patriarca di Venezia 

665 
Milone^ duca 42 

Minisini Luigia scultore 281, 670, 676 
Missoni Tomaso 404 
Miulitta Ettore, notaio 516 



392 



Mocenigo Alvise, luogotenente 39, 438 

Mocenigo Giovanni^ doge 400 

Mocenigo Girolamo, luogotenente 4 

Mocenigo Tonoaso, doge 246, 685' 

Moisesso Faustino^ storico 621 

Monaglio Giacomo, modellatore 679 

Mondino da Cividale, medico 8M 

Montalto, cardinale 381 

Monticoli Giovanni, legista e storico 645 

Mon verde Luca, pittore 274, 481 

Morelli di Sch5nfeld Carlo, storico 621 

Morelli Jacopo 422 

Morlupino Nicolò 519 

Moro Anton Lazzaro US^ SéMy 504 

Moro Domenico 352 

Moro Giovanni, luogotenente 80 

Moroldi, famiglia 351 • 

Morosini Angelo, proveditoi% 21 

Morosi ni Silvestro, luogotenente 686 

Morosini Tomaso, luogotenente 112 

Mortilio 585 

Moruzzo (di) Carlo 97 

Moruzzo (di) Conone 71 

Moruzzo (di) Marco 537 

Mottense Francesco 672 

Mu&olinOf cartaro 566 

Muratori Lodovico Antonio 565 

Murerò famiglia, tipografi 566 

Muzio, musicista 31 

SiapoUone Buonamorte o Napoleone I '32, 
77, 84, 121, 159, 203, 350, 396, 418, 
438, 449, 460, 482, 507,611,614,634, 
643, 706 

Narducci (o Nordis?) Jacopo 681 

Narvesa Gasparo, pittore 676 

Natoliui Bernardino 566 

Nato lini Giambattista, stampatore 566 

Natolini Girolama 566 

Navagero Bernardo, cardinale 664 

Nemesi^ divinità 489 

N erasi Tizio, lanaiuolo 620 

Nerone, imp. 218 

Neyhaus Giulia 725 

Niceta (san), arcivescovo 275 

Nicoletti Marcantonio 565, 611Ì 

Nicolò IV, papa 158 



Nicolò, parroco di Flambro 579 
Nicolò da Gemona, pittore 136 
Nicolò di s^r Guglielmo, cartaro 566 
Nicolò di Lussemburgo, patriarca 439, 

511, G49 
Nievo Ippolito t$0. )M9, 486 

Obelerio, doge 388 
Occioni Giacopo 456 
Odorico da Pordenone 1#9, 11Ì8, ^W9, 
438, 469, ee7, 4MI8, e7«, 691, 71 1 

Ongaio Luigi 180 

Origene 299 

Orsetti Cristoforo, notaio 405 

Orso, doge 529 

Orso II, patriarca 256, 494 

Ortenburg (conti di) 158 

Ortenburg (di) Federico 536 

Osanna dì Dionisio 319 

OssuBU 693 

Osvaldo (sanf) 5S7 

Ottelio, famiglia 657 

Ottelio Alvise 657 

Ottelio Camillo 657 

Ottelio Zuanne 657 

Ottobono dei Razzi, patriarca 225, 374, 

386, 585 
Ottocaro II di Boemia 495, 671 
Ottocaro di Stiria 495 
Ottone I, imp. 245 
Ottone II, imp. 436, 569, 626 
Ottone III, imp. 7, 253, 457 
Ottone lY, 222, 461 
Ottoni, imperatori 155 
Otvino di Lurn 64 
Ovio, famiglia 706 * 

ir ace Alessandro 247 

Pagnutti, ladroni 649 

Palladio Andrea, architetto 1 18, 415, 589 

Palladio Enrico 504, 585, 621 

Palladio Gianfrancesco 504, 637 

Palma il Vecchio j pittore 484 

Panciera o Pan cera Antonio, patriarca 

153, 419, 536, 627, 723. 
Paolino (san), patriarca 190, 306, 436, 

626, 710, 726 



393 



Paolo (san) 664 
Pao/o//, papa 197 
Paolo III, papa 293 
Paolo IV, papa 664 
Paolo V, papa 381 

Paolo Diacono, storico e letterato 8, 198, 
98$, St8, 849, 379, 488, 484, 
425, 484, 808, &tO, 600, 601, <l68, 
603, 687, 693, 710, 988 
Paolo di Gemona 349 
Paolo di Germania 418 
Partistagno (signori di) 578 
Pastore 112 
Paterini 581 

Patriarchi d^Aquileia 8, 9, IO, 88, 95, 
109, 140, 153, 155, 168, 188, 199, 224, 
236, 253, 85&, 868, 259, 263, 265, 269, 
889, 302, 312, 320; 340, 354, 355, 374, 
888, 385, 393, 394, 399, 417,426, 488, 
450, 468, 473, 476, 477, 515, 517, 518, 
524, 542, 561, 570, 572, 577, 584, 585, 
612, 618, 680, 685, 687, 693, 696, 699, 
717 
Pavoua Pietro, musicista 55 
Pelagio II, papa 168 
Peleatti Giaunantouio 653 
Pellegrino I, patriarca 460 
Pellegrino li, patriarca 225, 495, 705 
Pellegrino, notaio 319 
Pellegrino da S. Daniele o Martino da 
Udine*, pittore lOO, lOl, 131. 133 
182, 274, 393, 401, 434, 481, 679, 691 
Pellegrino di Trieste 6^S 
Pemmoue, duca 13, 464, 494, 696 
Percoto Elisabetta 143 
Percoto So fon isbà 99 
Pereti! Andriana 674 
Perosa (di) Giacomo 340 
Pers (signori di) ^V. Di Pers) 
Pestatomi Enrico, istitutore 545 
Petitti Agostino^ generale 125 
Petrarca Francesco 56 8 
Piccolomiiii Bartolomeo 225, 511 
Pico Luigi 73 

Pietro, patriarca di Grado 529 
Pietro XIV, duca 63 
Pietro d'Abano 319 



Pietro II, Gerio, patriarca 

Pietro da S. Vito, pittore 274 

Pilinini Anna 724 

Piltrude o Geltrude 13, 63 

Pinali Damiano 392 

Pinali Vincenzo 888 

Pinelli Gianvincenio 469 

Pinzano (signori di) 282, 693 

Pinzano (di) Federico 71 

Pio I {sslu), papa 818 

Pio II, papa 581 

Pio IV, papa 664 

Pio V, papa 374, 664 

Pio VI, papa 191, 541 

Pio IX, papa 431 

Pipino, figlio di Garlomagno 388 

Pippo Spano Scolari Filippo 536 

Pirona Giambattista 241 

Pirona Gianiacopo o Jacopo 841, 565 

Pisani Francesco, proveditore 41 

Pisani Giorgio, 729 

Pittino Pietro 404 

Pocenia (signori di) 579 

Pelami Monvert 481 

Polcenigo (signoii di) 70, 170, 437, 460, 

557, 594 
Polcenigo (di) Giorgio 170 

Politi Giacomo 132 

Politi Odorico, pittore 188 

Popilio 548 

Popone, patriarca 7, 30, 91, 92, 142, 386, 
401, 445, 529, 538 

Porcia (signori di) 71, 170, 404, 488, 
658 

Porcia (di) Alfonso 449 

Porcia (di) Federico 138 

Porcia (di) Guido 627 

Porcia (di) Jacopo, umanista 898 

Porcia (di) Nicolusio 729 

Porcia (di) Venceslao 635 

Pordenone, pittore (V. Licinio Giannan* 
ionio) 

Portis (de) (V. De Poriis) 

Portonieri Daniele 100 

Portonieri Elena 100 

Prampero (signori di) (V. Di Prampero) 

Praia (conti di) 684, 706 



394 



Prata (di) Creusa 97 

Prata (di) Federico 426 

Prata (di) Gueccelletto 4MI 

Prata (di) Pileo, cardinale 340, 3M 

Priuli Daniele, luogotenente 395 

Priuli Giovanni, abate 142 

Prividaìi Paolo 449 

Prodolone (signori di) 419, 491» 

Prospero e Giacomino, cartari 566 

Puppi (de), famiglia 658 

Uuaglia Giulio, pittore 567 
Qì^erini Pietro 219 
Querini Pietro IH, vescovo 664 
Querini Tomaso, luogotenente 16 

ìiaffaello Sansio 107, 483 
Ragogna (signori di) 579, 693 
Ragogna (di) Andriana 392 
Ragogna idi) Caterina 635 
Ragogna (di) Giovannino 79 
Raimondo Della Torre, patriarca (V. 

Della Torre) 
Rai neretto Giacomo 590 
Rampini Giacomo, musicista 55 
Ranieri di Cordovado 698 
Ras poni Baldassare, arcivescovo 489 
Rande, nobili 109 
Rande Allegranzia 558 
Ray, geologo inglese 103 
Reichenbach (di) Aituico 410 
Reifenberg (^signori di) &99 
Reifenberg (di) Ulrico &1t1t 
Renier Alvise, luogotenente 564 
Ricamatore Francesco 107 
Ricamatore Giovanni (V. Giovanni da 

Udine) 
Ricasoli Bettino i.49 
Riccatij famiglia 498 
Ricchi eri, famiglia 658 
Ricchieri Francesco 615 
Rith Biagio, storico 621 
Rizzano, capitano 29 
Rizzardis Elisabetta 374 
Rizzi Domenico 84:8 
Rizzi Lorenzo, pittore 217 
Rizzi Regina 428 



Rizzolati Domenico, detto fra Giuseppe 

da Ciauzetto 94, 013 
Rìzzotti Teresa 105 
Rodaro Mattia 674 
Rodoaldo, patriarca 7, 340, 436, 626 
Rodolfo, duca 30 

Rodolfo IVd'At^trìa 480, 440, 495 
Rodolfo di Sigismondo 418 
Rodisea Giovannina 268 
Romani 565, 637 
Romilda, duchessa 43 
Rondolo Girolamo, notaio 118 
Rotari, re 601 
Rudio Ercole 673 
Rudio Eustachio 698 
Rudio GiambattisU 673 
Rudio Nicolò 673 
Rufino, padre di S. Pio l 212 
Rufino Turannio /tlMI 

Oabbadini Mattia 9& 
Sabellìco Marcantonio ^ 469, 51 1 
Saccbia Bertrando di Lorenzo 451, 685 
Sacchiense Giovanni Antonio, detto il 

Pordenone (V. Licinio Giannantonio) 
Sagrado (signori di) 51 
Sagredo Nicolò, doge 20 
Sagi'edo Pietro, luogotenente 5 
San Clemente (di), cardinale 664 
Sanudo Francesco, luogotenente 157 
Sarpi fra Paolo 10 
Sassi - Marchesi Lidia 97 
Saturnino di Aquileia 68 
Saturnino di Concordia 367, 403 
Savorgnan, famiglia 49, 157, 436, 475, 

626, 658, 693 
Savorgnan Antonio 257, 475 
Savorgnan Corrado 579 
Savorgnan Caterina 646 
Savorgnan Federico (sec. xnr) 158, 206, 

368 
Savorgnan Federico (sec. xv) 315 
Savorgnan Federico (sec. xvu) 143 
Savorgnan Felice Faustino 197 
Savorgnan Filippo 315 
Savorgnan Francesco 206, 355 
Savorgnan Giovanna 295 



395 



Savorgnan Girolamo 65, 2M, 284, 292, 

421, 579 
Savorgnan Giulio 11, 40, 199, «07, 248, 

257, 284, 4tt, 459, 469,725 

Savorgnan Mario <ifl, 90, 469 

Savorgnan Nicolò 454 

Savorgnan Rodolfo 579 

Savorgnan Tristano 158, 315, 346, 536 

Savorgnano Della Bandiera Chiara 397 

Savorgnano Della Bandiera Pierantonio 

397 
Sbroiavacca, signori e conti 499 
Sbruglio Girolamo 636 
Sf^pziA, tribù 162 
Scarampo - Mezzarota, patriarca 10, 30, 

158 
Schender, capitano 400 
Schiavi Lucia 431 
Schi ratti Nicolò, stampatore 566 
Secondo, vescovo di Trento 464, 602 
Sella Quintino 126, 134, 220 
Selleqati Nicolò, parroco 1t9 
Sello Giambattista 217 
Serafino 157 

Seripando, cardinale 614 
Severo, patriarca 199 
Sigeardo, patriarca 7, 445. 450 
Sigismondo, imperatore 158, 468, 536, 

560, 687 
Silvestri Girolamo 597 
Simonetti Chiara 132 
Sini Girolamo 519 
Sisto IV, papa 203 
Sisto V.papa 115, 432, 573, 664 
Slavi o Sloveni 18, GÌ, 83, 116-, 145, 

154, 499, &09, 690, 699 
Solagna (di) Guglielmo 671 
Solimbergo (signori di) 282 
Somenzari, prefetto 655 
Somma Antonio 106, 485, 6)99 
Somma Jacopo 105 
Soncino Girolamo, stampatore 129 
Sorio, famiglia 706 
Spilimbergo (signori di) 282, 658 
Spilimbergo (di) Adriano 97, 106, 213 
Spilimbergo (di) Antonio 646 
Spilimbergo (di) Bernardo 282 



Spilimbergo (di) Emilia 97 
Spilimbergo (di) Fulcherio 646 
Spilimbergo (di) Irene 97, 106, 213, 282, 

484 
Spilimbergo (di) Tolomeo 282 
Spilimbergo (di) Tomaso 29Z 
Spinelli Giangiacomo, disegnatore 119 
Sponheim- Ortenburg (di) Ulrico 262 
Stadion Francesco Saverio 67 
Stanca Enrico, detto Ucceìluto 315, 374 
Stefani Agostino 92S9 
Stella Eusebio 282, 519 
Steli ini Ganzi ano 674 
Stellini Jacopo 694 
Steno Michele, doge 153, 723 
Strassoldo (signori di) 4, 51, 384, 558, 

585, 658 
Strassoldo (di) Alda 97 
Strassoldo (di) Enrico 549 
Strassoldo (di) Federico 636 
Strassoldo (di) Nicolò 46 
Strassoldo -Gràfenberg (conti di) 51 
Strassoldo -Gràfenbei'g Francesco 51 
Strassoldo - Gràfenberg Giovanni 51 
Strassoldo -Gràfenberg Ugo 51 
Stringhetta Giacomo, operaio 630 
Strozzi Pietro 199 

Susanna (de) Odorico (V. De Susanna) 
Svaier Amedeo 546 
SvBVi 140 

Iartari- Mongoli 671 

Tebaldi, residente 133 

Tedeschi 466 

Teodorico, re 64 

Thuffut, ministro austriaco 159 

Tidisotto di Marzonago, notaio 596 

Tiepolo Nicolò, ambasciatore 70 

Tiepolo Giambattista, pittore 589 

Tintoretto Maria 213 

Tiorli Giacomo 364 

Tiraboschi Girolamo 566 

Tiziano, pittore 104, 106, 132, 213, 484 

Tolentini, famiglia 354 

Tomadini Francesco 96, 504 

Tomadini Giambattista, musicista 55 

Tomaso, abate 698 



396 



Tomaso, pittore 393 

Tomaso (pan) d'Aqìnno 664 

Tomasoni Francesco 675 

Tomasoni Giovanni 095 

Tonali Domenico 396 

Toppo (signori di) (V. Di Toppo) 

Torre (della) (V. Della Torre) 

Tosolìni, pievani 411 

Traiano» imp. 89, 329 

Trani (di), cardinale 664 

Trautmannsdorf (ài) Adamo 621 

Trevisan Angelo 203 

Trevisan Antonio, luogotenente 31 

Tricano (di) o D'Arcano Enrico 626 

Tricano (di) o D'Arcano Odorico 695 

THssino Giangiorgio 599 

Tritonio Pietro 686 

Troìero Giuseppe, matematico 497 

Trussio, famiglia 282 

Turchi 17, 86, 200, 207, t48, «4©, 400, 

469, 533, 579, 585, 594, 631, 635, 685, 

904 

Uccellis Bartolomea 143 
Uccellis Lodovico 143, 374 
Uccellis Margherita 143 
Uccellis -Savorgnan Federico 374 
Ucelli (degli) Uccelluto 315, 374 
Ughelli Ferdinando, storico 573 
Ugo, re d'Italia 256, 452, 569 
Ulrico Ulderico, patriarca (V. Volderico) 
Ungheri Ungheresi 86, 858, 440, 522, 

536, 585, 615, 695 
Ungrispach (di) Simone 704 
Urbano III, papa 573 
Urbano V, papa 391 
Urbano VI, papa 391 
UsooGCHi 544, 685 

Valentinis Giuseppe Uberto, rigenera- 
tore di dipìnti 481, 557, 679 
Valfredo, duca 42 
YaWasone (signori di) 578 
Valvasone (di) Bernardo 182 
Valvasone (di) Erasmo 97, 504 
Valvasone (di) Lodovico 171 
Valvasooe (di) Riccardo 46 



Valvasone di Maniago Bernardo 498 
Valvasone di Maniago Jacopo 399, 498 
Valvasone di Maniaco Ippolito 397 
Varmo (di), famiglia 889,524,626 
Varnefrido, padre di Paolo Diacono 423 
Vamefrido (V. Paolo Diacono) 
Varnefrido, figlio del duca Lupo 379 
Varottari Alessandro, detto il Padova- 
nino 676 
Vattolo Gaspare, giurisperito 317 
Venanzio Fortunato 599 
Venanzio Girolamo 800, 801 
Venere, divinità 520 
Venerio Girolamo 504, 660 
Veneti (V. Venezia, Indice lir) 230 ,849, 

513, 565* 
Veneziani (V. Venezia, Indice HI**) IO, 

855, 400, 409, 495, 522, 536 
Venier Jacopo, luogotenente 400 
Vespasiano, imp. 410 
Vìllalta (signori di) 206 
Villalta (di) Enrico 71 
Visconti, signori di Milano 225 
Vigore, storico '601 
Vitturi, famiglia 607 
Vitturi Giovanni, proveditore 607 
Viviani Quirico 525 
Vogelweide (di) Grualtiero 461 
Volderico I, patriarca 340, 347, 487 
Volderico II, patriarca 264, 347, 532 
Volderico, vescovo di Concordia 477 
Volfero Volchero di EUenbrechtskir- 

chen 888, 881, 809, 898, 383, 

40I, 905 

Walsee (baroni di) 880, 495, 490, 
584 

Walsee (di) Guglielmo 457 
Walsee (di) Liabordo 386 
Wan-der-Nùll, tenente colonnello 28 
Wartstein (di) Armanno li 522 
Wolkenstein, famiglia 195 

ZlafToni Gian Maria, detto il Calde rari 

274, 676 
Zandonati Vincenzo 551 
Zannini Licurgo 28 



397 



Zanon Antonio ftS, t6t, 503, 504 

Zarli Giovanni 688 

Zendrini Bernardino, idraulico 170 

Zolmann, avversario di A. L. Moro 103 

Zoppola (signori di) 419 

Zorutti Ettore 614 

Zorutti Pietro 486, 614 



ZucchelU Antonio 998 
Zucchelli Aurelio 728 
Zuccheri Giambattista JÌ15 
Zucchi Carlo t4, 285, 617 
Zucco (signori di) 578 
Zucco (di) Lucella 97 
Zuccola (signori di) 282 



28 



INDICE din DEI LUOGHI 



NB. Tutti i numeri corrispondono agli articoli; ma quelli principali, in carattere più distinto, richia* 

mano 1" intestazione degli articoli stessi. 
Sono segnati In corsivo i nomi dei luoghi oltre LiTonsa e Timavov 



Abano 469 

Adelsberg 160 

Adige, fiume 172 

Adriatico, mare 203, teo, 544, 699, 
9It 

Admont 394, 559 

Agordo 26 

Aiello 284 

Albana 83 

Alpago 594 

Alpi 95, Iti, M8, 229, 243, t8f», 
316, 643, 650 

Aitino 209, Sto, 88t, 435, 573 

Amaro 123 

Amburgo 572 

Ambuluzza (canal di Gorto) 8 

America 675 

Ampezzo 54, 161, 604, 648 

Ancona 121, 130 

Annegy 586 

Annia, via 548, 718» 911», 990 

Antro 83, OOO 

Aquario, monte 279 

Aquileia O, 59, OO, 119, 404, 318, 425, 
488, 480, 544, 690, 573, 605, 643 

Aquileia romana e scavi O, 33, 78, 80 
a OO, 93, 114, 141, 144, tOt, 162, 
iOO, iOO, 209, 212, 008, 086, 238, 
004, 266, 276, 291, 296, 8O0, 801, 
343, 353, OeO a 808, 800, 435, 440, 
448, 469, 49t, 473, 514, 520, 548, 
060, 565, 09 1, 575, O04, OOO, 637, 
712, 718 a 720, 1^ 

Aquileia patriarcale (V. Patriarchi d'A- 
quileia, Indice II*) 7, 10, 30, 68, 78, 
OO, tOO, HO, 138, 140, 142, 151, 



158, tei, 168, tot a t03, OOO, 

000, 275, 276, 099, 278, 291, 298, 
299, 8O0, 8M, 80t, 388, 80t, 394, 
40t, 434, 440, 444, 440, ^76, 400, 
529, 088, 058, 559, 565, 500, 590, 

598, 600, 628, 647, 652, 680, 900 
. Aradia 94 

Arcano o Tricano 624, 695 

Ariis 49, 80, 207 

Arsia, fiume 254 

Artegna 357, 385, 509, 622, O09 

Ascoli Piceno 127 

Asia minore 692 

Attimis 580, 622, 717 

Augusta (Baviera) 222 

Ausa Alsa, fiume 169, 284 

Austria 17, 47, 51, 65, 77, 84, 124, 149» 
154, 159, 200, 208, 228, 243, 259, 359, 
386, 406, 428, 438, 439, 458, 508, 544, 
572, 580, 584, 585, 591, 593, 611, 
eot, 638, 650, 659, 673, 685, 702, 727 

Avanzfi^ miniera t04, 642 

A Viano 334, 378, 462, 519, 573, 594 

Avignone 368, OOt 

Azio 218 

Bagnara 59, 539 
Bagnatola 59, 209 
Bamberga 190, 602 
Barbana 44, 67, 655 
Barbeuno 209 
Barcellona 257 
Barcis 593, 594 
Basagliapenta 462 
Basilea 476 
Bassano 183, 26S, 657 



400 



Bataoia 268 

Batuie 702 

Baviera 38, 348, 477, 572 

Belgio 566, 664 

Belgrado di Varmo 49, 469, 579, 604, 648 

Benigna 99, IM, 349, 558, 717 

Belluno 2^, 123, 274, 344, 406, 417, 460 

.594 
Belvedere presso Aquileia 90, 235 
Belvedere presso Sacile 35 
Benevento 127, 474, 726 
Bei-tiolo 673 
Biacis 696 

Biauzzo 714 ^ 

Billerio AIM 
Bistoizxa 249 
Bleiburg 552 
Boemia 495, 671 

Bologna 99, 293, 319, 432, 566, 640, 661 
Borgogna 651 
Bosnia %à!^ 
Braulins 596 

Brazzano 34, 83, 261, 284 
Brennero, monte 506 
Brenta, tìime 350 

Brescia 313, 405, 421, 530, 593, 611 
Breslavia 628 
Brindisi 706 
Brugg, castello 195 
Brugnera 170, 426, mie 
Bruma 261 
Brusselles 70, 271 
Buda^Pest 465 
Budoia 170, 727 
Buia 285, 41341, ete, 687 
But, torrente 341 

Butrio (Judri), fiume (V. Judrio) 144 
Buttrio 443, 571 

Cadore 26, 35, ttS, 274, 668 

Caffaro 608 

Cambanau IJM 

Cambrai (V. Guerra di Cambrai, Indice 

IV") 
Camolli 460 

Campoformio 99, 169, 462, 618 
Campolongo 59 



Camporosso 84, 228, 316, 458 

Canale 144, 702 

Candia 429, 453 

Ganeva di Gamia 177 

Ganeva di Sacile 170 

Ganino, monte 121, 408, 649] 

Gansiglio, bosco 408, 61141 

Canton 268 

CaorU 59, 278, 644, 682, 706 

Capodistria 175, 254, 517 

Gaporiacco 717 

Gapriva 702 

Capi4a 298 

Carinzia SO, 144, 197, 225, 264, 457, 
515, 622, 697, 725 

Gamia (V. Gami, Indice Il«) 5, 8, 23, 38, 
48, 54, 80, tlS, 191», 188, 181», 
t60, 276, t80, 804, 805, 359, 398, 
409, 509, 555, 608, 587, 616, 622, 645, 
713, 714 

Carniola 7, 80, 172, 214, 263, 515, 659» 

713 
Garso, monti 9, 68, 200, 621 
Gasa Bianca 90, 179 
Castelfidardo 130 
Gastellerio 310 
Gastelnuovo 49, 282 
Gastel Porpeto 199, 648, 683, 7^ 
Gasdons di Strada 59, 199 
Cataio 128 
Catalano, monte 168 
Cava dei Tirreni 6ul 
Cava Zuccherina 59 
Gavallico 34 

Cavallo, monte 4O0, 594 
Cavasse Nuovo 428, 648 
Gellina, fiume 898 
Ceneda 336, 468 
Cenomani 230 
Cervignano 119 
Cetano 159 
Chiarisacco 720 
Ghiavriis 481 
Ghioggia 350 (V. Guerra di Ghioggia, 

Indice IV) 
Chiusa, fortezza e paese 5, 41, 80, 112, 

061, 305, 358, 419, 439, 457,642, 644 



401 



aiU 490 

Cina 94, 4t8, 1M9, 613, 671 

Cinto 209 

Circhina 699 

Circlaria 914, 231, 9114, 717 

Cividale 4, ti, 99, 34, 45, 46, 55, et, 
71, 80 a 82, 88, 100, 107, 111, 131, 
144, 158, let, 485, 190, 207, 221, 
225, 261, 276, 287, 294, 295, 318, 841», 
340, 351, 359, 370, 376, 377, 888, 392, 
423, 425, 429, 434, 461, 474, 485, 498, 
511, 519, 536, 537, 553, 554, 559, .^65, 
566, 578, 585, 599, 612, 614, 622, 689, 
642, 659, 674, 681, 688, 690, 706, 726 

Cividale: archivio e museo 184, 236, 
408, 424, 484, 509, 602, 604, 606, 
888, 643, 648, 653 

Cividale: fortificazioni 27 

Cividale: latomie 18, 83 

Cividale: scavi 888 a 884, 343, 344, 
884, 435, 888, 648 

Cividale: tempietto longobardo 48, 88 

Clauzetto 74, 613, 649 

Clinis 83 

Codroipo 59, 176, 207, 429, 462, 548, 
644, 673 

Colle- Villano 578 

Collina 489 

Collio, monti 614 

Colloredo di Montalbano 107, 386, 548 

Colofone 692 

Colombara 90 

Colonia 70, 888 

Comeglians 276 

Como 620 

Concordia 33, 84, 448, 161, 888, 276, 
898, 299, 818, 336, 340, 356, 371, 
888, 383, 453, 469, 477, 548, 549, 
565, 898, 898, 626, 881, 664, 682, 
<I84, 698, 719, 7£0 

Concordia: scavi 889 a 888, 888 a 
884, 888 a 889, 488, 488, 448, 
488, 488, 894, 698, 888 

Conegliano 59, 888, 453 

Confinella (canal di Gorto) 8 

Congo 268, 988 

Corbolone 352 



Cordenons 219 

Cordovado 183, 207, 221, 888, 493, 525, 

684, 698 
Cor fu 268 
Corinto 513 
Cormons 119, 124, 125, 488, 225, 243, 

247, 261, 310, 343, 414. 450, 470, 474, 

514, 551, 899, 674, 704 
Cornino 655 

Corno, fiume e valle 126, 421 
Corona 261 
Corte 350 
Cosa, fiume 604 
Costa (canal di S Pietro) 8 
Costantinopoli 598 
Costanza 48 
Cricoli 422 
Cristi nizza 11*9 
Croazia 478, 618 
Cucagna 578 

Valmazia 478 

Dignano 241, 650 

Diomedee, ìsole 726 

Doberdò 261 • 

Dogna 57, 404 

Drenchia 83 

Duino 51, 84,' 206, 225, 237, 380, 470, 

476, 673, <I88, 712, 725 
Durance, fiume 425 
Dura zzo 529 

^dolo 130 

Egitto 362 

Eraclen 818 

Esemon di Sotto 648 

Este 105 

Europa 888, 631, 651, 671 

ladalto 334 
Faedis 898 

Fagagna 347, 395, 548, 549 ' 
Farra 686 
Fauglis 888 
Felettano 411 

Fella, fiume e valle (V. Chiusa) 84, 251, 
253, 316, 484, 409, 417, 440, 458, 487 



402 



Feltre 26, 352 

Feì-entino 298 

Fermo 127 

Ferrara 104, tS3, 434, 605 

Ferro (canale del) (V. Fella, fiume e valle) 

Fiandra 271, 566 

Fianona 120, 121 

Filippine, isole 646 

Firenze 129, 225, 389, 431, 483, 605, 
620, 666 

Fiume 68, 400 

Fìumicello 702 

Flagogna 282 

Flaibano 442 

Flambro 243, 590 

Flambruzzo 123 

Fogliano, monte 41 

Fontainebleau 119, 146 

Fontanabona M& 

Fontanafredda 460 

Forgaria 282 

Formione, fiume 230, 254 

Forni -A veltri Mft 

Forni di Sopra e di Sotto o Forni Sa- 
vorgnani 54, 555, 568, 6i2 

Fossalovara 350 

Fossalta 539 

Francia (V. Franchi o Francesi, Indice 
11°) 129, 388, 423, 425, 461, 477, 478, 
602, 685 

Frigido, fiume (V. Vi paco, valle o fiume) 
144, 361 

Frisacco 264 

Friuli t, 9, 19, ti», 95, te, 49, 48, 
51, «ft, 51», 99, 84, 85, 86,89,95, 
f»9, 110, ti 1, 122, 123, tse, 1;«^8, 
184, 185, 136, 181», 14e, 150, 154, 
155, 161, 172, 175, 181, 184, 189, 
809, 880, 881, 884, 8311, 243, 
849, 248, 849, 260, 264, 894, 276, 
884, 885, 287, 289, 898> 296, 298, 
302, 808. 304, 305, 316, 880, 888, 
8418, 845, 354, 455, 370, 383, 893, 
394, 899 a 399, 400, 426, 435, 489, 
441, 452, 466, 469, 470, 498, 474, 
475, 490, 498, 518,515, 519, 521, 
524, 529, 531, 536, 539, 549, 559, 



561, 598, 595 a 599, 569, 577, 585, 
588. 598, 598, 595, 596, 599, 600, 

603, 608, 999, 611, 616, 919, 618, 
621, 988, 988, 627, 635, 640, 948, 
644, 948, 949, 650 a 652, 655, 659, 
666. 672, 675, 999, 681, 683, 989, 
693, 702, 704, 708, 710 a 714, 716, 717, 
919, 725 

Friuli: bibliografia 1 

Friuli: peste 8, 359, 395 

Friuli: popolazione 5, 358,359,395,438 

Friuli: relazioni luogotenenti 4, 5, 89 
a 89, 59, 89 a 88, 118, 159, 858, 
859, 895, 488, 594 

Friuli: serie luogotenenti 89 

Gallia Cisalpina (V. Galli, Indice IP) 

899, 435 
Galliano 261 
Gemona 6, 17, 40, 57, 64, 95, 99, 78, 

99, 119, 119, 161, 200, ;^25, 858, 

898, 269, 280, 885, 339, 349, 357, 
399, 899, 495, 421, 431, 435, 449, 

448, 519, 536, 589, 581, 606,626, 
988, 644, 649, 655, 998, 687, 999, 
991, 706 

Genova 219 

Germania 84, 188, 899, 214, 253, 259, 
398, 461, 515, 598, 602, 607, 650, 651, 
693, 705 

Gerusalemme 299 

Ghiaradadda 495 

Giai 371 

Giappone 671, 675 

Giaveada 648 

Giulia, regione (Vedi Venezia Giulia) 

Golobrida 83 

Gonars 988 

Gorgazzo, fiume 170 

Gorizia 8, 6, 14, 17, 18, 36, 44, 57, 
94, 65, 78, 84, 91, Ili, 119, 119, 
142, 144, 149, 154, 161, 195 a 199t 
194, 187, 193, 195, 199, 200, 899, 
225, 889, 236, 239, 259, 266, 268, 

899, 308, 811, 818, 321, 889, 
338. 346, 350, 360, 394, 485, 443, 

449, 465, 499, 490, 507, 512, .521, 



403 



522, 531, 536, 551, 552. 570, 599, 583, 
596, US, 653, 680, <I85, 69 J, 909, 

704, 706 a 708, 717. 

Gorizizza presso Codroìpo 673 

Gorto, canale 305, 398 

Qojsia 219 

Gradisca 6, ^7, 40, 57, 64, 65, OS, 78, 
79, t«, 119, 161,200,225,247,261, 
284, S09, 338, 346, 417, 449, 512, 531, 
538, 589, 621. 683, 685, 686, 702, 728 

Gradisca sul Cosa 310, 604 

Gradiscutta presso Vanno 673 

Grado 44, 69, 78, 110, 119. 141, 158, 
1119, 192, 935, 995, 278, 302, 306, 
379, 398, 425, 469, 4f»4l, 529, 572, 
600, 680, 706 

Gramogliano 596 

Gra2 270, 529, 556, 621, 707 

Grecia 350, 362, 513, 525 

Grigioni 647 

Grisinan 347 

Gronunbergo o Purgessimo, castello 622 

Gruaro 371 

Guspergo, castello 622 

ÌXeiligenblut 697 
Hong-Kong 613 
Hou Quang 94, 613 



L 



ria 642 

niiride Rliria 60, 650 

Imponzo 648 

Incaroio, valle 23, 179, 305 

Indie 19tl, 911» 

Inghilterra 181 

Ipplis 509 

Innsììruck 536, 651 

InTillino 509 

Isola (Istria) 525 

Isole del Capo Verde 219 

Isonzo, fiume 17, 32, 47, 119, 121, 144, 
200, 207. 229, 235, 243, 254. 302, 361, 
495, 449, 533, 621, 680, 692 

Istria. 7, 32, 48, 56, 84, 191, 918, 
990, 222, 930, 238, 954, 955, Wò, 
275, 276, 296, 302, 316, 380, 388, 394, 
400, 45S, 490, 476, 479, 507, 519, 



518, 549, 550, 501, 618, 650, 651, 
903, 713 
Italia 39, 84, 119, '190, 199, 124, 
120, 145, 149, 154, 208, 214, 990. 
930. 943, 900, ,268, 994, 310, 
359, 423, 425, 435, 458, 461, 470, 472. 
50e, 509, 508, 513, 516, 565, 572, 
590, 596, [603, 005. 615, 620, 622, 
635, 648, 651, 672, 690, 705, 715 

Jalmico 285 

Japigia 60 

Josefstadt 24 

Judrio, fiume (V. Butrio) 284, 425, 621 

Lianische 903 
Lanzenigo 596 
Latisana 57, 161, 221, 2'43, 548, 034, 

720 
Lavariano 243, 553, 726 
Lazio 489 
Ledra, fiume e canale 190, 350, 397, 

491, 436, 450, 610, 041, 660 
Leifting 552 

Lemene, fiume 334, 339, 356, 493 
Lendinara 549 
Leoben 77, 150 
Lesachthal 697 
Lestans 209 
Lienz 195 
Liguria 605 
Lini, valle 126 
Lisa (Fiandra) 566 
Lissatz, monte 68 

Livenza, fiume 207, 230, 352, 437, 4O0 
Livina 717 
Lombardia 225, 421, 432, 469, 508,605, 

650 
Lonch 702 
Londra 70. 103. 271 
Lonzano 614 
Loreto 227 
Lubiana 35, 140 
Lucinico 247, 450, 702, 717 
Lumici, valle 697 
Luvich, pasKO 83 



404 



Macon 365 

Madrid 601 

Madrisio 714 

Magred 347 

Malisana 720 

Maniago 106, 333, 334, 428, 462, 646 

Manilla 646 

Mantova 556 

Manzano 83. 347, 348. 397, 559, 717 

Marano 4, 5, 58, 59, 110, 138, 157, 199, 

397, 45t, 487, 488, 544, 585, 685, 706 
Marche 344 
Marengo 460 
Marghera 59 
Marionago 596 
Majfsorbo 59 
Medea 514, 686 
Meduna, fiume *714 
Meduno 282, 684 
Mel9, castello 386 
Mentana 608 
Meretto di Tomba 310 
Merso 83 
Messina 299 
Milano M, 173, 346 
Mincio, fiume 47 
Modena 428, 605, 661 
Moggio, abazia e ville 112, 113, 161, 179, 

tf»7, «US, 251, 276, 404, 408, 417, 

427, 489, 546, 651, 655, 717 
milthal 697 
Monastero 90, 194, 571 
Monfalcone 4, 5, 17, 57, 78, 80, 84, 157, 

161, 249, 358, 361, 890, 397, 531, 572, 

584, et 8, €m, 713 
Monreale 297 
Montasio, monte 417 
Montecassino 423, 602, 726 
Montecroce 276 
Montenars 356, 859 
Monte Santo sopra Gorizia 8911, 655 
Moravia 588 
Mortegliano 199, 585, 
Moruzzo 537 
Moyen-Moutier 388 
Muggia 858, 286, 889, 458. 517 
Munkatz 24 



Mura 209 
Murano 472 
Muzzana 384 

^abresina 383 

Napoli 173, 180, 600 

Natisone, fiume e valle 144, 190, 235, 

344, 377, 379, 425 * 

iNatissa, fiume 425 
Navarons 592 
Nebula 83 
Nemi 725 
Neumaso 379 
Nikolsburg 124 
Nogaredo di Torre 171 
Noncello, fiume 378 
NonU 604 
Nerico 435 
Norttumbria 587 
Novara 482 

xjberdrauburg 596 

Oderzo 203, 435 

Orienu 128, 529 

Orsaria 347 

Osimo 533 

Osoppo, comune 96, 209, 257, 292, 358, 

469, 580, 649, 655, 714 
Osoppo, fortezza 5, 88, 29, 30. 49, 148, 

157, 488, 448, 616, 888, 884 
Ospedaletto 690 
Ovaro 54 

X aciana, isola 256 

Padova 34, 45, 46, 99, 180, 183, 222, 
225, 888, 282, 293, 300, 313, 319, 383, 
389, 391, 392, 404, 428, 432, 463, 472, 
537, 545, 656, 657, 661, 664, 666, 673 
a 675, 679 

Palermo 180 

Palma o Falmanova 5, 19, 24, 32, 48, 
44, 59, 77, 78, 105, 161, 188, 193, 
188, 888, 206, 221, 243, 266, 284, 
818, 888, 888, 503, 539, 543, 616, 
643, 660 

Palmada 59, 313 

Pani (canal di Socchieve) 8 



405 



Panio, fiume 170 

Paperiano 471, 571 

Parenzo 517 

Parigi 70, 425. 431, 482, 509, 528, 729 

Parma 271, 293, 661 

Partistagno, castello 622, 717 

Parvisdomini 539 

Pasiano Schtavonesco 545 

Passavia 461, 90& 

Passeriano 77, 143, 159, 390, 634 

Passo della Morte MI9 

Paularo d' Incaroio 23, 660 

Pavia tilt, 391 

Pecina (distretto dì Tolmino) 18 

Pedana 50 

Per?, castello 387 

Persereano 34, 347 

Persia 219 

Perugia 127, 391 

Pesaro 129 

Piave, fiume 59, 622 

Piemonte 172 

Pieve di Rosa (V. Rosa) 548 

Pinzano 282 

Pirano 517 

Pisa 627 

Pisino 400 

Piuca, valle t60 

Planis 604 

Plezzo 39, 78, 259, 408, 699 

Po, fiume 243 

Pocenia 579 

Pola 352, 388, 4413, 517, 565 

Polcenigo 170, 207, 333, 489, 460 ' 

Polonia 35 

Pontebba 35, 39, 113, 230, 259, 377, 404, 
417, 458, 548, 642, 644 

Porcia 170, 426, 635, 643, evt 

Pordenone 4, ti», 51, 57, 59, 72, IH, 
87, 102, 104, 128, 135, 221, 242, 243, 
270, 369, 392, 401, 432, 433, 438, 462, 
4fl&, 573, 615, eif», U&, 660, INI9 
a evi, 672, ève, 690, 706 

Porpeto (V, Castel Porpeto) 

Porta 714 

Portia 261 

Portogallo 635 



Portogruaro 4,34, 57, 59, tt&, 161, tot, 
207, 209, 300, 301, 839, 352, «71, 
48&, 530, 573, 644, 682, 684, 706 

Porto Romatino 371 

Pozzuoli 7, 310 

Pra d'Uccello 498 

Prampergo, castello 622 

Prata SINL, 426 

Prato 54 

Predici 144, 259 

Prevacina 702 

Prodolone 209 

Provesano 95, 209 

Prussia 359 

Pulfero 39, 83, 144, 259, SI 7, 592 

Purgessimo o Gronunbergo, castello 622 

Quarnero 47, 120, 400, 622 

iiaccolana 5, 41 

Ragogna presso Sacile 79 

Ragogna presso S. Daniele 579 

Ramuscello 525 

Ravenna 90&, 391, 480, 605 

Ravistagno, castello 357, 622 

Reca, fiume 467 

Reggio d'Emilia 24 

Reifenberg, castello 160 

Remanzacco 82, 83 

Resia tOO, 251, 404, 4O0 

Resiutta 251, 276 

Rezia curtense 647, 709 

Ribis 19 

Rigolato 54 

Rimini 548, 605 

Rive d^ Arcano 005 

Rivi guano 242 

Rivolto 59 

Rocca Berharda 498 

Rocca o Chiusa Bertrand a 409, 417 

Rocca Moscarda 400 

Rodano, fiume 425 

Roma 7. 48, "51, 72, 74, 89, 93, 107, 127, 
tot, 218, 272, 293, 299, 360, 368, B85, 
388, 391, 428, 431, 439, 483, 526, 583, 
602, 604, 605, 608, 613, 622, 044, 652, 
664, 714, 724, 725 

29 



406 



Romagno, bosco 498 

Romana 702 

Ronchi di Mon&Icone 68, 89, 234, 361, 

551, 712 
Ronchìs di Latisana 59, 714 
Rorai 108 

Ro9a (V. Pieve di Rosa) 181, 714 
Rosaz'AO 25, 261, 840, 681 
Rovereto 458 
Rovigo 472, 597 
Rubbia 247 

Sacile 4, 24, 29, 57, 59, t70, 171, 207, 
221, 298, 320, 438, 460, 462, 482, 4M», 
635, 643, 644, 706 

Saciletto 59 

Sagiado 683 

Sagritz 697 

Salisburgo 532 

San Canciano alì'honzo 256 

San Canziano 68 

San Daniele del Friuli IO, SO, 52, 04, 
100, tSf , 158, 161, f 8t, 221, 236, 
251, 276, 290, 368, 383, 885, 387, 434, 
481, 511, 519, &84, 566, 592, 608, 
617, 644, 664, 667, 672, 090, 687, 
690,706 

San Bona di Piave 80S 

San Foca 397 

San Giorgio di Nogaro 720 

San Giorgio sopra Resia 408 

San Giorgio alla Richinvelda 209 

San Giovanni in Antro (V. Antro) 

San Giovanni di Casarsa 209 

San Giovanni al Timavo 692 

San Gottardo presso Udine 8, 24 

San Leonardo 83, 674 

San Lorenzo 59, 313 

San Marco, colle 465 

San Martino d'Asio 74 

San Martino della Bellìgna 142 

San Martino di Terzo 981 

San Michele in Isola 349 

San Michele (Stiri a) 900 

San Michele al Tagliamento 243 

San Nicolò 83 

San Pietro in Gamia 880, 306 



San Pietro presso Gorizia 4M5, 468, 
551, 702 

San Pietro al Natisene 344, 674 

San Polo 864 

San Quirino presso Cormons 225 

San Quirino sul Natisone 379, 604 

San Servolo 95 

San Stefano 347 

Santa Lucia al Ponte (Isonzo) 702 

Santa Margherita 660 

Sant'Odorico 684 

San Tomaso 644 

San Tome, valle 410 

San Valentino 361 

San Vito al Tagliamento 10, 30, 59,- 98, 
103, 158, 161, 804, 207, 209, 810, 
215, 221, 225, 257, 274 881, 291, 343, 
352, 88&, 536, 545, &6&, &80, 590, 
729 

San Zenon 477 

Salto, abazia 305 

Sappada 305, 588 

Sassari 428 

Saui-is 305, 407, 589, 588, 655, 009 

Savorgnan 59, 209 

Sbroiavacca 499 

Schiavonia 83 

Schwerin 465 

Scodovacca 92 

Sdricca 347 

Sdobba, fiume 425 

Sedegliano 310, 706 

Selz, colli 89 

Semmering 35 

Sempass 702 

Sequals 528, 534 

Serravalle 274, 615 

Sesto (al Reghena), abazia 175, 305, 477, 
573, 642, 651 

Sesto al Reghena, paese 209, 639 

Sette Comuni 26 

Settimo 539 

Siam 268 

Sicilia 350 

Siena 590 

Singan 268 

Siria 362 



407 



Socchieve 305, 497 

Soffumbergo, castello 87. 553, 659 

Solimbergo, paese e castello 282, 622 

Sora 268 

Sotto Selva 59 

Spagna 257, 271 

Spalato 34, 699 

Spessa (Villa Giulia) A99 

Spilimberjro 57, 97, 106, 157, 161, 207, 

213, 221, 232, 999, 292, 422, 622 
Spoleto 474 
Sterpo 343 

Stiria SO, 3f»A, 515, ftAO, 659 
StolTizza 408 
Strà 350 
Strasburgo 183 
Stras«oldo 59, 199, 207, 284, 346, S8A, 

397, 400, 549, 553, 643 
Studena 404 
Sumatra 66^ 
Summaga €09 
Swrate 268 
Stixxera 172 

Taglìamento, fiume ••, Ite, 171, 209, 
243, 278, 281, 334, 350, 397, 421, 548, 

641, 649, 66Ó, VIA, 720 
Taid tlM 

Tana JitH 

Tarcento 161, 357, 717, 725 

Tarsia 84, 112, 259 

Tauriano 209 

Tavagnacco 482 

Terraaania 487 

Terzo 234, 9tt 

Thimé 392 

Tlmau 305, 642, 713 

Timavo, fiume «6, 95, 234, IMI, 302, 

425, ém, ìk\9, 692, 712, 918 
Titsano 347 
Tolmezzo 43, 54, 80, 82, 161, 179, 221, 

257, 272, 274, 306, 409, 457, 536, 587, 

648, 687 
Tolmino 18, 62, 78, 95, 226, 347, 449, 

642, 699 
Tolosa 429 
Toppo 282 



Torcello 549 

Torcano di Mortegliano 482 

Torino 59, 188, 232 

Torre, borgata 79, 635 

Torre, fiume 124, 125, 144, 199, 243, 
425, 641, 660 

Torre di Zuino 199, 888, 720 

Toscana 233, 347 

Tournai 391 

Tremolo, viottolo 594 

Trento e Trentino 84, 111, 122, 148, 
147, 167, 172, 316, 383, 411, 458, 464, 
488, 478, 478, 526, 553, 565, 598, 
593, 602, 664 

Treppo Grande 888 

Treviso 48, 59, 123, 153, 222, 225, 285, 
300, 304, 313, 350, 368, 438, 460, 472, 
495, 498, 566, 594, 588, 651, 653, 724 

Tre3:ene 513 

Tribil Superiore 674 

Tricano o Arcano 624, 695 

Tricesimo 54, 276, 395, 4tf , 435, 486, 
532, 662 

Tricorno, monte 506 

Trieste 9, 32, 67, 68, 84, 90, 91, 95, 105, 
132, 144, 167, 193, 888, 884, 888, 
838, 256, 263, 888, 276, 888, 296, 
337, 855, 361, 380, 385, 888, 417, 
438, 448, 458, 470, 498, 478, 507, 

547, 518, 521, 524,533, 558, 55t, 

583, 618, 660, 651, 888, 888, 704, 
712 

Triviguano 199 
Tumbolo, fondo 548, 720 

Uda, monte 714 

Udine 18, 88, 27, 28, 30, 40, 52, 53, 
76, 77, 82, 104, 111, 124, 128, 131, 
140, 148, 150 a 152, 158, 159, 162, 
191, 198, 181, 184, 193, 819, 227, 
243, 251, 257, 259, 298, 310, 313, 814, 
321, 370, 390, 397, 400, 418 a 418, 
4?1, 489, 428, 431, 434, 441, 458, 
460, 462, 469, 470, 488, 488, 588, 

584, 512, 516, 525, 531, 536, 541, 

548, 548, 551, 555, 559, 560, &62, 
563, 566, 585, 590, 595, 614, 



408 



l, 641, 652, 657, 660, 
666, e73, 679, 681, 694, 704, 908, 
709, 721, 725 

Udine e provincia ItS, 4IIMI, 594, 653 

Udine: accademia di Bcienre, lettere ed 
arti 107, 126, ISA, 186, 142, 155, 
181, ttS, 297, 814, 841, 351, 894, 
375, 879, 889, 898, 421, 438, 44t, 
4&4, 603, 518, 519, 5te, 660, 
889, 888, eiO, 814, Old, 641, 
848, 848, 849, 888, 888, 674, 
988 

Udine: archivi, musei e biblioteche (V. 
archivi, musei, biblioteche ecc.. Indice 
1V<>) 161, 236, 290, 896,* 385, 441, 
443, 475, 519, 604, 888, 848, 849, 
648, 651, 868, 655, 667, 672, 678, 680, 
681, 698, 718 a 720 

Udine: castello è colle 118, 178, 208, 
227, 436, 466, 681, 688, 689, 889, 
901 

Udine: chiese 1* Duomo 16, 19, 31, 55, 
99, 171, 208, 482, 555, 664; II* San 
Giacomo 137; 111* San Giovanni 413, 
500, 540, 562; IV» Madonna del Car- 
mine 102; V* Madonna delle Grazie 16, 
886, 889,481, 655; VI* San Quirino 
541, 648, 557 

Udine: conventi 816,. 706 

Udine: corse 16, 898 

Udine: dazi 5, 8, 38, 81, 157, 888 

Udine: fortificazioni 4, 59, 80, 157, 189, 
207, 898, 397, 685, 725 

Udine: governo 81 

Udine: milizie 83, 87, 157, 285, 888 

Udine: monumenti 107, 412, 413, 415, 
464, 688, 511, 648, 547,640, 655, 
677 

Udine: origini 88, 227, 353, 412, 480, 
605, 889, 638 

Udine: peste 8, 87, 413, 555 

Udine: popolazione 5, 38, 87, 359 

Udine: scuole, collegi e istituti 34, 127, 
1418, 176, 177, 221, 241, 894, 511, 
562, 698, 660, 671 

Udine: statuti 488, 688, 688, 888 

Udine: uomini illustri 84, 68, 98, 



188, 181, 186, 189, 189, 188, 
225, 891, 274, 893, 860, 889, 
4188, 481, 688, 648, 597, 888, 
881, 896 

Urbino 590, 681 

\aldobbiadene 599 

Vaìeriano 310 

Valvasone 59, 168, 207, 210, 221 

Vaprio 225 

Varmo 673, 714 

Varsavia 482 

Velleia 465 

Vendi (marca dei) 717 

Vendoglio 548, 888 

Veneto i V.Veneti, Indice II*») 188, 130, 
146, 168, 488, 688, 508, 694, 888, 
605, 608, 616, 638, 868, 868, 918 

Venezia (V. Veneziani, Indice I^) 8, 9, 10, 
30, 40, 49, 59, 62, 65, UX), 104, 105, 
110, 121, 132, 133, 138, 161, 168, 
159, 162, 163, 170, 175, 178, 181, 183, 
188, 189, 199, 200, 207, 209, 213, 818, 
819, 220, 222, 225, 888, 232, 88«, 
246, 253, 864, ^7, 259, 268, 270, 275, 
278, 889, 346, 849, 350, 368, 385, 
388, 390, 421, 431, 434, 439, 469, 
470, 472, 483, 495, 512, 522, 689, 
531, ^533, 537, 644, 546, 548, 689, 
565, 566, 569, 585, 610, 918, 881, 
635, 640, 642, 650, 652, 653, 661, 664, 
665, 667, 668, 675, <I88, 888, 684 ft 
688, 702, 706, 715, 723, 727 a 729 

Venezia Giulia 144, 506, 691 

Venzone 30, 39, 54, 80, 82, 136, 221, 
848, 251, 868, 259, 345, 418 a 418, 
432, 439, 469, 505, 515, 536, 566, 581, 
608, 626, 632, 644, 690, 988 

Vernasso 379 

Verona 48, 48, 181, 313, 888, 888, 
396, 466, 475, 530, 569,611,659, 681 

Versa, fiume 144 

Versa, paese 125, 243 

Vci^a 130 

Vicenza 313, 3a3, 415, 422, 466, 472, 
688, 566, 569, 611, 643, 666 

Vienna 9, 35, 49, 90, 149, 171, 183, 196^ 



409 



243, 302, 385, 428, 431, 439, 465, 541, 
553, 571, 651, 701, 718, 724, 725, 729 

ViUacco 179, 475 

Vìllafredda 211 

Villa di Mezzo 179 

Villanova del Judri 347 

Vìllanova presso Pordenone 667, 671 

Villanova di Sandanìele 592 

Villa Raspa 90 

Villa Santucci 608 

Villa Vicentina 654 

Villesse 702 

Villotta 477 

Vi paco, castello 439 

Vipaco, valle e fiume (V. Frigido, fiume) 
144, tea, 425,522 

Vi reo presso Berti olo 673 

Visco 124, 285 

Vito d'Asio 75, 216 



Vogfisca 702 
Voi^manzia 200 
Volturno, fiume 608 

^leissenfels 84 

AjBns\ 268 

/tellina, casale 720 

Ziracco t87, 262, 717 

Zirhlach 214 

Zora picchia 462 

Zoppola 4tfl 

Zugliano 512 

Zuglio 43, 230, 276, 280, 305, 341, 

SVe, 38», 4tO, 435, 474, 548, 565, 

637, 655 
Zuino (V. Torre dì Zuino) 



INDICE (ir) DELLE COSE 



NB. Tutti i Bomeri corrispondono agli articoli ; ma quelli principali, In carattere più distinto, richia- 
mano l' intestasione degli artiooli stesai. 



Abazie 113, 14», 199, 340, 388, 408, 
434, 4S9, 559, 573, 653, 681 

Accademie 87, 107, 126, 1841, 186, 142, 
155, 196, 181, 888, 898, 297, 8141, 
841, 351, 373, 894, 375, 379, 888, 
398, 421, 488, 486, 438, 448, 484, 
492, 608, 518, 519, 688, 551, 553, 
688, 688, 688, 597, 888, 818, 
814, 816, 641, 848, 848, 848, 
866, 888, 674, 988 

Aggiudicazioni 888 

Aggiunte 619, 681, 886 

Agricoltuia 6, 75, 257, 398, 512, 582 

Agi'onomia 242 

Alleanze 45, 262, 286, 304, 536 ^ 

Alpinismo 251, 488, 488, 489, 688 

Ambasciatori 138, 258 

Amministrazione 87 

Aneddotica storia 186 

Anfiteatri 360 

Annali (V. Cronache, Diarii) 89, 88, 
111, 150, 166, 259, 282, 688, 681, 
589 

Anni versarli 898 

Annona 37, 61, 82, 112 

Annuari i 848, 868 

Antichità 48, 60, 67, 89 a 93, 114, 
134, 141, 161, 194,209,220,223,234, 
261, 272, 291, 296, 884, 321 a 334, 
341, 343, 344, 360 a 363, 365 a 367, 
376, 382, 404, 420, 435, 443, 446, 450, 
491, 661, 574, 688, 600, 886, 888, 
888, 712 

Apologetici scritti 189, 811, 888 

Appunti e Accenni 181, 188, 4M8, 



Arcadi -Sonziaci Accademici 688 



Arcadia 167 

Architettura 13, 63, 107, 118, 168, 253, 
351, 454, 457, 495, 496, 500, 505, 540, 
660 

ArchiTÌ publici e privati (V. Biblioteche, 
Raccolte, Ponti di storia, ecc.) 11, 15, 
21, 30, 51, 59, 79, 111, 168, 159, 162, 
194, 181, 184, 188, 203, 236, 889, 
259, 262, 285, 290, 291, 313, 351, 357, 
368, 375, 381, 383, 387,400, 416, 419, 
438 a 440, 448, 453, 459, 461, 488, 
475, 487, 481, 618, 517, 519, 533, 
540, 560, 569, 587, 688, 888, 612, 
616, 889, 868, 678, 686, 705, 729 

Arcipreti 888 

Arengo 31 

Armi 365 

Armistizio (V. Tregue) 124 

Arsenale 18S 

Arti Belle (V. Pittura, Scultura, Inta- 
glio, Architettura, Ornato, Stucchi, 
Mosaico, Musica ecc.) 85, 188, 132, 
186. 189, 162, 275, 333, 363, 366, 
888, 398, 499, 528, 666, 816, 669, 
898, 898, 689, 691, 707 

Articoli 896, 681, 688, 888, 899 , 
981, 988 

Arvali 61 

Astanti 31 

Autobiografia (V. Biografia) 149, 888, 
811 

Autografi (V Manoscritti) 251, 402, 546, 
612, 617, 666, 729 

Avvedimenti 168 

Avvocato 688 

Avvocazia 468 



412 



J5ande armate (V. Guerre) IM. 225, 
&«», MI8, 608 

Beneficenza 991 

Bibliografia t, 25, 56, 128, 129, 161, 

t«ft, tee, 4e9, 600, 6I2, 667, 671, 

672 
Biblioteche (V. Archivi, Raccolte, Fo^ti 

di Storia) 94, 99, 176, 181, 184, 196, 

203, 257, 9ee, 314, 885. 419, 436, 

437. 441, «ee, 487, 511, 519, 559, 

583, 606. 672, 685 a 687 
Biografia (V. Autobiografia) 98, 25, 841, 

86, 59, 58, 98 a 9e, 94, 99 a 

tev, 199, 128, tee a tee, tee, 
161, 195 a tee, ete, ete a et^e, 

e4e a e4e, 257. eee, 270, evt, 
e9e, 274, 282, eee, eee a set, 
ete, 349, eee a eee, 376, 386, eee, 
eee, set. eee, 397, 4oo, 404, 4ee, 

4ee a 4eS, 4e4. 438, 462, 467^ 4l7e, 
4et, 495, 504, 505, 510, 511, 5e5 a 

5e9, 545, eee, eee a et4, 635, 

646, 651 , 655, eee a ee5, eev, eee, 

eVt, ève, 724, 795, 726 a 728 

Boschi tee 

Canali 113, tte, 169, 190, 951, 305, 

350, 378, 4et, 49t 
Canonicati 434 
Carta 5ee 
Carta monetata 406 
Cartografia (V. Geografia, Superficie ecc.) 

ve, e4, ee, ii9, tee, tee, tee, 
t9e, tee, 36o, «ee, 4ee, 495, 
506, 54e, 5et, et9, eee, eev, 
eee, vte 

Castellani 81. 157, 304 

Castelli (V. Rocche) 118, 163, 224, eeè, 
226, 278, 282, 310, 370, 386, 413, 4te, 
4ee, 437, 439, 452, 453, 460, 483, 
487, 502, 515, 522, 524, 532, 534, 553, 

556, 579, 579,581, 5ee, 596, eee, 
eee, e<e, 63i , 636, eee, 64i>, eee, 
684, ee9, ees» 695» 9et 

Catacombe 272 
CaUloghi eet, 669, e9e 
Catasto 39 



Cavalli da guerra 49 

Cenni storici 44, tee. 1 9 e, eet, e 4e, 
eee. 4et, 4e4, 4t9 a 4 te, 454, 
5ee, 544, 59e, 595, eee, eee, 
eee, e44, eet, eee 

Centenarii 5ee 
Cerimoniali (Y. Etichetta) te 
Cei'nide (V. Milìzie) 82, 83, 358, 672 
Chiese (V. Tempii) 43, 44, 57, 67,. 83, 
102, 108, te9, 140, 142, 163, 182,^03, 
210, 959, 253, 275, 279 a 282, 989, 
311, 315, 985, '33^ 339, eee, 369, 

376, eet, 411, 419, 436, 445, 45e, 
456, 481, 499, 558, 541, 549, 558, 
569, 598, 579, 581, 590, 615, eee, 
eee, 667, 676, 678, eet, 693, 726 

Cimiteri 272 

Città 122, 129. 514 

Cittadini 81, 157 • 

Codici (V. Manoscritti, Documenti ecc.) 
128, 129, 151, t9e, 185, 222, 288, 295, 
345, 385, 402, 469, 47e, 480. 494, 
509, 517, 664, 667, 671, 684 

Collegi 448, 894 

Collezioni (V. Archivi, Biblioteche, Musei, 
Raccolte ecc.) 584 

Colonie 95, 144, 145, 162, 493 

Coltura 167, 511 

Commemorazioni 176 a 178, tee, eee, 

eee, eee, ete, eee. ève 

Commercio 6, 53, 144, ete, 253, 259, 

377, 391, 398, 515, 572, 580, 582, 618, 

eet 

Comparsa 384. '497 

Compendio 198, 889 

Comunicazioni eee, et4, e41 

Concili i 158 

Confini 6, e9, 39, 41, 49, 57, 78, 84, 

113, 116, Ite. 199, 121, tee, 123, 

124, 145 a 147, eee, 254, 260, e84, 
eee, 305, 3 io, 358, 377, 398, 438, 
458, 460, 598, 5e7, 544, 564, 591, 

643, 657, 891 
Confraternite 221, 453, 462, 463, 619, 

655 
Consuetudini (V. Statuti) 5ee 
Contadini 4 



41» 



Conti di viaggio 4St, 7^4 

Contrabbando 564 

Contraffazioni 266 

'Conventi o Monasteri o Ordini religiosi 
83, 97, 142, 143, 163, 170, 205, 227, 
252, 268, 305, 316, 340, 34», 352, 
369, 374, 394, 418, 453, 541, 680, 
590, 636, 653, 671, 698, 702, 706 

Corografia 197, 188 

Corse (V. Palio) 373 

Costumi «, 85, 155, 340, 356, 413, 415, 
488, 497, 636, 644, 691 

Crisi 377 

Cristiani 93 

Critica (V. Paolo Diacono, Indice IP; e03 

Cromolitografia 183 

Cronache (V. Annali, Diarii) 30, 80, 04, 
HO. 168, 282, 355, 40O, 407, •1417, 
469, 404, 510, 630, 6O0, 602, 035, 
030, 006 

Cronologia (V. Date) 87, 104, 111, 155, 
163, 190, 103. 193, 198, 210, 212, 225, 
245, 259, 282, 287, 312, 320, 330, 388, 
442, 461, 472, 483, 494, 534, 564, 
OlO, 033, 033, 030, 663, 705, 706 

Curiosità 253, 728 

Date (V. Cronologia) 715 

Dazi (V. Dogane) 5, 38 a 41, 81, 83, 157, 

369, 417, 030 
Delitti 157, 346, 356, 534 
Democrazia 630 

Descrizioni 113, 117, 361, 307 
Dialetto (V. Lingua) 
Diarii (V. Annali, Cronache) 30, 70, 257, 

461, 469, 470, 617, 725 
Difesa (V. Guerra) 131, 148, 307, 

338, 40O, 568, 591, 040 
Diocesi 378, 673 
Diplomi (V. Privilegi) 70, 303, 617, 

523, 529, 600, 600 
Diritto (V. Giurisprudenza) 317, 603, 

580, 703 
Discordi (V. Orazioni, Parole) 08, 103, 

136, 144, 176, 307, 310, 363, 

374, 469, 643, 606, 606, 014, 

736 



Disegni 483, 550, 622 

DiBsertazioui { V.Trattati) 218, 330, 245, 
430, 509, 510 

Dizionarii (V. Enciclopedie) lOl, 103, 
108, 241, 268, 406, 400, 400 

Documenti (V. Manoscritti ecc.) 46, 40, 
60, 51, 71, 70, 84, 116, 136, 138, 
160, 163, 172, 184, 196, 203, 206, 
310, 330, 231, 244, 347, 253, 259, 

303, 269, 273, 303, 310, 345, 340, 
360, 367, 308, 369, 370, 373, 378, 

304, 406, 409, 414, 410, 419, 436, 
430, 441, 448, 463, 464, 460, 
408, 470, 477, 497, 503, 517, 618, 
633, 634, 536, 637, 643, 640, 
663, 666, 660, 565, 566, 569, 670, 
673, 680, 587, 600, OlO, 030, 
037, 031, 640, 642, 061, 063, 
007, 073, O80, 081, G84, 088, 
691, 700, 717 

Dogane (V. Dazi) 68 
Domande 148 
Donazioni 360, 460, 651 
Donne friulane 07, 595 
Duelli 636 

lliconomia 53 

Edifizi 253 

Educazione 3 

Elenchi 631 

Elezioni 542 

Elogi lOO, 106, 137, 130, 313, 376, 
430, 433, 630, 008 

Emblemi 307 

Enciclopedie (V. Dizionarii) 06 a 07, 
331 

Epigrafia 26, 30, 50, Ol, 67, 76, 107, 
114, 130, 171, 178, 301, 203, 209, 211, 
218, 230, 338, 241, 270, 272, 370, 
301, 307 a 309, 330 a 234, 340, 351, 
361, 303, 363, 365, 366, 307, 378, 
386, 403, 436, 442, 443, 446, 457, 
«469, 471, 492, 493, 630, 548, 660, 
574, 600, 608, 624, 625, 630, 637, <I40, 
064, 683, 696, 718 a 733 

Epistolarii (V. Lettere) 301, 292, 423, 
546 



30 



.414 



Erbatico 253 

Eresie (V. ScÌRma) 664 

Errori 228, 299 

Esame (V. Indagini, Ricerche) 173 

Estratti 99, M9 

Estuario 141, 9B& 

Etichetta (V. Cerimoniali) «•, 636 

Etimologia 60, 588 

Evangelii 4M^9, e«8 

Fabriche a^, 566 

Famiglie (V. Genealogia) 49, 61, 155, 
302, 387, 890, 468, 606, 607, 658 

Ferrovie 35, 228, 234, 940, 646 

Feste 283 

Feudatarii 6 

Feudi 71, 139, 15S, 359, 8S4, 427, 477, 
478, 495, 497, 524, 596, 653, 723, 725 

Fiabe «40 

Filande 513 

Filosofia 300, 301 

Finanze 4, 38, 157, 564 

Fiumi 68, 141, 144, 425 

Fonderia antica 436 

Fonti di storia (V. Archivi, Biblioteche, 
Mu«ei, Raccolte ecc.) 155, 276, 318, 423, 
424, 434, 471, 333, 333, 331, 667, 
683, 690, 713 

Foreste 534 

Fortezze e Fortificazioni 4, 5, 33, 40, 
41, 58, 59, 80,91, 99, 112, 115, 133, 
199, 200, 331, 284, 305, 313, 338, 
372, 377, 396, 339, 406, 408, 409, 417, 
457, 503, 533, 594, 617, 621, 696, 701, 
725 

Frammenti 333 

Frati (V. Conventi) 201, 632 

funebri 33, 139, 133, 193 a 193, 
341, 333, 333, 333 

Furti 396 

Gabelle 251 

G&staldia 696 

Gastaldi 31, 83, 305, 532 

Genealogia (V. Famiglie) 14, 48, 174, 191, 
210, 225, 251, 349, 343, 354, 333, 
339, 391, 433, 439, 495, 478, 533 



a 534, 553, 554, 555, 653, :353, 

359, 663, 393, 683 

Genufiessorio (V. Inginocchiatoio) 133 

Geografia (V. Cartografia, Idrografìa, 
Orografìa, Topogi-afìa, Piante, Viaggi, 
Passi, Toponimia, Confini, ecc.) 85, 
144, 133, 193, 333, 333, 354, 
333, 316, 339, 409, 435, 433, 458, 
466, 467, 514, 531, 353, 339 a 391, 
692, 696, 699, 715 

Geologia 133, 163, 215, 289, 334, 342, 
352, 467, 501, 637, 699 

Giornali (V. Periodici) 134, 333, 70S 

Gio'stre (V. Corse) 373 

Gite 333, 531 

Giurati 317 

Giurisdizioni 33, 81, 83, 157, 225, 358, 
359, 436. 486, 518, 553, 623, 696 

Giurisprudenza (V. Diritto) 317, 432, 503, 
543, 935 

Giusdicenti 82 

Glossario 915 

Governatori 355 

Governo 31, 313, 253, 333, 449, 505 

Gratulazioni 333 

Guerra di Cambra! 29, 30, 40, 87, 162, 
163, 340, 447, 448, 470, 533, 577, 585, 
607, 626, 635, 672 

Guerra di Chioggia 27, 110, 133, 224, 
232, 400, 452, 680 

Guerre (V. Bande armate) 27 a 29, 33, 
99, 133, 124, 135, 130, 162, 163, 
225, 343, 349, 248, 253, 262, 335, 
286, 355, 356, 370, 400, 438, 439, 
449, 451, 460, 482, 539, 539, 533, 
577, 585, 607, 333, 313, 319, 331, 
626, 635, 636, 686 

Guerre civili 83, 475, 536, 578 

Iconoclasti 414 

Idraulica ó Idrografia 33, 133, 334, 

350, 378, 421, 425, 533, 543, 610 
Igiene 572 
Illustrazioni 35, 31, 314, 494, 433 

533 
Imposte (V. Muda) 5, 39, 57, 82, 259 
Inaugurazioni 641, 667, 668, 670 



4%S 



Incunabuli 566 

Incursioni 948, 9éB, 400, 585, 9«4 
Indagini (V. Ricerche) 89, '141, MBB 
Indici )»t, 155, t»«, 302, 441, 471, 

559, 564, 573, 616, 651 
Industrie (V. Seta, Lana, Panni, Tessi- 
tura ecc.) 53, 91, 199, 223, 407, 4&«, 
4A8, IftlS, 6118, 566, 5S(2, «L», 
090, 642 
Informazioni ^0, OS, 551 
Inginocchiatoio (V. Genufle$«orio^) ;ft68 
Inquisizione (sacra) 22, 185, 664 
Intaglio «09, 555, 559 
Interdetto (V. Scomuniche) 636 
Inventarii 345, «69, 678 
Investiture 576 

Irrigazione (V. Idraulica ecc.) S98 
Istituti o Istituzioni (V. Scuole) 991, 
253, 311, 394, 419, 499, 463, 
700 
Itinerari i (V. Cartografia) 360 

Lana (V. Industrie) aiO, «99 

Latomie o carceri cividalesi 19, M 

Lavori publici ;<^28 

Lazzaretto 8, 315 

Leggende (V. Tradizioni) 33, 202, 227, 
279, 281, 302, 353, 414, 501, 510, 601, 
602, «06, 671 

Uggi 9, 93, 155, 16e, 185, 186, 251, 
398, 562, 600, 602, 629, «49, 9«9, 
725 

Letteratura 52, 73, 74, 105, 151, 180, 
214, 240, 270, 271, 288, 293 a 295, 
297, 300, 301, 583 

Lettere (V. Bpittolarii) 11, 19, 4« a 
60, 90, 91, 94, «6, 99, 114, 119, 
141, 177, 193, 934, 936, 939, 
939, 969, 9«1, 9«9, 994, 991, 
999, 296, 314, 319, 399 a 331, 
334, 376, 391, 393, 403, 4«3, 
469, 510, 611,699, 641, 64«, 6«9, 
699, 699, 600, «4«, 664, 681, «9«, 
704, 725, 729 

Letture (V. Accademie ecc.) 34, 134, 
994, 399 . 

Lingue e dialetti 156, 202, 233, 305, 346, 



362, 367, 408, 494, 497, 507, 619, 
532, 560, 565, 582, 699, 614, 622, 
667, «99, 709, 716 

Livelli 405 

Luogotenenti (V. Friuli, relazioni luo- 
gotenenti) 19, 99, 589, 655 

Macinato (V. Imposte) 39, 81 

Manoscritti (V. Documenti, Codici ecc.) 
«, 91, 29, 96, 128, 161, 174, 200, 
207, 214, 499, 407, 410, 494, 434, 
449, 499, 619, 698 

Medicina 319, 392, 428, 673 

Memorie 94, 149, 160, 196, 993, 
919, 933, 960: 9T9, 999, '993, 
999, 399, 339, 339, 349, 9«6, 
B91, 399, 399, 499, 446, 494, 
499, 699, 639, 6««, 6«9, 69«, 
699, 699, «99> 611, «16, «34, 
«49, «49, «66, ««4, 683, 996, 
729 

Marcati 94 

Mestieri 707 

Meteorologia 87, 660 

Milizie (V. Cernide) 2, 4, 6, 31, 38, 40, 
45, 46, 57, 58, 80^ 82, 83, 91, 112, 
123, 157, 178, 185, 199, 366, 395, 396, 
«1«, «19, 725 

Miniere e Minerali 1«4, 404, <I49 

Miscellanea 163 

Missioni 94, 128, 268, «13, €M«, ««9 
a «91 

Mitologia 142, 939, 499, 613, 520, 
6(fó 

Monache (V. Conventi) 204, 586 

Monasteri (V. Conventi) 

Monografie 149, 399, 494, 619, 699, 
«94, «91, «99, 696 

Monti di Pietà 621 

Monumenti (V. Udine, monumenti ecc. 
Indice Iir) 220, 253, 682 

Mosaici 460, 699, 696 

Muda, pedaggio (V. Imposte) 251, 259, 
417, 457, 618 

Mummie 457 - 

Musei (Y. Raccolte) 90, 134, 191, 194, 
220, 238, 9««, 272, 341, 361, 397, 437, 



416 



446, 465, 479,511, 5«t, 550, 6&1, 

604, ^A^, 648, 682, 718 a 720 
Musica 5&, 283, 429, 430 

Nazionalità 146, 154 

Necrologi 628 

Necropoli (V. Tombe) 307, ••S, 999, 
939, 309, 44ie, 573, 682 

Nobiltà 83, 156, 157, 068 

Nomi 402, 628 

Nomi vie 504 

Notai 83, 603, 606 

Note 128, 155, 156, 3A«, 273, 277, 289, 
302, 3SO, 344, 388, 48S, 407, 
50i, 569, 6M: 003, 004, 089, 
OS9, 049 

Notizie 4«, t5t, 185, 337, 940, 
363. 386. 387, 3iO, 373, 386, 
387, 393, 44t, 463, 666, 673, 
676, 073, OOt, 725. 

Numi$«matica (V. Zecca) 2, 134, 163, 
172, 199, 211, 215, 339, 303 a 306, 
307. 272, 376, 410, 420, 403, 472, 
473, 474, 631, 663, 596, 040, 
066, 701 

Onoranze 608, 614, 661 

Onorificenze 148 

Orazioni (V. Discorsi, Parole) 74, 368, 

373 
Ordinamenti d'archivio 610 
Ordinazioni 437 
Ordini religiosi (V. Conventi) 
Oreficeria 64, 376, 457, 063, 078, 

690, 691, 734 
Origini 172, 253. 371, 074 
Ornato 107, 351 
Orografia 383 
Orologi 671 
Ospitali 221, 586 
Ospiti 330, 669, 737 
Osservazioni 338 

Pace (V. Trattati di pace) 138, 159, 

200, 225, 232, 640 
Palafitte (V. Preistoria) 648 
Palazzi 557 



Paleografia 424, 470 

Palio (V. Corse) 15 • 

Palombari 046 

Panni (V. Indu^^trie) 030 

Par eri 69 103, 313, 603 

Parlamento della Patria 30, 142, 340, 

387, 397, 421, 427, 455, 477, 580 
Parole (V. Discorsi, Orazioni) 170, 183, 

341, 30O, 003 
Parrocchie o pievi 115, 541, 542, 573, 

686, 626 
Parroci o pievani 94, 163, 411, 453, 

643, 579, 581, 585, 632, 036 
Paspaggi di povrani 171,253,541,635, 

690 
Papsi (V. Valichi) 82, 83, 112, 337 
Patti 410 

Pedaggio (V. Muda, Pontasio ecc.) 
Pedagogia 393 
Pegni 683 

Pellegrinaggi 227, 379 
Pene 186, 246, 585, 619, 632, 729 
Periodici (V. Giornali) 333 
Pefi 493 
Peste 8, 83, 87, 359, 395, 400, 406, 413, 

725 
Piante 674 
Piene fluviali 714 
Pittura 64,38, lOO, 131, 134, lOO 

a 108, 131 a 133, 136, 130, 

176, 183, 313, 313, 227, 374, 

351, 393, 401, 419, 434, 444, 453, 

481, 483, 484, 666 a 667, 003, 

003, 070, 073, 691 
Poesia 130, 314. 244, 257, 334, 3116, 

337, 423, 469, 473, 486, 525, 526, 

637, 605, 608, 013, 014, 662, 681, 

936 
Polemica 333, 568, 592, 593, 033, 

Oli, 647, 003, 677, 729 
Politica 147, 154, 159, 260, 373, 303, 

310, 406, 466, 507, 508. 591, 603, 

019 
Pontasio, pedaggio (V. Imposte) 2oì 
Ponti 234, 235, 396, 493, 551 
Popolari 83, 156, 157 
Popolazione 5, 8, 38, 82, 83, 87, 89, 253, 



417 



358, 359, 369, 395, 398, 404, 438, 582, 

703 
Porti 121, 261, 398 
Potere temporale dei Patriarchi 9, 155, 

168, 222, 22^, 253, 277, 287, 302, 

304, 306, 399, 436. 
Preistoria 343, 344, 406, 551, 565, 

«04, <I48 
Preliminari (V. Pace^ 159 
Preposti 880, 573 
Previdenza 994 
Prezzi 690 

Prigionia 140, 908, 608, 725 
Privilegi (V. Diplorai) 993 
Processi 156 
Processioni IO 
Professori 511 
Progetti 350, 491 
Proposte 964, 373, 661 
Prospetti 308, 623 
Prospettiva 133 
Protocolli 393, 481 
Publicazioni storiche 649, OOS 

Uuadro storico 034 
Questioni 140 

JiaccoUe (V. Archivi, Biblioteche, Musei, 
Fonti di storia ecc.) 12, 50, 90, 114, 
133, 166, 184, 215, 375, 394, 397, 
443, 516, 551, 571, 061, 704, 711 

Ragionamenti 137 

Regesti 118, 990, 309, 600, 061 

Reggimenti municipali 81 

Relazioni 4, 6, 30 a 41, 67, 60, SO 
a 83, 119, 116, 190, 167, 181, 
960, 368, 360, 306, 300, 438, 
460, 460, 469, 409, 403, 600, 
680, 640, 604, 674, 680, 675, 
086, 798 

Reliquiai'ii 996, Oi6 

Reliquie 102, 587 

Rendite 345, 359, 395, 398, 505, 681 

Rescritti 994 

Rettori 684, 018 

Ricerche (V. Indagini) 930, 900, 870, 
078 



Ricordi 70, 103, 997, 800, 40O, 

413, 415 
Ricorsi 643 

Riflessioni 396, 397, 370 
Ritmi lOl 
Ritratti 74, 900, 498, 690, 014, 

041, 071, 700, 719 
Rocche (V. Castelli) 400 
Roggie 603, 643 
Rovine (V. Scavi) 490 

Saggi 1, 60, 138, 966, 987, 449, 
646, 699, 060, 080 009, 916 

Santuari! 44* 189, 906, 999, 981, 
689 

Scala Gritti in Udine 31, 640 
Scavi 67, 88, 90, Ol, 92, 114, 163, 993, 
263. 266, 291, 309 a 300, 399 a 
334, 341, 343, 344, 300, 301, 

362, 364, 365, 300. 367, 382, 410, 

490, 440, 491, 409, 403, 514, 

550, 691, 694, 604, 090, 030, 689, 

699 
Schiavi 596 
Scisma (V. Eresie) 191, 109, 278, 494, 

565 
Scomuniche (V. Interdetto) 253, 652 
Scrittori 600 

Scritture 300, 399, 491 
Scultura 64, 99, 910, 281, 431, 551, 

099 
Scuole (V. Istituti) 34, 241, 274, 292, 299, 

352, 369, 582, 606, 614 
Seminari lOO 
Sentenze 939 
Serie 89, 966, 980, 989, 320, 330, 

410, 452, 453, 573, 684, 585, 018, 

623, 655, 655, 702 
Sete (Y. Industrie) 460, 619 
Sfragistica 909, 330, 691, 690, 625, 

689 
Spese 16, 700 
Spigolature 466, 600 
Spogli 490 
Stampa 600 

Statistica 78, 302, OOO, 653, 699 
Statuti 3, 79, 160, 157, 162, 163, 170, 



32 



418 



195, tse, :»4«, 253,232, 305, 311, 
317, 3&e, 357, 369, 370, 480, 487, 
457, 469, 480 a 488, 495, 496, 505, 
688 a 886, 547, 808, 808, 578, 
603, 606, 018 a 080, 653, 084 

Stemmi 311, 888, 340, 348, 386, 500, 
522, 554, 558. 870, 658, 723 

Stipendi! 31, 018 

Storia naturale 134 

Stornelli 130 

Strade 251, 358, 871, 397, 398, 417, 
615, 539, 548, 594, 690 

Strade romane 68, 96, 144, 808, 223, 
234, 235, 259, 261, 310, 361, 366, 435, 
446, 493, 848, 624, 626, 718, 118, 
988, 722 

Strategia 47, 121 

Strenne 64 

Stucchi 679 

Studii 49, 98, 84, 88, 148, 184, 
158, 818, 888, 886, 885, 888, 
498, 485, 489, 518, 515, 545, 
599, 591, 594, 018, 009, 989 

Superficie 854 

Superstizioni 049 

xaglie 51 

Tavole (V. Vignette, Ritratti, Genealogia) 
88, 89, 98, 98, 99, 180, 140, 
888, 804, 800, 894, 848, 844, 
848, 808, 804, 880, 488, 488, 
485, 444, 454, 405, 498, 494, 
490, 488, 484, 498, 500, 581, 
538, 551, 550, 558, 594, 881, 
019, 088, 084, 048, 048, 058, 
858, 088, 900, 918 

Teatri 819, 454, 08S 

Tempii o chiese 13, 63, 142 

Teodosiana tavola 68 

Terme 898 

Terremoti 87, 118, 413, 447, 579, 691 

Tessitura (V. Industrie) 199, 65o 

Testi 345, 519 



Tombe (V. Necropoli) 148, 888 a 831, 
304, 365, 366, 604, 889, 689 

Topografia 85, 89 a 94, 121, 198, 190, 
819, 884, 249, 253, 305, 334, 360, 
361, 899, 406, 467,594, 624, 088, 
050, 689, 715 

Toponimia 188, 198, 188, 888, 282, 
289, 344, 391, 397, 404, 400, 489, 
498, 080, 089, 054, 683, 089, 893, 
713 

Tradizioni (V. Leggende) <I49, 696, 697, 
712, 725, 726 

Traduzioni 509, 518, 589, 600, 603 

Trattati (V. Disertazioni) 489 

Trattati di pace (V. Pace) 77, 1 19, 138, 
158, 159, 303 

Tregue (V. Armistizio) 370, 560 

Tribunali 83 

Umanisti 891, 898, 098 

Unità dMtalia 154 
Usura 79, 186, 391, 596 

Valichi (V. Passi) 228 

Valli 188, 316, 408t 622, 629 

Valli romani 310, 604 

Varietà 469 

Vasi fittili 085 

Vescovile sede o vescovi 115, 888, 

390, 453, 473 
Viaggi 80, 59, 102, 128, 129, 171,219, 

271, 363, 888, 488, 401, 408, 848, 

044, 646, 009 a 091, 675, 7(^, 910, 

728 
Vignette 185, 130, 894, 889, 484, 

591, 598, 088, 989 
Visita apostolica 38 

Volontari i (V. Bande armate) 123,885, 

592, 593, 608 

Zecca (V. Numismatica) 114,839,263, 
264, 266, 473, 494, 655 



ìndice generale 



Prefazione Pag. iii-xvii 

BibliografiA storie» frinlAnA 

Anno 1861 dal n." 1 al 24 Pag. 1 

» 1862 » » 25 » 36 )> 13 

» 1863 »» 37» 55 »20 

» 1864 »» 56» 77 »29 

» 1865 » > 78 » 110 » 38 

» 1866 » » 111 » .138 » 53 

» 1867 » » 139 » 154 » 66 

» 1868 » » 155 » 183 » 74 

» 1869 » » 184 » 219 » 88 

» 1870 » » 220 » 243 » 104 

» 1871 » » 244 > 275 » 116 

» 1872 » » 276 » 301 » 130 

» 1873 » » 302 » 319 » 142 

» 1874 » » 320 » 355 » 152 

» 1875 » » 356 » 394 » 168 

» 1876 » » 395 » 434 » 189 

» 1877 » » 435 » 485 » 208 

» 1878 » » 486 » 530 » 235 

» 1879 » » 531 » 561 » 255 

» 1880 » » 562 » 616 » 271 

» 1881 » » 617 » 682 » 301 

» 1882 »» 683» 729 »340 

Indice (I*) degli autori, editori e critici » 365 

Indice (IP) delle persone storiche e dei popoli » 383 

Indice (lir) dei luoghi » 399 

Indice (IV*) delle cose » 411 

Indice generale » 419 



ERRATA -CORRIGE. 



Articolo 18 linea 2 aggiungi 1861 
» 20 » 3 » 1861 



» 


215 


» 


2 


correggi 


1869 


» 


269 


» 


4 


» 


1871 


» 


290 


» 


6 




236 


» 


317 


» 


5 




Vattolo 


» 


395 


» 


2 




1573 


» 


517 


» 


2 




secolo XJII 


» 


539 


» 


14 




Bagnara 


» 


589 


» 


1 




S89 


» 


613 


» 


5 




1799 


» 


631 


» 


5 




1489 


» 


642 


» 


9 




Maasellione 


» 


685 


» 


31 




Ernesto 


» 


686 


» 


8 




247 


11 


725 


» 


5 


aggiangi 


(R. O-B.) 


Pagina 


368 


» 


21 


correggi 


Giacomo 


» 


3ì0 


» 


22 


» 


387 


» 


373 


» 


8 


» 


minarle 718, 719 


» 


374 


» 


31 


» 


artisti 393 



644 col. 2 aggiungi Raascedo 644 



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